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Asiago. Al museo Le Carceri ultimi giorni per visitare la mostra “Lanam Fecit. L’economia della lana sul filo della storia” a cura di Maria Stella Busana e Michela Maria Rodeghiero, che mostra come la lana abbia segnato la storia del territorio, dal periodo preromano alla rivoluzione industriale, occasione unica per riscoprire il ruolo della lana nella storia del Veneto e per riflettere sulla sua importanza nell’economia contemporanea

Le settimane sono passate e non avete trovato il tempo per andare ad Asiago, sull’altopiano dei Sette Comuni (Vi), e visitare la mostra “Lanam Fecit. L’economia della lana sul filo della storia” al museo “Le Carceri”? Rimangono ancora pochi giorni. Il prossimo weekend (sabato 21 e domenica 22 giugno 2025) si terrà il finissage della mostra “Lanam Fecit”, con l’ultima opportunità di visitarne contenuti archeologici e fonti storiche attraverso un attento lavoro di ricerca e curatela scientifica che ha evidenziato le dinamiche produttive e commerciali che, per secoli, hanno legato la montagna alla pianura. Un rigoroso percorso di analisi storica e archeologica in un evento accessibile, coinvolgente e di eccellente spessore storico – culturale da rendere fruibile. La mostra, In occasione dell’anniversario del primo trattato di alleanza tra i Veneti e Roma del 225 a.C., nasce da una proposta di due amici e colleghi altopianesi – Flavio Rodeghiero, non specialista del settore ma grande conoscitore di questo territorio, e Michela Maria Rodeghiero, specialista in storia romana e dei Sette Comuni, per 10 anni delegata alla Cultura del Comune di Asiago, lanciata al dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, e precisamente alla prof.ssa Francesca Ghedini e alla prof.ssa Maria Stella Busana, che hanno aderito con entusiasmo.

Maria Stella Busana e Michela Maria Rodeghiero curatrici della mostra “Lanam Fecit. L’economia della lana sul filo della storia” al museo “Le Carceri” di Asiago (foto museo le carceri)

Grazie a un allestimento innovativo, che coniuga tradizione e tecnologia, il percorso espositivo mostrerà come la lana abbia segnato la storia del territorio, dal periodo preromano alla rivoluzione industriale. Il visitatore potrà scoprire il ciclo della lana, dalla pastorizia alla lavorazione tessile, immergendosi in un’esperienza sensoriale attraverso light box, installazioni tattili e sezioni multimediali. La mostra, curata dalla prof.ssa Maria Stella Busana e dalla dott.ssa Michela Maria Rodeghiero, è il risultato di un ampio lavoro di ricerca promosso dal Comune di Asiago in collaborazione con il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, con il contributo di studiosi, istituzioni culturali ed enti afferenti al ministero della Cultura. La mostra rappresenta un’occasione unica per riscoprire il ruolo della lana nella storia del Veneto e per riflettere sulla sua importanza nell’economia contemporanea. L’evento è reso possibile grazie alla collaborazione tra enti pubblici, associazioni culturali e privati, che hanno contribuito alla realizzazione di un progetto scientifico e divulgativo di grande valore.

Pesi da telaio troncopiramidali, rocchetti decorati e fusi in osso da contesti dei Veneti antichi (foto unipd)

Perché questa mostra? “Questa mostra – spiega Maria Stella Busana – è il frutto di un percorso di ricerca che, per molti dei curatori, è iniziato tanti anni fa, da più di 5 lustri, con la volontà di indagare caratteristiche e sviluppo dell’allevamento ovino e della produzione tessile nel Veneto antico, che le fonti scritte celebrano come fonte di ricchezza per il territorio, soprattutto per Padova, e nell’età medievale e moderna, fino alla nascita della vera e propria industria tessile. Penso agli studi sui percorsi dei percorsi della transumanza di Jacopo Bonetto della fine degli anni ’90 e alle prime tesi sui pesi da telaio di Stefania Mattioli. Penso al grande convegno del 2001 La lana: prodotti e mercati organizzato dal prof. Luigi Fontana dedicato all’economia della lana tra XIII e XX secolo. Penso all’importante scoperta nel 2005 nella Tenuta di Ca’ Tron presso Altino (Ve) del centro specializzato per l’allevamento delle pecore, la cui lana bianca e morbida è celebrata nelle fonti dal I e al IV secolo, commercializzata nel mondo romano e pagata moltissimo.

Lato A del Tintinnabulo in bronzo trovato nella cosiddetta ‘Tomba degli Ori’ (ca. 630-620 a.C.) della necropoli dell’Arsenale Militare di Bologna, conservato al museo civico Archeologico di Bologna (foto musei bologna)

Planimetria della casa-laboratorio di Altino in località Fornasotti, interpretato come textrinum e fullonica per la produzione, lavaggio e follatura dei tessuti (fine I secolo a.C.-inizi I secolo d.C.) (foto unipd)

“Da allora – continua Busana – sono state avviate sistematiche ricerche sugli strumenti tessili antichi, gli indicatori che più sopravvivono a testimoniare questa attività, che hanno portato alla formazione di un affiatato gruppo di lavoro, formato da studiose afferenti alle tre università del Veneto (Padova, Verona e Venezia – Ca’ Foscari) e all’allora soprintendenza Archeologica del Veneto, con diverse competenze (Angela Ruta Serafini, Giovanna Gambacurta, Mariolina Gamba, specialiste della cultura veneta, Patrizia Basso, Anna Rosa Tricomi, io stessa per l’età romana), gruppo che è stato arricchito da Margarita Gleba, esperta di tessuti preromani, che aveva svolto le sue ricerche prima a Copenaghen e nel Regno Unito, e che ora è professore all’università di Padova. Il convegno organizzato a Padova nel 2011 La lana nella Cisalpina romana ha fatto un primo punto delle conoscenze sul tema nel Veneto preromano e romano e stimolato la prosecuzione delle ricerche, sempre affrontate in un’ottica diacronica per cogliere origini, continuità e trasformazioni del fenomeno. E voglio sottolineare che il percorso ha coinvolto molti studenti e studentesse con tesi di laurea, specializzazione e dottorato, diventando una palestra anche per la formazione. Parallelamente sono proseguite le ricerche sui documenti, come la pubblicazione dei Privilegi dei Sette Comuni e le ricerche sulla saga dei Rossi di Schio.

Allestimento della mostra “Lanam fecit” al museo Le Carceri di Asiago (foto unipd)

“Metodi e risultati di queste ricerche – sottolinea Busana – vengono ora raccontati per la prima volta in una mostra, che intende evidenziare, grazie a fonti storiche, archeologiche, archivistiche e di archeologia industriale, l’importanza dell’economia della lana tra antichità ed età moderna e le sinergie createsi nel corso dei secoli tra l’Altopiano di Asiago, l’area pedecollinare e i centri di pianura, in primis la città di Padova. Per questo si è scelto di organizzare l’esposizione in uno dei due poli principali della “via della lana”, appunto la città di Asiago, con l’intenzione poi di trasferirla a Padova, che indubbiamente svolse un ruolo strategico come centro manifatturiero, passando poi il testimone al territorio vicentino, in particolare a Schio, al momento della nascita dell’industria moderna”.

Una delle sale della mostra “Lanam fecit” al museo Le Carceri di Asiago (foto unipd)

La mostra è articolata in 10 sezioni. Le prime 6 sezioni, che si svolgono al piano terra, sono dedicate a temi generali e all’età preromana e romana; le ultime 4 sezioni, poste al primo piano, sono dedicate all’età medievale e moderna.

