Licodia Eubea (Ct). All’archeologo Tsao Cevoli il premio Antonino Di Vita, al film “Le cime di Asclepio” il premio Archeovisiva e al film “Approdi” il premio Archeoclub d’Italia: ma con la cerimonia di premiazione il XIV Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico non ha chiuso: ci sarà un’appendice sul cinema siciliano a Chiaramonte Gulfi

Lorenzo Daniele e Alessandra Cilio direttori artistici del Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea (Ct) (foto graziano tavan)
Il pubblico si emoziona col film “Approdi” di Lorenzo Scaraggi (premio Archeoclub), la giuria di qualità riconosce la valenza del film “Le cime di Asclepio” di Filippo Ticozzi (premio Archeovisiva) e quella del premio “Antonino Di Vita” l’impegno dell’archeologo Tsao Cevoli: con la cerimonia di consegna dei riconoscimenti si è ufficialmente chiuso il XIV Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea (Ct), con la direzione artistica di Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, nato dalla sinergia tra le associazioni culturali ArcheoVisiva e Archeoclub di Licodia Eubea “Mario Di Benedetto” e sostenuto da Sicilia Film Commission e MIC – Direzione generale Cinema e audiovisivo. “È stata un’edizione che ha mantenuto le premesse”, il commento di Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, “siamo soddisfatti della qualità dei lavori presentati e del premio che la giuria, dopo molto discutere, ha assegnato privilegiando l’aspetto autoriale del film. Le cime di Asclepio, infatti, è un film concettuale che racconta lo smantellamento di un museo attraverso diversi punti di vista. È un film che tocca le corde emozionali, ed è anche in linea con il fil rouge di questa edizione del festival che, ci piace ricordarlo, non è solo un festival divulgativo ma, per la sua varietà, un festival conoscitivo rivolto a quanti amano il cinema”.
Ma il Festival, in realtà non ha chiuso i battenti del tutto, perché quest’anno, per la prima volta, ci sarà un’appendice sabato 19 ottobre 2024 a Chiaramonte Gulfi che ospiterà una finestra sul cinema documentario siciliano di cui sarà ospite la regista palermitana Costanza Quatriglio.

Margherita Peluso nella performance “Terra Euboea” al castello Santapau (foto graziano tavan)
Quella 2024, dal 9 al 13 ottobre, è stata un’edizione ricca con un programma articolato tra proiezioni (molte in prima nazionale o assoluta); eventi speciali all’ex chiesa di San Benedetto e Santa Chiara come la mostra “Nescienza” di Daniele Cascone e la proiezione-concerto per pianoforte “Cinema in Note” del maestro Salvino Strano, o come la performance artistica di Margherita Peluso “Terra Euboea” al castello Santapau; laboratori didattici per studenti di ogni ordine e grado con Concetta Caruso; masterclass di regia con Massimo D’Alessandro e di critica cinematografica con Fabio Fancello; visite guidate in centro storico con l’Archeoclub; e soprattutto “L’incontro con l’Antico” che ha sviluppato in modo trasversale il leitmotiv del XIV festival “Un patrimonio da salvare”.

Incontro con l’Antico al Festival di Licodia Eubea: da sinistra, Lidia Vignola, Nadia Mondini, Serena Raffiotta, Tsao Cevoli, Fabrizio Mutarelli (foto graziano tavan)
Proprio l’ultimo di questi incontri, domenica pomeriggio, la tavola rotonda “Rubare il passato. Tombaroli, ladri e cacciatori di tesori: il reale e immaginario”, ha rappresentato il gran finale, quasi a tirare i fili, sul tema del festival raccontando il ruolo dei musei e la loro condotta etica rispetto al mercato illegale di opere d’arte. Un tema importante, delicato e di grande attualità sul quale hanno dibattuto – moderati dall’archeologa Serena Raffiotta – il luogotenente Fabrizio Mutarelli del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Siracusa; l’archeologo e giornalista Tsao Cevoli (direttore della rivista scientifica Archeomafie); la giornalista Rai Dania Mondini; l’archeologa Lidia Vignola (presidente dell’Osservatorio Internazionale Archeomafie).

