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Nuovo Museo Egizio di Torino: cantiere da 50 milioni chiuso a tempo di record. Anteprima con i protagonisti: la presidente Christillin, il direttore Greco, il ministro Franceschini. Museo pronto per l’Expo. Sarà polo di ricerca internazionale

L'atmosfera magica dello Statuario del museo Egizio di Torino nell'allestimento del premio Oscar Dante Ferretti

L’atmosfera magica dello Statuario del museo Egizio nell’allestimento del premio Oscar Dante Ferretti

La grande clessidra di piazza San Carlo ha concluso il conto alla rovescia

La grande clessidra di piazza San Carlo a Torino ha concluso il conto alla rovescia del nuovo museo Egizio

La grande clessidra di piazza San Carlo ha esaurito i suoi granelli di sabbia e mais. Era stata programmata per finire il 1°aprile 2015, giorno fissato per l’inaugurazione del nuovo museo Egizio di Torino. E così è stato. Dopo cinque anni di lavori e un cantiere da 50 milioni di euro, il nuovo museo Egizio ha aperto le porte al mondo rispettando al secondo un cronoprogramma “terribile”, per i più “impossibile”, portato avanti con la determinazione, la forza e l’entusiasmo di Evelina Christillin, presidente della Fondazione Museo Egizio, e con la chiarezza di idee e il pragmatismo del giovane neodirettore Christian Greco. Il risultato è davanti agli occhi del mondo: nel seicentesco palazzo dell’architetto Guarino Guarini è tornato a pulsare prepotente l’Egitto con la sua cultura millenaria, la sua civiltà, la sua storia e la sua arte. Perché l’Egizio non è un museo restaurato e riallestito, è proprio un museo nuovo, destinato a essere polo attrattivo per centinaia di migliaia di visitatori, e centro di ricerca e di incontro dell’Egittologia mondiale, un’eccellenza italiana, modello da esportare di come la collaborazione pubblico/privato possa dare grandi risultati con effetti positivi sulla crescita culturale ed economica di un Paese. Non a caso il direttore Greco ha dichiarato: “Oggi non siamo alla fine di un percorso, ma a un nuovo inizio del museo Egizio”.

Evelina Christillin, presidente della Fondazione museo Egizio, all'anteprima del nuovo museo Egizio

Evelina Christillin, presidente della Fondazione museo Egizio, all’anteprima del nuovo museo Egizio

UN MESE DI RODAGGIO, POI C’È EXPO. Un cantiere da 50 milioni di euro, tra i più grandi in Europa, senza chiudere neppure un giorno al pubblico. È la grande sfida vinta dal museo Egizio di Torino, che il pubblico ha premiato con un numero di presenze record. Nel 2014 i visitatori sono stati infatti 567.688, in aumento rispetto all’anno record delle Olimpiadi invernali del 2006, quando furono “soltanto” 529.911. Numeri che hanno consentito all’Egizio di essere fra i primi dieci musei più visitati d’Italia e fra i primi cento del mondo. “Siamo felici di esserci riusciti”, ha sottolineato con giustificato orgoglio Christillin. Per il secondo museo egizio al mondo, dopo quello del Cairo, quello vissuto a Torino nell’anteprima del 31 marzo è un giorno straordinario. “Aver tenuto aperto il museo durante tutto il periodo dei lavori e consentito al pubblico di non dimenticarlo, ma anzi affollarlo sempre di più visto che il 2014 è stato un anno record, è stata una scelta faticosa ma vincente. Cinquanta milioni sono una cifra che si vede raramente come disponibilità economica per un bene culturale e per questo dobbiamo ringraziare i soci fondatori, Regione Piemonte, Comune e Provincia di Torino, Fondazione Crt e, soprattutto, la Compagnia di San Paolo che ha dato la metà del fondi, 25 milioni. Ringrazio anche il ministero che ci dà il bene in convenzione. Ora abbiamo un mese di rodaggio prima dell’Expo per offrire al suo pubblico un museo perfettamente fruibile”.

