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Montebelluna (Tv). Giornata di studio “A TAVOLA PER RACCONTARE”, dopo la mostra “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi”: esperti dall’Italia e dall’estero si confrontano sul tema “situle” in relazione sia alla cultura materiale dei Veneti antichi, sia ad aspetti sociali, ideologici ed economici. In presenza e on line. Ecco il programma

Oggi come 2500 anni fa i momenti conviviali sono occasione di condivisione e relazione sociale. Da questa riflessione nasce il titolo della giornata di studio “A TAVOLA PER RACCONTARE”, in programma il 5 settembre 2025 a Montebelluna (Tv), che prende le mosse dalla mostra “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi”, dedicata ad un patrimonio archeologico straordinario: le due situle figurate in lamina di bronzo (vasi a forma di secchio decorati con scene composite) rinvenute nella necropoli preromana di Posmon, in via Cima Mandria a Montebelluna, tra gli esemplari più rappresentativi e spettacolari della cultura materiale dei Veneti antichi, il popolo vissuto nell’Italia nord orientale tra il IX secolo a.C. e l’arrivo dei Romani. Le due situle, giunte a noi come vasi-ossuari di defunti e defunte di alto rango, nella loro funzione primaria, prima di diventare urne, figuravano nei simposi come contenitori di bevande di pregio (probabilmente vino) a simboleggiare ricchezza e potere dei padroni e delle padrone di casa. In realtà questi vasi preziosi sono la “punta dell’iceberg” della notevole documentazione archeologica delle oltre 250 tombe del sepolcreto, al momento in corso di studio, ma che già fa percepire la necropoli di via Cima Mandria come il riflesso di una comunità preromana benestante e socialmente complessa stabilmente insediata a Montebelluna in epoca preromana.

La situla proveniente dalla tomba 5 della necropoli di Posmon scoperta nel 2012 ed esposta al museo civico di Montebelluna (foto graziano tavan)

Il 5 settembre 2025, appuntamento in presenza all’auditorium Biblioteca Comunale, in largo Dieci Martiri 1, a Montebelluna, e in diretta streaming, su iscrizione obbligatoria (cliccando qui). Per informazioni: 0423 617479 | info@museomontebelluna.it. Studiosi e studiose dall’Italia e dall’estero si confronteranno sul tema “situle” in relazione sia alla cultura materiale dei Veneti antichi, sia ad aspetti sociali, ideologici ed economici nel quadro dell’ampia rete di contatti culturali e commerciali tra Italia centro-settentrionale, Alpi e Slovenia nel periodo preromano. La Giornata di Studio nasce da una collaborazione tra il Comune di Montebelluna-museo Civico e la soprintendenza ABAP-VE-MET con il supporto della direzione regionale Musei nazionali del Veneto – museo nazionale Atestino e il patrocinio dell’istituto nazionale di Studi Etruschi-Sezione Etruria Padana e Italia settentrionale.

PROGRAMMA DELLA GIORNATA. Alle 10, saluti istituzionali. Alle 10.15, iniziano gli interventi della mattina. Introduce e coordina: Giovanna GAMBACURTA, università Ca’ Foscari Venezia: Emanuela GILLI, museo civico di Montebelluna; Carla PIRAZZINI, soprintendenza ABAP VE-MET; Benedetta PROSDOCIMI, direzione regionale Musei nazionali del Veneto, su Gli scavi della necropoli preromana a Posmon Via Cima Mandria tra tutela e valorizzazione; Veronica GROPPO, Università Lubiana; Nicoletta ONISTO, antropologa indipendente, su Le situle Montebelluna tra tipologia, tecnologia e ritualità; Stefano BUSON, già direzione regionale Musei nazionali del Veneto, su L’utilizzo delle situle nella vita degli antichi: i segni d’uso e i restauri antichi nelle situle di Posmon; Luca ZAGHETTO, archeologo indipendente, su Le due situle istoriate di Montebelluna. Alle 11.30, pausa caffè. Franco MARZATICO, Ufficio Beni Archeologici – Provincia Autonoma di Trento, su Simposio e banchetto nel cuore delle Alpi. Riflessioni sul mondo retico; Claudia MANGANI, museo civico Archeologico “G. Rambotti” – Desenzano del Garda; Barbara GRASSI, soprintendenza ABAP-CO-LC, su Recipienti in bronzo dal territorio golasecchiano: uno sguardo d’insieme. Alle 13, pausa pranzo.

