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Ischia (Na). A Forio l’incontro “In ricordo di Giorgio Buchner, il meticoloso scavatore di Pithekoussai” con le archeologhe Mariangela Catuogno e Maria Lauro

ischia_forio_ricordo-di-giorgio-buchner_locandinaSabato 1° marzo 2’25, alle 18.30, al Bar Internazionale a Forio d’Ischia (Na) col patrocinio del Comune di Forio l’incontro “In ricordo di Giorgio Buchner il meticoloso scavatore di Pithekoussai” in collaborazione con le Associazioni Parco Culturale Ischia (APCI) e l’associazione culturale Incontrarte per ricordare Giorgio Buchner nel ventennale della sua scomparsa. Sarà l’occasione per parlare non solo dello studioso che ha rivoluzionato la conoscenza delle prime fasi della colonizzazione greca in Italia, ma anche un momento per ricordare l’uomo, le sue sfide personali e il suo amore per Ischia. Introducono Caterina Mazzella, presidente di Apci, e Umberto Lucio Amore, presidente di Incontrarte. Intervengono le archeologhe Mariangela Catuogno e Maria Lauro.

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L’archeologo tedesco Giorgio Buchner, scavtore di Ischia, dove è morto nel 2005 (foto FB)

L’archeologo Giorgio Buchner, nato a Monaco di Baviera l’8 agosto 1914, e morto a Ischia il 4 febbraio 2005, è stato famoso per i suoi studi sul popolamento preistorico dell’isola d’ischia e sulla fondazione delle colonie della Magna Grecia, con particolare riguardo a Pithecusai. Ancora studente di liceo, rimase affascinato da uno scritto del 1890 di Julius Beloch: a Lacco Ameno, sul versante settentrionale d’Ischia, erano stati rinvenuti numerosi reperti e nella Valle di San Montano erano state scoperte delle sepolture del V secolo. Perciò decise di studiare lettere classiche a Napoli e successivamente a Roma, dove nel 1938 si sarebbe laureato in paletnologia con una tesi sulla preistoria e l’archeologia di Ischia dal titolo “Vita e dimora umana nelle Isole Flegree dalla preistoria ai tempi romani”. Nel 1949 Buchner prese servizio come funzionario della soprintendenza Archeologica di Napoli con delega per Ischia e diede inizio a degli scavi, prima sulla collina del Castiglione, poi nella valle di San Montano a Lacco Ameno, con il ritrovamento della necropoli della colonia greca di Pithecusa, utilizzata dall’VIII sec. a.C. fino all’età romana. Furono rinvenuti corredi con monili (vasi, piccole sculture di terracotta, brocche e coppe, scarabei egizi, lingotti di piombo, attrezzatura da pesca, pesi per telaio, strumenti da lavoro) e, soprattutto, la coppa di Nestore, custodita in una ricca tomba a cremazione, portata alla luce e ricomposta dallo stesso Buchner: Si tratta di una kotyle alta una decina di centimetri e datata al 725 a.C.

Ischia (Na). A Villa Arbusto, sede del museo Archeologico di Pithecusae, la conferenza “Dal Levante ad Ischia: un Mediterraneo condiviso” con Ida Oggiano, dirigente di ricerca all’Ispc-CNR, sesto appuntamento del progetto Kepos 2024

ischia_lacco-ameno_villa-arbusto_archeologico_progetto-kepos-dal-levante-ad-ischia-un-mediterraneo-condiviso_oggiano_locandinaGiovedì 5 settembre 2024, alle 19.30, a Villa Arbusto sede del museo Archeologico di Pithecusae di Lacco Ameno, sesto appuntamento del progetto Kepos, organizzato dalla Fondazione W. Walton e Giardini La Mortella e dedicato alle fasi storiche più antiche dell’isola d’Ischia, e dedicato al mondo levantino e alle connessioni col mondo greco e con l’antica Pithekoussai, con la dirigente di ricerca all’Istituto di Scienze del Patrimonio culturale del CNR, la prof.ssa Ida Oggiano, illustrerà il tema con la relazione “Dal Levante ad Ischia, un Mediterraneo condiviso”. Dopo i saluti del sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale e di Alessandra Vinciguerra, presidente della Fondazione W. Walton e Giardini La Mortella, interverrà la prof.ssa Ida Oggiano. L’incontro sarà moderato da Mariangela Catuogno, direttore scientifico del Progetto Kepos. Ingresso libero dalle 19.

