Bologna. Al museo civico Archeologico la mostra “Ritratto d’artista” a cura di Paola Giovetti e Laura Marchesini, settimo appuntamento della rassegna “Il Medagliere si rivela” avviata nell’ottobre 2023

Mostra “Ritratto d’artista”: medaglia in bronzo di Gérard Léonard Hérard (1630-1675) per Leonardo da Vinci (1452-1519) (foto bologna musei)
Al via al museo civico Archeologico di Bologna la mostra “Il Medagliere si rivela. Ritratto d’artista” a cura di Paola Giovetti e Laura Marchesini, settimo appuntamento della rassegna “Il Medagliere si rivela” – avviata nell’ottobre 2023 – promossa dal museo civico Archeologico del settore Musei Civici del Comune di Bologna con lo scopo di avvicinare il pubblico – attraverso affondi tematici – alla conoscenza del proprio rilevante patrimonio numismatico. Il Medagliere conserva infatti circa 100mila beni numismatici dagli inizi della monetazione (verso la fine del VII secolo a.C.) fino all’euro, tra cui un importante nucleo di circa 16mila medaglie che copre un arco cronologico che va dalla metà del XV secolo fino ai giorni nostri. Il settimo appuntamento dal titolo “Ritratto d’artista”, a cura di Paola Giovetti e Laura Marchesini, è un omaggio a Giorgio Vasari (Arezzo, 1511 – Firenze, 1574), liberamente visitabile nell’atrio del museo dal 15 ottobre 2025 al 2 febbraio 2026. La collezione numismatica del museo civico Archeologico conserva numerose medaglie dedicate ad artisti. Tra queste, ne sono state selezionate venti, realizzate tra il XVI e il XIX secolo, che ritraggono maestri attivi tra il Quattrocento e il Cinquecento, raccontati da Giorgio Vasari nella sua celebre opera Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti, pubblicata nel 1568. Le medaglie esposte sono messe a confronto con i ritratti realizzati in xilografia (tecnica incisoria per mezzo di matrici di legno intagliate), che precedono ogni biografia nelle Vite, creando un dialogo affascinante tra arte, storia e memoria. Per raccontare il progetto espositivo, la curatrice Laura Marchesini incontra il pubblico giovedì 23 ottobre 2025 alle 17 e giovedì 11 dicembre 2025 alle 17. La partecipazione è gratuita, fino a esaurimento posti (max 20 partecipanti). Non è richiesta la prenotazione.

Mostra “Ritratto d’artista”: medaglia uniface in bronzo di Leone Leoni (1509-1590) per Giorgio Vasari (1511-1574) (foto bologna musei)
Le Vite: arte e storia. Considerate il primo libro di storia dell’arte italiana, Le Vite raccolgono oltre un centinaio di biografie di artisti, da Cimabue a Michelangelo. L’opera mirava a storicizzare l’arte, valorizzandone la funzione culturale e documentaria, attraverso le narrazioni biografiche degli artisti e i loro ritratti. Il ritratto come memoria e le fonti del Vasari. Dal Cinquecento, in tutta Europa, si diffuse l’uso di illustrare attraverso i ritratti le vite dei grandi personaggi della cultura e della storia con intento educativo e morale. Le immagini dovevano rispondere ad un criterio di verosimiglianza fisiognomica, l’unico che avrebbe consentito a quei ritratti di essere autentici esempi di virtù per i posteri. Da qui nasce la complessa ricerca del Vasari delle vere effigi degli artisti, ricorrendo a dipinti, autoritratti e disegni raccolti durante i suoi viaggi. Curiosamente tra le sue fonti non rientrano le medaglie, seppur da lui molto apprezzate e citate più volte nel testo. Al contrario, la medaglistica attinge precocemente al prezioso repertorio di Vasari ancor oggi considerato molto autorevole.