Alle 14, gli interventi del pomeriggio. Introduce e coordina: Angela RUTA SERAFINI, già soprintendenza ABAP VE-MET. Giulia MORPURGO, dipartimento di Lettere e Beni culturali, università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, su Situle in bronzo da contesti dell’Etruria padana di “fase Certosa”: forme, associazioni, usi; Diego VOLTOLINI, direzione regionale Musei nazionali Marche, su Situle in Adriatico: per un inquadramento dell’area picena; Manca VINAZZA, University of Ljubljana, Faculty of Arts, Department of Archaeology; Bostjan LAHARMAR, National Museum of Slovenia;  Miha MLINAR, Tolmin Museum, su Nuove scoperte sulle situle nell’area Slovena. Alle 15.15, discussione e a seguire relazione a cura di Louis NEBELSICK, Cardinal Stefan Wyszynski University in WarsawInstitute of Archaeology,.

Montebelluna (Tv). Doppio appuntamento al museo di Storia naturale e Archeologia: visita guidata alla mostra “Fabulae” con la conservatrice Emanuela Gilli, e l’incontro “Il cielo dei veneti antichi tra archeologia e astronomia” con Zaghetto e il gruppo naturalistico Bellona

Mostra “Fabulae” al museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna (Tv): la sala delle situle (foto graziano tavan)

Martedì 8 luglio 2025 doppio appuntamento al museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna (Tv). Prima di cena, alle 19, speciale visita guidata alla mostra “FABULAE Le situle raccontano i Veneti antichi” a cura della conservatrice archeologa del Museo., Emanuela Gilli. Per giovani e adulti. La visita è gratuita con pagamento del biglietto di ingresso al museo. Su prenotazione. Per info e prenotazioni: info@museomontebelluna.it, 0423 617479.

Alle 21, nel giardino del museo civico, “Il cielo dei veneti antichi tra archeologia e astronomia”, un nuovo sguardo sul sapere degli antichi alla luce dei più recenti studi che abbracciano vari campi d’indagine: archeologia, mitologia e astronomia. Segue l’osservazione astronomica nella specola-osservatorio “R. Colognese” nel giardino del Museo. A cura di Luca Zaghetto e del Gruppo naturalistico Bellona. Per giovani e adulti. Ingresso libero e gratuito. In caso di maltempo l’evento si terrà all’interno della mostra “FABULAE”. Per info: info@museomontebelluna.it, 0423 617479.

Montecchio Maggiore (Vi). Al museo di Archeologia e Scienze naturali “G. Zannato” apre la mostra “Con gli occhi della divinità: il sacro a Vicenza e territorio tra mondo preromano e romano” con le novità archeologiche emerse negli ultimi anni nel Vicentino

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Locandina della mostra “Con gli occhi della divinità: il sacro a Vicenza e territorio tra mondo preromano e romano” al museo Zannato di Montecchio Maggiore dal 22 marzo al 27 luglio 2025

Un frammento in lamina di bronzo piccolo ma molto significativo proveniente da Creazzo, consegnato in museo circa due anni fa, è stato lo spunto per la mostra “Con gli occhi della divinità: il sacro a Vicenza e territorio tra mondo preromano e romano” che sarà inaugurata sabato 22 marzo 2025, alle 16, nella sala civica Corte delle Filande per proseguire al museo di Archeologia e Scienze naturali “G. Zannato” di Montecchio Maggiore con una visita guidata alla mostra, aperta dal 22 marzo al 27 luglio 2025. La mostra, a cura di Annachiara Bruttomesso, già conservatrice archeologa del museo Zannato; Mariolina Gamba, già soprintendenza ABAP Ve-Met e direzione regionale Musei del Veneto; e Anna Scalco, conservatrice archeologa del museo Zannato, è frutto della collaborazione di numerosi specialisti: Giulia Pelucchini, funzionaria archeologa SABAP VR RO VI per la provincia di Vicenza; Elena Pettenò e Cinzia Rossignoli, archeologhe SABAP VE-MET; Marisa Rigoni e Angela Ruta Serafini, già archeologhe SAV Veneto; Anna Marinetti, linguista UniVe Ca’ Foscari; Luca Zaghetto, archeologo esperto in iconografia e i restauratori Stefano Buson (già museo nazionale Atestino), Sara Emanuele e Federica Santinon (SABAP VE MET).

