Roma. In Curia Iulia la giornata internazionale di studi “Il miraggio egizio attraverso il tempo. La ricezione dell’Egitto in età greco romana” a cura di Ilaria Sforza con Claudio Castelletti: nuove prospettive metodologiche e interdisciplinari sulla ricezione dell’Egitto in età greco-romana
Venerdì 10 ottobre 2025 il parco archeologico del Colosseo promuove in Curia Iulia ospita la giornata internazionale di studi “Il miraggio egizio attraverso il tempo. La ricezione dell’Egitto in età greco romana”, alle 9.30, con ingresso libero ore 9.30 da largo della Salara Vecchia, previa prenotazione online: https://miraggioegizio.eventbrite.it. La giornata di studi, ideata e organizzata da Ilaria Sforza con la collaborazione di Claudio Castelletti, aspira a offrire nuove prospettive metodologiche e interdisciplinari sulla ricezione dell’Egitto in età greco-romana, favorendo il dialogo tra studiosi di diversa formazione – geografica, storica, storico-religiosa, letteraria, egittologica – a partire dall’esame delle fonti scritte: letterarie, storiografiche e documentarie. Nella tradizione di studi incentrata sul confronto tra Greci e “barbari”, di cui Alien Wisdom (Cambridge 1975) di Arnaldo Momigliano è forse il saggio più rappresentativo, si iscrive anche la serie di studi inaugurata da Christian Froidefond con il volume Le mirage égyptien (Aix-en-Provence 1971), da cui questa giornata di studi sulla ricezione dell’Egitto trae spunto. Il continuo scambio, culturale e cultuale, tra Greci ed Egizi nell’Antichità classica è stato evidenziato da importanti retrospettive critiche, come la monografia di Phiroze Vasunia, The Gift of the Nile (Berkeley 2001), sull’Egitto come costruzione culturale ellenica e quella di Corinne Bonnet e Laurent Bricault, Quand les dieux voyagent (Genève 2016), dedicata all’incontro tra i diversi culti in movimento nel Mediterraneo antico.
Programma. Alle 9.30, saluti istituzionali: Alfonsina Russo (DiVA –Dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale), Simone Quilici (parco archeologico del Colosseo), Roberta Alteri (parco archeologico del Colosseo). Presentazione: Ilaria Sforza (università di Roma Tor Vergata), Claudio Castelletti (università di Roma Tor Vergata). Alle 10, SESSIONE I Il territorio dell’Egitto disegnato dai Greci Chair: Virgilio Costa. Interventi: Serena Bianchetti (università di Firenze) “L’Egitto di Eratostene: un laboratorio per disegnare il mondo”; Veronica Bucciantini (università di Firenze) “La correlazione fra Egitto e India nella descrizione geografica degli alessandrografi”. Discussione. Alle 10.50, pausa caffè; 11.10, SESSIONE II L’Egitto dei Greci: fonti letterarie e storiografiche Chair: Serena Bianchetti. Interventi: Mauro Tulli (università di Pisa) “Dall’Egitto in Grecia: la trasmissione del racconto su Atlantide”; Virgilio Costa (università di Roma Tor Vergata) “Le fonti sulla Biblioteca di Alessandria”; Ilaria Sforza (università di Roma Tor Vergata) “Il Περὶ Αἰγυπτίων di Ecateo di Abdera: l’etnografia dell’Egitto nel primo ellenismo”; Yuri Volokhine (Université de Genève) “Manéthon et ses sources égyptiennes”. Discussione. Alle 12.50, pausa pranzo; 14, SESSIONE III Gli dèi degli Egizi e la loro ‘sapienza’ dal paganesimo al cristianesimo Chair: Corinne Bonnet. Interventi: Leone Porciani (università di Pavia) “Erodoto e i nomi degli dèi”; Giuseppe Lentini (Sapienza Università di Roma) “Solone e l’Egitto”; Laurent Bricault (Université Toulouse II Jean Jaurès) “De Joseph à Sérapis. Des pyramides d’Égypte au trône de Ravenne”; Chiara Di Serio (University of Cyprus) “La sapienza ‘barbara’ degli Egizi dagli autori greci ai Padri della Chiesa”. Discussione. Alle 15.40, pausa caffè; 16, SESSIONE IV Dalla parte degli Egizi: i documenti locali nel periodo greco-romano Chair: Laurent Bricault. Interventi: Susanne Töpfer (museo Egizio, Torino) “Scritti e lingue nell’Egitto del periodo greco-romano”; Letizia Loprieno (museo Egizio, Torino) “I ‘Libri della Respirazione’: tradizione e innovazione nella letteratura funeraria egiziana di età greco-romana”. Discussione. Alle 16.50, fine dei lavori.
Roma. In Curia Iulia giornata di studi “Nuovi dati dal complesso edilizio alle pendici occidentali del Palatino” per la presentazione dei primi risultati delle ricerche condotte tra il 2023 e il 2025 dal parco archeologico del Colosseo
Martedì 16 Settembre 2025, in Curia Iulia, giornata di studi “Nuovi dati dal complesso edilizio alle pendici occidentali del Palatino” per la presentazione dei primi risultati delle ricerche condotte tra il 2023 e il 2025 dal parco archeologico del Colosseo lungo le pendici nord-occidentali del Palatino, nella zona occupata dagli Horrea Agrippiana, lungo il vicus Tuscus, che hanno consentito l’eccezionale scoperta di un edificio monumentale con diverse fasi costruttive, finora inedito. La giornata sarà l’occasione per presentare anche il progetto di valorizzazione e apertura al pubblico per una migliore fruibilità e accessibilità da parte dei visitatori. Prenotazione obbligatoria fino a esaurimento dei posti disponibili su https://vicustuscus25.eventbrite.it. Programma: alle 9.30, saluti istituzionali di Alfonsina Russo, capo dipartimento per la Valorizzazione del Patrimonio culturale; e di Massimo Osanna, direttore generale Musei. Alle 9.45, Alfonsina Russo, “Presentazione del Progetto sul Complesso edilizio alle pendici occidentali del Palatino”; 10, Roberta Alteri, “Il Complesso edilizio alle pendici occidentali del Palatino: nuovi dati e prospettive di ricerca”; 10.45, Tavola rotonda: Salvatore Settis (presiede), Irene Bragantini, Filippo Coarelli, Ulf R. Hansson, Paolo Liverani, Eugenio Polito, Monica Salvadori. A seguire visita al complesso edilizio alle pendici occidentali del Palatino.
Roma. Aperta la mostra “Magna Mater tra Roma e Zama”, un progetto espositivo internazionale che intreccia archeologia, mito e cooperazione culturale tra Italia e Tunisia, articolata tra Foro romano e Palatino, in sei sedi, per un viaggio immersivo nella storia e nella diffusione del culto della Magna Mater