Mostra “Ritratto d’artista”: medaglia in bronzo di anonimo per Francesco Primaticcio detto il Bologna (1504 -1571) (foto bologna musei)
Artista e identità visiva. La pubblicazione delle Vite e dei ritratti rafforzava la nuova visione della figura dell’artista, che con l’Umanesimo aveva acquisito uno status intellettuale e sociale nuovo. Cresceva l’interesse degli artisti per l’autoritratto e la diffusione della propria immagine, a scopo encomiastico e promozionale, anche attraverso le medaglie: un mezzo economico, riproducibile e altamente simbolico. Dal Seicento in poi, nascono raccolte di medaglie di artisti famosi, parallele a quelle pittoriche, tra le quali la più nota è quella voluta da Leopoldo de’ Medici, oggi conservata nella collezione degli autoritratti alle Gallerie degli Uffizi. Le medaglie della collezione del museo civico Archeologico di Bologna offrono uno sguardo affascinante su questo dialogo tra le arti, rivelando come le fonti visive vasariane abbiano influenzato a lungo la rappresentazione degli artisti anche nella medaglistica, trasformandoli in icone riconoscibili della nostra storia culturale.
Il museo civico Archeologico ha recentemente pubblicato il libro “Il Medagliere si rivela”, a cura di Paola Giovetti e Laura Marchesini, che documenta sei dei sette percorsi tematici presentati dal 2023 al 2025: San Petronio “rifondatore” di Bologna (4 ottobre – 4 dicembre 2023) sulla rappresentazione del santo patrono di Bologna; Natale in Nummis (6 dicembre 2023 – 15 gennaio 2024) dedicato alle raffigurazioni della Natività e dei principali temi evangelici e liturgici ad essa connessi; Le Due Torri (13 marzo – 16 settembre 2024) sulle torri più celebri – Asinelli e Garisenda – emblema del panorama urbanistico cittadino; L’Antico Egitto (18 settembre 2024 – 3 marzo 2025), argomento che lega il patrimonio numismatico alla ricca collezione egizia del Museo; L’ingegno delle donne (5 marzo – 13 ottobre 2025), un omaggio alle donne di ingegno, note e meno note, che hanno caratterizzato nei secoli il mondo dello spettacolo, delle arti, delle scienze, delle lettere e dell’imprenditoria; Ritratto d’artista (15 ottobre 2025 – 2 febbraio 2026) incentrata sui ritratti di artisti in medaglia, in relazione a quelli xilografici pubblicati nell’opera Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti di Giorgio Vasari. Introdotto da un excursus sulla storia della collezione numismatica, il volume contiene una breve scheda per ognuna delle 125 medaglie e monete complessivamente esposte. La pubblicazione (pp. 100, euro 15) è in vendita presso il bookshop del museo.
Bologna. Al museo civico Archeologico, dove torna dopo 8 mesi di intervento, si presenta il restauro dello sgabello in avorio (forse una “sella curulis” di un magistrato), scoperto nella necropoli dei Giardini Margherita, nell’ambito del progetto “Nelle terre dei Rasna” a cura scientifica di Federica Guidi e Marinella Marchesi

Lo sgabello in avorio (fine VI sec. a.C.), proveniente dalla necropoli dei Giardini Margherita di Bologna, dopo il restauro (foto bologna musei)
È giunto a conclusione “Nelle terre dei Rasna”, il progetto per la salvaguardia e la valorizzazione di un patrimonio prezioso e unico appartenente alle collezioni del museo civico Archeologico del Settore Musei civici di Bologna: uno sgabello in avorio datato alla fine del VI secolo a.C., raro esempio di manufatto con funzioni di rappresentanza nell’ambito della società etrusca. Dopo 8 mesi lo sgabello in avorio torna così al museo civico Archeologico con un nuovo look, un nuovo supporto e un nuovo apparato multimediale accessibile che illustra la struttura e il contesto rinvenimento, come parte del ricco corredo della tomba 173 nella necropoli etrusca dei Giardini Margherita di Bologna. Le attività di restauro, indagine e realizzazione di un ambiente digitale interattivo saranno presentate mercoledì 4 giugno 2025, alle 11, al museo civico Archeologico, in via dell’Archiginnasio 2 a Bologna. L’iniziativa – a cura scientifica di Federica Guidi e Marinella Marchesi, archeologhe del museo felsineo diretto da Paola Giovetti – è stata avviata nell’ottobre 2024 in stretta collaborazione culturale con il Rotary Club Bologna Est in occasione del 60° anniversario dalla sua fondazione.

