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Il museo nazionale d’Arte orientale “Giuseppe Tucci” a Roma non chiude ma raddoppia: il direttore del Muciv anticipa l’ambizioso progetto per il trasferimento in tre anni delle collezioni da Palazzo Brancaccio in via Merulana all’Eur. Ecco i progetti di mostre e allestimenti temporanei fino all’apertura nel 2019

Palazzo Brancaccio, sede storica del museo nazionale d’Arte orientale “Giuseppe Tucci”, in via Merulana a Roma

Cosa c’è di vero nella chiusura del museo nazionale d’Arte orientale “Giuseppe Tucci” in via Merulana a Roma il 31 ottobre 2017? Che fine faranno le preziose collezioni? Sono solo notizie false, quelle fake news di cui tanto si parla? Respinge tutti questi allarmi Filippo Maria Gambari, direttore del museo delle Civiltà, istituto autonomo che ha accorpato il museo Tucci, e che da tempo è bersaglio di petizioni, manifestazioni, post, con domande sul futuro del museo e delle sue collezioni, sulla valorizzazione del suo patrimonio, sulla possibilità di poterlo rivedere. Gambari non si limita a smentire che la chiusura del 31 ottobre sia la tomba del Mnao, ma cerca di rispondere a ogni dubbio sollevato anticipando quanto verrà illustrato al pubblico nell’incontro “Aperti per lavori. Le prospettive e i progetti del museo delle Civiltà”, in programma il 1° novembre 2017, alle 10.30, al museo Preistorico etnografico “Luigi Pigorini” all’Eur di Roma. Così si scopre che c’è un preciso progetto di potenziamento delle collezioni di via Merulana, finanziato come investimento con circa 10 milioni di euro su fondi Cipe nel triennio 2017-2019: “Un passo di adeguamento e potenziamento del museo delle Civiltà”, sottolinea Gambari, “ma anche un’occasione unica per una reale rinascita e innovazione del museo d’Arte orientale Giuseppe Tucci”.

Filippo Maria Gambari, direttore del museo delle Civiltà, che accorpa il museo Pigorini, il museo Tucci, il museo dell’Alto Medioevo e il museo delle Arti e tradizioni popolari

Tre anni per rinascere. Il direttore del Muciv snocciola le tappe del progetto. “Si parte in dicembre 2017 con la mostra “Aperti per lavori”:  su una superficie circa pari all’attuale superficie museale saranno disponibili al pubblico, in una mostra temporanea negli spazi disponibili del museo Preistorico etnografico nazionale Pigorini, i più rappresentativi materiali delle diverse sezioni del museo (circa un 40% del totale). A gennaio 2018 è prevista una prima presentazione antologica temporanea delle collezioni Ismeo e Isiao nei locali del museo di Arti e tradizioni popolari. Verso maggio 2018 si inaugurerà nel Salone delle Scienze del museo Pigorini una mostra temporanea di costumi cinesi, in occasione degli scambi Italia-Cina nell’ambito del progetto Via della Seta 4.0. Verso ottobre, per il centocinquantenario dell’avvio delle relazioni diplomatiche tra Italia e Thailandia, si inaugurerà una grande mostra in cui saranno esposti, con altri in prestito, i reperti da quest’area provenienti dalle collezioni del museo d’Arte orientale e del museo Pigorini. Nel 2019 saranno aperti gradualmente tutti i nuovi allestimenti delle sezioni d’arte orientale, aggiornati e finalmente resi consoni ai principi più avanzati della museografia europea, nei nuovi spazi Inail a lato dello sviluppo delle sezioni Preistoriche ed etnografiche (che si estendono su una superficie che risulta oltre il doppio delle attuali e più fruibile), con caffetteria, bookshop, oggettistica e tutto quanto risulta indispensabile per un museo nazionale contemporaneo, concepito come aperto e inclusivo e non come un salotto antiquario. Tutto questo ovviamente non era e non sarebbe mai stato possibile a Palazzo Brancaccio in via Merulana”.