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Lamina votiva da Alte Ceccato di Montecchio Maggiore (foto museo zannato)

Il frammento in lamina di bronzo ha immediatamente attirato l’attenzione per la presenza di un occhio e un guerriero a stampo, elementi già noti da altre lamine del vicentino. Da qui l’idea di riunire in un’esposizione reperti noti e inediti, in lamina di bronzo ma non solo, che illustrano le manifestazioni della religiosità nel territorio vicentino durante il periodo della romanizzazione. La mostra farà conoscere al pubblico le novità archeologiche emerse negli ultimi anni nel Vicentino, frutto sia di campagne di scavo che di rinvenimenti occasionali, che hanno arricchito il quadro di conoscenze già noto. Tra i numerosi reperti esposti spiccano la lamina votiva da Brendola, che è stata scelta come logo per la mostra, e i dischi da Marostica, Rosà, Isola Vicentina: sulla parte superiore di questi votivi compaiono dei grandi occhi che rappresentano lo sguardo vigile della divinità, sul popolo dei devoti e sul loro territorio. Non mancheranno altri dischi e lamine di recentissimo rinvenimento da Quinto Vicentino e Torri di Quartesolo. Tra le testimonianze relative a Vicenza, accanto a lamine votive dal noto santuario urbano con centro scrittorio di piazzetta San Giacomo, saranno per la prima volta esposte al pubblico le eccezionali lamine, ancora inedite, provenienti da un sito al confine occidentale della città, nei pressi dell’antica via Postumia.

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La stele da Isola Vicentina contenente la parola venetkens (foto musei civici vi)

Saranno inoltre esposti importanti doni votivi con iscrizioni come i palchi di cervo di Magrè e alcune testimonianze di pratiche oracolari come le sortes di Trissino e gli ossicini con sigle da Santorso. Infine importante protagonista sarà il Monte Summano che ospitava nell’antichità un luogo di culto ed era con le sue due cime punto visivo di riferimento per tutto il territorio Vicentino: saranno in mostra le statuette miniaturistiche d’argento raffiguranti una divinità femminile e Marte insieme al deposito votivo comprendente un astragalo con sigle alfabetiche e un blocco di sostanza resinosa connessi a pratiche divinatorie e purificatorie. Sarà infine riservato spazio ad alcune notissime testimonianze scritte: la stele da Isola Vicentina contenente la parola venetkens, prima attestazione in assoluto del nome degli antichi Veneti e quella da Monte Berico, testimonianza dei confini del ter

Padova. A Palazzo Folco, sede Sabap, al via il ciclo di conferenze “Riti e Miti attraverso la cultura materiale” per tutto il mese di marzo: apre Francesca Iannarilli, poi Nicolò Scialpi, Aldo Villabruna e Luca Zaghetto

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Nel mese di marzo 2025, ogni venerdì dalle 15 alle 16, a Palazzo Folco, in via Aquileia a Padova, sede della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso, appuntamento con “Riti e Miti attraverso la cultura materiale”, ciclo di conferenze promosse dalla Società Archeologica Veneta, in collaborazione con la Soprintendenza. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Il programma: 7 marzo, Francesca Iannarilli su “(…) e lo fece a pezzi: la morte di Osiride e la manipolazione rituale del corpo in antico Egitto”; 14 marzo, Nicolò Scialpi su “Alle origini del simbolismo: le prime tracce di cultura nel Paleolitico”; 21 marzo, Aldo Villabruna su “Il cavallo, il bronzo e la pazzia: credenze e rituali magici in Africa centrale”; 28 marzo, Luca Zaghetto su “Mito vs Rito. Veneti Antichi, Etruschi e popolazioni dell’Alto Adriatico del I millennio a.C.”.

Montebelluna (Tv). Al via al museo civico la mostra “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi” dedicata all’eccezionale scoperta nella necropoli preromana di Posmon: le due situle in bronzo figurate esposte insieme per la prima volta: reperti da Montebelluna, Este e Lubiana

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Fasi di allestimento della mostra “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi” al museo civico di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna (foto museo civico)

montebelluna_archeologico_mostra-FABULAE_logo_locandinaManca solo un giorno al grande evento e al museo civico di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna (Tv) si stanno ultimando i preparativi di allestimento della mostra “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi” (17 novembre 2024 – 31 agosto 2025), dedicata ad un patrimonio archeologico eccezionale, recuperato grazie alle attività di tutela sul territorio: le due situle (vasi a forma di secchio) in bronzo figurate portate alla luce nel 2002 e nel 2012 nella necropoli preromana di Posmon a Montebelluna e, ora, esposte insieme per la prima volta. I due vasi, decorati nello stile della cosiddetta Arte delle Situle, sono tra gli esemplari più rappresentativi e più spettacolari della cultura materiale dei Veneti antichi, il popolo vissuto nell’Italia nord orientale tra il IX secolo a.C. e l’arrivo dei Romani.

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Appuntamento al museo di Montebelluna sabato 16 novembre 2024 alle 16.30: dopo i saluti istituzionali del Comune di Montebelluna, della soprintendenza ABAP-VE-MET e della direzione regionale Musei nazionali Veneto, la visita è libera alla presenza dei curatori. Sono previste visite guidate animate per bambini. Seguirà un momento conviviale.

