Bologna. Musei aperti per ferie: ecco gli orari dei musei civici bolognesi per Ferragosto. Si accede con il Green Pass

Musei aperti per ferie. Anche quest’anno l’Istituzione Bologna Musei offre molteplici proposte, fruibili in sicurezza, per un’estate all’insegna dell’arte e della cultura: le collezioni permanenti, le mostre temporanee, i concerti, le manifestazioni all’aperto e le attività di educazione e mediazione. Ecco le sedi che saranno regolarmente aperte nella giornata di domenica 15 agosto 2021, Ferragosto: museo civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2): 10-19; museo civico Medievale (via Manzoni 4): 10-19; collezioni comunali d’Arte (Palazzo d’Accursio | Piazza Maggiore 6): 10-18.30; museo civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (Strada Maggiore 44): 10-18.30; MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e Museo Morandi (via Don Minzoni 14): 10-21; Casa Morandi (via Fondazza 36): 16-20; museo per la Memoria di Ustica (via di Saliceto 3/22): 17-20; museo internazionale e biblioteca della musica (Strada Maggiore 34): 10-19; museo del Patrimonio Industriale (via della Beverara 123) aperto solo su prenotazione per gruppi di 4 persone; la prenotazione va effettuata via email con almeno 3 giorni di anticipo a museopat@comune.bologna.it.
In ottemperanza alle disposizioni governative vigenti, previste per tutti i luoghi di cultura italiani (rif. D.L. 23 luglio 2021, n. 105), ricordiamo che dal 6 agosto 2021 per l’accesso nelle sedi dell’Istituzione Bologna Musei è obbligatorio essere in possesso di certificazione verde Covid-19, il cosiddetto Green Pass. Queste prescrizioni sono valide anche per assistere a manifestazioni culturali, incluse quelle all’aperto. La verifica della certificazione avviene tramite esibizione del Green Pass in formato digitale o cartaceo, unitamente a un documento di riconoscimento valido. A tutela della privacy i dati personali del titolare vengono solo letti, tramite l’app nazionale VerificaC19, ma non registrati. Il Green Pass non è richiesto per le persone escluse per età dalla campagna vaccinale (fino a 12 anni) oppure esenti sulla base di motivazioni mediche certificate. Per poter garantire la miglior tutela dei visitatori ed evitare al massimo il rischio di contagio, restano inoltre valide e in vigore le misure di sicurezza per il contenimento del Covid-19. Tutte le informazioni utili per la visita sono consultabili qui: www.museibologna.it/documenti/102085.
Fino al 3 settembre al museo civico Archeologico di Bologna cantiere di restauro della mummia dal sudario rosso aperto al pubblico. La mummia restaurata andrà a Mantova secondo l’accordo “OLTRE LE BENDE: storia di un antico egiziano”, progetto per la collezione Egiziana di Giuseppe Acerbi (museo della Città di Mantova)

Fino al 3 settembre 2021, nella Sezione Egiziana del museo civico Archeologico di Bologna sarà visibile al pubblico il restauro di una mummia umana di adulto (nota come mummia umana dal sudario rosso) conservata nei depositi del museo dal lontano 1994. La mummia appartiene alla straordinaria collezione di antichità egizie, greche, etrusche e romane che Pelagio Palagi (Bologna, 1775 – Torino, 1860), poliedrica figura di architetto, pittore, scultore, ornatista e collezionista, destinò per lascito testamentario al Comune di Bologna. L’intervento conservativo – affidato a Cinzia Oliva, fra i massimi esperti nel restauro dei tessuti antichi e consulente di importanti istituzioni museali – è previsto in tre tranches: 16-18 giugno, 12-16 luglio, 30 agosto-3 settembre 2021. Durante gli orari di apertura del museo e nel rispetto delle misure di sicurezza finalizzate al contenimento del rischio di contagio da Covid-19, i visitatori possono osservare dal vivo quali siano le operazioni necessarie al complesso restauro tessile di una mummia egiziana dalla storia millenaria, in parte ancora inedita.

Il restauro rientra nell’importante iniziativa congiunta di recupero, valorizzazione e divulgazione del patrimonio culturale attraverso il progetto “OLTRE LE BENDE: storia di un antico egiziano” annunciato qualche settimana fa dal museo civico Archeologico | Istituzione Bologna Musei e i Musei Civici di Mantova. Progetto per la Collezione egiziana di Giuseppe Acerbi, Museo della Città di Mantova, realizzato in collaborazione e grazie al finanziamento del Comune di Mantova con il contributo di Fondazione Banca Agricola Mantovana e Regione Lombardia. Il progetto vede inoltre le preziose collaborazioni istituzionali con il Dipartimento di Radiologia dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, l’Eurac Research – Istituto per lo studio delle mummie di Bolzano e la rivista MediterraneoAntico.

Il trattamento conservativo rappresenta la premessa necessaria al trasferimento in sicurezza della mummia, che il museo civico di Bologna ha concesso in prestito ai musei civici di Mantova per una durata di 5 anni, unitamente a un prezioso gruppo di 11 bronzetti di divinità egiziane. A distanza di 27 anni, la mummia tornerà quindi visibile al pubblico nella sede di Palazzo San Sebastiano a Mantova per arricchire e integrare la Collezione Egiziana di Giuseppe Acerbi, costituita dai reperti archeologici raccolti dall’erudito e scienziato naturalista di Castelgoffredo (1773–1846), durante il suo soggiorno in Egitto dal 1826 al 1834 quale Console Generale d’Austria. La restituzione alla visione pubblica della mummia appartenente alla raccolta Palagi nell’ambito della collezione Acerbi metterà a confronto due tra i più importanti collezionisti di antichità egiziane della prima metà dell’Ottocento, senza per questo esaurire il proficuo rapporto di collaborazione con finalità culturali instauratosi tra Bologna e Mantova. L’iniziativa costituisce infatti solo uno dei tasselli di un accordo pluriennale di più ampio respiro, siglato nel 2017 nel quadro del piano di riordino complessivo delle collezioni civiche della città lombarda con l’obiettivo primario di studiare, valorizzare e migliorare la fruizione pubblica di un importante patrimonio archeologico, etnografico e storico-artistico.