Il museo Pigorini si affaccia su piazza Marconi all’Eur dove si articoleranno tutte le sedi del museo delle Civiltà

Il Mnao muoverà dunque dal centro storico di Roma all’Eur. Proprio il museo delle Civiltà, come previsto alla sua fondazione nel 2016, è al momento fortemente impegnato nel trasferimento – e nel riallestimento molto rapido all’Eur in nuovi spazi messi a disposizione dall’Inail sempre nel complesso di piazza Guglielmo Marconi – del museo d’Arte orientale “Giuseppe Tucci”. “Un compito complesso”, continua Gambari, “perché è la prima volta, dallo spostamento un po’ tumultuoso all’Eur del museo Pigorini tra il 1975 e il 1977, che si rilocalizza in Roma un grande museo nazionale. Ben consapevoli di questo, dopo un’approfondita fase di progettazione, si è giunti al programma di lavoro che tutto il personale del Muciv, che comprende anche il personale del Mnao con tutti gli specialisti delle singole sezioni, sta affrontando con grande professionalità e senso di responsabilità”. Attualmente le collezioni in via Merulana sono fruibili solo in parte perché, anche senza contare i depositi, circa un quarto delle sale espositive sono chiuse al pubblico, a causa di un principio di incendio per un cortocircuito dell’impianto di condizionamento nell’agosto 2016, che ha costretto a uno sgombero d’urgenza il museo.

I preziosi interni di Palazzo Brancaccio che ha ospitato le collezioni di arte orientale

Il museo d’Arte orientale occupa gli spazi di Palazzo Brancaccio in via Merulana a Roma dal 1957. “Quella sede, provvisoria e in affitto da privati, fu scelta solo perché sede dell’Ismeo, oltre che di una parte della soprintendenza di Ostia. Con il trasferimento verso la fine degli anni ’90 di quest’ultima e dell’Ismeo (proprio per l’improponibilità del protrarsi della locazione) cessa ogni legame strutturale per la permanenza del Mnao in affitto in una sede privata (in contraddizione con quanto disposto in anni recenti dalla spending review e con tutte le prescrizioni della Corte dei Conti sulla valorizzazione del demanio dello Stato e sulla riduzione delle locazioni passive) che, nonostante tutti i canoni versati in circa 60 anni di affitto (più o meno un totale corrispondente a 5 volte l’indennità di esproprio), non ha mai potuto essere acquisita al patrimonio pubblico proprio per i suoi evidenti difetti strutturali. La valorizzazione di Palazzo Brancaccio, di cui l’ex Mnao occupa solo alcuni appartamenti e che ha gli evidenti limiti di una residenza privata vincolata, può e deve avvenire attraverso usi pubblici o privati compatibili e idonei con tale destinazione”.

Le vetrine del museo di Arte orientale in una sala di Palazzo Brancaccio a Roma

La sede di via Merulana – ribadisce Gambari – non è adeguata, in una visione moderna, a ospitare il museo nazionale d’Arte orientale perché si tratta di un condominio in cui i servizi comuni (portineria, scale, ascensore), ormai con evidenti problemi gestionali e di sicurezza, sono condotti da privati, a questo si aggiungano anche probabili contenziosi dell’eredità della principessa Brancaccio che possono interagire con relazioni contrattuali legati al Palazzo. “I problemi strutturali sono notevoli: i passaggi tra le sale sono tipici di una residenza e non adatti all’affluenza di un grande pubblico, manca qualsiasi montacarichi, manca l’ascensore (quello storico, per poche persone, è completamente fuori standard per il servizio al pubblico, e categoricamente proibito a qualsiasi trasporto di materiali anche leggeri). Il cortocircuito con principio d’incendio del 2016 ha messo in evidenza difetti impiantistici e obbliga, per la concessione ex-novo della certificazione di legge, all’adeguamento di impianti e struttura agli alti standard attuali, che mal si adattano, per costi e per impatto sull’apparato murario e decorativo, all’intervento in una delicata struttura residenziale antica di alto pregio in proprietà privata”.

