Archivio tag | soprintendenza Archeologia Belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino

Nocera (Sa). Il cantiere per la realizzazione del metanodotto Snam ha portato alla luce un patrimonio archeologico di eccezionale valore dall’età del Bronzo alla tarda antichità

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Evidenze archeologiche nel cantiere del metanodotto Snam a Nocera (Sa) (foto sabap-sa-av)

Scoperte archeologiche in occasione dei lavori del Metanodotto SNAM. Durante i lavori di potenziamento del metanodotto Snam “Diramazione Nocera-Cava dei Tirreni”, condotti nei comuni di Nocera Superiore, Nocera Inferiore, Roccapiemonte e Castel San Giorgio e conclusisi nel mese di novembre 2024, è venuto infatti alla luce un patrimonio archeologico di eccezionale valore che va dall’età del Bronzo alla tarda antichità. Le indagini archeologiche, durate circa due anni, sono state eseguite sul campo da SoGEArch srls sotto la direzione scientifica della soprintendenza ABAP di Salerno e Avellino ed in sinergia con Snam, Comis Srl e CEM Srl.

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Impronte dell’età del Bronzo, di origine antropica e faunistica, rinvenute nei pressi del torrente Casarzano (foto sabap-sa-av)

Tra le scoperte più significative spiccano le impronte dell’età del Bronzo, di origine antropica e faunistica, rinvenute nei pressi del torrente Casarzano. Queste tracce, impresse nei depositi piroclastici delle eruzioni del Somma-Vesuvio, offrono una testimonianza toccante della drammatica fuga degli abitanti di fronte alla furia del vulcano. L’area ha continuato ad essere abitata anche nei secoli successivi. Tra la fine dell’età del Bronzo e gli inizi dell’età del Ferro (1200/1150-900 a.C. circa), un villaggio con capanne di forma absidata si estendeva su questo territorio.

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Ceramiche miniaturistiche di età romana, probabili ex voto, dal santuario extraurbano nei pressi di Nuceria Alfaterna (foto sabap-sa-av)

Un santuario extraurbano, databile preliminarmente tra il III-II sec. a.C., localizzato in prossimità di Nuceria Alfaterna, lungo un’importante arteria viaria, è stato portato parzialmente in luce. Tra i numerosi reperti rinvenuti spiccano manufatti ceramici miniaturistici, probabilmente offerti come ex voto. Risalenti al periodo romano, i resti di due complessi monumentali, verosimilmente ville rustiche, dedicate alla produzione agricola. La presenza di solchi di aratro, individuati in diversi punti dell’area, testimonia la coltivazione intensiva dei campi.

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Tracce di sreada antica dal cantiere del metanodotto Snam a Nocera (Sa) (foto sabap-sa-av)

Le ricerche hanno inoltre permesso di ricostruire la rete viaria che collegava Nuceria al territorio circostante. Le oltre 40 strade indagate – alcune realizzate semplicemente in terra battuta, altre più strutturate e spesso segnate dai solchi dei carri – rivelano un mondo di connessioni che hanno plasmato la vita della città nel corso dei secoli.

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Sepolture di età romana emerse nel cantiere del metanodotto Snam a Nocera (Sa) (foto sabap-sa-av)

Al periodo del passaggio tra l’età romana e la tarda antichità risale un gruppo di sepolture realizzate in fosse rivestite e coperte con lastroni di tufo, alcuni dei quali decorati con incisioni, appartenenti prevalentemente a bambini accompagnati da corredi essenziali. Un altro gruppo di tombe occupa gli spazi di una delle ville rustiche romane, a dimostrazione di come gli antichi edifici venissero riutilizzati con nuove funzioni.

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Monumentale sepolcro con sarcofago dal cantiere del metanodotto Snam a Nocera (Sa) (foto sabap-sa-av)

In quest’area si osserva una coesistenza di riti cristiani e pagani come testimonia un monumentale sepolcro con sarcofago, probabilmente appartenuto a un personaggio di alto rango. Ai suoi piedi, una piccola struttura interrata potrebbe essere un Martyrium, un luogo di culto dedicato ai martiri. La frequentazione del territorio prosegue nella tarda antichità, periodo al quale risalgono le “longhouse”, grandi capanne che, per forma e tecnica costruttiva, ricordano le abitazioni protostoriche. Questo ritorno a modelli abitativi del passato, probabilmente dovuto a cambiamenti socio-economici, testimonia la capacità di adattamento delle comunità umane di fronte alle trasformazioni.

