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Roma. Dal Foro di Augusto al Foro di Cesare: al via il nuovo archeoshow di Piero Angela che raddoppia e porta il pubblico per la prima volta nelle viscere dei fori imperiali

Dopo il successo del 2014 al Foro di Augusto, Piero Angela raddoppia l'archeoshow al Foro di Cesare

Dopo il successo del 2014 al Foro di Augusto, Piero Angela raddoppia l’archeoshow al Foro di Cesare

Paco Lanciano, Piero Angela e Ignazio Marino in Campidoglio a Roma

Paco Lanciano, Piero Angela e Ignazio Marino in Campidoglio a Roma

Dal foro di Augusto al foro di Cesare: il viaggio nell’antica Roma avviato lo scorso anno fa il bis. Dal 25 aprile arriverà al foro di Cesare lo spettacolo di luci e narrazione storica di Piero Angela e Paco Lanciano che consentirà di penetrare “nelle viscere dei Fori Imperiali, sotto la strada”: lo annuncia il soprintendente ai Beni culturali di Roma, Claudio Parisi Presicce, sottolineando che “è la prima volta che questo percorso, messo in sicurezza, si apre al pubblico. L’ingresso per lo spettacolo al Foro di Cesare è dalla Colonna di Traiano: si attraversa una parte della piazza del Foro di Traiano e si entra nelle viscere di via dei Fori Imperiali, si passa sotto la strada, e si sbuca alle spalle del tempio di Venere Genitrice nel foro di Cesare. Una volta arrivati nel foro di Cesare inizia un itinerario per tappe”.

Il Foro di Cesare a Roma è protagonista dell'archeoshow del 2015 di Angela e Lanciano

Il Foro di Cesare a Roma è protagonista dell’archeoshow del 2015 di Angela e Lanciano

Nel futuro anche l’ipotesi di un collegamento tra il Foro di Traiano e le Domus Romane sotto palazzo Valentini. “C’è effettivamente un collegamento dalle Domus Romane alla base delle colonne di Traiano. Quindi penso sia immaginabile”, conferma il sindaco Ignazio Marino che ha ricordato le 563  repliche dello scorso anno per il progetto legato al Foro di Augusto.  “Purtroppo non siamo riusciti ad accontentare tutte le persone che volevano assistere allo spettacolo anche se gli spettatori hanno  raggiunto quota 108mila . Quest’anno sono convinto che supereremo i 200mila spettatori”. Lo scorso anno il Comune ha investito 820mila euro e in soli sei mesi sono stati incassati 1 milione 220mila euro. “Credo che un’offerta culturale che riesce a portare il 50% di incassi in sei mesi, dimostra che quando l’offerta culturale è di alto valore e di qualità attira turisti e romani”. E il sindaco Marino già rilancia: “Abbiamo il Foro di Traiano che è uno straordinario candidato per un terzo spettacolo nel 2016. Oltre a innalzare sette colonne al Foro della Pace, ne innalzeremo altre sei proprio al Foro di Traiano grazie ai fondi di un mecenate. I Fori Imperiali non sono più bui come li ho trovati quando sono diventato sindaco di Roma”, rivendica Marino confermando ancora una volta il suo piano di pedonalizzazione completa dell’area, “vivono di giorno e di notte, con un’offerta culturale straordinaria che porta anche risorse economiche e lavoro di qualità nella nostra città. Presentiamo delle attività straordinarie che uniscono cultura, archeologia e business”.