La figura della Magna Mater – la Grande Madre è al centro della mostra “Magna Mater tra Roma e Zama” articolata tra Foro romano e Palatino (foto PArCo)

I ministri della Cultura Amina Srarfi e Alessandro Giuli all’inaugurazione della mostra “Magna Mater tra Roma e Zama” al Foro romano e Palatino (foto emanuele antonio minerva / mic)
Dal 6 giugno al 5 novembre 2025, il parco archeologico del Colosseo ospita la mostra “Magna Mater tra Roma e Zama”, un progetto espositivo internazionale che intreccia archeologia, mito e cooperazione culturale tra Italia e Tunisia. Promossa dal parco archeologico del Colosseo in collaborazione con l’Institut National du Patrimoine Tunisien, la mostra, inaugurata alla presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli e di M.me Amina Srarfi, titolare del Ministère des affaires culturelles -Tunisie وزارة الشؤون الثقافية – تونسè curata da Alfonsina Russo, Tarek Baccouche, Roberta Alteri, Alessio De Cristofaro e Sondès Douggui-Roux con Patrizio Pensabene, Aura Picchione e Angelica Pujia. Al centro dell’esposizione è la figura della Magna Mater – la Grande Madre – antica divinità dalle molteplici identità (Kubaba, Cibele, Kybele, Meter Theon), venerata per oltre un millennio in Anatolia, Grecia e Roma. La mostra ne ripercorre origini e trasformazioni, dal culto frigio all’adozione ufficiale a Roma nel 204 a.C., quando – secondo il responso dei Libri Sibillini – la sua immagine aniconica fu trasferita da Pessinunte al Palatino, divenendo simbolo di salvezza e rigenerazione per l’Urbe. La mostra riannoda, attraverso il filo rosso della memoria, le strette relazioni culturali esistenti nel mondo antico tra le due sponde del Mediterraneo. Zama, celebre per la battaglia decisiva della Seconda guerra punica (202 a.C.) fu anche un importante centro numidico e successivamente romano. E, al centro di questa esposizione, è il legame simbolico e religioso tra il santuario africano e quello romano del Palatino, cuore del culto della Magna Mater nell’Impero.
Il percorso espositivo si snoda attraverso sei sedi all’interno del Parco, offrendo un viaggio immersivo nella storia e nella diffusione del culto della Magna Mater. Particolarmente significativa è la sezione allestita nel Tempio di Romolo, che presenta per la prima volta al pubblico le opere provenienti dagli scavi di Zama Regia: straordinarie evidenze archeologiche della presenza del culto della Magna Mater nel Nord Africa romano. La Curia Iulia amplia la prospettiva alle province dell’Impero – dall’Egitto alle Gallie, dalla Tracia alla Britannia – con una riflessione sulla diffusione e trasformazione del culto in epoca tardoantica. Sul Palatino, alle Uccelliere Farnesiane, i visitatori possono esplorare le radici orientali della dea e la loro trasmissione nel mondo greco ed ellenistico, con un focus particolare sul carattere misterico del culto. Il Tempio della Magna Mater ospita una sezione dedicata all’introduzione del culto a Roma durante la Seconda guerra punica, che mette in evidenza i significati politici e storici dell’evento. Il Ninfeo della Pioggia propone un’installazione emozionale che restituisce suoni, gesti e simboli della ritualità romana legata al culto. Infine, al Museo del Foro Romano, la mostra si chiude con una selezione di opere d’arte che illustrano la fortuna iconografica, letteraria e filosofica della dea tra Rinascimento e Seicento.