Lo sgabello in avorio (fine VI sec. a.C.), proveniente dalla necropoli dei Giardini Margherita di Bologna, prima del restauro (foto bologna musei)
Lo sgabello (fine VI sec. a.C.), proveniente dalla Tomba dello Sgabello della necropoli dei Giardini Margherita di Bologna, è formato da due coppie di gambe incrociate, fissate fra loro con perno metallico e raccordate nella parte superiore da due traverse, cui doveva essere fissata la seduta, purtroppo non conservata. Mentre sono piuttosto frequenti le attestazioni in epoca etrusca di piccoli mobili in legno come sedili o tavolini, la scelta dell’avorio come materiale di costruzione rende questo elemento un repertorio di eccezionale rilevanza nel panorama non solo dell’area bolognese ma dell’Etruria in generale. La manifattura particolarmente preziosa ha indotto a formulare la suggestiva ipotesi che si tratti di una sella curulis, il sedile pieghevole su cui sedevano i magistrati nell’esercizio delle loro funzioni. L’oggetto potrebbe dunque essere stato deposto nella sepoltura funebre per ricordare una carica magistratuale ricoperta dal defunto all’interno della comunità civica bolognese.
Bologna. Al museo civico Stefania Casini (civico museo Archeologico di Bergamo) in dialogo con Chiara Pizzirani (università di Bologna) su “La donna è mobile. Storie di donne tra Etruria padana e Italia settentrionale” secondo appuntamento del ciclo “Sì, viaggiare… identità e mobilità culturale in Etruria Padana e in Italia settentrionale”
Giovedì 3 aprile 2025 secondo appuntamento del ciclo di incontri “Sì, viaggiare…”, organizzato in collaborazione con la sezione Etruria padana e Italia settentrionale dell’Istituto nazionale di Studi etruschi e Italici, nell’ambito del progetto “Sì, viaggiare… identità e mobilità culturale in Etruria Padana e in Italia settentrionale”: incontri durante i quali due studiosi si confronteranno su argomenti riconducibili al tema dell’identità nell’Italia antica, in una sorta di “botta e risposta” tra Etruschi di area padana e popolazioni delle regioni settentrionali. Appuntamento in sala conferenze del museo civico Archeologico di Bologna, alle 16.30, con Stefania Casini (civico museo Archeologico di Bergamo) e Chiara Pizzirani (università di Bologna) su “La donna è mobile. Storie di donne tra Etruria padana e Italia settentrionale”. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Prossimo appuntamento: giovedì 10 aprile 2025.
Bologna. Al museo civico Archeologico Silvia Paltineri (università di Padova) in dialogo con Elisabetta Govi (università di Bologna) su “Venuti da molto lontano. Stranieri e straniere tra Etruria padana e Italia settentrionale” per il ciclo “Sì, viaggiare… identità e mobilità culturale in Etruria Padana e in Italia settentrionale”
“Sì, viaggiare… identità e mobilità culturale in Etruria Padana e in Italia settentrionale” dopo Padova approda a Bologna. Giovedì 20 marzo 2025, si parte con il ciclo di incontri “Sì, viaggiare…”, organizzato in collaborazione con la sezione Etruria padana e Italia settentrionale dell’Istituto nazionale di Studi etruschi e Italici, durante i quali due studiosi si confronteranno su argomenti riconducibili al tema dell’identità nell’Italia antica, in una sorta di “botta e risposta” tra Etruschi di area padana e popolazioni delle regioni settentrionali. Appuntamento in sala conferenze del museo civico Archeologico di Bologna, alle 16.30, con Silvia Paltineri (università di Padova) che dialoga con Elisabetta Govi (università di Bologna) su “Venuti da molto lontano. Stranieri e straniere tra Etruria padana e Italia settentrionale”. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Prossimi appuntamenti: giovedì 3 e giovedì 10 aprile 2025.
Bologna. Al museo civico Archeologico per la Giornata della donna Laura Marchesini ripercorre la storia di figure femminili illustrando la vetrina “L’ingegno delle donne nelle medaglie del museo civico Archeologico di Bologna” nell’ambito de “Il Medagliere si rivela”
Il museo civico Archeologico del Settore musei civici Bologna – all’interno della rassegna espositiva “Il Medagliere si rivela”, volta a far conoscere al grande pubblico la ricchissima raccolta numismatica di proprietà del Museo, presenta per il suo sesto appuntamento una vetrina tematica dal titolo “L’ingegno delle donne nelle medaglie del museo civico Archeologico di Bologna”, a cura di Paola Giovetti e Laura Marchesini, dal 5 marzo al 13 ottobre 2025. In occasione della Giornata internazionale della donna, domenica 9 marzo 2025, alle 11, Laura Marchesini, co-curatrice della mostra, incontra il pubblico. La partecipazione è gratuita, fino a esaurimento posti disponibili (20 partecipanti). Attraverso una selezione di ventitré medaglie della collezione numismatica è possibile ripercorrere la storia di figure femminili, che dal Rinascimento all’Ottocento, si sono distinte nell’arte, nella musica, nella letteratura e in vari ambiti della cultura, della finanza e della politica. La narrazione si avvale del particolare codice figurativo della medaglistica che mostra al dritto il ritratto del personaggio femminile ad imperitura memoria, e al rovescio un’immagine emblematica, riferita alle virtù e all’eccezionalità della sua vita. L’esistenza di queste medaglie al femminile molto spesso testimonia il raggiungimento di un riscatto sociale di queste donne che, per prime, si affermarono in ambiti a loro proibiti, superando pregiudizi e arrivando a sfidare le convenzioni. Altre volte si assiste alla celebrazione postuma in medaglia che attesta la fascinazione che queste figure femminili continuarono ad esercitare sui posteri, e che pone in evidenza anche il cambiamento culturale che il loro esempio ha contribuito a realizzare.