Festival di Licodia Eubea: Massimo D’Alessandro e Giulia Iannello, membri della giuria di qualità, tra i direttori artistici Lorenzo Daniele e Alessandra Cilio (foto graziano tavan)

Il video-messaggio del regista Filippo Ticozzi al Festival di Licodia (foto graziano tavan)
PREMIO ARCHEOVISIVA (assegnato dalla giuria di qualità composta dall’autore e regista Massimo D’Alessandro; Giulia Iannello, project manager di Magma – mostra di cinema breve; Maria Turco, funzionaria archeologa della soprintendenza dei Beni culturali di Catania e dal regista greco Vasileios Loules) al film “Le cime di Asclepio” (Italia 2024, 18′) di Filippo Ticozzi (che ha mandato un video-messaggio di ringraziamento). Un museo si sta svuotando. Ciò che normalmente lo abita cambi a posizione e prospettiva. Possono oggetti, statue, cimeli morire? Questa la motivazione: “Per l’eleganza, la sobrietà, l’essenzialità di un racconto che non ha bisogno di parole ma che, con la potenza delle immagini, dà vita alle opere d’arte e ci ricorda che la bellezza non vuole essere ingabbiata”.
Menzione speciale al film “Villa Rosa” (Italia 2023, 23′) di Alessandro Tricarico. Produzione: Alessandro Tricarico. Villa Rosa è un cortometraggio sperimentale che abbraccia l’arte urbana, la rovina, la fiction, il documentario, il romanzo storico, la fotografia e molto altro ancora. Gli eventi raccontati risalgono al 1943, quando Foggia fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti alleati. In quegli anni si costruiva Villa Rosa, il cui nome è una dedica del proprietario alla memoria della moglie che, morta prematuramente, non riuscì a vederla ultimata. Motivazione: “Un film onirico eppure profondamente realista, un inno ai luoghi in cui sopravvivono le anime di chi li ha abitati”.
Menzione speciale al film “Artémis le temple perdu” (Svizzera 2023, 52′) di Sébastien Reichenbach. L’ubicazione del santuario di Artemide ad Amarynthos è stata a lungo uno degli ultimi grandi enigmi archeologici dell’antichità greca. Questo grande Artemision è menzionato in vari testi antichi, che addirittura specificano la distanza tra il santuario e la città di Eretria. Nonostante gli sforzi delle tante spedizioni scientifiche a partire dalla fine del XIX secolo, nessuna traccia del santuario o del suo tempio è stata mai trovata, lasciando il mistero irrisolto. Motivazione: “Per la capacità di offrire un ritratto a tutto tondo dell’archeologo e della sua professionalità, finendo con l’essere non solo un documentario archeologico ma un film sull’esistenza umana”.

Il regista Lorenzo Scaraggi con il premio Archeoclub d’Italia, consegnato da Giacomo Caruso dell’Archeoclub di Licodia Eubea, per “Approdi” il film più votato dal pubblico del XIV festival della comunicazione e del cinema archeologico di Licodia Eubea (foto graziano tavan)
PREMIO ARCHEOCLUB D’ITALIA assegnato dal pubblico al film “Approdi” (Italia 2024, 45′) di Lorenzo Scaraggi con un voto medio di 9.6 (uno dei più alti mai registrati al festival di Licodia Eubea). Approdi è un viaggio geopoetico lungo le coste pugliesi ispirato a Breviario Mediterraneo di Matvejević. Nicolò Carnimeo, a bordo della sua barca a vela, incontra intellettuali e scrittori: Alessandro Vanoli a Monopoli, Rita Auriemma a Egnazia, Roberto Soldatini a Trani, Lucio Caracciolo a Bari, Enrica Simonetti a Giovinazzo, Bjorn Larsson a Brindisi. Approdi è una dichiarazione d’amore al mare della Puglia, ai suoi porti e alle sue coste.
