Castellammare di Stabia. “D’Orsi, l’archeologo romantico che inventò Stabiae”: il video riscopre la figura del professore che con la sua tenacia riuscì a “riscoprire” l’antica Stabiae, scavata dai Borbone e poi “scomparsa”. E sottolinea i suoi lasciti culturali: villa Arianna, villa San Marco e il museo nella reggia Quisisana

Il 18 gennaio 2021 la riapertura è toccata al museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella Reggia Quisisana e, quasi un mese dopo, il 15 febbraio 2021 alla Villa di Arianna a Castellammare di Stabia: sono due “siti” che oggi possiamo ammirare e presentare con orgoglio al mondo. Ma ciò non sarebbe possibile se negli anni ’50 del secolo scorso un professore d’italiano, Libero D’Orsi, innamorato della storia della sua città natale, Castellammare di Stabia, non si fosse impegnato con tutte le sue forze a “riscoprire” l’antica Stabiae, trovata – è vero – dai scavi iniziati il 7 giugno 1749 per volere di Carlo III di Borbone, che esplorarono, secondo l’uso del tempo, attraverso cunicoli rinterrando e passando ad altro quando i rinvenimenti non erano ritenuti degni di essere esposti al museo Borbonico di Portici, un impianto urbano, con botteghe e strade e sei ville residenziali sul ciglio del pianoro di Varano. Lo scavo, seguito dall’ingegnere spagnolo Alcubierre e dall’ingegnere svizzero Karl Weber iniziò dalla villa San Marco (1749-1754) quindi interessò la villa “del pastore” (1754) e la villa di Arianna con il complesso adiacente (1757-1762). Ma la ricopertura degli scavi settecenteschi e l’attività agricola sul pianoro di Varano avevano fatto perdere, quasi dimenticare, l’interesse per questo sito archeologico. Spettò a Libero d’Orsi, professore e poi preside della scuola media locale, restituire, grazie a fortunatissime campagne di scavo, anche autofinanziate, il giusto valore storico e archeologico a questo importante luogo di delizie, costituito da ville grandi come palazzi e riccamente decorate con vista mozzafiato sul golfo di Napoli.

