Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia presentazione del catalogo della mostra “Spina etrusca a Villa Giulia. Un grande porto nel Mediterraneo” a cura di Paola Desantis, Elisabetta Govi, Valentino Nizzo, Giuseppe Sassatelli, Tiziano Trocchi
Ci siamo. A meno di 20 giorni dalla chiusura della mostra “Spina etrusca a Villa Giulia. Un grande porto nel Mediterraneo” arriva il catalogo a cura di Paola Desantis, Elisabetta Govi, Valentino Nizzo, Giuseppe Sassatelli, Tiziano Trocchi (ARA, edizioni 2023). La mostra a Villa Giulia è la terza e ultima tappa delle celebrazioni per il centenario della scoperta di Spina e si concluderà il 7 aprile 2024. La presentazione del catalogo sarà un evento partecipato di coinvolgimento del pubblico e di ringraziamento per tutti coloro che a vario titolo hanno preso parte alla realizzazione di questo grande progetto. Appuntamento mercoledì 20 marzo 2024, alle 17.30, in sala della Fortuna del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Dopo i saluti istituzionali di Vincenzo Bellelli, museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, introduce Giuseppe Sassatelli, istituto nazionale di Studi Etruschi ed Italici. Presenta Luca Cerchiai, università di Salerno Saranno presenti i curatori. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

Giuseppe Sassatelli, archeologo
Giuseppe Sassatelli è presidente dell’Istituto nazionale di Studi Etruschi ed Italici e professore emerito di Etruscologia e Antichità Italiche all’università di Bologna. La sua ricerca è stata dedicata principalmente all’Etruria padana in tutte le sue manifestazioni, dall’urbanistica alla scrittura, toccando la produzione artigianale e artistica e i rapporti culturali e commerciali con i popoli confinanti. Gran parte della sua attività scientifica è stata dedicata inoltre al tema della diffusione della scrittura in area padana e in Italia settentrionale, specie nelle sue fasi iniziali, ai risvolti di questo fenomeno sul piano storico, sociale e culturale, alla sua diffusione, per il tramite degli Etruschi, verso le altre popolazioni dell’Italia settentrionale. È membro di diversi comitati scientifici di riviste nazionali e internazionali. È autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche su Riviste e Volumi molto qualificati del settore.

Luca Cerchiai, archeologo
Luca Cerchiai è stato Ispettore archeologo nella soprintendenza di Salerno Avellino e Benevento, e direttore del museo Archeologico nazionale di Pontecagnano. Dal 1992 è professore di Etruscologia e Archeologia Italica all’università di Salerno, quindi preside della facoltà di Lettere e Filosofia, direttore della Scuola di specializzazione in Beni archeologici di Salerno e infine direttore del dipartimento di Scienze del Patrimonio culturale. Dal 1990 è membro dell’Istituto di Studi Etruschi e Italici, in cui dal 2018 fa parte del Consiglio Direttivo. È autore di oltre 180 pubblicazioni: i principali campi di ricerca riguardano l’archeologia della Campania preromana e delle popolazioni indigene della Magna Grecia, la fenomenologia della città etrusca, l’iconografia etrusca, con particolare riguardo alla pittura tombale.
Giornate europee dell’Archeologia 2021. Gli eventi promossi a Bologna, Comacchio, Imola, Modena, Ferrara dalla soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara

La soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara quest’anno ha organizzato in occasione delle Giornate europee dell’Archeologia 2021 (18-20 giugno 2021) vari eventi accomunati dal tema “Dialoghi col territorio”. Gli eventi della soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara si trovano alla pagina: https://journees-archeologie.fr/c-2021/lg-it/Italia/le-giornate-dell-archeologia-in-Europa; http://www.archeobologna.beniculturali.it/agenda.htm.

Bologna. Venerdì 18 giugno 2021, alle 10.30, nel salone d’Onore di Palazzo Dall’Armi Marescalchi, via IV Novembre 5. Presentazione del libro “Un arcipelago di storia. Archeologia e isole ecologiche interrate a Bologna”, pubblicato nel 2020 da AnteQuem con il contributo del Gruppo Hera. La pubblicazione, a cura di Renata Curina, Valentina Di Stefano e Cristian Tassinari, propone la sintesi dei dati archeologici raccolti durante la realizzazione delle mini isole ecologiche interrate nel centro urbano di Bologna, un’area che ha visto la crescita e lo sviluppo diacronico di una città a partire dall’VIII secolo a.C. fino ai giorni nostri. Il volume inaugura la nuova collana Quaderni di Archeologia dell’Emilia-Romagna, che rappresenta un importante momento di aggiornamento e di approfondimento dell’esito delle più importanti ricerche archeologiche condotte in Emilia-Romagna e a cui collaborano congiuntamente le tre soprintendenze ABAP della regione (Comitato di Redazione: Annalisa Capurso, Marco Podini, Annalisa Pozzi, Rossana Gabusi). Interverranno: Lisa Lambusier, soprintendente ABAP della Città metropolitana di Bologna e le province di MO-RE-FE e soprintendente ad interim della SABAP per le province di RA-FC-RN; Corrado Azzollini, direttore Segretariato regionale del ministero della Cultura per l’Emilia-Romagna e soprintendente ad interim della SABAP per le province di PC-PR; Cristina Ambrosini, responsabile servizio Patrimonio culturale Regione Emilia-Romagna; Alberto Aitini, assessore Comune di Bologna per Sicurezza urbana integrata, commercio, polizia locale, protezione civile, manutenzione del patrimonio e del verde pubblico; Raffaella Zanfini, responsabile Operations Servizi Ambientali Hera Group; Monica Miari, responsabile Area Funzionale Patrimonio archeologico soprintendenza ABAP Bologna; Renata Curina – Valentina Di Stefano – Cristian Tassinari, curatori del volume. Evento gratuito, posti limitati. Per prenotazioni: sabap-bo.stampa@beniculturali.it

