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Siena. Nell’ambito del Digital Heritage apre a Palazzo San Niccolò la mostra “Perceive Isis’ Colours – Il ritorno dei colori del Tempio di Iside”, realizzata dal museo Archeologico nazionale di Napoli e dal CNR ISPC a conclusione del progetto europeo PERCEIVE

Lunedì 8 settembre 2025, alle 14.30, nell’ambito del Digital Heritage 2025 di Siena, a Palazzo San Niccolò (unisi) in via Roma a Siena, si inaugura la mostra “Perceive Isis’ Colours – Il ritorno dei colori del Tempio di Iside”, realizzata dal museo Archeologico nazionale di Napoli e dal CNR ISPC a conclusione del progetto europeo PERCEIVE – Perceptive Enhanced Realities of Coloured Collections through AI and Virtual Experiences, finanziato da Horizon Europe, lanciato al MANN il 6 marzo 2023 (vedi Napoli. Al museo Archeologico nazionale di Napoli presentazione del progetto europeo PERCEIVE il primo incentrato sulla conservazione del colore nell’arte utilizzando Intelligenza Artificiale ed esperienze virtuali. MANN capofila della ricerca internazionale. Giulierini: “Cinque anni di lavoro, premiate le capacità del Museo” | archeologiavocidalpassato). Pensando ai musei del futuro, il direttore generale Musei italiani, Massimo Osanna dice che “Perceive Isis’ Colours dimostra come la ricerca interdisciplinare possa tradursi in nuove forme di comunicazione museale, inclusive, partecipative e accessibili, capaci di unire rigore scientifico e approccio emozionale”.

Analisi diagnistiche sulla Venere Anadyomene al Mann (foto cnr-ispc)

Cristiana Barandoni all’opera tra le statue della Collezione Farnese del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

“Partendo dalla ricerca sulla policromia nella statuaria classica”, spiega Cristiana Barandoni, coordinatrice del progetto, “la mostra intende indagare non solo le problematiche legate al tema della ricostruzione dei colori delle sculture, ma anche dei contesti pittorici e architettonici all’interno dei quali furono collocate in origine. La scelta di lavorare sul tempio di Iside a Pompei è nata proprio dall’esperienza di ricerca sulla Venere Anadyomene che venne rinvenuta all’interno del portico. Apparteneva al tempio anche una straordinaria scultura della dea Iside, che vedete nell’invito. Per me è stato un grande onore, poter curare assieme ai colleghi Daniele Ferdani, Marcello Massidda, Sofia Pescarin, Marialucia Giacco questa mostra e anche una grande responsabilità, un’opportunità straordinaria di potermi dedicare per oltre un anno a questo monumento che piano piano si è svelato e mi ha aperto le sue porte. La mostra dopo il #DH25 sarà forse spostata al museo Archeologico nazionale di Napoli dove si arricchirà ulteriormente. Altre tappe in Europa sono auspicabili perché non è solo una esposizione ma un nuovo metodo di lavoro e comunicazione della scienza applicata all’archeologia, per approcciare da più punti di vista e prospettive un tema così complesso come la policromia antica. Il materiale ancora da studiare – conclude – è tantissimo e spero di poterlo affrontare con forza e passione”.

Ricostruzione del Tempio di Iside a Pompei (foto cnr-ispc)

Le riprese per i video dell’applicazione (foto cnr-ispc)

“Con Perceive Isis’ Colours restituiamo ai visitatori non solo la bellezza del colore, ma anche la consapevolezza del suo significato culturale e simbolico”, dichiara Costanza Miliani, direttrice del CNR ISPC. “Perceive Isis’ Colours propone ai visitatori un viaggio virtuale nel Tempio di Iside di Pompei, che si snoda in due percorsi, corrispondenti a due sezioni della mostra:– Echoes of Loss, dedicata alla ricerca sulla policromia antica e sulla fragilità dei pigmenti, esemplificata attraverso strumenti interattivi che illustrano il lavoro di diagnostica e ricostruzione digitale; The Gifts of Isis, un’esperienza multi sensoriale che ricostruisce il tempio prima della sua distruzione, restituendo il ruolo rituale e simbolico del colore nel culto isiaco. Attraverso ricostruzioni 3D, intelligenza artificiale, imaging multi spettrale, repliche fisiche e installazioni interattive, la mostra mette in discussione l’immagine stereotipata “in bianco e nero” della scultura antica- che nella percezione comune è sempre in marmo bianco- per suggerire al pubblico una prospettiva “a colori”, più vicina alla realtà storica”.

