Baia. Al Castello presentazione del libro “Il ramo d’oro. Un giallo delle origini” di Jean-Noël Schifano nell’ambito della mostra “Alla ricerca del Ramo d’oro – Immaginaria 2023” a cura del collettivo Opus continuum con il parco archeologico dei Campi Flegrei
“Ricorda Enea, non prima è concesso scendere sotto la terra che si sia colto dall’albero l’auricomo ramo. Questo dono a lei sacro Proserpina bella fissò che le si porti…” Con queste parole la Sibilla cumana esorta l’eroe troiano a cercare nel bosco sacro la chiave d’accesso al mondo infero. Ma cos’è il ramo d’oro, qual è la sua vera natura? Virgilio ci ha lasciato in eredità un enigma da sciogliere. La posta in gioco è alta, spaventosa, forse bizzarra, ma sicuramente necessaria e Jean-Noël Schifano ha raccolto la sfida. Con il suo nuovo libro “Il ramo d’oro. Un giallo delle origini” (ed. Colonnese), il primo scritto direttamente in Italiano, la lingua del padre, Schifano ci accompagna in un appassionante viaggio nelle terre ardenti fino all’estremo limite delle acque avernali, lì dove ci ricorda l’autore è racchiusa, come in una lacrima, tutta la cultura occidentale. Sabato 13 maggio 2023, alle 11, nella suggestiva cornice del Castello di Baia, Schifano dialogherà con l’architetto e scrittore Francesco Escalona, ospite della rassegna “Immaginaria 2023. Alla ricerca del ramo d’oro”, accolto da Selene Salvi del collettivo “Opus Continuum” e dal direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei, Fabio Pagano. È questo il quarto appuntamento del ciclo di conferenze organizzate nell’ambito della mostra “IMMAGINARIA 2023 – Alla ricerca del ramo d’oro” a cura del collettivo Opus continuum in collaborazione con il parco archeologico dei Campi Flegrei. Ingresso gratuito.

Copertina del libro “Il ramo d’oro. Un giallo delle origini” di Jean-Noël Schifano
Il ramo d’oro. Un giallo delle origini (pagg. 72, euro 8) è l’ultimo scritto di Jean-Noël Schifano, che ha arricchito la storica ed elegante collana “Lo Specchio di Silvia” delle edizioni Colonnese, guidate da Francesca Mazzei, che sarà accanto all’autore nei due incontri di presentazione. Virgilio, il grande poeta che amò e fu amato da Napoli, dove si trova la sua tomba, aveva nel suo nome – Publius Vergilius Maro – l’anagramma del “ramo” (Maro-Ramo). Quel ramo che per duemila anni gli studiosi hanno creduto fosse un “ramo di vischio”; le cui foglie crepitavano, leggere, al vento, e dal quale Enea estirpava il ramoscello troppo lento a venire. Parte da questa intuizione, l’appassionato e “ardente” excursus di Schifano sulla storia, la poesia, la letteratura dell’antica terra dei Campi Flegrei, con la scoperta dell’intimo saluto, del pensiero alle origini e all’infanzia che il grande Virgilio volle lasciare tra le righe delle sue opere immortali, sul ciglio dell’Averno.

Lo scrittore Jean-Noël Schifano
Jean-Noël Schifano è autore di una quindicina di libri ispirati dalla civiltà napoletana, tra cui “Il gallo di Renato Caccioppoli”, “Anna Amorosi” e il classico “Cronache napoletane”, editi in Italia da Colonnese. Cittadino onorario di Napoli, dove ha diretto l’Institut Français, è editore presso Gallimard e traduttore di Elsa Morante, Umberto Eco, Alberto Savinio, Italo Svevo, Leonardo Sciascia. Con le sue traduzioni ha fatto conoscere in Francia Anna Maria Ortese, Fabrizia Ramondino, Elena Ferrante. Per Colonnese ha pubblicato inoltre “Il vento nero non vede dove va” e “Amara o Le Opere Pie della Misericordia Corporale”.

Panoramica del Castello di Baia, sede del museo Archeologico nazionale dei Campi Flegrei (foto pa-fleg)
“Alla ricerca del Ramo d’oro – Immaginaria 2023”, mostra a cura del collettivo di artisti Opus Continuum, è visitabile al museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia fino al 21 maggio 2023. Le mostre organizzate dal collettivo di artisti figurativi Opus Continuum si sono sempre distinte per le tematiche legate ai miti e alle leggende del territorio, dove il mito non è semplice rievocazione antiquaria, ma lente per leggere eventi e situazioni della nostra vita e del nostro tempo. Dopo il sepolcro della Sirena Parthenope è affrontato un altro enigma: che cos’è il ramo d’oro, qual è la sua vera natura? Anche su questo tema che riguarda il territorio si è scritto e continua a scrivere tantissimo. Con quel ramo (di vischio, mirto, oppure una spiga di grano come suggerì Giambattista Vico?), dono da fare alla bella Proserpina, Enea discese da vivo agli inferi per scoprire il suo destino. Il mito, o per meglio dire una delle sue tante varianti, racconta che l’ingresso all’Ade sia proprio nei Campi Flegrei. Lì la Sibilla, dalla sua esecrabile dimora, affidava al vento e alle foglie i suoi responsi. Così come è stato per il mitico sepolcro della nostra Sirena, nei secoli schiere di eruditi (ed in seguito di archeologi) hanno letteralmente setacciato l’intero territorio alla ricerca di una grotta, una cavità primordiale che potesse in qualche modo rappresentare quel passaggio agevole tra il “sopra” e “sotto”. Quante cavità artificiali nei Campi Flegrei sono state identificate come sede della Sibilla o come ingresso all’Ade? Ed ecco un esempio della potenza del mito che per alcuni diviene realtà, storia. Gli artisti del collettivo partenopeo, come l’eroe troiano, hanno affrontato quel terribile ed affascinate viaggio. Hanno cercato tra il folto degli alberi il proprio ramo, chiave di accesso al loro personale “sottosuolo”. Questi gli Artisti espositori del collettivo: Sergio Coppola, Renato Criscuolo, Ludovico della Rocca, Fulvio De Marinis, Michele Di Lillo, Loris Lombardo, Carlo Alberto Palumbo, Selene Salvi.
Parco sommerso di Baia. Si ampliano le attività di ricerca nell’area delle Terme del Lacus. Trovato un pavimento tardo-antico in opus sectile. Rilievo Multibeam del Ispc-Cnr tra Punta dell’Epitaffio e la Villa dei Pisoni

