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Rovigo. A Palazzo Roncale, l’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive”: novità sul progetto di ricerca e valorizzazione di alcune aree archeologiche in provincia di Rovigo sostenuto dalla Fondazione Cariparo. Ecco il programma

rovigo_palazzo-roncale_convegno-archeologia-in-polesine-progetti-in-corso-novità-prospettive_locandinaSabato 1° febbraio 2025, alle 9, a Palazzo Roncale a Rovigo, la Fondazione Cariparo ospita l’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive” che presenterà risultati e prospettive del progetto di ricerca e valorizzazione di alcune aree archeologiche di grande rilievo situate in provincia di Rovigo. Un progetto ambizioso, sostenuto dalla Fondazione Cariparo, che vede coinvolti la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, l’università di Padova, l’università Sapienza di Roma, l’università Ca’ Foscari di Venezia, la direzione regionale Musei nazionali Veneto, il CPSSAE di Rovigo e il Comune di Ariano nel Polesine. Un intervento che ha un forte valore scientifico e può contribuire alla valorizzazione culturale e turistica di tutta l’area polesana. L’ingresso è gratuito, fino ad esaurimento posti, previa registrazione al seguente link: https://fondazionecariparo.it/…/archeologia-in…/

IL PROGRAMMA. INTRODUZIONE. Alle 9, saluti istituzionali e introduzione alla giornata: Giuseppe Toffoli, vice presidente, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo; Andrea Rosignoli, soprintendente, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza; Daniele Ferrara, direttore, direzione regionale Musei nazionali Veneto. PROGETTI IN CORSO PER L’ARCHEOLOGIA IN POLESINE: 9.30, Paolo Bellintani, Andrea Cardarelli, Wieke De Neef, Paola Salzani, “Progetto Prima Europa – Frattesina e Grignano Polesine”; 9.50, Michele Cupitò, David Vicenzutto, Wieke De Neef, Paola Salzani, “Progetto Prima Europa – Villamarzana”; 10.10, Giovanna Gambacurta, Silvia Paltineri, Giovanna Falezza, “Progetto San Basilio: l’abitato etrusco”; 10.30, Jacopo Bonetto, Caterina Previato, Jacopo Turchetto, Wieke De Neef, Giovanna Falezza, “Progetto San Basilio: il vicus romano”; 10.50, pausa caffè. ARCHEOLOGIA PUBBLICA IN POLESINE: RICERCA E DIVULGAZIONE: 11.20, Raffaele Peretto, “Monitorare il territorio: gruppi archeologici attivi nella ricerca e il ruolo del CPSSAE”; 11.40, Enrico Maragno, “Quarant’anni di ricerche e divulgazione del Gruppo Archeologico di Villadose”; 12.10, Alberta Facchi, Marco Bruni, Maria Letizia Pulcini, “I Musei nazionali e locali: Adria, Fratta Polesine, San Basilio”; 12.30, Chiara Vallini, “Il Museo dei Grandi Fiumi oggi: eredità ed evoluzione”. PRESENTE E FUTURO DELL’ARCHEOLOGIA IN POLESINE: 12.50, Giovanna Falezza, Paola Salzani, “Archeologia in Polesine: dal presente al futuro”. Conclusione lavori.

Villamarzana (Ro). Open day agli scavi diretti da Michele Cupitò dell’università di Padova con visita guidata al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, allo scavo del sito protostorico e ai laboratori collegati allo scavo. Prenotazione obbligatoria

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Villamarzana: campagna 2024. Gli archeologi sono tornati sul sito protostorico (foto drm-veneto)

Anche per il prof. Michele Cupitò e il suo team dell’università di Padova è arrivato il momento di aprire le porte dello scavo del sito protostorico di Villamarzana (Ro) a cittadini e interessati: c’è l’Open day 2024, esempio di archeologia pubblica all’interno del progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine” finanziato dalla Fondazione Cariparo e coordinato dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. Un’occasione unica per curiosi, appassionati di storia, archeologia, territorio che vedrà questa volta protagonisti gli scavi di Villamarzana, dove stanno intervenendo studenti e ricercatori dell’università di Padova, diretti dal professor Michele Cupitò.

villamarzana_open-day-2024_locandinaL’appuntamento è per mercoledì 18 settembre 2024 alle 13.50 al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, barchessa nord di Villa Badoer, in via Giovanni Tasso 1. Dalle 14 alle 15.30 visita guidata al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine con la direttrice del museo, Maria Letizia Pulcini, e il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova. Dalle 15.45 alle 16.45 visita guidata allo scavo in corso nel sito di Villamarzana con Paola Salzani, della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, con il prof. Michele Cupitò, David Vicenzutto e Claudio Bovolato dell’università di Padova. Infine, tra le 17 e le 17.45, visita guidata ai laboratori collegati allo scavo con Veronica Gallo, Cristina Ambrosini dell’università di Padova e Maria Sofia Manfrin dell’università di Milano. Presente per l’occasione anche Giuseppe Toffoli, vice presidente vicario della Fondazione Cariparo, che porterà ai partecipanti i saluti dell’ente.

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Un momento della campagna di scavo 2024 a Villamarzana (foto drm-veento)

Si ricorda che per partecipare è richiesta la prenotazione obbligatoria, fino ad esaurimento del numero massimo di posti disponibili, e che gli spostamenti tra Fratta Polesine e Villamarzana avverranno esclusivamente con mezzi propri. Si invitano inoltre i visitatori ad indossare indumenti e scarpe comodi per accedere al laboratorio e agli scavi. Per prenotazioni ed informazioni, è possibile contattare il museo archeologico nazionale di Fratta Polesine al numero di telefono 0425 668523 o all’indirizzo e-mail drm-ven.museofratta@cultura.gov.it. Il costo del biglietto di accesso al museo è di 2 euro.

Fratta Polesine (Ro). Ecco gli Open Day allo scavo di Frattesina: “Progetto prima Europa. La protostoria del Polesine.  Scavi aperti a Frattesina 2024”. Visita guidata all’Archeologico nazionale; approfondimenti su reperti da vecchi e nuovi scavi; visita allo scavo

fratta-polesine_Open-Day-Frattesina_programma_locandinaA tu per tu con gli archeologi. È passato poco più di una settimana (2 settembre 2024) dalla ripresa degli scavi archeologici nel sito di Frattesina di Fratta Polesine ed è già tempo di Open Day 2024 che permettono al grande pubblico di incontrare gli archeologi impegnati nelle ricerche nell’insediamento che, tra la fine dell’età del Bronzo e l’inizio dell’età del Ferro, costituiva un importante centro di produzione e scambio in Europa e in tutto il Mediterraneo. Mercoledì 11 settembre e mercoledì 2 ottobre 2024 sono organizzati infatti due eventi di archeologia pubblica dal titolo “Progetto prima Europa. La protostoria del Polesine.  Scavi aperti a Frattesina 2024” per vedere da vicino le attività di scavo e conoscere le ultime novità e le prospettive future direttamente dai responsabili dello scavo.

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Campagna 2023 a Frattesina: la fornacetta alla fine dello scavo (foto graziano tavan)

La campagna archeologica di quest’anno è dedicata in particolar modo allo scavo della fornacetta individuata nel 2023, probabilmente dedicata alla produzione di vetro, oltre ad indagare alcuni aspetti rimasti ancora da chiarire sul villaggio e sulle sue attività. Gli scavi sono condotti dal dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza università di Roma e il CPSSAE Rovigo, nell’ambito del progetto “Prima Europa. La protostoria del Polesine” finanziato dalla Fondazione Cariparo e coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza in sinergia con il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine e il Comune di Fratta Polesine.

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Open day 2023 sullo scavo di Frattesina di Fratta Polesine (foto drm-veneto)

Il programma delle giornate prevede: ore 15.30-16.30, visita guidata al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine con la direttrice del museo, Maria Letizia Pulcini, Andrea Cardarelli (Sapienza università di Roma) e Paolo Bellintani (Cpssae Rovigo) responsabili dello scavo di Frattesina. Ore 16.30-17.30, “Alla scoperta dei reperti dai vecchi e nuovi scavi” con Costanza Paniccia e Alessia Bovio, Sapienza università di Roma, e Ivana Angelini, università di Padova. Ore 17.30-18.30, visita allo scavo di Frattesina con Andrea Cardarelli e Paolo Bellintani. All’evento sarà, infine, presente anche un rappresentante della Fondazione Cariparo. Ritrovo alle 15.30, al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, barchessa nord di Villa Badoer, via Giovanni Tasso 1. Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti (MAX 35 PERSONE). Info e prenotazioni allo 0425668523 o via e-mail drm.ven-museofratta@cultura-gov-it. Biglietto d’ingresso al museo Archeologico nazionale a 2 euro. I partecipanti dovranno provvedere allo spostamento con mezzi propri.

