Rovereto. Con la conferenza di Guido Zolezzi e Diego Angelucci (università di Trento) al via i “Giovedì dell’Archeologia” sui temi della mostra “GENTE DI FIUME” al museo della Città

Locandina della mostra “Gente di fiume” al museo della Città di Rovereto dal 4 marzo all’11 giugno 2023
Al via il ciclo dei GIOVEDÌ DELL’ARCHEOLOGIA, i tradizionali incontri dedicati alla storia antica del nostro territorio collegati quest’anno ai temi della mostra “GENTE DI FIUME”, e quindi ai millenni di storia e di attività che si sono succedute sulle rive dell’Adige. La mostra “Gente di fiume. Millenni di storia sulle rive dell’Adige” al museo della Città di Rovereto dal 4 marzo all’11 giugno 2023, è infatti dedicata al fiume Adige, la principale via d’acqua che per secoli ha determinato lo sviluppo economico e sociale lungo i 400 chilometri del suo corso, dalle valli alpine fino al mare. Ideata e curata dall’archeologo del museo rovereto Maurizio Battisti con la storica dell’arte Alice Salavolti e il supporto dello staff della Fondazione Museo Civico, la mostra è promossa dal Comune di Rovereto, dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Comunità della Vallagarina, con il sostegno di Cassa Rurale Alto Garda Rovereto. Il catalogo della mostra è stato realizzato in collaborazione con Edizioni Osiride (vedi Rovereto. Al museo della Città aperta la mostra “Gente di fiume. Millenni di storia sulle rive dell’Adige”: reperti, documenti, fotografie e modellini raccontano la principale via d’acqua che dalla preistoria all’arrivo della ferrovia ha determinato lo sviluppo economico e sociale dalle valli alpine fino al mare | archeologiavocidalpassato).
Primo appuntamento il 30 marzo 2023, alle 18: “Dal Miocene all’Antropocene: origine, evoluzione e trasformazioni antropiche della Valle dell’Adige”, con Guido Zolezzi e Diego Angelucci, dell’università di Trento. L’incontro presenta in particolare il progetto Etsch 2000, che, con un innovativo approccio interdisciplinare capace di integrare tra loro indagini geo-storiche e geo-archeologiche, geo-morfologiche e attività di modellazione matematica ha come obiettivo la ricostruzione delle variazioni che hanno caratterizzato il fiume Adige negli ultimi 2000 anni fornendo una spiegazione alla luce dei più rilevanti fattori umani (diretti ed indiretti) e climatici che si sono susseguiti. In particolare l’analisi si concentra nel tratto di valle compreso tra Merano (BZ) e Borghetto (TN).

Mostra “Gente di fiume”: da sinistra, Giovanni Laezza, presidente Fmcr; Alessandra Cattoi, direttrice Fmcr; Maurizio Battisti, archeologo Fmcr; Alice Salavolti, storica dell’arte Fmcr (foto graziano tavan)
Gli incontri si svolgono nei giovedì dal 30 marzo al 27 aprile 2023, alle 18, a ingresso gratuito al Museo della Città di Rovereto, nella Sala delle Idee. Il ciclo è organizzato dalla Società Museo Civico di Rovereto, con la Fondazione Museo Civico e la Fondazione Alvise Comel, con il sostegno del Comune di Rovereto e della Comunità della Vallagarina. La partecipazione è libera e gratuita. Attività riconosciuta ai fini dell’aggiornamento per gli insegnanti e del credito formativo per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado. Per le modalità contattare didattica@fondazionemcr.it. Info e prenotazioni: tel. 0464 452800, museo@fondazionemcr.it

