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XXV Rassegna internazionale del Cinema archeologico: ricordiamo il quarto di secolo della manifestazione con una foto a #auguriRassegna

Il manifesto della 25.ma Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto

Il manifesto della 25.ma Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto

Dario Di Blasi, direttore della Rassegna, mostra l'hashtag #auguri Rassegna

Dario Di Blasi, direttore della Rassegna roveretana, mostra l’hashtag #auguri Rassegna

Un quarto di secolo con il film archeologico a Rovereto. Un traguardo che non poteva essere lasciato passare senza lasciare un segno. Così la direzione della 25esima edizione della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico (7-11 ottobre) ha pensato di promuovere questo traguardo anche tramite i social network. Utilizzando l’hashtag #auguriRassegna, viene chiesto a tutti, ma soprattutto a quanti seguono la Rassegna da anni e a chi ha contribuito al successo di questa manifestazione, di inviare via mail o via Facebook o via Twitter una propria foto (come quella del direttore della Rassegna, Dario Di Blasi, o anche in gruppo) o un’immagine rappresentativa della Rassegna. Importante per la riuscita della campagna è la presenza nella foto dell’hashtag #auguriRassegna. Le foto inviate verranno pubblicate in un album apposito sulla pagina Facebook ufficiale della Rassegna, sul profilo Twitter e sul sito web della Fondazione Museo Civico e fatte scorrere durante la settimana della Rassegna sui monitor dell’auditorium che ospita il festival. Chiunque voglia potrà indicare il proprio profilo Twitter o Facebook per permettere agli organizzatori di taggare la foto.

 

 

Appuntamento a Firenze con il X Incontro nazionale di Archeologia Viva: a tu per tu con i protagonisti della ricerca e della divulgazione

L'auditorium del Palacongressi di Firenze gremito per l'Incontro nazionale di Archeologia Viva

L’auditorium del Palacongressi di Firenze gremito per l’Incontro nazionale di Archeologia Viva

L’appuntamento per tutti gli appassionati di archeologia è domenica 2 marzo 2014 al Palazzo dei Congressi di Firenze (ingresso libero) per il X Incontro nazionale di Archeologia Viva, dove è possibile conoscere e incontrare i protagonisti della ricerca e della divulgazione. Anche la decima edizione promossa dalla rivista Archeologia Viva non sembra tradire le aspettative: grandi personaggi per una full immersion che è diventata un appuntamento irrinunciabile per quanti hanno fatto proprio il motto della rivista: “Vivere il passato. Capire il presente”.

Il manifesto della 24. Rassegna di Rovereto

Il manifesto della 24. Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto

Il programma è intenso, si diceva. L’apertura dell’auditorium alle 8. I lavori inizieranno 20 minuti più tardi con il saluto del direttore di Archeologia Viva, Piero Pruneti “Questo nostro decimo incontro”. Alle 8.30, Dario Di Blasi direttore Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico – Fondazione Museo Civico di Rovereto, presenterà il film “L’Italia dei Longobardi” di Eugenio Farioli Vecchioli, prodotto dall’associazione Italia Langobardorum con IULM e Archeoframe, film vincitore del premio “Città di Rovereto-Archeologia Viva” alla XXIV Rassegna di Rovereto dell’ottobre scorso. Alle 9.30, Paolo Brusasco docente di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico all’Università di Genova interviene su “La storia rubata: il saccheggio archeologico del Vicino Oriente”. Alle 10, Alessandro Mandolesi docente di Etruscologia e Antichità italiche all’Università di Torino, e Alfonsina Russo soprintendente ai Beni archeologici dell’Etruria Meridionale ci riportano all’attualità italiana con “Tarquinia: la scoperta di una tomba etrusca sulla Via dei Principi”.  Alle 10.30, l’Incontro di Archeologia Viva rende omaggio all’astrofisica Margherita Hack, grande ricercatrice e amica dei lettori della rivista, con Viviano Domenici scrittore, già responsabile delle pagine culturali de “Il Corriere della Sera”: “Omaggio a Margherita Hack. La vita extraterrestre: le indagini della scienza e gli inganni della fantarcheologia”. Alle 11 pausa per incontri e documentazione.

L'archeologo prof. Andrea Carandini, presidente del Fai

Andrea Carandini, presidente del Fai

Si riprende a mezzogiorno, Andrea Carandini docente emerito di Archeologia classica alla “Sapienza” Università di Roma, presidente del FAI, interviene sull’archeologia cristiana e romana: “Su questa pietra… Pietro, dalla casa a Cafarnao alla tomba in Vaticano”. Alle 12.30, intervento di denuncia di Danilo Mazzoleni rettore Pontificio Istituto di Archeologia cristiana, su “Chiese siriane del IV secolo: un patrimonio a rischio di estinzione”. Alle 13, pausa per pranzo, incontri e documentazione.

