Napoli. Al museo Archeologico nazionale convegno, in presenza e online su Facebook, “La Donna del Mediterraneo antico. Dal passato al presente, una chiave di lettura”, un’iniziativa interistituzionale per seguire la “Rotta dei Fenici- Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa”

La Rotta dei Fenici fa tappa al museo Archeologico nazionale di Napoli: appuntamento sabato 29 gennaio 2022, alle 10, per il convegno “La Donna del Mediterraneo antico. Dal passato al presente: una chiave di lettura”, un’iniziativa interistituzionale per seguire la “Rotta dei Fenici- Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa”. L’evento verrà trasmesso in diretta sulle pagine Facebook della Rotta dei Fenici – Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa e del MANN – Museo Archeologico di Napoli. Il convegno è stato realizzato grazie al contributo concesso dalla Direzione Generale Educazione, ricerca e istituti culturali del ministero della Cultura. Partner dell’iniziativa: MANN Museo Archeologico di Napoli, Università degli Studi di Bari Aldo Moro, Universidad de Jaén, Instituto Universitario de Investigación en Arqueología Ibérica-Univ. Jaén, MAEC – Museo Dell’Accademia Etrusca e Della Città Di Cortona, AION Cultura, Associazione LE DONNE DEL MARMO.

La “Rotta dei Fenici” fa riferimento alle grandi rotte di navigazione che, dal XII secolo a.C., erano usate dai Fenici, grandi navigatori e mercanti, per i commerci e la comunicazione in tutto il Mediterraneo. Nei tempi antichi, attraverso queste rotte, i Fenici e altre grandi civiltà del Mediterraneo hanno contribuito alla nascita di una “koiné”, una comunità culturale mediterranea. Abbraccia 18 paesi, molti dei quali si trovano nel Nord Africa o in Medio Oriente, e rafforza i legami storici tra i paesi del Mediterraneo. Questi legami sono rappresentati da un grande patrimonio che ha avuto origine con le antiche civiltà del Mediterraneo e che ritroviamo in vari siti archeologici, etnici, antropologici, culturali e naturalistici e anche nel significativo patrimonio immateriale del Mediterraneo. Le città del Mediterraneo erano il luogo di sosta dei viaggiatori della Rotta dei Fenici, usata per scambiare manufatti, conoscenze ed esperienze. In questo senso l’esperienza di viaggio lungo la Rotta dei Fenici punta a mostrare al viaggiatore i nostri comuni percorsi, collegando paesi di tre continenti e oltre 100 città che hanno avuto origine dalle antiche civiltà del Mediterraneo.

Con il convegno “La Donna del Mediterraneo antico. Dal passato al presente, una chiave di lettura” la “Rotta dei Fenici- Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa” intende promuovere una riflessione critica sul ruolo della donna e sulla figura femminile, partendo dalle antiche civiltà del Mediterraneo per arrivare alla contemporaneità. Più nello specifico, il tema trattato ha l’obiettivo di presentare la donna dl Mediterraneo, evidenziando i ruoli che dai tempi più remoti ad oggi ha assunto, con status molto diversi che variano da civiltà a civiltà e da ambito ad ambito. L’icona femminile è presente tra i primi oggetti di culto creati dall’uomo, incarna la prima forma di divinità, capace di generare la vita e dare nutrimento. Rapidamente diviene punto di riferimento in quelle statuette volumetriche raffiguranti la Dea Madre, tanto diffuse dal neolitico e tali da costituire quasi un comune denominatore tra le civiltà del Mediterraneo. La figura femminile verrà analizzata anche nella relazione con l’altro e le altre culture, presupponendo e consolidando anche la competenza comunicativa sottesa alla dimensione relazionale. Infine si partirà dal passato per arrivare a leggere il presente e il ruolo della donna nel Mediterraneo di oggi, in un’ottica di dialogo interculturale, tema alla base dell’itinerario Culturale della Rotta dei Fenici.

Programma. Dopo la registrazione dei partecipanti alle 10, si inizia alle 10.30 con i saluti istituzionali di Paolo Giulierini, direttore del Mann; Elena Tanou, presidente della Rotta dei fenici (video collegata da Cipro); Antonio Barone, direttore della Rotta dei Fenici; e Paolo Ponzio, direttore del dipartimento di Ricerca e Innovazione umanistica dell’università di Bari, e coordinatore del comitato scientifico della Rotta dei Fenici. Ore 11-13.30, SESSIONE I: LA FIGURA FEMMINILE NELLE ANTICHE CIVILTÀ DEL MEDITERRANEO, modera Paolo Ponzio. Interventi: Giovanna Greco (già comitato scientifico del Mann) su “Donne, culti e miti in Magna Grecia”; Marialucia Giacco (archeologo conservatore del Mann) su “Donne di Magna Grecia: un viaggio nelle collezioni del Mann”; Eleonora Sandrelli (presidente Aion Cultura-Maec) su “La donna in Etruria: immagine e realtà”; Carmen Risquez Cuenca (università di Jaén, Spagna) su “La posizione delle donne nella società libera e il loro ruolo nella sfera economica”; Sharon Sultana (direttore museo Archeologico di Malta) su “La grande Dea Madre del neolitico maltese”; Tatiana Pedrazzi (archeologa, ricercatrice del Cnr) su “La figura femminile nel mondo fenico e punico: tradizioni, arte ed evoluzione delle identità”.

