Cividale del Friuli. Al museo Archeologico nazionale concerto “Il Soffio del Tempo” di International Recorder Quartet promosso da Wunderkammer nell’ambito del progetto Gemini

Locandina del concerto “Il Soffio del Tempo” al museo Archeologico nazionale di Cividale
Appuntamento speciale domenica 6 giugno 2021 al museo Archeologico nazionale di Cividale del Friuli: alle 18, concerto “Il Soffio del Tempo” con IRQ International Recorder Quartet. Fabiano Martignago, Luca Ventimiglia, Susanne Geist, Lorenzo Cavasanti proporranno con flauti dolci musiche di J.S. Bach, A. Vivaldi, F. Mendelsshon, G.F. Haendel, H. Purcell. Posti limitati, prenotazione obbligatoria chiamando il numero 0432700700. Il concerto è compreso nel biglietto d’ingresso. Il concerto promosso da Wunderkammer, rientra nel Progetto Gemini, nato per il restauro degli strumenti musicali, che sviluppa con grande originalità musiche realizzate mediante riproduzioni digitali. Il progetto ha preso l’avvio con un workshop aperto al pubblico durante ESOF 2020, inserito nel Science in the City Festival. A questo fa seguito, inanellandosi con Wunderkammer, il concerto “Il Soffio del Tempo”, che il gruppo emergente IRQ porta nelle sale dei musei Archeologici nazionali di Cividale e Aquileia e nel circuito del festival FEM (Friuli Early Music) e quello dell’ensemble filoBarocco, entrato quest’anno nel progetto EEEMERGING+.

Concerto promosso da Wunderkammer per il progetto Gemini (foto wunderkammer)
Progetto Gemini. Le tecnologie di manifattura digitale offrono uno straordinario strumento per colmare questa lacuna e Gemini nasce per coprire tutto il ciclo di competenze che portano dallo studio dello strumento alla manifestazione concertistica. Un rilievo tomografico a raggi X ad alta risoluzione fornisce un modello geometrico accurato dello strumento che viene in seguito riprodotto con tecniche di manifattura additiva (stampa 3D). Questa tecnologia apre interessanti prospettive di valorizzazione delle collezioni museali e di restauro virtuale di strumenti danneggiati, riportando all’orecchio moderno suoni storici altrimenti impossibili da fruire. Il progetto prevede la scansione con tomografia a raggi X ad alta risoluzione di uno strumento storico, realizzata al Tomolab di Elettra Sincrotrone Trieste. Da queste misure verranno ricavati i modelli tridimensionali dello strumento, che serviranno all’università di Torino per realizzare copie stampate 3D di elevata qualità acustica, da sottoporre non solo al confronto con l’originale, ma anche alla prova di esecutori di alto profilo nell’ambito di una rassegna concertistica.
Friuli-Venezia Giulia. Ad Aquileia riaprono il museo Archeologico nazionale, il porto fluviale e la Domus e Palazzo episcopale. Chiuse le altre aree archeologiche per lavori. A Cividale il museo Archeologico nazionale

La Regione Friuli-Venezia Giulia passa in zona gialla, così la Fondazione Aquileia può annunciare le prime riaperture. Si comincia da lunedì 26 aprile 2021 con il porto fluviale dell’area archeologica e il passaggio di collegamento attraverso il fondo Cossar: apertura tutti i giorni dalle 9 alle 18. Le altre aree archeologiche rimangono chiuse in quanto interessate da cantieri di lavoro. La Domus e Palazzo episcopale sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16, il sabato dalle 10 alle 17 e la domenica dalle 10 alle 18. Il sabato, la domenica e i giorni festivi l’accesso è consentito su prenotazione da effettuare con 24 ore di anticipo telefonando al 3317481796. Il museo Archeologico nazionale di Aquileia aprirà invece martedì 27 aprile 2021, dalle 10 alle 18. La domenica e i festivi è obbligatoria la prenotazione.