Pesi da telaio troncopiramidali decorati in terracotta (IV-II sec. a.C. ) dal santuario di Reitia nel Fondo Baratella, conservati al museo nazionale Atestino di Este (Pd) (foto museo le carceri)

Skyphos attico del Pittore di Penelope con la rappresentazione della scena di Penelope e Telemaco davanti a un telaio a pesi (460-450 a.C.) conservato al museo nazionale Etrusco di Chiusi (Si) (foto museo le carceri)

Laminetta con donna, santuario di Caldevigo (Este, Pd) (V secolo a.C.) conservata al museo nazionale Atestino di Este (foto unipd)

Nella prima, curata dal prof. Jacopo Bonetto, dottor Mirko Fecchio e dalla prof. Margarita Gleba, si parla del territorio e del rapporto tra pianura e pascoli d’altura uniti dai percorsi della transumanza, delle diverse caratteristiche degli ovini nel tempo, ottenute attraverso selezione, e, di conseguenza, dei cambiamenti della fibra di lana. Nella seconda, curata sempre dalla prof. Margarita Gleba, viene spiegato tutto il ciclo di lavorazione dalla fibra ai tessuti e come questi si conservano. La terza, a cui hanno lavorato soprattutto le dottoresse Angela Ruta Serafini, Alessandra Didonè e Francesca Pandolfo, illustra come venivano utilizzati i tessuti nell’abbigliamento e nell’arredo, sottolineando il ruolo del riciclo con straordinarie testimonianze dal relitto di Valle Ponti a Comacchio. Nella quarta e quinta sala, curate rispettivamente dalla dottoressa Mariolina Gamba e dalla prof.ssa Maria Stella Busana, ci immergiamo nell’attività tessile delle donne venete e romane, prevalentemente domestica, ma certamente non solo per l’autoconsumo, mentre il prof. Alfredo Buonopane illustra attraverso le testimonianze epigrafiche il ruolo degli artigiani nella produzione e nel commercio di lana e tessuti. Infine, nella sesta sezione, la prof. Giovanna Gambacurta, la dott. Angela Ruta Serafini e la dott.ssa Cecilia Rossi evidenziano, attraverso le testimonianze di strumenti tessili deposti nei santuari e nelle sepolture, i significati simbolici che l’attività tessile ha assunto in età preromana e romana, mentre la prof. Francesca Ghedini evoca il ruolo della donna che tesse nell’immaginario mitico e storico del passato.

Statuto dell’arte della Lana di Padova (secolo XIV (1384) – XVI Codice membranaceo, conservato nella Biblioteca Civica di Padova (foto unipd)

Pannello sulla “pecora Foza” nella mostra “Lanam fecit” (foto unipd)

Lanificio Rossi di Schio: scuola di tessitura con il telaio Jacquard (foto museo le carceri)

Il pastore altopianese Francesco Guzzo con il suo gregge sull’Altopiano dei Sette Comuni negli anni ‘60 del Novecento (foto unipd)

La storia della lana continua nel Medioevo e in età moderna. La prof.ssa Maria Stella Busana, la dottoressa Francesca Fantini d’Onofrio, la studiosa Gianna Francesca Rodeghiero e il professor Luigi Fontana hanno voluto dare uno spaccato di quanto l’economia della produzione e del ciclo della Lana abbia influito, senza soluzione di continuità, fino ai giorni nostri in tutto il territorio veneto e nella storia dei Sette Comuni nello specifico. Ecco dunque nascere la sezione dedicata da Francesca Fantini d’Onofrio specificatamente alla Padova medievale nel cui territorio vi erano le poste adibite al pascolo invernale delle pecore montane e dove sorse la corporazione dell’Università della Lana, che ebbe forte impulso sotto la dominazione carrarese nel ‘300, con produzione di Statuti e costruzioni di edifici dedicati. Segue la sezione dedicata ai privilegi relativi alla lana goduti dalla Reggenza dei Sette Comuni, in continua lotta con Vicenza, il polo urbano più vicino, che voleva assumere una sorta di monopolio di tale attività. E ancora il focus di Francesca Rodeghiero con descrizione della difficile vita del pastore nelle terre alte e della lavorazione domestica della lana, attività che caratterizzò la quotidianità di generazioni intere di donne e famiglie fino al secolo scorso. Tra i pastori scesi dall’Altopiano, il professor Giovanni Fontana, racconta la saga dei i membri della dinastia industriale dei Rossi di Schio, che riuscì a divenire prima intermediaria nei traffici delle lane e poi grandi imprenditori, creando la più importante impresa laniera italiana e uno dei principali poli tessili europei, con importanti e durevoli ricadute su tutto il territorio vicentino. Nell’ottica di dare anche uno spaccato sulla lavorazione contemporanea della lana sono state portate in mostra le produzioni degli arazzi di Renata Bonfanti e Cristina Busnelli, che hanno il merito di aver elevato l’attività tradizionale a esempio d’arte e cultura.

Il catalogo della mostra “Lanam Fecit. L’economia della lana sul filo della storia” a cura di Maria Stella Busana e Michela Maria Rodeghiero edito da Ronzani (foto museo le carceri)

“La mostra, così come il volume edito da Ronzani che l’accompagna – conclude Maria Stella Busana -, si pone dunque l’ambizioso obiettivo di coinvolgere visitatori e lettori in un tema certo specialistico, ma che fu essenziale nella vita quotidiana e nell’economia delle comunità venete, ripercorrendo la via della lana e cogliendo così il valore di un’attività che è stata per millenni pilastro socio-economico delle nostre terre venete ed emblema del contributo della donna nella vita familiare e collettiva”.

Padova. Alla libreria Italypost presentazione del catalogo Artem della mostra “Essere donna nell’antica Pompei” in corso nella Palestra grande di Pompei, a cura di Francesca Ghedini e Monica Salvadori

Sei donne per raccontare le donne di duemila anni fa, a Pompei. Sono Francesca Ghedini, prof.ssa emerita di Archeologia università di Padova e curatrice del catalogo; Monica Salvadori, prof.ssa ordinaria di Archeologia università di Padova e curatrice del catalogo; Monica Baggio, prof.ssa associata di Archeologia università di Padova; Patrizia Basso, prof.ssa ordinaria di Archeologia università di Verona; Mariastella Busana, prof.ssa ordinaria di Archeologia università di Padova; Anna Favero, dottoranda Università di Salerno. Lunedì 16 giugno 2025, alle 18.30, si ritrovano alla libreria Italypost in viale Codalunga 4l a Padova, per presentare – moderate da Camilla Consonni, redattrice VeneziePost – il catalogo Artem della mostra “Essere donna nell’antica Pompei”, in corso alla Palestra grande di Pompei dal 16 aprile 2025 al 31 gennaio 2026, realizzata dal dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova in collaborazione con le università di Salerno e Verona. Le relatrici guideranno i partecipanti alla scoperta di cosa significava essere una donna nell’antica Pompei. Prenotazione: https://librerieitalypost.it/…/catalogo-mostra-di…/

Locandina della mostra “Essere donna nell’antica Pompei” dal 16 aprile 2025 al 31 gennaio 2026 nella Palestra grande degli scavi

La mostra. Con il suo straordinario stato di conservazione Pompei si pone come osservatorio privilegiato. La documentazione emersa nel corso dei quasi tre secoli di scavi è preziosa per analizzare il ruolo della donna nella società romana, argomento che in altri contesti sfugge a causa della esiguità delle testimonianze. Ma soprattutto a Pompei si può cogliere la presenza non solo di coloro che appartenevano ai vertici della società, ma anche di quella folla indistinta di persone “comuni” a cui è stata dedicata la precedente mostra “L’altra Pompei”, con la quale la nuova esposizione si pone in continuità: la mostra “Essere donna nell’antica Pompei” – dal 16 aprile 2025 al 31 gennaio 2026 nella Palestra grande degli scavi – a cura di Francesca Ghedini e Monica Salvadori e in collaborazione con le università di Padova, Salerno e Verona. Il filo conduttore è la scoperta delle condizioni di vita delle donne e bambine, dei numerosi aspetti della vita quotidiana e della posizione che esse occupavano nella casa e nella società romana e ancor più in una città campana quale Pompei (vedi Pompei (Na). Aperta nella Palestra Grande la mostra “Essere donna nell’antica Pompei”: affreschi, ritratti privati e funerari, graffiti, iscrizioni ed oggetti d’uso documentano le diverse categorie femminili nelle varie fasi della vita e nei diversi ruoli che svolgevano nella società. Gli interventi del direttore Zuchtriegel, delle curatrici Ghedini e Salvadori, e del restauratore Napoli | archeologiavocidalpassato).