Napoli. A Palazzo Reale, sede Sabap, si firma l’accordo per la tutela paesaggistica e valorizzazione dei vigneti campani: progetto innovativo di tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e agricolo campano

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La Regione Campania, la soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Napoli, la soprintendenza ABAP per le province di Caserta e Benevento, la soprintendenza ABAP per le province di Salerno e Avellino uniscono le forze per un progetto innovativo di tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e agricolo campano. L’accordo, che sarà ufficialmente firmato il 29 novembre 2024, alle 10, nella Sala Giovanni Carbonara di Palazzo Reale a Napoli, rappresenta un passo concreto per la salvaguardia dei vigneti campani, simbolo di tradizione e qualità, e per la promozione di un’agricoltura sostenibile e integrata con il paesaggio storico-culturale della regione. Interverranno Mariano Nuzzo, soprintendente ABAP per l’Area Metropolitana di Napoli e per le province di Caserta e Benevento; Nicola Caputo, assessore all’Agricoltura della Regione Campania; Ciro Lungo, Comandante della Regione Carabinieri Forestale “Campania”; Raffaella Bonaudo, soprintendente ABAP per le province di Salerno e Avellino; Maria Passari, direttore generale delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della Regione Campania; Giuseppe Rosario Mazzeo, dirigente UOD Politica Agricola Comune della Regione Campania; Sonia Colandrea, funzionario responsabile ufficio rapporti e accordi istituzionali della SABAP NA-MET. L’Accordo sancisce una collaborazione istituzionale tra la Regione Campania e le Soprintendenze, per garantire la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico nel contesto delle attività agricole, con particolare riferimento agli interventi di impianto e reimpianto di vigneti. L’obiettivo principale è quello di snellire i processi tecnico-amministrativi, rispettando al contempo le normative di tutela vigenti. Le Finalità dell’accordo sono quelle di razionalizzare le procedure per il rilascio delle autorizzazioni necessarie, garantire la tutela del patrimonio archeologico, storico-artistico e paesaggistico regionale e promuovere un dialogo costruttivo tra le istituzioni coinvolte e i soggetti privati. L’iniziativa rappresenta un passo significativo verso una gestione integrata e sostenibile del territorio campano, coniugando la salvaguardia del patrimonio culturale con le esigenze del settore agricolo.

Salerno. Alla pinacoteca provinciale presentazione degli atti del VII Convegno dei Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo “L’eterna contemporaneità dell’Antico. Passato e presente, un dialogo inevitabile” (edizioni Pandemos)

salerno_pinacoteca_atti-convegno-l-eterna-contemporaneità-dell-antico_presentazione_locandinaGiovedì 23 maggio 2024, alle 18, alla Pinacoteca provinciale di Salerno presentazione degli atti del VII Convegno dei Dialoghi sull’Archeologia “L’eterna contemporaneità dell’Antico. Passato e presente un dialogo inevitabile” (edizioni Pandemos) promossa dalla Fondazione Paestum. Dopo gli indirizzi di saluto di Francesco Morra, delegato alla Cultura della Provincia di Salerno, intervengono Alfonso Amendola, docente di Sociologia dei processi culturali dell’università di Salerno; Armando Bisogno, docente di Filosofia medievale e umanistica dell’università di Salerno; Raffella Bonaudo, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino. Coordina Erminia Pellecchia, giornalista de “Il Mattino”. Saranno presenti i curatori e alcuni autori.

paestum_convegno-l-eterna-contemporaneità-dell-antico_locandinaIl VII convegno internazionale di studi Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo “L’eterna contemporaneità dell’antico: passato e presente un dialogo inevitabile” si è tenuto a Paestum il 27-29 ottobre 2022, per affrontare, grazie al contributo di studiosi italiani e stranieri, la concezione dell’Antico nella contemporaneità. Il tema è stato trattato nelle sue varie declinazioni: il rapporto fra Antico e Archeologia, l’estetica dell’Antico, metodi e forme della comunicazione dell’Antico nella società contemporanea, la problematica delle applicazioni tecnologiche, della transizione ecologica e del loro impatto sui paesaggi e sul patrimonio culturale.