Lo spettacolo al Foro di Cesare permetterà al pubblico di accedere nelle viscere dei Fori imperiali sotto il livello stradale

Lo spettacolo al Foro di Cesare permetterà al pubblico di accedere nelle viscere dei Fori imperiali sotto il livello stradale

Gli spettacoli, progettati nell’ambito del piano di valorizzazione dell’area archeologica centrale, prenderanno il via subito dopo i festeggiamenti del Natale di Roma. Il nuovo tour si presenta come una passeggiata notturna nel cuore dei Fori Imperiali in cui il pubblico attraverserà anche la galleria sotterranea dei Fori, aperta per la prima volta dopo gli scavi del secolo scorso. Gli spettatori saranno accompagnati dalla voce del famoso divulgatore scientifico, da filmati e ricostruzioni che mostreranno i luoghi così come si presentavano in passato. I due percorsi nei fori si potranno compiere separatamente (15 euro per singolo spettacolo intero; 10 ridotto), ma anche in forma combinata nella stessa serata o in due serate diverse (intero 25 euro, ridotto 17). Otto le lingue disponibili: italiano, inglese, francese, russo, spagnolo, tedesco, cinese e giapponese.

Gli spettacoli al Foro di Cesare saranno ogni 20 minuti dalle 20,30 alle 23,50 comprese

Gli spettacoli al Foro di Cesare saranno ogni 20 minuti dalle 20,30 alle 23,50 comprese

Differenti le modalità di accesso: per il Foro di Augusto sono previste tre repliche alle 21, alle 22 e alle 23, mentre per il Foro di Cesare sarà possibile accedere ogni 20 minuti dalle 20,30 alle 23,50 comprese. Solo per il 24 aprile sera al Foro di Cesare dopo le 22.20 sarà possibile accedere gratuitamente, prenotando fino ad esaurimento posti allo 060608. “Il pubblico avrà la possibilità di viaggiare dentro questo foro attraverso immagini ricostruite, luci, filmati e effetti speciali”, preannuncia Piero Angela. E in vista del Natale di Roma, quando è attesa l’inaugurazione dell’altro grande piano di Marino – l’illuminazione notturna firmata Vittorio Storaro – potrebbero arrivare altre novità. “Siamo al lavoro col ministro Franceschini per rendere comune l’offerta culturale. Nei prossimi giorni saremo in grado di annunciare il lavoro che stiamo facendo. Abbiamo programmato con il ministro un momento in cui insieme vogliamo parlarne. Con il Mibact c’è una straordinaria collaborazione e un senso comune di rendere fruibili tutti i beni di questa città”.

Grazie al milione di euro donato dall’Azerbaijan parte l’operazione Parco dei Fori imperiali riuniti a Roma: scavi in via Alessandrina che in parte “sparirà”

Il tracciato di via Alessandrina e di via dei Fori imperiali che insiste suI foro di Nerva, di Augusto e di Traiano a Roma

Il tracciato di via Alessandrina e di via dei Fori imperiali che insiste suI foro di Nerva, di Augusto e di Traiano a Roma

Via Alessandrina a Roma corre alta sopra i Fori Imperiali, che in parte divide: presto una parte "sparirà"

Via Alessandrina a Roma corre alta sopra i Fori Imperiali, che in parte divide: presto una parte “sparirà”

Grazie a fondi privati questa sembra la volta buona per dare sostanza al grande progetto del parco archeologico dei Fori imperiali, nel cuore di Roma: una delle più grandi aree archeologiche del mondo. C’è infatti il via libera agli scavi archeologici e alla valorizzazione dell’area dei Fori imperiali, in particolare sotto la via Alessandrina (destinata in parte a “sparire”), che permetteranno la riunificazione di uno dei complessi archeologici più importanti al mondo costituito dai fori di Traiano, Augusto e Nerva. E tutto grazie a un mecenate: la Repubblica dell’Azerbaijan, che ha donato a Roma un milione di euro. L’annuncio è stato dato durante l’incontro tra il sindaco di Roma Ignazio Marino e il presidente della Repubblica dell’Azerbaijan Ilham Aliyev, sulla terrazza sui Mercati di Traiano, che affaccia proprio sulla via Alessandrina, strada parallela ai Fori imperiali, chiusa nel 2007 per essere riaperta completamente ristrutturata il 28 ottobre 2013, nella zona più bassa del Rione Monti, dalla quale la zona circostante prendeva il nome di Quartiere Alessandrino. L’intervento (che sarà curato dalla soprintendenza Capitolina, guidata da Claudio Parisi Presicce, e da quella statale, la soprintendenza ai Beni archeologici di Roma) partirà tra circa 6 mesi e sarà affidato con gara pubblica, coinvolgendo le università con i dipartimenti di Archeologia e le accademie straniere presenti a Roma, per una durata di 24 mesi dall’affidamento. Il finanziamento sarà suddiviso in due rate da 500mila euro: la prima entro 3 mesi dal completamento delle procedure della legislazione azera, la seconda a un anno di distanza. Anche i lavori saranno divisi in due fasi: una per le verifiche e i sondaggi archeologici e la seconda per l’eliminazione del terreno attraverso l’uso di speciali macchinari. Questa comunque è solo l’ultima delle iniziative che la Repubblica dell’Azerbaijan ha messo in piedi con Roma Capitale: la collaborazione, infatti, ha già visto la mostra al museo della Civiltà Romana “Azerbaijan, la terra dei fuochi sulla via della seta” e il restauro degli elementi architettonici delle opere della Sala dei Filosofi nei Musei Capitolini.