I ministri Amina Srarfi e Alessandro Giuli alla mostra “Magna Mater tra Roma e Zama” (foto emanuele antonio minerva / mic)
“La mostra Magna Mater tra Roma e Zama”, dichiara Alessandro Giuli, ministro della Cultura, “è un esempio concreto di diplomazia culturale tra Italia e Tunisia, realizzato nell’ambito del Piano Mattei. Frutto della cooperazione tra studiosi, istituzioni e restauratori dei due Paesi, dimostra come la valorizzazione del patrimonio condiviso possa diventare un efficace strumento di dialogo, ricerca e sviluppo sostenibile. Valorizzare la figura della Magna Mater grazie ai rinvenimenti tunisini e a questa mostra consente al nostro Ministero di dare vita a una manifestazione culturale la cui importanza travalica la sola archeologia, promuovendo lo studio storico di un’esperienza religiosa i cui valori e significati conservano una forte attualità, per tutte le culture che vivono affacciate sul grande Mare nostrum”. E Amina Srarfi, Ministre des affaires culturelles: “La mostra Magna Mater da Zama a Roma ricorda a tutti noi i valori cari alla Tunisia, dove la storia non riguarda solo Cartagine, ma anche tutte le altre regioni del Paese. Come capitale del mondo numidico, Zama era molto aperta alla storia del Mediterraneo e molto influenzata dalla romanizzazione. Come Cartagine, Hadrumète e Utique, era un luogo di fermento politico, economico e sociale. Questa mostra, i cui pezzi provengono da Zama Regia, riflette lo scambio culturale e religioso tra il mondo numidico e Roma al tempo dell’Africa romana”.
“La concezione di questa esposizione”, dichiara Tarek Baccouche, direttore dell’Istituto nazionale del Patrimonio di Tunisi, “è il frutto di un lavoro collettivo di ricercatori, conservatori e restauratori delle due Istituzioni, italiana e tunisina. Essa offre ai lettori un mosaico di dati scientifici, tecnici, geografici, economici e patrimoniali sul sito di Zama e, attraverso di esso, sull’intera regione. Questa mostra e gli accordi istituzionali stipulati creano, da un lato, un legame tra i nostri Paesi, dall’altro un ponte che farà viaggiare ogni lettore nel tempo attraverso una visita virtuale a Zama”. E Alfonsina Russo, capo dipartimento per la valorizzazione del Patrimonio culturale e direttore del parco archeologico del Colosseo, commenta: “Questa esposizione rappresenta un ponte prezioso tra culture e memorie antiche. Attraverso un percorso che si articola in più sedi del Parco, la mostra racconta le origini del culto, la sua diffusione nel mondo greco e romano e in tutto il Mediterraneo antico. Questo legame ha costituito la base per sviluppare un progetto di valorizzazione e di rilettura complessiva della storia e dell’archeologia attraverso la figura della Magna Mater”.
Roma. In Curia Iulia il convegno internazionale tematico “Horrea. Luoghi economia e società nel mondo romano” in occasione del restauro e del progetto di valorizzazione degli Horrea Piperataria lungo il vicus ad Carinas al Foro Romano. Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria
In occasione del restauro e del progetto di valorizzazione degli Horrea Piperataria situati lungo il vicus ad Carinas al Foro Romano, il parco archeologico del Colosseo organizza il convegno internazionale tematico “Horrea. Luoghi, economia e società nel mondo romano”, a cura di Alfonsina Russo, Roberta Alteri, Alessio De Cristofaro, Domenico Palombi. Comitato scientifico: Evelyne Bukowiecki, Maria Letizia Caldelli, Elio Lo Cascio, Filippo Coarelli, Cyrill Courier, Federico De Romanis, Julien Dubouloz, Andrea Giardina, Gian Luca Gregori, Nicolas Laubry, Emanuele Papi, Françoise Van Haeperen, Catherine Virlouvet, Fausto Zevi. Appuntamento in Curia Iulia nei giorni 10-11-12 dicembre 2024. Ingresso gratuito con prenotazione: martedì 10 dicembre, prima giornata, PRENOTA QUI: https://convegnohorrea_10dic.eventbrite.it; mercoledì 11 dicembre, seconda giornata, PRENOTA QUI: https://convegnohorrea_11dic.eventbrite.it; giovedì 12 dicembre, terza giornata, PRENOTA QUI: https://convegnohorrea_12dic.eventbrite.it.
Nella letteratura archeologica sono abitualmente definiti come horrea tutti quegli spazi architettonici, pubblici o privati, funzionali allo stoccaggio, alla conservazione e alla gestione di merci e beni mobili. Il termine, di incerta etimologia, è talvolta impiegato anche per identificare edifici che con gli horrea propriamente detti condividono, solo o in parte, il generale assetto plano-volumetrico, pur essendo destinati ad altre funzioni (produttive, burocratiche). Gli horrea, come modernamente intesi, rappresentano una categoria di testimonianze monumentali di rilevante importanza per la storia politica, economica e sociale del mondo romano, e un osservatorio privilegiato per analisi architettoniche, storico-topografiche e di cultura materiale di singoli contesti o aree di Roma e delle Province dell’Impero.

Horrea piperataria situati lungo il vicus ad Carinas al Foro Romano: disegno (foto PArCo)
Il Convegno si pone l’obiettivo di affrontare il tema degli horrea in contesti urbani e in modo comparativo, secondo punti di osservazione e prospettive metodologiche diverse, al fine di coordinare e correlare le più recenti e innovative ricerche sull’argomento in un quadro organico che possa costituire un proficuo spazio di condivisione e discussione di dati e opinioni. Lo scopo è quello di fare il punto su uno dei temi della cultura romana di età repubblicana e imperiale meno considerati dalla letteratura scientifica più recente, in un’ottica di archeologia globale. Particolare attenzione sarà riservata alle analisi archeologiche, architettoniche e topografiche finalizzate alla nuova e migliore conoscenza di contesti noti o inediti; alle ricerche filologiche o storico-antiquarie volte all’indagine etimologica del termine horreum, alla sua applicazione da parte dei Moderni e alla semiotica di questi spazi.
Le giornate del Convegno si concentreranno inoltre sul funzionamento, l’organizzazione e la gestione dei magazzini con particolare riguardo al funzionamento tecnico, alle capacità di stoccaggio e all’organizzazione a volte molto sofisticata, dallo scarico delle merci nelle aree di arrivo (a volte remote) all’organizzazione dello stoccaggio stesso, compresa la movimentazione all’interno dell’edificio. Tenendo conto della tipologia di merci e delle derrate immagazzinate, l’attenzione sarà rivolta al peso degli horrea nell’economia romana e al loro inserimento nelle reti commerciali. Allo stesso modo, particolare attenzione sarà dedicata ai mestieri dei magazzini, la “società degli horrea”, generalmente evidenziate nelle iscrizioni, con l’obiettivo di determinare il ruolo di queste figure professionali, di ricostruire le catene operative e commerciali, di evidenziare le gerarchie sociali e gli elementi di identità e coesione, anche religiosa.
Un’ultima serie di interventi potrebbe considerare gli horrea dal punto di vista giuridico: carattere privato o pubblico sia degli edifici che del loro sfruttamento; regolamentazione pubblica in materia di costruzione e uso delle strutture (risoluzione dei conflitti inerenti all’immagazzinamento e allo sfruttamento; stoccaggio e distribuzioni pubbliche). Non da ultimo l’attenzione del Convegno sarà rivolta alle ricerche sulla percezione emica di questi spazi nel mondo antico e sulla loro ricezione e reinterpretazione nella cultura europea di età moderna; ad analisi di casi studio inerenti interventi di restauro, conservazione e valorizzazione.