Le autorità in visita in anteprima al museo Egizio: da sinistra, davanti, Sergio Chiamparino, Christian Greco e Dario Franceschini; dietro, Luca Remmert, Piero Fassino, Evelina Christillin

Le autorità in visita in anteprima al museo Egizio: da sinistra, davanti, Sergio Chiamparino, Christian Greco e Dario Franceschini; dietro, Luca Remmert, Piero Fassino, Evelina Christillin

COLLABORAZIONE PUBBLICO/PRIVATO: ESEMPIO DA RIPETERE. Particolarmente soddisfatto anche Luca Remmert, presidente della Compagnia di San Paolo che ha contribuito al restyling del museo Egizio con un investimento di 25 milioni di euro: “Un progetto che si conclude con una cosa concreta, frutto di un mix di impegno, serietà, dedizione, rigore e puntualità: dobbiamo lavorare tutti insieme perché sul nostro territorio possano succedere altre cose come questa e noi assicuriamo il nostro concreto impegno. Grandi imprese culturali come questa possono dare una risposta in tema di lavoro in un momento difficile”. E il segretario della Fondazione Crt, Massimo Lapucci: “Questo museo è soprattutto un esempio di cooperazione pubblico-privato. Partendo da qui, vogliamo cominciare a individuare nuove forme di sostegno sempre più evolute e moderne, che possano aiutare sempre più il nostro patrimonio culturale”.

Tavola con il progetto di allestimento del nuovo Museo Egizio a Torino con l'organizzazione degli spazi sui diversi piani

Tavola con il progetto di allestimento del nuovo Museo Egizio a Torino: spazi organizzati su tre piani

PRONTO PER IL GRANDE PUBBLICO. Se per il sindaco Piero Fassino “con l’inaugurazione del nuovo museo Egizio, Torino si conferma capitale, dopo il Cairo, dell’egittologia mondiale”, per Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, il nuovo museo Egizio di Torino “riesce a coniugare tre importanti fruizioni: la salvaguardia del patrimonio, la sua valorizzazione e la divulgazione. Promuovere la fruizione di massa del patrimonio culturale non vuol dire svalorizzarlo, sminuirlo, anzi, a mio dire significa il contrario. Questo spettacolare museo è un dato di fatto dal quale ripartire. E il museo Egizio è il risultato di una importante sinergia tra pubblico e privato. Se la cultura pubblica riflettesse un po’ su questo aspetto si potrebbe fare del patrimonio pubblico culturale italiano una grande risorsa in grado di fare dell’Italia un punto di riferimento nel mondo”.

Il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini e il direttore dell'Egizio Christian Greco

Il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini e il direttore dell’Egizio Christian Greco

UN MODELLO PER L’ITALIA: PUNTARE AL CROWDFUNDING. L’entusiasmo sincero e il plauso convinto non sono riusciti a dissimulare l’incredulità del ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini, lui che aveva visto il cantiere e si era reso conto delle difficoltà che si sarebbero dovute affrontare: “Quando sono venuto qui una decina di mesi fa a visitare il cantiere con la premessa che il museo sarebbe stato riaperto il 1° aprile era difficile credere che la data sarebbe stata rispettata. Ma grazie a un incredibile lavoro di squadra è stato possibile rispettare la data prevista. Oggi il nuovo museo Egizio di Torino è un modello: la collaborazione tra pubblico e privato ha consentito di salvaguardare una grande qualità e mettere le basi per un nuovo museo basato sulla ricerca. Inoltre questo museo è la dimostrazione di come l’istituzione delle Fondazioni sia fondamentale per la tutela e lo sviluppo del nostro immenso patrimonio culturale”. Il ministro Franceschini ha ricordato che in Italia esistono “oltre 4mila musei di cui 400 statali, ma sempre meno disponibilità finanziarie, per cui – ha spiegato – dobbiamo recuperare il denaro necessario in altro modo. Sono recentemente stato a New York dove i direttori del Guggenheim e del Metropolitan mi hanno spiegato che raccolgono i fondi in tutti gli Stati Uniti, una modalità che da noi non funzionerebbe. È difficile pensare che a Napoli darebbero i soldi per gli Uffizi e viceversa, noi dobbiamo partire dal territorio, anche attraverso piccole donazioni: anche questo è un aspetto su cui dobbiamo recuperare il ritardo. Oggi i musei devono rappresentare per il visitatore una vera esperienza, è cambiato totalmente il modo di fruire delle collezioni museali. E l’Egizio di Torino interpreta perfettamente questa nuova filosofia”. E il ministro ha concluso: “Molti nostri musei italiani purtroppo non rispondono alla domanda del turista museale moderno, servono servizi aggiuntivi, anche di tipo digitale, attività correlate, bookshop. E questo vale soprattutto per l’archeologia, una materia non così facile per il visitatore che va accompagnato e preso per mano nel percorso museale. Esattamente come fa questo spettacolare nuovo allestimento”.