Roma. All’Istituto Archeologico Germanico il progetto di studio delle università di Regensburg e Padova in corso a Bibione sulla Villa romana di Mutteron dei Frati protagonista del convegno “Coastal Villas and Lagoon Landscapes from Roman Times to Late Antiquity” sul paesaggio delle ville costiere e lagunari d’età romana nell’Adriatico settentrionale

roma_germanico_convegno-coastal-villas-and.lagoon-landscapes-from-roman-times-and-late-antiquity_locandinaIl 17 e 18 ottobre 2024 si tiene a Roma, all’’Istituto Archeologico Germanico, il convegno “Coastal Villas and Lagoon Landscapes from Roman Times to Late Antiquity” che ha come focus il paesaggio delle ville costiere e lagunari d’età romana nell’Adriatico settentrionale. Insieme alle università di Regensburg e Padova, anche la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso vi prenderà parte con un intervento di Alessandro Asta, funzionario archeologo di questa soprintendenza, centrato sulla nascita del progetto di studio attualmente in corso a Bibione sulla Villa romana di Mutteron dei Frati. Il progetto di ricerca, condotto in collaborazione tra le università di Regensburg e Padova, su concessione del ministero della Cultura e supervisione della Soprintendenza competente, è un ideale caso di studio e riflessione sulle prospettive della tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico e del paesaggio nell’ambito costiero nord-adriatico. L’interazione e cooperazione fra enti pubblici, soggetti privati e portatori di interessi della comunità locale, nell’ottica di un serrato confronto fra esigenze e competenze non sempre convergenti, ha condotto questo progetto ben oltre i limiti della comfort-zone degli archeologi, risultando una sfida più ampia e, potenzialmente, un’occasione di formazione per i professionisti della cultura del prossimo decennio.

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Foto satellitare da Google Earth con l’ubicazione della villa romana al Mutteron dei Frati (foto catalogo beni culturali / mic)

PROGRAMMA 17 OTTOBRE 2024. Alle 9.15, Words of welcome (prof. dr. Ortwin Dally, director DAI); Dirk Steuernagel, Universität Regensburg); 9.30, Conference Introduction: Alessandro Asta, “La villa romana del Mutteron dei Frati a Bibione (VE). Un progetto culturale tra tutela, ricerca e valorizzazione”; 10, The project “Roman Villa of Bibione and the surrounding area” (part 1): Alessandro Fontana (with Mattia Azzalin, Timme Donders, Wouter Gerats), “Evoluzione geomorfologica del sistema costiero di Bibione e aspetti geoarcheologici del sito del Mutteron dei Frati”; Maria Stella Busana, Alice Vacilotto (with Francesca Pandolfo), “Il territorio circostante la villa romana di Mutteron dei Frati: gli insediamenti nella fascia costiera dell’agro di Iulia Concordia tra dati pregressi e nuove ricerche di superficie”; 11.50, The project “Roman Villa of Bibione and the surrounding area” (part 2): Dirk Steuernagel, Lorenzo Cigaina. Alice Vacilotto, “I nuovi scavi della villa romana di Mutteron dei Frati: primi risultati”; Francesca Pandolfo, “I materiali ceramici dai livelli di costruzione, abbandono e spoliazione della villa romana di Mutteron dei Frati”; Chiara Girotto (with Ekaterina Sokolova, Caterina Previato, Michele Secco, Simone Dilaria, Lara Maritan), “L’analisi archeometrica dei materiali da costruzione della villa romana di Bibione: primi dati”; 14.45, Case Studies of the Adriatic (part 1): Caterina Previato (with Giovanna Falezza, Jacopo Bonetto, Eliana Bridi, Chiara Girotto, Vito Prillo, Stefania Mazzocchin, Jacopo Turchetto), “Vivere sul Delta del Po in età romana: la “villa” di San Basilio tra terra, fiume e mare”; Rita Auriemma (with Paola Maggi, Dario Gaddi), “Alle porte del mare: le ‘ville’ nelle lagune di Grado e Marano”; Paola Maggi (with Tiziana Cividini), “Ville della fascia perilagunare nel territorio sudoccidentale di Aquileia. Aspetti topografici e socio-economici”; Massimo Capulli, “Aquileia Waterscape: ricerche di archeologia subacquea tra Alto Adriatico e laguna di Grado”; Daniela Cottica (with Diego Calaon, Margherita Balan, Andrea Cipolato, Martina Bergamo, Marco Marchesini, Silvia Marvelli, Jacopo Paiano), “Uomo e ambiente lagunare: il caso del sito di Lio Piccolo sul litorale altinate”; 18, Overarching topics (part 1): Annalisa Marzano (with Lee A. Graña Nicolaou), “The Exploitation of Lagoonal Environments in the Roman World”.

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Campagna di scavo 2024 nella villa romana del Sale a Lio Piccolo diretta da Diego Calaon di Ca’ Foscari (foto unive)

PROGRAMMA 18 OTTOBRE 2024. 9.30, Overarching topics (part 2): Umberto Vincenti, “Per la composizione dello statuto giuridico delle ville marittime. Indicazioni di metodo”; Robert Matijašić, “Le ville, la costa, l’economia dell’Alto Adriatico in epoca romana”; 11.10, Case Studies of the Adriatic (part 2): Alexandra Bivolaru (with Christophe Morhange, Daniela Cottica, Diego Calaon), “Diachronic perspectives on human-environment interactions in Northern Venice lagoon”; Michele Abballe (with Federica Boschi, Marco Cavalazzi, Paolo Maranzana), “Lagoons, Marshes, and Swamps in the Roman and Late Antique Ravenna Greater Region: Settlement Patterns and Environmental Transformations”; Corinne Rousse (with Gaetano Benčić), “Loron – Santa Marina: una villa costiera e il suo fundus sul territorio settentrionale della colonia di Parentium in Istria – Croazia”; Ana Konestra (with Fabian Welc), “Roman villae in the landscapes of the Kvarner region (NE Adriatic) – insular case studies”; Emmanuel Botte (with Kristina Jelinćič), “Ricerche sulle ville romane di Dalmazia centrale”; 14.45, Case studies in the Tyrrhenian area: Michele Stefanile, “Villae maritimae nel Lazio meridionale. Ricerche tra terra e mare nel sinus Formianus e a Sperlonga”; Peter Attema, “The Roman coastal villae of the Pontine region (South Lazio) in their landscape archaeological context”; 16.10, Overarching topics (part 3): Isabella Baldini, Marina Pizzi, “Ville costiere di età tardoantica in Italia”; Federico Lizzani, “Abitare il confine tra terra e mare. Il riflesso frastagliato delle ville lagunari nelle fonti tardoantiche”

Venezia. Allo scavo archeologico della villa romana di Lio Piccolo un mese intenso di incontri, visite guidate, aperitivi archeologici nel segno dell’archeologia pubblica e dell’archeologia di comunità. Ecco il programma

venezia_lio-piccolo_eventi-giugno-2024_locandinaQuello di giugno 2024 sarà un mese intenso di incontri, visite guidate, aperitivi archeologici, promossi dal dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari di Venezia, con il Comune di Cavallino Treporti e la soprintendenza di Venezia e laguna, nello scavo della Villa Marittima di Lio Piccolo, il più grande scavo archeologico stratigrafico di epoca romana condotto all’interno nella laguna di Venezia: il tutto nel segno dell’archeologia pubblica e dell’archeologia di comunità. E di “patrimonio partecipato” si parlerà proprio nell’incontro del 7 giugno 2024 con Monica Calcagno, Diego Calaon, Cinzia Dal Maso. Archeologi, studenti, amministratori, cittadini costruiscono insieme una storia contemporanea fatta di elementi antichi per immaginare un futuro sostenibile per il turismo e la residenzialità in un ambiente delicato e unico. Gli eventi sono gratuiti. È necessaria la prenotazione a: vivereacqua@unive.it. La prenotazione dà diritto al pass per il passaggio nella ZTRU (Zona Tutelata a Rilevanza Urbanistica) di Lio Piccolo. Per ragioni di tutela ambientale, l’accesso è consentito a 50 persone ad ogni evento. Ad ogni appuntamento sono consentiti gli accessi di 20 autovetture. Al momento della prenotazione si otterrà un voucher che permetterà l’accesso alla zona traffico limitato. L’accesso allo scavo avviene attraverso il piazzale dell’Agriturismo Le Saline (via della Sparesera 4, Lio Piccolo). Non sono ammesse autovetture se non quelle in possesso del pass. In caso di maltempo l’evento sarà annullato con una comunicazione via mail entro le 19 del giorno precedente. Per informazioni vivereacqua@unive.it.