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La mostra “FABULAE” al museo nazionale Atestino di Este (marzo – giugno 2024)

La mostra è il frutto di una collaborazione istituzionale tra Comune di Montebelluna, con il suo museo civico, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso e direzione regionale Musei nazionali Veneto a cui fa capo il museo nazionale Atestino dove nel marzo scorso, nell’ambito di questo progetto, è stata esposta in anteprima la situla del 2012, con il suo corredo, a seguito del restauro effettuato nel laboratorio del museo (vedi Este (Pd). Al museo nazionale Atestino apre l’anteprima della mostra “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi”, con focus sul restauro e sulle tecniche di realizzazione del manufatto, evento prequel del progetto (seconda parte a novembre a Montebelluna) di studio e valorizzazione delle due situle scoperte nella necropoli di Posmon di Montebelluna | archeologiavocidalpassato). Il comitato scientifico è costituito da un team di esperti: Stefano Buson, già funzionario restauratore al museo nazionale Atestino; Monica Celi, direttrice del museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna; Emanuela Gilli, conservatrice archeologa del museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna; Giovanna Gambacurta, professore associato di Etruscologia ed Antichità italiche all’università Ca’ Foscari di Venezia; Nicoletta Onisto, esperta in resti cremati, docente incaricato all’università di Ferrara; Carla Pirazzini, funzionario archeologo responsabile delle zone di Este e di Montebelluna per la soprintendenza ABAP VE-MET; Benedetta Prosdocimi, direttrice del museo nazionale Atestino; Angela Ruta, già direttrice del museo nazionale Atestino; Luca Zaghetto, archeologo, autore di studi sistematici sui sistemi iconografici dell’arte delle situle.

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La situla di Montebelluna scoperta nel 2002 nella tomba 244 della necropoli di Posmon e conservata al museo civico di Montebelluna (foto sabap-ve-met)

La mostra “FABULAE” nasce dalla volontà di restituire alla comunità questo patrimonio straordinario ed è stata l’occasione per riprendere gli studi sulla necropoli preromana di Montebelluna-Posmon avvalendosi di un gruppo di lavoro interdisciplinare a garanzia della qualità scientifica di un’operazione che unisce la ricerca alla valorizzazione. L’impianto museologico e museografico prevede l’utilizzo di linguaggi diversi che si adattano ai diversi target d’utenza nel pieno rispetto degli stili di apprendimento di ogni persona. All’interno della mostra sono così previsti percorsi paralleli in relazione alle fasce d’età (età prescolare, scolare e adulti). La mostra potrà essere fruita dai visitatori sia singolarmente in piena autonomia, sia in gruppo attraverso visite guidate. Per le scuole di ogni ordine e grado e per gruppi organizzati è prevista un’offerta educativa che prevede percorsi emozionali, visite guidate partecipate, laboratori e animazioni.

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La situla scoperta nella necropoli di Posmon di Montebelluna nel 2012 dopo i restauri (foto sabap-ve-met)

Il percorso espositivo. Le “vite” e i “racconti” di questi due capolavori vengono presentati in un percorso dove passato e presente testimoniato si alternano in un dialogo costante. I reperti esposti, datati tra il VII e il I secolo a.C., sono più di 400 tra materiali dello stesso museo civico di Montebelluna e altri in prestito dal museo nazionale Atestino (Este | PD) e dal museo nazionale Sloveno (Lubiana |SLO). L’allestimento prevede soluzioni immersive, postazioni interattive e partecipative per far rivivere, anche in maniera emozionale, il mondo dei Veneti antichi raccontato dalle due situle di Montebelluna nel contesto dei nuovi studi sulla necropoli di Posmon.

Este (Pd). Al museo nazionale Atestino apre l’anteprima della mostra “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi”, con focus sul restauro e sulle tecniche di realizzazione del manufatto, evento prequel del progetto (seconda parte a novembre a Montebelluna) di studio e valorizzazione delle due situle scoperte nella necropoli di Posmon di Montebelluna

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Locandina dell’anteprima della mostra “Fabulae. Le situle raccontano i Veneti antichi” al museo nazionale Atestino di este dal 28 marzo al 30 giugno 2024

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La situla Benvenuti conservata al museo nazionale Atestino di Este (foto drm-veneto)

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La situla di Montebelluna scoperta nel 2002 nella tomba 244 della necropoli di Posmon e conservata al museo civico di Montebelluna (foto sabap-ve-met)

