Agrigento-Palermo. “Pulcherrima et plurima spolia”: al via le “Giornate Gregoriane” dedicate al collezionismo e ai collezionisti di antichità in Sicilia tra Settecento e Ottocento e soprattutto al loro influsso sulla cultura e sul costume in Europa
“Pulcherrima et plurima spolia” è il titolo della 16esima edizione delle “Giornate Gregoriane”, che si tengono tra Agrigento e Palermo il 13 e 14 dicembre 2024. Tema di quest’anno è quello del collezionismo e dei collezionisti di antichità in Sicilia tra Settecento e Ottocento e soprattutto il loro influsso sulla cultura e sul costume in Europa. Le due giornate di studio si soffermeranno sulla nascita delle prime raccolte pubbliche museali e del ruolo svolto da privati che raccolsero opere che altrimenti sarebbero state distrutte o disperse… soprattutto su quelle figure che a loro modo tutelarono il patrimonio storico akragantino (e non solo) e del peso che quelle collezioni, una volta diffuse in tutta Europa, ebbero nella diffusione della cultura classica e dell’interesse verso Agrigento, la Sicilia e l’Italia. Il comitato scientifico è composto da Giuseppe Parello, Roberto Sciarratta, Claudia Lambrugo, Maria Concetta Parello e Maria Serena Rizzo. Del comitato organizzatore fanno parte Maria Concetta Parello, Maria Serena Rizzo e Giuliana Sarà.
PROGRAMMA 13 DICEMBRE: AGRIGENTO, Biblioteca Lucchesiana. Alle 9, saluti istituzionali: Roberto SCIARRATTA, direttore del parco Valle dei Templi; Giuseppe PARELLO, presidente del consiglio del parco Valle dei Templi; Maria Concetta PARELLO, “Le ragioni del convegno”; 9.30, Sac. Angelo CHILLURA, direttore della Biblioteca Lucchesiana, “Nihil solvito. La generosità e lungimiranza del vescovo Lucchesi Palli per il bene comune”; 9.50, Francesco MUSCOLINO, musei nazionali di Cagliari, “La Regia Custodia delle Antichità in Sicilia: protagonisti, normativa, attività”; 10.10, Josy LUGINBÜHL, università di Berna, “Off duty! Collecting antiquities in the Kingdom of the Two Sicilies”; 10.30, Fabrizio SLAVAZZI, università di Milano, “I vasi antichi figurati in età moderna: collezioni, collezionisti, moda e gusto”; 10.50, pausa caffè; 11.10, Claudia LAMBRUGO, università di Milano, William Hamilton in Sicilia: una storia poco nota all’origine della vase hunt siciliana; 11.30, Alessandro PACE, università di Milano, “Ippolito Cafici: più che un collezionista”; 11.50, Stefania PAFUMI, CNR (Istituto di Studi sul Mediterraneo), “Napoli, Il “Biscari ritrovato”: i manoscritti delle “Antichità di Catania” e altri documenti inediti per la storia del collezionismo e dell’archeologia catanese”; 12.10, Giuliana RANDAZZO, università Mediterranea di Reggio Calabria, “Le antichità di Ignazio Paternò Castello principe di Biscari e i disegni dei viaggiatori del Grand Tour settecentesco”; 12.30, Massimo CULTRARO, CNR (Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale), “Catania, Una collezione dimenticata. La raccolta del barone Ferdinand von Andrian-Werburg (1835-1914) a Vienna e l’alba degli studi di Preistoria in Sicilia”; 12.50, Stefania SANTANGELO, CNR (Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale), “Catania, Emanuele Taranto Rosso ed il “Gabinetto di Storia Naturale ed Archeologia” di Caltagirone (Catania)”; 13.30, pausa pranzo; 15, Rita FERLISI, soprintendenza BB. CC. AA. Agrigento, “Francesco Scaglione: il collezionismo come ossessione, tra archeologia e wunderkammer”; 15.20, Angela Maria MANENTI, parco archeologico e paesaggistico di Siracusa Eloro Villa del Tellaro e Akrai, “Un collezionista “minore” della Sicilia meridionale: il canonico G. Pacetto di Scicli (1806-1884), i suoi “Ricordi archeologici di un viaggio eseguito nel territorio di Scicli nell’anno 1867”: legami con i collezionisti dell’isola e non solo”; 15.40, Simone PIAZZA, università Ca’ Foscari Venezia, “Un domenicano alla scoperta di reperti antichi, curiosità naturali e cimeli medievali: i due viaggi in Sicilia di Giuseppe Allegranza (1750-1/52)”; 16, Cristoforo GROTTA, parco Valle dei Templi di Agrigento, Scuola Normale Superiore, “La tutela delle antichità di Agrigento: il caso di studio del tempio D nella narrazione delle risorse archivistiche del XIX secolo”; 16.20, Giovanni SCICOLONE, soprintendenza BB. CC. AA. Agrigento, “Dal sarcofago di Fedra alla collezione del ciantro Panitteri. Storie di raccolte archeologiche di ecclesiastici agrigentini tra Settecento e Ottocento”; 16.40, Silvia CALÒ, università di Bari, “Il viaggio di Victor Baltard in Sicilia tra collezionisti ed eruditi”; 17, pausa caffè; 17.30, Jörg GEBAUER, Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek Munich, The Panitteri Vases – Core of the Munich Collections of Antiquities”; 17.50, Jorinde VAN ZUIJLEN, Independent researcher, “The Panitteri Collection: historical and museological contexts”; 18.10 , Donatella MANGIONE, parco Valle dei Templi, Giovanni SCICOLONE, soprintendenza BB. CC. AA. Agrigento, “Indagare un’antica collezione. Reperti archeologici “di famiglia” al Museo Civico di Girgenti”; 18.30, Alessio TOSCANO RAFFA, CNR (Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale), “Catania. La città di Licata (Ag) e il dibattito sull’identificazione dell’antica Gela nei secoli XVIII-XIX: collezionisti locali, viaggiatori italiani e stranieri, tra recuperi, doni e acquisti di manufatti antichi”.