Il piano strategico del Comune di Mantova prevede un complesso programma di riordino delle Collezioni civiche e consiste in un nuovo percorso espositivo per il museo di Palazzo San Sebastiano, in cui verranno trasferiti i due importanti nuclei di reperti di Giuseppe Acerbi e di Ugo Sissa. Il rinnovato percorso del museo della Città in Palazzo San Sebastiano intende fornire nuove chiavi di lettura legate prevalentemente agli illustri mantovani che dedicarono parte della loro esistenza a creare un patrimonio artistico personale che ora rappresenta un eterogeneo patrimonio civico. I nuovi allestimenti saranno un’opportunità per meglio comprendere i trascorsi collezionistici di questi reperti che come i tasselli di un mosaico raccontano la storia della città di Mantova oltre che le origini della cultura occidentale. Nel ridefinire la nuova narrazione espositiva, il museo civico Archeologico di Bologna ha svolto un ruolo di attiva partecipazione mettendo a disposizione la propria esperienza e le competenze altamente qualificate di Paola Giovetti (direttrice del museo) e di Daniela Picchi (responsabile della sezione Egiziana) rispettivamente per la curatela scientifica del riallestimento della Collezione Mesopotamica di Ugo Sissa e della Collezione Egiziana di Giuseppe Acerbi.

La mummia egizia del museo civico Archeologico di Bologna (Inv. MCABo EG 1976): storia collezionistica, ricerche diagnostiche e progetto di restauro conservativo. Pelagio Palagi acquistò questa mummia, il cui contesto archeologico di provenienza rimane tuttora sconosciuto, nel 1833 assieme a due sarcofagi a cassa e a un’altra mummia. Il mercato antiquario offriva allora molte opportunità di acquisto, sia per l’arrivo di consistenti nuclei di oggetti direttamente dall’Egitto sia per lo smembramento di importanti collezioni costituite nel XVIII secolo e Palagi attinse certamente a entrambi i canali per i suoi acquisti. L’artista all’epoca si era già trasferito da Milano a Torino al servizio di Carlo Alberto di Savoia come “pittore preposto alla decorazione dei Reali Palazzi”, ma queste antichità egiziane, così come varie altre, continuarono ad arricchirne la casa museo milanese, da dove furono trasferite a Bologna dopo la sua morte. Nel passaggio da Milano a Bologna si perse contezza di questa e di altre mummie perché nascoste all’interno di sarcofagi, non sempre di pertinenza. Il primo a registrare a Bologna l’esistenza della mummia fu Giovanni Kminek-Szedlo, primo curatore della Collezione Egiziana del Museo Civico inaugurato nel 1881 in Palazzo Galvani. La mummia restò ininterrottamente esposta al primo piano del museo sino al 1994, anno in cui fu trasferita nei depositi in concomitanza al trasferimento della Collezione Egiziana in nuovi spazi museali al piano interrato di Palazzo Galvani. La sinergia progettuale instauratasi tra i musei civici di Mantova e il museo civico Archeologico di Bologna ha fornito l’occasione opportuna per restituire alla fruizione pubblica questa mummia, stimolando nuovi studi collezionistici e avviando la pianificazione di un accurato intervento di studio e restauro conservativo necessario alle esigenze scientifiche ed espositive.

Sotto la direzione scientifica di Daniela Picchi, è stato definito un articolato programma di indagini diagnostiche per studiare i resti umani, le tecniche di imbalsamazione e i tessuti utilizzati per il bendaggio della mummia. Questo ha comportato il coinvolgimento interdisciplinare di prestigiosi istituti di ricerca e di esperti professionisti di settore che hanno proficuamente messo a confronto le proprie specifiche competenze. Nell’ambito delle indagini di imaging, un particolare rilievo ha avuto la tomografia assiale computerizzata (TAC), effettuata nel gennaio 2020 presso il Dipartimento di Radiologia dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna sotto la direzione della Prof.ssa Rita Golfieri e del suo staff. L’indagine ad altissima definizione, finalizzata alla diagnostica delle caratteristiche anatomiche, delle eventuali evidenze paleopatologiche, così come dello stato conservativo del corpo e delle tecniche di imbalsamazione, è stata eseguita in orario di chiusura del reparto, dove la mummia è stata trasportata all’interno di un apposito contenitore sigillato, in modo da non contaminare gli ambienti ospedalieri e non creare oneri aggiuntivi a carico della struttura sanitaria.