Bronzetto del II sec. d.C. raffigurante Mercurio, il dio protettore dei commerci, rinvenuto a Navicello di Rovereto, di proprietà della Provincia di Trento (foto graziano tavan)
Gli altri appuntamenti. Giovedì 6 aprile 2023, ore 18, proiezione del film “Storie di terre e d’acqua: Adige Etsch”, presentazione del regista Vittorio Curzel (Museo di Scienze e Archeologia, Sala F. Zeni); giovedì 13 aprile 2023, ore 18, “Gente di fiume. Storie di vite atesine dalla preistoria ai primi del Novecento”, con Maurizio Battisti e Giannantonio Conati (Museo della Città, Sala delle Idee); giovedì 20 aprile 2023, ore 18, “L’Adige tra rappresentazioni cartografiche e narrazioni letterarie del passato”, con Elena Dai Prà (Museo della Città, Sala delle Idee); giovedì 27 aprile 2023, ore 18, “La carta dell’Adige di Leopoldo Claricini (1847). Strumento di lettura del paesaggio fluviale”, con Roberto Ranzi (Museo della Città, Sala delle Idee).
Rovereto. Al museo della Città aperta la mostra “Gente di fiume. Millenni di storia sulle rive dell’Adige”: reperti, documenti, fotografie e modellini raccontano la principale via d’acqua che dalla preistoria all’arrivo della ferrovia ha determinato lo sviluppo economico e sociale dalle valli alpine fino al mare

L’ingresso della mostra “Gente di fiume” al museo della Città a Rovereto (foto graziano tavan)
“Attorno ai fiumi sono sviluppate le grandi civiltà della storia. La presenza di corsi d’acqua ha da sempre rappresentato un elemento chiave per la nascita e per la crescita delle comunità per svariati motivi: l’agricoltura, il commercio, gli scambi e le relazioni, ma anche l’artigianato e l’industria. Questo vale anche per Rovereto e per la Vallagarina la cui storia è strettamente connessa all’acqua, alla presenza del fiume Adige, per secoli via di comunicazione commerciale strategica tra Bolzano e Verona (centrale il ruolo del porto di Sacco), ma anche del torrente Leno, collegamento tra la montagna e la valle, generatore di forza motrice per le manifatture di tipo artigianale e industriale con il sistema delle rogge e poi di energia elettrica con le dighe”. Così Micol Cossali, assessore alla Cultura di Rovereto (Tn), all’inaugurazione della mostra “Gente di fiume. Millenni di storia sulle rive dell’Adige” al museo della Città di Rovereto dal 4 marzo all’11 giugno 2023, dedicata al fiume Adige, la principale via d’acqua che per secoli ha determinato lo sviluppo economico e sociale lungo i 400 chilometri del suo corso, dalle valli alpine fino al mare. Ideata e curata dall’archeologo del museo rovereto Maurizio Battisti con la storica dell’arte Alice Salavolti e il supporto dello staff della Fondazione Museo Civico, la mostra è promossa dal Comune di Rovereto, dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Comunità della Vallagarina, con il sostegno di Cassa Rurale Alto Garda Rovereto. Il catalogo della mostra è stato realizzato in collaborazione con Edizioni Osiride.

Mostra “Gente di fiume”: da sinistra, Giovanni Laezza, presidente Fmcr; Alessandra Cattoi, direttrice Fmcr; Maurizio Battisti, archeologo Fmcr; Alice Salavolti, storica dell’arte Fmcr (foto graziano tavan)
“La mostra Gente di fiume”, commenta il presidente della Fondazione Museo Civico, Giovanni Laezza, “è stata ideata e realizzata dai ricercatori del nostro museo ed è un’iniziativa importante che, ancora una volta, dimostra la dinamicità dell’ente. E il Museo della Città rappresenta la sede perfetta che assolva alla propria missione istituzionale, quella di porsi al centro di numerose collaborazioni di persone, associazioni ed enti poste in essere per realizzare questo evento, per creare ponti tra le realtà territoriali ed extraterritoriali, seguendo i collegamenti fisici e metaforici, proprio come fa il fiume”. Moltissimi i prestiti da privati e le collaborazioni con associazioni ed enti: l’Associazione Porto Fluviale di Bolzano, la Biblioteca Civica G. Tartarotti di Rovereto, il Comitato Un Borgo e il suo Fiume, la Fondazione Cariverona, il Gruppo Zattieri Borgo Sacco, il Museo dell’Adige di Pescantina, il Museo civico della navigazione fluviale a Battaglia Terme (Associazione Traditional Venetian Boats), il Museo Storico Italiano della Guerra, il Centro Audiovisivi della Provincia autonoma di Bolzano, la Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento.