PROGRAMMA 14 DICEMBRE: PALERMO, Museo Archeologico A. Salinas. Alle 10.30, saluti: Giuseppe PARELLO, direttore del museo Archelogico Regionale “A.Salinas”; 10.40, Clemente MARCONI, università di Milano, New York University, “Archeologia in Sicilia al tempo dei Borbone: una revisione”; Il ruolo delle collezioni private per la nascita dei grandi musei di Siracusa e Palermo: SIRACUSA. Alle 11, Anita CRISPINO, Agostina MUSUMECI, parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro Villa del Tellaro e Akrai, “Dal Regio Custode Saverio Landolina al Direttore Paolo Orsi: collezioni e collezionisti a Siracusa tra XVIII e XIX secolo e il loro ruolo nella formazione del Museo Nazionale”. PALERMO. Alle 11.30, Francesca SPATAFORA, già direttrice del museo Archeologico regionale “A.Salinas”, “I Borbone e il Museo della Regia Università di Palermo”; 11.50, Roberto GRADITI, ricercatore indipendente, “Collezionismo e massoneria nella Palermo del Settecento”; 12.10, Carla ALEO NERO, soprintendenza BB. CC. AA. di Palermo, Maria Lucia FERRUZZA, museo Archeologico regionale “A.Salinas”, “Il collezionismo palermitano del Marchese Antonio De Gregorio”; 12.30, Caterina GRECO, già direttrice del museo Archeologico regionale “A.Salinas”, “Dai Medici ai Borbone: intrecci collezionistici per la statua di Diana cacciatrice dal Parco della Favorita di Palermo”; 12.50, Alessandra CARRUBBA, museo Archeologico regionale “A. Salinas”, “Così lontani, così diversi… La raccolta orientalista in mostra al Museo Salinas”; 13.10, Antonino CRISA’, Prince Mohammad Bin Fahd University, Arabia Saudita, “Antonino Salinas e il museo nazionale di Palermo: le collezioni numismatiche tra strategie intelligenti ed acquisti mirati (1878)”; 13.30, pausa pranzo; 15, Rosanna EQUIZZI, ricercatrice indipendente, “Dall’Abbazia al Museo: la collezione Archeologica di San Martino delle Scale”; 15.20, Roberto GRADITI, Ricercatore indipendente, Costanza POLIZZI, Museo Archeologico Regionale “A.Salinas”, “Gli Etruschi in Sicilia tra collezionismo e temperie risorgimentale”; 15.40, Sandra RUVITUSO, museo Archeologico regionale “A.Salinas”, “Giovanni D’Ondes Reggio e la Collezione Campolo. Una pagina inedita della storia del Museo Salinas”; 16, Giuliana SARA; museo Archeologico regionale “A.Salinas”, Lucia SCALIA, museo Regionale Palazzo Mirto, “Collezionismo aristocratico e archeologia: dar vasi del Principe di Mirto alle scoperte di von Andrian-Werburg”; 16.20, Lavinia SOLE, università di Palermo, “Il Medagliere del Museo Salnitriano: ricostruzione della collezione numismatica di età greca e romana”; 16.40, Enrico CARUSO, già direttore del parco archeologico Lilibeo – Marsala, “Instancabili peripli – I passaggi dei beni archeologici di Lilibeo dalle collezioni Grignani, Hernandez e Lipari ai musei Salinas di Palermo, Pepoli di Trapani, Lilibeo-Marsala e Whitaker di Mozia”; 17, Francesca SPATAFORA, Conclusioni.