La pianta con la nuova organizzazione degli spazi delle diverse collezioni accorpate nel museo delle Civiltà

E così il “Tucci” andrà all’Eur. “I risparmi operativi alla fine saranno consistenti, anche senza considerare le economie di scala nella gestione accentrata in un’unica struttura attorno a piazza Guglielmo Marconi delle diverse componenti museali del Muciv, ma la motivazione prevalente è quella di valorizzare e potenziare con un’amministrazione corretta, non di risparmiare. L’affitto per un po’ meno di un milione di euro annui dall’Inail (cioè in una sostanziale partita di giro all’interno del patrimonio dello Stato, non un versamento a privati) di oltre 10mila mq di edifici pensati e costruiti dall’origine per ospitare musei, magazzini e mostre rispetto ai 3mila mq di porzioni di un palazzo nobiliare in via Merulana, affittati per circa 700mila euro annui, è ovviamente più vantaggioso e non paragonabile. Gli spazi previsti nella nuova sede di circa mille mq destinati a servizi museali in locazione (ristorazione/caffetteria di qualità, un ampio bookshop specializzato, un temporary shop) saranno anche fonte di canoni che abbatteranno a bilancio consuntivo la locazione stessa. Il fatto che la proprietà di via Merulana abbia offerto un affitto ridotto per 480mila euro, a fronte della limitazione del museo quasi alle sole sale espositive, evoca altre considerazioni. Nel nuovo contratto sarebbero infatti esclusi i locali occupati dalla biblioteca, da un laboratorio e da parte degli uffici”.

Shiva e Parvati: il prezioso rilievo fa parte delle collezioni del museo di Arte orientale

Un futuro per il Mnao nella tradizione o snaturato? Gambari tranquillizza ricercatori e appassionati. “Il museo nazionale d’Arte orientale tendeva già ad essere, pur senza spazi adeguati e senza idonee possibilità di sviluppo, molto più di un museo di oggetti artistici. All’interno del nuovo museo delle Civiltà manterrà la propria identità (e l’intestazione a Giuseppe Tucci), ma si legherà alle eccezionali e non esposte al pubblico collezioni etnografiche dall’Asia del museo Pigorini (come si vedrà già nella mostra sulla Thailandia tra un anno) e si potrà finalmente aprire anche a tutta una serie di visioni trasversali e rivolte a un’utenza più ampia, in una logica di presentazione non solo di oggetti ma di culture, civiltà e occasioni di dialogo e relazioni interculturali. Il nuovo allestimento – conclude – consentirà l’integrazione multimediale, la realtà aumentata, le sollecitazioni emozionali, il multilinguismo, con una realizzazione innovativa che sarà poi estesa di ritorno anche alle sezioni del museo Pigorini, del museo dell’Alto Medioevo, del museo delle Arti e tradizioni popolari”.

Giornate Europee del Patrimonio 2016. A Roma si presenta il “nuovo” museo delle Civiltà, composto da quattro musei nazionali: il Preistorico Etnografico “Pigorini”, le Arti e Tradizioni Popolari, l’Alto Medioevo, l’Arte orientale “Tucci”

giornate-europee-patrimonioroma_museo-civiltaLe Giornate Europee del Patrimonio, 24-25 settembre 2016, oltre all’ingresso prolungato con biglietto ridotto a 1 euro per la sera di sabato 24 settembre, a Roma saranno l’’occasione per far conoscere il “nuovo” Museo delle Civiltà attraverso una serie di iniziative focalizzate sul patrimonio conservato dai singoli musei ora unificati e promuovere con attività straordinarie aspetti e collezioni poco conosciute. Da settembre 2016, infatti, in un complesso piano di riforma e riassetto delle strutture del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, voluto dal ministro Dario Franceschini, è nato a Roma il Museo delle Civiltà. La sua istituzione ha permesso di raggruppare in un unico organismo quattro importanti musei nazionali: il museo nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”, il museo nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, il museo nazionale dell’Alto Medioevo, situati nella parte monumentale del quartiere EUR e il museo nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci”, ancora nella sua storica sede di Palazzo Brancaccio. L’istituzione di questo importante luogo della cultura consentirà di gestire, valorizzare e promuovere in modo unificato e innovativo collezioni archeologiche ed etnografiche uniche in Italia.  Sarà il modo per poter diffondere ad un pubblico sempre più vasto quei settori del nostro patrimonio ritenuti fino ad oggi di interesse esclusivo di specialisti e appassionati. Ecco il programma delle Giornate Europee del Patrimonio 2016.