Il direttore Christian Greco illustra il nuovo museo Egizio al ministro Dario Franceschini

Il direttore Christian Greco illustra il nuovo museo Egizio al ministro Dario Franceschini

CENTRO DI RICERCA INTERNAZIONALE. Ha chiuso le presentazioni il direttore Christian Greco. “Per far fronte alla sua storia, ormai bicentenaria, il museo Egizio ha affrontato un imponente progetto di rifunzionalizzazione, ampliamento e restauro”, ha spiegato. “Il riordino di un museo implica necessariamente un ripensamento radicale. Il peso e il ruolo che gli oggetti assumono nel tempo, le relazioni che intrattengono con il corpo più vasto delle collezioni, il significato che assumono nella percezione del pubblico sono un campo di valori mutevoli che richiede uno sforzo interpretativo costante, consapevole del passato ma anche aperto e disponibile alle istanze del presente. Il significato dato a una collezione e alla sua organizzazione varia il proprio linguaggio e le proprie finalità scientifiche con il mutare della cultura nel tempo: coloro che sono incaricati del nobile e gratificante impegno di riorganizzare l’allestimento di una collezione importante come quella torinese, si devono dunque concretamente domandare come il museo e la sua collezione possano essere rispondenti agli attuali criteri scientifici della ricerca ed alle mutate esigenze intellettuali del visitatore”. E ha continuato: “Un museo che ormai esiste da 200 anni ha deciso di dare dignità alla sua metastoria e di raccontare la sua evoluzione all’interno del contesto storico politico dell’ Europa. E questa storia non vuole essere una sommatoria di elementi astratti, ordinati secondo un criterio cronologico, ma un racconto prosopografico, la storia di donne e uomini che hanno contribuito a formare, studiare e dare valore alla magnifica collezione che custodiamo. L’allestimento quindi ricostruisce contesti cultuali e abitativi e corredi funerari ma anche la storia delle missioni, la loro organizzazione, il loro modo di operare. È per questo che documenti dell’epoca trovano posto nel nuovo allestimento, che riporta anche visivamente l’Egitto nelle sale. I rapporti tra i diversi reperti non sono sottolineati solo all’interno della collezione torinese: i legami storici e la rete di collaborazioni scientifiche con gli altri enti museali, nazionali ed internazionali, trovano un significativo spazio all’interno del Nuovo Museo Egizio: uno dei più importanti obiettivi è dunque ricomporre i “disiecta membra” sparsi tra le collezioni nazionali e internazionali in modo tale che siano valorizzati e ricomposti i contesti archeologici e storici degli oggetti”. Ma Greco non distoglie l’attenzione dal ruolo dell’Egizio: “Un museo come il nostro, così riallestito, custode di un patrimonio immenso, non potrà esimersi nel fare nuova ricerca. La ricerca oggi è il cuore dell’attività dei grandi musei, un percorso che è andato rallentando all’Egizio negli ultimi anni, per diversi motivi, al quale ora verrà dato nuovo impulso. La ricerca non può essere scissa dalla tutela del patrimonio – ha concluso Greco – ed è una parte fondante dell’attività del nostro museo, accanto a quella divulgativa. Il nostro ora è un vero museo archeologico ragionato, non un’antologia dalla a alla z. Un museo che ha capito la sua metastoria, il valore dello straordinario racconto di se stesso, della sua storia bicentenaria, dei suoi fondatori e curatori dall’Ottocento a oggi». E allora è arrivato il momento di conoscere più da vicino il nuovo museo Egizio. La visita può cominciare.