Archeologia in lutto. Si è spento improvvisamente a 82 anni Malcolm Bell III, luminare dell’archeologia classica a livello internazionale, specialista di Morgantina, nome indissolubilmente associato al suo da oltre 60 anni

Il prof. Malcolm Bell III, l’archeologo di Morgantina, è morto a 82 anni a Roma
Archeologia in lutto. Il 7 gennaio 2024 si è spento a 82 anni, a Roma, in ospedale, portato via da un improvviso aggravarsi di una brutta influenza, l’archeologo Malcolm Bell III, luminare dell’archeologia classica a livello internazionale, specialista di Morgantina, nome indissolubilmente associato al suo da oltre 60 anni. Era nato il 1° giugno 1941. L’Archeoclub Aidone Morgantina invita la comunità aidonese e chiunque abbia conosciuto e stimato il professore Malcolm Bell ad unirsi in preghiera domenica 14 gennaio 2024 alle 10.30 nella chiesa di Sant’Anna di Aidone, dove sarà celebrata una messa in suffragio del caro defunto.

Il prof. Malcolm Bell III dell’università della Virginia (USA)
A ricordare la figura del professore Malcolm Bell III è l’archeologa siciliana Serena Raffiotta, ricercatrice nel museo Archeologico regionale di Aidone. “Malcolm Bell era l’amico di tutti”, scrive Raffiotta; “per me, prima ancora che un maestro, Mac era come un parente per la grande, forte e sincera amicizia che da sempre lega la mia alla sua famiglia. Quante calde estati trascorse negli anni Ottanta a Serra Orlando insieme ai suoi figli, ai tempi in cui bambini lo seguivano insieme alla moglie ad Aidone, trascorrendo in Sicilia qualche mese di vacanza mentre lui era dedito al suo lavoro e molto impegnato come direttore della missione americana a Morgantina. Dopo averlo sentito a Natale per i consueti auguri, lui felice di trascorrere le feste a Roma con figli e nipoti, lo avevo pensato proprio ieri pomeriggio, senza sapere che da qualche giorno si trovava ricoverato in ospedale per una pesante influenza. Avevo promesso a me stessa di impegnarmi personalmente per organizzare in primavera la presentazione ad Aidone del suo ultimo lavoro, la monumentale monografia sull’agorà di Morgantina edita un anno fa. Ne avevamo parlato mesi fa ma senza raggiungere un accordo, data l’incertezza sulla sua prossima trasferta in Sicilia a causa delle precarie condizioni di salute. Non avevo insistito, intuendo che non si sentiva sicuro di viaggiare soprattutto nella stagione fredda, ma in cuor mio non riuscivo ad accettare che non dovesse essere protagonista di una grande festa tutta per lui al museo, sapendo quali immani fatiche gli era costato lavorare a quest’ultima pubblicazione. E invece Mac ieri 7 gennaio 2024 è volato in cielo, così all’improvviso, nel silenzio e nella riservatezza che lo hanno sempre contraddistinto, lontano dalla sua cara Virginia, a Roma dove insieme alla moglie amava tanto stare e dove ha sempre avuto un’accoglienza speciale dagli amici dell’Accademia Americana, dove aveva vissuto da studente negli anni Sessanta e poi da docente negli anni Novanta e dove da qualche tempo trascorreva gran parte dell’anno, per poter stare più vicino ai suoi adorati figli e nipoti, residenti in Europa. È andato via senza prendersi i nostri accorati applausi, i nostri più bei complimenti e i nostri doverosi e dovuti ringraziamenti per aver investito la sua intera esistenza su Morgantina, per aver fatto di Aidone – dov’era amico di tutti – la sua seconda casa, per aver voluto tanto bene agli aidonesi da meritare nel 2008 la cittadinanza onoraria, per aver lavorato negli ultimi anni – impegnandosi senza sosta, notte e giorno, nonostante l’età avanzata – alla revisione dei dati di scavo in archivio e dei reperti nei depositi del museo di Aidone con l’obiettivo di regalare alla comunità scientifica mondiale il suo più importante studio su Morgantina, una monumentale e minuziosa opera – il volume VII dei Morgantina Studies – dedicata alle attività archeologiche nell’area dell’agorà. Il vuoto che lasci è incolmabile, mio carissimo Mac. E sono certa che la tua anima vivrà per sempre lì, tra le rovine di Morgantina, tra quelle pietre che le tue mani hanno accarezzato tante volte in cerca di risposte. Li a Serra Orlando, dove ogni giorno soffia un vento leggero che ristora, sono certa che ti rivedrò passeggiare, sorridente, calmo e paziente come sei sempre stato, immerso nella beatitudine che è dei buoni. Riposa in pace, Mac!”.