SABATO 24 SETTEMBRE

La Venere di Savignano, statuetta paleolitica, protagonista della performance al museo "Pigorini"

La Venere di Savignano, statuetta paleolitica, protagonista della performance al museo “Pigorini”

Museo nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”. Alle 18, “Dialogo con un sasso che diventa Venere” liberamente tratto dal racconto semifantastico “La Venere in Viaggio” di Alessandra Serges e Maria Rita De Giorgio. Un dialogo inusuale condotto dalla stessa artista, che ci trasporta per un breve istante in un mondo lontano, cui possiamo accedere solo giocando con la fantasia: un’intervista “impossibile” con la Venere di Savignano, celebre statuetta paleolitica conservata al museo Pigorini (con replica nella sala conferenze del museo civico Archeologico Lavinium di Pomezia (Roma) domenica 25 settembre alle 16.30. Sempre alle 18, inaugurazione della mostra “Lascio il Giappone a malincuore …” Enrico Hillyer Giglioli e il viaggio della Magenta, per ricordare i 150 anni delle relazioni commerciali tra Italia e Giappone sono esposti gli oggetti raccolti da Enrico H. Giglioli a Yokohama nel 1866, legati al mondo dei samurai, e una misteriosa figura antropomorfa, esibita nei carnevali misemono in uso nel Giappone nel XVIII e XIX secolo. I materiali sono accompagnati e contestualizzati dalle fotografie all’albumina colorate a mano realizzate da Felice Beato e Shimooka Renjō, uno dei primi fotografi professionisti giapponesi.

Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari. Dalle 11 “Il merletto, l’arte gentile”, esposizione e dimostrazioni pratiche di realizzazioni al tombolo: tradizione e attualità di un’antica arte popolare che ha attraversato i secoli e rappresenta ancora oggi, per alcune comunità del nostro Paese, una produzione tradizionale che è parte integrante del nostro patrimonio culturale. Alle 20, “A memoria d’uomo”, film documentario sul museo nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, di Francesco De Melis con Patrizia Giancotti e Renato Marotta, Italia, 2015 (27’), presentato per la prima volta al pubblico romano (replica alle 21 di sabato e proiezione non-stop domenica dalle 14).

 

DOMENICA 25 SETTEMBRE

Laura Kibel nello spettacolo "Va dove ti porta il piede"

Laura Kibel nello spettacolo “Va dove ti porta il piede”

Museo nazionale delle Arti e Tradizioni popolari. Alle 11, fantasmagorico spettacolo per grandi e piccini del Teatro dei piedi di Laura Kibel, in “Va’ dove ti porta il piede”, una rappresentazione che ha incantato il pubblico di tutto il mondo grazie ad una tecnica originale e sorprendente. Piedi, mani e ginocchia dell’artista si vestono e si trasformano in personaggi umani, burattini in carne ed ossa, che amano, soffrono, lottano, divertono e commuovono. Tutto sull’onda della grande tradizione del teatro di figura coltivata storicamente dal Museo e delle sue rare collezioni di burattini e marionette. Alle 16,30, la parata degli “Sbandieratori dei Rioni di Cori” che si esibiranno nello spazio antistante i musei compresi nel museo delle Civiltà, in piazza Marconi all’EUR, nell’ambito delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della fondazione dello storico gruppo ed a festeggiare e promuovere con il quartiere e la città di Roma la creazione del nuovo Museo. Chiuderà la giornata, alle 17.30, il laboratorio gratuito per bambini (5-12 anni) “La mia bandiera”: laboratorio creativo ispirato alle bandiere del mondo che si terrà nell’Atelier dei bambini del museo nazionale Arti e Tradizioni Popolari e nel quale ogni bambino realizzerà la propria bandiera, creando il simbolismo dell’insegna per il vessillo di un suo proprio clan, della propria famiglia, ispirandosi alle mille forme, colori ed elementi della tradizione.

Museo nazionale dell’Alto Medioevo. Alle 17, “L’archeologia e l’Argentina”, incontro con gli archeologici argentini Carlos Landa e Nicolas Ciarlo che presentano, con Edoardo Schina, “Revista de las investigaciones arqueológicas en Argentina: desde el poblamiento temprano a la conformacion del Estado-Nacion”.

