Al museo nazionale e area archeologica di Altino (Ve) l’artigianato dei Veneti antichi prende vita ad Altino-fest, il primo festival di archeologia imitativa. Quattro laboratori aperti a tutti (argilla, ambra, lamina, tessitura) e due forni per la fusione del bronzo e la lavorazione del vetro
Gli antichi Veneti erano dei veri e propri maestri nella lavorazione a sbalzo della lamina di bronzo. Per saperne di più basterà raggiungere Altino (Ve) sabato 28 maggio 2022: dalle 9.30 alle 18.30, il museo nazionale e Area archeologica di Altino ospita “Altino fest” il primo Festival dell’Archeologia imitativa dei Veneti antichi con dimostrazioni e laboratori didattici legati alle tecnologie e alle attività dell’epoca per capire in prima persona l’artigianato degli antichi abitanti di Altino. Ci sarà l’angolo della fusione del bronzo, un vero e proprio forno a più di mille gradi in cui si otterranno con antichi mantici in pelle gli oggetti che oggi sono tra i reperti più curiosi ospitati dal Museo. Poco lontano si potrà assistere alla lavorazione del vetro grazie ad un piccolo forno portatile con cui verranno ricreate le perline, antenate di quelle veneziane ben più conosciute. Accanto ai due angoli dedicati ai «forni» di bronzo e vetro i partecipanti verranno infatti coinvolti in quattro laboratori pratici in cui dopo una dimostrazione di alto livello artigianale proveranno in prima persona a riprodurre vasi in argilla, un piccolo pezzo di tessuto di lana, un anellino di palco di cervo e una perlina d’ambra. I laboratori durano 30 minuti e sono disponibili nei seguenti orari: 10:30; 11:30; 14.30; 15.30; 16.30; 17.30. Inoltre, durante il Festival saranno presenti delle postazioni di archeologia imitativa, aperte a tutte le età, dedicate a: tessitura – palco – ambra – argilla – situle – bronzo e vetro, dalle 9:30 alle 18:30. Il Festival è accessibile alle persone con disabilità motorie e si organizzano visite dedicate a persone con disabilità visive e uditive. Tariffe: fino a 18 anni, ingresso gratuito; 18-25 anni: 2 euro; oltre i 25 anni: 3 euro. Si può prenotare il pranzo al food corner “Pizzeria Contadina” a questo link: https://docs.google.com/…/1FAIpQLScZkD96lxv…/viewform…

Allestimento degli spazi per Altino Fest al museo Archeologico nazionale di Altino (foto drm-veneto)
“Sperimenteremo, insieme con il nostro pubblico, una via nuova e insolita per conoscere gli antichi Veneti: immedesimarsi nelle loro tecniche artigianali, provare a ripeterne i gesti usando gli stessi materiali e gli stessi strumenti”, dice Marianna Bressan, direttrice del museo nazionale e area archeologica di Altino (Direzione regionale Musei Veneto), “a garanzia della qualità dell’offerta, la professionalità degli educatori didattici, che hanno trovano in questo progetto supportato dai fondi europei e dalla Regione del Veneto un modo per ripartire dopo la grave crisi del COVID. Le attività sono accessibili a tutte e a tutti, perché il Museo è patrimonio comune. Per ristorarsi, ci saranno le gustose tasche di pizza del progetto “Pizzeria contadina”, a base di prodotti agricoli locali. Cultura, leggerezza, cura e sostenibilità sono e saranno le cifre del nostro futuro parco archeologico”.