Al museo nazionale Atestino di Este (Pd) giovedì 28 marzo, alle 17.30, si inaugura l’anteprima della mostra “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi”, evento prequel – dal 28 marzo al 30 giugno 2024 – della mostra che aprirà il 9 novembre 2024 al museo civico di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna (Tv), con la presentazione in anteprima della situla rinvenuta nel 2012 a Posmon di Montebelluna, con focus sul restauro e sulle tecniche di realizzazione del manufatto: l’esposizione nella sala III del Museo permetterà un confronto diretto con la situla Benvenuti di Este, capolavoro e capostipite di questa forma artistica. Il progetto di mostra temporanea “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi” nasce dalla volontà di restituire alla comunità un patrimonio archeologico eccezionale, rinvenuto nel corso di attività di tutela territoriale sotto la direzione scientifica della Soprintendenza, che a volte sono vissute come un peso dai cittadini: si tratta di due reperti davvero iconici, due vasi in bronzo a forma di secchio (situle), messi in luce rispettivamente nel 2002 e nel 2012 nella necropoli preromana di Posmon a Montebelluna (Treviso), recuperate, restaurate e studiate sotto la direzione scientifica della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso. Le due situle, riccamente decorate, rientrano tra gli esemplari più rappresentativi e più spettacolari della cultura materiale dei Veneti antichi, il popolo vissuto nell’Italia nord orientale tra il IX secolo a.C. e l’arrivo dei Romani.

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La situla scoperta nella necropoli di Posmon di Montebelluna nel 2012 dopo i restauri (foto sabap-ve-met)

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Particolare della decorazione della situla di Montebelluna in fase di restauro: cervo con corna ramificate (foto stefano buson)

Il progetto ha preso avvio a conclusione dello studio della situla del 2012, reso possibile grazie al restauro nei laboratori del museo nazionale Atestino (oggi afferente alla direzione regionale Musei Veneto), dove il reperto si trova tuttora in attesa di essere riportato al museo civico di Montebelluna e ricongiunto all’esemplare rinvenuto nel 2002. Per questo, i due musei si sono uniti alla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso in un progetto espositivo in due fasi: la prima, quella che apre il 28 marzo 2024 – come detto – a este; la seconda, dal 9 novembre 2024, al museo civico di Montebelluna dove sarà inaugurata la mostra “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi”, in cui le due situle di Montebelluna, per la prima volta riunite, saranno lo spunto per una narrazione sui Veneti antichi. L’allestimento si baserà su innovative soluzioni immersive per far rivivere a tutti il mondo degli antichi Veneti e trasformare in emozioni le informazioni ottenute dai nuovi studi sulla necropoli di Posmon.

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Una fase della ricostruzione sperimentale della situala di Montebelluna (foto stefano buson)

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Particolare della ricostruzione della situla di Montebelluna: guerriero che porta un vessillo a forma di tridente (foto di R. Miotto)

I punti di forza del progetto sono dunque: patrimonio archeologico: reperti di notevole rarità e grande impatto; situle venete come strumento d’indagine archeologica e al contempo bacino di informazioni d’interesse storico e antropologico; ricostruzione della complessità culturale degli antichi Veneti, dall’organizzazione sociale alle usanze comunitarie, sulla base dei dati forniti dai reperti; sinergia interdisciplinare tra enti locali e istituzioni nazionali; coinvolgimento della comunità contemporanea attraverso l’attuazione di un progetto di archeologia pubblica e partecipativa; approccio museografico innovativo di tipo esperienziale e immersivo. Il comitato scientifico è costituito da un team interdisciplinare di esperti: Stefano Buson, già funzionario restauratore presso il museo nazionale Atestino; Monica Celi, direttrice del museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna; Emanuela Gilli, conservatrice archeologa del museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna; Giovanna Gambacurta, professore associato di Etruscologia ed Antichità italiche all’università Ca’ Foscari di Venezia; Nicoletta Onisto, esperta in resti cremati, docente incaricato all’università di Ferrara; Carla Pirazzini, funzionario archeologo responsabile delle zone di Este e di Montebelluna per la soprintendenza ABAP VE-MET; Benedetta Prosdocimi, direttrice del museo nazionale Atestino; Angela Ruta, già direttrice del museo nazionale Atestino; Luca Zaghetto, archeologo, autore di studi sistematici sui sistemi iconografici dell’arte delle situle. Enti promotori del progetto: soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso, direzione regionale Musei Veneto – museo nazionale Atestino, Comune di Montebelluna – Museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna. In collaborazione con università Ca’ Foscari Venezia – dipartimento Beni umanistici. Con il patrocinio di: Comune di Este, istituto nazionale di Studi etruschi e italici-Sezione Etruria padana e Italia settentrionale.