Napoli. Al Complesso Monumentale dei SS. Marcellino e Festo il convegno internazionale “Magna Grecia nel secondo dopoguerra tra scoperte e tutela: politiche culturali e protagonisti. Omaggio a Juliette de La Genière”, in presenza e on line: due giorni di confronto sulle politiche culturali riguardanti il patrimonio archeologico della Magna Grecia nel corso della seconda metà del Novecento

napoli_complesso-san-marcellino_convegno-internazionale-magna-grecia-nel-secondo-dopoguerra_locandina“Magna Grecia nel secondo dopoguerra tra scoperte e tutela: politiche culturali e protagonisti. Omaggio a Juliette de La Genière” è il titolo del convegno internazionale, organizzato dal Dipartimento federiciano di Studi umanistici (con la responsabilità scientifica di Bianca Ferrara) e in collaborazione con il Centre Jean Bèrard di Napoli, in programma il 27 e 28 novembre 2023 nel Complesso di San Marcellino di Napoli, a partire dalle 9.30. Teams diretta streaming ID riunione: 311 312 168 060 Passcode: ruWHxv. L’evento richiama l’attenzione sulle politiche culturali riguardanti il patrimonio archeologico della Magna Grecia nel corso della seconda metà del Novecento. Si tratta di anni che hanno visto profonde trasformazioni sia nel campo della ricerca sia nel campo delle idee e delle pratiche relative alla gestione e alla valorizzazione dei beni culturali dell’Italia meridionale e della Sicilia.

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L’archeologa Juliette de La Genière (1927-2022) (foto Centre Jean Bérard)

L’incontro è dedicato alla memoria di Juliette de La Genière, che è stata una protagonista della ricerca archeologica in Magna Grecia durante questi stessi anni. Ricordarla diventa occasione per riflettere sulla storia degli studi nella prospettiva di un confronto con le più recenti tendenze di analisi e tutela di un patrimonio di interesse mondiale. Il convegno riunisce sia storici e archeologi, specialisti della Magna Grecia, di ambito nazionale e internazionale, sia rappresentanti istituzionali dei beni culturali dell’Italia meridionale e della Sicilia, proprio per discutere insieme sullo stato degli studi nello scenario culturale e politico della vita contemporanea, dove si tratta di distinguere ma non separare ricerca, tutela e promozione del territorio.