Altino Fest: nel laboratorio della Lamina si impareranno i rudimenti per realizzare una situla come i Veneti antichi (foto drm veneto)
Il Festival di Archeologia imitativa si inserisce in un progetto più complesso che sta portando molta linfa al Museo e all’Area Archeologica, pronti a diventare Parco Archeologico. Il futuro prevederà non più “solo” l’esistenza del “Museo e dell’Area archeologica” intesi come elementi separati, ma la nascita di un “parco archeologico” perimetrato. Finanziato dal ministero della Cultura con 1milione e700mila euro il progetto del Parco archeologico può contare su 1,2 milioni di euro per i lavori veri e propri a partire dal rifacimento dei percorsi, degli impianti, dei magazzini, degli allestimenti, passando per l’adeguamento degli edifici e gli ulteriori scavi archeologici.
Ecco i laboratori. ARGILLA. Nel laboratorio si mostrerà come gli altinati lavoravano l’argilla, in che modo venivano posizionate le mani sul tornio e come venivano ottenuti i colori rosso e nero dei vasi. In un secondo momento si procederà con una versione semplificata della lavorazione in cui con l’argilla ogni partecipante riprodurrà un reperto del museo. AMBRA E PALCO. L’osso veniva segato con un seghetto di ferro e sagomato con lime in bronzo, mentre le decorazioni costituite da disegni complessi ed elaborati erano ottenute con piccoli punteruoli simili a piccoli compassi. Dopo un primo momento in cui la tecnica verrà mostrata dagli addetti ai lavori si passerà ai lavori semplificati: i presenti produrranno perline per collane in ambra e piccoli anellini in osso. LAMINA. Le situle, ovvero le lamine in bronzo e in rame lavorate con disegni complessi richiedevano molti giorni di cesellatura con strumenti adatti. Nel laboratorio inizialmente verranno mostrati i primi passi di lavorazione di una situla, poi le lamine di rame verranno lavorate in maniera semplificata dai presenti con piccoli disegni geometrici. TESSITURA. Come si ricavava il filo partendo dalla materia prima (lana), usando i fusi? Come filavano 2500 anni fa? Il laboratorio di tessitura risponderà a queste due domande. Dopo una dimostrazione al telaio verticale i partecipanti riprodurranno poi un piccolo tessuto di lana con la stessa tecnica in telai in miniatura.
Altino (Ve). Verso il parco archeologico: iniziato lo scavo archeologico nell’area del quartiere residenziale augusteo. La direttrice Bressan: “Doppio scopo: capire cosa nasconde la città sepolta, e come ridisegnare la fruizione dell’area archeologica”

È passato poco più di un mese da quando Marianna Bressan, direttrice del museo nazionale e dell’area archeologica di Altino (Ve), ha presentato la visione (perché si è pensato proprio in grande) del parco archeologico di Altino, il primo in Veneto, affiancata da altrettanto entusiasti e convinti “compagni di viaggio”: Daniele Ferrara, direttore regionale Musei del Veneto; Emanuela Carpani, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e laguna; Claudio Grosso, sindaco di Quarto D’Altino; Simone Venturini, assessore al Turismo del Comune di Venezia; Paola Bonifacio, manager dei Musei Civici di Treviso; Elisabetta Baldan, architetto, e Marco Sartori, ingegnere, dello Studio di architettura ddba di Treviso (vedi Parco archeologico di Altino: presentato il progetto finanziato dal Mic che fonde museo e area archeologica in un unico percorso più fruibile al pubblico per raccontare la storia di un luogo e del suo paesaggio speciale. Due anni per realizzarlo | archeologiavocidalpassato). È cominciato questa mattina, 14 marzo 2022, lo scavo archeologico nell’Area archeologica di Altino in particolare nell’area del quartiere residenziale augusteo. I lavori di scavo, nell’ambito del Grande Progetto Beni Culturali con il quale il ministero della Cultura ha finanziato le attività necessarie a trasformare Altino in un parco archeologico, sono stati affidati alla ditta PETRA di Padova (vedi Altino. Lo Stato acquisisce con 3 milioni alcuni terreni agricoli per scavare Foro, Teatri, viabilità e contesti residenziali della città romana. Ecco tutto il piano dei Cantieri della Cultura: in totale 200 milioni per 38 interventi, e 13 per le acquisizioni. Molti riguardano l’archeologia | archeologiavocidalpassato). Finanziato dal ministero della Cultura con 1milione e 700mila euro il progetto del parco archeologico potrà contare su 1,2 milioni di euro per i lavori veri e propri a partire dal rifacimento dei percorsi, degli impianti, dei magazzini, degli allestimenti, passando per l’adeguamento degli edifici e gli ulteriori scavi archeologici. Il restante (300 mila euro) servirà per i servizi a partire dagli studi di indirizzo per il modello di sviluppo culturale e turistico, passando per il restauro, gli allestimenti, le traduzioni, la grafica e la comunicazione cui si aggiungeranno i progetti (dei lavori, dell’accessibilità).