Parco sommerso di Baia: colonna in pregiato marmo Portasanta, proveniente dall’isola di Chios, in Grecia, nel suo sgargiante colore rosso-viola (foto pa-fleg)

Parco sommerso di Baia: colonna in pregiato marmo Portasanta (foto pa-fleg)
Si ampliano le attività di ricerca nell’area delle Terme del Lacus al parco sommerso di Baia. Sono in corso di svolgimento i rilievi subacquei nel nuovo e finora inedito settore sommerso dell’antico centro termale romano di Baia, all’interno della zona A del suo Parco sommerso. L’attività è coordinata dal personale del parco archeologico dei Campi Flegrei e svolta dalla società Naumacos, che da anni collabora nelle ricerche e nella documentazione dei resti sommersi di questo abitato inabissatosi a causa del bradisismo. Nell’area tra le Terme del Lacus e il ben noto Ninfeo di Punta dell’Epitaffio è stato individuato un isolato di cui al momento si conosce tutta l’estensione, pari a oltre 80 metri, ma di cui mancavano dettagli dei vari vani. Nell’attività di ricerca avviata, che oltre a documentare i resti visibili sul fondale cerca di recuperare elementi utili alla ricostruzione dei luoghi, sono stati individuati una serie di interessantissimi elementi, come un colonnato in pietra, in parte crollato su sé stesso, e alcune colonne marmoree. Spicca tra queste una colonna in pregiato marmo Portasanta, proveniente dall’isola di Chios, in Grecia, che, seppur spezzata, si mostra in eccellente stato di conservazione.

Il pavimento marmoreo ritrovato, con lastre quadrangolari, ancora in Portasanta, o frammentate in triangoli con alternanza cromatica bianconero (foto pa-fleg)
È anche stato individuato un ampio brano di pavimentazione in opus sectile marmoreo, reso ancora in Portasanta in alternanza cromatica con lastre in marmo bianco o grigio. Questo al momento appare come l’elemento datante più indicativo, essendo la tipologia e la messa in opera riferibili all’età Tardoantica.

La statua di Apollo proveniente dal settore in esame, ricomposta e poggiata sull’innovativo basamento grazie al lavoro dei restauratori dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma (foto pa-fleg)

La statua di Apollo al momento del rinvenimento nel 2013 nel parco sommerso di Baia (foto pa-fleg)
Proprio in quest’area già nel 2013 fu rinvenuta una statua, recentemente riconosciuta come Apollo e consegnata per il restauro all’Istituto Centrale per il Restauro di Roma. Qui la statua è stata ricomposta e rialzata su un particolare basamento in grado di assorbire e attenuare le conseguenze sulla statua stessa di un eventuale terremoto. La statua, non appena completate le ultime operazioni sulle superfici, rientrerà a Baia per essere esposta presso le sale del museo Archeologico dei Campi Flegrei al Castello aragonese.

Il rilievo multibeam realizzato nell’area compresa tra il ninfeo di Punta dell’Epitaffio, la Villa dei Pisoni e le Terme del Lacus, grazie alla collaborazione con ISPC-CNR (foto pa-fleg)
Fondamentale per l’attività in corso è anche il rilievo realizzato grazie alla collaborazione con l’istituto ISPC-CNR di Napoli ed in particolare per le ricerche svolte da Crescenzo Violante. Un innovativo e dettagliatissimo sistema di rilievo Multibeam ha permesso di creare, senza scendere in immersione, mappe molto caratterizzate dell’area sommersa tra Punta dell’Epitaffio e la Villa dei Pisoni, comprendente anche l’isolato in esame. Grazie alla medesima collaborazione, si svolgerà nel mese di maggio una nuova campagna di rilievo Multibeam, per completare il rilievo strumentale di tutto il settore A del Parco sommerso.

Parco sommerso di Baia: le murature romane sommerse, in parte ricoperte, e rese invisibili, dalla posidonia (foto pa-fleg)
Nell’area in corso di indagine è inoltre da evidenziare la presenza di alcune macchie di posidonia, una pianta acquatica tipica del mar Mediterraneo, che sappiamo invece essere sparita negli ultimi anni dalle vicine Terme del Lacus. Pinneggiando tra le concentrazioni maggiori è possibile cogliere il prosieguo delle murature, mentre ben più difficile risulta individuare elementi mobili, occultati tra le foglie o le radici della stessa posidonia. Assumono pertanto particolare significato e utilità gli elementi decorativi, come colonne e pavimenti, messi in luce, gli unici che permettono di avanzare alcuni ipotesi sulla datazione del complesso. È in particolare il pavimento in opus sectile a indirizzarci verso una datazione tra III e IV sec. d.C., su cui le ulteriori ricerche a venire potranno aiutarci nella ricostruzione dell’intera storia di questo settore urbano.
Baia. Al museo Archeologico dei Campi Flegrei al Castello presentazione del libro “Vedute incrociate sull’arredamento antico: omaggi a Nicole Blanc e Hélène Eristov”
Il parco archeologico dei Campi Flegrei promuove la presentazione del libro “Regards croisés sur le décor antique. Hommages à Nicole Blanc et Hélène Eristov”, a cura di A. Dardenay, N. Delferrière, D. Morana Burlot, L. Narès, una raccolta di contribuiti sugli apparati decorativi nel mondo romano, con due nuovi studi dedicati all’antica Baiae: L. Narès, Baïes à l’encre et au crayon: Charles-Louis Clérisseau dans les Champs Phlégréens, e P. Miniero, Le ville romane di Baia: la testimonianza delle fonti letterarie coeve. Appuntamento venerdì 24 febbraio 2023, alle 12, nella sala conferenze del Castello di Baia. Dopo i saluti di Fabio Pagano, direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei, e di Pierfrancesco Talamo, funzionario archeologo, intervengono le autrici Léa Narès, curatrice del volume, e Paola Miniero, già direttore del museo Archeologico nazionale dei Campi Flegrei. Ingresso libero senza obbligo di prenotazione.