Comacchio (Fe). Venerdì 18 giugno 2021, alle 16, nella sala polivalente di Palazzo Bellini, via Agatopisto 5. Incontro “Dialoghi con il territorio. Lo scavo dell’edificio ellenistico di Strada Fiume. Presentazione dei dati preliminari”. Presentazione pubblica dello scavo dell’edificio ellenistico di Strada Fiume a Comacchio (Fe). Programma: saluti istituzionali del Comune di Comacchio; interventi di Sara Campagnari, funzionario archeologo soprintendenza ABAP Bologna; Claudio Negrelli, Roberto Rizzo, Marco Palmieri, Phoenix Archeologia. Per prenotarsi: ufficio IAT di Comacchio 0533314154.

Il rasoio con manico in bronzo che ha dato il nome alla Domus scoperta a Imola (foto sabap-bo)
Imola (Bo). Venerdì 18 giugno 2021, alle 17, a Palazzo Tozzoni, via Garibaldi 18. Incontro “Lo scavo della Domus del Rasoio”. Presentazione dei primi risultati scientifici e del progetto di allestimento e valorizzazione dell’area archeologica all’interno del Complesso del S. Domenico a Imola. Interverranno: Diego Galizzi e Laura Mazzini, Musei Civici di Imola; Valentina Manzelli, funzionario archeologo soprintendenza ABAP Bologna; Daniele Mazzitelli, Phoenix Archeologia; Roberta Michelini, archeologa libera professionista. L’ingresso è gratuito con posti limitati previa prenotazione, telefonando al 0542602609 dal lunedì al venerdì 9-13 o inviando una mail a musei@comune.imola.bo.it, scrivendo nome e numero di telefono per ricevere conferma. L’incontro sarà registrato e sarà visibile sui canali YouTube dei Musei Civici di Imola.

Modena. Venerdì 18 giugno 2021, alle 18, nella sala Ex-Oratorio, Palazzo dei Musei, largo Porta S. Agostino 337. Incontro “Da San Geminiano alla cattedrale romanica”. Presentazione del progetto di ricerca sulla topografia tardo antica e alto medievale di Mutina-città e del territorio di riferimento. Frutto dell’accordo quadro stilato tra SABAP-BO, Museo Civico di Modena, UNIMORE e UNIBO, Laboratorio di Antropologia fisica e DNA antico-sede di Ravenna. Interverranno: Cinzia Cavallari, funzionario archeologo soprintendenza ABAP Bologna; Francesca Piccinini e Silvia Pellegrini, Museo Civico di Modena; Giovanna Bosi e Stefano Lugli, UNIMORE – dipartimento di Scienze della Vita e dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche; Stefano Benazzi e Antonino Vazzana, UNIBO – Laboratorio di Antropologia fisica e DNA antico-sede di Ravenna. Posti limitati. Per prenotarsi: tel. 0592033125 – palazzo.musei@comune.modena.it