Da lunedì 26 aprile 2021 apre anche il museo Archeologico nazionale di Cividale con ingresso contingentato. Questo l’orario di apertura: lunedì, 9-14; da martedì a domenica, 8.30-19.30. Per prenotazioni tel. 0432 700700. “Chi se non lui, il nostro cavaliere, come migliore portafortuna per un tuffo nel giallo oro? Quello inossidabile e inattaccabile, quello che dura nel tempo”, è il commento beneaugurante postato sui social del Man di Cividale. “Alla vigilia di una zona gialla e dentro un 25 aprile che ci vede un po’ cambiati, un grande in bocca al lupo da tutto il personale del Man-Cividale per le ripartenze di domani, quando saremo tutti in prima linea nell’impegno di una ripresa responsabile e duratura. Buon 25 Aprile e godiamoci bene questa benedetta zona gialla”.
#iorestoacasa. “La produzione del vetro nel Nord Italia dall’età del Bronzo al Medioevo”: col progetto “Sleeping beauty” viaggio tra le raccolte dei musei archeologici di Fratta Polesine, Adria, Este, Altino, Venezia, Concordia, Aquileia e Cividale del Friuli alla scoperta dei vetri antichi. Una storia lunga più di duemila anni
Il progetto del ministero per i Beni e le attività culturali e il Turismo è del 2015. Si chiama “Sleeping Beauty” e si propone di far riemergere il grande patrimonio storico-artistico conservato nei musei italiani. In questo contesto e in tempo di emergenza da coronavirus, la Direzione generale Musei propone un video “La produzione del vetro nel Nord Italia dall’età del Bronzo al Medioevo” che illustra il progetto sui vetri antichi dell’Alto Adriatico, dove fondamentali sono le raccolte dei musei Archeologici nazionali del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, da Adria a Fratta Polesine, da Este ad Altino, da Venezia a Concordia, da Aquileia a Cividale del Friuli. Una storia lunga più di duemila anni. “Nei magazzini dei musei spesso si conservano oggetti poco studiati o mai valorizzati”, spiega l’archeologo Enrico Giannichedda. “Guardare a questi oggetti con l’ottica dell’archeologia della produzione significa chiedersi non solo come sono stati prodotti, ma anche quale era il sapere tecnico degli artigiani, quali erano i rapporti sociali tra artigiani e consumatori, come gli oggetti erano utilizzati. E quindi anche come sono arrivati in museo”.
L’età del Bronzo finale: la prima produzione di vetro in Europa (XII-X sec. a.C.). I ritrovamenti, frutto di quasi 40 anni di ricerche in Polesine, forniscono informazioni straordinarie sull’inizio della produzione del vetro in Europa. Testimonianza dei villaggi che popolavano l’antico fiume Po come Frattesina sono i crogioli con residui di lavorazione del vetro e migliaia di perle di vetro custoditi dal museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, nelle barchesse di villa Badoer progettata da Andrea Palladio.
L’età preromana: i veneti e gli etruschi (VII – II sec. a.C.). La fondazione delle città di Este e Adria, la presenza etrusca e l’influenza greca consentono di comprendere chiaramente la presenza di materiali importati e nuove produzioni locali. Un periodo caratterizzato da un forte dinamismo delle antiche popolazioni venete, celte ed etrusche. Nei musei Archeologici nazionali di Adria e di Este si possono ammirare preziosi oggetti di vetro utilizzati nei rituali funebri.
Il periodo romano: l’età della fioritura (I sec. a.C. – IV sec. d.C.). Lo sviluppo del commercio in tutto il Mediterraneo aumentò durante il periodo romano. La produzione del vetro in questo momento raggiunge esiti altissimi come testimoniano le collezioni di Adria, Altino, Aquileia, Concordia Sagittaria e Cividale del Friuli. La soffiatura del vetro è una tecnica che si afferma a partire dall’età augustea e diviene lo standard universale di trasformazione del vetro. Aquileia è l’esempio più completo di città romana nell’ambito del Mediterraneo, patrimonio dell’Umanità. Nel museo Archeologico nazionale di Aquileia è conservata una delle collezioni più importanti di vetri romani riferiti alla tecnologia antica: contenitori, piccole bottiglie di profumo come urne cinerarie si combinano con materiali di lusso come il vetro cameo a mosaico e a fascia d’oro. Il museo Archeologico nazionale di Altino e il museo Archeologico nazionale di Venezia presentano straordinari vetri a mosaico. Questo tipo di lavorazione ha segnato il successo per un’industria creativa che ancora oggi è un marchio di eccellenza di Venezia e Murano.
L’Alto Medioevo (VI – VII sec. d.C.). La produzione del vetro non si fermò nemmeno durante il periodo critico dell’Alto Medioevo. Collane di perle di vetro, piccole bottiglie, e calici ritrovati nelle tombe longobarde di Cividale del Friuli dimostrano lavorazioni altamente complesse e di grande pregio.
Tourisma 2019. Il premio Riccardo Francovich della Sami assegnato al museo dell’Abruzzo bizantino e altomedievale nel castello Ducale di Crecchio (Ch). Premio speciale a Syusy Blady, Luciano Manzalini, Marco Melusso e Diego Schiavo per il film “La Signora Matilde. Gossip dal Medioevo”