L'archeologo Valerio Massimo Manfredi

Valerio Massimo Manfredi

Si riprende alle 14, con Massimo Rossi comandante Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico – Guardia di Finanza, che spiega i “Crimini contro la Storia e la Cultura. Il fenomeno dei “falsi rinvenimenti” attraverso le indagini della Guardia di Finanza”. Alle 14.30, Simona Rafanelli direttore museo archeologico “I. Falchi” di Vetulonia, e Cocco Cantini musicista jazz, affrontano un tema poco noto ma molto interessante: “Suoni dal passato: la musica perduta degli Etruschi” in collaborazione con Rete dei Musei della Provincia di Grosseto. Alle 15, l’archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi, che ha appena pubblicato in due volumi, l’epopea di Ulisse, parla dei “Nostoi: i ritorni e l’Odissea”.  Segue alle 15.30 la pausa per incontri e documentazione.

Alfredo e Angelo Castiglioni

Alfredo e Angelo Castiglioni

Alle 16, si riprende con Jacopo Bonetto docente di Archeologia greca e romana e direttore della scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’Università di Padova, illustra una recente scoperta archeologica: “Aquileia, città di frontiera: la grande Domus di Tito Macro riprende vita fra ricerca e valorizzazione”, in collaborazione con Fondazione Aquileia. Alle 16.30, Alfredo e Angelo Castiglioni direttori Centro Ricerche Deserto Orientale denunciano cosa succede dopo il rinvenimento di un sito archeologico importante: “Berenice Pancrisia dalla scoperta archeologica all’assalto dei metal detector”. Alle 17, ultima pausa per incontri e documentazione.

Alberto Angela con Piero Pruneti a Firenze

Alberto Angela con Piero Pruneti a Firenze

Alle 17.30, Cristina Acidini soprintendente Polo Museale Fiorentino e Gino Fornaciari ordinario di Storia della Medicina all’Università di Pisa in “Giovanni dalle Bande Nere: vita e morte (annunciata?) di un capitano di ventura”. Ultimo intervento di un’intensa giornata, alle 18, con Alberto Angela archeologo e scrittore su “I segreti di Michelangelo nella Cappella Sistina”. Alle 18.30 conclusioni e chiusura della manifestazione.

A Bologna Petra “inedita” nel film di Castellani

Il cosiddetto Tesoro, uno dei simboli di Petra, che per primo si svela alla vista dei turisti

Il cosiddetto Tesoro, uno dei simboli di Petra, che per primo si svela alla vista dei turisti

Petra come non l’avete mai vista, con gli occhi cioè del suo scopritore, lo svizzero Johann Ludwig Burckhardt, che proprio due secoli fa individuò le rovine della città nabatea. Non è un caso quindi che il regista veneziano Alberto Castellani faccia iniziare proprio da Basilea il suo film, “Sulla via di Petra” che domenica 1° dicembre,  a metà pomeriggio, nella sala Risorgimento del civico museo Archeologico di Bologna, chiuderà alla grande l’edizione 2013 di “Imagines, obiettivo sul passato”, una tre giorni con il meglio della cinematografia archeologica promossa dal Gruppo archeologico bolognese.

Castellani durante le riprese a Basilea con Burckhardt

Castellani durante le riprese a Basilea con Burckhardt

Castellani, che con i suoi film ha documentato civiltà e culture dall’Egitto al Vicino Oriente alla Turchia, ci fa scoprire Petra non solo attraverso l’occhio ma anche le emozioni di Burckhardt, tra aspettative delusioni difficoltà certezze. In un crescendo di immagini spettacolari, il film si snoda tra Europa e Asia, supportato da una rigorosa ricostruzione storico-scientifica forte della consulenza di grandi esperti, come Andrea Bignasca direttore dell’Antikenmuseum Basilea, Stephan G. Schmid del Winckelmann Institut Humboldt Universitat di Berlino, Zuhair Zoubi direttore di Jordan Archeological Museums.

Madain Saleh, in Arabia Saudita, l'altra Petra realizzata dai Nabatei

Madain Saleh, in Arabia Saudita, l’altra Petra realizzata dai Nabatei

Così sulla “Via di Petra”, film che – ricordiamolo – è stato tra i più applauditi e apprezzati all’ultima Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto, con l’obiettivo di farci scoprire Petra, a lungo dimenticata e avvolta nella leggenda, diventa un’occasione per farci visitare – proprio sulla scorta del diario di Burckhardt -, testimonianze archeologiche del territorio giordano note e inedite, contribuendo così a una migliore conoscenza del popolo dei Nabatei, a lungo protagonista del commercio carovaniero dall’Arabia al Mediterraneo. Ma nel film Castellani non ci affascina solo con la magia dei colori e del gioco di luci e ombre delle rocce e delle monumentali tombe nabatee di Petra, ma ci stupisce con un vero e proprio “scoop” cinematografico , presentandoci accanto alla “grande Petra”, oggi tra i siti archeologici più famosi al mondo, patrimonio dell’umanità dal 1985, anche la cosiddetta “seconda Petra”, altro capolavoro dei nabatei. Ma attenzione, c’è un dettaglio che rende ancor più preziose queste immagini, inedite ai più: Madain Saleh, come si chiama oggi questa “copia” della capitale nabatea, non si trova in Giordania, ma in Arabia Saudita, a cinquecento chilometri di distanza, in pieno deserto. I Nabatei nel loro percorso carovaniero dall’Oman e dall’India, per trasportare le spezie che poi commerciavano in tutto il Mediterraneo, scolpirono nella roccia delle montagne del deserto saudita un’altra Petra in un area molto più grande di quella originaria.