La planimetria delle area archeologiche di Altino sui due lati della strada provinciale nel progetto del parco archeologico di Altino (studio di architettura ddba)
“Gli scavi hanno due obiettivi”, spiega Marianna Bressan, “la ricerca, ovvero l’attività essenziale per conoscere quello che il sottosuolo restituisce, ma anche capire se c’è margine per ridisegnare il percorso di fruizione dell’area archeologica, attraverso ritrovamenti che possano meglio illustrare quel che si vede e, con un po’ di fortuna, ampliare i resti da lasciare a vista”. Sotto la superficie della campagna altinate si trovano infatti i resti di una città millenaria, prima veneta e poi romana, emporio e crocevia di culture dal VIII sec. a.C. al VII sec. d.C. La città sepolta è da anni materia di ricerca archeologica. Il progetto prevede ora uno scavo estensivo nella più promettente tra le due aree archeologiche visitabili, l’area del quartiere residenziale augusteo. L’obiettivo è che gli ulteriori scavi intercettino nuove strutture da lasciare a vista per estendere la fruizione attuale degli spazi. Quelle attuali, inoltre, verranno rivoluzionate con un ripensamento degli apparati didattici.
Altino. Lo Stato acquisisce con 3 milioni alcuni terreni agricoli per scavare Foro, Teatri, viabilità e contesti residenziali della città romana. Ecco tutto il piano dei Cantieri della Cultura: in totale 200 milioni per 38 interventi, e 13 per le acquisizioni. Molti riguardano l’archeologia

L’ok al Piano Strategico “Grandi Progetti Beni Culturali” varato dal ministro della Cultura, Dario Franceschini, è arrivato solo nel tardo pomeriggio di mercoledì 9 febbraio 2022. Ma la notizia è rimbalzata subito ai margini della laguna nord, nella “Venezia prima di Venezia”. A pochi giorni dall’annuncio dell’avvio del progetto per la creazione del parco archeologico di Altino, il primo in Veneto, ecco una nuova buona notizia per Altino, e Marianna Bressan direttrice del museo nazionale e area archeologica: nelle tre nuove acquisizioni al patrimonio dello Stato previste dai “Cantieri della Cultura” c’è anche Altino. Dei quasi 13 milioni di euro stanziati, 7,5 vanno all’acquisizione di Villa Massenzia, estesa proprietà tra Cecilia Metella e Circolo Massenzio lungo la via Appia Pignatelli a Roma (una volta acquisita allo Stato diverrà la base per i servizi aggiuntivi a favore dell’intero parco archeologico dell’Appia Antica); 2,3 all’acquisizione della storica Villa Buonaccorsi a Potenza Picena, aggiudicata da un fondo immobiliare privato (sarà indispensabile alle successive operazioni di valorizzazione sotto il profilo ambientale, storico, culturale ed economico per una nuova fruizione pubblica della splendida villa settecentesca); e infine con 3 milioni di euro la terza acquisizione avviene in provincia di Venezia e riguarda alcuni terreni agricoli -privi di fabbricati- che, secondo i rilevamenti scientifici, corrispondono al contesto di giacenza della massima estensione della città romana di Altino (corrispondente a Foro, Teatri, viabilità e contesti residenziali) la cui acquisizione permetterebbe di rendere unitaria e organica l’area archeologica e il percorso di visita comprendente il Museo Nazionale, AltinoLab e le aree archeologiche di Altino. “Un altro importante segnale di attenzione da parte del ministero della Cultura, che ormai con tutta evidenza considera Altino un cantiere culturale sul quale investire”. Commenta la direttrice Marianna Bressan. “Questo stanziamento ci permetterà finalmente di indagare con scavi archeologici il cuore monumentale della città antica e di ampliare il circuito di visita, sempre più verso la realizzazione del parco archeologico altinate”.
Cantieri della Cultura. È di 200 milioni di euro l’ammontare degli investimenti per i 38 nuovi progetti e le 3 nuove acquisizioni al patrimonio dello Stato contenuti nel Piano Strategico “Grandi Progetti Beni Culturali” varato dal Ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha ricevuto oggi il parere favorevole della Conferenza Unificata Stato-Regioni dopo il passaggio in Consiglio Superiore dei beni Culturali. “Trentotto interventi strategici, diffusi in tutta Italia, e tre nuove acquisizioni che confermano la centralità della cultura nell’azione di politica economica del governo”, commenta il ministro della Cultura Dario Franceschini, che sottolinea come “il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale è uno degli assi fondamentali su cui si fonda la crescita economica e sociale del Paese”. Gli interventi approvati si incardinano nella strategia portata avanti dal ministero della Cultura negli ultimi anni per favorire il rilancio della competitività territoriale del Paese e la crescita economica e sociale ponendo al centro i beni e i siti di eccezionale interesse culturale e di rilevanza nazionale che necessitano di interventi organici di tutela e riqualificazione, di valorizzazione e promozione culturale, anche nell’ottica dell’incremento dell’offerta turistico culturale. I 199.076.000 euro sono destinati a finanziare 38 interventi di recupero e valorizzazione per 186.285.510 euro in 16 regioni italiane e 3 nuove acquisizioni al Patrimonio dello Stato di beni immobili per un valore di 12.790.490 euro.