L’auditorium del Palacongressi di Firenze stracolmo per Tourisma, il salone di Archeologia e Turismo culturale (foto Graziano Tavan)

Riccardo Francovich, l’iniziatore dell’archeologia medievale in Italia: a lui è dedicato il premio Sami
Erano in sei in corsa per l’aggiudicazione del Premio Riccardo Francovich 2019, riservato al museo o parco archeologico italiano che, a giudizio dei soci della Società degli Archeologi Medievisti Italiani (SAMI) che ha istituito il premio nel 2013,e dei cittadini partecipanti alla votazione, rappresenta la migliore sintesi fra rigore dei contenuti scientifici ed efficacia nella comunicazione degli stessi verso il pubblico dei non specialisti. Selezionati dalla Commissione Giudicatrice, presieduta da Paul Arthur (presidente SAMI; professore di Archeologia medievale, università del Salento), e composta da Eva degl’Innocenti (direttrice museo Archeologico nazionale di Taranto), Francesca Morandini (musei civici d’Arte e Storia di Brescia), Fabio Pagano (direzione generale Musei, MIBAC), Piero Pruneti (direttore di Archeologia Viva), Giuliano Volpe (professore di Archeologia medievale, università di Foggia), Anna Maria Visser (professore di Museologia, università di Ferrara), fino al 31 gennaio 2019 si poteva scegliere infatti tra museo dell’Abruzzo bizantino ed altomedievale – Castello ducale di Crecchio, Crecchio (Chieti); museo provinciale Castel Tirolo (Bolzano); museo Archeologico nazionale di Cividale del Friuli (Udine); parco archeologico di Castelseprio e Monastero di Torba (Varese); Torre di Satriano in Tito (Pz) – Museo multimediale e area archeologica di Satrianum; museo di Nonantola (Torre dei Bolognesi) e museo Benedettino e Diocesano di Arte Sacra, Abbazia di Nonantola (Modena).

La giuria del premio Francovich con al centro Antonella Scarinci (con la targa), Andrea Staffa e Rocco Valentini per il riconoscimento al museo dell’Abruzzo bizantino e altomedievale di Crecchio (Ch) (foto Graziano Tavan)
Ha vinto il museo dell’Abruzzo bizantino ed altomedievale – Castello ducale di Crecchio, Crecchio (Chieti). La proclamazione sabato 23 febbraio 2019 a Tourisma nell’auditorium del Centro congressi, durante i lavori del XV incontro nazionale di Archeologia Viva. Il museo di Crecchio, sia in base al voto popolare (18880 voti: 49% dei votanti)), sia al voto dei soci SAMI (123 voti: 47%), rappresenta la migliore sintesi fra rigore dei contenuti scientifici ed efficacia nella comunicazione degli stessi verso il grande pubblico. Un risultato eccezionale, ha sottolineato il presidente Paul Arthur, per un museo di archeologia bizantina praticamente unico in Italia ma quasi sconosciuto, che è riuscito a lasciarsi alle spalle musei ben più famosi e blasonati: pensiamo al museo Archeologico nazionale di Cividale, giunto secondo con 15mila voti. E la soddisfazione per il riconoscimento era tutta nelle parole del direttore Andrea Staffa (“Un premio non solo alle ricerche archeologiche, allo studio e conoscenza dei reperti, all’impegno dello staff, ma a tutto un borgo che è rinato attorno al museo”), nel sorriso di Antonella Scarinci per il Comune di Crecchio, che ha creduto in questo progetto culturale, e nella contentezza di Rocco Valentini, vice presidente dell’Archeoclub sezione di Crecchio, la cui azione è stata fondamentale negli scavi archeologici, nella fondazione del museo e nelle attività culturali e di promozione dello stesso.