Alla proiezione bolognese di domenica 1° dicembre sarà presente il regista Alberto Castellani, col quale si potrà dialogare alla fine del film, in un pomeriggio aperto da un documentario su i Mochica, popolazione preincaica, seguito da un altro sui Micenei costruttori di navi.

L’Egitto oggi: grandi progetti dal Grande museo Egizio a Giza al viale delle Sfingi a Luxor. Colloquio col segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità

La monumentalità dell'allestimento del Museo Egizio al Cairo

La monumentalità dell’allestimento del Museo Egizio al Cairo

Missioni archeologiche garantite, e poi grandi progetti: dal museo di Tutankhamon al recupero del viale delle Sfingi a Luxor al museo della Civiltà Egizia al Cairo. È un vulcano di idee e di buone intenzioni Mostafa Amin Mostafa Sayed, il segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità della Repubblica araba d’Egitto, che qui completa il colloquio avuto a Rovereto in occasione della Rassegna internazionale del Cinema archeologico.

Una missione archeologica al lavoro in Egitto

Una missione archeologica al lavoro in Egitto

Missioni archeologiche. “Nonostante sia una situazione oggettivamente difficile quella che l’Egitto sta vivendo, posso assicurare che non ci sono mai state interruzioni nell’attività delle molte missioni archeologiche internazionali impegnate lungo il Nilo: stanno tutte lavorando – o hanno lavorato, se le campagne del 2013  sono già state concluse – regolarmente come negli anni passati. L’attività di ricerca archeologica è direttamente sostenuta dal Governo”, tranquillizza Mostafa Amin. “Anche in questo momento” conferma Aly Ibrahim El Sayed El Asfar, responsabile dell’Alto Egitto, inserendosi nella discussione, “a Luxor sono numerose le missioni straniere attive e operanti. Noi, da parte nostra, cerchiamo di aiutarle e incoraggiarle tutte”. E aggiunge, cambiando tono: “Ma c’è un aspetto che ci preoccupa: la conservazione del nostro ingente patrimonio archeologico: Ora per noi il restauro dell’esistente, tra siti noti e meno noti, e milioni di reperti musealizzati, è doveroso e più importante dello scavo stesso. Del resto sappiamo tutti che la terra d’Egitto, per le sue particolari condizioni climatiche, conserva molto meglio (e lo fa da molti millenni) di quanto sappia fare l’uomo: finché i tesori stanno sotto la sabbia sono al sicuro”.  Aly Ibrahim El Sayed El Asfar ricorda come la prima risorsa del Paese, il turismo, che ha portato (e si spera lo possa tornare a fare al più presto) milioni di persone da tutto il mondo a calcare le vestigia degli antichi faraoni, sia anche la prima fonte di preoccupazione: “Dobbiamo tenere ben presente l’impatto di milioni di visitatori che rappresenta un serio pericolo per la conservazione dei monumenti. Per questo riteniamo il restauro un aspetto fondamentale e lo chiediamo caldamente anche alle missioni straniere”.

Il museo Egizio del Cairo, inaugurato nel 1902

Il museo Egizio del Cairo, inaugurato nel 1902

Grandi progetti. È proprio pensando ai visitatori e al loro ritorno in massa che il Supremo consiglio delle Antichità sta portando avanti al Cairo due ambiziosi progetti: il museo della Civiltà dell’Egitto e il Grande museo Egizio nella piana di Giza, vicino alle Piramidi. “Purtroppo l’attuale situazione politico-sociale dell’Egitto, che porta come prima conseguenza una profonda crisi economica”, spiega Mostafa Amin, “sta rallentando la realizzazione dei due nuovi musei per ovvia mancanza di finanziamenti. Ma confido che presto questa fase difficile sarà passata e lentamente la vita e l’economia del Paese torneranno alla normalità”.