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Veduta da drone dell’antico magazzino per il sale a Lio Piccolo nello scavo della villa romana del progetto Vivere d’acqua (foto unive)

Lo scavo. Un eccezionale conformazione dell’argine lagunare ha permesso di conservare un sito molto particolare: da terra, anche se in mezzo alle acque, è possibile scavare quasi all’asciutto, grazie all’ausilio delle pompe, le profonde strutture di epoca imperiale (a 3 metri sotto il livello di calpestio) di una “azienda” antica per la produzione del sale e per l’allevamento del pesce. La struttura era collocata proprio sulla spiaggia antica, sul lido di epoca romana, e si affacciava su un ampio canale che connetteva il porto della città antica di Altino con il mare, e la sua bocca di porto. Individuata già quasi 25 anni fa ad Ernesto Canal, negli ultimi tre anni la struttura è stata scavata da terra. Le strutture fanno riferimento a una serie di edifici complessi con un’ampia cronologia dal I al VI secolo d.C. Le strutture abitative e produttive hanno cambiato forma nel tempo, e la parte residenziale, di grande pregio, sembra essere stata sostituita presto da aree artigianali e di lavoro dove i lavoratori dell’epoca, gli schiavi, sapevano trarre i frutti migliori dagli spazi salati delle lagune litoranee. Lo scavo di Lio Piccolo ci racconta qualcosa di raro: abitare in quella che è la laguna attuale non significava stare in un luogo marginale e rifugiarsi per scappare dai pericoli. Significava piuttosto scegliere di stare dove le rotte marine incontravano quelle fluviali. Dove la solida terra lascia spazio ad un ambiente molle, umido, solo apparentemente inospitale ma ricco di risorse: sale, pesce, boschi litoranei, legno e avifauna. Significava abitare in un luogo dove la relazione con l’ambiente cangiante è imprescindibile. Studiare e narrare Lio Piccolo significa conoscerci un po’ meglio, conoscere meglio la complessità dell’abitato lagunare antico, conoscere meglio il non sempre facile rapporto tra uomo e natura.

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Una visita guidata allo scavo della villa romana di Lio Piccolo nella laguna di Venezia (foto unive)

Uno scavo aperto al pubblico. Le strutture archeologiche in corso di scavo sono collocate a una quota molto profonda, e per forza di cose dovranno essere ricoperte dal terreno stesso di scavo qualche settimana dopo la conclusione dei lavori di ricerca: questo è infatti l’unico modo per conservarle. Il team scientifico di Ca’ Foscari e l’amministrazione comunale di Cavallino Treporti, perciò, ha preso la decisione di trasformare il cantiere in un museo a cielo aperto, per permettere alla cittadinanza e ai visitatori di toccare con mano l’antico passato della laguna nord di Venezia, prima di Venezia. Si tratta di un evento unico, per comprendere letteralmente camminando dentro la storia come le donne e gli uomini antichi abbiano costruito, vissuto e prodotto in ambiente incomparabile, fatto quasi solo di acque. Ecco il programma.

Venerdì̀ 7 giugno 2024, alle 17: “Archeologia e Beni Culturali. Nuovi scenari possibili per un Patrimonio Partecipato. Il progetto NextGen Heritage” con Monica Calcagno, Diego Calaon, Cinzia Dal Maso e il team di CREST/CHANGES. Con aperitivo archeologico.

Sabato 8 giugno 2024, alle 17: “Alla ricerca della città Romana. Verso la nuova campagna di scavi dell’università̀ Ca’ Foscari Venezia – Venezia ad Altino” con Luigi Sperti, Eleonora Dalpozzo, Jacopo Paiano. Con aperitivo archeologico.

Domenica 9 giugno 2024, alle 11, apertura dello scavo al pubblico

Giovedì̀ 13 giugno 2024, alle 17: “Questa volta lo scavo lo faccio io!”, i bambini fanno gli archeologi. Visita archeologica “veri” presso l’area dello scavo. Visita archeologica per i genitori. Attività̀ di archeologia per i bambini 6-10 anni. Laboratorio su prenotazione.

Venerdì̀ 14 giugno 2024, alle 17, Giornate Europee dell’Archeologia: “Arrivano Nuove Notizie dalla Città: da Lio Piccolo a Altino” con Marianna Bressan (museo nazionale e area archeologica di Altino). Con aperitivo archeologico.

Sabato 15 giugno 2024, alle 17, Giornate Europee dell’Archeologia: “Tutela nella Laguna nord” con Sara Bini, della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio del Comune di Venezia e la laguna. Con aperitivo archeologico.

Giovedì̀ 20 giugno 2024, alle 17: “Ambiente lagunare: ville e sfruttamento delle risorse economiche in epoca romana: il caso di Lio Piccolo” con Marco Marchesini, Daniela Cottica, Fabio Lambertini. Giornate Europee dell’Archeologia: “Nuove scoperte: Le infrastrutture costiere degli Alberoni” con Cecilia Rossi, della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio del Comune di Venezia e la laguna. Con aperitivo archeologico.

Venerdì 21 giugno 2024, alle 17: “La villa marittima di Mutteron dei Frati a Bibione e il territorio circostante” con Maria Stella Busana, Alice Vacilotto. Con aperitivo archeologico.

Sabato 22 giugno 2024, alle 17: “Dall’archeologia alle Parole. Le storie di Lio Piccolo. Anteprima di Stampa: Abitare la sparesera AD 1689” con Pietro Santostefano, Sandro Bergamo. Con aperitivo archeologico.

Domenica 23 giugno 2024, alle 11: “Dall’archeologia alle Parole. Le storie di Lio Piccolo. Documenti e memorie del litorale” con Antonio Padovan. Con aperitivo archeologico.

Giovedì 27 giugno 2024, alle 17: “Fiumi delta e lagune: un sistema portuale prima di Roma” con Giovanna Gambacurta.

Venerdì 28 giugno 2024, alle 16.30: la “Carta di Altino” in visita a Lio Piccolo. Visita Archeologica Guidata allo scavo. Segue la presentazione del libro di Galatea Vaglio: “Afrodite. La verità della Dea” (Giunti Editore) con Marco Paladini che dialoga con l’autrice. Con aperitivo archeologico.

Sabato 29 giugno 2024, alle 17: “Lo scavo subacqueo del Sito di Lio Piccolo dell’università̀ Ca’ Foscari – Venezia” con Carlo Beltrame, Elisa Costa. A seguire la Festa di chiusura dell’attività̀ del 2024. Intervengono il sindaco del Comune di Cavallino Treporti, l’assessore alla Cultura, il direttore del dipartimento di Studi umanistici di Ca’ Foscari; la Prorettrice alla Terza Missione. Teatro con I Frullatorio DJ set.