PROGRAMMA LUNEDÌ 27 NOVEMBRE 2023 Chiesa del Complesso Monumentale dei SS. Marcellino e Festo, largo San Marcellino 10, Napoli. Alle 9.30, saluti di apertura: Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli; Matteo Lorito, magnifico rettore dell’università di Napoli “Federico II”; Arturo De Vivo, professore emerito dell’università di Napoli “Federico II”; Andrea Mazzucchi, direttore del dipartimento di Studi umanistici dell’università di Napoli “Federico II”; Massimo Osanna, direttore generale Musei del MiC, università di Napoli “Federico II”; Luigi La Rocca, direttore generale Archeologia Belle arti e Paesaggio del Mic; Teresa Elena Cinquantaquattro, segretario regionale del MiC per la Campania; Alessandro Naso, direttore della Scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’università di Napoli “Federico II”; Giampaolo D’Andrea, presidente dell’associazione nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia (ANIMI). Alle 11, Bianca Ferrara (università di Napoli “Federico II”), Introduzione. Presidente: Giovanna Greco (università di Napoli “Federico II”); 11.15, Gianfranco Maddoli (ANIMI) “Memoria del mio primo incontro con le problematiche della Magna Grecia”; 11.45, Mario Lombardo (università del Salento) “I convegni di Taranto e il loro contributo alla ricerca sulla storia dell’archeologia della Magna Grecia: qualche osservazione”; 12.15, Massimo Osanna (direttore generale Musei del MiC, università di Napoli “Federico II”) “Gli organi di tutela nella seconda metà del Novecento”; 12.45, discussione. Dopo la pausa pranzo, presidente: Carmela Capaldi (università di Napoli “Federico II”). Alle 14.30, Rosalba Panvini (università di Catania) “L’attività di tutela in Sicilia tra storia e nuova organizzazione dell’amministrazione”; 15, Alfonsina Russo (parco archeologico del Colosseo) “I Parchi archeologici e le prospettive future: il caso del Parco archeologico del Colosseo”; 15.30, Fabio Pagano (parco archeologico dei Campi Flegrei) “La modernità ripensata. Presupposti e determinazioni nella nascita di un Parco archeologico”; 16, Francesco Sirano (parco archeologico di Ercolano) “Ercolano. I molti futuri di una città. Scoperte, tutela, valorizzazione e interazione con il territorio”; Dopo la pausa caffè, alle 17, Tiziana D’Angelo (parco archeologico di Paestum e Velia) “Nuove antichità pestane: storie e progetti di un Parco archeologico in trasformazione”; 17.30, Filippo Demma (parco archeologico di Sibari) “Proporre, progettare, realizzare. Sperimentazione e nuovi modelli di gestione dai Parchi archeologici della Calabria”; 18, Francesca Spatafora (archeologa, dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità siciliana) “I parchi archeologici siciliani: variazioni sul tema”; 18.30, discussione.

PROGRAMMA MARTEDÌ 28 NOVEMBRE 2023 Chiesa del Complesso Monumentale dei SS. Marcellino e Festo, largo San Marcellino 10, Napoli. Presidente: Luigi Cicala (università di Napoli “Federico II”). Alle 9.30, Maria Concetta Parello (parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi) “Dalla frana di Agrigento al Parco della Valle dei Templi: tutela, ricerca e valorizzazione di Akragas/Agrigentum”; 10, Luigi Maria Gattuso (parco archeologico di Gela) “Parco archeologico di Gela: tutela e valorizzazione”; 10.30, Brigitte Marin (École française de Rome), Valérie Huet (Centre Jean Bérard), Claude Pouzadoux (Université Paris Nanterre), Priscilla Munzi (Centre Jean Bérard) “Dal secondo dopoguerra agli anni ‘80, 40 anni di collaborazione italo-francese per la conoscenza della Magna Grecia e della Sicilia: attori, spazi e strategie della ricerca archeologica”; dopo la pausa caffè, presidente: Priscilla Munzi (Centre Jean Bérard): alle 11.30, Tiziana D’Angelo (parco archeologico di Paestum e Velia), Bianca Ferrara (università di Napoli “Federico II”) “Heraion alla foce del Sele: questi ultimi trent’anni di ricerca”; 12, Raffaella Bonaudo (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino), Bianca Ferrara (università di Napoli “Federico II”) “Roscigno – Monte Pruno tra valorizzazione e tutela. I progetti della Soprintendenza Archeologica e dell’Università degli Studi di Napoli”; 12.30, Rosalba Panvini (università di Catania), Marina Congiu (archeologa, soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Caltanissetta), Bianca Ferrara (università di Napoli “Federico II”) “Gela: una lunga collaborazione tra Università e Soprintendenza”; 13, discussione. Dopo la pausa pranzo, tavola rotonda “Omaggio a Juliette de La Genière: tra didattica, scavi e ricerche”, 15.30, introduce: Giovanna Greco “Didattica e ricerca tra Lille e Parigi”: Nathalie De Chaisemertin, Françoise Gaultier, Michel Gras, Stéphane Verger. Scavi E Ricerche A Paestum: Giuliana Tocco, Marina Cipriani, Bianca Ferrara, Antonella Tomeo; a Sala Consilina: Luigi Cicala, Maria Luisa Tardugno; in Basilicata: Annamaria Mauro, Carmelo Colelli; in Calabria: Elena Lattanzi, Raffaella Pierobon Benoit, Claudio Sabbione, Roberto Spadea; in Sicilia: Rosalba Panvini. Alle 18.30, Massimo Osanna (direttore generale Musei del MiC, università di Napoli “Federico II”) conclusioni.