Ferrara. Sabato 19 giugno 2021, alle 10.30, al museo Archeologico nazionale, via XX Settembre 122. Giornata d’incontro “Tra terre ed acqua: prospettive di ricerca e ultimi rinvenimenti nel territorio ferrarese”. La giornata sarà dedicata all’illustrazione delle recenti scoperte archeologiche nel territorio ferrarese. Interverranno: Chiara Guarnieri, funzionario archeologo soprintendenza ABAP Bologna; Paola Desantis, direzione regionale Musei, museo Archeologico di Ferrara; Letizia Bassi, presidente GAF; Marco Bruni, Flavia Amato, Francesca Acqui, Simone Bergamini, Giulia Guidorzi, archeologi liberi professionisti. Per info tel. museo nazionale: 053266299. Programma: 10.30, Paola Desantis: presentazione; 10.45, Chiara Guarnieri: Tra terre ed acqua: prospettive di ricerca e ultimi rinvenimenti nel territorio ferrarese; 11, Letizia Bassi: L’attività del gruppo archeologico ferrarese; 11.15, Marco Bruni: Una pieve sepolta tra le centuriazioni affioranti. San Venanzio e l’Alto Copparese; 11.30, Flavia Amato: L’ultima mansio? Un edificio posto ai limiti tra terra ed acqua nel territorio argentano; 11.45, Francesca Acqui: Ritrovamenti monetali romani rinvenuti presso un sito dell’argentano: catalogazione e analisi; 12, Simone Bergamini: Dalla Terramara di Pilastri ai “pilastri della Terramara“ dallo scavo alla pubblicazione; 12.15, Giulia Guidorzi: Lungo i fiumi e per le strade. Sondaggi archeologici nell’alto bondenese.
18-19-20 Giugno, canale YouTube Sabap-BO MO-RE-FE. Proiezione del video “Dialoghi col territorio. Il progetto di archeologia pubblica ad Argenta (Fe)”. Proiezione del video realizzato sul progetto di archeologia pubblica di Argenta (Fe), relativa alla villa/mutatio rinvenuta in località Frittelline. Le indagini sono state realizzate in collaborazione con il Comune di Argenta, il locale Gruppo Archeologico e l’istituto superiore Montalcini di Argenta nelle modalità scuola/lavoro. Sulla base della L.R. 18, Piano 2020 è stato presentato all’IBC il progetto Argenta romana, che ha trovato finanziamento. A cura di Chiara Guarnieri, funzionario archeologo soprintendenza ABAP Bologna; Flavia Amato, Marco Bruni, Gruppo Archeologico Ferrarese; Classi IV A e IV B, Istituto Superiore Rita Levi Montalcini Argenta; Servizio Patrimonio culturale ER.
Ferrara. Incontro a Palazzo Naselli-Crispi (con visita guidata del palazzo cinquecentesco) su “Le scoperte lungo il canale Naviglio. Un esempio virtuoso di collaborazione tra enti per la riscoperta del territorio” con i protagonisti delle ricerche archeologiche
Nel letto del canale Naviglio nei pressi di Coccanile, frazione di Copparo (Fe), sono venuti alla luce – era il 2019 – i resti di una delle più antiche pievi testimoniate nel territorio di Ferrara, databile al VI-VII secolo, intitolata a San Venanzio, e della necropoli ad essa associata. Quest’anno nuova campagna di scavi archeologici in via Ariosto a Coccanile. Dopo l’interventi di messa in sicurezza di un tubo dell’acqua da parte di Cadf, nella mattinata di martedì 27 aprile 2021 ha preso il via l’indagine per individuare l’estensione totale dell’antica pieve rinvenuta nel 2019 nel Canale Naviglio. La campagna di scavo, sostenuta dall’Amministrazione comunale di Copparo, è affidata all’archeologa Flavia Amato, affiancata dagli infaticabili e appassionati volontari del Gruppo Archeologico Ferrarese, a cui ha fatto visita il sindaco Fabrizio Pagnoni. Le operazioni hanno subito riservato un primo inatteso ritrovamento: a una profondità di soli 50 centimetri è emerso un cippo che poggia su uno strato di interesse storico. Il cippo non è in relazione con l’edificio di culto, ma è più tardo: si ipotizza rinascimentale. Per determinarne la datazione si è provveduto alla pulizia del livello per individuare eventuali resti ceramici che ne attestino l’epoca di appartenenza. Si procederà quindi con le stratificazioni successive alla ricerca l’angolo del fronte dell’antica pieve di V – VII secolo, di cui erano già stati rinvenuti i resti dell’abside, con un plinto di colonna della navata centrale, e dodici sepolture a inumazione, i cui corredi hanno consentito di definire la pieve come una delle più antiche della Provincia di Ferrara.

Anche di questo si parlerà nell’incontro “Le scoperte lungo il canale Naviglio. Un esempio virtuoso di collaborazione tra enti per la riscoperta del territorio”, mercoledì 9 giugno 2021, alle 17, a Palazzo Naselli-Crespi in via Borgo dei Leoni 28 a Ferrara. Dopo i saluti di Riccardo Mantovani, amministratore del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara; Fabrizio Pagnoni, sindaco del Comune di Copparo; Letizia Bassi, direttrice del Gruppo Archeologico Ferrarese; Paola Desantis, direttrice del museo Archeologico nazionale di Ferrara; gli interventi: Chiara Guarnieri (soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio) su “San Venanzio: una pieve in cammino”; Flavia Amato e Marco Bruni (archeologi) su “Le prime attestazioni cristiane del ferrarese a Coccanile di Copparo”. Per partecipare: prenotazioni obbligatorie, max 50 posti: segreteria.gaf@libero.it.


Il cortile interno di Palazzo Naselli-Crispi di Ferrara (foto consorzio bonifica pianura ferrara)
Segue la visita guidata del Palazzo Naselli-Crispi, palazzo cinquecentesco nel cuore rinascimentale di Ferrara. Palazzo Naselli Crispi fu progettato intorno al 1531 da Girolamo da Carpi (1501-1556), architetto e pittore ferrarese allievo del Garofalo. Questa “nobile abitazione alla Romanesca”, commissionata dal Canonico Giuliano Naselli, protonotario apostolico presso il Duca Ercole II d’Este, venne ultimata presumibilmente nel 1536. Nella seconda metà del secolo sedicesimo il fabbricato divenne di proprietà del Conte Giovanni Maria Crispi. Oggi il palazzo ospita la sede legale del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara. Il cortile, di forma rettangolare, presenta cinque arcate nei lati lunghi e tre nei lati corti, disposte su due ordini, ad imitazione del Teatro Marcello in Roma. Nel portico di ingresso si può ammirare l’affresco della Madonna con Bambino, pure opera del Carpi: è l’unico affresco originario del palazzo Naselli Crispi giunto fino ai nostri giorni.
“Storie dalla città sepolta. Marzabotto 1889”: il film di Giuseppe Mantovani sullo spettacolo itinerante prodotto dalle Cantine Teatrali Babele protagonista al museo nazionale Etrusco “Pompeo Aria” di Marzabotto per le giornate europee dell’archeologia