A Roma la mostra “Simboli vivi”: per la prima volta esposte in Italia le ceramiche dipinte preistoriche del Baluchistan pakistano

Al museo nazionale di Arte Orientale di Roma è aperta la mostra di ceramiche preistoriche dal Baluchistan pakistano

Al museo nazionale di Arte Orientale di Roma è aperta la mostra di ceramiche preistoriche dal Baluchistan pakistano

Il manifesto della mostra "Simboli vivi"

Il manifesto della mostra “Simboli vivi”

Ci sono la foglia dell’albero di pipal, il pesce, lo zebù, lo stambecco, la tigre, l’unicorno, alcuni motivi geometrici, come la croce o la scala: sono simboli religiosi e sociali elaborati nel mondo delle prime città della Valle dell’Indo, quando lo richiese la costruzione di un nuovo tipo di società. Sono simboli difficili da decifrare ma affascinanti, che si sono perpetuati nei millenni, mantenendo parte dei significati originali e assumendone di nuovi, in un cangiante gioco di specchi nel quale possiamo ricercare frammenti della nostra stessa identità.  Ora questi “simboli” sono diventati protagonisti della mostra “Simboli Vivi / Living Symbols” al museo nazionale d’Arte Orientale di Roma (MNAO) organizzata dal MNAO e dall’Ambasciata della Repubblica Islamica del Pakistan, in collaborazione con il Dipartimento per i Beni Culturali: Archeologia, Storia dell’Arte, della Musica e del Cinema dell’Università degli Studi di Padova (dBC). Curata da Giovanna Lombardo del MNAO e Massimo Vidale del dBC, insegnamento di Archeologia Orientale, la mostra presenta per la prima volta in Italia 80 ceramiche preistoriche del Baluchistan (Pakistan) – vasi e figurine animali in terracotta – che vengono da un sequestro operato nel 2005 dal nucleo di Monza del comando Carabinieri per la Tutela dei Beni Culturali. Tutti gli oggetti, scavati illegalmente e contrabbandati in Italia, sono stati ufficialmente restituiti due anni più tardi alla Repubblica Islamica del Pakistan, in virtù del comune impegno nella lotta al commercio clandestino dei beni culturali, e in Pakistan torneranno al termine della rassegna. La mostra e il catalogo a colori (fotografie di Edoardo Loliva, ISCR) sono bilingui (italiano / inglese).

Un vaso dipinto a motivi geometrici proveniente dal Baluchistan ed esposto a Roma

Un vaso dipinto a motivi geometrici proveniente dal Baluchistan ed esposto a Roma

Le ceramiche preistoriche esposte alla mostra "Simboli vivi" provengono da un sequestro operato dai carabinieri su reperti trafugati illegalmente dal Pakistan

Le ceramiche preistoriche esposte alla mostra “Simboli vivi” provengono da un sequestro operato dai carabinieri su reperti trafugati illegalmente dal Pakistan

simboli_vivi2simboli_vivi4Filo conduttore è la proposizione e la lettura di una serie di importanti simboli profondamente radicati nell’iconografia e nell’immaginario del Subcontinente Indo-pakistano: un primo passo per far capire in Italia la bellezza dell’archeologia del Pakistan pre-protostorico. I motivi decorativi, animali e vegetali, geometrici, dipinti sulla superficie dei vasi illustrano una simbologia di ambito centro-asiatico e del sub-continente indiano, estranea alla nostra cultura occidentale, sebbene alcuni elementi simbolici, come suggerito dal percorso della mostra, si siano radicati anche nella nostra cultura. Raffinate civiltà si sono infatti qui susseguite a partire dal V/IV millennio a.C.: da una relativa uniformità culturale alla fine del Neolitico, il Pakistan passa, tra la metà del IV e il III millennio a.C., ad una differenziazione regionale che è rivelata soprattutto dai diversi stili della ceramica dipinta e che documenta lo sviluppo di culture preurbane e poi urbane, come quelle, dette di Nal e di Kulli dal nome dei siti dove sono state ritrovate, rappresentate dal gruppo di vasi esposti nella mostra, e come la più nota Civiltà della Valle dell’Indo (2600-1900 a.C. ca). Alle ceramiche saranno affiancati oggetti di vita quotidiana in metallo, terracotta e pietra e fili di perle in pietre semipreziose, conservati nel Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’ e appartenenti allo stesso ambito culturale e cronologico.