Padova. Per l’inaugurazione della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’università lezione di Gabriel Zuchtriegel su “Pompei, la città incantata. Esercizi di empatia con il passato”. A seguire il convegno “Nel segno del tempo”. Ecco il programma

padova_maldura_scuola-specializzazione-beni-culturali_lezione-inaugurale-gabriel-zuchtriegel_locandina (002)Il direttore del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, sarà l’ospite d’onore dell’inaugurazione della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici (A.A. 2023/2024) e delle Giornate di Studio organizzate dalla stessa Scuola “Nel segno del tempo: l’archeologia attraverso alterazioni resistenze e fratture”, con la lezione inaugurale “Pompei la città incantata. Esercizi di empatia con il passato”. Zuchtriegel rifletterà sul significato dell’archeologia e della storia dell’arte attraverso la scoperta delle rovine di Pompei: un esercizio di empatia con il passato per costruire un ponte tra noi e gli antichi. Appuntamento lunedì 29 gennaio 2024, alle 9, nell’aula magna di Palazzo Maldura, in piazzetta Gianfranco Folena 1 a Padova. Sono invitati a partecipare assegnisti, dottorandi, specializzandi, studenti dei corsi di Laurea e tutti gli interessati. Si inizia alle 9 con l’inaugurazione della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici (A.A. 2023/2024): i saluti istituzionali e l’introduzione sono affidati alla prof.ssa Giovanna Valenzano (direttrice del dipartimento dei Beni culturali) e alla prof.ssa Maria Stella Busana (direttrice della Scuola di Specializzazione in Beni archeologici). Quindi alle 10, la lezione di Gabriel Zuchtriegel “Pompei, la città incantata. Esercizi di empatia con il passato”. “Perché oggi ci interessa l’antichità?”, si chiede Zuchtriegel. “Cos’ha da raccontarci e cosa racconta di noi? Cos’è che rende significative le scoperte archeologiche di cui ogni tanto si parla nei media? Per capirlo dobbiamo consentire a noi stessi di entrare in contatto con la nostra storia personale e la nostra emotività. Senza di esse, del resto, non esisterebbero né archeologia né storia dell’arte, o qualsiasi altra forma di storiografia, semplicemente non avrebbe senso…Considerandolo così, il passato non è affatto passato: noi che torniamo sempre a riscoprirlo e a raccontarlo, ci siamo dentro”.

padova_maldura_scuola-specializzazione-beni-culturali_convegno-nel.segno-del-tempo_locandina (002)Convegno “Nel segno del tempo”. Lunedì 29 gennaio 2024. PRIMA SESSIONE: Rappresentazioni in mutamento. Tradizioni, influenze e innovazioni. Modera: prof.ssa Monica Salvadori. 11.20, Annalaura Pegoraro (università di Padova) “Dal Protogeometrico B all’Orientalizzante: persistenze e innovazioni nello stile decorativo della ceramica cretese di VII secolo a.C.”; 11.40, Giulia Lucia De Grazia (università di Bologna) “Attestazioni ricorrenti di tipologie di cane in Etruria tra VIII e IV secolo a.C.”; 12, discussione. Dopo la discussione, il Convegno si sposterà nella sede di Palazzo Liviano (piazza Capitaniato, 7), dove è prevista la pausa pranzo dalle 13 alle 14. SECONDA SESSIONE: Forme tecniche del cambiamento. Tradizioni artigianali, processi produttivi e innovazioni tecnologiche. Modera: prof. Massimo Vidale. 14, Luana Tesoro (università di Bari “Aldo Moro”) “Lebetes gamikòi: problemi morfologici”; 14.20, Gabriele Viola (università di Pisa) “Continuità e discontinuità nelle opere idrauliche vicino orientali, dall’Età del Ferro a Roma”; 14.40, Giulia Felicia Sammarco (università di Genova) “Continuità e mutamenti nelle pratiche della concia delle pelli, dall’Antichità ad oggi: analisi delle tracce archeologiche e dei comportamenti”; 15, Alice Andrea Rappelli (università di Pisa) “La continuità nelle opere di estrazione e trasporto nei bacini lunensi-carraresi”; 15.20, discussione; 15.40, pausa caffè. TERZA SESSIONE: Il sacro nel tempo. Riflessioni su usi, costumi e pratiche rituali. Modera: prof. Jacopo Bonetto. 16, Samira Ranzato (università di Padova) “Il deposito votivo di Corte Lazise (Villabartolomea, VR). Le trasformazioni dei codici di autorappresentazione delle élites guerriere dell’area nord-padana tra ciclo storico delle terramare e sistema Frattesina”; 16.20, Marco Capurro (università di Napoli “L’Orientale”/università di Salerno) “Il culto di Zeus Agoraios nell’isola di Creta: un riesame delle attestazioni archeologiche ed epigrafiche ad oggi note”; 16.40, Ginevra Coppola (università di Bari “Aldo Moro”) “I costumi funerari come indicatori dei mutamenti nella società peucezia fra IV e III secolo a.C.”; 17, discussione.

Martedì 30 gennaio 2024. Sala Sartori – Palazzo Liviano. QUARTA SESSIONE: Paesaggi in trasformazione. Lettura delle dinamiche di continuità e discontinuità. Modera: prof. Jacopo Turchetto. 9, Mirta Schievano (università di Padova) “Continuità e discontinuità nell’ambito dell’analisi del fenomeno dei siti rifugio del TMIIIC nella baia di Mirabello a Creta”; 9.20, Eleonora Franco (università di Milano) “Il regno Seleucide nella piana di Erbil: elementi di continuità e discontinuità nell’occupazione del territorio”; 9.40, Federico Quintarelli (università di Padova) “Il ruolo della Memoria e la percezione dell’Antichità nella Periegesi di Pausania”; 10, Alessandra Sorrenti (università di Roma “La Sapienza”) “Otricoli (TR) e la romanizzazione della media valle tiberina. Continuità e discontinuità tra record archeologico e fonti storiche”; 10.20, Lorenzo Balzerani (università di Roma “La Sapienza”), Ada Ioana Rabita (università di Roma “Tor Vergata”) “La Via Amerina e l’Agro Falisco: storia e memoria attraverso una strada antica”; 10.40, Rossella Megaro (università di Pisa) “C’era una volta…. Trasformazioni geoambientali tra le paludi di Bientina e Fucecchio”; 11, discussione; 11.20, pausa caffè. QUINTA SESSIONE: Analizzare le alterazioni. Strumenti, metodologie e approcci multidisciplinari. Modera: prof.ssa Margarita Gleba. 11.40, Antonina Mafodda (università di Padova) “Favorire la continuità di vita dei resti osteodentari. Case study: gli inumati del Pio”; 12.20, Alessia Galbusera, Martina Trevisan (università di Padova) “Alterazioni e persistenze nell’osso umano combusto: approcci macro e microscopici allo studio bioarcheologico della necropoli di La Cona (I sec. a.C. – I sec. d.C.)”; 12.40, Vittorio Petrella (università di Padova) “L’evoluzione storico-architettonica del Ponte della Badia a Vulci: uno studio di continuità/discontinuità applicato alle architetture antiche”; 13, pausa pranzo; 14.30, Giulio Alberto Da Villa (università di Padova) “Discontinuità nel record ceramico del Tempio romano di Nora: implicazioni per l’interpretazione archeologica”; 14.50, Angelica Gabrielli (università di Verona) “Le restituisco pertanto la memoria: la Villa dei Mosaici di Negrar e il carteggio De Stefani”; 15.10,  discussione; 15.30, conclusione e saluti finali.

Bibione. Visita guidata con scavo in corso alla villa romana di Mutteron dei Frati. Progetto di indagine e obiettivi da raggiungere dagli archeologi delle università di Ratisbona (Regensburg) e Padova

bibione_villa-romana-mutteron-dei-frari_visita-agli-scavi_locandinaUn’occasione da non perdere. A tre settimane dalla ripresa delle ricerche archeologiche da parte dei team delle università di Ratisbona (Regensburg) e Padova alla villa romana di Mutteron dei Frati a Bibione, loc. Valgrande (Ve), ecco OPEN DAY: nel pomeriggio di sabato 25 marzo 2025, gli archeologi dei due atenei condurranno una visita guidata gratuita al sito della villa romana in corso di scavo. Durante la visita ci sarà la possibilità di vedere l’equipe al lavoro e di conoscere la storia del sito, tra racconti di vecchie e nuove scoperte archeologiche. È necessario prenotare chiamando l’ufficio I.A.T. di Bibione al numero 0431 444846. Orari inizio visite: 14.30, 15.30, 16.30 (3 turni). La visita dura 1 ora. Ritrovo al parcheggio ristorante Havana, via Baseleghe 2, Bibione (Ve). Lo scavo stratigrafico del sito di “Villa di Mutteron dei Frati” a Bibione (Ve), iniziato il 6 marzo 2023,  e che proseguirà fino a fine mese, rappresenta un unicum sia per il suo straordinario stato di conservazione, con strutture preservatesi in elevato anche fino a 2 metri di altezza, sia per le possibilità che offre alla ricerca. Lo scavo interessa una superficie di almeno 60 mq, indagata e documentata da un’equipe internazionale costituita da 20 archeologi, tra responsabili e studenti afferenti alle università di Regensburg (Germania) e Padova, con la supervisione di Alessandro Asta della Soprintendenza. Già lo scorso anno l’Istituto di Archeologia dell’università di Regensburg aveva portato a termine una prima campagna di scavi presso la villa di epoca romana ed ora continua con una seconda sessione di indagini, con la quale si punta a ottenere una mappa di anomalie potenzialmente ricollegabili a strutture presenti nel sottosuolo, così da individuare in modo più preciso l’area da scavare (vedi Bibione (Ve). Conclusa la prima campagna di scavi della villa romana marittima: il team italo-tedesco (università di Ratisbona e università di Padova) ha individuato nuovi ambienti dell’impianto di I sec. d.C. e un ampliamento di epoca tardoantica | archeologiavocidalpassato).