La volta di Baia in un disegno di Clérisseau conservato al museo dell’Ermitage di San Pietroburgo (foto museo-ermitage-s-pietroburgo)

Rilievo della volta delle Terme di Baia (foto pa-fleg)
Regards croisés sur le décor antique. Hommages à Nicole Blanc et Hélène Eristov / Vedute incrociate sull’arredamento antico: omaggi a Nicole Blanc e Hélène Eristov. Questo libro raccoglie trentasette contributi di ricercatori francesi e stranieri che lavorano sulle decorazioni nel mondo romano. Amici, colleghi e studenti di Nicole Blanc e Hélène Eristov, hanno voluto esprimere la loro gratitudine per la loro disponibilità, la loro benevolenza e per il loro contributo alla storia e all’archeologia di dipinti e stucchi antichi. Nicole Blanc e Hélène Eristov, entrambe membri del laboratorio AOROC (UMR 8546), hanno lavorato insieme e fatto convergere le loro ricerche. Questo volume, articolato attorno a tre assi (la questione dell’iconografia, la contestualizzazione e la ricezione delle decorazioni romane nelle fonti antiche e moderne), riflette la grande diversità di temi e approcci sviluppati nel loro lavoro nonché un reale aggiornamento delle questioni.
Al via la mostra “I Greci prima dei Greci. Alle origini della presenza ellenica nel Golfo di Napoli” articolata in tre sedi: museo civico di Procida, museo Archeologico nazionale di Napoli e parco archeologico dei Campi Flegrei
Il museo Archeologico nazionale di Napoli, il parco archeologico dei Campi Flegrei, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Napoli e il museo civico di Procida “Sebastiano Tusa” partecipano a Procida Capitale Italiana della Cultura 2022 condividendo il progetto della mostra “I Greci prima dei Greci. Alle origini della presenza ellenica nel Golfo di Napoli” (29 settembre – 31 dicembre 2022). La mostra ripercorre le tappe fondamentali della presenza greca nel golfo di Napoli, che tanta parte ebbe nello sviluppo socio-economico e culturale della Campania antica e, più in generale, nella formazione della cultura occidentale. La mostra sarà presentata al pubblico giovedì 29 settembre 2022, alle 12, al Castello di Baia (Bacoli, via Castello n.39), con un secondo momento inaugurale nel pomeriggio, alle 17, al museo Archeologico nazionale di Napoli.

Una fase dell’allestimento al museo Archeologico nazionale di Napoli della mostra “I Greci prima dei Greci” (foto mann)
Il percorso espositivo si articola in modo complementare nelle sedi coinvolte e prende avvio al museo civico di Procida, dove si presenta il ruolo di Vivara nella media età del Bronzo quale importante snodo commerciale nella rete di traffici marittimi attivi nel bacino del Mar Mediterraneo. Sull’isolotto giunsero dalla Grecia intraprendenti mercanti micenei, alla ricerca di materie prime, soprattutto metalli. Il racconto prosegue con un focus dedicato alla civiltà micenea e alle attestazioni materiali riconducibili a questa cultura nel Golfo di Napoli, con particolare riguardo alle evidenze da Vivara e, nell’entroterra, dal sito di Afragola. Si passa poi a illustrare la ripresa dei contatti tra Egeo e area campana nella prima metà dell’VIII secolo a.C., dopo la cesura riscontrata a partire dallo scorcio del II millennio a.C. Con la nascita di Pithekoussai, infine, si introduce il tema della colonizzazione greca in Occidente. L’itinerario si conclude al parco archeologico dei Campi Flegrei (museo Archeologico dei Campi Flegrei al Castello di Baia e al parco archeologico di Cuma), dove s’illustra la fondazione di Cuma, che rappresenta il definitivo stanziamento sulla terraferma di genti elleniche in Campania. Qui i Greci impiantarono una vera e propria città, leggibile in ogni sua parte (abitato, necropoli, santuari).

Ceramica micenea in situ nello scavo archeologico di Vivara (foto archivio MCP Missione Vivara)
La prima tappa della mostra, al museo civico di Procida, si svilupperà nella sezione “Storia antica dell’isola di Procida” e, in particolare, nella sala III, dedicata al porto-approdo di Vivara, alla vita quotidiana, agli incontri e agli scambi. Nel corso della media età del Bronzo Vivara, grazie alla sua posizione strategica e alla sua particolare conformazione morfologica, divenne uno dei centri più importanti nell’ambito dei traffici marittimi che collegavano la Grecia micenea con il Mediterraneo occidentale. Le imbarcazioni provenienti dall’Egeo approdavano presso l’antico porto-approdo vivarese (oggi sommerso) portando grandi giare adatte all’uso quotidiano ma anche vasi finemente decorati con pittura brillante, caratterizzati da motivi floreali, cerchi concentrici, spirali e bande, oggi testimoniati dal ritrovamento di numerosi frammenti ceramici. A raccontare la presenza greco-micenea sull’isolotto sono anche preziosi oggetti ornamentali, manufatti in bronzo e numerose tracce riconducibili alla lavorazione dei metalli. L’area flegrea ha visto un’intensa frequentazione dei primi naviganti egei fin dalla prima metà del II millennio a.C., frequentazione che sembra interrompersi per poi riprendere con quella che viene definita la prima colonizzazione greca in Occidente, avvenuta nel corso dell’VIII secolo a.C., prima con l’impianto di Pithekoussai e poi nel secondo quarto dell’VIII sec. a.C. con la fondazione di Cuma. Il museo civico di Procida ospiterà alcuni reperti provenienti da una delle tombe più antiche indagate proprio presso l’antica colonia greca di Cuma, i cui approfondimenti saranno affrontati presso le sedi espositive del parco archeologico dei Campi Flegrei.