Le indagini archeologiche agli Horrea Agrippiana nell’angolo nord-occidentale del Palatino (foto PArCo)
PROGRAMMA 10 DICEMBRE 2024. Alle 9.30, saluti istituzionali; introduzione generale del Convegno: Alfonsina Russo (capo dipartimento per la Valorizzazione del patrimonio culturale, direttore parco archeologico del Colosseo). TEMI GENERALI presidente Andrea Carandini (professore emerito Sapienza Università di Roma): 9:50, Catherine Virlouvet (Aix-Marseille Université/Centre Camille Jullian) “Da Geoffrey Rickman agli horrea piperataria: mezzo secolo di ricerca sullo stoccaggio”; 10.10, Federico De Romanis (università di Roma Tor Vergata) “Horrea granari in modalità dinamica”; 10.30, Françoise van Haeperen (Université catholique de Louvain) “Dèi, culti e horrea”; 10.50, Giovanna Di Giacomo (università di Roma Tor Vergata) “Epigrafia degli horrea in Roma. Proprietari, operatori, negozianti, merci”; 11.10, Mattia Pietro Balbo (università di Torino) “Assistenzialismo o incentivo economico? I prezzi del grano e la politica frumentaria nella repubblica romana secondo Dureau de la Malle”; 11.30, coffee break. ROMA presidente: Carlo Pavolini (socio corrispondente della Pontificia Accademia Romana di Archeologia): 12, Urbano Cristini (ricercatore indipendente) “Horrea a Roma e Costantinopoli in età tardo antica”; 12.20, Fabiana Battistin (università della Tuscia) “Tornando a cercare “horrea” sui frammenti della Forma Urbis marmorea”; 12.40, Gian Luca Gregori (Sapienza Università di Roma), Francesco Di Bartolomeo (Sapienza Università di Roma) “La dedica al Genius degli horrea Agrippiana e il paesaggio del sacro negli horrea urbani”; discussione; 13, pausa pranzo. ROMA presidente: Carlo Pavolini (socio corrispondente della Pontificia Accademia Romana di Archeologia): 14.30, Alessia Palladino (ricercatore indipendente) “I sacra degli Horrea Seiana. Alcune osservazioni sul rapporto tra magazzini e religione romana”; 14.50, Roberta Alteri (parco archeologico del Colosseo) “Il paesaggio orreario tra Velia, Foro Romano e Palatino”; 15.10, Dora Cirone (Paideia), Alessio De Cristofaro (soprintendenza speciale Archeologia Belle arti e Paesaggio di Roma) “Gli Horrea Agrippiana rivisitati. I nuovi dati dalle indagini del Signum Vortumni Project”; 15.30, Mattia Ippoliti (Sapienza Università di Roma) “Horrea Vespasiani. La pendice settentrionale del Palatino tra l’incendio del 64 d.C. e l’Alto Medioevo”; 15.50, Domenico Palombi (Sapienza Università di Roma) “Horrea Piperataria”; 16.10, Rita Volpe (già Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali) “Lungo il Tevere: questioni di approdi, commerci e magazzini”; 16.30, coffee break; 16.50, Fulvio Coletti (parco archeologico del Colosseo), Alessia Contino (Segretariato regionale per il Lazio), Renato Sebastiani (già soprintendenza speciale Archeologia Belle arti e Paesaggio di Roma), Lucilla D’Alessandro (Istituto Villa Adriana e Villa d’Este), Barbara Rossi (soprintendenza speciale Archeologia Belle arti e Paesaggio di Roma) “La piana sub aventina a Roma: il quartiere commerciale e logistico dell’Urbs, le attività manifatturiere e lo stoccaggio delle merci. Il caso emblematico degli Horrea del Nuovo Mercato Testaccio”; 17.10, Linda Stoeßel (Johannes Gutenberg-Universität Mainz) “A unique type of horrea for the urbs. Architecture, Decor and Topography of the horrea for the retail trade in Rome in the early Imperial Period”; 17.30, Daniel P. Diffendale (Scuola Superiore Meridionale di Napoli), Pauline Ducret (École française de Rome) “Et iacentia permaneant in locis patentibus: lo stoccaggio dei materiali di costruzione nella Roma repubblicana e augustea”; discussione.

Disegno ricostruttivo degli Horrea di Ostia antica visti da nord (I. Gismondi) (foto parco archeologico ostia antica)
PROGRAMMA 11 DICEMBRE 2024. I PORTI DI ROMA: OSTIA, PORTUS, PUTEOLI presidente: Nicolas Laubry (Université Paris-Est Créteil/CRHEC): 9.30, Alessandro D’Alessio (parco archeologico di Ostia antica), Claudia Tempesta (parco archeologico di Ostia antica) “Per una topografia del grano ad Ostia: i luoghi di stoccaggio, misurazione e distribuzione”; 9.50, Evelyne Bukowiecki (École française de Rome) “La pianificazione tecnica e logistica degli horrea del sistema portuario Ostia-Portus”; 10.10, Maria Letizia Caldelli (Sapienza Università di Roma) “Organizzazione degli horrea a Portus in età tardo antica: status quaestionis”; 10.30, Giuseppe Camodeca (università di Napoli Orientale) “Gli horrea di Puteoli nei documenti dell’archivio dei Sulpicii”; 10.50, Enrico Gallocchio (parco archeologico dei Campi Flegrei) “Il Portus Julius di Puteoli: dai lussi agli horrea e ritorno”; 11.10, Michele Stefanile (Scuola Superiore Meridionale), Michele Silani (università della Campania Luigi Vanvitelli), Maria Luisa Tardugno (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Napoli) “Horrea e granai nel porto di Puteoli”; 11.30, coffee break. ITALIA presidente: Antonio Pizzo (Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma – EEHAR-CSIC): 11.50, Marina Pizzi (università di Regensburg) “Immagazzinamento e rifornimenti nella Tarda Antichità: le strutture di stoccaggio dell’Italia suburbicaria”; 12.10, Davide Gorla (università Cattolica di Milano), Luca Polidoro (direzione regionale Musei nazionali Lombardia) “Dalla campagna alla città: Horrea rurali tardo antichi dell’Italia nord-occidentale”; 12.30, Bruno Brunella (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo Vicenza), Giuliana Cavalieri Manasse (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo Vicenza) “Gli horrea di Verona”; discussione; 13, pausa pranzo. ITALIA presidente: Antonio Pizzo (Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma – EEHAR-CSIC): 14.30, Daniela Cottica (università Ca’ Foscari Venezia), Cristiano Tiussi (direttore Fondazione Aquileia), Andrea Cipolato (università Ca’ Foscari Venezia) “Gli spazi di stoccaggio ad Aquileia: nuovi dati e riflessioni”; 14.50, Francesco Sirano (parco archeologico di Ercolano) “Immagazzinamento e distribuzione del cibo ad Ercolano, piccola città dell’Impero”; 15.10, Ivo van der Graaff (University of New Hampshire), John R. Clarke (University of Texas at Austin), Michael Thomas (Edith O’Donnell Institute of Art History, University of Texas at Dallas), Jennifer Muslin (Loyola University Chicago), Zoe Schofield (Touchstone Archaeology, Essex, UK), Nayla Muntasser (University of Texas at Austin) “Daily Operations and Development of a Commercial Warehouse at Oplontis Villa B”; 15.30, Gabriel Zuchtriegel (parco archeologico di Pompei), Serena Guidone (parco archeologico di Pompei), Alessandro Russo (parco archeologico di Pompei), Giuseppe Scarpati (parco archeologico di Pompei) “L’economia di Pompei attraverso i suoi spazi: gli horrea dell’Insula Meridionalis”; 15.50, coffee break; 16.10, Maximilian F. Rönnberg (Albert-Ludwigs-Universität Freiburg) “New Research in the Horreum of Cosa”; 16.30, Giovanni Di Stefano (università della Calabria) “Camarina. Granai e misure di aridi”; discussione.