Ricostruzione della processione al Tempio di Iside (foto cnr-ispc)

Scienza, tecnologia e patrimonio culturale. Il progetto PERCEIVE, infatti, ha sviluppato una metodologia che combina lo studio analitico delle tracce di pigmenti, fonti storiche e iconografiche con ricostruzioni digitali ad alta precisione. In questo modo, opere come la Venere Anadiomene tornano a mostrare la vividezza cromatica originaria, offrendo una prospettiva più completa sull’antichità. in La visita alla mostra è accompagnata da un agile catalogo, a cura di Cristiana Barandoni, Marialucia Giacco, Caterina Serena Martucci, Sofia Pescarin, edito da Valtrend Editore, disponibile versione open access all’indirizzo: https://www.valtrend.it/wp content/uploads/2025/09/Preceive-Isis-Colours.pdf.

Roma. Su Zoom webinar “Borders not Limits (Confini non limiti)” a cura di Giuseppina Capriotti nell’ambito del ciclo di webinar “Le scienze del patrimonio culturale” promosso dal Cnr-Ispc: tre studiosi e un’artista si confrontano sulla capacità dell’Egitto, attraverso i millenni, di essere un centro di propulsione e attrazione, un luogo di contatto e di incontro

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Per il ciclo di webinar “Le scienze del patrimonio culturale” promosso dal Cnr-Ispc di Roma, appuntamento lunedì 8 luglio 2024, alle 15, con il webinar “Borders not Limits (Confini, non limiti)” a cura di Giuseppina Capriotti. STREAMING ON ZOOM CNR ISPC: https://us02web.zoom.us/j/87349881745? pwd=qy1wsUMPyH8G9VJtnbmTI1fSaPhxVq.1 “Borders not Limits” è un progetto finanziato dall’università italo-francese attraverso il Bando Galileo e coinvolge ricercatori dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale – Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’UMR 8167 Orient et Méditerrannée–Mondes Pharaoniques – Centro nazionale della ricerca scientifica. Il progetto nasce da contatti collaborativi tra due ricercatori – Giuseppina Capriotti (CNR-ISPC) e Gihane Zaki (CNRS – UMR 8167, SHS) – che da anni sono impegnati nello studio dei due zone di confine più importanti dell’antico Egitto, quella meridionale e il nord-orientale. Dalla tarda preistoria e per tutto il periodo dell’Egitto dinastico, queste regioni hanno fornito importanti e molto antiche testimonianze di contatti interculturali, fenomeni di dispersione e migrazioni, scambi, iniziative diplomatiche e politiche. Questi studi hanno portato a un interesse per antichi modelli di adattamento, contatto, convivenza e inclusività, di fronte a situazioni critiche e resilienza relativa. Il seminario presenta la ricerca di tre studiosi e di un’artista sulla capacità dell’Egitto, attraverso i millenni, di essere un centro di propulsione e attrazione, un luogo di contatto e di incontro.

PROGRAMMA. Alle 15, i saluti di benvenuto di Costanza Miliani, direttore del Cnr-Ispc.

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L’egittologa Giuseppina Capriotti (cnr-ispc)

Interventi: 15.10, Giuseppina Capriotti, Cnr-Ispc di Roma, ricercatore senior e capo-gruppo del progetto, su “Antica Tjeku: vivere al confine nord-orientale dell’Egitto”. Maskhuta (l’antica Tjeku) si trova nel Nord-Est dell’Egitto, confine problematico da millenni, lungo la strada (il Wadi Tumilat) tra Egitto e Palestina, percorsa da mercanti, migranti ed eserciti. Nel Wadi Tumilat, canale navigabile (Canale dei Faraoni) che collegava il Mediterraneo e il Rosso il mare è stato scavato. L’area è stata teatro di scambi culturali e tecnologici, della popolazione, spostamenti e conflitti sanguinosi. La grande e fiorente antica città di Tjeku, attraverso gli scavi archeologici, mostra i segni di una ricca popolazione multiculturale che, in un’area problematica, evidentemente hanno beneficiato della situazione ambientale, grazie alla valorizzazione delle peculiarità territoriali.