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Corredo della tomba 545 dalla necropoli di Pithekoussai al museo Archeologico di Pithecusae: presenti un unguentario fenicio e una coppetta tripode di produzione locale (foto museo lacco ameno)

I primi tre secoli del primo millennio a.C. nel Mediterraneo furono caratterizzati da una grande mobilità di navi, merci, uomini e idee. Le coste del Mediterraneo Orientale e Cipro, il cosiddetto Levante, divennero parte integrante del sistema economico e culturale del Mediterraneo centro-occidentale (Sicilia e Sardegna, Nord-Africa e area tirrenica e Spagna). Tracce della presenza levantina sono sempre più evidenti negli scavi archeologici dell’area tirrenica e si aggiungono alla nota documentazione di Ischia, tra i primi luoghi di incontro tra le comunità locali, i greci dell’Eubea e i “levantini” appunto. Ma chi erano i Levantini di cui si parla? Chi furono i “phonikes”, i Fenici, che navigarono in questa parte del Mediterraneo ancor prima di fondare le loro colonie? Con la presentazione si proporrà un viaggio a ritroso, visitando un Vicino Oriente la cui multiculturalità è la base della sua ricchezza passata e contemporanea.

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Corredo della Tomba 944 rinvenuto nella necropoli di S. Montano a Lacco Ameno: disegno pubblicato da Giorgio Buchner, nel 1983

Ricorda Mariangela Catuogno: già Giorgio Buchner, nel 1983, pubblicando il corredo della Tomba 944 rinvenuto nella necropoli di S. Montano a Lacco Ameno sull’isola d’Ischia composto da una oinochoe (brocca locale), due skyphoi di tipo corinzio (coppe), una anforetta d’impasto a spirali, un aryballos (unguentario), due fibule, due fermatrecce, due anelli, globetti pendenti, scriveva: ” …l’unica fonte degli aryballoi usati a Pithekoussai nel terzo quarto dell’VIII sec. a.C. era il Levante, invita alla riflessione… si tratta di un rito allogeno…di una distinzione etnica… analoghe a quelle dimostrate dalle testimonianze epigrafiche semitiche… oppure ci troviamo di fronte ad un altro fenomeno pertinente alla stratigrafia sociale euboica, dalla cui espressione materiale non saranno certo state assenti le vicissitudini commerciali dell’epoca in cui ai vecchi contatti con l’Oriente si aggiungevano le imprese nell’ Occidente?”. Ne parlerà nell’incontro a Villa Arbusto.

Lacco Ameno (Ischia, Na). Al via gli scavi nel quartiere artigianale metallurgico di Mazzola diretti da Matteo D’Acunto, progetto di ricerca triennale condotto in sinergia tra L’Orientale, l’Or.Sa., la Sabap di Napoli e il Comune, per la prima volta aperto alla cittadinanza. Gli interventi dei protagonisti

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Area archeologica del quartiere metallurgico di Mazzola (Lacco Ameno, isola d’Ischia): scavi anni Sessanta del Novecento (foto sabap-na-met)