Campagna 2024 nel sito protostorico di Villamarzana (Ro) nell’ambito del progetto Prima Europa: anticipazioni e obiettivi. Ne parlano ad “archeologiavocidalpassato.com” il direttore dello scavo, prof. Michele Cupitò; il direttore del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, Maria Letizia Pulcini; e il sindaco d Villamarzana, Daniele Menon

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Villamarzana: campagna 2024. Gli archeologi sono tornati sul sito protostorico (foto drm-veneto)

Gli archeologi dell’università di Padova sono tornati a Villamarzana per la seconda campagna di scavo e ricerche nel sito protostorico, “aperta” ufficialmente nella serata di presentazione “3000 anni fa a Villamarzana. Risultati degli scavi 2023 e prospettive 2024” il 3 settembre 2024 al teatro parrocchiale di Villamarzana, organizzata nell’ambito del Progetto “Prima Europa. Protostoria del Polesine” sostenuto dalla fondazione Cariparo (vedi Al via l’edizione 2024 del progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine”: già aperto lo scavo di Frattesina, e a Villamarzana (lo scavo dal 9) conferenza sui risultati 2023 e le prospettive 2024. Già programmati gli Open Day con visita al museo Archeologico di Fratta Polesine e poi sul cantiere di scavo | archeologiavocidalpassato). E gli obiettivi della campagna 2024 sono ambiziosi, come spiega il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova, direttore dello scavo di Villamarzana, ad archeologiavocidalpassato.com. C’è innanzitutto la necessità di raccogliere nuovi dati per capire meglio le trasformazioni che hanno caratterizzato il X sec. a.C. anche il Medio Polesine con la nascita del sito di Villamarzana nel Sistema Medio Polesine. E poi capire meglio l’organizzazione – urbanistica e quindi socio-economica – del sito, se sia composto da due nuclei distinti ma collegati o se sia stato un unico grande agglomerato. A seguire lo sviluppo delle ricerche, con la comunicazione e la divulgazione, ci penserà anche quest’anno il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (Ro) come conferma ad archeologiavocidalpassato.com la direttrice Maria Letizia Pulcini. Per il Comune di Villamarzana è l’occasione per conoscere meglio la propria storia e le proprie origini e avere l’opportunità di “vivere” in diretta l’archeologia sul campo: ne è convinto il sindaco Daniele Menon che lo conferma ad archeologiaviocidalpassato.com.

“Oggi è il 3 settembre 2024 e possiamo considerare che questa giornata – spiega Michele Cupitò – sia l’avvio della seconda campagna di scavo nel sito di Villamarzana nell’ambito del progetto “Prima Europa”, progetto coordinato dalla soprintendenza per le province di Verona Rovigo e Vicenza e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Siamo al secondo anno, appunto: quindi è una prosecuzione di quanto abbiamo avviato già nell’inverno 2022. Gli obiettivi di questa campagna sono innanzitutto approfondire gli aspetti che abbiamo già sondato nello scorso anno. In particolare – con la giornata di oggi (3 settembre, ndr) – abbiamo già ampliato il settore di scavo. Riteniamo di poter identificare un edificio la cui funzione ancora non è chiara. Potrebbe essere un’abitazione, potrebbe essere una struttura di carattere produttivo, ma databile sempre al X sec. a.C., momento nel quale sappiamo il Medio Polesine ha un momento di trasformazione fondamentale con appunto la nascita del grande sito di Villamarzana e la nascita di quello che ora possiamo effettivamente chiamare Sistema Medio Polesine.

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Tavola sull’assetto del popolamento tra Adige e Po tra Bronzo finale 3 e primo Ferro (foto dbc-pd)

“Un secolo, il X, particolarmente problematico – sottolinea Cupitò -, nel senso che è meno noto rispetto ai secoli precedenti. In questo territorio, ma più in generale in Europa, in Italia e nel bacino del Mediterraneo, rappresenta un momento di grandissima trasformazione. Grandissima trasformazione dalla Grecia all’Europa, ma anche per l’area polesana, proprio perché rappresentava uno snodo fondamentale nei traffici che collegavano l’area alpina e l’area europea con l’Adriatico e il resto dell’Italia, si configura come un momento chiave.

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Gli straordinari frammenti di ceramica di tipo protogeometrico dell’Italia sud-orientale, in particolare della Puglia, rinvenuti nel sito protostorico di Villamarzana: prima e dopo il restauro (foto dbc-pd)

“Lo scavo di Villamarzana quindi intende inserire dei tasselli maggiori – assicura Cupitò – per comprendere questo momento particolarmente complicato, particolarmente complesso, ma particolarmente importante dal punto di vista delle trasformazioni di carattere economico, socio-politico, commerciale. Già l’anno scorso con il rinvenimento di alcuni straordinari frammenti di ceramica di tipo protogeometrico, probabilmente prodotta o comunque legata alle produzioni dell’Italia sud-orientale, in particolare della Puglia, avevamo compreso come in questo momento problematico – come detto – il Medio Polesine era ancora un sistema estremamente attivo, estremamente fiorente. E quindi il nostro obiettivo di quest’anno è approfondire e inserire dei dati per comprendere questo aspetto. Anche perché questo aspetto prelude – e quindi i dati che riusciremo a considerare, a recuperare, saranno fondamentali in questo senso – all’inizio del IX secolo a.C. quando il sistema, fiorente per almeno tre secoli, implode. E come tutti i collassi di sistema dobbiamo ed è interessante comprenderne le ragioni.

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Prospezioni geofisiche a Villamarzana: in rosso le ricerche 2022, in giallo quele 2023. Rimane un tassello da studiare per il 2024 (foto dbc-pd)

“Sul piano operativo – continua Cupitò – procederemo come l’anno scorso, quindi con un impianto estremamente interdisciplinare, dalla geo-archeologia all’archeobotanica all’archeozoologia già direttamente sullo scavo. Ed estenderemo l’area di indagine dello scavo per comprendere in maniera più dettagliata la struttura, l’organizzazione del sito, quindi la planimetria, l’urbanistica di questo grande insediamento, ma proseguiremo anche con le prospezioni magnetometriche condotte dalla collega Wieke de Neef dell’università di Bamberg soprattutto analizzando il segmento che unisce i due settori che abbiamo indagato per comprendere – aspetto estremamente importante – se questo sito – come apparirebbe dalle evidenze di superficie – è un insediamento costituito da nuclei separati ma ovviamente parte di un unico sistema oppure se è un unico grande insediamento.

villamarzana_sito-protostorico_obiettivi-2024_foto-dbc-pd“Importanti saranno anche le collaborazioni che abbiamo già avviato l’anno scorso, in particolare per quel che riguarda gli aspetti geo-morfologici, sedimentologici, con il prof. Cristiano Nicosia del dipartimento di Geoscienze di Padova perché in questo momento chiave, e soprattutto per la comprensione delle ragioni dell’implosione del sistema, è estremamente utile – conclude Cupitò – per capire se e quanto le trasformazioni di carattere ambientale, di carattere paleoidrografico (ricordiamoci che nell’Età del Ferro il Po di Adria cambia completamente corso e quindi scardina completamente i sistemi che si erano avviati nelle fasi precedenti) hanno avuto un peso oppure se – e sicuramente è anche così – hanno avuto un ruolo importante determinante anche quelle trasformazioni radicali sotto il profilo politico e socio-economico di cui vi ho parlato in precedenza”.

fratta-polesine_archeologico_settembre-al-museo-2024_locandinafratta-polesine_archeologico_laboratorio-archeologia-in-barattolo_locandina“Ricominciamo. Siamo tutti molto emozionati per questa ripresa. E il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine – spiega Maria Letizia Pulcini – si occuperà delle attività di comunicazione e di valorizzazione sia per gli scavi di Frattesina che per gli scavi di Villamarzana, ovviamente in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, con le università – la Sapienza di Roma e l’università di Padova – e il CPSSAE di Rovigo. Stiamo già iniziando a muoverci sia sui nostri canali social sia con i comunicati stampa. Sia la stampa scritta che i giornali online stanno già rispondendo positivamente e stasera, appunto, 3 settembre c’è il primo degli eventi organizzato dal Comune di Villamarzana ma a cui noi partecipiamo proprio in virtù di questa rete di collaborazione di cui andiamo molto fieri. E poi a seguire ci saranno gli Open Day, ci sarà un’attività con i bambini prevista per sabato 7 settembre proprio per spiegare ai bambini con questo laboratorio ludico-didattico a cura di Scatola Cultura per spiegare ai bambini cos’è uno scavo archeologico. Ci sarà quindi una simulazione di scavo archeologico e costruiranno la loro stratigrafia in barattolo. Quindi quest’anno abbiamo pensato agli adulti ma anche ai visitatori più giovani proprio per avvicinarli all’archeologia e in particolar modo all’archeologia del Polesine. Seguiteci tutti. Così sarete aggiornati sulle novità di entrambi gli scavi di Frattesina e Villamarzana”.