Giuseppina Capriotti è ricercatrice senior del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto dei Beni Culturali Scienza. Già addetto archeologico IIC-CAI Ambasciata d’Italia al Cairo, professore ordinario abilitato Egittologia. Ha fondato la missione archeologica a Tell el-Maskhuta, di cui ha la responsabilità scientifica insieme ad Andrea Angelini. Ha condotto diversi progetti interdisciplinari.

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L’ingegnere Gihane Zaki (cnrs-umr)

Alle 15.30, Gihane Zaki, CNRS – UMR 8167, SHS – Ingegnere ricercatore e capo-gruppo progetto, su “La frontiera meridionale e la diplomazia dell’élite regionale nel II secolo a.C.”. In un contesto politico così particolare come quello del confine meridionale dell’Egitto, dotato di una particolare geografia e una topografia culturale singolare, il nostro interesse si è concentrato sull’approccio pragmatico/occidentale della potenza Lagide verso questa zona, situata quasi 1000 km a sud di Alessandria, la loro nuova capitale. Secondo gli ultimi testi finora raccolti e pubblicati, è stato chiaramente dimostrato che questa frangia lontana, altalenante nel corso della storia, era strettamente legata alla modalità di gestione del primo nome di To-seti dell’Alto Egitto e ha sempre ricevuto particolare attenzione da parte dei re d’Egitto. È chiaro che le molteplici mutazioni di questo margine meridionale hanno conferito – di conseguenza – un singolare aspetto politico, status amministrativo e religioso a tutta questa regione della prima cataratta.

Gihane Zaki è ingegnere ricercatore nell’analisi delle fonti storiche e culturali assegnate alla sezione Mondi Fraonici. In interazione con i vari gruppi di ricerca in Francia e all’estero (Europa, Medio Oriente, Egitto), lavora sull’arricchimento e la valorizzazione della documentazione e delle fonti scientifiche in Egittologia. La sua missione principale è sviluppare e sfruttare dati storici, definiti nell’ambito di un gruppo di ricerca. La sua principale area di ricerca è l’area della Prima Cataratta del Nilo, frontiera meridionale dell’Egitto faraonico.

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L’archeologa medievista Alessandra Molinari (università di Roma Tor Vergata)

Alle 15.50, Alessandra Molinari, università di Roma Tor Vergata, professore di Archeologia medievale, del dipartimento di Storia, Beni culturali, Educazione e Società, su “L’Egitto islamico come cerniera tra Mediterraneo, India e Cina (X-XII secolo): una prospettiva archeologica”. L’Egitto islamico, in particolare durante i secoli tra il X e il XII secolo, vide una forte crescita economica e fu particolarmente ricettivo nel ricevere, rielaborare e trasmettere le tecniche dell’artigianato mediterraneo, piante e tecniche agricole, oggetti e gusti provenienti dalla Cina, dall’India o da altre parti del mondo islamico. In quei secoli il repertorio delle stoviglie fu completamente rinnovato, il papiro fu sostituito dalla carta, dal natron, dalle ceneri vegetali per produrre il vetro, dal cotone e dallo zucchero, per citare solo alcune delle innovazioni più sorprendenti. Attraverso l’analisi dei reperti archeologici, verrà proposta una riflessione su questo importante ruolo dell’Egitto come area cruciale nelle economie medievali.