Napoli. Al museo Archeologico nazionale presentazione del progetto “Positano: la Villa Romana si racconta”: in presenza e on line. Anteprima del fumetto “Isadora”

napoli_mann_progetto-positano-la-villa-romana-si-racconta_presentazione_locandinaMartedì 14 novembre 2023, alle 12, in Auditorium, il museo Archeologico nazionale di Napoli ospiterà la presentazione del progetto “Positano: la Villa Romana si racconta”, vincitore del bando del ministero dell’Interno per i borghi d’arte, che prevede un’articolata compagna di valorizzazione, che farà anche tappa al Mann. L’incontro si potrà seguire in diretta Facebook sulla pagina del Mann. All’evento parteciperanno Paolo Giulierini, direttore del Mann, con “La villa romana nella nuova sezione Mediterranea”; Cherubino Gambardella, università della Campania “Luigi Vanvitelli”; Giuseppe Guida, sindaco di Positano; Raffaella Bonaudo, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino; e Laura Valente, curatrice scientifica del progetto. Le conclusioni saranno affidate a Michele De Lucia, consigliere del ministro della Cultura per le politiche del Mediterraneo. In anteprima sarà presentato il fumetto “Isadora”, realizzato dalla Scuola Italiana di Comix.

Nocera (Sa). Archeologia preventiva: nel cantiere del metanodotto Snam scoperte evidenze dell’antica Nuceria prima e dopo l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

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Nocera (Sa): area di scavo archeologico nel cantiere del metanodotto (foto sabap-sa-av)

Nuove scoperte nel territorio dell’antica Nuceria che fanno luce sulle attività agricole e artigianali nell’area prima e dopo l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Durante le indagini archeologiche preventive connesse ai lavori in corso per il potenziamento del metanodotto Diramazione Nocera-Cava dei Tirreni da parte di Snam, tra i comuni di Nocera Superiore, Nocera Inferiore, Roccapiemonte e Castel San Giorgio sono venute alla luce importanti evidenze archeologiche che offrono nuovi elementi di conoscenza del territorio della città antica di Nuceria Alfaterna. Nel contempo la ricerca, impostata secondo una corretta metodologia scientifica, consente anche la prosecuzione dei lavori di posa del metanodotto a riprova del fatto che lavorando in sinergia possono coesistere le esigenze della tutela del patrimonio e quelle dell’efficientamento energetico.

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Attività antropiche antiche scoperte a Nocera (Sa) nel cantiere del metanodotto (foto sabap sa-av)

“La ricerca sul campo procede alacremente grazie a una squadra di specialisti della Sogearch coordinati dall’archeologa Simona Di Gregorio della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio delle province di Salerno e Avellino”, dichiara il soprintendente Raffaella Bonaudo, “e al gruppo di lavoro proprio in questi giorni si è aggiunta anche un’antropologa per effettuare analisi più approfondite sui resti ossei rinvenuti. I rinvenimenti sono il frutto di una ricerca scrupolosa sul territorio, attraverso la quale risulta evidente come l’archeologia sia finalizzata non al mero recupero ma alla ricostruzione di tutti gli aspetti sociali, economici e antropologici che hanno caratterizzato nel tempo l’interrelazione tra uomo e il suo territorio”.

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Solchi di coltivazione scoperti a Nocera (Sa) nel cantiere del metanodotto (foto sabap sa-av)

In più aree sono stati individuati solchi di coltivazione che testimoniano un intenso e diffuso sfruttamento agricolo in età romana ma anche nelle epoche successive.

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Dettaglio dello scavo archeologico a Nocera (Sa) nel cantiere del metanodotto (foto sabap sa-av)

Le aree erano utilizzate anche a scopi artigianali come documentano gli scarti litici e le tracce di piani di cottura e lavorazione messe in luce in più settori di indagine.