“Sono il sindaco di Villamarzana. Per noi come comunità – sottolinea Daniele Menon – è molto importante questa serie di scavi archeologici che durano da anni ma in particolare lo scavo che c’è stato l’anno scorso e quello che faremo quest’anno perché permettono di scoprire quello che era la storia del nostro paese e le nostre origini. È un’opportunità che Villamarzana ha anche nel riscoprire quella che è l’attività dell’archeologo, perché ci saranno degli Open Day che permetteranno a tutti i cittadini a chi vuol vedere di seguire quello che è lo scavo in prima persona e quindi io penso che sia una cosa molto positiva e che ne valga la pena anche seguirla e anche partecipare alle varie attività che ci saranno nel corso di questo mese”.

Al via l’edizione 2024 del progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine”: già aperto lo scavo di Frattesina, e a Villamarzana (lo scavo dal 9) conferenza sui risultati 2023 e le prospettive 2024. Già programmati gli Open Day con visita al museo Archeologico di Fratta Polesine e poi sul cantiere di scavo

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Sito ptotostorico di Frattesina: inizio dello scavo delal campagna 2024 (foto drm-veneto)

Tra settembre e ottobre 2024 il Polesine protostorico torna protagonista col progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine”, finanziato dalla Fondazione Cariparo e coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, con lo scavo di Frettesina – già iniziato – curato dagli studiosi del dipartimento di Scienze dell’Antichità di Sapienza università di Roma e del Cpssae di Rovigo, e con lo scavo di Villamarzana con gli studiosi del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, che inizierà il 9 settembre 2024, e che martedì 3 settembre 2024 sarà presentato, alle 21, nel teatro parrocchiale di Villamarzana, nella conferenza “3000 anni fa a Villamarzana. Risultati degli scavi 2023 e prospettive 2024”.

fratta-polesine_archeologico_settembre-al-museo-2024_locandinaAncora una volta parte attiva nel progetto “Prima Europa” sarà il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (Ro) con un settembre ricco di appuntamenti. Per vedere da vicino le attività di scavo e conoscere le ultime novità, tornano, dopo il grande successo dello scorso anno, gli Open Day nei due siti, per un totale di quattro appuntamenti, in cui sarà possibile visitare insieme agli archeologi responsabili prima il Museo archeologico nazionale di Fratta Polesine e poi gli scavi: mercoledì 11 settembre e mercoledì 2 ottobre 2024, alle 15:30, scavi aperti a Frattesina e visita al museo, con aggiornamenti e prospettive future; mercoledì 18 e mercoledì 25 settembre 2024, alle 14, scavi e laboratorio materiali aperti a Villamarzana e visita al museo. Quest’anno, inoltre, è prevista anche un’attività pensata per i più piccoli: un laboratorio didattico per bambini/e dedicato proprio allo scavo archeologico, a cura di Scatola Cultura coop sociale, che si occupa di attività culturali e didattica: sabato 7 settembre 2024, alle 16.30, laboratorio didattico per bambini/e “Archeologia in barattolo”; venerdì 20 settembre 2024, alle 15, formazione per insegnanti a cura di Scatola Cultura.

villamarzana_teatro-parricchiale_conferenza-3000-anni-a-villamrzana_locandinaConferenza “3000 anni fa a Villamarzana. Risultati degli scavi 2023 e prospettive 2024”. Appuntamento il 3 settembre 2024, alle 21, al teatro parrocchiale di Villamarzana, organizzata nell’ambito del Progetto “Prima Europa. Protostoria del Polesine”. Intervengono Daniele Menon, sindaco di Villamarzana (Ro); Paola Salzani, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza; Maria Letizia Pulcini, direttore del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine; Michele Cupitò e David Vicenzutto del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova.

Padova. Nella giornata di studio “Archeologia in Polesine tra protostoria e romanità” presentati i risultati e le anticipazione della stagione 2024 del progetto “Prima Europa. La protostoria nel Polesine” a Frattesina e Villamarzana, e del progetto “San Basilio”. Ecco le voci dei protagonisti

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Professori, funzionari. direttori, dottorandi e specializzandi protagonosti della giornata di studio “Archeologia in Polesine” al Palazzo Bo di Padova (foto graziano tavan)

padova_palazzo-bo_giornata-di-studi-archeologia-in-polesine-tra-protostoria-e-romanità_locandinaCi siamo. Sta per aprirsi la nuova stagione di ricerche archeologiche nel Medio Polesine (Frattesina di Fratta Polesine, Villamarzana: entramni nel progetto “Prima Europa. La protostoria nel Polesine”) e nel Delta del Po (San Basilio di Ariano nel Polesine: progetto “San Basilio”) che impegneranno università (Padova, Venezia, Roma La Sapienza), musei (Fratta Polesine, Adria), soprintendenze (Sabap Verona Rovigo Vicenza), enti locali (Fratta Polesine, Villamarzana, Ariano nel Polesine), sponsor (fondazione Cariparo) in un impegno corale straordinario che sta dando frutti eccezionali tanto che si può dire che il Polesine si stia rivelando un vero laboratorio per conoscere dinamiche culturali, economiche, sociali e potenzialità delle popolazioni protostoriche non solo a livello padano-adriatico ma con implicazioni che coinvolgono territori dal Baltico al Levante. Una importanza sottolineata dalla giornata di studio “Archeologia in Polesine tra protostoria e romanità” promossa dall’università di Padova – dipartimento Beni culturali a Palazzo Bo a Padova (vedi Padova. A Palazzo Bo giornata di studio “Archeologia in Polesine tra protostoria e romanità. Risultati in progress dei progetti Prima Europa e San Basilio”, con la presentazione delle ricerche a Frattesina, Villamarzana e San Basilio | archeologiavocidalpassato). Con alcuni dei protagonisti vediamo come ci offrirà la stagione di ricerca 2024 in Polesine.

Jacopo Bonetto, del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, spiega ad archeologiavocidalpassato.com il senso della giornata patavina: “La giornata di oggi, 17 aprile, vuole essere una giornata di sintesi, di punto di arrivo, ma anche di ripartenza di quelle che sono le numerose e differenziate attività che l’università di Padova insieme all’università di Venezia, alla soprintendenza, al ministero, ai Comuni, agli enti territoriali, stanno conducendo nella vasta area del Polesine. È una giornata di studi che raccoglie i frutti dell’impegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che ha deciso di investire in questo contesto, e investire nelle risorse culturali. È stata messa sul terreno una squadra molto ricca, molto variegata – appunto di universitari, funzionari di soprintendenza, direttori di museo, sindaci, soggetti del parco del Delta del Po -, e tutti assieme abbiamo dato vita a questi tre grandi cantieri di lavoro. Uno presso il sito arcinoto di Frattesina, uno presso il sito meno noto ma comunque di grande potenzialità di Villamarzana, per quanto riguarda la protostoria; e poi il contesto di San Basilio, anche questo noto da tempo, ma anche questo meritevole di approfondimenti. E da due anni e per i prossimi due almeno ci sono squadre di archeologi, formate da docenti, ricercatori, funzionari, ma anche molti studenti, molti dottorandi, che si alternano sul campo alla ricerca. La giornata di oggi presenta appunto i risultati delle campagne 2022-2023 con tutto quello che hanno portato di novità. Quindi grandi novità sulle fasi protostoriche ma anche grandi novità sulla fase di romanizzazione, di età romana, di tardo-antica che il sito di San Basilio sta restituendo. E credo che i risultati già a vedere le prime relazioni o a capire anche solo i titoli degli interventi siano veramente importanti”.

Sulla campagna 2024 a Frattesina dell’università La Sapienza di Roma con il CPSSAE, interviene per archeologiavocdalpassato.com Paolo Bellintani (Cpssae):

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Il professor Andrea Cardarelli (Sapienza università Roma) dirige gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)

“Nella prossima campagna di ricerca Medio Polesine nel progetto Prima Europa per quanto riguarda Frattesina procederemo con una nuova campagna archeologica nel mese di settembre 2024 in particolare dedicata allo scavo della fornace che abbiamo individuato nel 2023, probabilmente dedicata alla produzione di vetro. Mentre tra luglio e ottobre 2024 procederemo al rilievo magnetometrico del sito di Campestrin di Grignano Polesine, nel sito della lavorazione dell’ambra, che ancora ha bisogno di chiarire questi aspetti prima di procedere in una seconda fase del progetto a nuove indagini archeologiche stratigrafiche anche in questo sito”.