Un’altra struttura di eccellenza, l’Istituto per lo studio delle mummie afferente all’Eurac Research di Bolzano diretto da Albert Zink, dapprima ha esaminato sotto la supervisione di Marco Samadelli, responsabile del laboratorio di Conservazione, lo stato di conservazione della mummia riportandola ad un adeguato stato di mantenimento, mentre Alice Paladin, responsabile del laboratorio di Antropologia, ha condotto lo studio antropologico, paleopatologico e delle tecniche di imbalsamazione sul corpo mummificato. A seguito di queste indagini è stato possibile determinare il sesso maschile dell’individuo, l’altezza di circa 160-163 cm, l’età biologica alla morte, sopraggiunta in età matura, tra i 50-55 anni, oltre a stabilire una discreta conservazione dei suoi tessuti e delle sue strutture anatomiche. L’analisi paleopatologica non ha permesso di determinare la causa di morte. Utilizzando il metodo del radiocarbonio (C14) si è inoltre scoperto che i tessuti utilizzati per avvolgere il corpo, prelevati dal sudario e dagli strati inferiori del bendaggio della mummia, risalgono all’VIII-VI sec. a.C. Questo dato esclude che la mummia sia appartenuta originariamente ai sarcofagi acquistati da Palagi nel 1833, perché più antichi di molti secoli (Medio Regno, 2046-1794 a.C.). Il fatto non sorprende perché era abitudine diffusa nell’Ottocento quella di assemblare materiali di provenienza e datazione anche diverse per aumentare il prezzo di vendita sul mercato antiquario.

L’intervento di restauro conservativo è stato affidato alla restauratrice di tessuti antichi Cinzia Oliva. L’esame preliminare al restauro ha consentito di stabilire che il corpo è stato bendato utilizzando un ricco apparato tessile, caratterizzato da due sudari sovrapposti, presumibilmente tinti di rosso (il colorante compare solo in alcune parti, più protette dalla luce), e da bende ricavate da teli di grandi dimensioni. I guasti maggiori rilevati sono da attribuirsi alle precedenti traversie collezionistiche e alle condizioni di esposizione: l’azione combinata della luce e degli agenti inquinanti ha accelerato il degrado chimico-fisico del materiale cellulosico, indebolendone la tenuta meccanica generale. La prolungata azione della luce combinata alla scarsa tenuta delle tinture riscontrate sui tessuti faraonici (è ragionevole pensare che tingessero senza l’ausilio di mordenzature adeguate e questo produceva tinture più deboli e maggiormente foto-sensibili) ha alterato in modo significativo le tinture originali del tessuto, indebolendone al contempo la struttura meccanica. Il restauro si propone di stabilizzare lo stato di conservazione, arrestando il degrado del materiale mediante la rimozione delle cause principali (polvere, agenti inquinanti, stress meccanico, deformazioni), di recuperare l’integrità del bendaggio, sia dal punto di vista meccanico che estetico e di studiare l’apparato tessile.

Il progetto di riordino dei musei civici di Mantova. Il progetto del nuovo museo della Città di Palazzo San Sebastiano costituisce il cuore del piano di riordino complessivo delle collezioni di proprietà civica che il Comune di Mantova sta sviluppando in accordo con le altre istituzioni museali cittadine. Esso consiste nella realizzazione di un nuovo ordinamento museale incentrato sulle personalità che costituirono i nuclei delle collezioni conservate presso i musei. Sarà dedicata una sezione a Francesco II Gonzaga, il committente di Palazzo San Sebastiano che ospita il museo e una sezione alla statuaria greco-romana e al recupero dell’antico di Vespasiano Gonzaga. La Sala dei Trionfi di Palazzo San Sebastiano ospiterà le nuove sezioni Egiziana, Araba e Mesopotamica, con approfondimenti dedicati ai relativi collezionisti. Le opere di decorazione architettonica quattrocentesca di ambito fancelliano saranno allestire nel Tempio di San Sebastiano creando una sezione dedicata ai temi dell’architettura all’interno dello spazio albertiano.

La collezione Egiziana “Giuseppe Acerbi”. La collezione Acerbi è frutto della passione collezionistica dello studioso, diplomatico e viaggiatore mantovano Giuseppe Acerbi (1773-1846), che soggiornò in Egitto dal 1826 al 1834, ricoprendo l’incarico diplomatico di Console Generale d’Austria. La collezione Egiziana si compone di 414 oggetti, che datano dalla fine dell’Antico Regno (2707-2170 a.C.), al quale appartiene uno splendido e raro acquamanile in bronzo con il relativo vaso versatoio, sino all’Epoca Greco-Romana (332 a.C.-395 d.C.), documentata dalla testa bronzea in puro stile ellenistico che ritrae la regina tolemaica Arsinoe III. Come in tutte le collezioni di formazione antica e/o ottocentesca, le fasi storiche più attestate della civiltà egiziana sono il Nuovo Regno (1539-1070 a.C.) e l’Epoca Tarda (664-332 a.C.). Sono in particolare alcune sculture in pietra raffiguranti o riconducibili a sovrani di varie epoche ad avvalorare e rendere degna di attenzione la raccolta, tra le quali tre teste di sovrano, una con corona kheperesh o casco da guerra risalente al Nuovo Regno e due con copricapo nemes databili alla XXVI dinastia (664-525 a.C.). La collezione mantovana è inoltre caratterizzata da alcuni nuclei numericamente significativi, che ne determinano la ricchezza e varietà tipologica. Una categoria di materiali molto rappresentata è quella delle statuette funerarie che conta 127 ushabti, 4 statuette di falco-akhem, 3 statuette di Ptah-Sokar-Osiri, 2 statuette di Anubi e 2 di Ba. Altrettanto numerosi sono gli amuleti, 128 esemplari di varia tipologia, epoca e materiale. Ragguardevole è poi anche il nucleo dei bronzetti votivi, raffiguranti varie divinità del pantheon egiziano. Il bronzetto di maggiore notorietà e pregio è rappresentato da uno splendido sarcofago in bronzo a forma di gatto, in origine collocato in un’area templare dedicata alla dea Bastet. I materiali della collezione Egiziana saranno integrati ed arricchiti dalla cosiddetta collezione Araba di Acerbi costituita da reperti etnografici e naturalistici selezionati dal Console durante il soggiorno egiziano. Fra questi oggetti spiccano una magnifica sella ottomana-mamelucca, una ciotola a vernice nera con iscrizioni in arabo, strumenti musicali, armi, oltre ad animali imbalsamati, conchiglie e fossili.