Gli horrea romani di Narbonne in Francia (foto wp)
PROGRAMMA 12 DICEMBRE 2024. IMPERO presidente: Maria Letizia Caldelli (Sapienza Università di Roma): 9.30, Javier Salido Domínguez (Universidad Autónoma de Madrid) “Sulla capacità degli horrea nell’Occidente romano: una prospettiva archeologica del rapporto città-campagna”; 9.50, Olivier Ginouvez (Inrap, UMR5140 ASM), Julien Ollivier (DRAC Occitanie, UMR5608 Traces), Corinne Sanchez (CNRS, UMR5140 ASM), Grégory Vacassy (Inrap, UMR5140 ASM), Maria Luisa Bonsangue (Université de Picardie Jules Verne, UR4284 TrAme) “Les horrea de Narbonne”; 10.10, Marine Lépée (École française de Rome) “Édifices de stockage et construction du tissu urbain : regards croisés sur les entrepôts de la vallée du Rhône et de la vallée du Pô (Ier-IVe s. apr. J.-C.)”; 10.30, Emanuele Papi (Scuola Archeologica Italiana di Atene, Università di Siena) “Magazzini per il grano degli Ateniesi”; 10.50, Marcello Spanu (università Roma Tre) “Aspetti topografici e sociali dei depositi ellenistici e romani in Asia Minore”; 11.10, Fatma Keshk (The American University in Cairo) “Houses’ open spaces as functional activity areas in ancient and modern Egypt”; 11.30, coffee break; 11.50, Mohamed-Riadh Hamrouni (Université de Kairouan, Université de Sousse, Tunisie) “Les horrea de l’Afrique romaine : état et bilan de la recherche sur la documentation épigraphique et archéologique découverte en Tunisie”; 12.10, Francesco Martorella (università della Basilicata) “Magazzini dell’Africa romana in contesti mauretani e numidici”; discussione; 13, pausa pranzo. SEZIONE POSTER presidente Sessione Poster: Filippo Coarelli (professore emerito): 14.30, ROMA: Casi studio. Discute: Paolo Liverani (Università degli Studi di Firenze); Luca Masciale (Sapienza Università di Roma) “Merci e funzionamento degli horrea di Roma: una ricognizione delle fonti scritte”; Federica Michela Rossi (Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali), Carla Termini (Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali), Rita Volpe (già Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali) “Una struttura al servizio delle Terme di Traiano: l’horreum delle Sette Sale”; Fulvio Coletti (parco archeologico del Colosseo), Alessia Contino (Segretariato regionale per il Lazio) “Un horreum per lo stoccaggio, la trasformazione e la vendita delle anfore da destinare al mercato edilizio nella valle Sub-aventina, a sud del monte Testaccio”; Marzia Di Mento (ricercatore indipendente), Filippo Salamone (ricercatore indipendente) “L’horreum dall’hotel Ambasciatori Palace di Via Vittorio Veneto (Roma). Nuove prospettive di ricerca per il settore di servizio degli Horti Sallustiani”; Franco Tella (ricercatore indipendente) “Edifici a cellae nel sottosuolo di via Giovanni Branca a Testaccio: nuove considerazioni”. OSTIA E PORTUS: Casi studio. Discute Fausto Zevi (Accademia dei Lincei); Dario Daffara (parco archeologico di Ostia antica), Davide I. Pellandra (ricercatore indipendente) “Il “grande e robusto edificio” presso Tor Boacciana a Ostia: un probabile horreum e la sua trasformazione in età tardo-antica”; Cristian D’Ammassa (università di Huelva), Renato Sebastiani (già soprintendenza speciale Archeologia Belle arti e Paesaggio di Roma) “Portus. Strutture utilitarie e di magazzino tardo-antiche e alto-medievali presso la Fossa Traiana”; Mariangela Maura (ricercatore indipendente) “Gli horrea sotto il cd. “Casalone”: riesame del contesto archeologico per una definizione del paesaggio suburbano di Ostia”. L’ITALIA E L’IMPERO: Casi studio. Discute: Carlo Pavolini (socio corrispondente della Pontificia Accademia Romana di Archeologia), Anna Maria Fedeli (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano), Furio Sacchi (università Cattolica del Sacro Cuore Milano), Leonardo Santarelli (università Cattolica del Sacro Cuore Milano) “L’horreum tardoantico di via dei Bossi a Milano: riesame di una scoperta della seconda metà del Novecento”; Gloria Bolzoni (museo Archeologico Val Tidone), Antonino Crisà (Prince Mohammad Bin Fahd University, Saudi Arabia), Enrico Croce (università di Milano), Federica Grossi (università di Milano), Stefano Nava (università di Milano), Lorenzo Zamboni (università di Milano) “A subterranean warehouse in Bedriacum (CR). Storage and resilience in a rural small town in Cisalpine Gaul”; Jacopo Bonetto (università di Padova), Giovanna Falezza (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo Vicenza), Simonetta Bonomi (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo Vicenza), Wieke de Neef (Universität Bamberg), Caterina Previato (università di Padova) “L’horreum della Mansio Hadriani: indagini multidisciplinari su un grande edificio per il commercio antico nel Delta del Po”; Simonetta Menchelli (università di Pisa), Paolo Sangriso (università di Pisa) “Gli horrea dei Vada Volaterrana in loc. San Gaetano: gestione e funzionamento”; Francesca Letizia Rizzo (CNR-ISPC) “Magazzini, infrastrutture e retroterra produttivo nella media valle del Tevere: la villa romana di Campo La Noce (Graffignano – Vt)”; Maria Diletta Colombo (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Molise), Chiara Casale (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Molise) “Horrea, celle doliarie e produzioni artigianali nel territorio di Pozzilli (IS): dati di scavo e proposte per la valorizzazione”; Marc Bouzas Sabater (Universitat de Girona), Josep Burch i Rius (Universitat de Girona), Elisabet Moner Coll (Universitat de Girona), Javier Salido Domínguez (Universidad Autónoma de Madrid), David Vivó Codina (Universitat de Girona) “Forms of grain storage in the Republican rural settlement of Collet”; Carmelo Malacrino (università Mediterranea di Reggio Calabria) “Gli horrea in Asia Minore. I complessi di Andriake e Patara tra conservazione e musealizzazione”; Cyrille Ducourthial (Service archéologique de la Ville de Lyon) “Le réseau de galeries en « arêtes de poisson » : des horrea subterranea liés au sanctuaire des Trois Gaules?”.
Roma. Nelle Uccelliere degli Orti Farnesiani sul colle Palatino ultimi giorni per la mostra “Splendori Farnesiani. Il Ninfeo della Pioggia ritrovato”, che evoca la Wunderkammer immaginaria dei Farnese