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Antonella Leoni, artista del Cairo

Alle 16.20, Antonella Leoni, artista italiana al Cairo, su “L’arte di ‘abbracciare le culture’. Accogliere l’Islam attraverso l’arte della calligrafia”. Antonella Leoni è un’artista italiana del Cairo, appassionata dell’arte della calligrafia araba e della marmorizzazione, esperta di arte islamica. Il suo approccio artistico unisce tecniche antiche con una connotazione mistica che fa conoscere le sue opere per la sua immaginazione e contemplazione del Divino. Versetti del Sacro Corano, gli hadith e le antiche poesie ispirano i suoi sentimenti e la sua immaginazione, così come gli antichi motivi marmorizzati che creano effetti unici. In effetti, il processo di marmorizzazione simboleggia sia l’espressione astratta, che costituisce la filosofia più basilare nell’arte islamica, sia la sottomissione al Divino, che ne costituisce il maggior atteggiamento fondamentale nell’Islam. Il processo creativo di Antonella, iniziato e sviluppato in Egitto, sembra nascere direttamente dal clima culturale egiziano, fin dalle sue origini più antiche. Non solo si ispira alla cultura islamica, ma vive nell’intuizione della tradizione faraonica. Nelle opere di Antonella emergono figure e lettere emergono dal papiro che esce dall’acqua, come riconosciuto dall’artista, per creare un’atmosfera intensa, colorata e un universo potente, fantastico e allo stesso tempo radicato nella storia.

Antonella Leoni ha conseguito il diploma di perfezionamento in Arte Asiatica e Arti del Mondo Islamico alla Holloway University di Londra e al British Museum nel 2003, e il Diploma in Arte della calligrafia e degli ornamenti arabi all’Academia Khalil Agha del Cairo nel 2019.

Alle 16.40, domande e risposte; e alle 17, note finali.

I papiri di Ercolano svelano i misteri sulla vita e sulla morte di Platone: grazie al progetto “GreekSchools”, coordinato dal professor Graziano Ranocchia dell’università di Pisa, rivelato il luogo di sepoltura di Platone da un frammento della “Storia dell’Accademia” di Filodemo di Gadara. Innovative tecnologie hanno permesso di leggere i papiri carbonizzati conservati nella biblioteca nazionale di Napoli. L’obiettivo è la pubblicazione di un’edizione aggiornata della “Rassegna dei filosofi” di Filodemo

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Scansione di frammenti di papiro carbonizzato proveniente da Ercolano e conservato alla biblioteca nazionale di Napoli (foto unipi)

Del filosofo Platone finora si sapeva che era nato ad Atene tra la fine del V e l’inizio del IV secolo a.C., che nella sua vita fu anche fatto prigioniero e venduto come schiavo, che fondò ad Atene l’Accademia dove fu sepolto alla sua morte. Il tutto fissato su date “incerte” o “contradditorie” dovuta alla frammentarietà delle fonti. Ma ora abbiamo qualche informazione/certezza in più, con oltre 1000 nuove parole, corrispondenti al 30% del testo, emerse – come si legge su UnipiNews del 23 aprile 2024 – dal papiro ercolanese carbonizzato, contenente la Storia dell’Accademia di Filodemo di Gadara (110-dopo il 40 a.C.). Il 23 aprile 2024 alla Biblioteca nazionale ‘Vittorio Emanuele III di Napoli è stato presentato lo stato dell’avanzamento del progetto “GreekSchools”, che si avvale di innovative tecnologie di studio, grazie al cui “sguardo” tecnologico ha reso possibile questa scoperta. Il progetto che ha ricevuto un finanziamento ERC (Consiglio Europeo della Ricerca) pari a 2.498.356 euro, iniziato nel 2021 e della durata di 5 anni e otto mesi, è coordinato da Graziano Ranocchia dell’università di Pisa in collaborazione con l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) e l’Istituto di Linguistica Computazionale “Antonio Zampolli” (ILC) del Consiglio nazionale delle Ricerche, e la Biblioteca nazionale di Napoli presso la quale questo papiro, bruciato a seguito dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C, è conservato insieme a molti altri. Il progetto, oltre all’indagine sullo stato di conservazione di tali manufatti, ha l’obiettivo di pubblicare un’edizione aggiornata – grazie all’applicazione di tecniche di imaging e di metodi filologici – della Rassegna dei filosofi di Filodemo, la più antica storia della filosofia greca in nostro possesso. Di essa fa parte appunto la Storia dell’Accademia, che racchiude molte informazioni esclusive su Platone e sullo sviluppo dell’Accademia sotto i suoi successori.