Medaglia di Felice Antonio Casoni (Ancona, 1559 – Roma, 1634) per Lavinia Fontana (Bologna, 1552 – Roma, 1612) del 1611 (dritto), in bronzo, conservata nel medagliere del museo civico Archeologico di Bologna (foto musei bologna)

Medaglia di Felice Antonio Casoni (Ancona, 1559 – Roma, 1634) per Lavinia Fontana (Bologna, 1552 – Roma, 1612) del 1611 (rovescio), in bronzo, conservata nel medagliere del museo civico Archeologico di Bologna (foto musei bologna)
Alla pittrice bolognese Lavinia Fontana (Bologna, 1552 – Roma, 1614), una delle più celebri artiste del Rinascimento e considerata nella storia dell’arte occidentale la prima donna ad operare come artista professionista, è dedicata la medaglia realizzata nel 1611 dall’architetto e medaglista Felice Antonio Casoni (Ancona, 1559 – Roma, 1634). Educata alla bottega del padre Prospero, sposò nel 1577 il pittore Giovanni Antonio Zappi, con il quale ebbe undici figli. Questo non le impedì di affermarsi nella pittura, specializzandosi in uno dei pochi ambiti concessi alle donne, il ritratto. Richiestissima dalla nobiltà bolognese, fu la prima donna ad ottenere la commissione per una pala d’altare (Imola); diede un’impronta personale e femminile ai precetti della Controriforma in campo artistico e riuscì a tessere una rete di relazioni che la portarono a trasferirsi a Roma. Il marito amministrava per lei la bottega, facendole da manager, e si era specializzato nel dipingere i merletti delle sue tele. Grande fu il fascino esercitato sui contemporanei dalla sua vita da pittora, mito che lei per prima abilmente coltivò, nel segno delle artiste donne che a Bologna l’avevano preceduta (Santa Caterina de’ Vigri e Properzia de’ Rossi) e attraverso alcuni autoritratti ai quali affidò la sua immagine pubblica. La medaglia, che la ritrae al dritto come ieratica e virtuosa matrona castamente abbigliata, mostra al rovescio l’allegoria della pittura: una donna seduta davanti ad una tela su cavalletto in preda al furore dell’ispirazione che le anima i capelli che volano nell’aria. A terra gli strumenti del mestiere. La legenda PER TE STATO GIOIOSO MI MANTENE (Petrarca) allude al fatto che “rende degni di fama la gioia che si prova nel lavorare alla propria arte”.