Oderzo. Al museo Archeologico “Eno Bellis” presentazione del libro “Figlio del lampo, degno di un re. Un cavallo veneto e la sua bardatura”, atti della giornata di studi del 23 novembre 2018, a cura di Giovanna Gambacurta, Marta Mascardi e Maria Cristina Vallicelli

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Allestimento della bardatura di cavallo della Tomba 49 dalla necropoli dell’Opera Pia Moro di Oderzo, al museo Archeologico “Eno Bellis” di Oderzo (foto oderzo cultura)

Sono passati cinque anni da quando, era il 2018, fu presentato al pubblico il nuovo allestimento al museo Archeologico “Eno Bellis” di Oderzo della bardatura del cavallo della Tomba 49, scoperta tredici anni prima. E in quell’occasione la fondazione Oderzo Cultura aveva dedicato una tre giorni al ritorno e alla riscoperta di uno dei più importanti reperti della collezione archeologica, tra cui l’evento “Figlio del lampo, degno di un re”, realizzato in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso e l’università Ca’ Foscari di Venezia (vedi “Figlio del lampo, degno di un re”: al museo Archeologico “Eno Bellis” di Oderzo (Tv) una tre giorni per “riscoprire” la sepoltura di cavallo con una preziosa bardatura di 2500 anni fa: archeologi, restauratori e storici a confronto sul rapporto tra i veneti antichi e i cavalli, prima dell’inaugurazione del nuovo allestimento per la Tomba 49 | archeologiavocidalpassato).

oderzo_archeologico_libro-figlio-del-lampo-degno-di-un-re_presentazione_locandinaSabato 1° aprile 2023, alle 17.30, al museo Archeologico “Eno Bellis” presentazione del libro “Figlio del lampo degno di un re. Un cavallo veneto e la sua bardatura”, atti della giornata di studi del 23 novembre 2018. Il volume raccoglie i contributi presentati nel corso della giornata di studi dedicata al riallestimento della bardatura del cavallo della necropoli dell’Opera Pia Moro di Oderzo. Dopo i saluti istituzionali della Fondazione Oderzo Cultura Onlus, del Comune di Oderzo, della soprintendenza ABAP-VE-MET, intervengono: Guglielmo Marcuzzo e Maria Pia Benvegnù (Studio Marcuzzo e Benvegnù), Franco Marzatico (dirigente generale – unità di missione strategica per la tutela e la promozione dei beni e delle attività culturali, Provincia Autonoma di Trento, dialoga con i curatori del volume e gli autori).

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Copertina del libro “Figlio del lampo, degno di un re. Un cavallo veneto e la sua bardatura”

“Figlio del lampo, degno di un re. Un cavallo veneto e la sua bardatura”. Atti della giornata di studi (Oderzo, 23 novembre 2018) (edizioni Ca’ Foscari), a cura di Giovanna Gambacurta, università Ca’ Foscari Venezia; Marta Mascardi, Fondazione Oderzo Cultura onlus; Maria Cristina Vallicelli, soprintendenza ABAP-VE-MET. Contributi di Fiorenza Bortolami, Giovanna Gambacurta, Teja Gerbec, Veronica Groppo, Marta Mascardi, Miha Mlinar, Paolo Reggiani, Angela Ruta Serafini, Martino Serafini, Serena Vitri, Luca Zaghetto. Un progetto Art Bonus, in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso e il contributo dello Studio Marcuzzo Benvegnù. Il restauro e lo studio della bardatura del cavallo della necropoli preromana dell’Opera Pia Moro di Oderzo hanno evidenziato la necessità, a più di dieci anni dalla sua scoperta e musealizzazione, di rinnovarne l’ipotesi ricompositiva e di riunire le ricerche in corso in un momento di confronto e di aggiornamento. I contributi presentati nella giornata di studi indagano il contesto di rinvenimento, dettagliano le operazioni di recupero e restauro, mettono in luce i confronti in ambito Veneto, sottolineando le relazioni con il territorio alpino e in particolare con l’area slovena; non mancano esempi di iconografie confrontabili nei documenti dell’Arte delle situle. L’aspetto rilevante del sacrificio equino nelle pratiche rituali dei Veneti antichi viene confermato dalla sepoltura del cavallo che si colloca, alla fine del V secolo a.C., in un quadro crescente di relazioni e scambi culturali ed economici.

Bologna. Al museo civico Archeologico presentazione del libro “La situla della Certosa di Bologna. Alle origini della ritualità nell’Italia protostorica” di Luca Zaghetto: uno dei capolavori delle collezioni bolognesi, considerata la “regina delle situle”

bologna_archeologico_libro-la-situla-certosa_presentazione_locandinaLa situla della Certosa è da tutti considerata uno dei capolavori del museo civico Archeologico di Bologna, quasi un “mostro sacro” delle collezioni bolognesi. Ebbene, lo studioso Luca Zaghetto non ha avuto timore reverenziale e ha messo in discussione la “regina delle situle” millimetro per millimetro, significato per significato. Sabato 25 febbraio 2023, alle 17, nella sala conferenze del museo civico Archeologico di Bologna, presentazione a cura di Anna Dore (museo civico Archeologico di Bologna) del libro “La situla della Certosa di Bologna. Alle origini della ritualità nell’Italia protostorica” di Luca Zaghetto, alla presenza dell’autore con la partecipazione del restauratore Stefano Buson. Ingresso libero, fino ad esaurimento posti disponibili. L’incontro fa parte del ciclo “Qui Etruria. Novità dagli scavi e dai musei”.