(1 – continua; nei prossimi giorni il post seguente)

Il 1° aprile apre a Torino il Museo Egizio: inaugurazione con ingresso gratuito. Anteprima il 31 marzo per egittologi e autorità. Nuovo logo: un geroglifico simbolo dell’acqua (VIDEO). I progettisti illustrano il nuovo allestimento

Il monumentale ingresso del Museo Egizio in via Accademia delle Scienze a Torino

Il monumentale ingresso del Museo Egizio in via Accademia delle Scienze a Torino

Una versione del nuovo logo del Museo Egizio

Una versione del nuovo logo del Museo Egizio

La gigantesca clessidra, alta 3 metri e mezzo, che dall’autunno scorso troneggia in piazza San Carlo nel cuore di Torino, ha quasi esaurito il suo compito:  dei 400 chili di mais e 200 chili di sabbia è rimasto ben poco, giusto i granelli che scandiranno il tempo che manca fino all’attesa inaugurazione del nuovo Museo Egizio di Torino che da quel momento sarà il Museo Egizio, e basta. Perché non teme confronti né di essere confuso con altre analoghe istituzioni. Il conto alla rovescia è dunque ormai ai colpi finali.  Il 1° aprile 2015 riapre al pubblico il Museo Egizio, e sarà una riapertura speciale. Il pubblico quel giorno entrerà gratis (nella hall ipogea e nelle sale saranno presenti dei box per la raccolta di fondi – l’offerta è libera – da destinare alla Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro, Istituto di Candiolo), per festeggiare il raddoppio del percorso museale e il riallestimento delle collezioni (orario: 9-24, con ultimo ingresso alle 23). Attenzione: per ottimizzare l’aspetto organizzativo gli ingressi saranno suddivisi in fasce orarie, una ogni trenta minuti. Per evitare la formazione di lunghe attese all’ingresso, sarà disponibile un sistema di prenotazione online (sito www.egizio1aprile.it).  E poi l’apertura coinciderà con lo sbarco in grande stile di un nuovo logo, concepito da Ico Migliore e Mara Servetto dello studio Migliore+Servetto Architects: un antico segno geroglifico ritmato e continuo, simbolo dell’acqua, diventa il nuovo logo dell’Egizio. Accanto al simbolo, che disposto in verticale e in orizzontale si trasforma nelle iniziali del museo di via Accademia delle Scienze, una “M” e una “E”, compare il nome, tracciato nello storico carattere Bodoni: ma senza più, accanto, la scritta “Torino”.

 

Il logo del Museo Egizio di Torino

Il logo del Museo Egizio di Torino

Sul trailer promozionale del nuovo logo la lente esplora velocemente i geroglifici. Poi si ferma, ingrandisce il geroglifico scelto, un’unica linea che fluisce, leggibile sia in verticale sia in orizzontale; un segno forte, quasi un graffito: è l’antico simbolo dell’acqua, legato al Nilo in Egitto e al Po a Torino, “due fiumi che si ritrovano” spiega l’architetto Ico Migliore che, insieme a Mara Servetto, ha studiato la nuova immagine del museo. “L’idea era quella di non essere allegorici: la qualità del Museo Egizio sta all’interno del museo stesso, non di un segno. Inoltre, abbiamo puntato su un logo non statico ma in divenire, proprio come il nuovo allestimento”.  Al ritmo della linea poi si aggiunge il carattere Bodoni (disegnato alla fine del Settecento dal piemontese Giambattista Bodoni) per la dicitura del museo che rimanda a sua volta all’insegna storica presente ancora oggi sulla facciata del Museo. La nuova immagine che denota una forte identità e che può essere declinata in mille modi, con una cromia variegata (nero, blu, giallo, verde, rosso e azzurro) che rievoca i colori del paesaggio sul Nilo, è stata concepita – come si diceva – dagli architetti Ico Migliore e Mara Servetto e presentata da Christian Greco direttore del Museo ed Evelina Christillin presidente della Fondazione del Museo per le Antichità Egizie. “Un segno grafico di forte identità – continua Migliore – che racchiude significati e connessioni profonde, sia con la storia egizia sia con Torino e la storia del museo”.