Oggetti in bronzo da Vivara conservati nella sezione Preistoria e Protostoria del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto giorgio albano)
Il racconto al Mann si articolerà nelle sezioni permanenti “Preistoria e Protostoria” e “L’isola d’Ischia”, mediante il dialogo tra una selezione di reperti e apparati didattici già in allestimento e oggetti custoditi nei depositi, svelati al pubblico per l’occasione. Il percorso prenderà avvio nella sala CXXIX con un’introduzione dedicata alla civiltà micenea, supportata da un piccolo saggio della sua arte: tre vasi di fattura egea appartenenti al ricchissimo patrimonio “sommerso” del Mann, accompagnati da brevi cenni sulla storia della loro acquisizione. Addentrandosi nella sezione “Preistoria e Protostoria”, la narrazione proseguirà nella sala CXLVII: qui si presenteranno i dati a disposizione sulle interazioni tra i Micenei e l’area del Golfo di Napoli durante l’età del Bronzo, partendo dalle testimonianze di Vivara (Bronzo medio) – in esposizione permanente – e, per l’entroterra, dai materiali archeologici provenienti dal sito di Afragola (Bronzo recente e finale), messi a disposizione dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli. Alcuni manufatti di provenienza egea, appartenenti a corredi funerari dalle necropoli di Capua e Cuma (sala CXXVII), offriranno lo spunto per illustrare la fase dei contatti tra Egeo e Campania nella prima età del Ferro. Nella sala CXXV della sezione “Isola d’Ischia”, infine, si descriverà la nascita di Pithekoussai, primo episodio della colonizzazione greca in Occidente.

Oggetti da Cuma conservati al museo Archeologico dei Campi Flegrei nel castello di Baia (foto di vittorio infante)
Il percorso espositivo del PAFLEG riguarda il tema del consolidamento della presenza greca nel territorio flegreo e coinvolge il parco archeologico di Cuma e il museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia, con l’obiettivo di tracciare un percorso di approfondimento che racconti i luoghi connessi all’arrivo dei Greci a Cuma e le interrelazioni culturali che quest’approdo genera. Tale racconto si declina nel Museo in un’esperienza immersiva che interessa ciò che si suole definire “cultura materiale”, non luoghi ma oggetti, che custodiscono storie, serbano la memoria di viaggi e ripercorrono rotte marittime. In questo percorso tra le sale del Museo della sezione Cuma (in particolare, sale 5-10) sarà possibile scoprire come il “greco” è fatto di aspetti molto diversificati, di tante città che vantano prodotti di eccellenza e che in qualche modo nelle stive di navi si incontrano e approdano a Cuma e nelle isole. Qui, dove ogni cosa parla un linguaggio greco, dalle evidenze strutturali agli oggetti di uso quotidiano, avvengono ancora altri incontri con le genti dell’entroterra e si viene a creare un’eccezionale relazione interculturale, della quale gli oggetti conservano la memoria e registrano la diffusione, ma che di fatto è concepita da uomini.
Roma. Apre a Villa Caffarelli dei Musei Capitolini la grande mostra “Domiziano imperatore. Odio e amore” che in 100 opere da alcuni dei più importanti musei internazionali ed italiani racconta la complessità e i contrasti dell’ultimo imperatore della gens Flavia, amato e odiato in vita così come in morte

Allestimento della mostra “Domiziano imperatore. Odio e amore” a Villa Caffarelli – Musei Capitolini di Roma (foto Monkeys video Lab)
Un percorso articolato in 15 sale per raccontare la storia di Domiziano, complessa figura di principe e tiranno non compresa dai contemporanei e successivamente dai posteri, che hanno basato il loro giudizio sulle fonti storiche e letterarie a lui, sostanzialmente, avverse. Più recentemente, l’analisi delle fonti materiali, in particolare epigrafiche, ha restituito l’immagine di un imperatore attento alla buona amministrazione e al rapporto con l’esercito e con il popolo, devoto agli dei e riformatore della moralità degli uomini. Un imperatore che non pretese e non incoraggiò la formula autocratica “dominus et deus”, ritenuta da molti la motivazione profonda del clima di sospetti, terrore e condanne a morte sfociato nella congiura nella quale egli perse la vita. La violenta damnatio memoriae che, secondo la drammatica testimonianza di Svetonio e Cassio Dione, avrebbe comportato subito dopo la sua morte l’abbattimento delle statue che lo ritraevano e l’erasione del suo nome dalle iscrizioni pubbliche, fu in realtà limitata ad alcuni contesti e non trova conferma nel numero di ritratti giunti fino a noi a Roma e in tutto l’Impero.

L’ingresso della mostra “Domiziano imperatore. Odio e amore” a Villa Caffarelli – Musei Capitolini di Roma (foto Monkeys video Lab)
Dell’ultimo imperatore della gens Flavia, amato e odiato in vita così come in morte, la mostra “Domiziano imperatore. Odio e amore” racconta la complessità e i contrasti di questa figura e del suo impero: aperta al pubblico dal 13 luglio 2022 al 29 gennaio 2023, a Villa Caffarelli, la nuova sede espositiva dei Musei Capitolini a Roma che, dopo l’importante mostra “I marmi Torlonia. Collezionare capolavori” (14 ottobre 2020 – 27 febbraio 2022), torna ad ospitare una grande esposizione di archeologia romana, coprodotta dalla sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dal Rijksmuseum van Oudheden della città olandese di Leiden. Essa è dunque il risultato di un accordo culturale di dimensione internazionale.

Elmo in bronzo dal Rijksmuseum van Oudheden di Leiden (foto Dutch National Museum of Antiquities)
Wim Weijland, Nathalie de Haan, Eric M. Moormann, Aurora Raimondi Cominesi e Claire Stocks hanno ideato e curato l’esposizione “God on Earth. Emperor Domitian”, ospitata a Leiden dal 17 dicembre 2021 al 22 maggio 2022, cui la Sovrintendenza Capitolina ha partecipato con importanti prestiti. Curata da Claudio Parisi Presicce, Maria Paola Del Moro e Massimiliano Munzi, la mostra ai Musei Capitolini è promossa da Roma Culture, sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. L’organizzazione è di Zètema Progetto Cultura. In continuità con la mostra di Leiden e riprendendo parte del progetto scientifico e dei prestiti, la sovrintendenza Capitolina ha elaborato nella nuova mostra una diversa articolazione del racconto e del percorso espositivo anche grazie all’aggiunta di nuove opere. Densa di significato è stata la scelta della sede espositiva, in un luogo fortemente legato all’imperatore e da lui restaurato lussuosamente dopo l’incendio dell’80 d.C.: il Tempio di Giove Capitolino, sulle cui fondamenta è stata costruita Villa Caffarelli.