Molte le partecipazioni al lutto. A cominciare dal sindaco di Aidone, Annamaria Raccuglia, insieme all’amministrazione comunale e al consiglio comunale: “Con grande rammarico abbiamo appreso la triste notizia della dipartita del prof. Malcolm Bell. Profondamente riconoscenti per l’impegno profuso nel corso della sua carriera per Aidone e Morgantina, partecipiamo al cordoglio della famiglia. Il 26 giugno 2008, il Comune di Aidone conferì la cittadinanza onoraria a Malcolm Bell III, professore di Storia dell’Arte all’università della Virginia, direttore degli scavi americani a Morgantina dal 1980, riconoscendo con gratitudine il suo fondamentale contributo alla conoscenza di Morgantina attraverso le ricerche scientifiche e le pubblicazioni sulla città antica. Di lui ricordiamo il garbo e l’entusiasmo nell’approccio con la comunità aidonese che ha sempre nutrito grande stima nei suoi confronti”. L’associazione Ecomuseo di Aidone “I semi di Demetra” ricorda il prof. Malcolm Bell III che “ha servito con passione e generosità la nostra Morgantina. Lo ricorderemo con tantissimo affetto per lo spessore umano e per le capacità professionali che lo hanno distinto, oltre a essergli profondamente riconoscenti per quanto ha fatto per tutta la comunità di Aidone”. I soci dell’Archeoclub Aidone-Morgantina lo ricordano con affetto e stima “grati della sua disponibilità anche quando ci accompagnava nelle interessanti Archeopasseggiate in cui ci faceva partecipi delle ultime scoperte inerenti Morgantina. Grazie Professore”. E scrivono: “Il suo amore per Aidone, la sua appassionata attività di ricerca dedicata a Morgantina, la sua gentilezza e disponibilità incondizionate e la sua affettuosa vicinanza alla nostra associazione saranno il più caro ricordo che custodiremo in eterno”.

Il prof. Malcolm Bell III nel museo Archeologico di Aidone
Molti anche gli attestati in ricordo del “prof”. Caterina Greco, direttore del museo Archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo: “Con grande dolore apprendo della morte di Malcolm Bell, grande studioso di Morgantina (e non solo), cui la ricerca archeologica in Sicilia deve moltissimo. Nei primi anni 2000 stilammo insieme una convenzione di studio tra la Soprintendenza di Enna (il parco ancora non esisteva) e la Virginia University, in modo da dare continuità e il dovuto riconoscimento istituzionale al rapporto ultra decennale che legava la Missione Americana a Morgantina. E il suo ruolo fu fondamentale per il rientro in Sicilia di tanti preziosissimi cimeli illecitamente sottratti all’archeologia siciliana, in primis gli acroliti arcaici e gli argenti della casa di Eupolemos. Un grande studioso e un uomo riservato e gentile, amante della musica e dell’arte, cui mi hanno legato stima reciproca e amicizia sincera. E soprattutto un uomo integro e di principi saldi e incrollabili, che perseguiva con ammirevole tenacia. Ci mancherai molto Mac!”. Flavia Zisa, professore associato di Archeologia classica all’università Kore di Enna: “Mi dispiace davvero molto. Studioso illuminato ed intuitivo. Le nostre vite si sono intrecciate in varie occasioni e in vari luoghi tra America e Italia. A lui devo l’amore per Morgantina e l’onore di aver scavato nell’agora con lui. Non sono stata sempre in sintonia con lui, ma non ho fatto in tempo a dirgli che invece ero d’accordo con lui su una ipotesi, che però lui stesso ha silenziato. Non la dirò più neanche io: era l’unico con cui avrei avuto il piacere di discuterne. Mi rimarrà la questione aperta… Raffinato, gentile, colto, amava moltissimo la Sicilia, pur rimanendo un perfetto americano in tutto e per tutto. Lo ringrazio per tante cose, per la città antica ci ha svelato ma, personalmente, lo ringrazio per quella giornata bellissima e indimenticabile trascorsa con mio padre, mia madre e mia nonna. C’era il sole, la luce, l’aria bella e i profumi. Buon viaggio, Malcolm dagli occhi sorridenti”. Ezio Di Serio di Enna: “Scompare un grande archeologo di fama internazionale che ha legato molto della sua vita al sito archeologico di Morgantina (Aidone). Addio grande Malcolm Bell III”. L’archeologa palermitana Francesca Spatafora: “Un’altra dolorosa perdita per tutti noi e per l’archeologia”.
Palermo. Al museo Archeologico regionale “A. Salinas” presentazione del libro “La Terra dei Giganti. Studi di Archeologia e Storia in memoria di Giovanni Mannino” (Angelo Mazzotta editore) a cura di Alfonso Lo Cascio e Antonino Filippi
Martedì 16 maggio 2023, alle 17.30, al museo Archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo, sarà presentato il libro “La Terra dei Giganti. Studi di Archeologia e Storia in memoria di Giovanni Mannino” (Angelo Mazzotta editore) a cura di Alfonso Lo Cascio, giornalista pubblicista, e Antonino Filippi, archeologo, segue progetto di dottorato di ricerca sulla Protostoria siciliana all’università di Roma “Tor Vergata”. L’opera presenta il contributo di 19 studiosi: Giuseppina Battaglia, Alberto Cazzella, Massimo Cultraro, Franco D’Angelo, Rosanna De Simone, Sara Di Salvo, Antonino Filippi, Rossella Giglio Cerniglia, Caterina Greco, Domenico Laudicina, Alfonso Lo Cascio, Giuseppe Lo Iacono, Marcello A. Mannino, Ferdinando Maurici, Giulia Recchia, Alberto Scuderi, Francesca Spatafora, Sebastiano Tusa, Stefano Vassallo. Dopo i saluti della direttrice Caterina Greco, intervengono Ferdinando Maurici, soprintendente del Mare, e Francesca Spatafora, già direttrice del museo Archeologico regionale “Salinas”. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Copertina del libro “La Terra dei Giganti. Studi di Archeologia e Storia in memoria di Giovanni Mannino” (Angelo Mazzotta editore) a cura di Alfonso Lo Cascio e Antonino Filippi
La Terra dei Giganti. Le dinamiche storiche e archeologiche che hanno interessato la Sicilia e l’Isola di Malta dalla Preistoria al Medioevo sono il tema dei contributi che arricchiscono questo volume, scritto da specialisti del settore, con approfondimenti sulle più recenti scoperte, frutto di scavi, indagini nel territorio e nei magazzini dei musei siciliani. Si scopre così che le nostre conoscenze sulle antiche culture testimoniate nell’Isola si legano strettamente all’attività di ricerca di un uomo, Giovanni Mannino, che per oltre mezzo secolo è stato uno dei protagonisti della cultura siciliana e al quale, come dimostra la sua lunga bibliografia, molto dobbiamo sulle attuali conoscenze in diverse discipline, dall’Archeologia alla Speleologia.