Al secondo posto in ex aequo, con un gradimento pari a 8,4: “Guercino. Uno su Cento” di Giulia Giapponesi e “Palombara il borgo delle ciliegie” di Diego D’innocenzo. Terzo posto in ex aequo, con un gradimento pari a 8,3: “Franco Mezzena, l’Archeologia raccontata con il sorriso” di Nicola Castangia e Andrea Fenu, e “Artemis, le temple perdu” di Sebastien Reichemback.

La proclamazione del premio Antonino Di Vita al XIV festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea: da sinistra, Lorenzo Daniele, Massimo Frasca, Alessandra Cilio (foto graziano tavan)
PREMIO ANTONIO DI VITA assegnato a chi spende la propria professione nella promozione della conoscenza del patrimonio storico-artistico e archeologico dal comitato scientifico (composto da Maria Antonietta Rizzo Di Vita, docente di Etruscologia e Antichità italiche all’università di Macerata; Massimo Frasca, archeologo già docente all’università di Catania; Giacomo Caruso, presidente dell’Archeoclub d’Italia di Licodia Eubea; Alessandra Cilio, archeologa, e Lorenzo Daniele, regista, direttori artistici del Festival di Licodia). Il prestigioso riconoscimento è andato all’archeologo Tsao Cevoli, che solo poco prima era stato uno dei protagonisti della tavola rotonda sulle Archeomafie. A consegnare il premio, una scultura dell’artista Santo Paolo Guccione, diversamente da come avvenuto nelle tredici precedenti edizioni, quando è sempre stata presente la professoressa Maria Antonietta Rizzo Di Vita, moglie di Antonino, bloccata a Macerata da un impedimento fisico, è stato il professor Frasca.

XIV festival della comunicazione e del cinema archeologico di Licodia Eubea: Massimo Frasca consegna il premio Antonino Di Vita a Tsao Cevoli (foto fcca)
Questa l’articolata motivazione: “Chi si occupa di archeologia e di patrimonio storico-artistico dovrebbe sempre tenere bene a mente che il suo dovere, tanto professionale quanto etico, è di occuparsi non solo di ricerca ma anche, anzi soprattutto, di tutela e salvaguardia. Proteggere il patrimonio culturale significa custodire la nostra memoria e la nostra identità. Trasversalmente significa preservare noi stessi e i nostri figli, il nostro futuro. Farlo bene richiede passione, impegno, dedizione e coraggio. Tanto, specie quando si vive e si opera in territori difficili dove il contrasto alle archeomafie è una lotta, ed una lotta spesso ad armi impari. Per l’impegno costante nella protezione, nella tutela e nella salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale nazionale; per la grande attenzione prestata alla formazione di figure professionali altamente qualificate che supportino le Istituzioni preposte nelle attività investigative in contrasto al traffico illecito dei beni culturali. Per la difesa dei diritti dei professionisti dei beni culturali, ed in particolare degli archeologi”.

Lo staff del XIV festival della comunicazione e del cinema archeologico di Licodia Eubea sul palco del teatro della Legalità (foto graziano tavan)
Il festival della Comunicazione e del Cinema archeologico dà l’appuntamento a ottobre 2025.
VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Catania): un viaggio attraverso i luoghi e il tempo con una ventina di film, incontri con i protagonisti, laboratori per i ragazzi, visite guidate, aperitivi al museo

La locandina della VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct)

Pubblico nella chiesa sconsacrata di San Benedetto e Santa Chiara sede della rassegna di Licodia Eubea
Una ventina di film, incontri con i protagonisti, laboratori per i ragazzi, visite guidate, aperitivi al museo: ecco la VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea, 6° Premio “Antonino Di Vita”, 4° Premio “Archeoclub d’Italia”, che si tiene nel piccolo centro dell’entroterra catanese da giovedì 19 ottobre a domenica 22 ottobre 2017, promosso dall’associazione culturale ArcheoVisiva e dall’Archeoclub d’Italia di Licodia Eubea “Mario Di Benedetto”. “Licodia Eubea, ancora una volta, diventa il nostro cinematografo d’autunno”, scrivono Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, direttori artistici della rassegna, nel dare il benvenuto agli ospiti: “Le luci si abbassano dentro la piccola chiesa sconsacrata di San Benedetto e Santa Chiara e si comincia a viaggiare attraverso i luoghi e il tempo. Esploreremo le grotte dipinte di Chauvet e Lascaux, e gli imponenti megaliti preistorici eretti lungo le coste dell’Atlantico, visiteremo la Sardegna nuragica, templi e fortificazioni greche, anfiteatri romani di Sicilia. Ci spingeremo fino al villaggio turco di Enoanda, dove è stata rinvenuta la più lunga iscrizione filosofica del mondo antico, e ancora più ad Oriente, nella iraniana Esfahan, dove la Moschea del Venerdì si svelerà in tutto il suo splendore. Ma assisteremo anche a storie di archeologia frantumata, ferita, di civiltà abusate e piegate alla logica illogica della politica e di torbidi traffici internazionali”. Anche quest’anno non mancano le conversazioni con ricercatori, registi e autori per creare un dialogo tra i produttori e gli archeologi. E certo, a scorrere gli ospiti presenti, la kermesse di Licodia Eubea si conferma un appuntamento di tutto rispetto. Alla VII Rassegna sarà possibile incontrare i registi Canio Alfieri Sabia, Marc Azéma, Giovanna Bongiorno, Davide Borra, Peter Brems, Jean-Marc Cazenave, Tristan Chytroschek, Pascal Cuissot, Faranak Djalali, Andrea Fenu, Sonia Giardina, Daniele Greco, Nazım Güveloğlu, Rüdiger Lorenz, Wolfgang Luck, Claudio Rossi Massimi, Davide Melis, Davide Morena, Rosanna Pesce, Lucio Rosa, Marie-Anne Sorba, Wim van den Eynde. E poi gli archeologi Stefania Berutti, Michele Stefanile; il direttore della rassegna del cinema archeologico di Rovereto Dario Di Blasi; il pittore Alessandro La Motta. Tra le autorità, Massimo Frasca, docente di Archeologia classica all’università di Catania; Maria Antonietta Rizzo Di Vita, docente di Etruscologia e antichità italiche all’università di Macerata; Dario Palermo, direttore scuola specializzazione Beni archeologici dell’università di Catania; Maria Grazia Patanè, soprintendente ai Beni Culturali e ambientali di Catania; Laura Maniscalco, Orazio Palio, docente di Scienze della Formazione all’università di Catania; Andrea Patané e Maria Turco della soprintendenza per i Beni Culturali e ambientali di Catania; Fulvia Toscano, presidente dell’Archeoclub d’Italia di Giardini Naxos; il sindaco di Licodia Eubea, Giovanni Verga, e l’assessore Dario Tripiciano.