Michele Cupitò del dipartimento Beni culturali dell’università di Padova, sintetizza per archeologiavocidalpassato.com le ricerche a Villamarzana 2024:

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Momenti di scavo nell’area con presenza di impianti produttivi nel sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

“La campagna di scavo 2024 a Villamarzana inizierà il 9 settembre e ci tratterremo sul sito per un mese, per quattro settimane, nell’ambito delle quali abbiamo intenzione di portare a compimento almeno una parte dello scavo che abbiamo aperto e di ampliare il settore per cercare di comprendere meglio le caratteristiche del tessuto abitativo – la forma delle case, le dimensioni delle case, se sono case, perché potrebbero anche essere strutture diverse. Come al solito il tutto si farà in collaborazione con la soprintendenza e con la direzione regionale Musei, in particolare con il museo di Fratta Polesine, soprintendenza di Verona naturalmente, e parteciperanno studenti, dottorandi, specializzandi, assegnisti: quindi lo “zoccolo duro” dell’università, che è quello che appunto più di tutto ci consente di lavorare. Parallelamente andremo avanti con il laboratorio allestito a Villamarzana per lo studio dei materiali, per gli aspetti archeobotanici e archeozoologici; e naturalmente proseguiremo anche con lo studio parallelo al laboratorio sul campo. L’obiettivo è di chiudere il 2024 – le attività di campo 2024, comprese l’estensione delle prospezioni geofisiche – con una messe di dati sufficiente per poter scrivere una storia – non più lineare, perché sarà complessa – ma un po’ più chiara di questo momento fondamentale della fine, dell’ultimo scorcio del Bronzo Finale nel Medio Polesine e in particolare a Villamarzana”.

Maria Letizia Pulcini, direttore del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, affronta per archeologiavocidalpassato.com il concetto di archeologia pubblica, declinato nelle sue diverse accezioni:

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Maria Letizia Pulcini illustra le attività di ufficio stampa del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine per il progetto “Prima Europa” (foto graziano tavan)

“Nel 2022 la direzione regionale Musei del Veneto, cui afferisce il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, ha stipulato con la soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza un accordo per le attività di valorizzazione e di ricerca che sono la mission del nostro ufficio. E proprio grazie a questa convenzione siamo riusciti ad avere un ruolo attivo all’interno del progetto “Prima Europa. La protostoria del Polesine” con un ruolo di coordinamento proprio per quanto riguarda le attività di valorizzazione e divulgazione e le attività di ricerca, perché comunque all’interno del progetto è prevista anche una fase di studio dei materiali scavati negli anni ’70-’80, in particolar modo, e che sono conservati nel museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine. Quindi noi ci siamo occupati del coordinamento delle varie figure coinvolte negli scavi del 2023 e poi anche dei prossimi scavi del 2024, e anche della progettazione e della realizzazione dell’aspetto comunicativo delle rubriche social, ma abbiamo svolto anche attività di ufficio stampa, ovviamente sempre in collaborazione con tutti gli altri partner coinvolti nel progetto Prima Europa e poi anche nelle attività di divulgazione con l’organizzazione degli open day, le attività per le scuole e anche la conferenza finale che c’è stata a novembre 2023 in cui abbiamo riportato i primi risultati delle indagini di scavo”.

Giovanna Gambacurta, dell’università Ca’ Foscari di Venezia, introduce per archeologiavocidalpassato.com il progetto “San Basilio” 2024 che ha restituito evidenze dagli etruschi ai romani: “Comincia anche quest’anno una campagna di scavi a San Basilio di Ariano nel Polesine.

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“Scavi aperti”: visite guidate allo scavo di San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto unive)

È una campagna che comincerà con gli studenti dell’università Ca’ Foscari di Venezia il 27 maggio e si concluderà il 22 giugno 2024. Nell’ambito di questa campagna abbiamo anche delle occasioni di visita “scavi aperti”: una il 1° giugno, una il 22 giugno, quindi in fase inziale e in fase finale degli scavi, e pensiamo di andare ad approfondire alcune tematiche che abbiamo cercato di mettere in luce negli anni precedenti, e cioè la problematica della funzione di alcune aree ancora poco sicure nella loro strutturazione. Forse aree di lavorazione all’aperto, aree con dei focolari, aree con accensione di fuochi, e forse di andare ad aprire dei saggi laddove delle indagini geo-magnetiche ci danno indicazioni di possibili evidenze importanti che non abbiamo ancora cominciato a sondare. Quindi è un’idea ancora un po’ in costruzione che stiamo perfezionando in questi giorni per approfondire quello che è la ricerca su San Basilio e che lo sarà anche almeno nei prossimi anni”.

Caterina Previato, del dipartimento Beni culturali dell’università di Padova, per archeologiavocidalpassato.com si sofferma sullo scavo “romano” a San Basilio 2024:

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Nuovo edificio scoperto a San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) con foto da drone a sensori multispettrali (foto unipd)

“Le ricerche sull’insediamento romano di San Basilio riprenderanno il 13 maggio 2024 per continuare per 5 settimane, quindi fino a circa metà giugno, e nello specifico quest’anno continueremo a indagare la cosiddetta Villa romana, già oggetto di ricerche da due anni, con l’obiettivo di comprenderne meglio la funzione e soprattutto di indagare tutte le sequenze stratigrafiche ancora non toccate dagli scavi del passato. Inoltre si aprirà un nuovo grande saggio di scavo che interesserà un edificio finora del tutto sconosciuto che è stato recentemente individuato grazie a delle prospezioni geofisiche condotte da una collega dell’università di Bamberg Wieke de Neef. E questa sarà probabilmente la scoperta più importanti, l’obiettivo più importante di quest’anno proprio perché è un edificio che finora non si conosceva e che apparentemente dovrebbe essere molto ben conservato”.

Sulla promozione del sistema Delta del Po nel progetto “San Basilio” parla ad archeologiavocidalpassato.com Alberta Facchi, direttore del museo Archeologico nazionale di Adria:

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Il percorso ad anello del Centro turistico culturale San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto drm-veneto)

“Il museo Archeologico nazionale di Adria è promotore del progetto fin dalla sua prima fase, nel 2018, quando quattro amiche – Maria Cristina Vallicelli della soprintendenza, io del museo Archeologico nazionale di Adria, Giovanna Gambacurta dell’università di Venezia, e Silvia Paltineri dell’università di Padova – ebbero così l’idea di ricominciare con gli scavi a San Basilio ma anche affiancare agli scavi una parte di disseminazione, di conoscenza dei risultati in realtà ripercorrendo le tappe di quelle che erano stati i vecchi scavi di San Basilio degli anni ’70 che avevano avuto un rapporto con la comunità molto stretto fin dall’inizio. Quindi in tutti questi anni, ormai si tratta di 6 anni – c’è stata la pausa del lock-down – alla ricerca si sono affiancati incontri, conferenze, e visite allo scavo: il primo anno siamo riusciti a offrire a tappeto a tutte le classi del delle scuole di Ariano nel Polesine e a moltissime delle scuole di Adria proprio la visita agli scavi. E queste attività hanno sempre affiancato la ricerca. Il museo di Adria non è che abbia avuto un ruolo di coordinatore perché i lavori sono sempre andati avanti parallelamente. Però diciamo che è un fratello maggiore e si sta cercando di fare adesso – questa forse è la cosa più importante – è la rete che si è venuta a creare tra il museo di Adria e il centro turistico culturale di San Basilio e l’area archeologica musealizzata di San Basilio. E si sta costituendo come una rete organizzata che potrebbe comprendere anche Loreo. Quindi il sistema di siti da visitare di stampo archeologico nel Delta del Po comincia a essere veramente interessante e articolato.  Importante. E questa giornata ha dimostrato quanto l’archeologia del Delta del Po sia importante”.

Chiude i nostri interventi Giovanna Falezza, della soprintendenza ABAP di Verona Rovigo e Vicenza, illustra ad archeologiavocidalpassato.com la nuova musealizzazione dell’area archeologica di San Basilio:

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La nuova illuminazione dell’area archeologica di San Basilio (foto drm-veneto)

“Un tassello importante di San Basilio archeologica è l’area archeologica valorizzata: nasce dopo gli scavi degli inizi Duemila e poi migliorata con la creazione della grande copertura a campata unica del 2014. Ma grazie prima a un corposo finanziamento Interreg Value e poi negli ultimi anni con ulteriore supporto della fondazione Cariparo siamo riusciti a terminare la sua valorizzazione. Quindi è stato ultimato il restauro, sistemati alcuni problemi di dilavamento che si erano verificati negli ultimi anni con una completa sistemazione con i ghiaini e parziale ricostruzione delle evidenze, una nuova pannellistica, e da ultimo l’illuminazione che permette una efficace, anche emotivamente coinvolgente, fruizione anche nelle ore serali dell’area archeologica”.