La locandina dell’evento al museo di Marzabotto con la proiezione del film “Storie dalla città sepolta. Marzabotto 1889”
“Benvenuti a voi illustrissimi giunti in visita a questo sito che è il più importante dell’antica Etruria a Nord degli Appennini. Oggi, 29 Settembre 1889, avrete il privilegio di visitare gli scavi condotti in quest’ultimo anno dal professor Edoardo Brizio. Intanto mi presento: il mio nome è Cesare Ruga e sono il reggitore del museo che ha sede qui, presso la villa del Conte Pompeo Aria”. Comincia così, nel tardo pomeriggio di 130 anni dopo, il viaggio nel tempo che il museo nazionale Etrusco “Pompeo Aria” di Marzabotto propone al pubblico domenica 16 giugno 2019 alle 16. Si tratta del film girato e prodotto da Giuseppe Mantovani del gruppo archeologico bolognese dello spettacolo itinerante “Storie dalla città sepolta. Marzabotto 1889”, messo in scena negli scorsi anni dagli attori delle Cantine Teatrali Babele, Giulio Tamburini (il reggitore Cesare Ruga), Massimo Don (l’architetto Vittorio Levi), Deborah Scarpetta (la contessa Aria) e Piergiorgio Iacobelli (lo scavatore Ermete Zanetti), per illustrare i luoghi più suggestivi di questo straordinario sito archeologico. Sotto la regia di Davide Giovannini e con la consulenza scientifica dell’allora direttore del museo Paola Desantis, gli attori trasformano i documenti d’epoca in racconto, rievocando la storia del più integro sito etrusco che la ricerca archeologica ci abbia mai restituito. L’evento rientra nelle iniziative proposte dal museo di Marzabotto per le giornate europee dell’archeologia 2019, in collaborazione con il gruppo archeologico bolognese. Il film dello spettacolo verrà proiettato nell’aula Sani del museo “Pompeo Aria” alle 16, come si diceva, cui seguirà un tour nell’area archeologica alla scoperta degli interventi ottocenteschi.

Gli attori della compagnia Cantine Teatrali Babele: Giulio Tamburini, Massimo Don, Deborah Scarpetta e Piergiorgio Iacobelli
Siamo nell’estate 1889. Da pochi giorni è finita la campagna di scavo sul Pian di Misano, la prima condotta dal direttore delle Antichità, professor Edoardo Brizio. Cesare Ruga, reggitore del Museo, apre il sito al pubblico per condurlo a una visita speciale, in cui il racconto dei lavori appena conclusi si intreccia con la storia eccezionale del risveglio della città etrusca, ripercorrendo le emozioni delle prime scoperte e il ricordo dei pionieri dell’archeologia bolognese di fine ‘800. Con lui dialogano l’architetto-topografo Vittorio Levi, la Contessa Aria e lo scavatore Ermete Zanetti che ricordano al pubblico non solo gli scavi ma anche il Congresso Internazionale di Archeologia del 5 ottobre 1871, di come i suoi membri giunsero in treno da Bologna e furono ospitati dai Conti Aria, e di Sua Altezza Reale, il Principe Umberto, confuso tra la folla.
Al museo Archeologico nazionale di Ferrara la presentazione degli Atti del convegno “Spina- Neue Perspektiven archaeologischen Erforshcung / Nuove prospettive della ricerca archeologica” (Zurigo, 2012): un libro di grande importanza per la conoscenza dell’antica città di Spina