Ritratto in marmo di Domizia Longina, moglie dell’imperatore Domiziano (foto RMN-Grand Palais – musée du Louvre / Hervé Lewandowski)
Il racconto della vita di Domiziano è affidato alle 58 opere provenienti dalla mostra di Leiden e alle 36 aggiunte per l’edizione romana: ritratti in marmo ed in bronzo di personaggi imperiali e di divinità, elementi di decorazione architettonica in marmi bianchi e colorati e oggetti di piccole dimensioni in oro e bronzo. I musei che hanno collaborato alla mostra con i loro prestiti sono il British Museum di Londra, la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, il Musée du Louvre di Parigi, la Nederlandsche Bank, il Rijksmuseum van Oudheden di Leiden, il Badisches Landesmuseum di Karlsruhe, la Glyptothek di Monaco, i Musei Vaticani, il museo Archeologico dei Campi Flegrei, il museo Archeologico nazionale di Napoli, il parco archeologico di Ostia e, da Roma, il museo nazionale Romano e il parco archeologico del Colosseo – Antiquarium Palatino. Tra i prestiti, tutti importanti, risaltano l’aureo a nome di Domizia Longina, moglie dell’imperatore, con la rappresentazione del figlioletto divinizzato del British Museum; il ritratto sempre di Domizia Longina del Louvre; il rilievo del Mausoleo degli Haterii dei Musei Vaticani; le teste colossali di Vespasiano e di Tito divinizzati dal museo Archeologico nazionale di Napoli e i frammenti del Dono Hartwig del museo nazionale Romano.

Ritratto femminile di età traianea (la cosiddetta “Dama Fonseca”) conservato ai Musei Capitolini di Roma (foto Roma Capitale / Zeno Colantoni)
L’esposizione è arricchita inoltre da opere della sovrintendenza Capitolina normalmente non esposte al pubblico. Tra i reperti dell’Antiquarium si segnala uno dei pannelli con affreschi della domus romana ricomposti all’inizio degli anni Duemila nella “sala E. Pastorelli” del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di via Genova, reso disponibile per la mostra grazie al rapporto di collaborazione tra le due istituzioni. Tra le sculture in marmo dei depositi capitolini spiccano due opere poco note provenienti dallo stadio di Domiziano: il torso della statua di Ermete che si slaccia un sandalo, visto solo nella mostra Lisippo a Palazzo delle Esposizioni nel 1995, e la testa di giovane satiro ridente coronato di pino. Tra quelle della collezione permanente dei Musei Capitolini ricordiamo il ritratto femminile della “Dama Flavia” (cd. “busto Fonseca”).

La prima sala della mostra “Domiziano imperatore. Odio e amore” dedicata alla caducità della vita (foto Monkeys video Lab)
Prima opera e icona dell’esposizione, a Leiden come a Roma, è il celebre ritratto di Domiziano conservato nei Musei Capitolini. Da esso parte il percorso espositivo, articolato in 15 sale e sviluppato lungo cinque grandi tematiche: Domiziano, imperatore e caro agli dei; l’esaltazione della gens Flavia e la propaganda dinastica; i luoghi privati di Domiziano, dalla casa natale sul Quirinale al palazzo imperiale sul Palatino e alla villa di Albano; l’intensa attività costruttiva a Roma; l’impero protetto dall’esercito e retto dalla buona amministrazione. La statua del Genio di Domiziano è al centro della prima sala, dedicata alla caducità della vita, rappresentata idealmente da ritratti infantili, allusivi all’imperatore e al figlioletto morto prematuramente, e dalla vetrina “del tempo della vita”: sul quadrante di un orologio, soluzione concettuale e visiva per far percepire con immediatezza lo scorrere veloce ed inesorabile del tempo, otto oggetti-simbolo simboleggiano i momenti cruciali della vita dell’imperatore, indicati dal pugnale-lancetta che ucciderà Domiziano. La galleria dei ritratti mostra l’evoluzione dell’iconografia di Domiziano nel tempo. Accompagnano l’imperatore il padre Vespasiano e il fratello Tito, nonché le Auguste Giulia figlia di Tito e Domizia Longina, le cui ricercate acconciature sono emulate dalle dame di età flavia, ma anche la sua familia allargata, composta da liberti e schiavi. Alla damnatio memoriae decretata dal Senato all’indomani del suo assassinio riportano invece due iscrizioni e una moneta, sulle quali il suo ricordo è stato cancellato.

Dettaglio del modellino dell’arco di Tito nella mostra “Domiziano imperatore. Odio e amore” (foto Monkeys video Lab)
Il concetto di continuità dinastica dominò gran parte delle azioni di Domiziano, arrivando all’esaltazione della gens Flavia attraverso l’erezione di archi onorari al fratello divinizzato e, sul luogo in cui sorgeva la casa natale, mediante la costruzione del Templum Gentis Flaviae, monumento di ripresa ma anche di rottura con il luogo e con la tradizione del Mausoleo di Augusto. L’eccezionale testa colossale di Tito divinizzato e i frammenti del Dono Hartwig mostrano la maestosità concettuale e dimensionale del complesso templare dedicato alla famiglia Flavia. La tematica dei luoghi privati dell’imperatore prende avvio dal contesto del Quirinale, il colle sul quale Domiziano nacque, per arrivare alla grandiosità architettonica e decorativa delle ville fuori Roma e, soprattutto, del Palazzo imperiale sul Palatino, opera dell’architetto Rabirio. È questo il luogo dove l’imperatore appariva come dominus e dove l’opulenza e il lusso flavio maggiormente si esprimono, grazie a nuovi linguaggi architettonici e decorativi, che ricorrono al massiccio impiego di marmi colorati.