L’annuncio lo scorso novembre 2023: “Dopo quasi 50 anni dai primi scavi sono ripresi i lavori nell’area archeologica di Mazzola (Lacco Ameno, isola d’Ischia), sulla collina di Mezzavia, indagata negli anni Sessanta del Novecento dall’archeologo tedesco Giorgio Buchner. Le evidenze, costituite da strutture databili a partire dall’VIII sec. a.C., sono riferibili ad un quartiere metallurgico, come dimostrano le varie tipologie di oggetti rinvenuti (vedi Ischia (Na). Nell’area archeologica di Mazzola (Lacco Ameno) si torna a scavare dopo 50 anni il quartiere metallurgico (VII sec. a.C.) dell’antica Pithekoussai | archeologiavocidalpassato). Non è stato uno scavo occasionale. Da lunedì 2 settembre 2024 ripartono le indagini archeologiche a Ischia / Pithekoussai, l’antico insediamento localizzato nell’attuale comune di Lacco Ameno, primo insediamento greco in Occidente. Un importante progetto di ricerca nel quartiere artigianale di Mazzola, parte di un progetto di ricerca triennale fortemente sostenuto dal soprintendente Mariano Nuzzo, si apre alla cittadinanza grazie a un nuovo ed entusiasmante progetto di ricerca, condotto in sinergia tra l’università di Napoli L’Orientale, la Scuola di specializzazione in Beni archeologici “Or.Sa.” (università di Salerno e università di Napoli L’Orientale)”, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli e il Comune di Lacco Ameno.

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Area archeologica del quartiere metallurgico di Mazzola (dall’VIII sec. a.C.) (Lacco Ameno, isola d’Ischia) (foto sabap-na-met)

Si apre così un nuovo capitolo sulla storia, la struttura sociale, la produzione e i commerci di un centro che fu punto d’approdo e di transito imprescindibile lungo le rotte che collegavano le sponde opposte del Mediterraneo. La nuova campagna di scavo sarà realizzata sotto la direzione di Matteo D’Acunto, professore ordinario dell’università di Napoli L’Orientale, di Teresa E. Cinquantaquattro, direttrice del Segretariato Regionale del MiC per la Campania, e di Maria Luisa Tardugno, funzionaria archeologa della soprintendenza. Il lavoro sul campo sarà coordinato da Francesco Nitti (dottorando dell’università di Salerno), Marco Capurro (dottorando della Scuola Normale Superiore di Pisa), Chiara Improta e Cristiana Merluzzo (dottorande dell’università di Napoli L’Orientale).

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Area archeologica del quartiere metallurgico di Mazzola (Lacco Ameno, isola d’Ischia): sopralluogo con Matteo D’Acunto, Maria Luisa Tardugno e Mariano Nuzzo (foto sabap-na-met)

La missione archeologica sarà composta da giovani ricercatori e studenti dell’università di Napoli L’Orientale e della Scuola di specializzazione interateneo in Beni archeologici “Or.Sa.” (università di Salerno e università di Napoli L’Orientale). Le indagini previste offriranno nuove e preziose informazioni sulla vita quotidiana, le attività produttive, l’economia e l’organizzazione sociale degli antichi abitanti di Pithekoussai, creando un legame tangibile tra il passato e il presente. Inoltre, la missione dichiarata di questo progetto, con una connotazione di assoluta novità, è quella di presentarsi come uno scavo aperto alla cittadinanza, secondo un processo virtuoso che vede coinvolti gli enti di ricerca, di tutela, l’amministrazione comunale di Lacco Ameno e tutta la comunità locale.

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Area archeologica del quartiere metallurgico di Mazzola (dall’VIII sec. a.C.) (Lacco Ameno, isola d’Ischia) (foto sabap-na-met)

Il progetto è stato da subito sostenuto dal Comune di Lacco Ameno, e in particolare dal sindaco Giacomo Pascale e dal vice-sindaco e assessore alla Cultura Carla Tufano. Durante gli scavi saranno organizzate giornate aperte al pubblico (dalla seconda settimana di settembre, su prenotazione), durante le quali verranno mostrate le molteplici operazioni di indagine e saranno illustrate le evidenze archeologiche emerse e la storia del sito. Attraverso un accordo con il liceo classico Statale “G. Buchner”, saranno inoltre coinvolti nelle attività di studio, classificazione e interpretazione dei reperti alcuni giovani studenti, che avranno così la possibilità di toccare con mano la storia del proprio territorio. Infine, allo scopo di dare ampia pubblicità alle ricerche in corso, è previsto un incontro conclusivo della campagna, aperto al pubblico e ai media, durante il quale verranno resi noti i risultati dei nuovi scavi. La ripresa delle esplorazioni dell’antica Pithekoussai rappresenta una straordinaria opportunità per preservare e valorizzare il patrimonio storico dell’isola d’Ischia promuovendo al contempo il turismo culturale eco-sostenibile e favorendo il pieno coinvolgimento della comunità locale. Ci sono tutte le premesse perché il programma di ricerca conduca a importanti risultati: l’eccezionale interesse scientifico del progetto, che mira a proseguire il percorso virtuoso avviato dalle eccezionali scoperte di Giorgio Buchner, e l’entusiastico coinvolgimento e il supporto decisivo della comunità di Lacco Ameno.