Modellino in scala di panciana, imbarcazione che risale l’Adige grazie al traino (alaggio) di animali, conservato al museo dell’Adige di Pescantina (foto graziano tavan)
Gente di fiume. Fino a pochi secoli or sono, il paesaggio e la vita in Vallagarina erano radicalmente diversi da quelli odierni. Per millenni l’Adige ha svolto un ruolo da protagonista assoluto e lo scorrere delle sue acque era in sintonia con l’esistenza degli abitanti della valle. il fiume, oltre a caratterizzare il territorio dal punto di vista geografico, ne è stato il fulcro commerciale, quello che definiva mestieri e professioni, che dava identità a tutti i popoli lungo il suo corso, che li metteva in comunicazione o ne definiva i confini. La storia della “Gente di Fiume” non è solo la storia di zattieri, barcari, traghettatori e altre professioni dipendenti dal fiume ma anche quella di artigiani, pescatori, tintori e contadini, un ecosistema e un ambiente sociale talmente diversi dall’attuale, tali da risultare quasi alieni ai nostri occhi, e le cui testimonianze rischiano di sfuggire o di essere del tutto dimenticate.

Bronzetto del II sec. d.C. raffigurante Mercurio, il dio protettore dei commerci, rinvenuto a Navicello di Rovereto, di proprietà della Provincia di Trento (foto graziano tavan)
La mostra ripercorre la vita delle comunità fiorite sulle rive dell’Adige dalla preistoria fino alla metà dell’Ottocento, ne esplora collegamenti commerciali, spostamenti, merci e professioni, tracce identitarie lungo gli oltre 400 chilometri del suo corso. Nell’esposizione si ritrovano reperti archeologici, manufatti etnografici, testimonianze, opere d’arte, mappe storiche e antichi testi ed è arricchita da ricostruzioni grafiche, il tutto a documentare vicende storiche, attività lavorative, mansioni e gesti svolti con metodi e strumenti arcaici e moderni. Da non perdere l’esperienza immersiva con i visori 3D per calarsi in prima persona sulle rive del fiume quasi quattromila anni fa.

L’archeologo Maurizio Battisti, curatore della mostra, guiderà le visite all’esposizione al museo della Città (foto graziano tavan)
Visite guidate e incontri. Ogni prima e terza domenica del mese, alle 15, visite guidate alla mostra con gli esperti del museo di Rovereto. Costo 7 euro compreso l’ingresso al museo. Consigliata la prenotazione. Ogni quarta domenica del mese, alle 15, percorso guidato sul territorio dedicato alla navigazione sull’Adige, con partenza all’ingresso dell’ex Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco. Durata 1 ora e 30 min circa. Passeggiata in compagnia di un archeologo fra le vie di Borgo Sacco alla scoperta del suo storico legame col fiume Adige. Storie di zattere, barche e traghetti di un piccolo villaggio portuale le cui origini si perdono nell’antichità più remota. Costo 7 euro solo su prenotazione. Ogni giovedì, dal 30 marzo al 27 aprile 2023, alle 18, in sala delle Idee al museo della Città, conferenze tematiche. Ingresso libero.
Rovereto (Tn). Alla Caritro proiezione del film “La scoperta di Spina, città etrusca” e incontro dell’archeologo Battisti col regista Bornazzini per iniziativa dell’Accademia roveretana degli Agiati
Il 3 aprile 1922, durante lo scavo di un canale di scolo in Valle Trebba, una delle Valli di Comacchio da poco prosciugata, vennero alla luce alcuni oggetti di terracotta di particolare interesse. La soprintendenza alle Antichità e Belle Arti, prontamente informata, annunciò che i reperti provenienti per lo più dalla necropoli della città etrusca di Spina erano di inestimabile valore. Era stata scoperta la città etrusca di Spina. Venerdì 17 febbraio 2023, alle 17.45, nella sala conferenze della Fondazione Caritro di Rovereto, in piazza Rosmini a Rovereto, per iniziativa dell’Accademia degli Agiati in collaborazione con il Rotary club Rovereto Vallagarina, proiezione del film “La scoperta di Spina, città etrusca” di Cesare Bornazzini (Italia, 33’). Il video è dedicato ai protagonisti della scoperta di Spina, ai loro collaboratori, e a tutti quelli che hanno dimostrato e dimostrano attenzione e interesse per l’antico insediamento. Introducono Ermanno Baldo, presidente del Rotary club Rovereto Vallagarina, e Patricia Salomoni, presidente dell’Accademia degli Agiati. Dopo la presentazione del video Maurizio Battisti della Fondazione museo civico Rovereto dialogherà con il regista.