La copertina del volume sugli Atti del convegno di Zurigo “Spina- Neue Perspektiven archaeologischen Erforshcung / Nuove prospettive della ricerca archeologica”
A sei anni dal convegno “Spina- Neue Perspektiven archaeologischen Erforshcung / Nuove prospettive della ricerca archeologica”, tenutosi a Zurigo il 4 e 5 maggio 2012, il museo Archeologico nazionale di Ferrara presenta gli Atti del Convegno di Zurigo, solo recentemente pubblicato (2017) dopo la lunga gestazione richiesta dall’importanza dei temi trattati, “un libro di grande importanza per la conoscenza dell’antica città di Spina”, sottolinea il direttore del Polo Museale dell’Emilia-Romagna Mario Scalini.
La città etrusca di Spina sul bordo meridionale dell’attuale delta del fiume Po è stata a lungo oggetto di ricerca per le necropoli scoperte nel 1922 e scavate successivamente. Le loro parecchie migliaia di tombe contenevano uno dei più grandi complessi di reperti di ceramica attica in tutto il Mediterraneo. Dal 2007, nell’ambito di un progetto di ricerca internazionale, il centro storico della città è stato esplorato in termini di urbanistica, architettura residenziale, spazio naturale, stratigrafia e cronologia assoluta, i cui ricchi risultati sono contenuti per la prima volta in 15 articoli negli Atti del convegno di Zurigo. Questi studi riguardano la fase ellenistica e la produzione di sale evaporativo a Spina, le strutture del IV secolo a.C., le prospettive future della ricerca, il contesto geo-archeologico e la stratigrafia dell’insediamento etrusco, l’evidenza paleobotanica, la tecnica costruttiva e la vita di tutti i giorni. nelle case in legno e in rovere del VI-IV secolo e nei tipi di ceramica grezza e fine.
L’appuntamento al museo Archeologico nazionale di Ferrara giovedì 13 settembre 2018, alle 16, per la presentazione degli Atti del Convegno. Dopo i saluti di Mario Scalini, direttore del Polo Museale, e del direttore del museo Archeologico Paola Desantis, intervengono Luigi Malnati, soprintendente emerito della soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna; Cristina Ambrosini, soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città Metropolitana di Bologna e per le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara; Giuseppe Sassatelli, professore ordinario di Etruscologia e Archeologia Italica; Christoph Reusser, professore ordinario di Archeologia Classica all’università di Zurigo. L’iniziativa è realizzata con la collaborazione del Gruppo Archeologico Ferrarese.
“A tavola con gli Etruschi di Marzabotto”: al museo “Pompeo Aria”, collegata a Expo 2015, mostra-viaggio tra usi, costumi e rituali degli abitanti di Marzabotto di 2500 anni fa con un testimonial d’eccezione, il dio del vino Fufluns
Su tutto vegliava Fufluns, divinità degli alberi e della fecondità, signore del vino e del delirio mistico. Il suo regno, il simposio; la sua icona, una coppa da vino (il kantharos). Fufluns per gli Etruschi, Dionysos per i Greci, Bacco per i Romani: il più gaudente degli Dei testimonia quanto da sempre il cibo, al di là della sua funzione nutritiva, abbia espresso altri valori, simbolici e sociali. E proprio il bronzetto etrusco raffigurante il dio del vino Fufluns, una statuetta rinvenuta nell’Ottocento vicino a Sasso Marconi e poi entrata nelle Collezioni del museo nazionale di Firenze, è l’icona della mostra “A tavola con gli Etruschi di Marzabotto. Aspetti reali e simbolici del cibo nella città etrusca”, aperta al museo nazionale Etrusco “Pompeo Aria” di Marzabotto fino al 10 gennaio 2016: il bronzetto-testimonial è così tornato nella sua terra d’origine grazie al prestito concesso dalla soprintendenza Archeologia della Toscana. Il museo nazionale Etrusco “Pompeo Aria” di Marzabotto partecipa al progetto SEMI (Musei in Emilia-Romagna per Expo 2015) con questa mostra che illustra con pannelli, didascalie e schede ad hoc tre aspetti specifici dell’alimentazione degli etruschi: le risorse dell’ambiente, le modalità del consumo del cibo in epoca etrusca con particolare riguardo alla città etrusca di Marzabotto-Kainua, le stoviglie e i manufatti d’uso quotidiano, l’acqua, l’olio, il vino e gli aspetti simbolici del cibo, dai banchetti e servizi da simposio in Etruria ai culti di Dioniso-Fufluns, signore degli alberi e della fecondità, dio del vino e del delirio mistico: ecco un viaggio tra usi, costumi e rituali degli abitanti di Marzabotto di 2500 anni fa.
Lo straordinario bronzetto raffigurante Fufluns è dunque il testimonial della mostra “A tavola con gli Etruschi di Marzabotto”, promossa da soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna, museo nazionale Etrusco “Pompeo Aria” di Marzabotto, in collaborazione con dipartimento di Storia, culture civiltà e archeologia dell’università di Bologna e Unione dei Comuni dell’Appennino Bolognese, mostra che è un viaggio alla scoperta di un popolo raffinato descritto dagli antichi come godereccio e mondano, perennemente a tavola mentre stuoli di schiavi servono cibi succulenti versando vino in grandi coppe. Il viaggio parte dalla terra, non a caso generosa, come attesta la sezione dedicata alle risorse alimentari integrata da recenti studi paleobotanici. A Marzabotto si coltivavano orzo, farro e grano in quantità, si producevano fichi e legumi, si allevavano maiali e ovini, si cacciavano cervi e selvaggina, si importavano olio e vino. Sulle tavole dei ricchi regnava