Una veduta aerea di via Alessandrina nel cuore dei Fori imperiali a Roma

Una veduta aerea di via Alessandrina nel cuore dei Fori imperiali a Roma

Il nome Via Alexandrina era stato attribuito alla via nata dall’allargamento dell’antica Via Recta voluto da Alessandro VI per il giubileo del 1500. Il toponimo “Alessandrino” oggi in uso deriva dall’acquedotto Alessandrino che insiste nella zona. La zona dei Fori – ricordano gli archeologi – non fu mai completamente abbandonata, anche nei secoli della decadenza, in parte demolendo ma anche ricostruendo e riutilizzando strutture dei fabbricati antichi, e in parte trasformando in terreno agricolo quello che era un tempo il centro della Roma imperiale. Gli scavi nell’area dei Fori in corso dal 1998 hanno infatti evidenziato gli strati di crollo o di abbandono databili tra il VI e il VII secolo e resti di case aristocratiche databili al IX e X secolo nel Foro di Nerva, tra le pochissime tracce di edilizia di età carolingia note in Roma. La zona comunque, pianeggiante e posta ai piedi dei colli Quirinale, Viminale e Oppio, con la messa fuori uso del sistema fognante romano era tornata paludosa, tanto da essere denominata popolarmente i Pantani. La prima sistemazione urbanistica moderna della zona tra il Foro di Nerva e la Colonna Traiana avvenne attorno al 1570 per opera del cardinale Michele Bonelli, nipote di Pio V Ghislieri, detto l’Alessandrino dalla sua zona di origine. Questi provvide a bonificare l’area e a renderla edificabile, tracciandovi la via detta, dal suo appellativo, Alessandrina. La strada tagliava l’antico Argiletum raggiungendo il Tempio della Pace (al di là dell’odierna via Cavour).

Il quartiere Alessandrino nel cuore di Roma prima degli sventramenti del Ventennio fascista

Il quartiere Alessandrino nel cuore di Roma prima degli sventramenti del Ventennio fascista

Il quartiere, con una sua vita, una sua storia, e memorie anche di rilievo, insisteva però su un’area che, per la sua ricchezza dovuta alla presenza di straordinari giacimenti archeologici, fin dall’Unità d’Italia era stata al centro di quella che Antonio Cederna chiamò “l’eterna fissazione sventratoria che si afferma subito dopo l’Unità”. Già il primo piano regolatore di Roma capitale, del 1873, prevedeva l’allargamento di via Cremona (la parallela di via Alessandrina sotto il Campidoglio, che insisteva sul Foro di Cesare) in direzione di via Cavour e la costruzione di un viadotto che, prolungando la stessa via Cavour (costruita appunto in quegli anni), attraversasse il Foro romano in sopraelevata, verso la Bocca della Verità e Trastevere. Tuttavia la costruzione dell’enorme massa del Vittoriano – avvenuta tra il 1900 e il 1911 al di fuori di ogni piano, come accadde per decenni a Roma – spostò il fuoco dell’attenzione urbanistica dai Fori a piazza Venezia.