Interventi. Dei 38 finanziati, alcuni riguardano aree o musei archeologici. Villa Diana / isola Gallinara (SV): 3 milioni di euro. Restauro conservativo, consolidamento statico, risanamento igienico, riqualificazione funzionale e opere di allestimento espositivo e valorizzazione per destinare l’immobile a “Centro di documentazione per la ricerca, tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico dell’isola e dei fondali marini”, che costituirà una base logistica per campagne di indagini archeologiche, e sarà sede del parco archeologico-naturalistico subacqueo di Albenga e dell’isola di Gallinara
Colosseo (Roma): 4,5 milioni di euro. In continuità con la ricostruzione in legno dell’arena, l’intervento prevede il restauro delle due porte di accesso: Porta Trumphalis, da cui entravano in scena i gladiatori e gli animali, e Porta Libitinensis, da cui venivano portati via i corpi senza vita dei combattenti. Sarà inoltre sistemato il podio dell’arena per la collocazione della grande iscrizione di Teodosio II e Valentiniano III, promotori dei restauri durante i due regni congiunti
Archeologia green del Pan di Milano: 3,5 milioni di euro. Il progetto PAN Parco Anphitheatrum Naturae mira a completare lo scavo archeologico e a recuperare un grande fabbricato da destinare a laboratorio di restauro e a luogo espositivo, dove mostrare le opere scoperte in situ, compreso un importante corredo in ceramica di età celtica del IV – III sec. a.C.
Anfiteatro romano di Volterra: ulteriori 3 milioni di euro. Dopo la grande scoperta del 2015, è ora previsto il completamento dello scavo archeologico dell’Anfiteatro e la realizzazione di un ambizioso progetto di restauro e valorizzazione del monumento per coinvolgere il territorio dando vita a un’area archeologica diffusa migliorando l’attrattività turistica.
Sito archeologico di Iulium Carnicum (Zuglio – UD): 1,25 milioni di euro. Oggetto dell’intervento è il completamento dello scavo archeologico, il rinnovamento della copertura e la realizzazione di un punto panoramico che permetta una migliore e completa comprensione dell’area archeologica valorizzando tutto il percorso di visita del Foro.
Sito nuraghe e villaggio Costa nella foresta di Burgos (SS): 1 milione di euro. I lavori di tutela e conservazione riguarderanno pulizia, documentazione preliminare e prosieguo degli scavi e dei restauri nel nuraghe e nel villaggio, attività indispensabili nell’ottica anche della successiva valorizzazione del sito attraverso la realizzazione di un percorso archeologico e naturalistico a cura del Comune di Sassari.
Circuito dei nuraghi (Quartu Sant’Elena, CA; Pompu, OR; Ussaramanna, SU): 890mila euro. Intervento di consolidamento e restauro delle parti già messe in luce dei tre impianti nuragici e creazione di un circuito per la fruizione pubblica delle aree archeologiche per costituire una nuova offerta turistica, lenta e sostenibile, con ricadute positive su un territorio interno attualmente soggetto a grave spopolamento.
Museo Egizio di Torino: 5 milioni di euro. In occasione del bicentenario della nascita del museo, sono previsti la copertura della corte interna dell’edificio con una cupola in vetro e acciaio e l’allestimento del Giardino Egizio, con specie vegetali tipiche dell’ambiente nilotico. La copertura consentirà di trasferire gli spazi di accoglienza e servizi al pubblico, restituendo alla città un’altra piazza.
Altino. Per il ciclo “ConversazioniAltinati@1600” videoconferenza on line di Marianna Bressan, direttrice del museo nazionale e dell’area archeologica di Altino, su “Il futuro di Altino”: cosa succederà con l’istituzione del parco archeologico, il primo in Veneto