Le Valli di Comacchio che conservano le tracce dell’antica città etrusca di Spina (foto http://www.rivadelpo.it)
Ha così inizio, in maniera quasi casuale, una storia archeologica di eccezionali rinvenimenti che continua ancora oggi. A dirigere la prima campagna di scavi è inizialmente Augusto Negrioli, al quale succede Salvatore Aurigemma che manterrà la direzione dei lavori fino al 1935 quando viene inaugurato il Regio Museo Archeologico Nazionale di Ferrara a Palazzo di Lodovico il Moro. Dopo la parentesi della guerra, al nuovo soprintendente Paolo Enrico Arias, nominato nel 1946, è affidato il difficile compito della ricostruzione o, meglio, di ridare nuova vita alla Soprintendenza archeologica dell’Emilia – Romagna e al museo di Spina. L’anno successivo, nel 1947, giunge alla direzione del museo Nereo Alfieri e viene così a comporsi quel binomio Arias-Alfieri che dà vita alla seconda campagna di scavi in Valle Pega, un’altra valle da poco bonificata.
Rovereto. In tv (History Lab Live) e su YouTube la nuova stagione di SGUARDI: in quattro puntate si raccontano le quattro sezioni del RAM film festival con i protagonisti e i film più rappresentativi
Al via la nuova stagione di SGUARDI, il programma in cui si racconta il RAM film festival, la più longeva rassegna di film dedicati all’archeologia e al patrimonio culturale ma anche uno spazio di incontri, mostre e appuntamenti nella città di Rovereto, che quest’anno ha avuto come focus gli “Sguardi al femminile”: non solo tutte le declinazioni – anche nuovissime – del vero ruolo delle donne nella storia, finora fortemente sottovalutato, ma anche il particolare punto di vista di registe e autrici del mondo del documentario. La serie – in quattro puntate – andrà in onda sul canale 12 del digitale terrestre nello spazio History Lab Live, ospitato da Telepace Trento emittente comunitaria, tutti i lunedì alle 21 e alle 22.30 e in replica la domenica alle 21. Si inizia lunedì 21 novembre 2022. Le quattro puntate saranno dedicate ciascuna a una sezione del Festival (L’Italia si racconta, Cinema archeologico, Cultura animata e Sguardi dal mondo) per conoscere ospiti e registi dell’edizione 2022, scoprire il dietro le quinte e approfondire temi e nuove tendenze del cinema documentario. Gli episodi saranno inoltre visibili anche sul canale YouTube della Fondazione Museo storico del Trentino (youtube.com/museostorico). SGUARDI è un programma a cura di Matteo Gentilini, Alice Manfredi e Sara Zanatta in collaborazione con Claudia Beretta e Valentina Poli. Una realizzazione Motion Studio con la partecipazione di Graziano Galvagni. Una produzione Fondazione Museo storico del Trentino e RAM film festival – Fondazione Museo Civico di Rovereto. A partire da gennaio 2023 poi il RAM Film Festival tornerà nello spazio History Lab Live in onda sul canale 12 del digitale terrestre nello (ospitato da Telepace Trento) con quattro documentari selezionati tra quelli che hanno partecipato all’ultima edizione.
Nella prima puntata (in onda lunedì 21 novembre 2022, alle 21 e 22.30) si entra nell’atmosfera del festival con Alessandra Cattoi, direttore della Fondazione Museo Civico di Rovereto, e si conoscono i film in concorso nella sezione dedicata al cosiddetto “patrimonio immateriale”, ovvero le opere italiane in cui si raccontano i riti, le tradizioni, le comunità specifiche e le identità del nostro paese. Ospiti di puntata sono la regista Miriam Cossu con il film “Pupus” e il regista Nicola Pittarello, vincitore della sezione con “L’oro di Venezia”. Infine, un volto televisivo noto e amato Serena Dandini: prima protagonista del focus “Sguardi al femminile”.
Nella seconda puntata (in onda lunedì 28 novembre 2022, alle 21 e 22.30) l’archeologia è assoluta protagonista, attraverso film, libri e incontri. A parlarne l’archeologo della Fondazione Museo Civico di Rovereto Maurizio Battisti, insieme ai registi Olivier Bourgeois, vincitore della sezione con “The Oath of Cyriac”, e Gianmarco D’Agostino intervistato con l’attrice Laila Bouamama, del film “Portraits and Secrets of Roman Women”. Infine la storia di Sahraa Karimi, regista e produttrice afghana, oggi rifugiata in Italia e visiting professor del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, ispiratrice del focus tematico “Sguardi al femminile”.
La terza puntata (in onda lunedì 5 dicembre 2022, alle 21 e 22.30) è dedicata alla cultura animata. Racconta questa sezione del Festival il fumettista Andrea Artusi, membro del comitato scientifico del festival e della giuria, autore per Bonelli di numerosi albi di Martin Mystère. Si incontrano due giovani registe, Mia Incantalupo e Samantha Moore, che hanno rispettivamente firmato “Nobody” e “Treasure”, e un’archeologa blogger Antonia Falcone che studia come sta cambiando l’archeologia sul web e quali sono le sue buone pratiche.
Nell’ultima puntata (in onda lunedì 12 dicembre 2022, alle 21 e 22.30) si racconta la sezione più internazionale. Claudia Beretta, coordinatrice del Festival, ripercorre le tendenze dei film in concorso, tra i quali è stato scelto di raccontare “Saffron-based Lifestyle” e “Jurassic Cash”. Chiude la riflessione sugli “Sguardi al femminile” l’archeologa Enza Elena Spinapolice, autrice di due libri dal titolo parlante: “Lady Sapiens” e “La preistoria è donna”.
Rovereto. La Fondazione museo Civico dedica un episodio della rubrica “Science Break” al ritrovamento della spada di bronzo di Avio a cura dell’archeologo Maurizio Battisti