Tra le attività collaterali, momenti ludico-didattici dedicati alle scuole e una mostra d’arte pittorica dal titolo evocativo, “Dee madri nella terra del mito”, realizzata da Alessandro La Motta. Il percorso espositivo ruota intorno all’arte classica, spiegano i promotori, e trae ispirazione dall’archeologia della Sicilia. Ideato alcuni anni fa, questo affascinante percorso di rilettura dell’antico si è concretizzato in alcuni interessanti allestimenti realizzati in spazi di grande interesse archeologico e storico. Questi innesti di arte contemporanea in contesti naturalmente vocati a ospitare l’arte antica hanno consentito un autentico stimolante dialogo tra passato e presente, rafforzando l’idea che la rilettura del passato in chiave moderna possa rappresentare un’occasione di rinascita per quel mondo visivamente sbiadito ma solo apparentemente lontano da noi. La mostra è una raccolta di opere pittoriche con cui l’artista celebra il mondo classico e lo straordinario patrimonio archeologico siciliano traendo ispirazione in particolare da un mito tanto caro all’isola al centro del Mediterraneo, quello di Demetra, Persefone e Ade. Connesso all’alternarsi delle stagioni e alla ciclicità del tempo e dalle fonti letterarie classiche collocato sulle sponde del lago di Pergusa (Enna), il mito del rapimento di Persefone/Proserpina da parte di Ade/Plutone è tornato all’attenzione del grande pubblico dopo la restituzione alla Sicilia della scultura in terracotta di età greca nota come “testa di Ade”, trafugata negli anni Settanta da Morgantina, e rimpatriata in Italia nel 2016 dal J.P. Getty Museum di Los Angeles, grazie al lavoro scientifico promosso da Serena Raffiotta (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/12/07/barbablu-torna-a-casa-la-testa-di-ade-dal-21-dicembre-sara-esposta-definitivamente-al-museo-archeologico-di-aidone-enna/). Proprio questa vicenda ha fortemente stimolato in Alessandro La Motta il desiderio di dedicare un nuovo progetto al mondo classico, traendo ispirazione proprio da quei miti e racconti della letteratura antica che riguardano la Sicilia e vi sono ambientati, come quello di Demetra, Persefone e Ade, senza trascurare i miti omerici e le leggende siciliane, avvicinandosi ai riti e alle divinità che la penetrazione greca del territorio centro e sud orientale della Sicilia ha lasciato, con le imponenti e numerose vestigia archeologiche.
La VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea apre ufficialmente giovedì 19 ottobre 2017, alle 17.30, con gli interventi di Giacomo Caruso, presidente Archeoclub d’Italia di Licodia Eubea; Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, direttori artistici della Rassegna; Giovanni Verga, sindaco di Licodia Eubea; Maria Grazia Patanè, soprintendente ai Beni Culturali e ambientali di Catania. La prima proiezione, alle 18, per “Cinema e archeologia”, gioca in casa con il film “Catania da scoprire: l’Anfiteatro di Catania” di Sonia Giardina (13’, Italia, 2014). Archeologia e arte si mescolano con naturalezza alla realtà urbana di piazza Stesicoro: qui l’anfiteatro romano, i palazzi settecenteschi e la vitalità del centro storico offrono al visitatore un percorso unico. Un documentario realizzato dagli studenti del “Laboratorio multimediale di comunicazione dei Beni Archeologici” del Dipartimento di Scienze della Formazione. Segue il film fuori concorso “Paesaggi calatini. Terre d’Africa e d’Europa” di Davide Melis (48’, Italia, 2017). È un racconto sulle caratteristiche geologiche, archeologiche, artistiche e monumentali del territorio calatino. Il linguaggio del documentario tende attraverso gli occhi di una Musa ad accompagnare lo spettatore durante le tappe più importanti del viaggio. Tra immagini, suoni e parole, si intende stimolare lo spettatore alla scoperta e l’appassionato ad approfondire le sue conoscenze su questo territorio a metà tra l’Africa e l’Europa. Alle 19, per “Incontri di archeologia” Maria Turco della soprintendenza di Catania e Orazio Palio dell’università di Catania intervengono su “Nuove indagini archeologiche a Licodia Eubea” condotte recentemente dalla soprintendenza in sinergia con l’Archeoclub. Alle 19.30, tradizionale appuntamento con l’Aperitivo al Museo: visita guidata alle sale del museo civico “Antonino Di Vita” con degustazione di prodotti enogastronomici tipici. “Cinema e Archeologia” riprende alle 21 con il film fuori concorso “La sindrome di Antonio” di Claudio Rossi Massimi (105’, Italia, 2016). Commedia on the road che racconta il viaggio di un giovane ragazzo, Antonio, attraverso la Grecia per riscoprire i luoghi affascinanti, il mito di Platone e in fondo, alla fine, anche se stesso.