Mostra “Splendori Farnesiani. Il Ninfeo della Pioggia ritrovato” arricchita con installazioni multimediali (foto PArCo)
Con il termine tedesco “Wunderkammer” si indica l’ambiente di una residenza destinato a raccogliere esemplari rari o bizzarri, di storia naturale o artefatti, apparentemente ammassati senza alcun criterio, ma in realtà accostati per analogie e metafore: una “Camera delle Meraviglie”. Ambite da tutte le grandi casate d’Europa, queste collezioni, considerate le antenate dei musei, si diffondono nei primi anni del Cinquecento e sono particolarmente apprezzate fino al Settecento in quanto utili strumenti per mostrare la cultura e il potere del proprietario. Lo spirito della Wunderkammer ideale dei Farnese è ora evocato in una delle Uccelliere degli Orti Farnesiani sul colle Palatino: con l’ausilio della tecnologia è stato ricreato quello che non può essere esposto in originale, esattamente come agli artisti del Seicento era chiesto di sostituire le opere mancanti nelle Camere delle Meraviglie realizzando delle copie fedeli. Fino al 7 aprile 2024 è aperta la mostra “Splendori Farnesiani. Il Ninfeo della Pioggia ritrovato”, a cura di Alfonsina Russo, Roberta Alteri e Alessio De Cristofaro, ideata per offrire ai visitatori una ricostruzione di quelli che furono i valori, i significati e gli usi del Ninfeo e di tutti gli Orti Farnesiani nel momento di loro massimo splendore, tra la seconda metà del XVI e il XVII secolo. Un viaggio ideale nell’effimero e nella cultura immateriale barocca che caratterizzarono i celebri giardini farnesiani, teatro di delizie, ricerca, cerimonie e di autorappresentazione politica di una delle più importanti famiglie italiane dell’epoca. Attraverso quadri, disegni dall’antico, stampe, sculture in bronzo, oggetti d’arte e innovativi apparati digitali, la mostra permette ai visitatori di immergersi nella vita e nelle atmosfere del tempo, accostandosi non solo alla storia degli Orti e dei Farnese, ma alla stessa mentalità e visione del mondo che caratterizzava l’aristocrazia romana e italiana tra il tardo rinascimento e il Seicento.

Allestimento della mostra “Splendori Farnesiani. Il Ninfeo della Pioggia ritrovato” (foto PArCo)
Con l’ausilio di installazioni multimediali, la Wunderkammer immaginaria dei Farnese si trasforma sotto gli occhi del visitatore, dando vita a tre mondi che tra meraviglia, stupore, emozioni e turbamento, fondono insieme reale e virtuale: il mondo dell’Orto Botanico, rappresentato delle pagine animate dell’Aldini, autore della prima e unica edizione dell’opera dedicata ai giardini, che è anche la prima descrizione di un orto botanico italiano; quello delle Uccelliere, sulle cui pareti si alternano volatili esotici come pappagalli, galline d’India e pavoni; in ultimo, il mondo del Serraglio Farnese con la riproduzione del celebre dipinto di Agostino Carracci “Triplo ritratto di Arrigo Peloso, Pietro Matto e Amon Nano” realizzato sul finire del Cinquecento a Roma e conservato nel museo e real bosco di Capodimonte a Napoli, che sintetizza la predilezione del tempo per tutto ciò che deviava dalla norma, il diverso o “monstrum”, inteso anche come prodigio.

Allestimento mostra “Splendori Farnesiani. Il Ninfeo della Pioggia ritrovato” (foto PArCo)
“Ricostruire in modo filologico e raccontare l’effimero e il patrimonio immateriale di un’epoca conclusa non è mai semplice. È sempre necessario un attento lavoro di ricerca che metta insieme i documenti, i testi, i monumenti e gli oggetti che di una data epoca costituiscono testimonianza storica”, commenta Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo. “Poi bisogna affrontare la sfida del racconto, in forme che devono essere accessibili e comprensibili a tutti, senza però semplificare o banalizzare. In questo, il PArCo investe molto in innovazione, grazie alla sperimentazione e all’uso del multimediale e delle tecniche dello storytelling”.
Roma. Aperto al Tempio di Romolo al Foro Romano “Lo sguardo del tempo. Il Foro Romano in età moderna”, il nuovo allestimento temporaneo vera e propria introduzione alla visita del Foro Romano

Locandina della mostra “Lo sguardo del tempo” al Tempio di Romolo al Foro romano dal 21 novembre 2023 al 28 aprile 2024
Una inedita introduzione alla visita del Foro Romano è quanto si propone “Lo sguardo del tempo. Il Foro Romano in età moderna”, il nuovo allestimento temporaneo al Tempio di Romolo, al Foro Romano, a cura di Alfonsina Russo, Roberta Alteri, Alessio De Cristofaro, inaugurato il 21 novembre 2023 e aperto al pubblico da mercoledì 22 novembre 2023 fino al 28 aprile 2024, tutti i giorni, dalle 9 alle 15.30, con qualsiasi tipo di biglietto in corso di validità.