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Frammenti di papiro da Ercolano conservati alla biblioteca nazionale di Napoli (foto unipi)

“Rispetto alle edizioni precedenti, ora c’è un testo quasi radicalmente cambiato, che implica una serie di fatti nuovi e concreti su vari filosofi accademici”, spiega Graziano Ranocchia. “Attraverso la nuova edizione e la sua contestualizzazione, gli studiosi sono arrivati a deduzioni inaspettate di portata interdisciplinare per la filosofia antica, la biografia e la letteratura greche e la storia del libro”. “Alcune integrazioni precedenti sono state sostituite, alcuni passaggi precedentemente frammentari sono stati integrati o riletti. L’aumento del testo corrisponde all’incirca alla scoperta di dieci nuovi frammenti di papiro di media grandezza. Le nuove letture attingono spesso a fatti nuovi e concreti sull’Accademia di Platone, sulla letteratura ellenistica, su Filodemo di Gadara e la storia antica in generale”, aggiunge Kilian Fleischer, l’editore di questo prezioso papiro nell’ambito del progetto GreekSchools.

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Mille nuove parole lette grazie alle nuove tecnologie sui papiri carbonizzati da Ercolano e conservatio alla biblioteca nazionale di Napoli (foto unipi)

Tra le più importanti novità, si legge che Platone fu sepolto nel giardino a lui riservato (un’area privata destinata alla scuola platonica) dell’Accademia ad Atene, vicino al cosiddetto Museion o sacello sacro alle Muse. Finora era solo noto che egli era sepolto genericamente nell’Accademia. Sempre a proposito di Platone emerge che egli fu venduto come schiavo sull’isola di Egina già forse nel 404 a.C., quando gli Spartani conquistarono l’isola o, in alternativa nel 399 a.C., subito dopo la morte di Socrate. Fino ad ora si era creduto che Platone fosse stato venduto come schiavo nel 387 a.C. durante il suo soggiorno in Sicilia alla corte di Dionisio I di Siracusa. In un altro passaggio, in un dialogo tra personaggi, Platone si esprime in modo sprezzante sulle capacità musicali e ritmiche di una musicista barbara originaria della Tracia.

pisa_università_progetto-greekschools_ranocchia_papiri-di-ercolano_home-page_foto-unipi“Il progetto GreekSchools ha anche lo scopo di sviluppare metodi di indagine dei manoscritti applicando le più avanzate tecniche di diagnostica per immagini oggi a disposizione (imaging ottico nell’infrarosso e nell’ultravioletto, imaging molecolare ed elementale, imaging termico, tomografie, microscopia ottica digitale, ecc.)”, precisa Costanza Miliani del CNR-ISPC. “Personale di questo Istituto, del CNR-SCITEC e di altri centri di ricerca europei, facendo uso di strumentazioni mobili della piattaforma Molab afferente all’infrastruttura di ricerca europea sull’Heritage Science E-RIHS, applica tecniche non invasive a papiri opistografi e stratificati al fine di leggere il testo inaccessibile sul verso o nascosto all’interno di strati multipli”.

Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale apre la mostra “Per gli dei e per gli uomini. Musica e danza nell’antichità”. Oltre 160 opere: vasi in ceramica figurata e in argento decorato, avori e ossi lavorati, piccole statuette in terracotta e grandi statue in marmo, fino agli affreschi e a numerosi strumenti antichi in bronzo

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Lekythoi attiche con scene di danza, dalla necropoli di Lucifero di Locri Epizefiri, conservate al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria (foto marrc)