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Tracce di battuto stradale a Nocera (Sa) nel cantiere del metanodotto (foto sabap sa-av)

La fitta frequentazione è confermata anche dal rinvenimento di diversi battuti stradali e di strade realizzate con ciottoli e ghiaia riferibili a più epoche storiche.

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Resti di una capanna tardo-antica di dimensioni strette e lunghe ricostruita sulla base delle buche di palo scoperta a Nocera (Sa) nel cantiere del metanodotto (foto sabap sa-av)

Al periodo precedente l’eruzione del 79 d.C. risalgono i resti di muri intonacati pertinenti agli ambienti probabilmente di una villa rustica. Invece all’età tardo-antica dovrebbero datarsi i resti di una capanna, sul modello della cosiddetta long house, di dimensioni strette e lunghe ricostruita sulla base delle buche di palo.

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Gruppo di sepolture a cassa litica scoperte a Nocera (Sa) nel cantiere del metanodotto (foto sabap-sa-av)

Non da ultimo si segnala anche la presenza di un gruppo di sepolture a cassa litica di cui non è ancora possibile definire la precisa cronologia.

Nocera Superiore (Sa). In occasione delle Giornate europee del Patrimonio apre al pubblico la Domus del Decumano di Nuceria e si firma un protocollo d’intesa per la fruizione regolare del sito

nocera-superiore_nuceria_apertura-domus-del-decumano_locandinaDomenica 25 settembre 2022 riaprirà al pubblico il sito archeologico della Domus del Decumano di Nuceria, nel territorio comunale di Nocera Superiore (SA). L’area della Domus del Decumano, nota anche come Proprietà Fasolino, è stata oggetto di scavi archeologici tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta e ha restituito parte degli ambienti di una ricca domus di I-II sec. d.C. e un tratto del Decumano Inferiore della città romana. La riapertura dell’area al pubblico, che rientra nel programma degli eventi organizzati dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Salerno e Avellino in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, è il primo importante risultato dell’intensa e proficua collaborazione tra la Soprintendenza, il Comune di Nocera e le associazioni del territorio, volta alla promozione del ricco patrimonio culturale presente nel territorio di Nocera. Proprio con questo intento, nel corso dell’appuntamento di domenica verrà sottoscritto un protocollo d’intesa tra la Soprintendenza, il Gruppo Archeologico Nuceria e l’associazione socioculturale Vivere Insieme per la gestione dell’area della Domus del Decumano che consentirà la fruizione regolare del sito e l’organizzazione di iniziative di valorizzazione. Alle 10 sono previsti i saluti di Raffaella Bonaudo, soprintendente ABAP per le province di Salerno e Avellino; Simona Di Gregorio, funzionario archeologo della Soprintendenza responsabile del territorio di Nocera; Giovanni Maria Cuofano, sindaco di Nocera Superiore; Giuseppe Ruggiero, presidente del Gruppo Archeologico Nuceria e Pasquale De Pascale, presidente dell’associazione Vivere Insieme, mentre per tutta la durata dell’evento, dalle 9 alle 13, sarà possibile prendere parte alle visite guidate al sito archeologico. Questa importante iniziativa rappresenta, dunque, la prima tappa di un percorso condiviso che permetterà in primo luogo di ampliare l’offerta culturale del patrimonio di Nocera e che in futuro potrà vedere il coinvolgimento di altre istituzioni ed enti presenti sul territorio, attraverso la sottoscrizione di nuovi accordi di collaborazione e la messa in campo di azioni concrete di valorizzazione.

Marina di Camerota (Sa): qui 140mila anni fa vivevano gli elefanti. Nella Grotta del Poggio trovati resti dell’elefante a zanne diritte durante gli scavi delle università di Bologna e Siena, ripresi dopo più di 50 anni di abbandono

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Il punto dove sono stati trovati i resti del Palaeoloxodon antiquus nei livelli della Grotta del Poggio a Marina di Camerota (Sa) abitati dall’uomo di Neanderthal (foto unibo)