Una veduta del quartiere Alessandrino a Roma durante gli sventramenti del 1932

Una veduta del quartiere Alessandrino a Roma durante gli sventramenti del 1932

Cominciò allora ad apparire indispensabile realizzare un tracciato viario rettilineo che mettesse in comunicazione il nuovo nucleo monumentale moderno con quello antico individuato nel Colosseo. Le prime demolizioni – finalizzate appunto alla costruzione del Vittoriano – erano avvenute nel primo decennio del Novecento tra piazza Venezia e il fianco nord del Campidoglio, polverizzando fra l’altro il chiostro del convento dell’Ara Coeli e la Torre di Paolo III sul Campidoglio. Nel 1926 venne deliberata una variante al piano regolatore che prevedeva la completa demolizione di quanto era stato costruito nei secoli sopra i Fori tra piazza Venezia e via Cavour. Lo sventramento fu così approvato nel 1931, e realizzato in un solo anno, interessando tutto lo spazio tra piazza Venezia e il Colosseo, dove per costruire i 900 metri di quella che sarà poi chiamata la Via dell’Impero vengono rimossi 300mila metri cubi di terra e calcestruzzi romani (sversati qualche chilometro più in là a colmare “le bassure già malariche della via Ostiense”), praticamente senza fare rilievi di ciò che si distruggeva. Alla fine dell’operazione saranno stati demoliti circa 5mila vani di abitazione in cui abitavano circa 4mila persone, trasferite dalle loro case sotto al Campidoglio in borgate cosiddette “provvisorie” che erano allora sperdute in mezzo alla campagna – Val Melaina, Tormarancia, Primavalle, Gordiani, Pietralata, San Basilio, Prenestino, Tiburtino. L’ultimo blocco di case demolito nel 1933 – la via dell’Impero è aperta al pubblico il 21 aprile 1933 – è quello di via Alessandrina.

 

Al Colosseo “La biblioteca infinita”: ricostruiti I luoghi del sapere nel mondo greco-romano. Presentate le scoperte fatte a Roma al tempio della Pace ai Fori Imperiali, e agli “auditoria” di Adriano

Gli affreschi pompeiani in mostra al Colosseo ricordano le "recitationes"

Gli affreschi pompeiani in mostra al Colosseo ricordano le “recitationes”

Gli "Auditoria" di Adriano scoperti in piazza Madonna di Loreto a Roma

Gli “Auditoria” di Adriano scoperti in piazza Madonna di Loreto a Roma

La ricostruzione grafica del Templum Pacis ai Fori Imperiali di Roma

La ricostruzione grafica del Templum Pacis ai Fori Imperiali di Roma

Quando, nel mondo antico, si parla di biblioteche, il pensiero corre subito a quella più famosa di tutte, la Biblioteca di Alessandria, che nell’immaginario collettivo è “la” biblioteca. Ma nel mondo greco-romano la lettura era presente e più diffusa di quel che si possa pensare. Di qui l’esistenza di luoghi deputati alla conservazione dei volumi (cioè i rotoli con i testi su pergamena o papiro: in latino “volumen” significa proprio rotolo) e luoghi deputati alla loro lettura, come gli “auditoria” dove si leggevano testi a voce alta: oggi diremmo ambienti riservati al “reading”. Proprio la scoperta degli “auditoria” di Adriano in piazza Madonna di Loreto a Roma nel 2008, durante gli scavi preventivi alla costruzione della linea C della metropolitana, nonché l’esigenza di dare una lettura organica ai risultati delle indagini archeologiche finora eseguite, e tuttora in corso, nel “templum Pacis”, lungo via dei Fori Imperiali, considerato una delle meraviglie di Roma, scavi che hanno restituito inediti reperti, hanno fatto nascere l’idea della mostra “La biblioteca infinita. I luoghi del sapere nel mondo antico” allestita fino al 5 ottobre nel più famoso monumento del mondo antico, il Colosseo.  Nei suggestivi ambulacri dell’anfiteatro flavio 120 opere tra statue, affreschi, rilievi, strumenti e supporti di scrittura, alcune delle quali – come quelle provenienti dal “templum Pacis” – presentate per la prima volta, raccontano l’evoluzione del libro e della lettura nel mondo greco-romano dall’età ellenistica al tardo antico, ma descrivono anche i luoghi pubblici e privati dove si scambiava e si custodiva il sapere. Così, per l’occasione, i monumentali ambulacri del Colosseo sono stati “rivestiti” di “armaria”, le antiche scaffalature, e di immagini degli spazi dedicati alla cultura in un inedito allestimento scenografico.