Fratta Polesine. Al museo Archeologico nazionale, che festeggia i 15 anni, conferenza “Archeologia dell’anima: un viaggio nei ricordi – Storie delle prime ricerche a Frattesina” (prenotazione obbligatoria) e mostra fotografica “Frattesina. Affiorano anche i ricordi”

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La barchessa Nord di Villa Badoer a Fratta Polesine sede del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (foto drm-veneto)

fratta-polesine_archeologico_15-anni_locandinaDomenica 7 aprile 2024 speciale al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine nella barchessa Nord di Villa Badoer a Fratta Polesine (Ro) e non solo perché è la prima del mese a ingresso gratuito. Conferenza sui 15 anni del museo nazionale di Fratta Polesine e mostra fotografica su Frattesina: eventi gratuiti con prenotazione obbligatoria per la partecipazione alla conferenza, scrivendo all’indirizzo e-mail: drm-ven.museofratta@cultura.gov.it o telefonando al numero 0425 668523.

fratta-polesine_archeologico_conferenza-archeologia-dell-anima_locandinaAlle 16.30, il museo ospiterà la conferenza “Archeologia dell’anima: un viaggio nei ricordi – Storie delle prime ricerche a Frattesina”, organizzata in collaborazione con le associazioni CPSSAE – Centro Polesano di Studi Storici Archeologici Etnografici, e Il Manegium, gruppo culturale e di ricerca. L’introduzione sarà curata dalla direttrice Maria Letizia Pulcini, mentre a seguire verrà dato spazio agli interventi: “La scoperta di Frattesina e le prime ricerche del CPSSAE” di Carlo e Raffaele Peretto; “Il Manegium e il primo Antiquarium di Fratta Polesine” di Adriano Azzi; “Il CPSSAE, Anna Maria Bietti Sestieri e il museo nazionale di Fratta Polesine” di Paolo Bellintani. La conferenza, organizzata per celebrare i 15 anni del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, vuole ricordare i primi scavi che hanno portato alla scoperta del sito di Frattesina e il primo allestimento del museo civico “Antiquarium” a Fratta Polesine, precursore del museo attuale.

fratta-polesine_archeologico_mostra-frattesina-affiorano-i-ricordi_locandinaAl termine, verrà inaugurata la nuova edizione della mostra fotografica “Frattesina. Affiorano anche i ricordi”, che ripercorre proprio le tappe delle prime campagne di scavo, inizialmente proposta nel 2015 per celebrare i 50 anni del CPSSAE, e che rimarrà attiva tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.30 fino al 30 giugno 2024.

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Sono passati ormai più di cinquant’anni dalla scoperta e dai primi scavi dell’abitato protostorico di Frattesina (foto cpssae)

Il villaggio di Frattesina è da considerarsi il primo vero punto d’incontro tra Mediterraneo e continente europeo. Tra la fine dell’Età del bronzo e l’Età del ferro (XII-X sec. a.C.) si sviluppa qui un centro di produzione e di scambio di straordinaria importanza, con connessioni commerciali a largo raggio. Le ricerche hanno permesso di stabilire l’esistenza di molteplici attività artigianali, distribuite in vere e proprie officine e aree di lavorazione al centro dell’abitato che costituiva un grande emporio specializzato. L’individuazione del villaggio risale al 1967 a seguito della segnalazione da parte di Stefano Casari di affioramenti di materiale archeologico nel podere di famiglia poco fuori Fratta Polesine. Fu la scintilla che portò alla luce l’abitato e negli anni successivi le due necropoli di Fondo Zanotto e Narde tramite una felice serie di campagne di scavi condotte dalla recentemente scomparsa Anna Maria Bietti Sestieri, Maurizia De Min e Luciano Salzani.

rovigo_cpssae50_logoIl CPSSAE nasce a Rovigo nel dicembre del 1964 grazie alle figure di Gian Battista Siviero e Gian Franco Bellintani e ben presto fu in grado di attivarsi in concrete indagini sul territorio grazie al “gruppo scavi” coordinato da Rodolfo Peretto e composto prevalentemente dai figli Raffaele e Carlo, oltre che da Renzo Padoan e Renato Siviero. In accordo con la soprintendenza e con la collaborazione di studiosi dell’università di Ferrara e del museo di Storia naturale di Verona, iniziò una serie di raccolte di superficie, di saggi di scavo e studi che portarono alla luce numerose testimonianze oggi conservate principalmente al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine e al museo dei Grandi Fiumi di Rovigo.

fratta-polesine_il-manegium_logoNegli scavi di Frattesina, inoltre, e più in generale nel mondo archeologico un ruolo fondamentale è stato spesso svolto dalle comunità, da intendersi sia come singoli individui che in forme associate, sia per la memoria storica e la conoscenza, che per l’amore e il rispetto che li lega al proprio territorio. Per questo è impossibile non citare il gruppo de Il Manegium, formatosi su base volontaria sin dal 1982 in seno alla Pro Loco di Fratta Polesine e con un proprio statuto autonomo dal 1986. Oggi, si occupa di convegni, studi e gestisce il museo della Civiltà e del Lavoro in Polesine, ma svolse un ruolo attivo nelle ricerche e negli scavi di Frattesina, istituendo poi il primo nucleo museale con il cosiddetto Antiquarium che, a partire dal 21 febbraio 2009, data dell’inaugurazione ufficiale, sarebbe poi confluito nell’attuale museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine.

Roma. Al Collegio Romano (e in diretta su YouTube) il convegno “Allestire l’archeologia. Progetti in corso e nuove proposte per i musei e i parchi archeologici nazionali”: in due giornate illustrati e discussi circa 40 progetti con oltre 100 esperti tra archeologi, architetti, ingegneri, docenti universitari, museologi e museografi

roma_mic_convegno-allestire-l-archeologia_locandinaOltre 100 esperti tra archeologi, architetti, ingegneri, docenti universitari, museologi e museografi si riuniscono il 26 e il 27 febbraio 2024 a Roma, al ministero della Cultura, al Collegio Romano, per il convegno organizzato dalla direzione generale Musei “Allestire l’archeologia. Progetti in corso e nuove proposte per i musei e i parchi archeologici nazionali”. Nel corso delle due giornate verranno illustrati e discussi circa 40 progetti, studiati per realizzare ex novo o per rinnovare gli allestimenti di altrettanti musei e parchi archeologici nazionali di tutta Italia. I lavori si concluderanno con una tavola rotonda, coordinata da alcune tra le personalità attualmente più competenti per animare il dibattito intorno all’intreccio tra ricerca, comunicazione e musei. Diretta sul canale YouTube del Ministero della Cultura ai seguenti link: 26 febbraio https://www.youtube.com/watch?v=tXYIwEtPCUo ; 27 febbraio https://youtube.com/live/MT5Q9kEkrkY. Finanziati con gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (M1C3 Cultura 4.0), talora messi a sistema con altri finanziamenti del ministero della Cultura, i nuovi allestimenti dovranno saper rispondere a molteplici esigenze: la chiarezza, per veicolare nitidamente informazioni selezionate, con il ricorso, secondo opportunità, anche a supporti digitali; l’accessibilità, per includere ogni persona che intraprenda la visita; la sostenibilità, per inserirsi nel ciclo di conservazione e rigenerazione delle risorse del pianeta; la flessibilità e la praticità, per agevolare la rotazione delle collezioni esposte e la continuità della ricerca; l’estetica, per contribuire al benessere durante la permanenza; l’originalità, per permettere a ciascun contesto di emergere nella sua specificità e diversità. I contenuti scientifici e storici relativi al patrimonio archeologico trovano un decisivo canale di espressione negli allestimenti permanenti dei musei e dei parchi archeologici, attraverso i quali in pochi anni cambieranno l’impatto, l’attrattività e l’efficacia della comunicazione archeologica in Italia.

LUNEDÌ 26 FEBBRAIO 2024. Sala Spadolini: alle 9.30, saluti istituzionali. SESSIONE MATTUTINA “Paradigmi per il cambiamento”, presiede Alfonsina Russo. Alle 10, Andrea Viliani, “Museo delle Civiltà, il museo antropologico contemporaneo come ecosistema: nuovi allestimenti per esperienze accessibili e plurali, multidisciplinari e interspecie”; 10.15, Filippo Demma, Serena Guidone, Camilla Brivio, “#sibarinprogress: per una museologia del provvisorio”; 10.30, Andrea Bruciati, “Variae, Multiplices et Multiformes: le VILLÆ”; 10.45, Lorenza Campanella, Santino Alessandro Cugno, “MUVI Appia: il museo virtuale del Parco archeologico dell’Appia Antica. Opportunità e prospettive attraverso l’esempio offerto dal contesto delle tombe della via Latina”; 11, pausa.