A Marina di Camerota 140mila anni fa vivevano gli elefanti. È il risultato più eclatante degli scavi condotti, tra il 1° e il 18 settembre 2022, ripresi, dopo più di 50 anni di abbandono, dalle università di Siena e di Bologna in collaborazione con la soprintendenza per le provincie di Salerno e Avellino e il Comune di Camerota (Sa): alla Grotta del Poggio hanno riportato alla luce, nella parte alta della serie stratigrafica, i resti di un grande pachiderma, il Palaeoloxodon antiquus, o elefante a zanne diritte. La presenza di questo animale nei livelli abitati dal Neanderthal, era stata già segnalata, per gli strati più antichi della grotta, dal prof. Arturo Palma di Cesnola negli anni ’60 del secolo scorso. I resti rinvenuti nel corso dell’attuale campagna di scavo appartengono all’osso di un arto e mostrano evidenti tracce di percussione indicative del fatto che l’elefante venne macellato dall’uomo. Le università di Bologna, Dipartimento di Beni culturali, e di Siena, Dipartimento di Scienze fisiche, della Terra e dell’Ambiente – UR Preistoria e Antropologia, hanno infatti ripreso gli scavi alla Grotta del Poggio (Marina di Camerota), un sito preistorico di grande rilievo per la sua potente serie stratigrafica relativa al Paleolitico medio (Uomo di Neanderthal).

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L’ingresso protetto della Grotta del Poggio a Marina di Camerota (Sa) (foto unibo)

La Grotta del Poggio fu scoperta nel 1954 dal prof. Pietro Parenzan, dell’università di Napoli. Nel 1964 la Soprintendenza di Salerno incaricò il prof. Arturo Palma di Cesnola dell’università di Siena di condurvi le prime indagini sistematiche. Tra il 1965 e il 1967 Palma di Cesnola effettuò un sondaggio nel deposito archeologico contenuto nella cavità dove vennero identificati 14 strati, ai quali fu attribuita, su basi geologiche e culturali, un’età compresa tra 190 e 130 mila anni fa. Il Poggio contiene dati unici ai fini della ricostruzione del popolamento antico dell’Italia meridionale.  Per questo motivo le indagini nel sito rivestono interesse internazionale e vengono finanziate da un progetto ERC advanced dal titolo “Our first steps to Europe: Pleistocene Homo sapiens dispersals, adaptations and interactions in South-East Europe” (FIRSTSTEPS), gestito dall’università di Tubingen (Principal Investigator prof. Katerina Harvati). Il progetto FIRSTSTEPS si focalizza sul primo popolamento dell’Europa da parte di Homo sapiens (il cui più antico arrivo nel nostro Continente si data, in base al fossile umano di Apidima in Grecia, intorno a 200mila anni fa) e sui suoi rapporti con le popolazioni autoctone (i Neanderthal).

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Una fase degli scavi archeologici alla Grotta del Poggio condotti dalle università di Bologna e Siena (foto unibo)

Uno dei principali scopi delle nuove ricerche è stato quello di acquisire informazioni biostratigrafiche, cronologiche e comportamentali provenienti da moderni sistemi di indagine stratigrafica e da analisi effettuate con tecnologie all’avanguardia. Per quel che concerne invece la valorizzazione, il fine principale del progetto è quello di inserire attivamente la Grotta del Poggio (come già la Grotta della Cala) all’interno dell’offerta turistica del territorio, dando vita a un percorso virtuoso in cui i risultati della ricerca scientifica possano essere assorbiti e divulgati in tempo reale. L’auspicio è di creare in tal modo una costante, dinamica e vitale osmosi tra il mondo della ricerca e la comunità tutta.

Velia. Porta Rosa riapre alla città. Torna percorribile il percorso dalle Terme Ellenistiche, chiuso dall’incendio del 2017

velia_parco_riapre-porta-rosa_locandina“Porta Rosa riapre alla città. Apertura di via Porta Rosa tra le Terme Ellenistiche e l’antica porta”: appuntamento a Velia giovedì 28 luglio 2022, alle 20: il tratto era stato chiuso a seguito dell’incendio del 2017 e riaperto grazie all’impegno e alla collaborazione tra il parco archeologico di Paestum e Velia, la Direzione regionale Musei Campania, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Salerno e Avellino e il Segretariato Regionale della Campania. Interverranno Tiziana D’Angelo, direttrice del Parco; Marta Ragozzino, direttore regionale Musei; e la soprintendente Raffaella Bonaudo. Per l’occasione l’area archeologica di Velia sarà aperta dalle 20 alle 23 (ultimo ingresso alle 22.15), con biglietto by night a 5 euro.