La sezione di Palazzo San Sebastiano a Mantova dedicata alla collezione Acerbi sarà suddivisa in quattro aree tematiche. La prima introdurrà la figura di Giuseppe Acerbi, console d’Austria in Egitto, nonché viaggiatore esperto, studioso multidisciplinare e collezionista. La seconda esporrà il nucleo più prestigioso delle antichità egiziane, ovvero le teste reali, che documentano l’interesse di Acerbi per Dinastie e sovrani a partire dalla decifrazione dei loro nomi. La terza sezione sarà dedicata a Il corredo funerario, che avrà nella mummia di Bologna il proprio fulcro espositivo e tematico, quale necessaria integrazione alle antichità Acerbi per introdurre i visitatori alla conoscenza del rituale funerario egiziano. La quarta area tematica si concentrerà su Dei e templi ai quali il diplomatico mantovano ha dedicato molte pagine delle sue note di viaggio e disegni. Questa sezione sarà arricchita dagli undici bronzetti di divinità del museo di Bologna così da rappresentare le principali divinità del pantheon egiziano.

La collezione Mesopotamica “Ugo Sissa”. La Collezione Mesopotamica è stata raccolta dall’illustre architetto, pittore, fotografo e saggista mantovano Ugo Sissa (1913-1980), mentre ricopriva a Bagdad l’incarico di capo architetto (1953-1980). Si tratta di una collezione di proprietà privata, depositata dal 1994 presso il Museo Civico di Palazzo Te. Essa si compone di 279 reperti mesopotamici, diversi per provenienza, epoca e tipologia, tutti esposti nel percorso di visita del museo. Questo piccolo nucleo risulta di particolare interesse anche perché le collezioni museali di reperti del Vicino oriente antico sono piuttosto rare nei musei italiani, tra cui Bologna: diventa questo un ulteriore punto di contatto sulla storia del collezionismo e sulla civiltà mesopotamica tra le due città.
Bologna. Al museo Archeologico il 1° luglio aprono due mostre: la prima, su Archeologia e Divina Commedia, inaugura il nuovo spazio espositivo “Agorà Archeologia”; la seconda sulle foto di Nino Migliori raccoglie fondi per un Hospice

Ogni settimana, con “Percorsi nel tempo e nello spazio nei musei di Bologna” i Musei Civici di Bologna propongono un ricco calendario di appuntamenti, veri e propri viaggi tematici nelle collezioni, spaziando dalle letture più immediate dei capolavori esposti alla creazione di associazioni inedite tra oggetti appartenenti ai patrimoni delle diverse aree museali fino ad approfondimenti specifici e maggiormente specialistici. La proposta di contenuti culturali che le ricchissime collezioni dell’Istituzione Bologna Musei offrono continua inoltre a proiettarsi nell’ambiente digitale come in una piazza nella quale incontrarsi, scambiarsi informazioni ed esperienze per vivere, giocare, imparare a conoscere. Due gli appuntamenti in programma al museo civico Archeologico che, come annunciato, è parzialmente chiuso dal 28 giugno 2021, entrambi il 1° luglio 2021, alle 15, con l’apertura di due mostre.
Con la prima mostra “…che mi fa sovvenir del mondo antico. Archeologia e Divina Commedia”, a cura di Marinella Marchesi, il museo civico Archeologico si arricchisce di “Agorà Archeologia”, un nuovo spazio temporaneo pensato, come le antiche piazze delle città greche, per l’incontro e il confronto dei cittadini e di tutti i visitatori. Una piazza “archeologica” per mantenere e rinsaldare il legame tra la città e il suo patrimonio attraverso mostre, incontri, visite guidate, laboratori e uno spazio dedicato all’accessibilità. Il primo appuntamento espositivo (1° luglio – 1° novembre 2021) è – come detto – un omaggio a Dante Alighieri in occasione dei 700 anni dalla morte del Sommo poeta. Attraverso materiali di varie provenienze appartenenti al patrimonio del museo la mostra “…che mi fa sovvenir del mondo antico. Archeologia e Divina Commedia”, a cura di Marinella Marchesi, analizza personaggi e tradizioni miti-storiche del mondo antico, riprese e rielaborate in chiave cristiana nella costruzione dell’Aldilà della Divina Commedia. La narrazione del viaggio che Dante intraprende il 25 marzo del 1300 attraverso i tre regni oltremondani è infatti un insieme perfetto di influssi e apporti culturali, filosofici, teologici e letterari che provengono non solo dal mondo classico – quelli sicuramente più evidenti – ma anche dalle aree orientali del bacino del Mediterraneo, filtrati dalle tradizioni ebraica, greco-romana e cristiana e dalle successive dottrine medievali. Ingresso: biglietto museo (6 euro intero / 4 euro ridotto). Info: www.museibologna.it/archeologico.