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Nuovo allestimento del museo nazionale del Paleolitico di Isernia (foto mic)

“Nuovi allestimenti per la Preistoria”: alle 11.30, Pierangelo Izzo, Annarosa Di Nucci, Carlo Peretto, “Il riallestimento del Museo nazionale del Paleolitico di Isernia: tra archeologia, architettura, arte e design”; 11.45, Mari Hirose, Verena Frignani, Alessandro Sartori, “Un nuovo progetto di allestimento per il Museo archeologico nazionale di Mantova”. “Magna Grecia accessibile”: alle 12, Tiziana D’Angelo, Antonella Manzo, Teresa Marino, “Musei per tutti: nuovi progetti di allestimento, fruizione e accessibilità a Paestum”; 12.15, Fabrizio Sudano, Giuseppina Cassalia, Antonino Giordano, Elena Nicolò, Claudia Ventura, “Spazi inclusivi al MArRC: percorsi e strumenti narrativi per l’eliminazione delle barriere all’accessibilità culturale del patrimonio archeologico”; 12.30, dibattito; 13, pausa. SESSIONE POMERIDIANA “Terre etrusche”, presiede Simone Verde. Alle 14, Denise Tamborrino, Patrizia Cirino, Federica Timossi, Fabio Fornasari, “Patrimonio vivo: contemporaneità ed inclusione. Il nuovo riallestimento del Museo nazionale etrusco di Marzabotto”; 14.15, Giorgio Rocca, Alessandro Nocentini, “Verso la valorizzazione del patrimonio etrusco a Orvieto: dalla Necropoli al Museo”; 14.30, Alessandra Gobbi, Gabriella Musto, Daniela Borgese, “Percorsi veienti”; 14.45, Maria Cristina Tomassetti, Vincenzo Bellelli, Agostino Caterina, Melania Bisegna, “Il Museo archeologico nazionale di Tarquinia: work in progress”; 15, Lara Anniboletti, Giorgio Pala, Paolo Monesi, “Il progetto di riqualificazione e riallestimento del Museo archeologico nazionale di Civitavecchia”; 15.15, Mario Iozzo, Barbara Arbeid, “Il progetto di riallestimento del Museo archeologico nazionale di Firenze: 67 anni dopo l’alluvione del 1966”; 15.30, pausa.

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L’edificio che ospita il museo delle Navi romane di Nemi (foto mic)

“Emersi dall’acqua”: alle 16, Daniela De Angelis, Andrea Mandara, “Il nuovo allestimento del Museo delle Navi Romane di Nemi. Passato, presente e futuro”; 16.15, Andreina Contessa, Marta Novello, Francesca Condò, “Il nuovo Museo nazionale di Archeologia subacquea dell’Alto Adriatico di Grado (GO)”; 16.30, Daniele Ferrara, Maria Letizia Pulcini, Giulia Passante, Annunziata Genchi, “Da Hospitale a Museo. La nascita del nuovo Museo archeologico nazionale della Laguna di Venezia”; “Oltre l’Antico”: alle 16.45, Angela Borzacconi, “Il Museo archeologico nazionale di Cividale del Friuli: nuove forme per consolidate identità. Rigenerazione di uno spazio espositivo che racconta le radici dell’Europa altomedievale”; 17, Alessandra Mongelli, Claudia Lucchese, “Alla corte del tempo. Costruire nuovi percorsi di visita al Castello Svevo di Bari fra esperienze immersive e allestimenti archeologici”; 17.15, dibattito.

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Il suggestivo allestimento della mostra “Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano” al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto graziano tavan)

MARTEDÌ 27 FEBBRAIO 2024. Sala della Crociera: SESSIONE MATTUTINA “Sinergie moltiplicatrici”, presiede Francesca Cappelletti. Alle 9.30, Gabriele Nannetti, Ada Salvi, Federico Salvini, Jacopo Tabolli, Guglielmo Malizia, Roberto Vannata, “Dall’acqua al Museo: oltre la scoperta del santuario di Bagno Grande. Progetti e prospettive per il futuro Museo archeologico nazionale di San Casciano dei Bagni”; 9.45, Valeria Acconcia, Lara Anniboletti, Claudio Borgognoni, Alessandra Gobbi, Daniela Quadrino, Ursula Piccone, “Antichi popoli italici: dalla mostra temporanea al Museo archeologico nazionale di Veroli”; 10, Pietro Copani, Vincenzo Corrado, Anita Rocco, “Il nuovo Museo archeologico nazionale di Canosa di Puglia nell’edificio scolastico Mazzini”; 10.15, Massimo Osanna, Luigi La Rocca, Paolo Desideri, “Il Museo pompeiano al Real Albergo dei Poveri a Napoli”; 10.30, pausa. “Allestire l’archeologia in situ”: alle 11, Alfonsina Russo, Federica Rinaldi, Paola Quaranta, “Sotto un’altra luce. Progetti di accessibilità e innovazione tecnologica nel Parco archeologico del Colosseo”; 11.15, Alessandro D’Alessio, Cristina Genovese, “Spazi da esporre, spazi per esporre: i nuovi progetti di allestimento del Parco archeologico di Ostia antica”; 11.30, Enrico Rinaldi, Pierangelo Izzo, Michele Laurenzana, Lorenzo Romacciato, “Strategie innovative per i vari livelli di accessibilità nel Parco archeologico di Sepino”; 11.45, Marianna Bressan, Elisabetta Baldan, Francesca Farroni Gallo, “Allestire per aggregare. I progetti in corso ad Altino (Venezia)”; 12, Alessandra Guerrini, Marcella Mancusi, Massimo Molinelli, Antonella Traverso, “Museo nazionale e zona archeologica di Luni. L’accessibilità fisica e cognitiva: i progetti in corso”; 12.15, dibattito; 13, pausa.

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Depositi del museo Archeologico nazionale di Aquileia: Massimo Osanna, direttore generale musei; Andreina Contessa, direttrice regionale Musei del Friuli Venezia Giulia; Marta Novello, direttrice Man Aquileia (foto drm-fvg)

SESSIONE POMERIDIANA “Allestire l’archeologia nei musei”, presiede Luigi La Rocca. Alle 14, Stéphane Verger, “Presentazione del progetto “Urbs, dalla città alla campagna romana” e il nuovo percorso espositivo del Museo Nazionale Romano”; 14.15, Marta Novello, Elena Braidotti, Annalisa de Franzoni, Ilaria Fedele, “I nuovi depositi del Museo archeologico nazionale di Aquileia: strategie per una nuova narrazione museale”; 14.30, Daniele Ferrara, Annunziata Genchi, Marcella De Paoli, “Museo archeologico nazionale di Venezia. Il volto classico della Serenissima”; 14.45, Massimo Osanna, Francesco Sirano, Marialucia Giacco, Laura Forte, “Il progetto di riallestimento della Villa dei Papiri di Ercolano”; 15, Luigi Gallo, Diego Voltolini, “Restaurare, rifunzionalizzare, innovare. Il masterplan di intervento sul Museo archeologico nazionale delle Marche”; 15.15, Silvia Casciarri, Francesco Di Lorenzo, Silvia Dainese, Stefano Gris, “Nuovi percorsi espositivi al Museo archeologico nazionale e Teatro romano di Spoleto”; 15.30, pausa.

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Rendering dei nuovi allestimenti del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)

“Allestire l’archeologia nei musei”: alle 16, Addolorata Bilardi, Antonio Salerno, Marco Magni, Valeria Parisi, “Il Museo archeologico di Calatia a Maddaloni (CE): nuove opportunità espressive del sistema spazio-collezione-tecnologia”; 16.15, Maria Rispoli, “Il progetto di ampliamento del Museo archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”: il museo che indaga e interpreta”; 16.30, Annamaria Mauro, “La rete museale statale della Basilicata. Nuovi orizzonti: accessibilità, inclusione e fruizione dei luoghi e delle collezioni”; 16.45, Francesco Muscolino, Luana Toniolo, Luciano Cannas, “Spazi ripensati: il nuovo allestimento del Museo nazionale archeologico ed etnografico “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari”; 17, Tavola rotonda conclusiva: interverranno prof. Nadia Barrella, università della Campania “Luigi Vanvitelli”; prof. Maria Luisa Catoni, IMT Scuola Alti Studi Lucca; prof. Paolo Coen, università di Teramo; arch. Mario Cucinella. Mario Cucinella Architects; prof. Christian Greco, Museo Egizio di Torino; prof. Carlo Rescigno, università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Modera prof. Massimo Osanna, direttore generale Musei.