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Roberto Tottoli, rettore dell’università di Napoli L’Orientale (foto unior)

“Con l’apertura di questo nuovo scavo archeologico a Ischia la scuola archeologica dell’Orientale condurrà ricerche nelle due più antiche fondazioni greche d’Occidente, Pithekoussai e Cuma”, interviene il rettore dell’Orientale, Roberto Tottoli. “Le attività, coordinate da nostri docenti, permettono agli studenti del nostro Ateneo di lavorare sul campo e acquisire competenze avanzate nel campo della ricerca archeologica sotto l’aspetto delle tecniche di indagine, dell’analisi e della classificazione dei materiali e dello studio dei siti, nonché sotto il profilo teorico e interpretativo più generale. La scuola di archeologia dell’Orientale, attiva anche all’estero in Oman, Arabia Saudita, Afghanistan, Sudan, Egitto, Etiopia, ha una lunga storia di scoperte e anche in questo caso siamo certi che arriveranno grandi risultati”. E Mariano Nuzzo, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli: “Sono particolarmente lieto di annunciare l’avvio della nuova campagna di scavi nel quartiere di Mazzola a Lacco Ameno, un’iniziativa che non solo rappresenta un’importante occasione di ricerca scientifica, ma che si propone anche di coinvolgere attivamente la comunità locale e i giovani studenti. La riscoperta dell’antico insediamento di Pithekoussai non è solo un’opportunità per approfondire la nostra comprensione delle origini della colonizzazione greca in Occidente, ma anche per valorizzare e preservare un patrimonio di inestimabile valore storico e culturale. La partecipazione della cittadinanza e delle nuove generazioni alle giornate di scavo aperte al pubblico è un elemento centrale di questo progetto, poiché credo fermamente che la conoscenza e la tutela del nostro passato debbano essere condivise e vissute da tutti. Ringrazio le istituzioni e gli enti coinvolti per la loro preziosa collaborazione e sono convinto che, insieme, riusciremo a creare un ponte tra passato e presente che arricchirà non solo la nostra cultura, ma anche l’identità della comunità di Lacco Ameno”.

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Comune di Lacco Ameno (Ischia): il vicesindaco Carla Tufano e il sindaco Giacomo Pascale (foto ischiamondo blog)

“Siamo entusiasti della ripresa dei lavori di scavo in località Mazzola, un’opportunità straordinaria che apre una nuova pagina, e una nuova stagione, per tutta l’isola d’Ischia”, dichiara il sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale. “Crediamo da tempo che il futuro della nostra terra e lo sviluppo del territorio passino attraverso il binomio indissolubile di turismo e cultura. Investire nella valorizzazione di siti archeologici e, più in generale, nei beni di rilevanza storica è la manifestazione precisa di un impegno concreto, da parte di questa Amministrazione, che punta a un duplice risultato: arricchire l’offerta culturale del nostro patrimonio archeologico a turisti e studiosi e avvalerci di una tradizione scientifica di alto prestigio ed esperienza per la conoscenza e la conservazione della nostra memoria, della nostra storia e della nostra identità”. E il vice-sindaca e assessore alla Cultura Carla Tufano: “La nuova campagna di scavo è parte di un progetto più ampio di tutela, valorizzazione e fruizione collettiva dell’area archeologica di Pithekoussai che prevede il pieno coinvolgimento della comunità locale. Finalmente i cittadini di Lacco Ameno e i nostri ospiti scopriranno i tesori nascosti nell’antica area artigianale di Mazzola. Potranno ammirare i resti di una civiltà che ha inciso profondamente nella storia del Mediterraneo e delle sue dinamiche interculturali. Le visite pubbliche al cantiere archeologico e alle indagini sul campo, pur richiedendo sforzi organizzativi eccezionali, avverranno nella consapevolezza che le tracce preziose del nostro passato sono destinate a diventare patrimonio comune da trasmettere con slancio e convinzione alle nuove generazioni”.