Il cantiere del nuovo museo nazionale della Civiltà egizia

Il cantiere del nuovo museo nazionale della Civiltà egizia

Il progetto sicuramente più vicino alla sua realizzazione  è quello del museo della Civiltà (Civilizzazione) dell’Egitto. “È nuovissimo, anche nella concezione”, continua il segretario generale con entusiasmo, “si trova a El Fusat, alla periferia del Cairo, dotato di ampio parcheggio e di tutti i servizi che si richiedono a un moderno museo (dalla caffetteria al bookshop  alle audioguide ai video) in grado di accogliere – nelle previsioni – migliaia di visitatori e di accompagnarli nella visita delle sale espositive. All’interno, molto spazioso, troveranno posto reperti dalla preistoria (e quindi dal pre-dinastico) ai giorni nostri (non solo quelli che già abbiamo a disposizione, ma anche quelli che verranno scoperti in futuro): sei millenni di storia e cultura lungo le sponde del Nilo. L’obiettivo era di aprire il museo entro la fine dell’anno, ma slitterà di qualche mese: manca qualche rifinitura della facciata e completare la collocazione delle opere”.

Il rendering del Grande museo Egizio a Giza dell'architetto Peng

Il rendering del Grande museo Egizio a Giza dell’architetto Peng

È invece prevista non prima del 2015 (ma i tempi sono destinati ad allungarsi) l’apertura del Grande museo Egizio all’ombra delle piramidi di Giza, che ruoterà attorno al tesoro di Tutankhamon. “Sarà dedicato ai grandi faraoni che hanno fatto grande l’Antico Egitto. E qui troverà posto tutto il tesoro di Tutankhamon, finalmente esposto e raccolto in un’unica sala. Sarà un evento epocale che però comporterà tutta una serie di problemi logistici e culturali di non poco conto da risolvere”, anticipa Mostafa Amin. “Prima di tutto c’è da affrontare in assoluta sicurezza il trasferimento dell’immenso, fragile e prezioso tesoro di Tut: come e quando procedere? Stiamo valutando un piano operativo che tenga conto di tutti i potenziali pericoli. Sarà l’occasione di verificare se qualche pezzo avrà bisogno di restauri”. Ma poi si presenterà un problema ancora più impegnativo: mentre il nuovo Grande museo a Giza avrà un suo allestimento organico pensato proprio per la nuova struttura museale che ruoterà attorno al tesoro di Tutankhamon, cosa ne sarà dello “storico” museo Egizio del Cairo? Tornerà all’allestimento del 1902, quando fu inaugurato? Cioè tornerà nell’allestimento originario pensato prima di essere costretti a trovare posto al tesoro di Tut, la cui tomba fu scoperta nel 1922? Oppure sarà completamente ripensato?   “Il problema è ancora aperto. Dobbiamo valutare anche alla luce della possibile acquisizione del vicino edificio occupato da un partito politico che amplificherebbe gli spazi disponibili. La soluzione comunque richiederà tempi lunghi”.

Il grande cantiere del viale delle Sfingi a Luxor

Il grande cantiere del viale delle Sfingi a Luxor

Sul territorio il progetto più importante portato avanti dal Supremo consiglio delle Antichità dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011 è a Luxor e riguarda, come chiarisce Aly Ibrahim El Sayed El Asfar, il recupero del viale processionale delle Sfingi tra il tempio di Luxor e quello di Karnak. “Si ricreerà così l’aspetto originale dell’antica Tebe animata dalle processioni rituali col passaggio delle navi sacre tra i due templi. Percorrendo il viale, che rimarrà staccato dalla viabilità ordinaria di Luxor, Il visitatore potrà sentirsi come il gran sacerdote di Amon o – se preferisce – lo stesso faraone, dio in terra, in dialogo con la divinità”. Questo progetto comporta l’abbattimento di molti edifici, anche pubblici (tra cui la sede del Governatore e una moschea) , e il lavoro non è ancora concluso. “Contemporaneamente – precisa il responsabile dell’Alto Egitto – devono essere riportate alla luce, restaurate e collocate in situ le varie sfingi, all’interno di un percorso che si deve armonizzare con la città moderna che ha le sue esigenze: di qui l’eliminazione degli incroci a raso e la creazione di sottopassi  per il traffico veicolare moderno”. Anche questo grande progetto ha subito rallentamenti, dovuti alla crisi e alla rivoluzione. Ma si va avanti”.

L'egittologo Zahi Hawass

L’egittologo Zahi Hawass

Prima di concludere il colloquio con il segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità non poteva mancare un accenno al suo predecessore, Zahi Hawass, cui Mostafa Amin è subentrato dopo la destituzione del presidente Hosni Mubarak. “È un ottimo archeologo. È stato mio maestro”, taglia corto. Ma Hawass, forse il più noto egittologo egiziano, all’indomani della sua destituzione, era stato oggetto di accuse pesanti, anche penali. “Tutte queste accuse sono cadute”, assicura Mostafa Amin. “Ora Zahi, anche senza avere un incarico pubblico preciso, riveste ancora un ruolo importante per la ricerca archeologica e l’egittologia. Ha un suo ufficio di consulenza e lavora principalmente per i privati, ma anche per noi”.