Fratta Polesine (Ro). Al museo Archeologico nazionale la conferenza “Prima Europa. La protostoria del Polesine. Risultati del secondo anno di indagini” promosso da soprintendenza, università di Padova e Roma, e CPSSAE nell’ambito del progetto “Prima Europa” finanziato dalla Fondazione Cariparo. Parleranno tutti i protagonisti delle ricerche. Per i bambini un laboratorio speciale

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Non sono passati neppure due mesi dalla chiusura della campagna 2023 a Frattesina e Villamarzana, in Polesine, nell’ambito del progetto finanziato dalla Fondazione Cariparo “Prima Europa. La protostoria del Polesine”, ed è tempo di “rendere conto” agli abitanti di questi territori, prima ancora che agli studiosi, quanto emerso dalle ultime ricerche e quali prospettive ci sono per il futuro. Così, In linea con la mission del progetto, che mira a integrare l’aspetto della ricerca sullo straordinario patrimonio protostorico del Medio Polesine con quello della sua valorizzazione, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, il dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’università di Roma La Sapienza e il CPSSAE in sinergia con il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (Ro) e le amministrazioni comunali di Fratta Polesine e Villamarzana, organizzano per sabato 18 novembre 2023, alle 16.15, al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, la conferenza “Prima Europa. La protostoria del Polesine. Risultati del secondo anno di indagini”, con l’obiettivo di presentare alle comunità locali i risultati raggiunti nel corso delle campagne di scavo condotte nell’estate 2023. Evento gratuito con prenotazione obbligatoria. Info e prenotazioni: drm-ven.museofratta@cultura.gov.it, 0425668523. Per i bambini, nella stessa giornata, alle 15.30, sarà organizzato sempre al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, un laboratorio didattico gratuito a cura della cooperativa sociale Scatola Cultura, dedicato allo scavo archeologico. Info e prenotazioni: visitmuseofrattapolesine@scatolacultura.it, 3891208491

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Il professor Andrea Cardarelli (Sapienza università Roma) dirige gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)

Proprio grazie ai finanziamenti di fondazione Cariparo, Soprintendenza, Università di Padova e Roma, e CPSSAE hanno potuto riprendere gli studi sui grandi insediamenti della fine dell’età del bronzo e dell’inizio dell’età del ferro (XII-X secolo a.C.) di Frattesina di Fratta Polesine e di Villamarzana che, in quel periodo storico, rappresentavano uno snodo di importanza fondamentale nelle relazioni tra Europa, Italia peninsulare e Mediterraneo. In tal senso, il progetto “Prima Europa” prevede, oltre allo studio e alle analisi dei reperti provenienti da indagini pregresse, anche e soprattutto la ripresa delle ricerche sul campo, al fine di fornire un’immagine più precisa possibile delle caratteristiche dei due abitati e più in generale dell’organizzazione territoriale del Polesine.

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Il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova, direttore dello scavo del sito protostorico di Villamarzana, mostra alcune stratigrafie (foto graziano tavan)

Apriranno l’incontro i saluti istituzionali di Gilberto Muraro, presidente della Fondazione Cariparo; Enrico Ferrarese, presidente della Provincia di Rovigo; Paolo Carafa, prorettore del Patrimonio archeologico della Sapienza-Università di Roma; Monica Salvadori, prorettrice con delega al Patrimonio artistico, storico e culturale e delega al sistema bibliotecario di Ateneo dell’università di Padova; Elena Biasin, consigliere del Comune di Rovigo per il museo dei Grandi Fiumi; Cinzia Mantovani, assessore alla Cultura del Comune di Fratta Polesine; Daniele Menon, sindaco di Villamarzana; e Adriano Azzi, presidente dell’associazione “Il Manegium”.

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L’archeologo Paolo Bellintani del CPSSAE segue gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)

Seguiranno gli interventi dedicati ai risultati degli scavi archeologici tenuti da Andrea Cardarelli (uniroma), Paolo Bellintani (cpssae), Nicola Cappellozza (sap) e Ivana Angelini (unipd) per lo scavo di Frattesina (“Le indagini 2023 a Frattesina di Fratta Polesine: primi risultati e prospettive future”) e da Michele Cupitò (unipd) e Paola Salzani (sabap-vr) per lo scavo di Villamarzana (“Le indagini 2023 nel sito di Villamarzana: primi risultati e prospettive di ricerca”). Un contributo sarà infine dedicato alle attività di comunicazione e archeologia pubblica realizzate nell’ambito del progetto dal museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine con Maria Letizia Pulcini e Andrea Gardina (drm-veneto) su “Raccontare l’Archeologia. Attività di comunicazione e valorizzazione delle indagini 2023 a Frattesina e Villamarzana”.

Esclusivo. Col direttore dello scavo prof. Michele Cupitò (unipd) visita guidata alla scoperta del sito protostorico di Villamarzana (Ro) che sembra vocato alla produzione agricola, fonte di sostentamento del fabbisogno alimentare probabilmente per il vicino sito di Frattesina. Ecco gli obiettivi anche ambiziosi della ricerca inserita nel progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine” con una mission: valorizzare e comunicare

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Campi coltivati a mais nel medio Polesine: in mezzo la piccola trincea di scavo del sito protostorico di Villamarzana (foto graziano tavan)

I campi di mais appena tagliato si perdono a vista d’occhio nella pianura polesana dove oggi, come tremila anni fa, si pratica l’agricoltura. Come sta dimostrando il sito protostorico di Villamarzana (X – IX sec. a.C.) di quasi 80 ettari, dove dal 4 settembre 2023 è attiva la prima campagna di scavo diretta dal prof. Michele Cupitò del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, che segue quelle del 1970 (diretta da Leone Fasani) e del 1993 (diretta da Luciano Salzani) e i sondaggi della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza nel 2004.

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Una delle aree di scavo della campagna 2023 del sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

Villamarzana si trova a una decina di chilometri da Rovigo, a soli tre da Fratta Polesine dove è noto dalla seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso il villaggio protostorico di Frattesina (XIII – IX sec. a.C.) che copre un’area di 20 ettari, in questo periodo oggetto di scavi da parte dell’università Roma La Sapienza e del Cpssae di Rovigo. Entrambi i siti sorsero lungo un ramo del Po di Adria, oggi un paleoalveo, ma presentano caratteristiche diverse. E se dell’abitato di Frattesina, la cui scoperta stupì il mondo degli studiosi, si sa molto, di Villamarzana è ancora quasi tutto da definire: rispetto a Frattesina, qui sembra emergere un’estensione sì più grande ma con tessuto abitativo più rarefatto, meno densamente occupato. Villamarzana potrebbe quindi diventare il testimonial della vita dei nostri antenati di tremila anni fa fornendoci notizie sull’ambiente in cui vivevano e su cosa coltivavano. E quindi grazie a questa campagna di scavo si potrà chiarire anche il rapporto con la vicina Frattesina di cui Villamarzana, ma è solo un’ipotesi al momento tutta da dimostrare, e la prudenza degli archeologi è d’obbligo, potrebbe essere stata il “granaio” o comunque la fonte di sostentamento.

villamarzana_sito-protostorico_incontri-pubblici_locandinaEntrambi i piani di ricerca archeologica rientrano nel progetto “Prima Europa. La protostoria del Polesine” finanziato dalla Fondazione CARIPARO, che mira a integrare l’aspetto della ricerca sullo straordinario patrimonio protostorico del Medio Polesine con quello della sua valorizzazione. In linea con la mission del progetto, a Villamarzana il 14 e per il 27 settembre 2023 vengono organizzati due eventi di archeologia pubblica. Un bell’esempio di archeologia pubblica che vede coinvolto anche il Comune di Villamarzana con il sindaco Daniele Menon, il cui supporto è stato, è e sarà essenziale.

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Il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova, direttore dello scavo del sito protostorico di Villamarzana, mostra alcune stratigrafie (foto graziano tavan)

Per saperne di più abbiamo chiesto al prof. Michele Cupitò di introdurre i lettori di “archeologiavocidalpassato.com” al sito protostorico di Villamarzana. Una visita guidata esclusiva in quattro step per capire meglio la ricerca archeologica, i suoi obiettivi e il rapporto con il territorio. Per prima cosa il prof. Cupitò ci introduce al progetto Prima Europa; quindi fa una disamina della storia degli scavi, e del sito sotto l’aspetto geomorfologico e topografico in rapporto al sito di Frattesina; il professore illustra poi la campagna di scavo 2023 e infine ci porta alla scoperta dei laboratori temporanei a supporto della ricerca archeologica.

“Il progetto Prima Europa – esordisce Cupitò – è un progetto di ricerca archeologica finanziato dalla fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che ha fortemente voluto investire sul recupero di questo straordinario patrimonio archeologico, nello specifico protostorico, che caratterizza il Polesine in generale e il medio Polesine in particolare, soprattutto l’area compresa tra i due grandi siti di Villamarzana e di Frattesina. Gli enti che sono coinvolti nel progetto sono la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza nella persona della dott.ssa Paola Salzani, e per quanto riguarda lo scavo di Villamarzana il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova; per quanto riguarda invece lo scavo di Frattesina a Fratta Polesine, che è in corso in questo stesso periodo, il dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’università di Roma la Sapienza e il Cpssae di Rovigo. Nel tempo inoltre è stata messa in atto una sinergia molto importante con la direzione regionale Musei del Veneto e, in particolare, con il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine diretto dalla dott.ssa Maria Letizia Pulcini soprattutto per gli aspetti della comunicazione. Lo scavo a Villamarzana è diretto dal prof. Michele Cupitò, lo scavo a Frattesina è diretto dal prof. Andrea Cardarelli dell’università di Roma e dal dottor Paolo Bellintani del Cpssae”.