Medaglia di Giovanni Francesco Neidinger (attivo a Venezia fra il 1685 e il 1714 ca.) per Elena Lucrezia Corner Piscopia (Venezia, 1646 – Padova, 1684) (diritto) del 1685, in bronzo, conservata nel medagliere del museo civico Archeologico di Bologna (foto musei bologna)

Medaglia di Giovanni Francesco Neidinger (attivo a Venezia fra il 1685 e il 1714 ca.) per Elena Lucrezia Corner Piscopia (Venezia, 1646 – Padova, 1684) (rovescio) del 1685, in bronzo, conservata nel medagliere del museo civico Archeologico di Bologna (foto musei bologna)
Tra le effigi femminili esposte in mostra si incontra anche quella di una donna italiana celebre e ammirata per un altro primato: Elena Lucrezia Corner Piscopia (Venezia, 1646 – Padova, 1684), la prima donna laureata al mondo. Nel 1678 ottenne dall’Università di Padova il titolo di magistra et doctrix in philosophia dopo il diniego, in quanto donna, a laurearla in Teologia, ambito nel quale eccelleva. L’agognato titolo era frutto di un acume eccezionale e di un’educazione accuratissima voluta dal padre, colto esponente di una nobile famiglia veneziana, che le fece studiare matematica, filosofia, teologia, astronomia, geografia, musica, lingue classiche e moderne. Elena fu esaminatrice per una laurea in filosofia, autrice di diversi testi letterari e fece parte di varie Accademie in tutta Europa. Rifiutò sempre il matrimonio, consacrando la sua vita agli studi, divenendo oblata benedettina e continuando a vivere liberamente nella sua casa. A un anno dalla sua scomparsa, nel 1685, il Collegio dei Filosofi e dei Medici decretò l’emissione di una medaglia a ricordo, realizzata in bronzo da Giovanni Francesco Neidinger (attivo a Venezia fra il 1685 e il 1714 ca.). Al dritto Elena Lucrezia è ritratta con il manto di ermellino, a indicare la dignità dottorale, e la corona d’alloro, simbolo del trionfo. Al rovescio l’emblema raffigura un’ostrica aperta che riceve gocce di rugiada, che poi si trasformano in perle, accompagnata dalla legenda NON SINE FŒNORE (non senza frutti). Alcuni studiosi interpretano la scena come simbolo di una vita casta ma generatrice di nuove essenze spirituali.

Medaglia di Giuseppe Broccetti (Firenze, 1684 – ivi, 1733) per Faustina Bordoni (Venezia, 1700 – ivi, 1781) (diritto) del 1723, in bronzo, conservata nel museo civico Archeologico di Bologna (foto musei bologna)