Panorama del Foro Romano e, in fondo, c’è il Colosseo (foto PArCo)

Veduta del Foro Romano in un’acquaforte di Giambattista Piranesi (foto PArCo)
Il Foro Romano oggi si presenta ai visitatori e ai turisti nell’aspetto assunto a partire dagli anni dell’Unità d’Italia, dopo una lunga serie di scavi, ma pochi conoscono quale sia stato l’aspetto di questi luoghi prima della stagione di scavi e allestimenti più recenti, quando l’area del Foro Romano era uno straordinario paesaggio semi-rurale ai margini della città abitata, che tuttavia rappresentava per viaggiatori ed eruditi di tutta Europa il cuore antico dell’Urbe e uno dei luoghi più amati e celebrati della cultura internazionale. Il nuovo allestimento temporaneo “Lo Sguardo del Tempo. Il Foro Romano in età moderna” è stato ideato per colmare questa lacuna.

La mostra “Lo sguardo del tempo” al Tempio di Romolo al Foro Romano (foto simona murrone)

Pianta topografica di Roma Antica: tra i documenti esposti nella mostra “Lo sguardo del tempo” al Tempio di Romolo al Foro Romano (foto simona murrone)
Attraverso una ricca serie di testimonianze iconografiche riproposte in copia o in digitale (disegni, stampe, quadri, fotografie, filmati) e l’esposizione di una piccola raccolta di oggetti-memoria legati alla cultura materiale del Grand Tour e alla vita quotidiana e professionale di chi visse e lavorò nel Foro Romano (stampe, quadri, modelli, libri, micro-mosaici, ventagli, strumenti scientifici, etc.), l’allestimento racconta la storia del Foro Romano come paesaggio tra il Cinquecento e il Novecento, concentrando la sua attenzione su alcuni temi nodali: la riscoperta dell’Antico nel Rinascimento, ma anche l’uso del Foro Romano come cava di materiali per la Roma moderna, come paesaggio classico ideale e come spazio rurale (Campo Vaccino); il Grand Tour e l’interesse degli eruditi; i primi studi scientifici e progetti di sistemazione dell’area; l’uso civico e politico dello spazio durante l’età dei nazionalismi e nella contemporanea civiltà di massa.
Roma. Al Tempio di Romolo nel Foro Romano apre la mostra “Il viaggio di Enea. Da Troia a Roma” per promuovere e diffondere la conoscenza del mito di Enea e dell’itinerario culturale “Rotta di Enea”, raccontato attraverso 24 opere, databili fra il VII secolo a.C. e la piena età imperiale

Locandina della mostra “Il viaggio di Enea da Troia a Roma” al Tempio di Romolo nel Foro Romano dal 15 dicembre 2022 al 10 aprile 2023

Mappa della rotta di Enea da Troia alle coste del Lazio (foto associazione Rotta di Enea)
Il mito di Enea, cantato da Virgilio nell’Eneide, ha pervaso profondamente la cultura europea. Abbandonata Troia, distrutta dagli Achei, l’eroe lascia la sua terra e intraprende un lungo viaggio verso Occidente per raggiungere una nuova patria per i Troiani superstiti e dar vita a una stirpe da cui nascerà Romolo, fondatore di Roma e suo primo re. Enea impersona i valori della tradizione romana: la lealtà, il senso di appartenenza alla collettività, il rispetto per la famiglia, per lo stato e per gli dèi. Oggi la figura dell’eroe troiano rappresenta l’emblema dell’incontro possibile fra culture diverse e della speranza nel futuro. Il 15 dicembre 2022, al Tempio di Romolo nel Foro Romano, apre la mostra “Il viaggio di Enea. Da Troia a Roma”, ideata e organizzata dal parco archeologico del Colosseo in collaborazione con l’associazione Rotta di Enea per promuovere e diffondere la conoscenza del mito di Enea e dell’itinerario culturale “Rotta di Enea” certificato dal Consiglio d’Europa nel 2021. L’esposizione, curata da Alfonsina Russo, direttrice del parco archeologico del Colosseo, Roberta Alteri, Nicoletta Cassieri, Daniele Fortuna, Sandra Gatti, sarà visitabile fino al 10 aprile 2023.

Enea ferito: affresco dalla Casa di Sirico a Pompei, conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
“Questo progetto consente di raccontare il viaggio e il mito di Enea attraverso preziosi reperti provenienti da tutta Italia, alcuni mai esposti in precedenza”, sottolinea Alfonsina Russo. “Un modo per conoscere la storia di una rotta leggendaria le cui radici affondano nella notte dei tempi e che è entrata precocemente a far parte dei miti più antichi di Roma. Una rotta che oggi può essere valorizzata e ripercorsa anche grazie all’importante riconoscimento ricevuto nel 2021 dal Consiglio d’Europa, che l’ha inclusa tra gli Itinerari culturali certificati e che ha visto il parco archeologico del Colosseo tra i primi aderenti a questo network sin dal 2019” ha dichiarato Alfonsina Russo, direttrice del parco archeologico del Colosseo”. E Giovanni Cafiero, presidente dell’associazione Rotta di Enea: “Promuovere le comuni radici europee, che si sono formate attraverso i viaggi e gli scambi che hanno avuto luogo nel Mediterraneo Antico testimoniate dai magnifici reperti esposti nella mostra, rappresenta una missione fondamentale della nostra associazione. La Raccomandazione del Parlamento Europeo alla Commissione del settembre 2022 per una nuova Agenda per il Mediterraneo citando la Rotta di Enea riconosce il valore del nostro itinerario come ponte e infrastruttura culturale. Un valore che il parco archeologico del Colosseo ha da subito abbracciato, nella comune convinzione dell’importante ruolo che la cultura può svolgere nella società e nelle relazioni internazionali”.