La presentazione del logo del Museo Egizio con il direttore Christian Greco, la presidente Evelina Christillin, e l'ideatore Ico Migliore

La presentazione del logo del Museo Egizio con il direttore Christian Greco, la presidente Evelina Christillin, e l’ideatore Ico Migliore

Tante le novità. Dal giorno dell’inaugurazione, infatti, ogni visitatore riceverà una video guida, inclusa nel prezzo del biglietto (13 euro quello intero, 9 euro il ridotto), che permetterà di accedere a contenuti supplementari. Inoltre, il percorso museale, sviluppato su tre piani, presenterà diversi approfondimenti digitali per illustrare specifiche aree tematiche, con ricostruzioni 3D e mappe indicanti la provenienza dei reperti. “Ringrazio la soprintendenza per i Beni architettonici e culturali del Piemonte – interviene Greco – per quello che stiamo facendo insieme. Il museo racconterà se stesso, racconterà i suoi 200 anni. Non si chiamerà più Museo egizio di Torino, ma semplicemente Museo Egizio. Sarà un brand e non verrà più tradotto in nessuna lingua. Crediamo nella nuova identità”. Ed Evelina Christillin: “Il 31 marzo, cioè il giorno prima dell’inaugurazione ufficiale, il museo sarà visitato da un gruppo di egittologi provenienti da tutto il mondo, oltre a esponenti della comunità culturale museale italiana e a politici e autorità varie. Ci sarà il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ma non solo”. In serata, inoltre, a Torino si giocherà l’amichevole di calcio tra la nazionale italiana e quella inglese: “Ho parlato con Michele Uva, direttore della Federcalcio, e con il commissario tecnico Antonio Conte. Se proprio non si riuscirà a invitare le due squadre al completo, stiamo lavorando per avere due rappresentanze di entrambe le delegazioni”. Tra le sorprese della visita, anche i tre video realizzati con il Cnr che, partendo dalle fotografie storiche delle raccolte del museo, approderanno a ricostruzioni in 3D: “Saranno approfondimenti digitali inseriti nel percorso di visita che aiuteranno a ricostruire la “metastoria” del museo  –  riprende Greco  –  Nel caso della Tomba di Kha, per esempio, si partirà dall’immagine storica di Schiaparelli che nel 1906 scopre quel sito per arrivare alla ricostruzione con tecnologie attuali dei reperti, in tutto 540, che vi ha trovato”. Tra le novità previste dal direttore, anche i testi guida del museo, e l’audio delle guide consegnate all’ingresso (comprese nel prezzo del biglietto) in tre lingue, oltre all’italiano e all’inglese anche l’arabo: “Ci è sembrato un doveroso contributo ai luoghi in cui la civiltà egizia è nata e a Torino, città caratterizzata da tempo da una significativa immigrazione”.

Tavola con il progetto di allestimento del nuovo Museo Egizio a Torino con l'organizzazione degli spazi sui diversi piani

Tavola con il progetto di allestimento del nuovo Museo Egizio a Torino con l’organizzazione degli spazi sui diversi piani