Era intervenuto nell’incontro a più voci ad Avio per illustrare la grande scoperta archeologica: la spada di bronzo (vedi Avio, “La preistoria e la montagna”. La soprintendenza presenta all’auditorium la spada dell’età del Bronzo rinvenuta casualmente nel 2021 sul monte Baldo a circa 1360 metri di altitudine da un escursionista veronese. Il prezioso e raro reperto andrà ad arricchire la collezione permanente dell’Antiquarium al Palazzo del Vicariato | archeologiavocidalpassato). A distanza di poche settimane, Maurizio Battisti, archeologo della Fondazione museo civico di Rovereto, torna sull’argomento dedicando al ritrovamento eccezionale di un’antica spada dell’età del Bronzo nel territorio di Avio un appuntamento con “Science Break”, la rubrica promossa dalla Fondazione che si legge il tempo di un caffè ristretto, tre minuti.

“Come Andúril, la leggendaria spada di Aragorn nel Signore degli Anelli, anche l’antica spada in bronzo rinvenuta nel comune di Avio fu spezzata e poi ricostruita”, spiega Battisti: “spezzata oltre 3000 anni fa, forse durante un rituale, e ricomposta al giorno d’oggi dai restauratori della Soprintendenza di Trento. Rinvenuta a circa 1360 m di quota sulle alture sopra l’abitato di Avio, la spada è stata in principio affidata per errore alla Soprintendenza di Verona, che poi la riconsegnò alla Provincia di Trento, poiché da lì di fatto risultò provenire, anche se solo per pochi metri. Si tratta di un manufatto in buono stato di conservazione attribuibile alla tipologia delle spade a lingua da presa e databile fra il XIV e l’XI secolo a.C., alla fine dell’età del Bronzo. Non è l’unico reperto trovato in regione che testimonia la nascita del ruolo di un’élite guerriera e la sua importanza all’interno della società del tempo”.

“Difficile stabilire – continua – se l’arma fu spezzata durante l’uso oppure all’interno di un rituale propiziatorio. Esistono infatti numerose prove che rivelano come fosse diffusa l’usanza di “defunzionalizzare” manufatti di prestigio a scopo cultuale forse all’interno di cerimonie funebri. Non è ancora ben chiaro infatti se questi venissero rotti per accompagnare nell’aldilà i cari estinti oppure se il tutto si svolgesse all’interno di un rituale votivo dedicato a una divinità”.