Lo spazio video immersivo nella mostra “Domiziano imperatore. Odio e amore” (foto Monkeys video Lab)
Il percorso attraverso i luoghi pubblici domizianei illustra l’intensa attività edilizia sviluppata sia nella ricostruzione degli edifici distrutti dall’incendio dell’80 d.C. sia nella realizzazione di nuovi monumenti funzionali alla propaganda imperiale. Tra questi il Foro Transitorio, costruito da Domiziano ma inaugurato dal successore Nerva, e la progettazione di una sistemazione urbanistica dell’area tra Quirinale e Campidoglio attraverso lo sbancamento della sella montuosa che univa i due colli. Sarà possibile avere la percezione di questo intervento attraverso un video immersivo realizzato appositamente per la mostra e destinato a diventare uno dei prodotti della comunicazione del Museo dei Fori Imperiali. Negli edifici per gli spettacoli (Stadio, Odeon, Anfiteatro Flavio) si manifestava maggiormente il consenso popolare; l’impressione e l’atmosfera che essi suscitavano nel pubblico sono evocate dal calco del sepolcro di Quinto Sulpicio Massimo, morto a 11 anni, la cui iscrizione ricorda la brillante partecipazione del bambino prodigio al terzo agone capitolino di poesia greca, e dalla moneta in bronzo con l’effigie del rinoceronte, mai visto a Roma prima dei giochi nell’Anfiteatro voluti da Domiziano. Nella sezione su Domiziano “fuori da Roma, fuori dai confini”, introdotta dalla pianta dell’Impero, sono affrontati il rapporto con l’esercito e l’attività edilizia e monumentale nelle città e nei territori dell’impero, conferma di una coesione non solo militare ma anche sociale.
Al museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia va in scena la premiazione della quinta edizione del concorso Campi Flegrei in Fiore

Chiude la quinta edizione di Campi Flegrei in Fiore, una gara aperta a persone, enti pubblici e aziende commerciali dei Campi Flegrei e delle isole del golfo per premiare l’addobbo floreale più bello come espressione d’amore verso la natura e l’ambiente e invito per un mondo più green. Sabato 6 novembre 2021, alle 11, si terrà la premiazione dei vincitori nella sala conferenze del museo Archeologico dei Campi Flegrei nello splendido Castello aragonese di Baia. Numerosissimi gli amanti dei colori e dei profumi della natura che si sono cimentati nel design degli addobbi floreali armati di macchina fotografica per inviare la testimonianza del proprio lavoro alla giuria del concorso. A dare il benvenuto agli ospiti del parco archeologico dei Campi Flegrei, il direttore Fabio Pagano e il funzionario responsabile del Castello Pierfrancesco Talamo. il presidente della commissione giudicante del concorso Pierluigi Sanfelice di Bagnoli e l’associazione L’Immagine del Mito, promotrice della manifestazione. “Siamo lieti di ospitare nel Castello di Baia la premiazione del Concorso Campi Flegrei in Fiore 2021, che ha visto coinvolta l’intera comunità flegrea, privati cittadini e operatori commerciali, associazioni ed enti pubblici, in una gara di forme, colori e profumi, volta a regalare spazi e scorci che arricchiscono ed esaltano la bellezza dei Campi Flegrei. Una bella e partecipata iniziativa, dovuta alla determinazione e passione degli organizzatori, che rappresenta un’importante occasione di promozione di valori ambientali e di valorizzazione territoriale, e rafforza la consapevolezza e l’impegno da parte delle istituzioni per lo sviluppo di progetti condivisi orientati al miglioramento della qualità dei nostri luoghi per accrescere il benessere sociale e l’attrattività del territorio”. Al termine dei lavori della commissione costituita Camilla Aulisio, Maria Cristina Caracciolo di Brienza, Isabella Libonati, Alessandra Sottile d’Alfano e Nunzia Gilardi, la consegna delle targhe offerte dall’assessore alla Cultura e Tempo Libero di Pozzuoli Stefania De Fraia. A sottolineare lo spirito e gli scopi della manifestazione interverranno la giornalista e scrittrice Donatella Trotta, curatrice di un raffinato progetto editoriale ispirato al libro “L’anima dei fiori” di Matilde Serao, e Tiziana Di Monaco, direttrice editoriale della casa editrice Spartaco. Un insieme d’amore per la natura e per la cultura raccolto in sei deliziosi volumetti. E ancora, a dar voce all’amore per la natura, interverrà Livia Coletta della compagnia teatrale “Il teatro in casa” che presenta “Il papavero è anche un fiore”: letture di Caterina Pontrandolfo tratte da “Il giardino segreto” di Cristina Lagopesole. La parola alla scienza, con l’intervento di Daniele Naviglio, docente del Dipartimento di Chimica dell’Università Federico II di Napoli, sulla produzi one rapida di estratti derivanti da agrumi, fiori e tanto altro attraverso un estrattore di propria invenzione. Per il ruolo e l’impegno della scuola per stimolare l’amore e il rispetto dei giovani verso la natura e l’ambiente la parola ai dirigenti scolastici Rossella Tenore dell’Istituto Giovanni Falcone e Francesco Gentile dell’Istituto Paolo di Tarso. Esporranno Davide Carnevale con le sue ceramiche raku, la ceramista Libera Colandrea, l’associazione di ricami e agopittura Ars Mirabilis. Le degustazioni made in Campi Flegrei sono affidate alle Cantine Quarto Miglio, all’Istituto Giovanni Falcone, al Panificio Merone e all’ Estrattore Naviglio. L’acquisizione, il montaggio e la proiezione delle immagini a concorso durante la cerimonia sono a cura dell’Associazione Gruppo Archeolgico Kyme.
Il parco archeologico dei Campi Flegrei per la Notte europea dei Musei apre l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli (proiezioni sui gladiatori) e il museo Archeologico al castello di Baia (con presentazione della Rivista del Parco). Al mattino visita con speleologi alla Terme Ipogee di Baia. Orario prolungato al Macellum di Pozzuoli

Anche il parco archeologico dei Campi Flegrei aderisce alla Notte europea dei Musei. Sarà possibile, nella serata del 3 luglio 2021, accedere straordinariamente al museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia e all’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli. I siti resteranno aperti al costo simbolico di 1 euro. Tutte le info sui percorsi e le modalità di prenotazione su www.pafleg,it

Chi intende visitare l’Anfiteatro puteolano, potrà godere di un suggestivo percorso “al buio” nei sotterranei della nota arena romana. I visitatori saranno muniti di torcia e potranno passeggiare negli spazi ipogei dove i gladiatori attendevano prima di entrare in azione nell’arena. E a proposito di gladiatori qui è allestita una parte del nuovo percorso espositivo Proiezioni. I gladiatori armati diventano una viva presenza attraverso le immagini visualizzate da monitor a tutta altezza, mentre un tappeto sonoro evoca ciò che verosimilmente doveva percepire chi all’epoca si fosse addentrato in quegli ambienti: versi di animali che nelle gabbie attendevano di essere issati nell’arena per i combattimenti, rumore di spade che venivano affilate nelle fasi preparatorie degli scontri, il clamore della folla che era sugli spalti e, infine, il sottofondo musicale che accompagnava con i suoi ritmi cadenzati lo svolgimento dei giochi. I visitatori potranno ammirare anche due plastici dell’Anfiteatro, oggetto di un recente intervento di recupero e sistemazione. Sono previsti 8 ingressi da 20 visitatori, uno ogni 20 minuti con primo ingresso alle 21 e ultimo ingresso alle 23.20. Il costo d’ingresso è di 1 euro (restano valide le gratuità in essere). Prenotazione obbligatoria sul sito di Coopculture.