Successo di pubblico e di ospiti alla VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea: il film turco sull’iscrizione filosofica di Enonda conquista il pubblico. Il premio Antonino Di Vita a Francesca Spatafora

La locandina della VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct)
La filosofia? Inutile e noiosa. E un’iscrizione filosofica in greco antico? Non parliamone neanche. Luoghi comuni stracciati e buttati alle ortiche dal pubblico della VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea (Ct), 6° Premio “Antonino Di Vita”, 4° Premio “Archeoclub d’Italia”, promossa dall’associazione culturale ArcheoVisiva e dall’Archeoclub d’Italia di Licodia Eubea “Mario Di Benedetto” con il sostegno della Sicilia Film Commission, il MIBACT Direzione Generale Cinema (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/10/18/vii-rassegna-del-documentario-e-della-comunicazione-archeologica-di-licodia-eubea-catania-un-viaggio-attraverso-i-luoghi-e-il-tempo-con-una-ventina-di-film-incontri-con-i-protagonisti-laboratori/). In un’edizione della rassegna particolarmente riuscita per successo di pubblico che ha assistito numeroso e attento alle proiezioni e agli Incontri di Archeologia nel corso delle quattro giornate, all’interno della chiesa sconsacrata di San Benedetto e Santa Chiara, e per la partecipazione di oltre trenta ospiti tra registi, produttori, esperti della divulgazione dell’Antico, proprio il giudizio del pubblico ha fatto la differenza.
Domenica 22 ottobre 2017, nell’attesa serata delle premiazioni, il 4° Premio Archeoclub d’Italia, è andato al film “Un puzzle gigantesco. L’iscrizione epicurea di Diogene di Enoanda” di Nazım Güveloğlu (32’, Turchia, 2012). Con un voto medio di 8.66 il pubblico ha premiato il documentario del regista turco che descrive l’iscrizione filosofica scoperta nell’antica città di Enoanda, vicino a Fethiye. L’iscrizione, la cui lunghezza massima arriva a ottanta metri, fu fortemente voluta da Diogene di Enoanda per trasmettere la filosofia epicurea alle generazioni future e ai visitatori della città. Güveloğlu nel film discute l’approccio epicureo di concetti come il piacere, la felicità, l’amicizia, i sogni e le divinità, alla luce della storia della ricerca e ne evidenzia la sorprendente attualità. Una scelta molto apprezzata dal pubblico che ha avuto modo di applaudire direttamente il regista turco, presente in sala: “I festival e le rassegne”, ha affermato nel ricevere il premio, “hanno un ruolo fondamentale nella diffusione di generi cinematografici difficili come i documentari archeologici”.

La consegna del premio “Antonino Di Vita”: da sinistra, i direttori artistici Lorenzo Daniele e Alessandra Cilio, e Francesca Spatafora con Maria Antonietta Rizzo
La VII rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea si è chiusa con la consegna del Premio Antonino Di Vita, che una commissione scientifica assegna a chi spende la propria professione nella promozione della conoscenza del patrimonio storico-artistico e archeologico. Il 6° “Premio Antonino Di Vita” è andato a Francesca Spatafora, dirigente del Polo Regionale di Palermo per i Parchi e i Musei Archeologici, con le seguenti motivazioni del premio, lette dai direttori artistici Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele: “Per la straordinaria capacità di gestire il patrimonio culturale di un territorio vasto e complesso come quello palermitano; per l’impegno profuso nella ricerca archeologica, ma anche nella puntuale comunicazione dei suoi risultati, indirizzata sia alla ristretta cerchia di specialisti ma che ad pubblico sempre più eterogeneo e attento; per l’uso sapiente dei mezzi di comunicazione che la nostra epoca offre, che ha reso tangibile quel processo di democratizzazione della cultura attraverso i vari linguaggi del contemporaneo; per aver saputo rivitalizzare il Museo Archeologico Antonio Salinas, rinsaldandone il legame col territorio, dando vita a un vivace dialogo tra quelle storie antiche, scritte nella pietra, e quelle del nostro tempo, di cui noi stessi siamo artefici e protagonisti”. A consegnare il premio è stata Maria Antonietta Rizzo, moglie dell’archeologo chiaramontano cui è intitolato il riconoscimento, una statuetta realizzata dall’artista Santo Paolo Guccione.