“Il grande sito di Villamarzana – riprende Cupitò – è noto fin dagli anni ’70 del Novecento, scavo condotto dal professor Fasani e dal dottor Luciano Salzani, poi approfondito negli anni ’90. Però è un sito che è rimasto un po’ all’ombra rispetto alle straordinarie evidenze di Frattesina. E cito questo importantissimo sito non a caso perché si tratta di due siti molto vicini, troppo vicini – diciamo – nel senso che una delle ragioni fondamentali che noi cerchiamo di capire è perché due siti di così grande importanza e di così grandi dimensioni siano sorti l’uno vicino all’altro. E questo già ci fa immaginare che ci fosse una relazione stretta tra questi due insediamenti, cioè che si trattasse di un sistema insediativo e non di siti separati. Allora per cercare di porsi le domande giuste su Villamarzana è inevitabile parlare del pre Villamarzana perché Villamarzana, a differenza di Frattesina, è un sito che nasce solo allo scorcio dell’Età del Bronzo, cioè nel X secolo a.C. e perdura fino ai primi inizi dell’Età del Ferro. Frattesina invece, che appunto si trova a pochi chilometri a Ovest di Villamarzana, ha una vita molto più lunga. È già un insediamento vivo nel XIII secolo, cioè nella fase che gli archeologi chiamano Età del Bronzo recente, si sviluppa, e raggiunge la straordinaria evidenza, che tutti voi potete vedere in museo e nelle pubblicazioni, tra il XII e l’XI secolo a.C., soprattutto quindi nelle prime fasi del Bronzo finale. Con il X secolo, dicevo, pochi chilometri a Est di Frattesina, cioè dove ci troviamo qui, e sulla stessa sponda del Po di Adria, che si trova a Nord di entrambi i siti, nasce appunto il sito di Villamarzana. Che è un sito di enormi dimensioni, ma su queste enormi dimensioni bisogna riflettere. Cioè le enormi dimensioni di Villamarzana sono determinate ad oggi fondamentalmente solo sulla diffusione dei materiali di superficie, ceramiche, reperti, che le arature hanno portato in superficie. Non è detto ovviamente che uno spargimento di ceramica corrisponda a un’area abitativa in senso proprio. E le prospezioni magnetometriche che abbiamo condotto già nell’agosto nel 2022 mostrano proprio questa situazione, cioè che Villamarzana probabilmente era un sito composto da nuclei giustapposti, vicini, che occupano complessivamente un’estensione di anche 80 ettari, ma separati tra loro da aree destinate alle attività produttive primarie, cioè l’agricoltura, l’orticoltura, l’allevamento”.

“La campagna di scavo 2023, che attualmente è in corso – il prof. Cupitò entra nel vivo -, è iniziata il 4 settembre ’23 e poggia su quelle che erano state le ricerche pregresse che avevamo condotto già nel 2022, prospezioni magnetometriche finalizzate a leggere senza scavare le evidenze che stanno sotto il piano di campagna in modo da avere un’idea di dove si vanno ad aprire gli scavi, e poi appunto su due trincee di verifica che abbiamo aperto nel dicembre 2022: una più a Nord che corrisponde a un’area che mostrava una forte concentrazione di strutture apparentemente abitative, comunque a strutture di una certa rilevanza, e invece una seconda in un settore più a Sud che coincideva con un fossato o un canale, non abbiamo ancora chiaro se si trattasse di un canale naturale antropizzato o di un fossato antropico in senso proprio, che sembra cingere questa parte dell’insediamento. L’obiettivo chiaramente era quello di leggere in contemporanea un segmento del tessuto abitativo e poi questo aspetto molto importante della delimitazione del sito. Perché di Villamarzana per ora poco è noto e quasi nulla dal punto di vista topografico.

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Momenti di scavo nell’area con presenza di impianti produttivi nel sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

“Gli scavi che sono ora in corso, per cui do delle informazioni che domani potrebbero essere anche superate, perché fa parte dell’archeologia procedere per integrazioni di dati costanti, nella parte che noi ipotizzavamo essere occupata da case mostrano che in realtà probabilmente non siamo in un’area veramente di case abitazioni, ma più probabilmente di impianti di tipo produttivo. Non è ancora chiaro per la produzione di cosa, quello che tendiamo a escludere è che si trattasse di aree artigianali in senso proprio cioè per la produzione la lavorazione del bronzo, del vetro, della ceramica, dell’osso del palco di cervo. È possibile anche, sulla scorta di confronti con altri contesti che sul piano stratigrafico sono analoghi, si trattasse di aree destinate alla trasformazione delle derrate alimentari, in particolare dei cereali.

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Il prof. Cupitò mostra quella che sembra essere una struttura di perimetrazione, una sorta di palizzata, bruciata, a delimitare il sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

Nel secondo settore, quello prossimo all’area di delimitazione del sito, l’obiettivo è quello di verificare appunto l’andamento di quella che sembra essere una struttura di perimetrazione, una sorta di palizzata, bruciata, che abbiamo identificato già nel dicembre 2022, e di scavare un dato molto importante che sono sicuramente gli spessori di un’area destinata a campi o orti. È quindi chiaro che il sito di Villamarzana, perlomeno per quello che stiamo vedendo adesso, ci darà – ed è questo quello che più di tutto ci interessa – delle informazioni collaterali rispetto a quello che è lo scavo “normale” di un’area abitativa. Cioè finalmente si aprirà una finestra su quello che era tutto l’hinterland che però era la base fondamentale della vita dele comunità: cioè le aree dei campi, le aree degli orti, le aree di lavorazione dei cereali e, quindi, una finestra sull’ambiente. Ecco noi riteniamo che a Villamarzana che potrebbe avere avuto anche una funzione in qualche modo collegata a Frattesina come centro produttivo per il sostentamento del fabbisogno alimentare di questo sito vocato invece principalmente all’artigianato e allo scambio, vorremmo tentare di aprire una finestra su quella che era la campagna e l’agricoltura di questo territorio tremila anni fa. Ed è molto bello – secondo me – vedere come noi camminiamo su campi di oggi e sotto i nostri piedi, a 60-70 centimetri, abbiamo campi o comunque aree di produzione agraria antiche oltre tre millenni.

“Perché comunicare? Perché comunicare è la base fondamentale per far conoscere, e conoscere è la base fondamentale per valorizzare, parola che ormai è estremamente utilizzata, fondamentale, però è una parola che talvolta è più uno slogan che una realtà. Noi vogliamo invece cercare di riempire la parola valorizzazione, comunicazione, con dei contenuti che sono di fatto il tentativo di ricostruire la vita di questo territorio qualche migliaio di anni fa e renderla attuale”.

“In concomitanza con lo scavo sul campo, il progetto Villamarzana – conclude il direttore dello scavo – ha previsto anche l’allestimento di laboratori temporanei in un’area molto piacevole – un piccolo giardino pubblico comunale – e all’interno di uno stabile di proprietà della parrocchia che, grazie ai buoni rapporti con il Comune di Villamarzana che è fondamentale dal punto di vista del supporto, siamo riusciti ad avere. In questo laboratorio temporaneo si processano fondamentalmente quattro cose: il primo di tutto, a livello informatizzato, è l’elaborazione di piante, foto piani, quindi tutta la documentazione di scavo, che è a tre chilometri di distanza, quindi molto comodo, e quindi c’è anche la possibilità di avere subito un riscontro di quelle che sono le attività, di verifica di quelle che sono le attività di campo.

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Laboratori temporanei: il prof. Cupitò nel settore dove si puliscono i reperti dal sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

Poi naturalmente c’è il primo processamento dei materiali dei reperti di tutti i tipi, dalla ceramica, alle faune, agli elementi in osso e palco di cervo, che vengono lavati, catalogati. E poi molto importante proprio per quello che è l’obiettivo del progetto, quello di essere un progetto che non guarda solo il sito ma guarda anche molto l’ambiente nel quale il sito tremila anni fa era inserito, del quale faceva parte, sono due settori: uno dedicato allo studio praticamente sul posto delle faune, cioè dei resti di pasto, per capire quindi che tipo di animali venivano allevati e consumati, e lo sfruttamento degli animali; e l’altro, attraverso la setacciatura con acqua o flottazione, dedicato allo studio dei macroresti vegetali, quindi semi, carboni, che possono darci una informazione molto importante su quella che era appunto la copertura vegetale, l’ambiente e soprattutto quelle che erano le colture, cosa veniva coltivato, cosa veniva sfruttato per l’alimentazione a livello vegetale. Altro aspetto importante che però è affrontato in un altro laboratorio non sul campo ma a Padova, è quello che riguarda la palinologia e la micromorfologia che sono curati dal collega Cristiano Nicosia del dipartimento di Geoscienze che sono un altro tassello per la ricostruzione da un lato dell’ambiente più in senso ampio attraverso lo studio dei pollini, dall’altro da un punto di vista – attraverso la micromorfologia – della composizione reale degli strati. Quindi che cosa contengono, come si sono formati: una decodificazione sempre più approfondita di quelli che sono i segreti della stratigrafia che speriamo di svelare”.