A Piazza Paolo Orsi, location d’eccezione, al cospetto dei meravigliosi Bronzi di Riace, al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria l’inaugurazione della grande mostra “Per gli dei e per gli uomini. Musica e danza nell’antichità”, mercoledì 14 giugno 2023, alle 17, dà il via alla ricca programmazione estiva del MArRC, con esposizioni, eventi, concerti e tante altre occasioni per “ritrovarsi al Museo”. La mostra è stata curata dal direttore del museo Carmelo Malacrino con l’archeologa Patrizia Marra e Angela Bellia, ricercatrice dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR e studiosa di musica antica tra le più accreditate a livello internazionale. All’inaugurazione parteciperà il conservatorio “F. Cilea” di Reggio Calabria, diretto da Francesco Romano, con un Ensemble di musica d’insieme per strumenti ad arco della cattedra del prof. Giovanni Caridi, con brani di F.J. Haydn, J.S. Bach e K. Jenkins. Tra le Istituzioni, sono stati invitati a dare un saluto la vicepresidente della Regione Calabria, Giusy Princi; il sindaco f.f. della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Versace; il sindaco f.f. di Reggio Calabria, Paolo Brunetti; il segretario regionale del MIC e soprintendente ABAP RC-VV, Fabrizio Sudano; la direttrice dell’Istituto di Scienze del Patrimonio culturale del CNR, Costanza Miliani. “Sarà certamente la mostra più bella e articolata degli ultimi anni”, conclude Malacrino, “alla quale lavoriamo sin dal 2019. Ringrazio le amiche Angela Bellia e Patrizia Marra per questa collaborazione, che farà scoprire tanti aspetti suggestivi della musica e della danza nell’antichità. La mia gratitudine va anche ai direttori del museo Archeologico nazionale di Napoli e del museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” di Siracusa per i numerosi prestiti di opere. Una fruttuosa sinergia, volta a valorizzare al meglio queste opere meravigliose”. “Questa esposizione”, sottolinea Bellia, “pone in evidenza la necessità di indagare sul soundscape storico alla riscoperta del tessuto sonoro nel quale vivevano le civiltà che ci hanno preceduti per aiutarci a comprendere come il suono sia presente nella vita e nell’ambiente naturale e come sia oggi più che mai necessario sollecitare una nuova sensibilità verso il suono e la musica come parte dell’ecosistema nel quale siamo immersi”.

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Il magnifico rilievo policromo con scena di danza proveniente dal cd. santuario di Griso-Laboccetta, a Reggio Calabria, conservato al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria (foto marrc)

Nikos Xanthoulis

Il compositore greco Nikos Xanthoulis con la lira a sette corde

Oltre 160 opere in esposizione, provenienti non solo dalle collezioni del MArRC; vasi in ceramica figurata e in argento decorato, avori e ossi lavorati, piccole statuette in terracotta e grandi statue in marmo, fino agli affreschi e a numerosi strumenti antichi in bronzo giungono sulla sponda dello Stretto sia dal museo Archeologico nazionale di Napoli, diretto da Paolo Giulierini, sia dal museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” di Siracusa, diretto da Carmelo Bennardo. “La mostra”, aggiunge Marra, “vuole sensibilizzare il pubblico più ampio al fascino dei suoni del mondo antico, conducendo i visitatori alla scoperta delle tante differenze nelle sonorità greche e romane, ma anche delle tante analogie che le accomunano al presente”. Al visitatore sarà offerta una incredibile selezione di reperti, che testimonia quanto la musica e la danza abbiano rivestito un ruolo fondamentale nella società antica, permeandola in ogni suo aspetto. Il tutto organizzato seguendo linee guida tematiche volte a favorire un graduale approfondimento del panorama sonoro nel mondo greco e romano. La sezione dedicata agli strumenti musicali permetterà al visitatore di familiarizzare con terminologia e forme – in alcuni casi decisamente “curiose” – degli oggetti sonori. Le testimonianze figurate giunte sino a noi, sui supporti più diversi, guideranno il pubblico attraverso la scoperta dei modi di ascoltare e produrre musica e danza nel corso dei diversi frangenti della vita, in ambito domestico, così come nelle occasioni conviviali, cultuali e di intrattenimento. Il percorso espositivo sarà reso ancora più emozionante dalle note della lyra nell’interpretazione dell’antico strumento a sette corde suonato da Nikos Xanthoulis, che riecheggeranno negli ambienti accompagnando due video appositamente predisposti per l’esposizione.