Foto di gruppo con ospiti e organizzatori della VII rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea
Particolarmente soddisfatto Giacomo Caruso, presidente dell’Archeoclub: “Per quattro giorni Licodia Eubea si è sentita al centro del mondo, grazie agli ospiti e spettatori provenienti da ogni parte d’Italia e a quelli stranieri, che hanno regalato a questo piccolo borgo una ventata di internazionalità”. La direzione artistica del festival sta già cominciando a lavorare alla ottava edizione della Rassegna e ne ha annunciato le date, dal 18 al 21 ottobre 2018. Bisognerà attendere un anno per riaccendere il grande schermo a Licodia Eubea e viaggiare da un continente all’altro con il grande cinema del documentario.
Palermo. Il museo Archeologico nazionale “Antonino Salinas”, con le ricche collezioni di arte punica e greca, è stato riaperto al pubblico dopo un lungo restauro. Oltre duemila reperti, molti mai esposti prima
#eccomidinuovo è l’hashtag che ha accompagnato tutto l’evento tanto atteso: la riapertura del museo Archeologico nazionale “Antonino Salinas” di Palermo. Il taglio del nastro ufficiale mercoledì 27 luglio 2016 alle 19 alla presenza dell’assessore regionale ai Beni culturali Carlo Vermiglio, il dirigente generale del Dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana Gaetano Pennino e la direttrice del museo Francesca Spatafora. Dopo i consistenti lavori di restauro dell’intero complesso monumentale e un rinnovato progetto espositivo, in attesa di completare il nuovo allestimento, si è deciso comunque di condividere con la comunità un primo importante traguardo, l’apertura cioè di una parte rilevante del museo che comprende oltre 2000 opere restaurate, alcune delle quali mai esposte al pubblico. “La riapertura al pubblico del museo Archeologico Antonino Salinas”, ha commentato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, “è un importante tassello di quel percorso per cui Palermo offre sempre più attività e luoghi di cultura, facendone strumenti per lo sviluppo sociale ed economico della città. Un importante risultato che, sono certo, contribuirà ad arricchire ulteriormente l’offerta culturale per i palermitani e i turisti che affollano il centro”.
Il museo Salinas di Palermo è il più antico e prestigioso museo della Sicilia, con una delle più ricche collezioni d’arte punica e greca d’Italia, nonché testimonianze di gran parte della storia siciliana. Il museo, dedicato ad Antonio Salinas, celebre archeologo e numismatico palermitano, è ospitato nella Casa dei Padri della Congregazione di San Filippo Neri, parte del complesso monumentale dell’Olivella, che comprende anche la chiesa di San Ignazio e l’attiguo Oratorio, confiscato alla congregazione nel 1866, con la soppressione degli ordini religiosi. Per andare incontro alle esigenze museali l’edificio venne completamente stravolto dalla sua forma originaria. E da allora ad oggi di interventi ne ha subito parecchi. Durante la seconda guerra mondiale l’edificio fu pesantemente danneggiato dai bombardamenti degli alleati, ma fortunatamente le collezioni erano già state messe al sicuro nel monastero di San Martino delle Scale dall’allora direttrice del museo, Jole Bovio Marconi che nel 1949 si occupò del riallestimento museale con il recupero architettonico curato dall’architetto Guglielmo De Angelis d’Ossat. L’ultimo restauro e riammodernamento del museo è dei giorni nostri, intervento che ha costretto il Salinas alla chiusura tra il 2009 e il 2015. Ma ora finalmente i tesori in esso conservati sono di nuovo ammirabili dai visitatori.
Si va dagli interessanti reperti rinvenuti durante gli scavi subacquei (ancore di pietra, ceppi di piombo, lucerne, anfore ed iscrizioni) alla ricca sezione fenicio-punica con i sarcofagi dalla necropoli di Pizzo Cannita (Misilmeri) alle testimonianze da Mozia, Lilibeo e Monte Porcara (Bagheria). Grande interesse pure per le sale dedicate all’area archeologica di Selinunte, con la ricomposizione del frontone orientale con Gorgone del Tempio C, numerose metope con rilievi mitologici (Templi C ed E), sculture d’età arcaica e classica, la Tavola Selinuntina che celebra la ricchezza della città, le stele gemine del santuario di Zeus Meilichios. E poi ci sono oggetti e sculture provenienti da Solunto, Megara Hyblaea, Tindari, Camarina ed Agrigento, tra cui il grande ariete di bronzo del III secolo a.C. proveniente da Siracusa, l’Eracle che abbatte la cerva, copia romana da un originale di Lisippo, ed infine una copia romana in marmo del Satiro versante di Prassitele. L’epoca romana è, invece, documentata da una collezione di sculture e da mosaici staccati dalle ville di piazza Vittoria a Palermo, nei cui pressi era certamente collocato il foro della città romana.