La seconda giornata della rassegna, venerdì 20 ottobre 2017, apre alle 10.30 con “Ragazzi e Archeologia”, sezione dedicata a film d’animazione, docufiction e attività didattiche pensate per il pubblico più giovane: “Picchetto l’Archeologo: lo scavo” di Davide Morena (47’, Italia, 2011-2013). Picchetto L’Archeologo è un progetto de Le chiavi della Città, rivolto ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado che hanno aderito alle proposte didattiche dell’assessorato alla Pubblica Istruzione di Firenze. Un’iniziativa che si inserisce nell’ambito di un piano d’intervento dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze volto a favorire l’approfondimento di temi legati alla storia, all’archeologia e alle tradizioni del territorio, in collaborazione coi Servizi Educativi della soprintendenza per i Beni archeologici della Toscana, il museo Archeologico e il museo Egizio di Firenze. Il programma continua nel pomeriggio. Alle 17, per “Cinema e Archeologia” il film “Via Herculia. Terre Lucane” di Canio Alfieri Sabia (8’, Italia, 2015). L’obiettivo è quello di far ripercorrere l’antica Via Herculia, una strada costruita in età imperiale nel cuore della Lucania, come un itinerario di conoscenza storica e culturale legato alle tradizioni agroalimentari tipiche del territorio lucano, tratteggiando i contenuti di una ricerca scientifica condotta con approccio multidisciplinare. Segue il film “La Diocesi di Tricarico nella sua storia. L’eredità culturale di una comunità” di Canio Alfieri Sabia (6’, Italia, 2016). Il video, prendendo spunto dai risultati di una ricerca multidisciplinare che ha consentito l’allestimento di un Museo diocesano, racconta dell’eredità artistica e culturale di una comunità ricca di storia, le cui virtù hanno permesso di trasmettere alle future generazione l’essenza della propria identità. Chiude questa sezione il film “Guerrieri rubati” di Wolfgang Luck (52’, Germania, 2014). Com’è possibile che una statua del più famoso tempio di Cambogia finisca nel catalogo d’asta di Sotheby? Il documentario narra la storia di un incredibile caso d’arte rubata. Seguiremo le tracce della scultura trafugata di un emblematico guerriero, da un tempio Khmer fino ad un’elegante casa d’aste a New York. Un viaggio investigativo nel torbido mondo del commercio di antichità.
Per “Incontri di Archeologia”, alle 18.30, l’archeologa Stefania Berutti su “La Storia viva, viva la Storia! La divulgazione scientifica attraverso i romanzi storici”. Dopo l’incontro riprende “Cinema e Archeologia” con il film “Quando Homo Sapiens inventò il suo cinema” di Pascal Cuissot, Marc Azéma (52’, Francia, 2015). Il documentario porta lo spettatore sulle prime tracce del cinematografo, attraverso 20mila anni di arte paleolitica. Gli esperti di cinema rimangono increduli di fronte ai numerosi casi di scomposizione del movimento e alla scoperta di un meccanismo in grado di creare un’animazione combinando due immagini. Un’indagine sorprendente, che ci conduce fino al cuore del DNA culturale del genere umano. Quindi, alle 20, pausa per “Aperitivo al Museo”: visita guidata alle sale del museo civico “Antonino Di Vita” con degustazione di prodotti enogastronomici tipici. La Rassegna riprende alle 21.30 con il film “Pokot. Un popolo della savana” di Lucio Rosa (45’, Italia, 2009). Nelle savane del Kenya nord-occidentale vivono i Pokot, un popolo di pastori. La vita dei Pokot, pastori seminomadi, tradizionalmente lontana dal progresso, è rimasta quasi immutata nel corso dei secoli. Tuttavia, oggi, anche tra i Pokot molte tradizioni, usi, costumi stili di vita, stanno cambiando adattandosi al presente.