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Copertina del libro “La situla della Certosa di Bologna” di Luca Zaghetto

La situla della Certosa (Ante Quem). Esattamente come il precedente, dedicato alla situla Benvenuti di Este, anche questo lavoro è profondamente originale: per il metodo di lettura delle immagini, architettato e perfezionato dall’Autore e che è ormai un suo preciso marchio di fabbrica; per la scrittura, pensata per accompagnare passo passo il lettore nell’indagine; e infine per i risultati, brillanti e non di rado totalmente inattesi. Dall’archeologia all’iconografia e da qui alla storia delle religioni, l’Autore ci propone ancora una volta un volume destinato a rimanere nel tempo, un cammino di alto profilo scientifico e di notevole fascinazione.

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La situla della certosa, scoperta da Antonio Zannoni nella Tomba 68 della necropoli della Certosa, e conservata al museo civico Archeologico di Bologna (foto bologna musei)

Considerata la “regina delle situle” etrusche per la bellissima e complessa decorazione, questo vaso, i cui manici sono perduti, fu utilizzato come prezioso cinerario di una tomba femminile a pozzetto databile al primo quarto del V secolo a.C. (500-475 a.C.). Il corredo comprende un unguentario attico (lèkythos) a vernice nera, una ciotola di argilla di produzione locale e due fibule in bronzo; all’interno della tomba la situla era coperta da una lastra di arenaria. Il raffinato vaso, realizzato almeno un secolo prima della sua deposizione nella sepoltura, fu conservato a lungo nel tempo per la preziosità della sua decorazione. È il manufatto più importante recuperato da Antonio Zannoni negli scavi della necropoli della Certosa di Bologna, avvenuti tra 1869 e 1873. Si tratta di uno degli esempi più importanti della cosiddetta arte delle situle, una corrente artistica che ha la sua area di massimo sviluppo in zona veneto-alpina e che tra il VII e il VI secolo a.C. si caratterizza per le decorazioni a fasce con motivi vegetali, animali fantastici e scene di vita quotidiana tipiche della classe aristocratica. L’ipotesi più probabile è che questa situla abbia costituito un ricco dono destinato ad un personaggio di alto rango dell’Etruria padana. Il vaso è composto da un’unica lamina di bronzo, richiusa su se stessa e fissata con chiodi ribattuti, decorata a sbalzo e ad incisione. Le scene figurate si distribuiscono su quattro registri: dall’alto al basso si vedono una parata di uomini armati, una processione di personaggi che recano vari utensili per sacrificio e banchetto, una gara musicale tra scene di caccia e di aratura e infine una sequenza di animali reali e fantastici.

Pieve d’Alpago (Bl). Nel ventennale del ritrovamento della situla Alpago a Pian de La Gnela, incontro internazionale con i massimi esperti e studiosi su “Studi e confronti sull’Arte delle Situle: Monte Krn (Slovenia)-Alpago (Veneto)-Caravaggio (Lombardia)”

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Il ritrovamento della situla Alpago a Pian de la Gnela nel 2002 (foto drm-veneto)

2002-2022: a vent’anni da ritrovamento della situla a Pian de la Gnela, da parte di alcuni volontari del Circolo Amici del Museo dell’Alpago, venerdì 17 giugno 2022 il Comune di Alpago e la rassegna culturale Mese del Libro (che ritorna con questa anteprima dopo un anno di stop dovuto alla pandemia) dedicano alla ricorrenza, un incontro internazionale con i massimi esperti e studiosi di questa arte intitolato: “Studi e confronti sull’Arte delle Situle: Monte Krn (Slovenia)-Alpago (Veneto)-Caravaggio (Lombardia)”. Appuntamento alle 15 in sala Placido Fabris a Pieve d’Alpago (Bl). A confronto i reperti sloveni, alpagoti e lombardi con specialisti del settore: Alessandro Vanzetti, docente di Archeologia all’università “La Sapienza” di Roma; Luca Zaghetto, ricercatore indipendente; Bastjan Laharnar, Peter Turk, museo nazionale della Slovenia; Miha Mlinar, museo di Tolmino; Diego Voltolini, direttore del museo Archeologico nazionale delle Marche; Louis Nebelsick, docente di Archeologia all’università Cardinal Stefan Wyszynski di Varsavia; Elia Bettini, Ricercatore indipendente.