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Antica mappa con indicata l’ubicazione della villa romana del Mutteron dei Frati nella “Pigneda” (foto comune san michele al tagliamento)

La Villa di Mutteron dei Frati. L’esistenza del sito è nota fin dalla metà del Settecento. La sua rilevanza è stata segnalata a più riprese, prima dall’avvocato concordiese Dario Bertolini (inizi ‘800) e poi da Aulo Gellio Cassi (anni ’30 del Novecento), un latisanese a cui si deve il primo scavo nell’area del Mutteron dei Frati. Consapevole dell’eccezionalità della scoperta, nel corso degli anni Novanta del secolo scorso la Soprintendenza Archeologica del Veneto ha intrapreso una nuova campagna di scavi che ha messo in luce e reso parzialmente visibili alcuni ambienti decorati della villa. L’interesse per il sito non è mai venuto meno, ma, come spesso accade, la mancanza di risorse non ha consentito la prosecuzione delle attività. Qualche anno fa, però, rispolverando la questione in un momento favorevole per la straordinaria coincidenza di interessi, opportunità e sensibilità, si è avviato un dialogo che ha portato oggi all’avvio di una nuova ed emozionante stagione di ricerche.

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6 marzo 2023: inizio seconda campagna di scavo alla villa romana del Mutteron dei Frati a Bibione (foto comune san michele al tagliamento)

Come procedono gli studi. Nella pineta della Valgrande, ai piedi dell’antica duna litoranea che interessa l’area, viene eseguita prima di tutto una campagna di prospezioni geofisiche su una superficie di circa 200 metri quadrati sita nelle immediate vicinanze dei resti della villa romana ancora in parte visibili che sono rappresentate da strutture murarie con affreschi parietali e pavimenti in mosaico. Con questa indagine si punta a ottenere una mappa di anomalie potenzialmente ricollegabili a strutture presenti nel sottosuolo, così da individuare in modo più preciso l’area da scavare. La superficie interessata dallo scavo stratigrafico viene indagata e documentata da un’equipe internazionale costituita da 20 archeologi, tra responsabili e studenti afferenti alle università di Regensburg e Padova. Tra gli specialisti coinvolti il direttore della ricerca, il prof. Dirk Steuernagel (università di Regensburg), affiancato dai direttori scientifici, Alice Vacilotto (università di Regensburg) e la prof. Maria Stella Busana (università di Padova), con la supervisione di Alessandro Asta (soprintendenza ABAP per l’Area metropolitana di Venezia). Responsabile per la documentazione di scavo sarà Lorenzo Cigaina (università di Regensburg), per le indagini geofisiche la prof. Rita Deiana (università di Padova) e per le ricerche geomorfologiche il prof. Alessandro Fontana (università di Padova). Nell’area ci si aspetta di mettere in luce ambienti finora sconosciuti che consentano di integrare la pianta ad oggi nota della villa, ma anche di recuperare dati che permettano di esprimersi con più precisione sull’epoca in cui è stata costruita e abitata, sulle dimensioni che doveva avere, sulla ricchezza dell’apparato decorativo, sui possibili proprietari, sulle attività economiche e produttive che dovevano svolgersi al suo interno, anche in rapporto alle risorse presenti nell’ambiente circostante e alla rete di contatti, via terra e via acqua, che doveva interessarla. In questa prospettiva di ricerca, che mira a delineare anche i caratteri del paesaggio antico di cui la villa era parte integrante, sempre nell’arco del 2023 si eseguiranno carotaggi, analisi sedimentologiche, palinologiche e ricognizioni archeologiche in estensione sia in Valgrande, sia nei territori alle spalle di quest’ultima, in una fascia indicativamente compresa tra il fiume Tagliamento a Est e il canale Nicesolo a Ovest. La volontà è quella di recuperare e fornire un’immagine del paesaggio del passato, da cui si evincano le forme dei luoghi e l’antico quadro insediativo-infrastrutturale, nonché economico, dei territori costieri di più di duemila anni fa. L’intenzione è infatti quella di organizzare da subito delle visite guidate del sito, già in occasione degli scavi, e momenti d’incontro in cui rendere pubblici i risultati e l’avanzamento delle ricerche.

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Foto satellitare da Google Earth con l’ubicazione della villa romana al Mutteron dei Frati (foto catalogo beni culturali / mic)

L’importanza del progetto. In termini di ricerca, un progetto di questo tipo è una grande opportunità di conoscenza, sia per il sito direttamente interessato dall’indagine, la villa di Mutteron dei Frati, sia più in generale per la ricerca specialistica riguardante l’architettura, le produzioni, i commerci e il paesaggio d’epoca romana. L’idea progettuale si è concretizzata grazie alla collaborazione tra l’Institut für Klassische Archäologie dell’università di Regensburg, il dipartimento di Beni culturali (dBC) e il dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova, all’interesse e al continuo sostegno da parte della soprintendenza ABAP per l’Area metropolitana di Venezia, alla disponibilità, all’interesse e al sostegno della famiglia Ferri De Lazara e di Gianni Carrer e al contributo essenziale della DFG – Deutsche Forschungsgemeinschaft, l’organizzazione pubblica tedesca per la promozione scientifica che ha creduto e finanziato questo progetto di ricerca. Le indagini in programma porteranno auspicabilmente alla scoperta di nuove strutture, rivelando poco per volta la pianta e l’estensione della villa, l’articolazione degli spazi residenziali e produttivi, ma faranno anche luce su aspetti storici, economici, bacini di approvvigionamento dei materiali, sulla particolare fisionomia del paesaggio circostante, di terra e d’acqua, come pure sulla rete dei traffici (fluviali, endolagunari e marittimi) che dovevano animare la fascia costiera altoadriatica in età romana. I numerosi dati raccolti e studiati porteranno a una miglior comprensione delle modalità insediative della fascia costiera e a meglio interpretare altri contesti solo parzialmente noti, contribuendo al contempo a delineare il quadro insediativo, economico e paesaggistico del Veneto Orientale in epoca romana. Lo scavo della villa e la ricerca nei territori circostanti restituiranno alla comunità e ai turisti che ogni anno si riversano sulle spiagge di Bibione racconti dal passato e nuove occasioni di visita, accrescendo l’offerta della località balneare di nuovi punti di interesse storico-archeologico.

Bibione (Ve). Conclusa la prima campagna di scavi della villa romana marittima: il team italo-tedesco (università di Ratisbona e università di Padova) ha individuato nuovi ambienti dell’impianto di I sec. d.C. e un ampliamento di epoca tardoantica

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Una fase dello scavo archeologico della villa romana marittima di Bibione (Ve) al Mutteron dei Frati (foto Universität Regensburg-Institut für Klassische Archäologie / Dirk Steuernagel)

Nei mesi di marzo e aprile 2022 l’Istituto di Archeologia dell’università di Ratisbona (Regensburg) ha portato a termine una prima campagna di scavi di una villa di epoca romana a Bibione (Ve). Con la concessione del ministero della Cultura e in stretto accordo con la soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Venezia e per le Province di Belluno Padova e Treviso, gli archeologi di Ratisbona hanno collaborato sul campo con i colleghi dell’università di Padova. Il team italo-tedesco, sotto la guida del prof. Dirk Steuernagel, ha potuto così individuare nuovi ambienti pertinenti al primo impianto della residenza romana, databile agli inizi del I secolo d.C., e ad un ampliamento di epoca tardoantica. Sono emersi dunque nuovi risultati soprattutto riguardo al periodo tardoantico, in cui l’impianto residenziale non solo continuò ad essere abitato ma fu pure ingrandito. Le indagini di scavo sono durate tre settimane (dal 21 marzo all’8 aprile 2022). Decisivo per la realizzazione degli scavi è stato anche il generoso sostegno logistico dei proprietari e dell’affittuario della tenuta Valgrande. Gli scavi hanno interessato un’area di circa 40 mq, aperta a lato di un settore della villa già noto e parzialmente visibile.

