Il 1° aprile apre a Torino il Museo Egizio: inaugurazione con ingresso gratuito. Anteprima il 31 marzo per egittologi e autorità. Nuovo logo: un geroglifico simbolo dell’acqua (VIDEO). I progettisti illustrano il nuovo allestimento
La gigantesca clessidra, alta 3 metri e mezzo, che dall’autunno scorso troneggia in piazza San Carlo nel cuore di Torino, ha quasi esaurito il suo compito: dei 400 chili di mais e 200 chili di sabbia è rimasto ben poco, giusto i granelli che scandiranno il tempo che manca fino all’attesa inaugurazione del nuovo Museo Egizio di Torino che da quel momento sarà il Museo Egizio, e basta. Perché non teme confronti né di essere confuso con altre analoghe istituzioni. Il conto alla rovescia è dunque ormai ai colpi finali. Il 1° aprile 2015 riapre al pubblico il Museo Egizio, e sarà una riapertura speciale. Il pubblico quel giorno entrerà gratis (nella hall ipogea e nelle sale saranno presenti dei box per la raccolta di fondi – l’offerta è libera – da destinare alla Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro, Istituto di Candiolo), per festeggiare il raddoppio del percorso museale e il riallestimento delle collezioni (orario: 9-24, con ultimo ingresso alle 23). Attenzione: per ottimizzare l’aspetto organizzativo gli ingressi saranno suddivisi in fasce orarie, una ogni trenta minuti. Per evitare la formazione di lunghe attese all’ingresso, sarà disponibile un sistema di prenotazione online (sito www.egizio1aprile.it). E poi l’apertura coinciderà con lo sbarco in grande stile di un nuovo logo, concepito da Ico Migliore e Mara Servetto dello studio Migliore+Servetto Architects: un antico segno geroglifico ritmato e continuo, simbolo dell’acqua, diventa il nuovo logo dell’Egizio. Accanto al simbolo, che disposto in verticale e in orizzontale si trasforma nelle iniziali del museo di via Accademia delle Scienze, una “M” e una “E”, compare il nome, tracciato nello storico carattere Bodoni: ma senza più, accanto, la scritta “Torino”.
Sul trailer promozionale del nuovo logo la lente esplora velocemente i geroglifici. Poi si ferma, ingrandisce il geroglifico scelto, un’unica linea che fluisce, leggibile sia in verticale sia in orizzontale; un segno forte, quasi un graffito: è l’antico simbolo dell’acqua, legato al Nilo in Egitto e al Po a Torino, “due fiumi che si ritrovano” spiega l’architetto Ico Migliore che, insieme a Mara Servetto, ha studiato la nuova immagine del museo. “L’idea era quella di non essere allegorici: la qualità del Museo Egizio sta all’interno del museo stesso, non di un segno. Inoltre, abbiamo puntato su un logo non statico ma in divenire, proprio come il nuovo allestimento”. Al ritmo della linea poi si aggiunge il carattere Bodoni (disegnato alla fine del Settecento dal piemontese Giambattista Bodoni) per la dicitura del museo che rimanda a sua volta all’insegna storica presente ancora oggi sulla facciata del Museo. La nuova immagine che denota una forte identità e che può essere declinata in mille modi, con una cromia variegata (nero, blu, giallo, verde, rosso e azzurro) che rievoca i colori del paesaggio sul Nilo, è stata concepita – come si diceva – dagli architetti Ico Migliore e Mara Servetto e presentata da Christian Greco direttore del Museo ed Evelina Christillin presidente della Fondazione del Museo per le Antichità Egizie. “Un segno grafico di forte identità – continua Migliore – che racchiude significati e connessioni profonde, sia con la storia egizia sia con Torino e la storia del museo”.

La presentazione del logo del Museo Egizio con il direttore Christian Greco, la presidente Evelina Christillin, e l’ideatore Ico Migliore
Tante le novità. Dal giorno dell’inaugurazione, infatti, ogni visitatore riceverà una video guida, inclusa nel prezzo del biglietto (13 euro quello intero, 9 euro il ridotto), che permetterà di accedere a contenuti supplementari. Inoltre, il percorso museale, sviluppato su tre piani, presenterà diversi approfondimenti digitali per illustrare specifiche aree tematiche, con ricostruzioni 3D e mappe indicanti la provenienza dei reperti. “Ringrazio la soprintendenza per i Beni architettonici e culturali del Piemonte – interviene Greco – per quello che stiamo facendo insieme. Il museo racconterà se stesso, racconterà i suoi 200 anni. Non si chiamerà più Museo egizio di Torino, ma semplicemente Museo Egizio. Sarà un brand e non verrà più tradotto in nessuna lingua. Crediamo nella nuova identità”. Ed Evelina Christillin: “Il 31 marzo, cioè il giorno prima dell’inaugurazione ufficiale, il museo sarà visitato da un gruppo di egittologi provenienti da tutto il mondo, oltre a esponenti della comunità culturale museale italiana e a politici e autorità varie. Ci sarà il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ma non solo”. In serata, inoltre, a Torino si giocherà l’amichevole di calcio tra la nazionale italiana e quella inglese: “Ho parlato con Michele Uva, direttore della Federcalcio, e con il commissario tecnico Antonio Conte. Se proprio non si riuscirà a invitare le due squadre al completo, stiamo lavorando per avere due rappresentanze di entrambe le delegazioni”. Tra le sorprese della visita, anche i tre video realizzati con il Cnr che, partendo dalle fotografie storiche delle raccolte del museo, approderanno a ricostruzioni in 3D: “Saranno approfondimenti digitali inseriti nel percorso di visita che aiuteranno a ricostruire la “metastoria” del museo – riprende Greco – Nel caso della Tomba di Kha, per esempio, si partirà dall’immagine storica di Schiaparelli che nel 1906 scopre quel sito per arrivare alla ricostruzione con tecnologie attuali dei reperti, in tutto 540, che vi ha trovato”. Tra le novità previste dal direttore, anche i testi guida del museo, e l’audio delle guide consegnate all’ingresso (comprese nel prezzo del biglietto) in tre lingue, oltre all’italiano e all’inglese anche l’arabo: “Ci è sembrato un doveroso contributo ai luoghi in cui la civiltà egizia è nata e a Torino, città caratterizzata da tempo da una significativa immigrazione”.