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Eugenio Padovan, presidente degli Amici del Museo dell’Alpago (foto comune pieve alpago)

L’idea di riunire gli esperti è del presidente degli Amici del Museo dell’Alpago, Eugenio Padovan. Questo incontro di studio offre l’opportunità, anche al pubblico, di scoprire quanti possano essere i contenuti racchiusi in reperti come le situle e a quali significati e relazioni tra genti dell’Età del ferro potrebbero fare riferimento. Uno scambio di conoscenze e culture tra popoli così distanti tra di loro, dalla Slovenia all’Alpago fino alla Lombardia, ma che realizzavano oggetti conosciuti come l’Arte delle Situle, sviluppatasi tra il Po e il Medio Danubio e da Bologna alla Slovenia.

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La situla Alpago ritrovata a Pian de la Gnela nel 2002 (foto drm-veneto)

Siamo all’inizio del percorso per il ritorno della “Situla Alpago” (VI-V sec. a.C.) per il quale esiste un progetto, commissionato dal comune di Alpago (Bl), che prevede la realizzazione di una sala espositiva in un piano dello storico Palazzo Municipale di Pieve dove troveranno collocazione anche i ricchi corredi funerari rinvenuti nella necropoli a cremazione di Pian de la Gnela (VII-V sec. a.C.). Questo piano è sostenuto dalla ferma volontà dell’amministrazione guidata dal sindaco Alberto Peterle. E vuole arrivare all’obiettivo di arricchire l’Alpago, ma anche l’intero Bellunese, di una eccellenza culturale ed economico-turistica, posta lungo il percorso ciclabile Monaco -Venezia e, nel contempo inserirlo in una collaborazione Interreg Italia – Austria, seguendo la “Via dei Santuari”. Contribuendo attivamente ad incentivare il funzionamento della Rete Museale Provinciale. Una prospettiva che coincide con la mission della direzione generale dei Musei del ministero della Cultura.

Montebelluna. Il museo di Storia naturale e Archeologia organizza sulla piattaforma Zoom il corso di approfondimento on line “Storie di Veneti antichi” con l’archeologo Luca Zaghetto sulle nuove scoperte e i più recenti studi

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L’archeologo Luca Zaghetto

I Veneti antichi a portata di click. Il museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna due incontri di approfondimento on line dedicato ai Veneti antichi, descritti e raccontati da Luca Zaghetto alla luce delle nuove scoperte e dei più recenti studi. Il corso di approfondimento “Storie di Veneti antichi”, organizzato dal museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna nell’ambito dei suoi servizi educativi rivolti al mondo della scuola e a tutti gli interessati, è articolato in due incontri online su piattaforma Zoom: giovedì 24 marzo 2022, dalle 17.30 alle 18.30, e martedì 29 marzo 2022, sempre dalle 17.30 alle 18.30. Il corso è gratuito e su prenotazione. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0423300465, didattica@museomontebelluna.it. Nell’ambito delle collezioni archeologiche del museo civico di Montebelluna, la sezione dei Veneti antichi sta infatti assumendo un’importanza crescente grazie all’arrivo di importanti esemplari dell’Arte delle situle dalla necropoli di Posmon (Montebelluna). Tra questi il più noto e significativo è la situla in bronzo figurata della tomba n. 244 che troverà spazio nell’aggiornamento proposto da Luca Zaghetto, archeologo specializzato in protostoria europea. Oltre ad aver pubblicati alcuni libri e articoli scientifici sull’Arte delle situle e sui Veneti antichi, Zaghetto collabora con varie università italiane ed europee su progetti riguardanti i linguaggi figurati e l’antico DNA delle popolazioni protostoriche. È stato recente co-organizzatore della giornata Internazionale di Studi “Rhaeti & co.” (2021) dedicata ai più recenti risultati in campo genetico, linguistico ed archeologico sul tema delle origini delle popolazioni alpine. Il primo incontro (il 24 marzo 2022) servirà a prendere conoscenza del quadro generale del veneto preromano e delle relazioni fra i Veneti e le altre grandi culture europee e mediterranee del II e soprattutto del I millennio a.C. (Etruschi, Italici, Celti, Latini, Greci, ecc.). Il secondo incontro (il 29 marzo 2022) sarà invece dedicato all’Arte delle situle, una forma d’arte tipica dei Veneti e dei loro vicini, che fra 600 e 400 a.C., fornisce inestimabili immagini di vita reale in un periodo altrimenti largamente sconosciuto. Oltre a presentare i più rilevanti e aggiornati dati archeologici, il corso è dunque anche un’occasione per prendere contatto con altri aspetti tipici della civiltà veneta, come appunto quelli iconografici, artistici e linguistici.