Gli "armaria", le scaffalature delle biblioteche greco-romane, ricostruite negli ambulacri del Colosseo

Gli “armaria”, le scaffalature delle biblioteche greco-romane, ricostruite negli ambulacri del Colosseo

Dopo “Roma caput mundi, una città tra dominio e integrazione” (2012) eCostantino 313 d.C.” (2013), la rassegna prosegue, idealmente, il viaggio alla scoperta della cultura ellenistica e romana. In questo caso, spiegano i curatori Roberto Meneghini e Rossella Rea, “l’idea di indagare i luoghi del sapere a Roma e nei territori di cultura ellenistica conquistati dai romani è nata da due fattori contingenti: la scoperta a Roma, a partire dal 2008, degli “Auditoria” di Adriano a piazza Madonna di Loreto, e l’esigenza di ricomporre in un contesto unitario i risultati delle indagini archeologiche finora eseguite, e tuttora in corso, nel templum Pacis”. L’evento è promosso dalla soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e dalla soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con Electa, superando di fatto l’incredibile situazione gestionale dei Fori di Roma, divisi tra le due amministrazioni, statale e comunale.

Al Colosseo la mostra "La biblioteca infinita. I luoghi del sapere nel mondo antico" fino al 5 ottobre

Al Colosseo la mostra “La biblioteca infinita. I luoghi del sapere nel mondo antico” fino al 5 ottobre

La statuetta in avorio di Settimio Severo seduto in adlocutio, conservata al museo nazionale Romano

La statuetta in avorio di Settimio Severo seduto in adlocutio, conservata al museo nazionale Romano