Tavola con il progetto di allestimento del nuovo Museo Egizio a Torino con l’organizzazione degli spazi sui diversi piani
Il progetto del raggruppamento Isolarchitetti (Icis srl, prof. arch. Carlo Aymonimo, prof. arch. Paolo Marconi e dall’arch. Gabriella Barbini), vincitore del bando di gara internazionale pubblicato a giugno 2007, prevede un profondo rinnovamento del Museo: dalla struttura architettonica interna ai servizi al pubblico, dai principi su cui si basa l’allestimento delle sale al numero e alla varietà degli oggetti esposti, per riportare uno dei gioielli dell’offerta culturale italiana in linea con gli standard richiesti a un museo d’avanguardia. Il progetto assegna al nuovo museo oltre 10mila mq di spazi nuovi e restaurati, oltre mille metri lineari di nuove vetrine ad alta tecnologia pronte a ospitare, esporre e valorizzare circa 6500 pezzi scelti tra gli oltre 26mila conservati dal Museo. Il disegno, seguendo le indicazioni della Fondazione, oltre a raddoppiare lo spazio del Museo risolve tutte le questioni fondamentali poste, tra le quali: i collegamenti verticali ed orizzontali; gli accessi e la sintassi dei flussi; il recupero dell’immagine dell’edificio; la rifunzionalizzazione degli spazi esistenti e l’invenzione di nuove superfici per il Museo; il rapporto con l’Accademia delle Scienze e la Città; l’individuazione delle aree corrispondenti alle diverse e complesse funzioni e all’ottimizzazione delle loro relazioni di uso e gestione; l’impostazione di uno schema di allestimento che preserva e valorizza l’edificio, restituendo dignità, spettacolarità e, ove necessario, senso del sacro alla collezione; l’impiego di tecnologie integrate con l’allestimento per la conservazione dei reperti e la climatizzazione degli ambienti. “Il progetto – spiegano gli architetti – nasce anche dall’intuizione di liberare il piano terra dalle funzioni ad alta frequentazione, portare gli ospiti attraverso la manica Schiaparelli nel ventre del Museo e da lì accompagnarli, con un’esperienza emozionale e culturale, velocemente verso l’alto delle gallerie restaurate”. E continuano: “La gestione dei flussi e degli ingressi è un importante traguardo: ci sarà la possibilità di fare entrare le scolaresche da via Eleonora Duse, mentre i visitatori accederanno al Museo attraversando la spettacolare corte da via Accademia delle Scienze. Già dalla galleria attraverso la corte trasparente saranno anticipate al visitatore prospettive sulla collezione. Una grande sala ricavata all’interno manica Schiaparelli restaurata accoglierà i visitatori nel nuovo ingresso. Da qui con una rampa e con collegamenti verticali i visitatori saranno condotti alla nuova grande sala ipogea progettata sotto la corte. Questo nuovo spazio flessibile conterrà le aree destinate all’accoglienza (informazioni, biglietteria, bookshop, laboratori didattici, servizi). Poi un veloce collegamento verticale (ascensori e scale mobili) permetterà ai visitatori di salire al secondo piano ed entrare nella grande sala a tre livelli lunga sessanta metri dove inizia il percorso”.
Dagli ultimi piani i visitatori attraverseranno le sale e scenderanno verso il basso seguendo il percorso delle scale storiche dell’edificio, in questo modo si instaurerà un movimento circolare senza incroci di flussi pur conservando la possibilità di personalizzazione della visita. L’allestimento – anticipano i progettisti -, l’architettura e la tecnologia concorrono a rappresentare, mettere in scena, storia, cultura e fascino della civiltà egizia. Il disegno degli spazi è studiato per ottenere un sapiente allontanamento dalla città e dal presente. Il racconto dei reperti, la coralità delle collezioni finalmente esposte per intero, il lavoro di generazioni di archeologi sono accompagnati da profonde suggestioni sensoriali. Lo sguardo del visitatore è accompagnato dalla luce al buio e ancora alla luce in un movimento circolare. Lo spettatore, dagli spazi scuri e misteriosi della corte ipogea, viene portato alla luce che gradualmente cambia ai livelli superiori, e ancora alla penombra delle tombe in un percorso ciclico come la rotazione della notte sul giorno, della vita sulla morte, del silenzio sulla festa. Da sacri luoghi sotterranei alle sale, calde di colori e infinite come i deserti della storia, allo spazio verde dell’oasi di riposo: la scenografia in costante mutamento ci porta a sentire i luoghi per potere, dalla loro storia, trarne vantaggio. “L’allestimento permette, sempre con luce e trasparenza, la percezione del contesto architettonico di cui il museo è ospite, la visione d’insieme delle collezioni nella loro esposizione corale si alterna con la possibilità di uno studio attento e ravvicinato del singolo reperto, un Museo per la città che alla città regala squarci segreti attraverso la corte-piazza che, come fata Morgana, attira l’attenzione verso uno spazio reale e vivo”.
Deve essere meraviglioso non vedo l’ora di visitarlo