Come cambierà il volto del museo nazionale e area archeologica di Altino con l’istituzione del parco archeologico di Altino, il primo in Veneto? Come saranno ri-organizzati gli spazi all’aperto e la sede dell’ex museo archeologico? Quale sarà il rapporto con il territorio (inteso come comunità ed enti pubblici e privati) e con l’ambiente (inteso come paesaggio tra laguna, fiume e campagna)? Quali saranno le ricadute economiche e quelle scientifiche? A queste e ad altre domande e curiosità mercoledì 9 febbraio 2022, alle 21, risponderà la stessa direttrice Marianna Bressan nella conferenza on line “Il futuro di Altino”, nell’ambito del ciclo “Altino e la sua laguna agli albori del cristianesimo – ConversazioniAltinati@1600”. La videoconferenza si svolgerà su piattaforma Zoom. Link di partecipazione: https://unipd.zoom.us/j/89013420046.

Di certo un’idea del “futuro di Altino” ce la siamo fatta, il 1° febbraio 2022, alla presentazione del progetto del parco archeologico di Altino (vedi Parco archeologico di Altino: presentato il progetto finanziato dal Mic che fonde museo e area archeologica in un unico percorso più fruibile al pubblico per raccontare la storia di un luogo e del suo paesaggio speciale. Due anni per realizzarlo | archeologiavocidalpassato). Due anni per realizzare il progetto: il termine ultimo è giugno 2024. Si camminerà tra i resti della città sepolta, scoprendone i reperti, ma anche le antiche costruzioni. Ci saranno i mosaici conservati, ma anche la casa in cui probabilmente erano collocati. E mentre si passeggerà accanto al basolato della strada originaria si scopriranno i dintorni, ricostruiti con pannelli iconografici e immagini. Sarà un museo all’aperto, che unirà dunque la parte attualmente contenuta nel museo Archeologico con quella degli scavi, in un unico percorso più fruibile al pubblico che racconterà la storia di un luogo e del suo paesaggio in tutti i suoi aspetti. “Il progetto mira a far comprendere ai visitatori che le aree museali e quelle archeologiche si trovano proprio qui per la presenza di un’antica città sepolta, seppur non visibile”, interviene Marianna Bressan: “racconteremo un “unico mondo” che conterrà storia, arte, paesaggio e territorio e che sarà dunque in grado di mostrare a 360 gradi la storia di questi luoghi. Nel progetto inoltre verrà studiato anche il miglioramento dell’accessibilità per tutti”.
Parco archeologico di Altino: presentato il progetto finanziato dal Mic che fonde museo e area archeologica in un unico percorso più fruibile al pubblico per raccontare la storia di un luogo e del suo paesaggio speciale. Due anni per realizzarlo

All’inizio fu il museo di Altino. Poi vennero il museo nazionale e l’area archeologica di Altino. Ora (o meglio, a breve) è il parco archeologico di Altino: perché la “Venezia prima di Venezia” ha tutte le carte in regola per diventare il primo parco archeologico del Veneto, dal patrimonio culturale e paesaggistico a una grande visione per il futuro del polo museale altinate, dal progetto al finanziamento del Mic (sostanzioso, ma sicuramente fondamentale per iniziare), dalla posizione strategica ai margini della laguna veneta al coinvolgimento degli enti e le associazioni territoriali. Manca solo la firma del ministro Dario Franceschini. Ma nessuno si nasconde che, dopo anni di lungaggini (solo per arrivare al nuovo museo ci sono voluti vent’anni! Vedi Il nuovo museo Archeologico di Altino (Venezia) prende forma: venerdì 12 si inaugura il nuovo edificio, e per un giorno si visitano gli spazi che apriranno nel giugno 2015 | archeologiavocidalpassato), questa volta sembra fatta.