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Visualizzazione 3D dello scavo archeologico della villa romana marittima di Bibione (Ve) al Mutteron dei Frati, visto da sudest (foto Universität Regensburg-Institut für Klassische Archäologie / Alice Vacilotto)

La villa sorgeva sul fianco meridionale di un’antica duna di sabbia (il “Mutteron dei Frati”), probabilmente risalente all’epoca preistorica. Essa venne realizzata dunque in prossimità dell’antica costa dell’Adriatico, mentre l’odierna spiaggia di Bibione, formatasi nei secoli successivi, dista varie centinaia di metri. La villa prosperò verosimilmente grazie alle risorse del mare, in particolare con la pesca e l’allevamento di pesci, come sembra indicare peraltro il ritrovamento di pesi di terracotta per le reti. Le imponenti strutture murarie, realizzate in pietra del Carso e di Aurisina e il lussuoso arredo delle stanze, decorate da affreschi e mosaici, testimoniano allo stesso tempo le elevate possibilità economiche dei proprietari. La villa di Bibione offre quindi importanti informazioni riguardo all’insediamento di età romana nella regione nord-adriatica.

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Visualizzazione 3D dello scavo archeologico della villa romana marittima di Bibione (Ve) al Mutteron dei Frati, visto da sudovest (foto Universität Regensburg-Institut für Klassische Archäologie / Alice Vacilotto)

Il sito era già noto da molto tempo. Le prime menzioni di scoperte archeologiche fortuite si hanno nel Settecento. In seguito, furono intrapresi scavi a più riprese, diretti dall’allora soprintendenza Archeologica del Veneto, tuttavia senza mai riuscire a indagare sistematicamente l’intero complesso inserendolo nel suo ambiente naturale antico e nel quadro delle floride attività economiche e commerciali di allora. Proprio a tale scopo gli archeologi di Ratisbona e di Padova hanno ora elaborato un esteso programma di ricerca che coinvolge anche esperti di geologia, geografia e scienze naturali. Insieme alla soprintendenza ABAP per l’Area metropolitana di Venezia, si è cominciato già nel 2018 a rilanciare le ricerche sulla villa marittima condividendo i dati archeologici disponibili, riprendendo le questioni aperte e sviluppando nuove prospettive anche per la possibile valorizzazione futura del sito nella cornice naturalistica di grande pregio della Valgrande. Nel corso di due anni, si sono svolte indagini preliminari di diverso tipo, tra l’altro prospezioni geofisiche e primi saggi di scavo, dirette dalla Soprintendenza.

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Pesi di terracotta per reti da pesca dallo scavo archeologico della villa romana marittima di Bibione (Ve) al Mutteron dei Frati (foto Universität Regensburg-Institut für Klassische Archäologie / Francesca Pandolfo)

Nel novembre 2021, una squadra italo-tedesca, coordinata dalla prof. Maria Stella Busana dell’università di Padova, ha condotto ricognizioni archeologiche nell’entroterra della villa, nel Comune di San Michele al Tagliamento, individuando altri siti frequentati in epoca romana e studiando i materiali raccolti per meglio definire la loro cronologia e funzione. Nello stesso periodo, i geofisici di Padova hanno svolto sotto la direzione della prof. Rita Deiana nuove prospezioni geoelettriche, che hanno aiutato a identificare le aree poi interessate dallo scavo. Per proseguire le ricerche gli archeologi di Ratisbona hanno fatto richiesta di finanziamento presso la principale istituzione tedesca preposta alla promozione della ricerca scientifica.

Padova. Per VenetoNight-Notte della Ricerca il progetto interdipartimentale “CArD 3D – Carta Archeologica Digitale per la Regione Veneto” presenta la prima WebApp archeologica della Regione Veneto: due laboratori, un’escursione archeologica di Padova romana, un webinar

Il progetto interdipartimentale “CArD 3D – Carta Archeologica Digitale per la Regione Veneto”, coordinato dal Dipartimento dei Beni Culturali dell’università di Padova (resp. scient. Maria Stella Busana) e finanziato dalla Regione Veneto mediante il programma POR FSE 2014-2020, parteciperà all’evento VenetoNight, Notte della Ricerca, che si terrà a Padova venerdì 24 settembre 2021 (https://venetonightpadova.it/). VenetoNight è una manifestazione annuale in cui le ricercatrici e i ricercatori dell’Università incontrano i cittadini per raccontare e vivere assieme la scienza e la ricerca. Nel quadro dell’evento, il progetto CArD 3D presenterà la prima WebApp archeologica della Regione Veneto, www.card3d.org, con alcune attività aperte al pubblico: due laboratori di mezz’ora, alle 16.55 e alle 17.45 alla postazione Beato Pellegrino (link per prenotare); una escursione archeologica di Padova romana, dalle 17.30 alle 19.30, in collaborazione con Studio D, con partenza da Palazzo Maldura (link per prenotare). La partecipazione al Webinar “Smart cities e mobilità sostenibile”, dalle 17 alle 18 (link per partecipare). Ricordiamo che per partecipare a tutti gli eventi in presenza dell’edizione 2021 di Venetonight sarà necessario mostrare il Green Pass all’ingresso.

“CArD 3D: la prima WebApp archeologica della Regione Veneto”. Complesso Beato Pellegrino, via Vendramini 13, Padova. Orario: 16.55-17.45, 10 posti disponibili. Orario: 17.45 – 18.35, 16 posti disponibili. Il progetto interdipartimentale CArD 3D, finanziato dal FSE, ha portato alla creazione di una WebApp per la conoscenza e la fruizione del patrimonio archeologico regionale ricostruito in 3D. Per i siti finora mappati vengono proposte visioni tridimensionali, brevi testi descrittivi e documentazione multimediale (fotografie, video), al fine di rendere più completo ed emozionante il viaggio virtuale nella storia invisibile del nostro territorio.

“Piccolo tour antico: viaggio archeologico nella Padova romana”. Palazzo Maldura, piazzetta Gianfranco Folena 1, Padova. Orario: 17-30 – 20, posti esauriti. Visita immersiva nella Padova romana con una guida d’eccellenza che ci accompagna a scoprire i più importanti monumenti archeologici della città, alternando racconti storici a visioni tridimensionali, mediante l’utilizzo della prima WebApp archeologica del Veneto CArD 3D. Dal suburbio settentrionale della Patavium romana, sede di uno dei più vasti sepolcreti della città, si raggiunge l’anfiteatro, luogo degli antichi ludi gladiatori, prima di giungere nel cuore pulsante della vita cittadina: l’area del foro e il vicino porto fluviale affacciato al corso del fiume Meduacus. Un viaggio nel tempo, accompagnati da modelli 3D, fotografie d’epoca e piante della città tutte da esplorare. Un’occasione unica per vedere la città con occhi diversi e testare in anteprima l’applicativo CArD 3D. Punto di partenza di questo tour esperienziale è Palazzo Maldura, che cela al suo interno un sito tutto da scoprire. Aperitivo finale presso le Piazze offerto dal Progetto CArD 3D.

“Smart cities e mobilità sostenibile”, ore 17-18, on line: Zoom https://unipd.zoom.us/j/82527306876. Nel comune ambito della digitalizzazione e della città del futuro, nel corso dell’evento verranno presentate diverse tematiche che possono essere analizzate dal punto di vista economico-finanziario, facendo riferimento a progetti in corso in cui è coinvolto il dipartimento di Scienze economiche e aziendali, tra cui il progetto CArD 3D.