 

Ischia (Na). Al museo Archeologico di Pithecusae a Lacco Ameno la conferenza “All’alba della storia di Ischia” con Claude Albore Livadie (università Suor Orsola Benincasa) quarto appuntamento del progetto Kepos 2024

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Sabato 27 luglio 2024, alle 19.30, al museo Archeologico di Pithecusae in Villa Arbusto a Lacco Ameno (Ischia, Na),  quarto appuntamento del progetto Kepos, organizzato dalla Fondazione W. Walton e Giardini La Mortella e dedicato alle fasi storiche più antiche dell’isola d’Ischia, in cui interverrà la prof.ssa Claude Albore Livadie, già direttore di ricerca al centro nazionale della ricerca scientifica (CNRS) e docente all’università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, su “All’alba della storia di Ischia”. Dopo i saluti del sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale e di Alessandra Vinciguerra, presidente della Fondazione W. Walton e Giardini La Mortella, interverrà la prof.ssa Claude Albore Livadie. A moderare l’appuntamento sarà Mariangela Catuogno, direttore scientifico del progetto Kepos.

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Una sala del museo Archeologico di Pithecusae nella Villa Arbusto a Lacco Ameno di Ischia (foto museo pithecusae)

A partire dagli anni ‘30 del secolo passato le scoperte archeologiche di Giorgio Buchner fanno luce sulle prime attestazioni della presenza umana a Ischia rivelando da un lato quanto fossero stringenti le connessioni con le facies archeologiche campane e dall’altro quanto eruzioni, colate e alluvioni abbiano coinvolto drammaticamente le popolazioni locali. Saranno presentati i siti del Cilento, San Michele, Castiglione, Monte Vico e Mazzola occupati dalle popolazioni indigene di stirpe ausona/opica prima dell’arrivo degli Eubei. I dati che emergono da questi insediamenti saranno oggetto di una approfondita analisi, volta anche ad avanzare nuove interpretazioni circa la cronologia, confermando quanto le isole fin dalle epoche più remote furono sempre luogo di grandi sperimentazioni culturali.

Ischia (Na). Nell’area archeologica di Mazzola (Lacco Ameno) si torna a scavare dopo 50 anni il quartiere metallurgico (VII sec. a.C.) dell’antica Pithekoussai

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Resti del quartiere metallurgico (VII sec. a.C.) dell’antica Pithekoussai nell’area archeologica di Mazzola a Lacco Ameno sull’isola d’Ischia (foto sabap-met-na)

Dopo quasi 50 anni dai primi scavi, in novembre 2023 sono ripresi i lavori nell’area archeologica di Mazzola (Lacco Ameno, isola d’Ischia), sulla collina di Mezzavia, indagata negli anni sessanta del Novecento dall’archeologo tedesco Giorgio Buchner. Le evidenze, costituite da strutture databili a partire dall’VIII sec. a.C., sono riferibili ad un quartiere metallurgico, come dimostrano le varie tipologie di oggetti rinvenuti. Grazie ad un finanziamento del ministero della Cultura, gli scavi, diretti dalla funzionaria archeologa Maria Luisa Tardugno, consentiranno di approfondire le conoscenze sul quartiere artigianale dell’antica Pithekoussai e di risistemare l’area attraverso interventi di manutenzione e messa in sicurezza.