Ora un cortometraggio, dal titolo “D’Orsi, l’archeologo romantico che inventò Stabiae”, prodotto da Fondazione Cives – Mav museo Archeologico virtuale di Ercolano, ricostruisce la figura e l’opera di Libero D’Orsi, tra archeologia e civismo, ma anche l’eredità che questo “archeologo romantico” – come amava definirsi – ci ha lasciato, dalle ville che oggi possiamo visitare e ammirare all’ultimo risultato che si è concretizzato solo nel settembre 2020, cioè il nuovo museo Archeologico di Stabia, non a caso intitolato proprio a Libero D’Orsi, nella Reggia Quisisana di Castellammare di Stabia, dove hanno trovato spazio gli 8mila reperti che D’Orsi aveva raccolto durante le sue campagne di scavo. Il corto è nato da un’idea di Antonio Ferrara, e ha visto la collaborazione del “Comitato per gli Scavi di Stabia fondato nel 1950” di Castellammare di Stabia e del parco archeologico di Pompei, attraverso il suo direttore generale Massimo Osanna, e l’archeologo Francesco Muscolino responsabile area archeologica di Stabiae. La voce narrante è di Gianfelice Imparato, video ed editing di Raffaele Gentiluomo, riprese di Salvatore Musella.
Dov’è Stabiae? Era questo il cruccio di un ragazzo cresciuto agli inizi del ‘900 a ridosso del porto di Castellammare di Stabia, città di mare affacciata sul golfo di Napoli. A 8 anni era stato agli scavi di Pompei. Gli avevano parlato di Ercolano, ma la sua città era scomparsa. Dov’è Stabiae? Si chiedeva Libero d’Orsi. Una domanda che lo accompagnerà per 80 anni. Chi era Libero d’Orsi? Professore di italiano, tra le due guerre mondiali insegnò in Puglia, Veneto e Romagna, dove ottenne l’incarico di preside. Nel 1946 rientrò nella città natale per assumere la presidenza della scuola media. Castellammare, come il resto del Paese, era alle prese con la ricostruzione post bellica. D’Orsi non si perse d’animo. Nel 1949 fu nominato ispettore onorario alle Antichità e Belle arti. Chiamò a raccolta professionisti appassionati di archeologia e diede vita al Comitato per gli scavi di Stabia, associazione ancora attiva, che sostenne le spese dei lavori e del personale. Tra il 1950 e il 1968 furono portate alla luce una decine di ville romane. Erano sia residenze di lusso sia fattorie agricole. I frammenti di affreschi e di stucchi recuperati nel corso degli scavi, condotti con i disoccupati dei cantieri scuola, venivano custoditi tra la Grotta San Biagio e la presidenza della scuola media. Sfidando le resistenze di molti accademici Libero D’Orsi, archeologo romantico come lui stesso amava definirsi, tirò fuori dall’oblio Stabiae. “Per gli scavi sono dovuto ricorrere ad alcuni studenti universitari, a qualche professionista che mi hanno aiutato”, spiega D’Orsi in immagini d’archivio. Come ha fatto? “Li ho chiamati, li ho catechizzati e ho detto loro – forse una parola un po’ antipatica – ho detto: sentite, oggi sulla superficie della terra siamo quel che siamo, sotto terra siamo grandi uomini. Volete essere grandi uomini? Allora venite a scavare. Hanno detto di sì, e siamo andati”. Quella di D’Orsi fu un’impresa in bilico tra archeologia ufficiale e civismo. Ma è soprattutto una storia rappresentativa di un’Italia che usciva dalla guerra e puntava sulla cultura per ripartire, anche in una piccola città di provincia come Castellammare. Eccoli i lasciti di questa tenace personalità. Senza D’Orsi non avremmo villa Arianna e la villa del secondo complesso. Superbe residenze allineate lungo il ciglio della collina in posizione panoramica, e villa San Marco dalle ardite soluzioni architettoniche con impianto termale e una grande piscina. Questa villa affascinò Lucio Dalla che nel 2008 volle esibirsi in un concerto gratuito dal titolo Stabia svelata, e finalmente il 24 settembre 2020 l’inaugurazione del museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi” aperto all’interno del palazzo reale di Quisisana, dove abitavano re e regine dagli Angioini agli Aragonesi fino ai Borbone. Questo museo ora accoglie la collezione di 8mila reperti di quell’Antiquarium stabiano aperto il 4 luglio 1959 da D’Orsi al piano terra della sua scuola media. Libero D’Orsi si spense a Castellammare di Stabia il 18 gennaio 1977, a quasi novant’anni. Il suo impegno è oggi esempio per quanti credono nel valore e nella forza della cultura come motore di sviluppo e di crescita sociale civile e turistica di una comunità.
Con Pasqua 2019 riapre a Castellammare (Na) la bellissima Villa Arianna, dai preziosi affreschi, danneggiata dall’ondata di maltempo dell’ottobre 2018. Migliorati anche l’arredo esterno e la segnaletica

Il grande ambiente di Villa Arianna a Castellammare di Stabia con al centro l’affresco con il mito di Arianna (foto parco archeologico di Pompei)
Nell’uovo di Pasqua 2019 Castellammare (Na) trova la riapertura di Villa Arianna, la famosa villa dell’antica Stabiae così denominata per la grande pittura a soggetto mitologico rinvenuta sulla parete di fondo del triclinio, durante gli scavi condotti dall’ingegnere svizzero Karl Weber tra il 1757 e il 1762, cioè all’inizio degli scavi borbonici, quando si procedeva attraverso esplorazioni sotterranee che prevedevano solo il recupero degli oggetti e non anche l’indagine dell’intero contesto architettonico: pertanto, le suppellettili e gli affreschi meglio conservati venivano prelevati e inviati al museo Borbonico presso il Palazzo Reale di Portici, poi confluiti in quello che oggi è il museo Archeologico nazionale di Napoli.