La seconda mostra apre, sempre alle 15, del 1° luglio: “Via Elio Bernardi 6. Ritratti alla luce di un fiammifero”, con le fotografie di Nino Migliori. I volti umani sono monumenti irripetibili che contengono storie, esperienze, emozioni, paure, amori, dolori e gioie. Nino Migliori ha fotografato seicento volti di donne e uomini, alla luce di un fiammifero, come ha fatto con molte sculture e bassorilievi. Ci sono volti che qualcuno riconoscerà o altri che rimarranno sconosciuti. Sono amici, o amici di amici, che sono andati a trovarlo dal 2016 a oggi nel suo studio in via Elio Bernardi, 6 a Bologna. È da questo luogo che prende il titolo la mostra “Via Elio Bernardi 6. Ritratti alla luce di un fiammifero”, a cura di Alessandra D’Innocenzo Fini Zarri, e promossa da DOUTDO e Fondazione Nino Migliori in collaborazione con Istituzione Bologna Musei e Fondazione Cineteca di Bologna. Dal 1° al 31 luglio 2021, oltre 600 ritratti in bianco/nero in formato 18 x 24 cm saranno esposti negli splendidi spazi della sala Mostre del museo civico Archeologico di Bologna. La mostra è parte di un più ampio progetto con finalità etico-sociale che prevede inoltre la pubblicazione di un importante catalogo di oltre 600 pagine e del libro d’artista in copia unica “Museum” contenente tutte le fotografie esposte, firmato da Nino Migliori e composto da 12 volumi e un contenitore interamente rilegati a mano. Il ricavato delle donazioni per le stampe, firmate, dei ritratti, per il catalogo e per l’assegnazione del libro d’artista “Museum”, contenitore della mostra, andrà interamente devoluto alla Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli, Bologna. Ingresso: gratuito. Info: www.museibologna.it/archeologico.
Bologna. Il museo civico Archeologico chiude parzialmente per lavori per 10 mesi. Selezione di reperti degli spazi preclusi al pubblico a rotazione nel nuovo percorso espositivo “Agorà archeologia”

A causa di un importante intervento di adeguamento normativo antincendio, dal 28 giugno 2021 il museo civico Archeologico di Bologna rimarrà parzialmente chiuso al pubblico. Saranno coinvolti dall’intervento soprattutto i locali e gli spazi espositivi situati al primo piano e, in misura minore, i locali e gli spazi espositivi al piano interrato e al piano terra. I lavori, commissionati dal Settore Manutenzione del Comune di Bologna, avranno una durata di circa 10 mesi. Dal 28 giugno non sarà quindi più possibile visitare le collezioni relative alla storia di Bologna (sezioni preistorica, etrusca, gallica e romana), le collezioni Etrusco Italica, Greca, Romana e la Gipsoteca. Rimarranno accessibili al pubblico il Lapidario al piano terra e la ricca collezione egizia nel piano interrato. Contemporaneamente alla parziale chiusura necessaria per consentire lo svolgimento dei lavori, il museo promuoverà un nuovo format in cui presentare mostre, incontri e appuntamenti. Dal 1° luglio 2021 sarà infatti parte integrante del percorso espositivo “AGORÀ ARCHEOLOGIA. La piazza vicino alla Piazza”, spazio polifunzionale al piano terra in cui, tra le altre iniziative, verrà esposta a rotazione una selezione dei reperti di maggiore pregio conservati al primo piano chiuso.
Bologna. All’Archeologico visita guidata “La donna nell’antichità”: la voce delle donne dal mondo antico osservando gli oggetti conservati nelle sale del museo e leggendo antiche fonti

“La donna nell’antichità”: domenica 16 maggio 2021, alle 16 e alle 17, al museo civico Archeologico di Bologna visita guidata a cura di Carlotta Trevisanello, archeologa di ASTER. Sono rare le occasioni in cui è giunta fino a noi la voce delle donne dal mondo antico, ma osservando gli oggetti conservati nelle sale del museo e leggendo antiche fonti, possiamo conoscere molti aspetti delle loro vite. I visitatori scopriranno come vivevano, cosa facevano, come si vestivano e come erano considerate le donne nell’antichità: dal mondo greco, famoso per la sua misoginia e nel quale la donna era subordinata e priva di diritti, alle “scostumate donne etrusche” – almeno secondo il greco Teopompo – fino ai Romani, per i quali il matrimonio era un patto con finalità sociale e politica. Info, prenotazioni e modalità di pagamento: www.museibologna.it/archeologico. Con la riclassificazione della Regione Emilia-Romagna in fascia gialla tutti i musei dell’Istituzione Bologna Musei sono aperti al pubblico in giorni e orari differenziati. L’apertura è assicurata anche nel fine settimana, offrendo così maggiori possibilità al pubblico di tornare a visitare e di riappropriarsi del patrimonio museale cittadino in tutta la sua varietà, dall’archeologia all’arte antica, moderna e contemporanea, alla musica, alla storia, alla memoria fino al patrimonio industriale e alla cultura tecnica. Per il sabato, la domenica e gli altri festivi la prenotazione è sempre obbligatoria e va effettuata entro il giorno precedente la visita.
Bologna. Con la Regione in arancione, musei chiusi. All’Archeologico incontro on line con l’archeologa Laura Minarini su “I Celti a Bologna”, tra la Felsina etrusca e la Bononia romana

Fino al permanere della Regione Emilia-Romagna in zona arancione tutti i musei dell’Istituzione Bologna Musei rimarranno chiusi, salvo ulteriori disposizioni governative, in ottemperanza al Dpcm del 14 gennaio 2021 e all’Ordinanza del ministro della Salute del 19 febbraio 2021. Sono inoltre sospesi anche gli eventi programmati negli stessi musei, mentre proseguono le attività fruibili online. Intanto si possono sostenere le attività dell’Istituzione Bologna Musei effettuando una donazione mediante bonifico bancario sul seguente conto corrente: codice IBAN: IT 32 J 02008 02435 000102464044 intestato a: Istituzione Bologna Musei. Il bonifico dovrà riportare la causale “Donazione per la valorizzazione e la tutela del patrimonio museale IBM”. Il ricavato della raccolta fondi sarà reimpiegato in attività di valorizzazione e tutela del patrimonio museale cittadino e nella diffusione della conoscenza del patrimonio stesso. La donazione non rientra tra gli oneri deducibili previsti dall’art.10 del Tuir.