l’abbondanza. I cuochi preparavano carne arrostita o bollita condita con salse a base di cereali, verdure e spezie. La carne, cibo di lusso il cui consumo era legato e precisi rituali, si mangiava con focacce, uova e verdure e il pasto era chiuso da frutta e dolciumi. Il vino era miscelato con acqua e insaporito con spezie, miele o formaggio grattugiato. Il tutto servito in raffinato vasellame da mensa, piatti, vassoi e stoviglie addobbavano la tavola, il vino era attinto da grandi crateri e versato nei calici e nelle tazze dei singoli commensali. Accanto ai vasi etruschi, la mostra concentra l’attenzione sui preziosi vasi attici decorati e sui servizi in bronzo poi deposti nelle tombe per consentire al defunto di banchettare nella sua nuova vita nell’aldilà. Vengono dalle necropoli di Kainua le ceramiche attiche e a vernice nera di VI-IV sec. a. C. tra cui spiccano crateri, kylikes (coppe) e uno straordinario kantharos bifronte con teste di menade e satiro.
Cuore della sezione dedicata al simposio sono le due sepolture di V secolo a.C. rinvenute nel 1969 a Sasso Marconi. Arricchite per l’occasione di pannelli che illustrano gli aspetti simbolici della complessa ideologia del banchetto dell’aldilà, le due tombe presentano corredi dotati di tutti gli elementi più significativi del servizio da vino, dalla ceramica attica ai grandi recipienti e utensili in bronzo. “Mutuato integralmente dalla pratica greca -salvo che per la presenza delle donne”, spiega il direttore del museo Pompeo Aria, Paola Desantis, “l’adesione all’ideologia del banchetto è ampiamente attestata a Marzabotto nel suo valore simbolico, legato in particolare al culto di Dioniso, che si esprimeva nella ritualità della preparazione e del consumo del vino, e in intermezzi di musica, danza, poesia e giochi. Oltre alle testimonianze della fine ceramica d’importazione, restano i contenitori come tazze e brocche in ceramica comune prodotte in abbondanza nei laboratori della città, usati nel quotidiano specie per il consumo del più tipico dei loro piatti a base di fava, piselli o ghiande”. Il percorso tra le varie sale del museo evidenzia l’uso dei diversi recipienti fittili di produzione locale, di forma chiusa o aperta, utilizzati per contenere o consumare alimenti liquidi e solidi. Alcune anfore commerciali venute da oltremare e una macina per il grano consentono di approfondire i temi dei prodotti d’importazione e della lavorazione delle materie prime mentre la presenza di pozzi e bacili (louteria) introducono alle modalità di sfruttamento domestico delle risorse idriche. Al vino e alla sua divinità emblematica, Dionysos, è dedicata la vetrina della sala III contenente la statuetta in bronzo raffigurante Fufluns (il Dioniso etrusco) nudo e con il kantharos in mano, rinvenuta nell’Ottocento a Sasso Marconi, e alcuni vasi attici dalle necropoli della città etrusca di argomento dionisiaco.
La mostra è articolata in tre sezioni. Quella dedicata alle risorse ambientali illustra il paesaggio vegetale e il repertorio faunistico nell’età del Ferro passando in rassegna una serie di reperti faunistici rinvenuti nel corso degli scavi affiancati dai risultati di più recenti analisi paleobotaniche. L’interazione tra i risultati di vecchi e nuovi studi consente di tracciare un quadro più completo e circostanziato dell’habitat e delle risorse dell’antica città etrusca di Marzabotto-Kainua. La seconda sezione tratta il modo di consumare il cibo esponendo gli utensili e le stoviglie usati quotidianamente per mangiare. Il percorso che si snoda tra le varie sale del museo evidenzia l’uso dei diversi recipienti fittili di produzione locale, di forma sia chiusa che aperta, che servivano per contenere o consumare alimenti liquidi e solidi. Alcune anfore commerciali e una macina per il grano consentono di approfondire i temi dei prodotti d’importazione e della lavorazione delle materie prime mentre la presenza di pozzi e bacili introduce il tema delle modalità di sfruttamento delle risorse idriche. Il cuore della terza sezione è situato nella IV sala del museo dove sono esposte le due sepolture di V secolo a.C. rinvenute nel 1969 a Sasso Marconi. Dotate di pannelli informativi che illustrano gli aspetti simbolici che compongono la complessa ideologia del banchetto dell’aldilà, le due tombe hanno restituito corredi forniti di tutti gli elementi più significativi del servizio da vino, dalla ceramica attica ai grandi recipienti ed utensili in bronzo tra cui spicca, per eccezionale stato di conservazione, un capiente stamnos in bronzo, un recipiente utilizzato per miscelare l’acqua e il vino da consumare durante il banchetto. L’itinerario tematico che si snoda in tutte le quattro sale del museo pone l’accento sui vasi attici che rimandano all’ideologia del simposio corredati da didascalie e pannelli che spiegano gli usi specifici delle diverse forme di vasi greci rinvenuti nelle necropoli di Marzabotto. Nella II sala questo itinerario si apre sulle problematiche simboliche del vino dedicando una vetrina all’immagine di Dioniso, il dio del vino, quale appare sulla ceramica attica restituita dagli scavi di Marzabotto. La mostra si conclude illustrando i vari aspetti del cibo e dell’alimentazione nel mondo etrusco con una serie di pannelli didattici tratti dalla pubblicazione “Tutti a tavola”, curata dai Servizi educativi della soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna.