La giuria del premio Francovich con al centro Syusy Blady, i due registi Marco Melluso e Diego Schiavo, e l’attore Luciano Manzalini sul palco di Tourisma (foto Graziano Tavan)
Un premio speciale è stato conferito a Syusy Blady, Luciano Manzalini, Marco Melluso e Diego Schiavo, rispettivamente protagonista, interprete e registi, che si sono distinti per la divulgazione del medioevo italiano presso il grande pubblico con il loro film “La Signora Matilde. Gossip dal Medioevo” (POPCult 2017), basato sulla storia di Matilde di Canossa. La premiazione è stata decisa all’unanimità dalla giuria composta da Paul Arthur, Eva degl’Innocenti, Francesca Morandini, Fabio Pagano, Piero Pruneti, Annamaria Visser e Giuliano Volpe. L’obiettivo, spronati anche da questo premio, è di continuare sulla strada tracciata da Matilde: raccontare le figure delle grandi donne, in modo leggero e divertente, nel rigoroso rispetto della storia.
Il museo dell’Abruzzo bizantino e altomedievale è ospitato nel Castello Ducale di Crecchio (Chieti) ed espone oggetti rinvenuti durante i campi di ricerca che l’Archeoclub d’Italia sede di Crecchio ha condotto, dal 1988 al 1991, in stretta collaborazione con la soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo, sul sito di una villa romano-bizantina scoperta in località Vassarella di Crecchio. Vi sono inoltre altri reperti ostrogoti e longobardi provenienti dal territorio abruzzese, che insieme riescono a ricostruire la vita dei Bizantini in Abruzzo, la guerra contro i goti, le vicende che riguardarono la zona costiera tra fine del sesto e l’inizio del settimo secolo. La sala Alberto Carlo Fraracci ospita invece una collezione etrusca, donata all’Archeoclub d’Italia sede di Crecchio nel 1995.
“Celti sui monti di smeraldo”: nella mostra di Zuglio, l’antica Iulium Carnicum, per la prima volta la storia dei Celti nelle Alpi Orientali con reperti da Veneto, Friuli Venezia Giulia, Carinzia e Slovenia

Visitatori alla mostra “Celti sui monti di smeraldo” aperta al museo civico archeologico di Zuglio in Carnia
La storia dei Celti nell’arco alpino orientale: una storia complessa, per certi versi ancora da scrivere che viene ora affrontata per la prima volta attraverso le testimonianze più significative del territorio compreso tra Veneto, Friuli Venezia Giulia, Carinzia e Slovenia occidentale. Dove? Nella straordinaria mostra “Celti sui Monti di Smeraldo”, a Zuglio, l’antica Iulium Carnicum, in provincia di Udine, ideata per per celebrare i venti anni di apertura al pubblico del museo. Dopo il fortunato successo della mostra “In viaggio verso le Alpi. Itinerari romani dell’Italia nord-orientale diretti al Norico” del 2013, il piccolo ma attivissimo museo Archeologico di Zuglio si cimenta in un’esposizione di sicura rilevanza culturale proponendo – fino al 31 ottobre 2015 – appunto una nuova, importante mostra dall’affascinante titolo “Celti sui monti di smeraldo”, frutto della sinergia tra il Comune di Zuglio, la soprintendenza Archeologia del Friuli Venezia Giulia, la soprintendenza Archeologia del Veneto e numerosi musei italiani ed esteri. L’allestimento, curato e pensato per offrire contenuti di qualità anche ad un pubblico non esperto del settore, è stato realizzato con il sostegno di numerosi enti pubblici e privati.