Coloro che invece sceglieranno il Castello di Baia potranno vedere illuminata, oltre che la terrazza, la sala dedicata al Rione Terra. Sarà una anteprima del nuovo sistema di illuminazione che riguarderà tutto il percorso museale che verrà portato a termine entro l’anno. Sarà presentato contemporaneamente il primo volume di “Puteoli Cumae Misenum. Rivista di Studi e Notiziario del Parco archeologico dei Campi Flegrei” edita da Valtrend e disponibile in tutte le librerie e store online dal 27 giugno 2021. La presentazione avverrà alle 21 sulla piazza d’armi del Castello alla presenza del direttore Fabio Pagano e del prof. Giuseppe Camodeca, condirettore scientifico insieme a Pagano della rivista. L’ingresso sarà consentito a partire dalle 20 per un massimo di 30 persone ogni 15 minuti. Ultimo ingresso alle 22.15. Il costo d’ingresso è di 1 euro (restano valide le gratuità in essere). Prenotazione obbligatoria sul sito di Coopculture.
La Notte dei Musei sarà anticipata da un’opportunità eccezionale. Sabato 3 luglio 2021, alle 10 e alle 15, sarà possibile visitare le Terme Ipogee all’interno della Sezione della Sosandra nel parco archeologico delle Terme di Baia. L’edificio rappresenta un bagno romano scavato all’interno della collina, per captare il massimo calore del naturale vapore curativo per cui era famosa Baia. Un gruppo di speleologi dell’associazione Cocceius, che da anni collabora con il Parco, accompagnerà i visitatori alla scoperta di questo nuovo ambiente sotterraneo. Sarà inoltre prolungato l’orario di apertura del Macellum di Pozzuoli, di recente riaperto al pubblico grazie all’attivazione del partenariato pubblico-privato sottoscritto dal Parco con l’ATI Macellum, che chiuderà alle 21.
Il parco archeologico dei Campi Flegrei lancia il progetto ImmaginAzione, una nuova strategia di rete per l’educazione al patrimonio culturale del Parco di scuole e famiglie

Costruire un ampio programma di iniziative educative e didattiche, sviluppate mediante molteplici forme e linguaggi, orientate a promuovere la conoscenza, la consapevolezza e la condivisione del patrimonio flegreo. ImmaginAzione, il progetto del parco archeologico dei Campi Flegrei vuole rilanciare la propria strategia partecipativa per la valorizzazione del territorio flegreo. Un nuovo avviso pubblico (fino al 21 giugno 2021) apre uno scenario, innovativo nel panorama italiano, per la progettazione condivisa dell’offerta educativa che il Parco vuole indirizzare verso due target specifici di pubblico: le scuole e le famiglie. Undici gli ambiti di attività: archeologia sperimentale; arti creative; comunicazione e mediazione linguistica; danza e movimento espressivo; innovazione digitale; letteratura, memoria e filosofia; musica; living history; scienza e natura; sport; teatro. “Un ulteriore importante passo in avanti è stato compiuto con questo avviso verso l’attuazione della nostra strategia”, dichiara il direttore del Parco Fabio Pagano. “Il parco archeologico dei Campi Flegrei vuole rafforzare la sua capacità di interpretare l’educazione al patrimonio culturale nello spirito della Convenzione di Faro. Lo faremo costruendo una nuova rete, fondata su una visione comune, legata da nodi partenariali con enti del terzo settore, con lo scopo di costruire una nuova e articolata offerta educativa per imparare e divertirsi all’interno dei luoghi del Parco”.

Gli spazi che accoglieranno le attività sono il museo archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia, il parco archeologico delle Terme di Baia, il parco archeologico di Cuma, l’anfiteatro Flavio di Pozzuoli. L’avviso è rivolto esclusivamente a enti del terzo settore attivi in ambito culturale, per rafforzare la dimensione di relazione tra il pubblico e il non-profit nell’ottica della comune missione di utilità sociale, e rappresenta la prima esperienza di Partenariato pubblico privato su beni culturali statali ideato in ambito educativo costruito sulla base delle nuove norme contenute nel Codice del Terzo Settore. In attuazione del principio di sussidiarietà è infatti riconosciuta agli enti del terzo settore una specifica attitudine a partecipare, insieme ai soggetti pubblici, alla realizzazione dell’interesse generale. In linea con tale principio nell’implementazione del partenariato pubblico privato il Parco ritiene prevalente il perseguimento di obiettivi legati all’inclusione sociale, alla partecipazione attiva dei cittadini all’eredità culturale del patrimonio pubblico, alla promozione della diversità culturale e alla lotta alle diverse forme di povertà educativa. Nelle prossime settimane il Parco organizzerà degli eventi di presentazione dell’iniziativa per illustrarne i dettagli, motivarne lo spirito e incontrare le realtà interessate alla partecipazione per fornire tutti i chiarimenti necessari. Tutte le informazioni sono visionabili sul sito ufficiale del Parco www.pafleg.it
Al via A.M.A. Archeo, Music & Art, sei concerti realizzati nei di luoghi storici e paesaggistici del territorio flegreo durante il lockdown in collaborazione con il parco archeologico dei Campi Flegrei: visibili on line a cadenza quindicinale sui canali social dell’associazione Jazz and Conversation