La terza giornata della Rassegna, sabato 21 ottobre 2017, inizia direttamente nel pomeriggio alle 17.30. Per “Cinema e Archeologia” si proietta il film “Himera e il Tempio della Vittoria” di Davide Borra (12’, Italia, 2016). Il video racconta le vicende legate alla famosa battaglia di Himera vinta contro i Cartaginesi nel 480 a.C., presenta la ricostruzione virtuale del Tempio della Vittoria e termina con le immagini relative alla recente campagna di scavo della necropoli occidentale e la straordinaria scoperta di fosse comuni e sepolture di cavalli. Segue il film “Assalto alle mura greche di Hipponion Valentia” di Rosanna Pesce (4’, Italia, 2016). Delle maestose mura greche di Hipponion Valentia, l’odierna Vibo Valentia, sono giunte a noi solo brevi tratti. Nel corto animato, si svolge un’ipotetica scena di assalto alle mura. Le mura sono totalmente realizzate in computer grafica e uno dei personaggi principali è stato ottenuto dalla scansione tridimensionale del corpo di un atleta. Quindi il film “Tesori in cambio d’armi” di Tristan Chytroschek, Peter Brems, Wim van den Eynde (52’, Germania, 2014). Il traffico clandestino di antichi tesori alimenta guerre e violenza, secondo quanto riferito da Interpol e FBI. Il documentario indaga queste affermazioni e mostra come i proventi del commercio illegale di antichità finanzi attività terroristiche in paesi come Afghanistan, Iraq e Siria. Alle 19, per “Incontri di Archeologia” Michele Stefanile, archeologo subacqueo dell’università di Napoli “L’Orientale” parla di “Andare per le città sepolte”. Quindi alle 20, pausa per l’Aperitivo al Museo: visita guidata alle sale del museo civico “Antonino Di Vita” con degustazione di prodotti enogastronomici tipici. “Cinema e Archeologia” riprende alle 21.30 con il film “Un puzzle gigantesco. L’iscrizione epicurea di Diogene di Enoanda” di Nazım Güveloğlu (32’, Turchia, 2012). L’antica città di Enoanda presso Fethiye ospita quella che è forse la più grande iscrizione filosofica del mondo antico. L’iscrizione, la cui lunghezza massima arriva a ottanta metri, fu fortemente voluta da Diogene di Enoanda per trasmettere la filosofia epicurea alle generazioni future e ai visitatori della città. L’approccio epicureo di concetti come il piacere, la felicità, l’amicizia, i sogni e le divinità, vengono discussi alla luce della storia della ricerca e se ne evidenzia la sorprendente attualità. Chiude la serata il film “La Moschea del Venerdì di Isfahan. Mille anni di cultura islamica” di Rüdiger Lorenz, Faranak Djalali (15′, Iran, 2015). La storia ultramillenaria della grandiosa Moschea di Jamé, comunemente nota come Moschea del Venerdì, di Isfahan. Un viaggio tra le varie epoche e culture che si sono intrecciate nei secoli alla vita di questo straordinario monumento nel cuore della città iraniana.
Ultima giornata, domenica 22 ottobre 2017, e ultimi film in concorso. Alle 17, per “Cinema e Archeologia” il film “Ercole Contu e la scoperta della Tomba dei Vasi Tetrapodi” di Andrea Fenu (19’, Italia, 2017). Nel 1959, ad Alghero, dopo più di 5mila anni di oblio, l’archeologo Ercole Contu riportò alla luce una delle sepolture neolitiche più importanti del bacino del Mediterraneo. A sessant’anni dalla scoperta, l’ultra novantenne archeologo è ritornato nel sito per raccontarci la sua straordinaria avventura : un racconto ricco di storia e di emozioni, dal quale è nato questo documento prezioso da condividere con tutti. Segue il film “L’enigma del Gran Menhir” di Marie-Anne Sorba e Jean-Marc Cazenave (52′, Francia, 2016). Settemila anni fa le popolazioni che vivevano sull’Atlantico hanno innalzato dei megaliti. Grazie alla tecnologia digitale oggi è possibile decifrare il significato di questi simboli preistorici. Alle 18.30, per “Una finestra sul documentario siciliano” interviene il regista Daniele Greco con due suoi film, fuori concorso: il primo, “A lu cielu chianau” (12’, Italia, 2015). Seguendo il taglio narrativo/antropologico, il documentario descrive alcuni degli avvenimenti legati alla festa di Maria SS. Assunta di Randazzo, detta “la Vara”. Attraverso un rito a metà tra il religioso e il pagano, la comunità conferma a se stessa la propria identità. Ogni scena racconta un singolo tassello di quella che viene vista come un’unica grande azione collettiva: un moto tradizionale del popolo dall’origine atavica. L’altro, “Il giorno del muro” (13’, Italia, 2017). “Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottile rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa” (The Triads of Ireland, IX secolo). A Capizzi, un borgo di montagna nel cuore della Sicilia, la festa del Santo è occasione per offrire i frutti della terra e rivivere , nella ripetizione dei gesti atavici, un rito dalle origini antiche, che mescola miti religiosi a costumi tribali.