Paestum. Alla XXIV Borsa mediterranea del turismo archeologico presentato il progetto e-Archeo: viaggio esperienziale integrato in 8 siti archeologici italiani che ripercorre da Nord a Sud le diverse civiltà e più di dieci secoli di storia del territorio italico 

E-archeo_progetto_mappaEgnazia (Puglia), Sibari (Calabria), Velia (Campania), Nora (Sardegna), Alba Fucens (Abruzzo), Cerveteri (Lazio), Marzabotto (Emilia Romagna) e le Ville di Sirmione e Desenzano (Lombardia). Cosa hanno in comune questi otto siti del Patrimonio Culturale italiano di fondazione etrusca, greca, fenicio-punica, indigena e romana? È il progetto e-Archeo, un progetto complesso che coniuga reale e digitale per illustrare otto siti, da Nord a Sud, raccontando, secondo un modello esperienziale integrato e multicanale, più di dieci secoli di storia del territorio italico durante i quali la penisola è divenuta il luogo dell’integrazione di civiltà in cui tradizioni diverse si sono riconosciute in una cultura unitaria.

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Presentazione del progetto e-Archeo alla Borsa mediterranea del Turismo archeologico di Paestum (foto bmta)

Il progetto e-Archeo è stato presentato alla XXIV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum. e-Archeo è il primo progetto su larga scala aggregatore di enti di ricerca, università e accademie, industrie creative ed esperti del settore dei Beni culturali nelle sue molteplici declinazioni, promosso dal ministero della Cultura (MiC) e coordinato da Ales SpA. Focus del progetto e-Archeo è quello di realizzare una piattaforma multimediale, aggregatrice di alcuni siti archeologici di interesse nazionale, che possa raccontare i contesti di fruizione attraverso diversi format comunicativi digitali. Di ciascuno di essi si è raccontata la storia e il divenire attraverso l’illustrazione dei monumenti meglio conservati, che sono stati presentati nella loro realtà attuale e in una visione ricostruttiva, finalizzata a restituire loro quella terza dimensione perduta nel corso dei secoli. “Una buona pratica sia per il modello operativo che per il metodo di lavoro sotteso”, ha evidenziato Eva Pietroni, primo ricercatore CNR ISPC coordinatore del progetto multimediale e della produzione esecutiva, “con cui abbiamo voluto mostrare la varietà del museo diffuso Italia. Le ricostruzioni virtuali sono protagoniste del progetto, soprattutto per restituire la terza dimensione dei siti prescelti che si è persa nei secoli, con una strategia immersiva volta al miglioramento dell’accessibilità cognitiva”.

Storytelling emozionale per il grande pubblico mantenendo fede al patrimonio informativo scientifico che le università mettono a disposizione: gli 8 siti archeologici sono così promossi in maniera sia scientifica che emozionale, per più tipologie di pubblico. Le villae d’otium di Desenzano e di Sirmione, Kainua “la città nuova” fondata dagli Etruschi (Marzabotto), le tombe a camera di Cerveteri, la colonia di diritto latino Alba Fucens, il Municipium di Elea (Velia), la trasformazione di Egnazia dall’età messapica a quella romana, l’evoluzione nei secoli di Sibari, lo sviluppo di Nora da antico emporio fenicio a colonia punica di Cartagine. L’uso del 3D consente una visione diacronica del paesaggio: attuale archeologico, potenziale antico, paesaggio interpretato. Il paesaggio archeologico attuale è rappresentato e narrato come è oggi, attraverso modelli digitali e riprese cinematografiche; il paesaggio potenziale antico è rappresentato attraverso le ricostruzioni virtuali, accompagnate da un doppio livello di contenuti: narrativi e scientifici. Ai rendering foto-realistici a cui è associato lo storytelling, si affiancano infatti i rendering del “back end” scientifico, che mostrano i diversi livelli di affidabilità delle ricostruzioni e le fonti e i processi interpretativi seguiti. “Tutti esperibili”, ha sottolineato la Pietroni, ricordando che “essendo stato sviluppato in fase di pandemia per lo sviluppo del progetto si è prediletta soprattutto la fruizione online, disponibile anche da remoto al sito dedicato https://e-archeo.it/”.