I partecipanti alla presentazione del progetto del parco archeologico di Altino: da sinistra, Marco Sartori, Elisabetta Baldan, Simone Venturini, Claudio Grosso, Daniele Ferrara, Marianna Bressan, e Paola Bonifacio (foto graziano tavan)
Ne è convinta Marianna Bressan, vulcanica direttrice del museo nazionale e area archeologica di Altino, che martedì 1° febbraio 2022 ha presentato la visione (perché si è pensato proprio in grande) del parco archeologico, affiancata da altrettanto entusiasti e convinti “compagni di viaggio”: Daniele Ferrara, direttore regionale Musei del Veneto; Emanuela Carpani, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e laguna; Claudio Grosso, sindaco di Quarto D’Altino; Simone Venturini, assessore al Turismo del Comune di Venezia; Paola Bonifacio, manager dei Musei Civici di Treviso; Elisabetta Baldan, architetto, e Marco Sartori, ingegnere, dello Studio di architettura ddba di Treviso.
Due anni per realizzare il progetto: il termine ultimo è giugno 2024. Cosa vedremo alla fine dei lavori? Si camminerà tra i resti della città sepolta, scoprendone i reperti, ma anche le antiche costruzioni. Ci saranno i mosaici conservati, ma anche la casa in cui probabilmente erano collocati. E mentre si passeggerà accanto al basolato della strada originaria si scopriranno i dintorni, ricostruiti con pannelli iconografici e immagini. Sarà un museo all’aperto, che unirà dunque la parte attualmente contenuta nel museo Archeologico con quella degli scavi, in un unico percorso più fruibile al pubblico che racconterà la storia di un luogo e del suo paesaggio in tutti i suoi aspetti. “Il progetto mira a far comprendere ai visitatori che le aree museali e quelle archeologiche si trovano proprio qui per la presenza di un’antica città sepolta, seppur non visibile”, interviene Marianna Bressan: “racconteremo un “unico mondo” che conterrà storia, arte, paesaggio e territorio e che sarà dunque in grado di mostrare a 360 gradi la storia di questi luoghi. Nel progetto inoltre verrà studiato anche il miglioramento dell’accessibilità per tutti”. Finanziato dal ministero della Cultura con 1milione e 700mila euro, il progetto del parco archeologico potrà contare su 1,5 milioni di euro. Più di due terzi (circa 1,2 milioni di euro) andranno in lavori veri e propri a partire dal rifacimento dei percorsi, degli impianti, dei magazzini, degli allestimenti, passando per l’adeguamento degli edifici e gli ulteriori scavi archeologici. Il restante (300mila euro) servirà per i servizi a partire dagli studi di indirizzo per il modello di sviluppo culturale e turistico, passando per il restauro, gli allestimenti, le traduzioni, la grafica e la comunicazione cui si aggiungeranno i progetti (dei lavori, dell’accessibilità).

Cosa cambierà nel rapporto con il territorio e col sistema paesaggio? Il parco archeologico, rispetto a museo e area archeologica concepiti singolarmente, permetterà di mettere a sistema archeologia (dunque valore culturale) e paesaggio nella proposta di valorizzazione del territorio. Il parco archeologico sarà anche un importante fattore di rilancio per il territorio in chiave turistica: raggiungibile via acqua da Venezia e via terra attraverso un circuito di piste pedonali e ciclabili immerse nella natura, rappresenterà la meta ideale per un turismo lento e sostenibile.