In mostra a Zuglio reperti da Cividale, Udine, Trieste, Montebelluna, Montecchio Maggiore, Klagenfurt, Pieve di Cadore, Pordenone, Ljubijana, Tolmino
Il titolo della mostra “Celti sui monti di smeraldo”, interviene la curatrice Angela Ruta, “evoca il paesaggio della Carnia, dove l’archeologia ha acquisito negli ultimi anni dati che hanno cambiato il panorama degli studi. Sappiamo che fu percorsa da guerrieri transalpini, che si soffermarono sulle alture più strategiche, in posizione dominante rispetto ai corsi d’acqua”. Armi celtiche provenienti da rilievi e altipiani carnici sono infatti gli indicatori preziosi della penetrazione, a partire dalla fine del IV-III secolo a.C., di gruppi in movimento dall’area danubiana verso la penisola balcanica (Taurisci, Scordisci). “Ma fin dal V secolo a.C. la documentazione archeologica suggerisce la presenza di stranieri abbigliati alla maniera celtica, inseriti all’interno delle comunità locali”. Numerosi gli studiosi coinvolti e di grande rilievo l’elenco delle istituzioni che hanno collaborato all’esposizione, appoggiata e sostenuta da enti pubblici e privati. Il museo di Zuglio ha realizzato questo importante progetto in collaborazione con la soprintendenza Archeologia del Friuli Venezia Giulia e la soprintendenza Archeologia del Veneto e con numerosi musei: i civici musei e gallerie di Storia e arte di Udine, i civici musei di Storia e arte di Trieste, il Landesmuseum für Kärnten di Klagenfurt, il museo Archeologico nazionale di Cividale, il museo di Storia naturale e Archeologia Città di Montebelluna (TV), il museo di Archeologia e Scienze naturali “Giuseppe Zannato” di Montecchio Maggiore (VI), il museo Archeologico della Magnifica Comunità di Cadore di Pieve di Cadore (BL), il museo Archeologico del Friuli Occidentale – Castello di Torre di Pordenone, il Narodni muzej Slovenije di Ljubljana e il Tolminski muzej di Tolmin in Slovenia.