Artisti d’eccezione, del mondo jazz contemporaneo e non solo, si sono esibiti nel parco archeologico dei Campi Flegrei in alcuni suggestivi siti per regalare momenti unici di musica con la visione di bellezze straordinarie, di luoghi storici e paesaggistici del territorio flegreo. Un’occasione importante per poter continuare a godere delle emozioni delle arti, in questo momento di sospensione delle attività dal vivo e di chiusura dei luoghi di cultura, a causa dell’emergenza sanitaria in corso. È nato così A.M.A. Archeo, Music & Art, tre parole che racchiudono il senso del nuovo format musicale e artistico nei siti archeologici e monumentali dei Campi Flegrei. Un incontro tra arte, musica e archeologia da fruire on-line. E dal 22 marzo 2021 sui canali social (Fb e YouTube) dell’associazione Jazz and Conversation, saranno on-line ogni quindici giorni, le sei registrazioni delle performance realizzate in questo periodo di lockdown.
Carmine Ioanna, straordinario fisarmonicista, all’Anfiteatro Flavio, Pozzuoli; Eleonora Strino, talento assoluto chitarra jazz, al cosiddetto Tempio di Serapide, Pozzuoli; Marco De Tilla, Virginia Sorrentino, speciale coppia di artisti (contrabbasso e voce), al Rione Terra, Pozzuoli; Pietro Condorelli, grande maestro e docente di chitarra jazz al Conservatorio di Napoli, al Museo archeologico dei Campi Flegrei, Castello di Baia; Daniele Sepe, straordinario sassofonista, alla Piscina Mirabilis, Bacoli; Flo, singolare e accattivante talento vocale, alle Antiche Terme romane di Baia, Bacoli.


Concerto di De Tilla e Sorrentino nell’anfiteatro flavio di Pozzuoli (foto Jazz and Conversation)

Pietro Condorelli nel museo Archeologico dei Campi Flegrei al Castello di Baia (foto Jazz and Conversation)
Il progetto e la produzione sono a cura dall’associazione di promozione sociale Jazz and Conversation, impegnata da anni a manifestare la cultura nei Campi Flegrei, attraverso un percorso in cui la musica incontra il territorio ed è capace di fare del monumento, della sua storia e del suo paesaggio, un vero e proprio tempio della musica. Il format proposto si è concretizzato grazie alla collaborazione del parco archeologico dei Campi Flegrei, che ha consentito la realizzazione dei numerosi eventi nei siti archeologici flegrei. L’obiettivo, oltre a quello di contribuire alla diffusione delle manifestazioni culturali che non è stato possibile svolgere in presenza a causa della pandemia, è anche quello di dare un piccolo, ma concreto e immediato, sostegno al settore dello spettacolo dal vivo che, da oltre un anno, ha visto interrotte le proprie attività. Si ringraziano, inoltre, per il patrocinio morale e per la disponibilità logistica il Comune di Pozzuoli, il Comune di Monte di Procida e il Comune di Bacoli.

Il fisarmonicista Carmine Ioanna (foto Jazz and Conversation)
Gli artisti. Carmine Ioanna, 33 anni, è un musicista irpino con uno spiccato talento per la fisarmonica. Oggi ha una fama internazionale ed è impegnato in tour fuori confine. Conosciamolo meglio. “Sono originario di Ponteromito”, dice, una piccola frazione tra i comuni di Nusco e Montemarano. Le sue sono melodie che ama definire sincere, pure, come estratte da una radice creativa viva e autentica, come questa terra, che lo ha influenzato e arricchito di tradizioni: “Mi basterebbe che arrivasse questo a chi si ferma per ascoltarmi. L’Irpinia segna le mie origini e le origini te le porti addosso in modo indelebile, per sempre. Ho cominciato proprio così, dai canti e dalle musiche popolari e credo sia stata una buona palestra, fondamentale”.

Eleonora Strino, chitarrista jazz (foto Jazz and Conversation)
Eleonora Strino. Ha iniziato a suonare la chitarra da adolescente e dalla prima volta che ha sentito Jim Hall suonare con Bill Evans ha capito che voleva diventare una chitarrista jazz. Ha studiato al conservatorio di Napoli, poi al Conservatorium Van Amsterdam con Martin Van Itterson, Jesse Van Ruller e Maarten Van de Gritten. Eleonora ha iniziato la sua carriera professionale come prima chitarra nell’orchestra del compositore italiano Roberto De Simone, oggi è un talento assoluto nel panorama della chitarra jazz.

Marco De Tilla e Virginia Sorrentino, contrabbasso e voce (foto Jazz and Conversation)
Marco De Tilla e Virginia Sorrentino, due importanti figure della musica jazz italiana, rispettivamente contrabbasso e voce, hanno deciso di unire le loro straordinarie doti artistiche in questa originale esperienza musicale (dopo la scelta di vivere insieme come coppia anche nella vita), regalando al pubblico sempre nuove emozioni, senza tralasciare le esperienze professionali con le loro formazioni di origine.

Pietro Condorelli, maestro jazzista (foto Jazz and Conversation)
Pietro Condorelli, maestro riconosciuto del jazz italiano, dal 1980 svolge attività concertistica e professionale sia in Italia che all’estero. Ha collaborato con importanti esponenti del jazz internazionale come Lee Konitz, Paolo Fresu, Franco Cerri, Giulio Capiozzo, Gary Bartz, George Cables, Jimmy Wood, Fabrizio Bosso, Charles Tolliver, Bob Mover, segnalandosi come uno dei migliori chitarristi jazz italiani. È inoltre titolare della cattedra di jazz presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli.
Daniele Sepe. Originale e poliedrico musicista campano, apprezzato a livello nazionale e internazionale. La sua musica, sempre in bilico tra reggae, folk, world music, jazz, rock, fusion, blues, musica classica. Una sua caratteristica costante è il modo quasi “zappiano” di affrontare la scrittura e l’arrangiamento. Daniele Sepe così definisce il proprio stile: “La musica è fatta di tante cose molto diverse fra di loro, così come fa un bravo regista affrontando diversi generi, pensa a Kubrick, dall’horror alla fantascienza ad un film storico, tutti fatti bene, io spero di fare cose molto diverse fra di loro e tutte fatte bene”.

Flo, cantautrice e attrice (foto Jazz and Conversation)
Flo. Cantautrice, attrice di teatro e imprevedibile entertainer, Flo è un’artista che seduce grazie ad una vocalità viscerale e una scrittura originale e suadente. Instancabile avventuriera, nella musica e nella vita, viaggia alla continua ricerca di confini da oltrepassare, storie da ascoltare ed emozioni da sfidare. Le sue performance sono ritmo che coinvolge, racconto che affascina, rito, danza, impulsi di vitalità e passione. Un affascinante equilibrio tra l’estasi, la malinconia e la teatralità tipiche del Sud Italia.
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