Medaglia di Giuseppe Broccetti (Firenze, 1684 – ivi, 1733) per Faustina Bordoni (Venezia, 1700 – ivi, 1781) (rovescio) del 1723, in bronzo, conservata nel museo civico Archeologico di Bologna (foto musei bologna)
Da segnalare infine la medaglia di Giuseppe Broccetti (Firenze, 1684 – ivi, 1733) per la cantante veneziana Faustina Bordoni (Venezia, 1700 – ivi, 1781), ritratta di profilo con acconciatura all’antica e abito riccamente decorato da gioielli. La medaglia, realizzata a Firenze durante il suo soggiorno, è il simbolo della fama e del riconoscimento pubblico del suo talento. La voce androgina le permetteva di attraversare i confini di genere, portandola a interpretare ruoli maschili, il che la rendeva davvero unica nel panorama musicale del suo tempo e per questo celebrata anche da pittori e disegnatori. Sul rovescio sono raffigurati Ulisse e i suoi compagni sulla prua di una nave: davanti a loro una sirena che emerge dal mare. La dedica di una medaglia ad una cantante suscitò clamore e controversie: se da un lato era ambìta da ammiratori e collezionisti, anche all’estero, dall’altra attirò le critiche feroci dei detrattori delle cantanti, molto spesso paragonate alle meretrici. Si racconta che il marchese G. P. Pepoli di Bologna, per mostrare lo sdegno verso questo omaggio alla Bordoni, fece riprodurre il disegno della medaglia, accompagnato da versi satirici, sopra ad una decina di pitali in ceramica. La storia raccontata da questa medaglia testimonia le tante difficoltà che le donne affrontarono per affermarsi negli ambiti professionali.
Bologna. Al museo civico Archeologico il direttore del museo Egizio, Christian Greco, presenta “La memoria è il nostro futuro”, pubblicazione ufficiale del bicentenario, in dialogo con Daniela Picchi, responsabile della sezione Egizia

Copertina del libro “La memoria è il nostro futuro. 200 anni di Museo Egizio” a cura di Christian Greco
L’Antico Egitto al museo civico Archeologico di Bologna. Appuntamento giovedì 13 febbraio 2025, alle 18, nella sala conferenze del museo civico Archeologico di Bologna, con il direttore del museo Egizio di Torino, Christian Greco, che racconterà l’Egizio presentando il libro “La Memoria è il nostro futuro”, la pubblicazione ufficiale del bicentenario del museo Egizio, edito da Franco Cosimo Panini Editore. Introduce Paola Giovetti, direttrice del museo civico Archeologico. Dialoga con Greco Daniela Picchi, responsabile della sezione Egizia del museo civico Archeologico di Bologna. Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili.

Il direttore Christian Greco, il presidente Sergio Mattarella e il ministro Alessandro Giuli nella Galleria dei Re del museo Egizio di Torino (foto museo egizio)
La memoria è il nostro futuro. 200 anni di Museo Egizio. Questo libro, curato dal direttore Christian Greco, rappresenta la pubblicazione ufficiale del bicentenario e offre uno sguardo senza precedenti su tutto ciò che ruota attorno al museo Egizio, non limitandosi a una semplice ricostruzione della storia dell’istituzione torinese, delle sue collezioni o della sua fortuna; attraverso una struttura a più voci ogni aspetto della vita del museo Egizio è presentato all’interno del più ampio contesto in cui si trova a esistere. Nelle pagine si alternano gli interventi di curatori del museo Egizio e docenti, ricercatori e curatori provenienti da altre istituzioni nazionali e internazionali, talvolta in dialogo tra loro. I contributi diventano così laboratori nei quali si confrontano idee, visioni e proposte inerenti a un ampio ventaglio di temi: il ruolo del Museo nello sviluppo dell’egittologia, e a sua volta l’impatto che l’evoluzione della disciplina ha avuto e ha ancora ancora oggi sulle sue scelte; l’importanza dell’integrazione tra discipline umanistiche e scientifiche; i rapporti con altre istituzioni museali, con gli studiosi e con il pubblico; l’Egitto immaginato dell’ “egittomania” e quello reale che rivendica una voce nel raccontare la propria storia. Il risultato è un volume che dimostra come futuro e memoria siano strettamente intrecciati.
Bologna. Al museo civico Archeologico la conferenza “Da Capo Nord all’Egitto. Il viaggiatore e diplomatico Giuseppe Acerbi” dell’archeologa Daniela Picchi in occasione della mostra “ARTICO Viaggio interattivo al Polo Nord”