Il gancio di cintura traforato in ferro trovato a Montebello Vicentino e conservato al museo Zannato di Montecchio
Il percorso espositivo è stato pensato per offrire una sintesi ragionata e aggiornata della presenza celtica. Nella sezione “Primi Celti a Nordest (V-IV secolo a.C.)” viene dato risalto a materiali rinvenuti a Montebello Vicentino, Montebelluna e Paularo-Misincinis: la composizione dei corredi tombali suggerisce una mobilità non solo individuale ma anche di gruppi di stranieri, che via via si integrarono con la popolazione locale, dando vita così a nuove produzioni originali, come le fibule tipo Paularo. È in questa sezione che si può osservare il “Gancio di cintura traforato in ferro”, databile tra la metà del V e gli inizi del IV secolo a.C., trovato a Montebello Vicentino (Vicenza) e conservato al museo di Archeologia e Scienze naturali “G. Zannato” di Montecchio Maggiore. Si tratta di una placca traforata di forma triangolare allungata, che termina a uncino, con fascetta rettangolare ribattuta alla base e chiodo per il fissaggio alla cintura. Raffigura tre coppie di animali sovrapposti: e affrontati, dal basso: uccelli acquatici, dragoni, cavallucci marini. “I ganci da cintura traforati”, spiega Ruta, “costituiscono l’elemento di chiusura del sistema di sospensione che assicurava il fissaggio dell’arma (spada o coltellaccio) al corpo del guerriero. L’avvolgimento delle cinghie di cuoio (non conservate), raccordate da anelli (di solito associati ai ganci), avveniva al fianco o sul torace”.
La seconda sezione è dedicata ai luoghi di culto tra Cadore e alto Isonzo. I due principali contesti esposti, la straordinaria deposizione di armi e cavalli scoperta di recente a Kobarid/Caporetto e il luogo di culto militare di Monte Sorantri di Raveo, rientrano nei casi di aree consacrate dove venivano conservate le spoglie di nemici vinti o venivano dedicate offerte di armi alle divinità. Va sottolineato che tra Carnia e valli del Natisone risultano ormai numerosi i luoghi di offerta o sacrificio di armi, che trovano confronto in Gallia ed Europa centrale danubiana. Il Monte Sorantri di Raveo, altura che controlla le vallate del Degano e del Tagliamento, è il sito più importante per l’archeologia celtica della Carnia. Sulla sommità del monte, a circa 900 metri di altitudine e sul pendio sudoccidentale, all’esterno di un vasto insediamento cinto da una muraglia, con case in muratura attribuibili, per le parti finora indagate, all’età romana, sono stati raccolti tra il 1995 ed il 1997 numerosi reperti metallici di ambito celtico, databili tra il III ed il I secolo avanti Cristo. Le armi, sia di offesa (spade, cuspidi di lancia) che di difesa (umboni di scudo, elementi di elmi) dovevano in origine far parte di trofei o altre installazioni cultuali collocate probabilmente in un’area sacra, secondo un uso attestato in molti santuari della Gallia. Le armi presentano spesso tracce di defunzionalizzazione rituale. Le pratiche cultuali sono proseguite fino alla prima età imperiale romana.
Da ultima la sezione dedicata alle necropoli in uso tra il III e I secolo a.C., rappresentata da diversi corredi funerari, emblematici del Celtismo finale, da Montebelluna a S. Floriano di Polcenigo a Dernazzacco,. a Socerb/San Servolo e Škocjan/S. Canziano del Carso fino a Reka presso Cerkno, Idrija di Bača, Most na Soči /S. Lucia di Tolmino e Kobarid/Caporetto. Le lunghe spade e le lance, spesso ritualmente ripiegate caratterizzano i personaggi maschili, preziosi ornamenti d’argento spiccano nelle tombe femminili. Nè mancano i famosi torques intrecciati che tanto hanno contributo al fascino del Celtismo, tra il Veneto orientale e il golfo di Trieste. Il percorso si conclude con una piccola ma preziosa sezione numismatica.
La visita “Celti sui monti di smeraldo” offre l’opportunità di apprezzare anche il museo civico Archeologico “Iulium Carnicum”: inaugurato nel 1995, espone i numerosi reperti provenienti dalle indagini finora effettuate a Zuglio, piccolo centro della Carnia situato a pochi chilometri da Tolmezzo. Il materiale era precedentemente conservato in un antiquarium locale che, come risulta da una serie di documenti manoscritti, esisteva già agli inizi dell’Ottocento, epoca in cui ebbero luogo i primi scavi regolari per iniziativa del Commissario di guerra del Regno d’Italia. Il Museo, che ha sede in un edificio storico di proprietà comunale restaurato dopo il terremoto del 1976, dà al visitatore una panoramica dello stato attuale della ricerca archeologica in Carnia, con particolare riguardo alla realtà di Zuglio, dove le indagini archeologiche hanno consentito di portare alla luce importanti monumenti dell’antica Iulium Carnicum.La superficie espositiva si sviluppa in un percorso che ha lo scopo di far conoscere il territorio gravitante nell’antichità su Zuglio. Una serie di pannelli didattici ed alcune cartine di distribuzione dei siti archeologici accompagnano i reperti che da diverse località della Carnia sono confluiti nella raccolta civica. Si tratta di materiale di notevole interesse, frutto di ritrovamenti occasionali e di scavi sistematici, che si riferisce ad un ampio arco cronologico compreso tra l’età preistorica e quella altomedioevale.





























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