“Non chiudete il museo archeologico di Ischia”: appello dell’associazione Bianchi Bandinelli per evitare lo sfratto da Villa Arbusto dei tesori dell’antica colonia greca di Pithecusae

Uno scorcio del parco di villa Arbusto a Lacco Ameno di Ischia, sede del museo archeoloigico

Uno scorcio del parco di villa Arbusto a Lacco Ameno di Ischia, sede del museo archeoloigico

La mappa dell'isola d'Ischia, l'antica Pithecusae

La mappa dell’isola d’Ischia, l’antica Pithecusae

La storia dell’isola di Ischia, dalla preistoria alla colonia greca di Pithecusae fino all’età romana, è racchiusa tra le mura dell’edificio principale del complesso di Villa Arbusto che ospita il museo archeologico di Ischia. E ora quel museo istituito 25 anni fa per esporre al pubblico i reperti che raccontano l’affascinante storia di Pithecusae, ritenuto il più antico insediamento fisso dei Greci che avevano raggiunto l’Italia Meridionale, rischia di chiudere. Un’ipotesi contro la quale scende in campo con un accorato appello l’associazione Bianchi Bandinelli: “Non chiudete il museo archeologico di Ischia a villa Arbusto”, edificio di fine Settecento ora di proprietà del Comune di Lacco Ameno, in difficoltà finanziaria come molti enti locali. Aperto circa 25 anni fa, il museo espone i tanti reperti che raccontano questa lunga storia, frutto degli scavi condotti sull’isola – in località San Montano, nel comune di Lacco Ameno – dalla fine degli anni ’40 del Novecento sotto la direzione di Giorgio Buchner, che ha studiato e pubblicato i contenuti di oltre settecento sepolture, deposte in fosse, di inumati e di incinerati, databili dalla metà dell’VIII a.C. all’età romana imperiale.

La cosiddetta "coppa di Nestore" conservata nel museo archeoloigco di villa Arbusto ad Ischia

La cosiddetta “coppa di Nestore” conservata nel museo archeoloigco di villa Arbusto ad Ischia

Il museo archeologico di Pithecusae rischia di chiudere

Il museo archeologico di Pithecusae rischia di chiudere

A Villa Arbusto sono conservati reperti dalla preistoria all'età romana

A Villa Arbusto sono conservati reperti dalla preistoria all’età romana

Tre le sezioni principali che espongono i reperti delle diverse epoche rinvenuti sull’isola: la Preistorica, con oggetti del neolitico, età del bronzo e del ferro composta perlopiù da materiali ceramici e litici. Il periodo greco, che raccoglie la corposa collezione dei reperti della colonia greca di Pithecusae. Così chiamarono Ischia gli Eubei che vi si insediarono nel VII sec. a.c.: per alcuni il nome significherebbe “l’isola delle scimmie” (i malefici Cercopi abitanti delle terre vulcaniche), per altri invece “l’isola dei vasi”. Una sezione è dedicata agli oggetti che testimoniano le prolifiche attività commerciali di Pithecusae con Oriente, Grecia, Spagna, Puglia e Sardegna. Un’altra alla raccolta di corredi funerari provenienti dalla necropoli di San Montano, di cui fanno parte i più importanti i vasi pitecusani, come la famosa “tazza da Rodi” sulla quale è inciso, in alfabeto euboico, un epigramma che allude alla celebre “coppa di Nestore” descritta nell’Iliade: versi, con cadenza epica, contemporanei alle più antiche parti dell’Iliade, nei quali si decanta il piacere di bere vino in una coppa perfetta come quella usata da Nestore. Si tratta della più antica iscrizione in lingua greca ritrovata in Italia, e fa il paio con una seconda che ci restituisce la firma di un decoratore di vasi in attività nella stessa Pithecusa. Infine, c’è il periodo romano, di cui fanno parte i rilievi votivi in marmo dal santuario delle Ninfe, in località Nitrodi (Barano), e dei lingotti in piombo e stagno della fonderia sommersa di Carta Romana. Buona parte di questo patrimonio archeologico di inestimabile valore ha ritrovato la luce grazie agli scavi effettuati da Buchner a partire dal 1952. Ora però il comune, in difficoltà finanziaria, avrebbe deciso di vendere Villa Arbusto, e il museo rischia lo sfratto. Da qui l’appello dell’associazione – sottoscritto già da decine di intellettuali, professori universitari ed esperti tra cui l’ex soprintendente di Pompei Pietro Guzzo – che chiede la ministero di beni culturali e turismo di vigilare sulla vicenda.