La ricostruzione grafica degli "Auditoria" di Adriano

La ricostruzione grafica degli “Auditoria” di Adriano

La mostra “La biblioteca infinita. I luoghi del sapere nel mondo antico” riprende nel titolo una definizione cara allo scrittore argentino Jorge Luis Borges, che nei suoi testi “La biblioteca di Babele” e “Del culto dei libri”, definisce la biblioteca “interminabile”, “illimitata” e “infinita”. “Tutte definizioni – spiegano i curatori – che sottendono un unico concetto: la biblioteca è la sede della cultura e, in quanto tale, non ha limiti perché coincide con l’universo, dunque ciò che caratterizza la cultura è la sua universalità”. La rassegna propone dunque 120 lavori, fra statue, affreschi, rilievi, strumenti e supporti di scrittura, inseriti in un allestimento scenografico che ricostruisce le antiche scaffalature delle biblioteche, le cosiddette “armaria”. Fra le opere più significative esposte negli ambulacri del Colosseo, la statuetta in avorio di Settimio Severo seduto in adlocutio, conservata al museo nazionale Romano e portata al Colosseo solo per l’inaugurazione della mostra; l’affresco con instrumentum scriptorium da Pompei (Casa di Marco Lucrezio, 45–79 d.C), oggi al museo archeologico di Napoli; e la statua di Areté (la Virtù) dalla Biblioteca di Celso ad Efeso (II secolo), proveniente dal Kunsthistorisches museum di Vienna. Ma anche gli affreschi inediti che un tempo decoravano il teatro di Nemi con gli “strumenti del mestiere”, e perfino alcuni testi che risultano leggibili, e adesso si tenterà di tradurre. E poi gli affreschi pompeiani, i busti di filosofi, letterati e imperatori, le piccole teste in avorio che riproducono Settimio Severo e di Giuliano l’Apostata, con la funzione di segnalibro negli scaffali di rotoli in papiro del “templum Pacis”. Edificato vicino ai Fori di Cesare e Augusto nel 70 d.C. dall’imperatore Vespasiano, dopo le terribili guerre civili, il “templum Pacis” fu un santuario dedicato alla pace, ma anche un centro di cultura con un’importante raccolta d’arte greca e romana e con la “bibliotheca Pacis”, attorno alla quale orbitarono numerosi intellettuali. “Si tratta di capolavori di arte antica – spiega la curatrice Rossella Rea – soprattutto il piccolo ritratto dell’imperatore, presente nella biblioteca del Tempio della Pace in qualità di scrittore”. Quel luogo del sapere venne distrutto da un incendio (ma lo splendido monumento venne fatto ricostruire), le tracce del quale sono ancora ben visibili sulla bellissima statuetta. “Il reperto – continua Rea – è troppo prezioso e delicato. Per questo dopo l’inaugurazione è tornato nel caveau climatizzato che lo protegge, per essere sostituito da una copia. La nostra speranza è comunque che, dal momento che le ricerche proseguono lungo la via dei Fori Imperiali, riemergano altri reperti di questa qualità”. Cantieri aperti anche a piazza della Madonna di Loreto, dove sono venuti alla luce gli “auditoria” di Adriano: “Fra poco dovrebbe cominciare il restauro – aggiunge Rea-, per fortuna la zona regge bene la pioggia e inoltre la Metropolitana non impatta. La costruzione si potrà ammirare dall’esterno, mentre gli interni si potranno visitare in piccoli gruppi e naturalmente su prenotazione”.

L'ampia area occupata dal "Templum Pacis" ai Fori imperiali di Roma

L’ampia area occupata dal “Templum Pacis” ai Fori imperiali di Roma

La mostra "La biblioteca infinita" al Colosseo è articolata in sette sezioni

La mostra “La biblioteca infinita” al Colosseo è articolata in sette sezioni

Il percorso della mostra si snoda in sette sezioni: La lettura nel mondo antico; Come leggevano gli antichi; Le biblioteche ellenistiche, centri di cultura e di trasmissione del sapere; Le biblioteche private nel mondo romano: l’esempio della Villa dei Papiri; Le biblioteche pubbliche; Il Templum Pacis e Le biblioteche dal mondo antico al mondo moderno. L’excursus storico della mostra parte dunque dal periodo ellenistico documentando le grandi biblioteche dell’antichità, prima fra tutte quella di Alessandria d’Egitto, edificata nel III secolo a.C, la più famosa e vasta con 490mila volumi. La Biblioteca di Pergamo, sua rivale, dovette subire da Tolomeo V una sorta di embargo. Il faraone vietò infatti l’esportazione di papiro per arginarne la concorrenza, ma Pergamo rispose con l’invenzione della pergamena (fogli ricavati dalla pelle di pecora). La narrazione proposta in mostra è vivace, e si sviluppa fra numerosi reperti che testimoniano l’importanza di preservare la memoria, filosofica e scientifica, attraverso la creazione di testi, da custodire all’interno di luoghi protetti, come appunto gli “auditoria”, sale destinate all’ascolto di pubbliche letture (recitationes), compiute rigorosamente ad alta voce. La rassegna illustra anche i templi e i santuari romani che cominciarono a ospitare i centri del sapere, “luoghi tutt’altro che silenziosi – conclude Rea – fatti di scambi, di dibattiti, veri centri polifunzionali per ammirare l’arte, ascoltare la musica, il teatro e la lettura”. A raccontarlo gli affreschi di Nemi, quelli pompeiani, marmi e bronzi dai maggiori musei.