Un affresco parietale della villa Arianna a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico di Pompei)

A villa Arianna: da sinistra, Francesco Muscolino (direttore scavi), Alfonsina Russo (direttore ad interim Pompei), Gaetano Cimmino (sindaco Castellammare); Mauro Cipolletta (direttore Gpp) (foto Parco archeologico Pompei)
La Villa era chiusa da ottobre 2018 per i danni causati da una straordinaria ondata di maltempo. In questi mesi sono stati effettuati lavori di ripristino e puntellatura della copertura moderna dell’atrio in modo da riconsentire la riapertura al pubblico. Le coperture della Villa e dell’adiacente “Secondo Complesso” saranno, a breve, oggetto di un più radicale rifacimento, già definito a livello progettuale. La forzata chiusura al pubblico è stata l’occasione per condurre interventi di miglioramento del decoro complessivo della Villa e di accoglienza per i visitatori, che sono stati presentati alla presenza della direttrice ad interim Alfonsina Russo, del direttore generale del Grande Progetto Pompei, Mauro Cipolletta, del direttore degli scavi di Stabia Francesco Muscolino e del sindaco di Castallammare, Gaetano Cimmino. “La riapertura della villa è solo l’inizio di una progressiva riqualificazione”, dichiara Alfonsina Russo, “e una dimostrazione della rinnovata attenzione del parco archeologico di Pompei verso lo straordinario patrimonio archeologico dell’antica Stabiae”.

Nuove staccionate di contenimento fronti non scavati di villa Arianna di Stabia (foto parco archeologico Pompei)
Nell’ottica di una sempre maggiore integrazione con il contesto territoriale, sono stati riposizionati i nuovi cartelli segnaletici nelle immediate adiacenze esterne della villa, prima tappa di un necessario potenziamento della cartellonistica stradale per raggiungere facilmente sia Villa Arianna sia Villa San Marco. Sono state, inoltre, interamente rifatte per una lunghezza complessiva di circa cinquecento metri, le staccionate che delimitano i percorsi di visita e recingono gli spazi a monte della villa, sostituendo le vecchie recinzioni ormai ammalorate o mancanti in alcuni punti, allo scopo di rendere sempre più quest’ampia area verde, a Ovest della villa, circondata da ulivi e allestita con panchine, un confortevole luogo di sosta per i visitatori del sito e non solo. Contestualmente, con la realizzazione di nuove viminate (staccionate di contenimento) e altri piccoli interventi, si sono stabilizzati alcuni tratti dei fronti non scavati.

La reggia borbonica di Quisisana a Castellammare di Stabia ospiterà il nuovo museo nazionale di Stabia
“La proposta inserita all’interno del Piano Strategico per lo sviluppo delle aree comprese nel piano di gestione del sito UNESCO “Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata”, aggiunge il generale Mauro Cipoletta, “prevede la valorizzazione delle aree archeologiche di Stabia, Villa San Marco e Villa Arianna, attraverso il miglioramento delle vie di accesso e di collegamento ad altre evidenze culturali, nonché la riqualificazione delle aree di sosta, dotandole anche di adeguate strutture di accoglienza turistica (ingresso con info-point, piccola area espositiva, bar etc).” E il sindaco Gaetano Cimmino: “La riapertura di Villa Arianna è un avvenimento atteso sin da quando l’ondata di maltempo dello scorso ottobre aveva arrecato danni importanti alla struttura, che è stata ora rimessa a nuovo con interventi finalizzati alla messa in sicurezza della splendida villa romana e al miglioramento dell’accoglienza. Si tratta dell’ennesimo segnale della sinergia intrapresa tra il Parco Archeologico di Pompei e l’amministrazione comunale di Castellammare di Stabia per la valorizzazione del vasto patrimonio storico e culturale del territorio, che costituisce una risorsa preziosa per Castellammare. Una cooperazione che proseguirà con la realizzazione del museo Archeologico di Stabia all’interno di Palazzo Reale a Quisisana, nell’ottica del potenziamento del marketing territoriale che insieme siamo pronti a promuovere per dare impulso al turismo culturale in città”.
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