Paestum. Scoperti i resti della Porta Aurea durante i lavori di posa della linea elettrica. Direzione, Comune e Soprintendenza: progetto per valorizzare le mura antiche e scavare l’anfiteatro

Il direttore Gabriel Zuchtriegel sul cantiere in via Magna Grecia dove sono riemersi i resti della Porta Aurea di Paestum (foto Pa-PaeVe)

I resti della Porta Aurea di Paestum sono emersi da un cantiere sull’ex Strada statale 18. Un classico dell’archeologia. Un esempio di archeologia d’emergenza. L’importante scoperta l’altra mattina a Paestum nel corso dei lavori pubblici per il rifacimento della linea elettrica, condotti dalla società Sogea per conto di Enel Spa lungo via Magna Grecia e seguiti dalla Archeoservizi Sas, sotto la direzione scientifica della soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino. Nei pressi di Porta Aurea, l’accesso nord della città antica, parzialmente distrutta nel 1829 dall’attuale via Magna Grecia, ex SS 18, sono riemersi parte della pavimentazione e blocchi in calcare locale di uno dei due pilastri su cui poggiava l’arco della porta. Immediato il sopralluogo degli archeologi della soprintendenza – responsabile della tutela del territorio – che hanno rivisto il progetto iniziale per procedere a indagini archeologiche di approfondimento e far luce su questa porzione delle mura di Paestum, finora sconosciute se non da vecchie piante dell’Ottocento. “Questo rinvenimento”, dichiara Francesca Casule, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino, “testimonia che anche la realizzazione di opere pubbliche, costituisce un’occasione importante non solo per la tutela del patrimonio archeologico ma anche per la sua conoscenza. D’intesa con la Direzione del Parco si sta elaborando un progetto di valorizzazione dell’accesso settentrionale della città antica”.

Il sopralluogo del direttore Gabriel Zuchtriegel, la soprintendente Francesca Casule e il sindaco Franco Alfieri (foto Pa-PaeVe)

Questa scoperta rinforza il lavoro di ricerca, restauro e valorizzazione della cinta muraria condotto dal parco archeologico di Paestum e Velia nell’ambito dei progetti Pon che vedono l’investimento di circa 6 milioni di euro per la riqualificazione e riammodernamento dell’area archeologica di Paestum. “Da circa un anno stiamo lavorando intensamente lungo le mura di Paestum, uno dei complessi difensivi meglio conservati dell’Italia antica, lungo circa 5 km”, racconta il direttore, Gabriel Zuchtriegel. “I lavori di pulizia e restauro del tratto ovest delle mura ci hanno fatto scoprire un tempietto dorico in una zona periferica della città antica. È il momento di unire tutti i tasselli in un più ampio progetto di valorizzazione della città antica che coinvolga anche le altre istituzioni territoriali, innanzitutto Soprintendenza e Comune, ma anche i colleghi dell’università di Salerno che da tempo stanno portando avanti un progetto di ricerca sulle fortificazioni di Paestum”. Non si è fatta attendere la risposta dell’amministrazione comunale di Capaccio-Paestum guidata dal sindaco Alfieri che ha confermato l’impegno preso già qualche mese fa di restituire alla comunità l’anfiteatro di Paestum promuovendo un progetto di scavo unitamente alla riorganizzazione della viabilità intorno alle mura. “Paestum non finisce mai di sorprenderci”, dichiara il sindaco Franco Alfieri. “Sono ancora tante le bellezze da scoprire e noi come amministrazione non possiamo che essere al fianco degli organi del ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che tutelano e valorizzano la nostra storia. Abbiamo stanziato dei fondi per consentire ai cittadini di riappropriarsi di quanto è già loro: la collaborazione sarà la nostra più grande forza”.