Il sistema di accesso al parco archeologico di Altino nel progetto dello Studio di Architettura ddba
“La creazione di nuovi flussi turistico-culturali nella Laguna Veneta è una priorità per le pubbliche amministrazioni, poiché ciò contribuisce alla tutela del patrimonio archeologico, storico e artistico presente nei centri urbani e disseminato nel contesto”, spiega Daniele Ferrara. “Occorre lavorare in condivisione tra pubblico e privato per orientare i residenti e i visitatori, italiani e stranieri, verso proposte culturali permanenti coincidenti appunto con percorsi di conoscenza e godimento dei tanti aspetti che l’ambito lagunare offre. È necessario far riscoprire una dimensione di fruizione lenta che avvicini con interesse e piacere a quel ‘museo diffuso’ di cui l’Italia è ricca e di cui la Laguna Veneta è uno degli esempi più alti e significativi”. Il progetto del parco nazionale di Altino nasce inoltre anche da una proficua e stretta collaborazione tra Direzione Regionale Musei e Soprintendenza, a partire dal vincolo archeologico posto su tutta l’area urbana nel 2019. “Abbiamo condotto diverse indagini tra 2020 e 2021”, ricorda Emanuela Carpani, “finanziate dal Ministero e dirette dal nostro funzionario archeologo Massimo Dadà. Queste ricerche ci hanno fatto meglio comprendere la conservazione delle strutture antiche. I risultati fino ad ora raggiunti verranno resi noti a breve in collaborazione con l’Istituto Centrale per l’Archeologia”.
La pista ciclabile. Tra gli elementi maggiormente caratterizzanti della zona nell’ottica della fruibilità di un turismo lento e sostenibile vi è indubbiamente quello delle piste ciclabili nel Parco del fiume Sile, che si estende per 11 territori comunali distribuiti nelle province di Padova, Treviso e Venezia. “È nel nostro DNA puntare, potenziare e rinforzare il cicloturismo nel territorio comunale offrendo al turista la possibilità di apprezzarne il paesaggio ambientale e gli aspetti storico archeologici”, interviene Claudio Grosso. “In particolare questa possibilità verrà data attraverso il completamento di un circuito che comprende il tratto di Greenway che dal capoluogo arriva al museo di Altino attraverso la nuova ciclabile sul Siloncello e ritorna al centro di Quarto d’Altino attraverso il percorso della memoria e la via Claudia Augusta. Si tratta di un’idea di ampio respiro che è finalizzata anche a supportare i nuovi interventi previsti per il parco archeologico”.
“Oggi è un momento molto importante perché tracciamo il percorso di evoluzione di questo straordinario museo”, dichiara Venturini, assessore al Turismo del Comune di Venezia. “Un unico itinerario unirà la componente paesaggistica con la ‘città sepolta’, che in parte vedrà la luce grazie ai nuovi scavi, e con la componente museale, dove già oggi sono esposti preziosi reperti che permettono di ricostruire la storia del porto che si sviluppò prima di Venezia. Si tratta di un progetto importante che completa l’offerta culturale del nostro territorio permettendo di conoscere una storia ancora da riscoprire pienamente. Conoscere le nostre radici significa conoscere anche chi siamo e chi saremo. Questo parco archeologico costituirà una novità assoluta per il Veneziano in grado di affascinare, nei prossimi anni, famiglie, studiosi e scolaresche. Un progetto ambizioso che arricchisce ancora di più l’offerta culturale del nostro territorio, coniugandosi con la bellezza del paesaggio”.
Vediamo meglio cosa prevede il progetto realizzato dallo Studio di Architettura ddba di Treviso, e illustrato dall’architetto Elisabetta Baldan e dall’ingegnere Marco Sartori. “Il primo cambiamento fondamentale prevede non più solo l’esistenza del Museo e dell’Area archeologica intesi come elementi separati, ma la nascita di un parco archeologico perimetrato”.


Innanzitutto ci sarà una continuità tra la prima area archeologica e AltinoLab (la vecchia sede del museo Archeologico di Altino) al quale si accederà direttamente aprendo un passaggio sul giardino. Verrà migliorato anche il collegamento tra AltinoLab e la seconda area archeologica (della porta-approdo). Le due zone sono adiacenti, ma oggi separate da siepi e recinzioni, tanto che, per recarsi dall’uno all’altra, è necessario portarsi sulla strada provinciale, in quel punto peraltro stretta e priva di marciapiede. In questa seconda zona non sono presenti resti archeologici a vista e dunque verrà proposta una passeggiata prevalentemente naturalistico-ambientale, durante la quale si porteranno i visitatori a “percepire” la relazione con la città sepolta, realmente presente anche se non visibile proprio sotto i loro piedi.

Parte integrante del percorso sarà il passaggio accanto ad una parte del campo, ora in uso agrario ad un’azienda agricola che lo coltiva con grani antichi, nel rispetto dell’agricoltura naturale e dei resti archeologici. Allo stesso tempo, AltinoLab svilupperà in 2 modi diversi rispetto al passato la sua duplice natura di spazio aperto al pubblico e di lavoro e studio. La “torretta”, parte integrante del corpo edilizio di nuova costruzione del Museo sarà il luogo fisico sul quale puntare per cominciare il racconto topografico della città sepolta: il terrazzo sopraelevato permetterà infatti di cogliere il paesaggio nel modo migliore possibile.