Domenica 28 febbraio 2021, alle 17.30, incontro online sulla piattaforma Google Meet “I Celti a Bologna”. Il museo civico Archeologico propone un incontro online per il pubblico adulto a cura di Laura Minarini, archeologa del museo. Tra gli splendori di Felsina etrusca e lo stanziamento di Bononia romana, c’è una lunga parentesi della storia di Bologna che vede protagonisti i Celti, formidabili guerrieri d’Oltralpe. Le loro armi temibili e tecnologicamente avanzate misero in seria difficoltà anche gli eserciti più organizzati dell’antichità. Durante l’incontro si andrà alla scoperta di questo popolo e delle sue abitudini con l’archeologa del museo Laura Minarini. L’incontro si terrà tramite la piattaforma Google Meet. Prenotazione obbligatoria solo online (entro le 14 di venerdì 26 febbraio) al seguente link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfPpOkMZyLRg5mexOa_kuinbqK_yf-XeZbtKVMk9t3OsgxGWw/viewform. Per permettere uno svolgimento ottimale dell’incontro dopo le ore 17.40 non saranno ammessi partecipanti. Info: www.museibologna.it/archeologico.
Emilia-Romagna in zona arancione. Dal 22 febbraio 2021 a Bologna chiudono il museo civico Archeologico e i musei di Arte antica e a Ravenna il museo Classis nel giorno della sua programmata apertura

In ottemperanza al Dpcm del 14 gennaio 2021 e all’Ordinanza del ministro della Salute del 19 febbraio 2021, dal 22 febbraio 2021 e fino al permanere della Regione Emilia-Romagna in zona arancione tutti i musei dell’Istituzione Bologna Musei, tra cui il museo civico Archeologico e i musei civici di Arte antica, rimarranno chiusi, salvo ulteriori disposizioni governative. Sono inoltre sospesi anche gli eventi programmati negli stessi musei. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti, si prega di consultare il sito www.museibologna.it.

Ma il cambio di colore della Regione Emilia Romagna è stato particolarmente penalizzante per Classis Ravenna – Museo della Città e del Territorio. Praticamente l’annuncio da parte della fondazione RavennAntica della riapertura, dopo un lungo periodo, del Classis Ravenna è coinciso con la decisione da parte del ministero della Salute di far passare la regione da giallo ad arancione. Così nel giorno programmato per la riapertura, è scattata lo stop dei musei. La riapertura – fa sapere RavennAntica – è rimandata a nuova comunicazione.
Bologna. Al museo civico Archeologico sabato incontro on line su “Gusto e alimentazione nell’antica Bononia” e laboratorio per ragazzi su “Una vita di profilo” i segreti nell’arte dell’Antico Egitto


Stele dell’antica Bononia al museo civico Archeologico di Bologna (foto Bologna musei)
Sabato il museo civico Archeologico di Bologna è chiuso, come tutti i musei, nel rispetto delle disposizioni governative per l’emergenza sanitaria. Ma per i suoi follower il museo Archeologico propone un incontro online per il pubblico adulto a cura di ASTER. Appuntamento sabato 13 febbraio 2021, alle 17.30, “Gusto e alimentazione nell’antica Bononia”. Le abitudini alimentari e i momenti conviviali nel periodo romano saranno illustrate attraverso i reperti della collezione romana e le opere di scrittori e poeti. “Chiacchierando”, spiegano le esperte di Aster, “proveremo a preparare una semplice ricetta tramandata dalle fonti romane giunte fino ad oggi”. Questi gli ingredienti e gli strumenti necessari per partecipare all’attività: 2550 gr di ricotta (meglio se di pecora); 120 gr di farina; 1 uovo; sale fino; olio di oliva; 10-20 foglie di alloro; 1 ciotola; 1 forchetta; teglia o placca da forno; possibilità di cuocere in forno. L’incontro si terrà tramite la piattaforma Zoom accedendo alla data e ora prefissati tramite questo link: https://zoom.us/j/92799713787?pwd=ZFJjWklSN1ZkNlN4MU9NNnNGSnMvQT09 ID riunione: 927 9971 3787 Passcode: 159247 1 Info: www.museibologna.it/archeologico. Al fine di sostenere le attività dell’Istituzione Bologna Musei è possibile effettuare una donazione mediante bonifico bancario sul seguente conto corrente: codice IBAN: IT 32 J 02008 02435 000102464044 intestato a: Istituzione Bologna Musei. Il bonifico dovrà riportare la causale “Donazione per la valorizzazione e la tutela del patrimonio museale IBM”. Il ricavato della raccolta fondi sarà reimpiegato in attività di valorizzazione e tutela del patrimonio museale cittadino e nella diffusione della conoscenza del patrimonio stesso. La donazione non rientra tra gli oneri deducibili previsti dall’art.10 del Tuir.

Ma sabato 13 febbraio 2021 ci sarà spazio anche per i più giovani. Alle 16, il museo Archeologico propone il laboratorio gratuito online “Una vita di profilo” per ragazzi da 8 a 11 anni a cura di ASTER. La guida farà conoscere ai ragazzi i segreti dell’arte nell’antico Egitto, portandoli a scoprire le tecniche utilizzate per decorare templi e tombe. “Pronti a realizzare un’opera d’arte in stile egizio?” Elenco dei materiali necessari per il laboratorio: foglio di carta bianco A4; matita, gomma; righello di almeno 22 cm; pastelli, pennarelli, colori a cera o a tempera a piacere. Prenotazione obbligatoria esclusivamente online: http://www.museibologna.it/archeologico/eventi/47655/date/2021-01-26/date_from/2021-01- 26/offset/5/id/103888. Il laboratorio si terrà tramite la piattaforma Zoom. Info: www.museibologna.it/archeologico.