Ore 15-17, SESSIONE II: IL DIALOGO TRA PASSATO E PRESENTE SUL TEMA DELLA DONNA DEL MEDITERRANEO, modera Antonio Barone. Interventi: Marta Novello (direttore del museo Archeologico di Aquileia) su “Donne di Aquileia in età tardo antica e longobarda”; Barbara Toce (vicepresidente Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa) su “I diritti delle donne e il Consiglio d’Europa”; Elisabetta Todisco (docente Storia romana, università di Bari) su “L’influenza della storia delle donne dal mondo antico ai nostri giorni”; Carmen Risquez Cuenca (università di Jaén, Spagna) su “Pastwomen: riconfigurare la storia da un punto di vista femminista”; Carla Benelli (responsabile progetti culturali ATS Pro Terra Sancta) su “Dalle regine prostitute, guerriere e sante del passato all’impegno delle donne di oggi nella società civile palestinese”.
Sicilia. “Mater Gea: i culti femminili del Mediterraneo da Iside e Afrodite”. Si chiude ad Agrigento, dopo Brolo, nel Messinese, la mostra itinerante dal Tirreno allo Stretto alla Valle dei Templi con i due capolavori del museo archeologico di Marsala: Venere Callipigia e Iside. Polemiche sul loro spostamento

La Venere Callipigia di Marsala, copia romana del II sec. d.C., uno dei reperti più famosi del museo di Marsala
Marsala-Brolo-Agrigento: da Capo Lilibeo alla Valle dei Templi passando per lo Stretto, un viaggio che non è solo un “coast to coast” siciliano dal Tirreno allo Ionio fino al Mediterraneo, ma anche un viaggio nel tempo alla ricerca dei miti fondanti della nostra cultura, il mito della Grande Madre, di una divinità femminile primordiale, presente in quasi tutte le mitologie, che rappresenta la terra, la fertilità, il femminile come mediatore tra l’umano e il divino. Nasce così “Splendida Sicilia Solidale – MATER GEA i culti femminili del Mediterraneo da Iside ad Afrodite”, una mostra itinerante che dal 12 agosto 2016 (e fino alla fine del mese) affronta l’ultima tappa, ad Agrigento, appunto, presentando la Venere Callipigia e l’Iside, due gioielli conservati nel museo archeologico Baglio Anselmi di Marsala, che oggi più propriamente dovremmo chiamare museo Lilibeo di Marsala, che somma in sé il Baglio Anselmi con l’annesso parco archeologico, alla cui guida è stato chiamato Luigi Biondo, nuovo direttore del Polo Museale che comprende anche il museo Pepoli di Trapani. Proprio Biondo, che a Marsala è coadiuvato da Annamaria Parrinello, ha dovuto affrontare non poche polemiche all’annuncio dello spostamento delle due statue dal museo di Marsala, attualmente parzialmente chiuso. Ci sono in corso infatti dei lavori di restauro e di ammodernamento su progetto dell’architetto Nuzzo. Il direttore dei lavori è Enrico Caruso, l’ex direttore del Baglio Anselmi che ha lasciato il posto a Biondo per andare a dirigere il parco archeologico di Selinunte. I lavori finiranno in autunno. “Sarà un museo europeo, moderno, fruibile per tutti”, assicura Biondo, che si è battuto anche per il mantenimento della nave punica al Lilibeo “perché a Marsala – diversamente da Trapani – c’è un progetto, una programmazione”.
Ma che Venere e Iside si mettessero in viaggio proprio non è andato giù ad Antonella Milazzo , parlamentare regionale del Pd. “Svuotare il museo Archeologico Baglio Anselmi di due delle sue opere più prestigiose è una decisione illogica, che penalizza la città di Marsala e la priva di una fonte di attrazione turistica proprio nel periodo estivo”, sentenzia. “Oltretutto si tratta di un tour rischioso per opere fragilissime, come la statua di Iside e la Venere Callipigia, che rappresentano il fiore all’occhiello per il museo marsalese nel mezzo di una importante ristrutturazione che lo vede parzialmente fruibile. Evidentemente l’assessore Vermiglio conosce poco Marsala e le ricadute negative che questa scelta avrebbe per la città: pare invece che nel suo assessorato conoscano molto bene la città di Brolo, al punto da decidere un prestito di opere che appare incoerente e penalizzante verso un museo che, anzi, avrebbe bisogno di essere supportato in questa fase di rilancio”. Ma per il neo-direttore questo tour è importante proprio per la valorizzazione del patrimonio del Baglio Anselmi: “A Brolo è stato organizzato un evento internazionale legato all’archeologia. Per questo abbiamo esposto le statue di Iside e della Venere Callipigia. È una cosa importante: è la prima volta che la Sicilia si accorge di Marsala, ed è un primo passo per dimostrare che qui c’è un polo di livello”. E conclude: “Mi piacerebbe fare rete con le altre realtà”, pensando ad esempio alla possibilità di organizzare visite sotterranee a Marsala, negli ipogei di corso Gramsci.

