Il futuro di Pompei con un turismo sostenibile dopo l’emergenza coronavirus: il direttore Massimo Osanna ne parla al webinar “Sostenibilità territoriale del Patrimonio culturale e del turismo” con la partecipazione del ministro Franceschini
Come far interagire proficuamente la cultura, i trasporti, l’ambiente attraverso un supporto multimediale e tecnologico intelligente, al fine di migliorare la fruibilità dei siti museali e del turismo in genere? Ne parlerà il direttore generale del parco archeologico di Pompei Massimo Osanna intervenendo il 29 maggio 2020 alle 15.30 al webinar dedicato alla “Sostenibilità territoriale del Patrimonio culturale e del turismo”, organizzato dalla Camera Forense Ambientale, organismo tecnico di valenza nazionale, insieme a Remtech, società impegnata in tecnologie per lo sviluppo sostenibile del territorio. Il tema del turismo sostenibile sarà trattato in un confronto con il ministro per i Beni le Attività Culturali e il Turismo, Dario Franceschini, e il direttore generale ISPRA, Alessandro Bratti, nella prima parte dell’evento a partire dalle 14; a seguire (ore 15.30) sono previsti gli interventi del direttore generale Massimo Osanna, assieme a Fabio Pressi, CEO di Infoblu S.p.A (Gruppo Telepass) e Renzo Iorio, CEO di Nugo S.p.A. (Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane). Il turismo sostenibile risponde ad alcuni requisiti essenziali: accettabile a lungo termine dal punto di vista ecologico; dimensionato nel tempo, per ridurre gli effetti legati alla stagionalità, e nello spazio, individuando la capacità di accoglienza del territorio; realizzabile ed equo sul piano economico e sociale, prodotto di un’interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori; non estraneo all’identità del luogo.

Il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini con il direttore generale Massimo Osanna a Pompei (foto parco archeologico Pompei)
Le prospettive di ripresa di Pompei, luogo simbolo per eccellenza della cultura e del turismo, sia da un punto di vista economico, culturale, sia in termini di cambiamenti della fruizione, imposti dalla recente emergenza sanitaria, e di prospettive future e opportunità di migliorare qualitativamente e in piena sicurezza le visite, grazie al supporto della tecnologia e del digitale, saranno oggetto dell’intervento del Direttore Osanna. Per le iscrizioni al webinar: https://www.bitmat.it/webinar-restart-in-green-sostenibilita-territoriale-patrimonio-culturale-e-turismo
Giordania. A maggio nel siq di Petra è caduto un masso di 10 tonnellate: l’evento era stato previsto da un algoritmo ideato all’università di Firenze

Il siq di Petra, un canyon scavato nell’arenaria con rocce instabili: ora si può prevedere lo stacco dei massi
L’avevano previsto. Ed è successo alla fine di maggio. Calcolato nella tempistica ad altissima precisione come si trattasse di un’eclisse, l’ammaraggio di una navicella spaziale o il passaggio di una cometa. Ma stavolta non si è trattato di calcolare un fenomeno astrale, bensì il distacco di un grande masso, di un blocco di roccia di oltre 10 tonnellate che incombeva su una via di transito speciale, percorsa ogni giorno da migliaia di visitatori da ogni parte del mondo: il siq di Petra, il canyon scavato nelle arenarie della Giordania, per secoli protetto e celato dai beduini, e che – giusto due secoli fa – permise allo svizzero Johann Ludwig Burckhardt, una volta individuato il passaggio, di scoprire la favolosa capitale dei Nabatei (vedi il post sul film di Alberto Castellani https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2013/11/28/a-bologna-petra-inedita-nel-film-di-castellani/). E a prevedere il distacco della roccia è stato un italiano, Giovanni Gigli dell’università di Firenze, che, studiate le caratteristiche del siq e individuate le masse rocciose instabili, ha approntato uno speciale algoritmo, cioè un complesso sistema di calcolo, dai risultati eccellenti.

Il siq di Petra è stato studiato dall’università di Firenze dove è stato ideato l’algoritmo che prevede lo stacco dei blocchi di roccia
Il gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze è intervenuto su sollecitazione dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), che sta lavorando a un progetto Unesco per la stabilizzazione di quell’area, soggetta a fenomeni di crollo, in collaborazione con l’Università di Città del Capo (Sudafrica). “Attraverso immagini tridimensionali ad alta risoluzione, ottenute mediante laser scanner, abbiamo estratto i dati necessari a identificare le fratture nella roccia”, spiega il ricercatore fiorentino, “a seconda della loro collocazione e dell’orientazione della parete è infatti possibile calcolare la possibilità di scivolamenti, ribaltamenti e distacchi”.
L’elaborazione del dato è stata fatta nei laboratori del Dipartimento a Firenze, mentre un sopralluogo a Petra, avvenuto alla fine dello scorso anno, ne ha reso possibile la validazione. “È da molti anni che lavoriamo e perfezioniamo il nostro algoritmo – prosegue Gigli – Lo abbiamo applicato in diversi contesti per problemi di Protezione Civile, beni culturali e nel settore minerario. Fino a oggi abbiamo centrato tutte le nostre previsioni”. Anche alla luce di questi risultati, alcuni ricercatori del team di Nicola Casagli, ordinario di Geologia applicata, hanno costituito una società, Geoapp, dopo aver concluso il percorso di preincubazione presso l’Incubatore Universitario Fiorentino (Iuf). L’intento è di allargare il campo di interventi del gruppo di ricerca, soprattutto nel campo della sicurezza delle attività minerarie e delle grandi infrastrutture.
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