“Dalle pendici del Monte Baldo, a poca distanza dalla spada, provengono altri due manufatti in bronzo databili alla stessa fase: si tratta di un coltello con manico a giorno e di una punta di lancia con immanicatura a cannone, entrambi in custodia al museo civico di Rovereto. Entrambi i reperti potrebbero essere legati al nuovo ritrovamento: la punta di lancia in quanto riferibile ad attività belliche o comunque alla “panoplia” di un guerriero; il coltello in quanto piegato e “defunzionalizzato” nello stesso punto della spada, ossia tra l’immanicatura e la lama”. E conclude: “La spada, che sarà poi esposta nell’Antiquarium di Avio, verrà ora analizzata minuziosamente per comprendere diversi aspetti funzionali e inerenti alla sua fabbricazione. Altre ricerche saranno invece condotte attorno al luogo del ritrovamento”.
Rovereto. Al teatro di Marco l’archeologo Maurizio Battisti “svela” la nave fantasma, di ben 17 metri, incisa sui pendii rocciosi della frana di Lavini, la “ruina” dantesca

La grande incisione della nave “fantasma” vista col drone sulle lastre della grande frana di Lavini di Marco vicino a Rovereto (Tn) (foto fmcr)
“Pochi lo sanno – racconta Maurizio Battisti – ma una delle più grandi incisioni rupestri del mondo si trova a Rovereto e precisamente sui pendii rocciosi sopra l’abitato di Marco, piani di scivolamento della famosa e immane frana dei Lavini, la “ruina” dantesca. Si tratta di una gigantesca nave “fantasma” che compare in tutta la sua mole e in tutti i suoi particolari soprattutto in determinate condizioni atmosferiche e di luminosità”. L’incisione è stata studiata e pubblicata proprio da Battisti: “La nave era nota però da sempre a molti anziani del paese che ne spiegavano l’esistenza con molte storie tramandate oralmente, alcune delle quali, ho potuto appurare, con qualche riscontro reale”. La grande frana dei Lavini di Marco custodisce quindi altri tesori oltre alle ben più note orme di dinosauro del Giurassico. Con i suoi 17 metri, la “nave” non si distingue nella sua interezza da vicino, ma solo dall’alto o in lontananza in determinate condizioni di luce in località Lasta dei Cavai, appena sopra l’abitato di Marco. Ma cosa rappresenta questa spettacolare raffigurazione scolpita nella roccia, che è uno dei più grandi petroglifi conosciuti al mondo? A quando risale, e chi ne sarà stato l’autore? L’archeologo della Fondazione Museo Civico di Rovereto Maurizio Battisti svelerà i segreti di quest’opera d’arte rupestre eccezionale e finora sottovalutata venerdì 10 giugno 2022, alle 20.30, al Teatro dell’Oratorio di Marco (Tn) in una serata organizzata dal Museo di Rovereto in collaborazione con l’Associazione Oratorio MarcoNoi.
Avio, “La preistoria e la montagna”. La soprintendenza presenta all’auditorium la spada dell’età del Bronzo rinvenuta casualmente nel 2021 sul monte Baldo a circa 1360 metri di altitudine da un escursionista veronese. Il prezioso e raro reperto andrà ad arricchire la collezione permanente dell’Antiquarium al Palazzo del Vicariato
Proviene dal monte Baldo e risale a oltre 3300 anni fa: si tratta di una spada dell’età del Bronzo, rinvenuta casualmente nel 2021 in prossimità del crinale del monte Baldo a circa 1360 metri di altitudine da un escursionista veronese. Per questo, la spada era stata consegnato alla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona ma poi, grazie alla collaborazione degli archeologi veronesi, una volta appurato che proveniva dal Trentino, in particolare dal territorio del Comune di Avio, è stata recapitata all’Ufficio beni archeologici provinciale. Nel caso di fortuiti ritrovamenti, come accaduto sul Monte Baldo, gli oggetti vanno consegnati alla Provincia, a tutti gli effetti proprietaria del materiale rinvenuto, come previsto dalla legge in materia. “Dei rinvenimenti di spade in Trentino”, spiegano all’Ufficio Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento, “non si conoscono quasi mai le esatte condizioni del deposito originario, trattandosi di scoperte casuali. Tuttavia, sembra sempre trattarsi di luoghi di culto legati all’acqua e/o connessi alla frequentazione non occasionale di zone montane come le spade dal fiume Leno, presso Rovereto, dal letto del Sarca, presso Arco, o quella dalla torbiera dell’antico lago Pudro, presso Pergine Valsugana. Un esempio più simile a quello di Avio è quello delle due spade rinvenute presso il passo Vezzena, sugli altipiani di Lavarone e Luserna”. Venerdì 6 maggio 2022, alle 17, all’Auditorium di Palazzo Brasavola di Avio, la soprintendenza per i Beni culturali di Trento ha organizzato l’incontro “La montagna e la preistoria. La spada della tarda età del Bronzo da Avio – Monte Baldo” per presentare l’eccezionale reperto al pubblico. Con un obiettivo: sensibilizzare la popolazione alla valorizzazione del patrimonio culturale e restituire alla cittadinanza un bene archeologico che contribuisce a gettare nuova luce sulla storia antica del territorio. La spada andrà infatti ad arricchire la collezione permanente dell’Antiquarium di Avio, allestito a Palazzo del Vicariato. Dopo i saluti di Ivano Fracchetti sindaco di Avio, Mirko Bisesti assessore all’Istruzione Università e Cultura della Provincia autonoma di Trento, di Paola Salzani per la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, e di Franco Marzatico soprintendente per i Beni culturali della Provincia autonoma di Trento, la presentazione prevede brevi interventi sull’archeologia locale introdotti e moderati da Paolo Bellintani archeologo della soprintendenza: Franco Nicolis, direttore dell’Ufficio beni archeologici, su “La cazzuola tra le nuvole. Tutela archeologica alle alte quote”; Marco Avanzini, del Muse, su “Il Monte Baldo trentino: le prime tracce dell’uomo”; Mara Migliavacca, dell’università di Verona, su “Armi e pastori: la frequentazione protostorica degli Alti Lessini”; Maurizio Battisti, della Fondazione Museo Civico Rovereto, su “La protostoria del territorio di Ala-Avio e della Vallagarina”; Franco Marzatico su “Nel segno della spada: guerrieri, capi, eroi dell’età del Bronzo”.