Ritratto del viaggiatore e diplomatico Giuseppe Acerbi (foto bologna musei)

Cosa unisce l’Egitto a Capo Nord e a Mantova? Lo racconta l’archeologa Daniela Picchi in occasione della mostra “ARTICO Viaggio interattivo al Polo Nord” (visitabile fino al 2 marzo 2025) nella conferenza “Da Capo Nord all’Egitto. Il viaggiatore e diplomatico Giuseppe Acerbi”. Appuntamento sabato 25 gennaio 2025, alle 17, al museo civico Archeologico di Bologna. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Un appuntamento alla scoperta della poliedrica figura di Giuseppe Acerbi, esploratore, diplomatico, naturalista, collezionista, il cui lascito di antichità egiziane è tuttora conservato al museo MACA (Mantova Collezioni Antiche) di Mantova.
Bologna. L’incontro con Marinella Marchesi del museo Archeologico su “Dalla sala al web. Il lapidario del Museo Civico Archeologico” alla biblioteca Borgo Panigale “Miriam Ridolfi” nuovo appuntamento della rassegna “BiblioMuse. Dalle biblioteche ai musei”: nel Lapidario oltre 400 reperti raccontano le storie degli antichi cittadini di Bononia
Per la rassegna Bibliomuse Dalle biblioteche ai musei,

L’archeologa Marinella Marchesi del museo civico Archeologico di Bologna (foto Fb)
martedì 17 dicembre 2024, alle 14.30, alla Biblioteca Borgo Panigale “Miriam Ridolfi” in via Legnano 2 a Bologna, la conferenza “Dalla sala al web. Il lapidario del Museo Civico Archeologico” con l’archeologa del museo civico Archeologico Marinella Marchesi pronta a narrare le più affascinati storie dei cittadini dell’antica Bononia riemerse dalle acque del Reno al Pontelungo ben 130 anni fa. Cittadini, liberti, artigiani, soldati e matrone sono pronti a fare udire la loro voce dopo 2000 anni.

Il chiostro del museo civico Archeologico di Bologna dove è organizzato il lapidario (foto bologna musei)
Il vasto patrimonio di lapidi romane conservato nel Lapidario del museo civico Archeologico, composto da oltre 400 reperti, offre al pubblico del Museo la possibilità di “incontrare” un’umanità variegata e operosa fatta di donne e uomini, artigiani e magistrati, liberi e liberti, indigeni e stranieri che ha voluto lasciare traccia di sé attraverso iscrizioni soprattutto di ambito funerario. Sono gli antichi cittadini di Bononia, le cui storie vengono raccontate prevalentemente dai monumenti recuperati nel cosiddetto “Muro del Reno”, un’opera di consolidamento costruita nell’alveo del fiume in età tardo antica (IV secolo d.C.), nella zona dell’attuale Pontelungo, da cui furono recuperate oltre 200 lapidi provenienti da un vicino sepolcreto di età romana (I sec. a.C. – I sec. d.C.). La lettura di queste storie non è certo facile e accessibile a tutti al giorno d’oggi, complice la lingua utilizzata – il latino – e la profonda diversità di codici di comunicazione. Proprio per cercare di ridare voce a questi nostri concittadini di 2000 anni fa, è stato creato lo scenario tematico del portale civico web “Storia e Memoriadi Bologna” dedicato al Lapidario romano dove sono raccontati 137 monumenti esposti in Museo. Una pubblicazione online rivolta al pubblico non specialistico, dove trovare tanti spunti sulla vita cittadina, sulla cultura e sulla società della città al tempo dei Romani.
Bologna. L’incontro con Federica Guidi del museo Archeologico su “Dalla sala al web. Il lapidario del Museo Civico Archeologico” apre alla biblioteca Scandellara il ciclo di appuntamenti “BiblioMuse. Dalle biblioteche ai musei”: nel Lapidario oltre 400 reperti raccontano le storie degli antichi cittadini di Bononia