Nell’area archeologica di Marzabotto ripristino dei filari di vite maritata esistenti e semina di parcelle di lino, orzo e favino (foto Fabio Lambertini)
Ambiente e paesaggio nella città etrusca, il 28 giugno e il 4 ottobre 2015. Legati sia alla mostra che all’Expo 2015, e in concomitanza con il raccolto di orzo e favino (a giugno) e dell’uva (a ottobre), sono proposti due eventi tesi a far conoscere il ciclo agronomico e l’importanza di alcune colture antiche e riflettere sulla economia dell’epoca etrusca. “Per meglio visualizzare il paesaggio rurale degli Etruschi all’interno dell’area archeologica”, spiega Desantis, “è stato realizzato un intervento che ripropone le colture dell’epoca: coltivazioni di cui si trovano tracce e testimonianze sia nella documentazione archeologica che in quella archeobotanica. Sono stati ripristinati due filari di vite maritata, comunemente detti “Piantate”, da tempo esistenti, e sono state seminate parcelle di lino, orzo e favino”. I due eventi proposti il 28 giugno e il 4 ottobre renderanno possibile rievocare queste storie e immaginare con laboratori ed esperienze dirette gli utilizzi di queste produzioni. Infine, a margine della mostra sono previste visite guidate gratuite alle 16 nelle domeniche del 24 maggio (Matteo Tirtei), 31 maggio (Malik Franzoia), 7 giugno (Siriana Zucchini), 14 giugno (Riccardo Vanzini) e nelle domeniche del 21 e 28 giugno (Paola Desantis).
“Una notte con l’ammiraglio etrusco Vel Kaikna al museo di Marzabotto”: visita guidata all’area archeologica e spettacolo sulla stele felsinea col Gruppo Archeologico Bolognese e i rievocatori di Methlum Kainual
Vi siete mai chiesti – indagano gli amici del Gruppo archeologico bolognese (Gabo) attirando la nostra curiosità – vi siete mai chiesti come mai in una stele funeraria etrusca conservata al museo civico Archeologico di Bologna, un tale Vel Kaikna, etrusco padano, fece scolpire a Felsina, molti secoli fa, una nave da guerra completamente equipaggiata che solcava il mare? La risposta la darà personalmente l’interessato, Vel Kaikna, intervistato da Giuseppe Mantovani per la serie “Le interviste impossibili. Incontri con i personaggi della storia”. L’appuntamento è al museo nazionale Etrusco “Pompeo Aria” di Marzabotto, sabato 19 luglio 2014 alle 18 per “Una notte con l’ammiraglio etrusco Vel Kaikna al museo di Marzabotto: le interviste impossibili”. Testi di Giuseppe Mantovani. Interpreti: Piergiorgio Iacobelli (ammiraglio Vel Kaikna) intervistato da Davide Giovannini (presidente Gruppo Archeologico Bolognese). Saranno presenti i rievocatori di Methlum Kainual. L’ “intervista impossibile” all’ammiraglio etrusco sarà preceduta alle 17 da una visita guidata al museo e alla fonte sacra a cura del direttore Paola Desantis sul tema “Le merci e le idee venute d’oltremare”.Visita guidata e spettacolo sono gratuiti.Ingresso al museo e area archeologica 3 euro, ridotto 1,50 euro; ingresso gratuito per under 18, studenti e docenti di facoltà umanistiche, di architettura e delle Accademie di Belle Arti, previa esibizione del tesserino; giornalisti; soci GABO.
“La stele funeraria di Vel Kaikna”, spiega Paola Desantis, “è eccezionale sia per le dimensioni (è alta m. 2,42) che per la raffigurazione che presenta sul lato principale. Vi è infatti scolpita l’immagine di una grande nave etrusca da guerra che naviga in mare. A poppa il timoniere regge il timone, seguono due guerrieri con corazza ed una figura con mantello; dalla chiglia della nave sbucano sette remi, anche se sono solo tre i rematori di cui si vedono le teste. Probabilmente la scena si riferisce all’attività esercitata dal defunto, di cui si conosce il nome grazie all’iscrizione incisa sull’altro lato della stele: (io sono) la tomba di Vel Kaikna”. È stato ipotizzato che questo personaggio bolognese rivestisse la carica di comandante di una flotta etrusca sull’Adriatico, preposta alla difesa delle rotte commerciali da e per la Grecia che facevano capo al porto di Spina. “L’altro lato della stele è diviso in quattro fasce da listelli, che comprendono, in alto, il viaggio su carro del defunto nell’aldilà, e più sotto scene di solenni giochi sportivi celebrati in onore del defunto stesso, alla presenza di personaggi pubblici eminenti”. La stele, in arenaria, risale alla seconda metà del V secolo a.C. ed è stata rinvenuta nella necropoli dei giardini Margherita a Bologna.