Il progetto del raggruppamento Isolarchitetti (Icis srl, prof. arch. Carlo Aymonimo, prof. arch. Paolo Marconi e dall’arch. Gabriella Barbini), vincitore del bando di gara internazionale pubblicato a giugno 2007, prevede un profondo rinnovamento del Museo: dalla struttura architettonica interna ai servizi al pubblico, dai principi su cui si basa l’allestimento delle sale al numero e alla varietà degli oggetti esposti, per riportare uno dei gioielli dell’offerta culturale italiana in linea con gli standard richiesti a un museo d’avanguardia. Il progetto assegna al nuovo museo oltre 10mila mq di spazi nuovi e restaurati, oltre mille metri lineari di nuove vetrine ad alta tecnologia pronte a ospitare, esporre e valorizzare circa 6500 pezzi scelti tra gli oltre 26mila conservati dal Museo. Il disegno, seguendo le indicazioni della Fondazione, oltre a raddoppiare lo spazio del Museo risolve tutte le questioni fondamentali poste, tra le quali: i collegamenti verticali ed orizzontali;   gli accessi e la sintassi dei flussi; il recupero dell’immagine dell’edificio; la rifunzionalizzazione degli spazi esistenti e l’invenzione di nuove superfici per il Museo; il rapporto con l’Accademia delle Scienze e la Città; l’individuazione delle aree corrispondenti alle diverse e complesse funzioni e all’ottimizzazione delle loro relazioni di uso e gestione; l’impostazione di uno schema di allestimento che preserva e valorizza l’edificio, restituendo dignità, spettacolarità e, ove necessario, senso del sacro alla collezione; l’impiego di tecnologie integrate con l’allestimento per la conservazione dei reperti e la climatizzazione degli ambienti. “Il progetto – spiegano gli architetti – nasce anche dall’intuizione di liberare il piano terra dalle funzioni ad alta frequentazione, portare gli ospiti attraverso la manica Schiaparelli nel ventre del Museo e da lì accompagnarli, con un’esperienza emozionale e culturale, velocemente verso l’alto delle gallerie restaurate”. E continuano: “La gestione dei flussi e degli ingressi è un importante traguardo: ci sarà la possibilità di fare entrare le scolaresche da via Eleonora Duse, mentre i visitatori accederanno al Museo attraversando la spettacolare corte da via Accademia delle Scienze. Già dalla galleria attraverso la corte trasparente saranno anticipate al visitatore prospettive sulla collezione. Una grande sala ricavata all’interno manica Schiaparelli restaurata accoglierà i visitatori nel nuovo ingresso. Da qui con una rampa e con collegamenti verticali i visitatori saranno condotti alla nuova grande sala ipogea progettata sotto la corte. Questo nuovo spazio flessibile conterrà le aree destinate all’accoglienza (informazioni, biglietteria, bookshop, laboratori didattici, servizi). Poi un veloce collegamento verticale (ascensori e scale mobili) permetterà ai visitatori di salire al secondo piano ed entrare nella grande sala a tre livelli lunga sessanta metri dove inizia il percorso”.

Giochi di luci e ombre nell'allestimento del nuovo Museo Egizio a Torino

Giochi di luci e ombre nell’allestimento del nuovo Museo Egizio a Torino

Dagli ultimi piani i visitatori attraverseranno le sale e scenderanno verso il basso seguendo il percorso delle scale storiche dell’edificio, in questo modo si instaurerà un movimento circolare senza incroci di flussi pur conservando la possibilità di personalizzazione della visita. L’allestimento – anticipano i progettisti -, l’architettura e la tecnologia concorrono a rappresentare, mettere in scena, storia, cultura e fascino della civiltà egizia. Il disegno degli spazi è studiato per ottenere un sapiente allontanamento dalla città e dal presente. Il racconto dei reperti, la coralità delle collezioni finalmente esposte per intero, il lavoro di generazioni di archeologi sono accompagnati da profonde suggestioni sensoriali. Lo sguardo del visitatore è accompagnato dalla luce al buio e ancora alla luce in un movimento circolare. Lo spettatore, dagli spazi scuri e misteriosi della corte ipogea, viene portato alla luce che gradualmente cambia ai livelli superiori, e ancora alla penombra delle tombe in un percorso ciclico come la rotazione della notte sul giorno, della vita sulla morte, del silenzio sulla festa. Da sacri luoghi sotterranei alle sale, calde di colori e infinite come i deserti della storia, allo spazio verde dell’oasi di riposo: la scenografia in costante mutamento ci porta a sentire i luoghi per potere, dalla loro storia, trarne vantaggio. “L’allestimento permette, sempre con luce e trasparenza, la percezione del contesto architettonico di cui il museo è ospite, la visione d’insieme delle collezioni nella loro esposizione corale si alterna con la possibilità di uno studio attento e ravvicinato del singolo reperto, un Museo per la città che alla città regala squarci segreti attraverso la corte-piazza che, come fata Morgana, attira l’attenzione verso uno spazio reale e vivo”.