L’Istituzione Bologna Musei è il primo sistema museale italiano a dotarsi di un servizio di intrattenimento dog-friendly per i propri visitatori



Museo Civico Archeologico | via dell’Archiginnasio 2. Al museo civico Archeologico è stato creato un articolato percorso dedicato al più fedele amico dell’uomo dal titolo Una antica amicizia. Seguendo il filo conduttore della presenza canina raffigurata sui reperti archeologici, è possibile avventurarsi attraverso le collezioni e godere di una visita interamente incentrata sul ruolo che i nostri amici a quattro zampe ebbero nelle società greca, etrusca e romana. Il tutto con la guida del volumetto prodotto dal museo Una antica amicizia, disponibile gratuitamente per tutti i visitatori che ne faranno richiesta in biglietteria. Attraverso un percorso articolato in 20 punti, che a partire dal Lapidario giunge alle collezioni greca e romana, alla gipsoteca e soprattutto al grande salone decimo dove si dipana la storia di Bologna Etrusca, si incontreranno terrecotte figurate, sculture, vasellame e strumenti di bronzo, monete, medaglie e ceramiche attiche e magnogreche: tutti materiali che documentano come fino dall’antichità il cane costituisca per la vita dell’uomo non solo una presenza costante come compagno fidato, ma anche un prezioso aiuto per la guardia, la difesa del territorio, la pastorizia, la caccia e la guerra. Protagonista di vicende mitologiche accanto a dei ed eroi, il cane in culture diverse risulta associato anche all’oltretomba, assumendo la funzione di guardiano del regno ultraterreno e di guida delle anime dei defunti. 

Museo Civico Medievale | via Manzoni 4. Fra fiaba cortese e allegoria: nella formella quattrocentesca un giovane elegantemente abbigliato si arresta durante il passatempo aristocratico della caccia per fare l’elemosina ad un vecchio indigente; un falco sul braccio e due cani svelano l’impegno appena interrotto. Il rilievo sembra restituire una scena di vita cortese, ma nasconde un contenuto allegorico di valenza morale e religiosa, di alto significato come può essere la Virtù teologale della Carità. L’antico come paradigma è invece il filo conduttore che accomuna alcuni piccoli bronzi della collezione del museo civico Medievale. Dalla statuaria antica pare infatti derivare il bronzo con il giovane cacciatore, Meleagro o forse Adone, che è ispirato all’invenzione del celebre marmo conservato presso il Museo Pio-Clementino (Musei Vaticani, copia romana da un originale greco del IV secolo a.C.): nonostante la posizione “a riposo”, il padrone e il suo fedele compagno di caccia, affiancati, danno vita ad un effetto dinamico nella fluida e studiata contrapposizione dei moti. Un’energia potente sembra invece racchiusa nella massa muscolare e nella volumetria plastica dei due cani molossi, che riproducono in miniatura una coppia di sculture, nota in diversi esemplari di epoca romana, molto apprezzati nel Cinquecento italiano più sensibile alla cultura antiquaria (Musei Vaticani; Firenze, Vestibolo degli Uffizi). Risponde ad una logica diversa, più attenta al dato di un naturalismo tratto dal vivo, il cane accosciato che si gratta, non a caso di produzione tedesca. La realtà nei suoi aspetti meno celebrativi suggerisce temi anche per gli scultori specialisti nel genere delle figure di animali, che nel mondo oltremontano si dimostrano lontani da letture filtrate attraverso la lente del mito e dell’allegoria. 