(3 – fine. Precedenti post il 20 e 23 novembre)

L’Egitto oggi: momento difficile per raggiungere la democrazia, ma tesori al sicuro. Colloquio col segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità

Militari e manifestanti in piazza Tahir davanti al Museo Egizio del Cairo

Militari e manifestanti in piazza Tahir davanti al Museo Egizio del Cairo

“I nostri tesori non corrono pericolo. Non ne hanno mai corso”. Inizia così, con questa affermazione rassicurante, il nostro colloquio con il segretario generale del Supremo consiglio delle antichità della Repubblica araba d’Egitto, Mostafa Amin Mostafa Sayed, incontrato a Rovereto alla rassegna internazionale del cinema archeologico. Ma le notizie che quotidianamente rimbalzano dalla valle del Nilo, conquistandosi spesso le prime pagine dei quotidiani italiani, non sono proprio delle più rassicuranti. Mostafa Amin non smentisce, ma puntualizza deciso: “Da due anni l’Egitto sta vivendo un profondo periodo di cambiamento che lo deve portare alla democrazia. È un momento difficile per noi, un momento che spesso non viene capito all’estero, soprattutto dal mondo occidentale. La nostra è stata ed è una rivoluzione popolare, non c’è mai stato un colpo di Stato – continua-. Nel 2011 c’è stata una spontanea (anche se a volte violenta) reazione della gente a 30 anni di dittatura di Mubarak. Poi, quest’anno, un’altrettanto decisa rivolta contro i Fratelli Musulmani che hanno tradito le speranze e le aspettative della gente. Per questo è stato il popolo egiziano a chiedere all’esercito di intervenire per aiutare il Paese a giungere a una piena democrazia”.

Militari a guardia del Museo Egizio al Cairo

Militari a guardia del Museo Egizio al Cairo

Ma non è facile, ammette. “Noi stiamo vivendo la transizione che comporta violenze e contraddizioni: una fase di cambiamento per giungere a un sistema democratico che migliori il Paese”.Di fronte a queste tensioni inevitabilmente  turisti, studiosi, il mondo intero ci guardano con preoccupazione. “Dalla rivoluzione del 25 gennaio 2011 – rassicura – non abbiamo visto né registrato alcun assalto ai monumenti e al patrimonio dell’Egitto. Come autorità si sono comunque prese subito le misure necessarie per proteggere i tesori egizi che sono un bene del mondo intero. È stato aumentato il personale di custodia e di guardia sia nelle aree archeologiche sia nei magazzini e depositi, con copertura 24 ore su 24. La gente sembra mostrare di aver capito che quei beni sono loro, e vanno difesi. Abbiamo anche visto cordoni umani protettivi sorti spontaneamente attorno al Museo Egizio del Cairo”.

Il museo egizio di Malawi prima dell'assalto

Una sala espositiva del museo egizio di Malawi prima dell’assalto (foto Zulian)

Vetrine rotte e reperti dispersi: il museo di Malawi dopo l'assalto

Vetrine rotte e reperti dispersi: il museo di Malawi dopo l’assalto

Ma poi c’è stato l’assalto al museo Egizio di Malawi, vicino a Minya, nel Medio Egitto. “È stata una vera  e propria azione di guerra – ricorda il segretario generale – con 500 persone ad attaccare il museo che ha subito gravissimi danni. Le guardie presenti non sono state in grado di resistere all’assalto e di fermare tanta furia. È stato uno scontro durissimo. Ma anche in questo gravissimo episodio non possiamo parlare di attacco vero e proprio e mirato al patrimonio. L’obiettivo del commando era il posto di polizia, in quanto luogo espressione del Governo. Malauguratamente il museo di Malawi è proprio attiguo al posto di polizia: per questo gli assalitori, diventata una massa incontrollabile, hanno inglobato nell’azione anche il museo. Di qui ci siamo decisi a chiedere la collaborazione  di polizia ed esercito per difendere le aree archeologiche più importanti del Paese”. Con buoni risultati: a distanza di qualche mese Mostafa Amin assicura che è già stata recuperata la quasi totalità dei reperti andati dispersi nell’assalto del commando islamico. “Rivendicazioni politiche, non religiose”. Ne è convinto anche Mansour Boraik Radwan Karim, già responsabile dell’Alto Egitto e ora del Medio Egitto, che interviene nella discussione. “Dopo la rivoluzione del 30 giugno di quest’anno in Egitto abbiamo assistito all’assalto di chiese e moschee: ma alla base non c’erano motivazioni religiose. Erano tutti attacchi mossi contro il Governo . E lo stesso vale per il caso Malawi”. È evidente, sostiene Boraik, che questo per l’Egitto è un momento difficile anche per quanto riguarda la difesa dei propri monumenti. “Ma ora anche il popolo egiziano ha capito il valore del patrimonio storico-artistico e se ne prende cura. Sia chiaro: i Fratelli Musulmani non erano e non sono mai stati contro i monumenti: le loro dichiarazioni sono solo un modo per turlupinare gli ignoranti. Questo lo dobbiamo dire chiaramente ai giovani. A loro bisogna dire la verità: sono il nostro futuro”.