Particolare della Statua di terracotta raffigurante il Palladio, dal santuario di Minerva a Lavinium (V sec. a.C.) conservato al museo civico Archeologico Lavinium (foto museo lavinium)

Cratere apulo a figure rosse raffigurante Achille che trascina il cadavere di Ettore da Ruvo di Puglia (370-360 a.C.) conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
Nella mostra, che ha ricevuto la collaborazione istituzionale del museo e scavi archeologici di Troia, la storia di Enea è presentata attraverso 24 opere di grande interesse, databili fra il VII secolo a.C. e la piena età imperiale, prestate da 12 diverse istituzioni nazionali. Le opere sono proposte secondo percorsi tematici chiave come le immagini di Enea, di suo padre Anchise e di sua madre la dea Afrodite; le raffigurazioni della guerra di Troia; il Palladio – talismano della salvezza prima di Troia e poi di Roma – e infine lo sbarco nel Lazio e la fondazione di Lavinium, dove le scoperte archeologiche hanno dato concretezza alla leggenda dell’eroe. Tra i preziosi reperti in mostra si ricordano il monumentale cratere apulo a figure rosse proveniente dal museo Archeologico nazionale di Napoli, vero capolavoro della ceramografia antica, datato al 370-360 a.C., raffigurante lo scempio del corpo del principe troiano Ettore da parte di Achille. Dallo stesso Museo provengono anche due affreschi rinvenuti a Pompei uno dei quali rappresenta una rara raffigurazione del cavallo di Troia trascinato all’interno della città. Cuore dell’esposizione sono le statue in terracotta dal santuario di Minerva a Lavinium, significativo esempio dell’arte tardo arcaica e medio-repubblicana del Lazio, molte delle quali esposte al pubblico per la prima volta.

Le pendici del colle Palatino (foto PArCo)
Durante il periodo della mostra, da dicembre 2022 a marzo 2023, il parco archeologico del Colosseo ospiterà una serie di conferenze incentrate sul mito di Enea e sul suo leggendario viaggio che saranno tenute da esperti della materia e docenti universitari italiani e stranieri. Sempre nello stesso arco di tempo sarà possibile partecipare a visite guidate a tema lungo il percorso che nel racconto di Virgilio compiono Enea ed Evandro, dal Foro Boario alla Porta Carmentale, all’Asylum (fra Arx e Capitolium), al Lupercale fino al bosco dell’Argileto e al Campidoglio e poi, attraverso la valle del futuro Foro Romano, fino al villaggio sul Palatino, dove si trova l’umile dimora del re, che coincide con il punto in cui sorgerà la casa di Romolo e, secoli dopo, la residenza di Augusto: un’occasione per ripercorrere la storia più remota e mitica del luogo, precedente alla futura città di Roma.
Roma. Prorogata fino al 3 luglio la grande mostra “Giacomo Boni. L’alba della modernità” che racconta la vita e la personalità dell’archeologo e architetto dove ha principalmente operato e di cui ha definito l’attuale fisionomia: il Foro Romano e il Palatino

Giacomo Boni nel suo studio presso le Uccelliere Farnesiane nel 1923 (foto Archivio Fotografico Storico PArCo)

Locandina della mostra “Giacomo Boni. L’alba della modernità” al Foro Romano e al Palatino dal 15 dicembre 2021 al 30 aprile 2022, prorogata fino al 3 luglio 2022
È stata un grande successo di pubblico e di critica nei quattro mesi e mezzo di apertura. Ma chi non ce l’ha fatta a regalarsi una passeggiata tra Foro romano e Palatino non si perda d’animo: la grande mostra “Giacomo Boni. L’alba della modernità”, che doveva chiudere il 30 aprile 2022, è stata prorogata fino al 3 luglio 2022 (vedi Roma. Una mongolfiera sopra il Foro Romano annuncia la grande mostra “Giacomo Boni. L’alba della modernità”. La vita e la personalità dell’archeologo e architetto viene raccontata attraverso quattro sezioni, nei luoghi dove ha principalmente operato e di cui ha definito l’attuale fisionomia: il Foro Romano e il Palatino | archeologiavocidalpassato). Curata da Alfonsina Russo, Roberta Alteri, Andrea Paribeni con Patrizia Fortini, Alessio De Cristofaro e Anna De Santis, con l’organizzazione e la promozione di Electa, l’esposizione è dedicata alla figura di Giacomo Boni (Venezia, 1859 – Roma, 1925). La vita e la personalità dell’archeologo e architetto sono raccontate nei luoghi dove ha principalmente operato e di cui ha definito l’attuale fisionomia: il Foro Romano e il Palatino. In particolare la biografia è ripercorsa al Tempio di Romolo; l’attività archeologica e il museo forense nel Complesso di Santa Maria Nova; il contesto culturale e artistico del primo Novecento nelle Uccelliere farnesiane. Il volume Electa, edito in occasione della mostra, riunisce numerosi saggi che ripristinano tutta la poliedrica e moderna personalità di Giacomo Boni, facendo il punto sulla ricezione e l’eredità della sua figura ripercorrendo anche il contesto politico, culturale e artistico nel quale è cresciuto e si è affermato.

Mostra “Giacomo Boni. L’alba della modernità”: l’allestimento della sezione alle Uccelliere farnesiane (foto Simona Murrone)

Una foto del Foro Romano realizzata da Giacomo Boni col pallone frenato (foto Archivio Fotografico Storico PArCo)
La mostra restituisce la visione complessiva di un uomo che autodidatta, con una formazione di disegnatore nei cantieri veneziani, col tempo diviene archeologo e architetto sviluppando metodi innovativi di scavo – a cominciare da quello stratigrafico –, di restauro e di valorizzazione. Attento divulgatore delle proprie scoperte archeologiche che rivelano una Roma prerepubblicana e medievale, si dimostra precursore anche nel campo della documentazione degli scavi e della comunicazione nell’utilizzo delle fotografie dall’alto, con l’uso del pallone aerostatico. Tra le scoperte si ricordano quelle del Tempio di Vesta; il complesso della fonte sacra di Giuturna; la chiesa medievale di Santa Maria Antiqua con il ciclo pittorico bizantino; il sepolcreto arcaico, che ha consentito di stabilire una vita protostorica nell’area del Foro Romano; il Lapis Niger, luogo che gli autori antichi riferiscono alla saga di Romolo. Per il Palatino approfondisce i temi della flora, interesse che lo accompagna tutta la vita e di cui resta traccia nell’ordinamento del giardino degli Horti farnesiani, e in quel roseto che porta ancora il suo nome e dove è sepolto.


















Martedì 19 dicembre 2023, alle 15, la Curia Iulia ospita la presentazione del Master di II livello in “Diritto e Nuove Tecnologie per la Tutela e la Valorizzazione dei Beni Culturali”. Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti su
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