Chiude la rassegna il film fuori concorso “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente” di Lorenzo Daniele
Alle 19, presentazione della mostra “Le dee madri nella terra del mito. Un viaggio in Sicilia” e incontro con l’artista che l’ha curata, il pittore Alessandro La Motta. Alle 19.30, chiude la sezione “Cinema e archeologia” con il film fuori concorso “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente” di Lorenzo Daniele (50’, Italia, 2016). L’Hangar per dirigibili di Augusta è un monumento di archeologia industriale unico nel panorama architettonico internazionale. Tra i primi edifici in Italia interamente realizzati in cemento armato, la sua costruzione cominciò per esigenze militari nel 1917 e si concluse nel 1920, quando la Prima Guerra Mondiale era ormai terminata e l’utilizzo dell’aerostato per fini bellici era stato sostituito dall’idrovolante. La cerimonia di premiazione inizia alle 20.30, con la proclamazione del film più votato dal pubblico. Consegna i premio “Archeoclub d’Italia” Fulvia Toscano, presidente Archeoclub d’Italia di Giardini Naxos. Quindi si passa al premio “Antonino Di Vita”: un’opera dell’artista Santo Paolo Guccione assegnato a chi spende la propria professione nella promozione della conoscenza del patrimonio storico-artistico e archeologico. Consegna il premio Maria Antonietta Rizzo Di Vita dell’università di Macerata. “Mondo antico e contemporaneo”, concludono Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, “si osservano all’interno della nostra rassegna, si incontrano e si raccontano a vicenda. Lo fanno attraverso il cinema, la pittura, la scrittura. E il risultato è tale che, come dice qualcuno, si può giocare qualche secondo a chiudere gli occhi, e immaginare che il passato è ieri, e che gli antichi non sono morti da secoli. Si sono solo allontanati un momento”.





Il legame con il territorio è parte integrante di un festival che ambisce a far diventare “centro” una “periferia” come Licodia Eubea, con l’obiettivo di valorizzare un luogo ai margini della provincia catanese ma che può vantare bellezze archeologiche, naturalistiche e paesaggistiche come pochi altri. In un’ottica di scambio, il Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico affianca al premio cinematografico un’attività di promozione del territorio attraverso passeggiate, aperitivi con i prodotti enogastronomici della tradizione locale (in programma tutte le sere per permettere al pubblico anche di incontrare le delegazioni artistiche dei film in concorso), laboratori didattici rivolti alle scolaresche e masterclass per professionisti della comunicazione ma, soprattutto, il festival quest’anno dedica al territorio l’incontro: “Le grotte di Licodia Eubea. Ricerca, tutela e valorizzazione di un territorio” (giovedì 10 ottobre 2024, alle 18) al quale parteciperanno Maria Turco, funzionaria archeologa della soprintendenza dei Beni culturali di Catania; Orazio Palio, docente di Preistoria e Protostoria all’università di Catania; e Antonio Barone autore ed esperto Pnrr Beni Culturali del comune di Licodia Eubea.






Commenti recenti