Da Nord a Sud: omaggio a Khaled Asaad, l’archeologo siriano custode di Palmira trucidato dall’Isis. Palermo gli intitola la nuova sala del museo archeologico Salinas. Milano un cippo nel Giardino dei Giusti. Videoclip del Gruppo archeologico Bolognese

All’archeologo Khaled Asaad, decapitato dall’Isis, è dedicata la nuova sala del museo archeologico Salinas di Palermo
5 febbraio 2016: per il museo archeologico “Antonino Salinas” di Palermo è una data da ricordare (vedi https://www.youtube.com/watch?v=qHdyhUusisI). Alla presenza dell’assessore regionale ai Beni culturali, Carlo Vermiglio, e del direttore del museo Salinas, Francesca Spatafora, è stata intitolata la nuova saletta dei sarcofagi fenici della Cannita a Khaled al-Asaad, archeologo e curatore del sito archeologico di Palmira (Siria), barbaramente trucidato dai terroristi dell’Isis il 18 agosto del 2015.

La nuova saletta dei sarcofagi fenici al museo archeologico Salinas di Palermo dedicata all’archeologo siriano Khaled Asaad
“È la prima volta che in Italia un prestigioso museo archeologico onora così la memoria di quest’uomo giusto, ucciso per essersi impegnato strenuamente per la salvezza dei reperti che custodiva e per essersi rifiutato di rivelare ai miliziani dove fossero conservate le opere più preziose”, affermano i promotori dell’iniziativa. “Per questa coraggiosa resistenza e per avere dedicato buona parte della sua vita alla ricerca e alla difesa di uno dei più importanti siti archeologici al mondo, Palmira, oggi patrimonio dell’Unesco”, l’assessorato regionale ai Beni culturali e il museo Salinas hanno deciso di onorare Khaled al-Asaad “con un segno che rimanga perenne all’interno del nuovo allestimento della più antica Istituzione pubblica della Sicilia, fondata nel 1814”. “La dedica – osserva Spatafora – vuole anche essere di auspicio per un futuro di pace nel nome del dialogo tra culture, in un luogo dove sono rappresentate le memorie delle tante civiltà mediterranee che hanno contribuito a costruire l’identità complessa del nostro presente”.
Il museo Archeologico di Palermo, già museo nazionale dedicato oggi ad Antonino Salinas, – come si diceva – è la più importante e antica istituzione museale dell’Isola. Formatosi nel 1814 come museo dell’Università e divenuto museo nazionale nel 1860, vi confluirono, nel tempo, importantissime collezioni e materiali provenienti da vari siti, tra cui le famose metope del tempio C di Selinunte, scoperte nel 1823 dagli architetti inglesi Angell e Harris, che ne avevano tentato il trafugamento. I sovrani Borboni donarono all’Istituto diversi reperti di grande pregio provenienti da Pompei e da Torre del Greco, mentre scavi e acquisti contribuirono ad accrescere le collezioni. Nel 1865, ad esempio, fu acquistata la prestigiosa raccolta di antichità etrusche costituita da Pietro Bonci Casuccini grazie ai ritrovamenti nei suoi terreni in territorio di Chiusi. Tra le più importanti acquisizioni ricordiamo quella della cosiddetta Pietra di Palermo, con iscrizioni geroglifiche di importanza capitale per la ricostruzione della storia egiziana. Dopo l’unità d’Italia, anche i Savoia donarono al museo diverse opere, tra cui il magnifico ariete in bronzo da Siracusa. Ma fu soprattutto l’afflusso di reperti provenienti da scavi e acquisti effettuati in gran parte della Sicilia che determinò la rilevanza e il ruolo centrale del museo, in particolare sotto la direzione di Antonino Salinas (1873-1914), fermamente convinto che l’Istituto dovesse illustrare la storia siciliana dalla preistoria all’età contemporanea.
Dal sud al nord: da Palermo a Milano, sempre nel nome di Khaled Asaad. Nel capoluogo lombardo lo scorso novembre, qualche giorno dopo l’attentato di Parigi, il Comune ha posto nel Giardino dei Giusti al Monte Stella un cippo e un albero in memoria dell’archeologo siriano ucciso dall’Isis. “In questi giorni difficili ci vuole coraggio come quello di Khaled, ci vuole saggezza, per guardare avanti”, aveva affermato alla cerimonia di posa il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, citando gli attentati di Parigi del 13 novembre: “Abbiamo voluto una città aperta, ma chiusa a chi porta messaggi di odio, violenza e morte. Dico grazie a Khaled, per quello che ci insegna e per essere qui giusto tra i Giusti”. Per Pisapia, Khaled Al Asaad è stato “un uomo libero che ha dato la vita per la difesa della storia, della cultura e della società. Ed era arabo e musulmano”. Nei giorni scorsi il vicepresidente del Gruppo archeologico Bolognese, Giuseppe Mantovani, è andato a Milano a rendere omaggio a Khaled Asaad al Giardino dei Giusti. E ha realizzato un breve videoclip in omaggio al coraggioso archeologo che qui proproniamo.