La spada dell’età del Bronzo (3300 anni fa) scoperta sul monte Baldo, in quota (foto archivio ufficio beni archeologici provincia autonoma trento)
Datato alla tarda età del Bronzo (1350 – 1000 a.C. ca) e realizzato in lega di rame e stagno, il reperto è sostanzialmente integro, salvo la perdita degli elementi mobili dell’immanicatura (forse in materiale deperibile), di cui però rimangono i ribattini per il fissaggio. La spada risulta piegata giusto all’altezza dell’attacco dell’immanicatura. “Le caratteristiche della spada di Avio”, spiegano all’Ufficio Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento, “rimandano alle cosiddette spade a lingua da presa (forma “Naue II”) peculiari dell’Italia del Nord e dell’Europa centro-orientale. La lingua da presa, ossia la parte del manico fusa assieme alla lama, è un’innovazione tecnologica che consente una presa di precisione e un miglior controllo dello strumento sia come arma da punta che da fendente. Rinvenimenti di questo tipo, ossia provenienti da luoghi isolati in prossimità di percorsi, valichi o picchi montani, vengono in genere interpretati come testimonianza non solo della frequentazione delle alte quote (per il pascolo estivo) ma anche di pratiche di culto che richiamano l’uso delle offerte votive nei santuari pagani e poi della tradizione cristiana. Nel caso della spada di Avio – continuano -, in mancanza di precisi dati sulle condizioni di giacitura originaria, il fatto che risulti intenzionalmente piegata all’attacco dell’immanicatura, ossia che sia stata resa inutilizzabile, potrebbe indicarne la destinazione come offerta votiva. Questa ipotesi può essere avanzata anche nel caso di un rinvenimento molto vicino al punto di scoperta della stessa spada e ad essa grossomodo contemporaneo: un coltello in bronzo da Malga Artilone, anch’esso intenzionalmente piegato. L’origine della spada, strumento da combattimento per eccellenza, risale a più di 5000 anni fa, quando fa la sua prima comparsa nel nord della Mesopotamia, ma si diffonde nel mondo mediterraneo e in Europa oltre mille anni più tardi. Nella provincia di Trento sono note circa una decina di spade dell’età del Bronzo (4300-3000 anni fa) le più antiche delle quali risalgono alla sua fase media (3650-3350 anni fa). Le ricerche archeologiche – concludono – hanno appurato che le spade dell’età del Bronzo erano strumenti con funzionalità molto specifica, destinati ad una élite guerriera e dalla forte connotazione simbolica e sacrale”.
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