Il chiostro del museo civico Archeologico di Bologna dove è organizzato il lapidario (foto bologna musei)
Hai sempre pensato che le antiche pietre trasmettano serietà, silenzio (e anche un po’ di noia!)? In realtà le pietre dell’Archeologico non stanno zitte un attimo! Comincia così l’annuncio da parte del museo civico Archeologico di Bologna del primo incontro del nuovo ciclo di “BIBLIOMUSE Dalle biblioteche ai musei”, sabato 23 novembre 2024, alle 12, alla biblioteca Scandellara – Mirella Bortolotti in via Scandellara 50 a Bologna, dove l’archeologa del Museo Federica Guidi condividerà con i partecipanti i segreti dei più antichi feed della storia di Bologna nella conferenza “Dalla sala al web. Il lapidario del Museo Civico Archeologico”.
Il Settore Biblioteche e Welfare Culturale e il Settore Musei Civici Bologna ripartono dunque con “BiblioMuse. Dalle biblioteche ai musei”, ciclo di appuntamenti nelle biblioteche comunali per conoscere le collezioni permanenti e le attività espositive dei musei del Comune di Bologna. I partecipanti si possono confrontare con curatrici e curatori, studiose e studiosi, per approfondire temi che spazieranno dall’Archeologia alla Storia, dalla Storia dell’Arte antica, moderna e contemporanea alla Musica, fino al Patrimonio industriale e alla Cultura tecnica, a costruire insieme i percorsi di visita ai musei e a esplorare le risorse correlate presenti in biblioteca. Gli appuntamenti si susseguiranno tra novembre 2024 e febbraio 2025.

Lapidario del museo civico Archeologico di Bologna: lo schema della parete 1 (foto bologna musei)
“Dalla sala al web. Il lapidario del Museo Civico Archeologico”, sabato 23 novembre 2024, alle 12, incontro con Federica Guidi del museo civico Archeologico di Bologna alla biblioteca Scandellara. Ingresso libero fino a esaurimento posti. È consigliata la prenotazione: 0512194301, bibliotecascandellara@comune.bologna.it.

Federica Guidi, archeologa del museo civico Archeologico di Bologna (foto da FB)
Il vasto patrimonio di lapidi romane conservato nel Lapidario del museo civico Archeologico, composto da oltre 400 reperti, offre al pubblico del Museo la possibilità di “incontrare” un’umanità variegata e operosa fatta di donne e uomini, artigiani e magistrati, liberi e liberti, indigeni e stranieri che ha voluto lasciare traccia di sé attraverso iscrizioni soprattutto di ambito funerario. Sono gli antichi cittadini di Bononia, le cui storie vengono raccontate prevalentemente dai monumenti recuperati nel cosiddetto “Muro del Reno”, un’opera di consolidamento costruita nell’alveo del fiume in età tardo antica (IV secolo d.C.), nella zona dell’attuale Pontelungo, da cui furono recuperate oltre 200 lapidi provenienti da un vicino sepolcreto di età romana (I sec. a.C. – I sec. d.C.). La lettura di queste storie non è certo facile e accessibile a tutti al giorno d’oggi, complice la lingua utilizzata – il latino – e la profonda diversità di codici di comunicazione. Proprio per cercare di ridare voce a questi nostri concittadini di 2000 anni fa è stato creato lo scenario tematico del portale civico web “Storia e Memoria di Bologna” dedicato al Lapidario romano dove sono “raccontati” in maniera divulgativa 137 monumenti esposti in Museo. Una pubblicazione online rivolta al pubblico non specialistico, dove trovare tanti spunti sulla vita cittadina, sulla cultura e sulla società della città al tempo dei Romani.





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