Al museo civico di Montebelluna “Archeologia del territorio a Montebelluna”: giornata di studi archeologici dalla mostra “Sapiens. Da cacciatore a cyborg” dopo un’impegnativa campagna di studi sulle nuove scoperte archeologiche del territorio e la revisione delle collezioni nei depositi. Webinar gratuito su Zoom

Archeologia del territorio a Montebelluna: giornata di studi archeologici dalla mostra “Sapiens. Da cacciatore a cyborg”, a cura di Emanuela Gilli e Benedetta Prosdocimi. Evento on line organizzata dal museo civico di Montebelluna (Tv) insieme alla competente soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per parlare di archeologia, ricerca, tutela e valorizzazione. Partner scientifici: università di Padova – Dipartimento di Beni Culturali; università di Ferrara – Dipartimento di Studi Umanistici; università Ca’ Foscari Venezia – Dipartimento di Studi Umanistici; università di Verona – Dipartimento di Culture e Civiltà. Tutto questo grazie alla mostra “Sapiens. Da cacciatore a cyborg” allestita al Museo Civico di Montebelluna dopo un’impegnativa campagna di studi sulle nuove scoperte archeologiche del territorio e la revisione delle collezioni nei depositi. Appuntamento mercoledì 31 marzo 2021, mattino: 10.15-12.30 / pomeriggio: 16.30-18.30. Webinar gratuito su piattaforma Zoom. È possibile iscriversi ad entrambe le sessioni oppure ad una soltanto. Iscrizione obbligatoria a info@museomontebelluna.it oppure chiamando lo 0423300465. PROGRAMMA. Ore 10.15: Apertura dei lavori e saluti istituzionali, interviene Fabrizio Magani soprintendente ABAP-Ve-Met; ore 10.30-12.30 | SESSIONE 1 – Pre-Protostoria: “Valorizzare il patrimonio tra tutela, ricerca e comunicazione. Il caso della mostra Sapiens. Da cacciatore a cyborg” con Emanuela Gilli (museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna), Benedetta Prosdocimi (soprintendenza ABAP-Ve-Met) e Giorgio Vaccari (museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna). “Art Bonus per lo studio delle collezioni litiche preistoriche del museo civico di Montebelluna” con Nicolò Scialpi (università di Ferrara), Marco Peresani (università di Ferrara). “L’indagine di strutture con indicatori di attività artigianale dell’Età del ferro a Montebelluna-Via Mercato Vecchio” con Veronica Groppo archeologa, Gaspare De Angeli archeologo, Paolo Reggiani (Paleostudy). “Lo studio della tomba 410 dell’Età del Ferro dalla necropoli di Montebelluna-Posmon. Dati archeologici e antropologici a confronto” con Benedetta Prosdocimi funzionario archeologo SABAP-Ve-Met, Nicoletta Onisto antropologa. Ore 16:30-18:30 | SESSIONE 2 – Età Romana: “Montebelluna, una società multiculturale: il caso delle spade celtiche da tombe romane dalla necropoli di Posmon” con Pier Giorgio Sovernigo archeologo. “Microstorie di romanizzazione. Lo studio della tomba 304 dalla necropoli di Montebelluna-Posmon” con Claudia Casagrande archeologa, Giovannella Cresci Marrone (università Ca’ Foscari Venezia), Anna Marinetti (università Ca’ Foscari Venezia), Nicoletta Onisto archeologo (antropologo) professionista, e Michele Asolati (università di Padova). “La fucina romana di Montebelluna. Dallo scavo alla ricostruzione virtuale” con Maria Stella Busana (università di Padova), Denis Francisci (università di Padova), Emanuel Demetrescu (istituto di Scienze del Patrimonio Culturale-CNR). “Nuovi dati sul centro romano di Montebelluna. Il fondo Amistani a Mercato Vecchio” con Attilio Mastrocinque (università di Verona), Luca Arioli archeologo, e Alfredo Buonopane (università di Verona).

Artigiani nel mondo romano: a Montebelluna (Tv) vengono presentate le novità dagli scavi dell’opificio della prima età imperiale curati dall’università di Padova e dalla soprintendenza all’interno del giardino archeologico di Posmon

L’opificio della prima età imperiale nel giardino archeologico di Posmon di Montebelluna (Tv)

L’archeologo Leonardo Bernardi

L’archeologa Maria Stella Busana

È passato un anno, era il 13 maggio 2017, da quando è stato inaugurato il giardino archeologico di Posmon di Montebelluna, in provincia di Treviso: area destinata a parco pubblico dove sono conservati, interrati, i resti di un edificio romano della prima età imperiale (I-II secolo d.C.). E proprio sull’importante edificio artigianale di età romana di via Cima Mandria l’interesse è sempre più vivo. Per questo mercoledì 9 maggio 2018, alle 20.30, all’auditorium della Biblioteca comunale di Montebelluna, in largo Dieci martiri a Montebelluna (TV), è stata organizzata la conferenza di archeologia  “Artigiani nel mondo romano. Novità dagli scavi del sito archeologico di Posmon (Montebelluna-TV)”, a cura di Maria Stella Busana e Leonardo Bernardi (dipartimento dei Beni Culturali dell’università di Padova), in cui verranno presentati i risultati delle analisi sulle strutture e sui materiali attualmente in corso da parte dell’équipe dell’ateneo patavino che ha condotto gli scavi archeologici sotto la co-direzione scientifica dell’allora soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto.

Gli scavi archeologici dell’opificio del I-II sec. d.C. a Posmon di Montebelluna

Gli scavi sono stati condotti, tra il 2007 e il 2010, dall’università di Padova sotto la co-direzione scientifica dell’allora soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, nell’ambito del Progetto Archeogeo Montebelluna, nato su impulso del Comune di Montebelluna, e sostenuto economicamente da Fondazione Cassamarca, per la realizzazione della carta geomorfologica e archeologica del territorio comunale. Il giardino archeologico si inserisce nella ricchissima realtà archeologica di Posmon, sito da tempo noto per numerose scoperte occasionali di corredi funerari. Diverse campagne di scavo, svolte a più riprese dagli anni ’60 fino al 2014, hanno messo in luce straordinarie testimonianze archeologiche di età preromana e romana, al momento conservate, e in parte esposte, nel museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna.

La locandina della conferenza “Artigiani nel mondo romano. Novità dagli scavi del sito archeologico di Posmon”

Logo del museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna

Nella conferenza “Artigiani nel mondo romano. Novità dagli scavi del sito archeologico di Posmon (Montebelluna-TV)” saranno illustrate le indagini interdisciplinari volte a ricostruire le caratteristiche architettoniche del complesso e a definire la funzione degli ambienti e delle installazioni, inserendoli in un più ampio panorama di studi sull’artigianato di età romana. La conferenza, organizzata dal Comune di Montebelluna-Museo Civico nell’ambito dell’Anno europeo del patrimonio 2018, in collaborazione con l’università di Padova, è rivolta a tutti i cittadini e alla comunità scientifica per divulgare l’importante patrimonio di conoscenza che questo sito archeologico continua a fornire. “Quest’iniziativa”, interviene Emanuela Gilli, conservatore del museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna, “si collega a un più ampio progetto di valorizzazione del sito archeologico di Posmon che, oltre a comprendere nel giardino archeologico specifiche attività educative rivolte alle scuole e altre attività per la cittadinanza, prevede anche un nuovo allestimento nella sezione archeologica del museo civico”. E il sindaco Marzio Favero: “Questo ulteriore contributo di approfondimento scientifico sull’opificio di Posmon in relazione agli studi che si stanno compiendo sull’artigianato romano dell’epoca è un altro frutto della collaborazione fortemente voluta dalla direttrice del museo, Monica Celi, con la soprintendenza Archeologica e l’università, ed è reso possibile dalla nostra conservatrice, Emanuela Gilli, che si propone come interlocutore qualificato nei confronti delle più importanti istituzioni che si occupano di archeologia in Veneto e in Italia”.