Il parco archeologico di Medinet Madi al Fayyum

Il parco archeologico di Medinet Madi al Fayyum

L’Egitto non può permettersi di rimanere isolato, anche in questa fase difficile di cambiamento, di transizione alla democrazia. “È in questa ottica che diventa ancora più importante la collaborazione Italia-Egitto, perché aiuta il nostro Paese a rimanere agganciato al mondo e continuare a portare avanti progetti importanti, come abbiamo fatto al Fayyum con l’apertura del parco archeologico-naturalistico di Medinet Madi  (vedi post del 9 novembre su questo blog) , che ora ha bisogno di adeguati collegamenti per far arrivare sempre più ospiti a visitarlo”.

E allora col segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità è arrivato il momento di parlare di missioni archeologiche e di grandi progetti per la valorizzazione dei tesori dell’Egitto.

(2 – continua. Precedente post il 20 novembre; il terzo, conclusivo, nei prossimi giorni)

L’Egitto oggi: tra rivoluzione e grandi progetti. Colloquio con il nuovo segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità

Manifestazione in Egitto: la terra dei faraoni sta conoscendo profondi cambiamenti

Manifestazione in Egitto: la terra dei faraoni sta conoscendo profondi cambiamenti

La rivoluzione araba spazzerà via millenni di storia e di arte nella terra dei faraoni? L’Egitto, così amato dai turisti di tutto il mondo tanto da essere il Paese con maggior fidelizzazione (ci si torna almeno tre volte nella vita, una media quasi unica), rischia di essere precluso ai visitatori e agli appassionati? Le missioni archeologiche internazionali potranno continuare e i tesori scoperti nei secoli sono al sicuro? Sono solo alcune delle problematiche che chi ama l’Egitto si è posto negli ultimi mesi, e alle quali il nuovo segretario generale del Supremo consiglio delle antichità della Repubblica araba d’Egitto, Mostafa Amin Mostafa Sayed, risponde con franchezza e senza remore, si potrebbe dire col cuore in mano, dimostrando di essere profondamente innamorato del proprio Paese: il colloquio è stato raccolto a Rovereto in occasione della recente Rassegna internazionale del Cinema archeologico: un’occasione eccezionale, perché era la prima volta – dalla sua nomina nel 2011 subito dopo la caduta del governo Moubarak e l’arrivo al potere dei Fratelli Musulmani – che Mostafa Amin Mostafa Sayed usciva dall’Egitto per un viaggio ufficiale in Italia.

Maurizio Zulian in "missione" in Egitto

Maurizio Zulian in “missione” in Egitto

E la scelta di Rovereto, se pur inusuale (come si potrebbe pensare, visto che nel centro trentino non si conserva alcuna delle importanti collezioni egizie conservate in Italia), non è casuale: quasi dieci anni fa ormai (era il febbraio 2004) la Repubblica araba d’Egitto con il Supremo consiglio delle Antichità stipulò proprio con Rovereto e il suo Museo Civico la prima (e al momento ancora unica) convenzione internazionale per l’utilizzo dei diritti delle immagini dell’immenso patrimonio che l’Antico Egitto ci ha lasciato. Si tratta dell’imponente fototeca (decine di migliaia di foto) messa insieme in decenni di “missioni” del grande appassionato ed esperto della civiltà dei Faraoni, Maurizio Zulian, che ha concentrato gran parte del suo interesse nel Medio Egitto e, cosa ancora più importante, a quei siti eccezionali ma nella loro quasi totalità preclusi al pubblico. Il suo “Egitto segreto” è diventato un must del museo Civico di Rovereto che ha digitalizzato, didascalizzato e georeferenziato le immagini, mettendole a disposizione degli internauti di tutto il mondo.

La delegazione egiziana a Rovereto con Maurizio Zulian (primo a destra) accanto a Moustafa Amin

La delegazione egiziana a Rovereto con Maurizio Zulian (primo a destra) accanto a Mostafa Amin

Nuova convenzione. Ma dalla prima forma non solo sono cambiati i tempi e la situazione politica ma anche le persone, così l’Egitto con il nuovo responsabile delle Antichità ha voluto dare nuovo impulso alla convenzione avviandone con il museo Civico, nel frattempo divenuto Fondazione, l’aggiornamento e il rinnovo.  Mostafa Amin Mostafa Sayed, egittologo-islamista, a Rovereto è giunto in delegazione accompagnato da Aly Ibrahim El Sayed El Asfar, responsabile dell’Alto Egitto (che ha in Luxor e la valle dei Re i suoi punti di forza), e Mansour Boraik Radwan Karim, responsabile del Medio Egitto, con i centri di Minya e Assiut, e delle oasi del sud: Farafra, Dakhla e Kharga. Il segretario generale parla a ruota libera di rivoluzione, Fratelli Musulmani, missioni archeologiche, tutela al patrimonio archeologico, valorizzazione dei siti, grandi progetti culturali. Ecco i contenuti del colloquio.