Angela Di Stefano, l’archeologa che amava la Sicilia e le testimonianze fenicio-puniche: oggi la ricorda il Pigorini di Roma
La sua scomparsa nel 2012 aveva sorpreso tutti, giunta inaspettata ancora nel pieno della sua attività – anche da pensionata – di ricerca e tutela del patrimonio archeologico della Sicilia. Carmela Angela Di Stefano, ricorda Maurizio Vento, tra i suoi più stretti collaboratori, “ha lasciato una traccia indelebile nelle ricerche, negli scavi e negli studi archeologici (specialmente di archeologia fenicio-punica) per la vastissima preparazione che ne caratterizzava la nobile figura professionale, distintasi fin dagli inizi della carriera per l’amore e la passione manifestata con coerente dedizione e responsabile rigore”.
A un anno e mezzo dalla scomparsa, all’età di 74 anni, oggi sabato 14 dicembre alle 10.30 il museo nazionale preistorico etnografico Luigi Pigorini di Roma le dedica una giornata in ricordo di Angela di Stefano con introduzione di Maria Antonietta Rizzo (Università di Macerata), e interventi: “Dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene alla Soprintendenza Archeologica di Palermo” di Elena Lattanzi (già Soprintendente Archeologo della Calabria), “Palermo: ricerche archeologiche in territorio urbano” di Francesca Spatafora (Direttore del Museo Archeologico Regionale di Palermo), “Ricordi di una studiosa amica” di Dieter Mertens (Istituto Archeologico Germanico), “Lina Di Stefano, studiosa e amica” di Michel Gras (Direttore di ricerca al CNRS), “Il volto sereno dell’archeologia” di Piero Pruneti (Direttore della rivista Archeologia Viva). Nell’occasione verrà presentato il volume “Il castello a mare di Palermo” a cura di Lina di Stefano e Giuseppe Lo Iacono da parte di Giuseppe Lo Iacono (già Soprintendente per i Beni Culturali e ambienti di Enna e Caltanissetta). Chiuderà la giornata un “ricordo della sorella” con Gianna Di Stefano Pucci.
Laureata a Palermo in Lettere classiche e successivamente formata alla scuola di Achille Adriani e di Ranuccio Bianchi Bandinelli con un ciclo di studi orientato verso il mondo della Grecia classica ed ellenistica, Angela Di Stefano modificò presto l’originario percorso occupandosi degli insediamenti della Sicilia punica, avviando la sua attività di ricerca a Marsala accanto ad Anna Maria Bisi. Quando quest’ultima, alla fine degli anni Settanta, si trasferì in altra sede per dedicarsi all’insegnamento universitario, Carmela Angela Di Stefano entrò per concorso come ispettore della soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale e quindi come soprintendente aggiunto accanto a Vincenzo Tusa, che ne deteneva la titolarità. Dopo la nuova articolazione provinciale delle soprintendenze in Sicilia, divenne soprintendente a Palermo reggendo simultaneamente in qualità di direttore il museo archeologico regionale “Antonino Salinas”, quindi venne assegnata quale soprintendente a Trapani, dove rimase fino al collocamento in pensione.
Carmela Angela Di Stefano è stata un’indiscussa protagonista della ricerca archeologica a Marsala, Mozia, Palermo e Solunto e tuttora rimane la maggiore autorità scientifica nel campo degli studi archeologici sull’antica Lilibeo (Marsala). Ma a lei si devono anche le più importanti attività finalizzate alla demanializzazione dell’area archeologica di Capo Boeo e di altri siti ricadenti nel centro urbano di Marsala; a lei dobbiamo, inoltre e non ultimo, la creazione del Museo archeologico di Marsala, realizzato nel 1986, dove è conservata la nave punica scoperta nello Stagnone di Marsala al largo dell’Isola Grande e recuperata tra il 1971 e il 1974 sotto la direzione dell’archeologa inglese Honor Frost.
“Magna Grecia nel secondo dopoguerra tra scoperte e tutela: politiche culturali e protagonisti. Omaggio a Juliette de La Genière” è il titolo del convegno internazionale, organizzato dal Dipartimento federiciano di Studi umanistici (con la responsabilità scientifica di Bianca Ferrara) e in collaborazione con il Centre Jean Bèrard di Napoli, in programma il 27 e 28 novembre 2023 nel Complesso di San Marcellino di Napoli, a partire dalle 9.30. Teams diretta streaming ID riunione: 311 312 168 060 Passcode: ruWHxv. L’evento richiama l’attenzione sulle politiche culturali riguardanti il patrimonio archeologico della Magna Grecia nel corso della seconda metà del Novecento. Si tratta di anni che hanno visto profonde trasformazioni sia nel campo della ricerca sia nel campo delle idee e delle pratiche relative alla gestione e alla valorizzazione dei beni culturali dell’Italia meridionale e della Sicilia.






















Commenti recenti