Il suggestivo allestimento a Brolo per l’esposizione della Venere Callipigia e di Iside da Marsala (foto Maurizio Forzano)
E così Venere Callipigia e Iside sono partite prima alla volta di Brolo, nel Messinese, dove (dal 30 luglio al 7 agosto 2016) sono state collocate al centro della sala espositiva multimediale Rita Atria, appositamente allestita, e poi di Agrigento, dove il 12 agosto, alle 18, nella Casa Barbadoro, nella splendida Valle dei Templi, un baglio recentemente restaurato come aula polifunzionale per allestimenti museali, immerso nella campagna akragantina tra mandorli e ulivi. L’esposizione delle due statue di Iside e Venere Callipigia, dedicata ai culti femminili del Mediterraneo, sfrutta una nuova formula che sperimenta le tecnologie innovative applicate ai Beni Culturali e consente ai visitatori di conoscere le fasi di rinvenimento dei reperti, con immagini, descrizioni e musiche suggestive, in un contesto espositivo di efficace semplicità ed eleganza. Un contenitore di arte, cultura per promuovere e diffondere i beni artistici del nostro immenso patrimonio rendendoli fruibili e itineranti. La mostra, di particolare effetto per la fascinosa bellezza promanata dai due reperti, racconta la storia della Sicilia antica. “L’esposizione”, sottolinea il soprintendente del Mare, Sebastiano Tusa, curatore della mostra, “è dedicata alle testimonianze archeologiche sulla spiritualità femminile del Mediterraneo attraverso immagini in forma scultorea di divinità potenti provenienti dai musei siciliani corrispondenti alle sedi di culto di fondamentale importanza nel mondo antico: il museo Lilibeo di Marsala (che ospita le statue marmoree di Venere Callipigia e di Iside), città collegata con l’antico santuario di Erice e con il mare”. “Figure umane reali – spiegano gli studiosi -, divenute statue armoniche che raffigurano il culto di Iside, delle grandi Dee Madri, che insegnano alle donne mediterranee, in un intersecarsi di religioni, culti, momenti storici che diventano millenni, l’arte della progenie, del matriarcato, del femmineo, del potere. Figure che poi divennero regine, sacerdotesse, artigiane, membre anziane del clan – la società era di carattere egualitario e più tardi nell’epoca medievale tutto ciò sarà simboleggiato nel vaso femminile. Un potere, quindi, non terreno ma spirituale che si estrinseca non solo nella conoscenza e nella saggezza, ma soprattutto nella verità, nell’amore, nella giustizia”.
La Venere Callipigia è stata ritrovata il 14 gennaio 2005, durante i lavori di scavo archeologico nell’area di pertinenza della chiesa di San Giovanni Battista a Capo Boeo di Marsala, eseguito dalla soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Trapani. La statua è copia romana del II secolo d.C. di un originale greco la cui tipologia di Venere Pudica si fa risalire a Prassitele e incarna l’ideale umano della dea della bellezza e della forza rigeneratrice dell’amore attraverso i gesti quotidiani del bagno. Scolpita in marmo bianco di probabile provenienza greca, è acefala e mutila della metà del braccio destro, che copriva pudicamente il seno, di più della metà del braccio sinistro, che reggeva il mantello (l’himation), di metà circa della gamba destra e di parte della gamba sinistra. La statua di Iside, identificata grazie alla posizione della mano posata sul petto, sempre di produzione romana, è stata ritrovata a Marsala l’estate di tre anni dopo (2008), durante i lavori di realizzazione del parco archeologico di Lilibeo, nelle fasi di scavo attigue alla Villa Romana. Rappresenta a grandezza naturale l’antichissima divinità di origine egizia, adottata in età imperiale nel Pantheon romano, anch’essa acefala e in marmo bianco. Iside, oltre ad assumere la prerogativa di protettrice dei naviganti, anche nella religiosità popolare romana fu introdotta a Roma attraverso i sovrani greci dell’Egitto, i Tolomei in epoca tardo ellenistica, conoscendo subito una ampia diffusione. “Due statue senza sguardo”, concludono gli organizzatori, “che aprono nuove visioni sullo sviluppo del turismo culturale in Sicilia”.
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Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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