(1 – continua; nuovo post nei prossimi giorni)

A Bologna “Imagines, obiettivo sul passato”, l’archeologia al cinema

Gruppo archeologico bolognese

Gruppo archeologico bolognese

Dal 29 novembre al 1° dicembre la rassegna del Gruppo archeologico bolognese

Per il Gruppo archeologico bolognese (Gabo) è un impegno che è divenuto ormai tradizionale appuntamento di fine novembre: “Imagines, obiettivo sul passato”, una tre giorni nella sala del Risorgimento del museo civico Archeologico di Bologna (ingresso libero fino a esaurimento di posti), che offre il meglio della cinematografia archeologica e permette di vedere o rivedere alcuni dei film più apprezzati alla Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto. I temi che saranno presentati dal 29 novembre al 1° dicembre sono dei più vari e interessanti: da Stonehenge ai Micenei, dai miti greci alle popolazioni preincaiche, da Adulis romana a Petra nabatea. Ecco in dettaglio il programma.

I circoli di pietra di Stonehenge

I circoli di pietra di Stonehenge

VENERDÌ 29 NOVEMBRE La giornata di apertura inizia alle 15.15 con i saluti di Paola Giovetti, direttore tecnico del museo civico Archeologico di Bologna, e di Giuseppe Mantovani, vicedirettore del Gabo e curatore della rassegna “Imagines”. A seguire l’unico film in programma, lungo ma da non perdere: “Svelati i misteri di Stonehenge” (96’) di Christopher Spencer. Un misterioso cerchio di pietre si staglia fin dal neolitico sulla piana di Salisbury. Per secoli, storici, archeologi e appassionati di esoterismo si sono interrogati sul suo significato. A che cosa serviva quell’imponente monumento? Chi lo aveva costruito? Finora questi interrogativi sono rimasti senza risposta, alimentando il fascino misterioso di Stonehenge. Di recente però, un’equipe di archeologi è convinta di avere trovato una risposta: la storia di un monumento che racconta il rapporto dell’uomo con la morte agli albori del tempo. Introduce il film, che data la durata sarà diviso in due parti da un intervallo, l’archeologa Maria Longhena.

Il vaso Francois al museo Archeologico di Firenze

Il vaso Francois al museo Archeologico di Firenze

SABATO 30 NOVEMBRE Alle 15.15, introdotto da Antonio Gottarelli, docente di Metodologie della ricerca archeologica all’università di Bologna, il film “Appenninica” (40’) , di cui è anche regista alla scoperta delle campagne di ricognizione per la ricostruzione della demografia appenninica fra le valli dell’Idice e del Reno fino alle campagne di scavo dell’insediamento etrusco-celtico di Monte Bibele, nel comune di Monterenzio. Il filmato illustra inoltre Il collegamento ideale tra la nascita delle discipline geologiche e paleontologiche su un territorio che ne ha ospitato i principali rappresentanti in età post-unitaria. A seguire il film “Il vaso François. Il mito dipinto” (43’) di Franco Viviani. Il vaso François è uno dei capolavori dell’arte vascolare attica, celebre per le sue enormi dimensioni, ma ancora di più per l’armonia delle proporzioni e per la ricchezza delle sue decorazioni. Coniugando la precisione filologica al piacere della narrazione, con l’ausilio di ricostruzioni in 3D e di scene di animazione, il cortometraggio illustra nel dettaglio il complesso apparato decorativo del cratere, una vera e propria summa dei principali miti greci e una sorta di “catalogo” di dei ed eroi dell’antichità. Introduce Giuseppina Carlotta Cianferoni, direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze. Dopo l’intervallo, si riprende con “Adulis. Cronache della missione 2012-2013” (43’) dei fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni, documentaristi e ricercatori, che introdurranno la cronaca per immagini della missione ad Adulis in Eritrea. Giorno dopo giorno, il documentario presenta la vita delle trenta persone che hanno abitato il campo per oltre due mesi in un clima spesso assai difficile. Su di loro emerge la figura di Omar, il capo degli operai, sempre estremamente attento e presente in ogni situazione. L’attività di scavo e i ritrovamenti sono evidenziati e presentati dagli archeologi addetti ai lavori.