I rievocatori di Methlum Kainual che saranno presenti all’intervista impossibile con l’ammiraglio etrusco Vel Kaikna
Il programma.Ore 17, visita guidata al Museo e al santuario fontile dell’antica città di Marzabotto a cura di Paola Desantis sul tema “Le merci e le idee venute d’Oltremare nella città etrusca”; ore 18, inizio dello spettacolo con una breve introduzione di Giuseppe Mantovani sulle interviste impossibili, un inquadramento storico-archeologico del personaggio Vel Kaikna e del suo tempo a cura di Paola Desantis. “Membro di un’importante famiglia di Felsina”, interviene Giuseppe Mantovani, “Vel Kaikna era probabilmente un ammiraglio o un navarca: lo indizia la sua stele funeraria, esposta nel Museo Civico Archeologico di Bologna, su cui si staglia una nave da guerra etrusca”. Grazie alla collaborazione con il Gruppo Archeologico Bolognese, di cui fanno parte sia l’autore che l’intervistatore, viene “messa in scena” l’intervista impossibile a Vel Kaikna che la raffigurazione funebre collega a Spina e al suo porto. Evocati dall’ammiraglio felsineo, lo assisteranno nell’intervista anche alcuni abitanti dell’antica Kainua (interpretati da Gianni Passini e Luca Pontoni), espressamente arrivati per ricongiungersi allo spirito etrusco che in questa serata rivivrà fra le vestigia della vetusta Marzabotto. La serata è realizzata dalla soprintendenza ai Beni archeologici dell’Emilia Romagna in collaborazione con il Gruppo Archeologico Bolognese e i rievocatori di Methlum Kainual che saranno presenti all’intervista impossibile con l’ammiraglio etrusco Vel Kaikna e accompagneranno il pubblico per l’intera serata. Termine previsto per le 19.30.
“Storie dalla città sepolta. Marzabotto 1889”: quattro attori in costume d’epoca rievocano i protagonisti dei primi scavi ottocenteschi e la storia del più integro sito d’epoca etrusca
“Benvenuti a voi illustrissimi giunti in visita a questo sito che è il più importante dell’antica Etruria a Nord degli Appennini. Oggi, 29 Settembre 1889, avrete il privilegio di visitare gli scavi condotti in quest’ultimo anno dal professor Edoardo Brizio. Intanto mi presento: il mio nome è Cesare Ruga e sono il reggitore del museo che ha sede qui, presso la villa del Conte Pompeo Aria”. Comincia così, nel tardo pomeriggio di 125 anni dopo, il viaggio nel tempo che il museo nazionale Etrusco di Marzabotto (via Porrettana Sud 13, Marzabotto; info 051.932353) propone al pubblico sabato 5 luglio a partire dalle 17.30. Quattro attori in costume d’epoca rievocano i protagonisti dei primi scavi ottocenteschi e la storia del più integro sito d’epoca etrusca, guidando il pubblico in uno spettacolo itinerante tra acropoli e necropoli orientale, preceduto da una visita guidata al museo. “Storie dalla città sepolta. Marzabotto 1889” è appunto lo spettacolo itinerante messo in scena dagli attori delle Cantine Teatrali Babele, Giulio Tamburini, Massimo Don, Deborah Scarpetta e Piergiorgio Iacobelli, per illustrare i luoghi più suggestivi di questo straordinario sito archeologico. Sotto la regia di Davide Giovanninie con la consulenza scientifica del direttore del museo Paola Desantis, gli attori trasformano i documenti d’epoca in racconto, rievocando la storia del più integro sito etrusco che la ricerca archeologica ci abbia mai restituito. L’iniziativa è promossa dal Gruppo Archeologico Bolognese e dalla compagnia Cantine Teatrali Babele, in collaborazione con la soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia-Romagna, museo Nnzionale Etrusco “Pompeo Aria” di Marzabotto, direttore Paola Desantis.
Siamo nell’autunno del 1889. Da pochi giorni è finita la campagna di scavo sul Pian di Misano, la prima condotta dal direttore delle Antichità, professor Edoardo Brizio. Cesare Ruga, reggitore del museo, apre il sito al pubblico per condurlo a una visita speciale, in cui il racconto dei lavori appena conclusi si intreccia con la storia eccezionale del risveglio della città etrusca, ripercorrendo le emozioni delle prime scoperte e il ricordo dei pionieri dell’archeologia bolognese di fine ‘800. Con lui dialogano l’architetto-topografo Vittorio Levi, la contessa Aria e lo scavatore Ermete Zanetti che ricordano al pubblico non solo gli scavi ma anche il congresso internazionale di Archeologia del 5 ottobre 1871, di come i suoi membri giunsero in treno da Bologna e furono ospitati dai conti Aria, e di Sua Altezza Reale, il principe Umberto, confuso tra la folla.

Gli attori della compagnia Cantine Teatrali Babele: Giulio Tamburini, Massimo Don, Deborah Scarpetta e Piergiorgio Iacobelli
Lo spettacolo si apre alle 17.30 con una visita guidata al museo condotta da Paola Desantis, incentrata in particolare sui materiali rinvenuti negli scavi ottocenteschi. Verso le 18.30, un accompagnatore porterà i visitatori all’incontro con Cesare Ruga, primo reggitore del museo Etrusco di Marzabotto, che guiderà i presenti in una visita all’area archeologica. Nel corso della visita il pubblico incontrerà altri tre protagonisti di quei primi scavi che narreranno le proprie esperienze di quegli anni lontani. Tornati al museo (verso le ore 20) la lettura di alcuni documenti originali e la proiezione di immagini del tempo renderà ancora più toccante la ricostruzione messa in scena con lo spettacolo. Si consiglia un abbigliamento comodo e di dotarsi di una torcia elettrica; è gradita la prenotazione per lo spettacolo 051932353. Il museo nazionale Etrusco “Pompeo Aria” di Marzabotto è aperto dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18.30, l’area archeologica dalle 8 alle 19. Ingresso 3 euro.




























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