Sotto la superficie della campagna altinate si trovano infatti i resti di una città millenaria, prima veneta e poi romana, emporio e crocevia di culture dal VIII sec. a.C. al VII sec. d.C. La città sepolta è da anni materia di ricerca archeologica. Il progetto prevede anche uno scavo estensivo nella più promettente tra le due aree archeologiche visitabili, l’area del quartiere residenziale augusteo. L’obiettivo è che gli ulteriori scavi intercettino nuove strutture da lasciare a vista per estendere la fruizione attuale degli spazi. Quelle attuali, inoltre, verranno rivoluzionate con un ripensamento degli apparati didattici.

L’accessibilità Il Museo è già privo di barriere architettoniche e ad AltinoLab sono presenti pannelli tradotti in alfabeto Braille per le persone con disabilità visive. Il nuovo progetto renderà strutture e contenuti egualmente accessibili a tutte e tutti, con un’attenzione particolare a ogni possibile disabilità o barriera di comprensione, anche linguistica (i testi per il momento sono disponibili soltanto in italiano). Il 3D e le comunicazioni ad alta tecnologia Le applicazioni per la comunicazione saranno tradizionali, come la pannellistica informativa e le didascalie statiche, ma verranno progettate anche svolte innovative, che esploreranno le possibilità che le diverse tecnologie applicate ai beni culturali offrono oggi (come ad esempio la realtà immersiva in 3D).
Altino. Nasce il parco Archeologico che unisce il museo nazionale e l’area archeologica in una lunga “passeggiata immersiva” nella storia, in un’ottica di turismo lento e sostenibile. Martedì la presentazione del progetto

A dicembre 2021, alla presentazione di “Stratigrafie sonore”, installazione sonora e visiva degli artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che arricchisce la mostra “Antenati, Altinati” e dà voce agli antichi altinati sepolti lungo le vie consolari che entravano in Altino (vedi Altino (Ve). Marianna Bressan, direttrice del museo Archeologico nazionale, presenta “Stratigrafie sonore”, installazione sonora e visiva degli artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che arricchisce la mostra “Antenati, Altinati” e dà voce agli antichi altinati sepolti lungo le vie consolari che entravano in Altino | archeologiavocidalpassato),

Marianna Bressan, direttrice del museo e area archeologica di Altino, nella mostra “Antenati altinati” (foto graziano tavan)
Marianna Bressan direttrice del museo nazionale e area archeologica di Altino lo aveva accennato, per scaramanzia, più come un buon auspicio per il 2022 che per un processo amministrativo-istituzionale in via ormai di definizione: la nascita del parco archeologico di Altino per unire il museo e l’intera area archeologica, e dare vita a una lunga passeggiata immersiva nella storia. L’auspicio è diventato realtà. Il progetto verrà presentato da Daniele Ferrara, direttore regionale Musei Veneto e da Marianna Bressan, direttrice del museo di Altino, martedì 1° febbraio 2022, alle 11, al museo Archeologico nazionale di Altino. Saranno presenti anche Emanuela Carpani, soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna; Claudio Grosso, sindaco di Quarto D’Altino; Simone Venturini, assessore al Turismo del Comune di Venezia; Paola Bonifacio, manager dei Musei Civici di Treviso in rappresentanza del Comune di Treviso e lo Studio di Architettura ddba.


Laboratorio di archeologia del paesaggio tenuto ad Altino (Ve)
“Sculture funerarie e mosaici accanto alle ricostruzioni dei luoghi che li ospitavano, immersi nella natura circostante e percorsi naturalistici in un’ottica di turismo lento e sostenibile”, spiega Marianna Bressan. “Si camminerà tra i resti della città sepolta, scoprendone i reperti ma anche le antiche costruzioni. Ci saranno i mosaici conservati ma anche la casa in cui probabilmente erano collocati. E mentre si passeggerà accanto al basolato della strada originaria si scopriranno i dintorni, ricostruiti con pannelli iconografici e immagini”. Finanziato dal ministero della Cultura con 1milione e700mila euro il parco archeologico di Altino muove ora i primi passi. Sarà un “museo all’aperto”, che unirà dunque la parte attualmente contenuta nel museo Archeologico nazionale con quella degli scavi, in un unico percorso più fruibile al pubblico che racconterà la storia di un luogo e del suo paesaggio in tutti i suoi aspetti.
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