Museo internazionale e biblioteca della musica | strada Maggiore 34. Il periodo barocco pose una grande attenzione alla capacità di imitare nel modo più fedele possibile i fenomeni del mondo. E uno degli esperimenti preferiti era proprio l’imitazione in musica dei versi degli animali. Ce ne dà una prova il monaco bolognese Adriano Banchieri, uno dei compositori più inventivi, bizzarri e multiformi della storia della musica, nel meraviglioso frontespizio del divertente trattatello La nobiltà dell’Asino di Attabalippa dal Perù in cui vengono messe alla berlina le pretenziose compagnie e le accademie che all’epoca regolavano le attività degli artisti. Nelle due splendide raffigurazioni di Giovanni Luca Confort e di Marin Mersenne, l’Apollo citaredo è tipicamente attorniato da un circolo di prede e predatori (in cui un cane è quasi sempre presente) ritratti uno accanto all’altro in serena e pacifica convivenza poiché ammansiti dallo strumento suonato dal dio. Il Libro primo d’intavolatura di lauto del veneziano Johannes Hieronymus Kapsperger, visibile in sala 5 all’interno della vetrina dei liuti, è oggi aperto su una composizione che presenta una curiosa immagine di un cane che rincorre una lepre: altro non è che la rappresentazione grafica del brano musicale che presenta l’artifizio contrappuntistico denominato “caccia”, in cui per tutto il pezzo una voce (simboleggiata dal cane) “caccia” (ovvero insegue) l’altra (la lepre). Infine si segnala il dipinto, purtroppo estremamente frammentario, con il Ritratto di Carlo Broschi detto Farinelli, noto come “ritratto di Farinelli con i cani bolognesi”. Una fotografia in bianco e nero scattata nel 1936 ha consentito di ricostruire l’immagine originale e di attribuirne la paternità al noto ritrattista dell’aristocrazia bolognese Luigi Crespi. 
Museo civico del Risorgimento | piazza Carducci 5. Nella collezione del museo civico del Risorgimento sono esposte quattro opere che presentano la figura di un cane, all’interno dei diversi contesti di relazione con il mondo degli umani (L’avventura della caccia, Il piacere della compagnia, La fedeltà della guardia e Il mondo militare). Quattro codici QR consentono il collegamento a schede di approfondimento presenti sul sito Storia e Memoria di Bologna, fornendo l’immagine di ciascun oggetto per aiutare il visitatore nella ricerca, in una sorta di caccia al tesoro tra le sale museali. Si segnala il coltello da caccia appartenuto a Gioacchino Murat, che presenta il fornimento a croce, con guardia in bronzo dorato terminante con testa di levriero da una parte e con testa di cavallo dall’altra. Il dipinto Ugo Bassi sui gradini di San Petronio di Napoleone Angiolini raffigura una delle tante prediche tenute dal padre barnabita per lanciare sottoscrizioni per finanziare i volontari in partenza per le Guerre di Indipendenza. In primo piano viene rappresentato un momento della raccolta di offerte e gioielli promossa per l’occasione. In basso a destra, in mezzo alla folla è raffigurato un bambino che trattiene al guinzaglio, con un certo sforzo, un cane di piccola taglia. Nella oleografia di anonimo Il plebiscito romano è raffigurato il plebiscito che nel 1870 sancì l’annessione di Roma al Regno d’Italia. In primo piano, sulla sinistra, Garibaldi e Vittorio Emanuele II; sulla destra un prete in tonaca e cappello si rammarica e tenta di trattenere con la mano un popolano il quale però, del tutto incurante di lui, si unisce all’entusiasmo comune; i due personaggi sono fronteggiati da un cane che, coi suoi latrati, sembra al tempo stesso partecipare alla festa del secondo e “tenere a bada” il primo. Nell’olio su cartoncino di Faustino Joli con l’uniforme da Colonnello del Battaglione Bignami è raffigurato anche un cane con il collare che corre accanto al cavallo.
Museo del Patrimonio Industriale | via della Beverara 123. A partire dal XIII secolo, si ha notizia in Italia di un cane detto bolognese, amato particolarmente dalla nobiltà femminile per le sue spiccate doti di affezione e compagnia. Nel Cinquecento le grandi famiglie italiane come i De Medici, i Gonzaga, gli Este allevano cani bolognesi per i propri familiari ma anche a scopo diplomatico: il piccolo cane diventa un biglietto da visita, un prezioso “prodotto” da donare alle corti di tutta Europa in occasione di trattati e di contratti matrimoniali. Al piacere tattile del pelo soffice e bianchissimo si uniscono i tratti caratteriali di un animale dolce, intelligente e particolarmente affezionato alla famiglia; doti molto gradite che contribuiscono a rendere l’allevamento del bolognese particolarmente redditizio. Infatti, sino agli inizi del XIX secolo, i viaggiatori stranieri, di passaggio a Bologna durante il Grand Tour, indicano l’allevamento dei cagnolini bolognesi come importante voce di esportazione, seconda solo alla vendita di veli e tessuti di seta e di mortadelle. 
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | via Don Minzoni 14. I visitatori con cani, prima o dopo la visita al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, potranno passeggiare nel Giardino del Cavaticcio sul retro del museo, far giocare i propri amici a quattro zampe nel verde e poi fermarsi a osservare insieme l’opera Scudo con fontana (1987/1993) di Mimmo Paladino. Nella sua attività di pittore e di scultore l’artista attinge a un repertorio iconografico e a lessici stilistici che affondano le proprie radici in culture arcaiche, le cui forme, sedimentate e continuamente rigenerate nel tempo, abitano ancora il nostro immaginario. Nella scultura collocata all’interno della grande vasca che richiama il canale del Cavaticcio, una composta figura maschile dai tratti essenziali si affianca, aderendovi, a un grande disco provvisto di una testa animale, verosimilmente un canide, forse un lupo o un cane, dalla cui bocca sgorga uno zampillo dell’acqua sulla quale la scultura sembra galleggiare. La retta verticale della figura si fonde con la rotondità dello scudo, in un insieme che si apre verso le due direzioni divergenti indicate dagli sguardi dell’uomo e dell’animale.
Museo Morandi | via Don Minzoni 14. Casa Morandi | via Fondazza 36. Il museo Morandi, attraverso la più ampia e rilevante collezione pubblica dedicata a Giorgio Morandi, costituisce un’occasione unica di conoscenza del percorso dell’artista, declinato in tutte le tecniche e illustrato in ogni suo momento e sfumatura poetica. Il museo propone frequentemente mostre e focus espositivi di approfondimento, anche dedicati ad artisti contemporanei che in Morandi hanno trovato un riferimento, e si arricchisce con frequenza di prestiti provenienti da collezioni private, concessi in deposito temporaneo, offrendo al visitatore la possibilità di scoprire anche opere inedite. Una preziosa occasione di conoscenza della biografia di Giorgio Morandi è offerta inoltre da Casa Morandi: in via Fondazza 36, si trova l’abitazione in cui l’artista visse e lavorò per quasi tutta la vita e in cui è possibile vedere la ricostruzione del suo studio negli ambienti originali, con gli oggetti protagonisti delle nature morte, i pennelli, il cavalletto e i materiali di lavoro. Proprio nei pressi di tale abitazione si svolse un episodio che coinvolse Morandi e il suo cane, indicativo della personalità dell’artista. Ce lo racconta Carlo Zucchini, garante della donazione Morandi al Comune di Bologna: “Morandi dava del lei a tutti, anche al suo cane. L’ho sentito dirgli, sotto i portici della Fondazza, Lei stia attento a non andare tra le gambe dei passanti” (Carlo Zucchini, in Una straordinaria normalità. Cucina e ricette in casa Morandi, di Carlo Zucchini e Simone Sbarbati, Corraini Edizioni, 2017).
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