Il Tesoro di Petra

Il Tesoro di Petra

DOMENICA 1° DICEMBRE Alle 15.15 l’ultima giornata apre con la conferenza dell’archeologa Maria Longhena su”I Mochica” che introduce il cortometraggio “Guerra e sacrifici presso i Mochica”. Le testimonianze del popolo moche, nato e sviluppato in epoca preincaica, tra il I e il VII secolo d.C. dimostrano l’alto livello di sviluppo raggiunto nel campo dell’arte, della tecnica e dell’organizzazione complessa. Nello stesso tempo i loro rituali prevedevano la scarnificazione e l’offerta agli dei del sangue dei sacrificati. Un breve cortometraggio animato illustra questi rituali, dando lo spunto a Maria Longhena di fare il punto su questa civiltà e le sue usanze. Segue il film di Carlo Cestra “Costruttori di navi: i Micenei” (26’) , introdotto da Marco Bonino, docente di Archeologia navale all’università di Bologna. Come si svolgeva la navigazione nel Mediterraneo al tempo dei Micenei? Come erano costruite le navi che permisero ai Micenei di raggiungere le coste di quasi tutti i paesi che si affacciavano sul “Mare Nostrum”? Un esperto di navigazione antica, anche attraverso ricostruzioni virtuali di computer grafica, cerca di dare risposte a queste domande. Chiude la rassegna, dopo l’intervallo, il film di Alberto Castellani, tra i più esperti documentaristi delle culture del Mediterraneo nell’antichità, “Sulla via di Petra” (60’), introdotto dallo stesso regista. Il film ripercorre le principali tappe del viaggio in Giordania compiuto due secoli fa dall’archeologo e antropologo svizzero Johann Ludwig Burckardt, che riscopri la favolosa Petra, a lungo dimenticata e avvolta nella leggenda. Un’occasione per visitare, sulla scorta del suo diario, testimonianze archeologiche del territorio giordano note e inedite, contribuendo così ad una migliore conoscenza del popolo Nabateo, a lungo protagonista del commercio carovaniero dall’Arabia al Mediterraneo.

I Longobardi conquistano Rovereto

Il manifesto della 24. Rassegna di Rovereto

Il manifesto della 24. Rassegna di Rovereto

La premiazione del film "L'Italia dei Longobardi"

La premiazione del film “L’Italia dei Longobardi”

Al film di Farioli Vecchioli il premio del pubblico della Rassegna del cinema archeologico

I Longobardi hanno conquistato l’attento e appassionato pubblico della 24. Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto diretta da Dario Di Blasi. Dopo cinque giorni di proiezioni di film giunti da tutto il mondo, prodotti di una qualità che migliora di anno in anno con registi che girano documentari con tutti i registri della cinematografia, il pubblico dell’auditorium Melotti ha attribuito il premio “Città di Rovereto – Archeologia Viva” al film di Eugenio Farioli Vecchioli “L’Italia dei Longobardi” (2013, 70’), prodotto dall’associazione Italia Longobardorum di Cividale. E proprio da Cividale, prima capitale dei Longobardi al loro arrivo in Italia nel VI sec., oggi patrimonio dell’Umanità, è partita l’idea di raccontare per la prima volta in un film la storia dei Longobardi in Italia. Perciò non è stato un caso che a ricevere il premio, nella serata finale della Rassegna, dalle mani del sindaco di Rovereto Andrea Miorandi e del direttore di Archeologia Viva Piero Pruneti, ci fosse il sindaco di Cividale  Stefano Balloch con il regista Farioli Vecchioli.

Il film preferito

“Il film – racconta il regista – presenta le massime espressioni artistiche e architettoniche del periodo longobardo, alla luce delle più recenti letture critiche, dalla voce stessa di studiosi, ricercatori, operatori e testimonial d’eccezione: e questa è la vera novità ed è stata anche la difficoltà del film. Un’esperienza bellissima: voglio ringraziare tutti per la grande disponibilità e sensibilità dimostrate”. I testimonial che ci accompagnano per mano lungo il cammino percorso dai Longobardi lungo la penisola italica da Cividale a Benevento, sono volti molto noti che si sono fatti portavoce dei monumenti Unesco tramite le loro esperienze, i ricordi e l’attività artistica o lavorativa, legati in senso anche ampio al luogo in cui si trova il monumento longobardo.

Testimonial “longobardi”

Il giornalista Toni Capuozzo a Cividale, noto inviato sui fronti caldi del mondo, torna nella “sua” Cividale, famosa per il Tempietto Longobardo-monastero di S. Maria in Valle; il cantante Omar Pedrini, il leader dei Timoria e ora solista affermato, parla di Brescia, dal monastero di Santa Giulia alla chiesa di S. Salvatore; il critico d’arte Philippe Daverio, popolare volto della tv, a Castelseprio nel Varesotto con la basilica di S. Giovanni evangelista e i vicini monastero di Torba e chiesa di S. Maria foris portas. Lo scrittore Vincenzo Cerami, indimenticato sceneggiatore, scrittore e drammaturgo, ci conduce in Umbria alla scoperta di Spoleto e della sua chiesa di San Salvatore mentre il pianista Maurizio Mastrini, uno dei maggiori compositori italiani, a Campello ricorda il Tempietto del Clitunno. Infine nel sud d’Italia l’ingegner Giuseppe D’Avino, amministratore delegato della Strega Alberti Spa a Benevento ci invita a visitare il complesso di Santa  Sofia e il musicista Peppino Principe, fisarmonicista internazionale, a Monte Sant’Angelo sul Gargano scende nel santuario di San Michele arcangelo.