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Progetto e-Archeo: ricostruzione del santuario di Esculapio a Nora in Sardegna

Per la narrazione sono stati scelti i luoghi della vita pubblica (fori, basiliche, templi) e privata (abitazioni urbane e ville), senza trascurare le necropoli con le tombe e i corredi, specchio delle credenze nell’aldilà. “Le ricostruzioni tridimensionali, i metadati scientifici ad essi associati, i contenuti narrativi sono confluiti in varie applicazioni multimediali, finalizzate alla valorizzazione delle 8 aree archeologiche, così da arrivare al pubblico in modi diversi, sia in situ che online”, ha spiegato Eva Pietroni, “per declinare l’accessibilità in senso ampio, ossia sia per favorire la fruizione di utenti con bisogni speciali sia per rendere i contenuti godibili e appropriati per tipologie di utenti diversi, inclusi gli addetti ai lavori”.

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Progetto e-Archeo: ricostruzione della villa romana di Sirmione (Grotte di Catullo) sul lago di Garda

Soluzioni trasversali da cui si attivano singole applicazioni per vari usi e tipologie di pubblico, promuovendo questo patrimonio in modalità sia scientifica che narrativa ed emozionale. “Un risultato ottenuto in tempi straordinari”, ha rimarcato Costanza Miliani direttore CNR ISPC, “una grande sfida nel trasferimento di conoscenza di 8 siti archeologici con grande varietà di contenuti per trasformare questo contenuto immenso e prezioso in qualcosa che possa essere visto vissuto e apprezzato con la multidimensionalità, sfruttando alcune applicazioni come la ATON, un framework liquido ossia che si adatta sia a un data center che a uno smartphone. Puntiamo a una scienza aperta, per rendere quello che produciamo accessibile a tutti: dopo averlo già messo a disposizione sulla piattaforma Zenodo, ora lavoriamo a una nuova avventura: costruire un cloud per i dati scientifici per i beni culturali”.

 

A Pompei applicate nuove tecnologie per il monitoraggio dello stato di conservazione dei manufatti archeologici: iniziati alla Casa di Arianna i rilievi con laser scanner per la modellazione tridimensionale in BIM

Alla Casa di Arianna a Pompei iniziati i rilievi con laser scanner per la modellazione tridimensionale in BIM (foto parco archeologico di pompei)

La Casa di Arianna a Pompei interessata dalle nuove tecnologie per il monitoraggio dello stato di conservazione dei manufatti archeologici. Sono iniziate da alcuni giorni le prime attività di rilievo con laser scanner della domus di Arianna, i cui dati confluiranno in una piattaforma HBIM, che per la prima volta sarà applicata al contesto archeologico pompeiano. HBIM è acronimo di Heritage Building Information Modeling, una tecnologia  che consente di acquisire informazioni per la gestione digitale integrata dei processi di conservazione, programmazione e manutenzione del sito, nell’ottica di una sempre maggiore sostenibilità economica e ambientale nella gestione del patrimonio archeologico. Il parco archeologico di Pompei, ancora una volta, si dimostra dunque campo privilegiato di applicazione delle nuove tecnologie di rappresentazione e monitoraggio delle strutture archeologiche. Avere a disposizione un modello digitale BIM implementabile di una domus o edificio archeologico permette di disporre di un database interoperabile  da interrogare (con l’ausilio di strumenti informatici dedicati al facility management) per pianificare in modo strategico le operazioni di manutenzione e gestire in maniera ottimale: il monitoraggio del degrado, anche strutturale, dell’edificio, attraverso un confronto informatizzato tra un dato inserito nel modello digitale e lo stesso dato rilevato in tempo reale tramite sensori; la pianificazione degli interventi di restauro; la catalogazione delle informazioni legate all’opera, che vengono in questo modo preservate tramite un archivio digitale in cloud; la simulazione degli effetti di eventi catastrofici (ad es. i terremoti).

Il gruppo di lavoro impegnato nei rilievi con laser scanner della domus di Arianna a Pompei (foto parco archeologico di pompei)

Il progetto è realizzato dal parco archeologico di Pompei assieme all’università Federico II di Napoli, che dal 2010 ha seguito per il sito di Pompei i progetti di miglioramento dell’accessibilità “Pompei accessibile”, “Accordo Deloitte” e “Enhancing Pompeii”, dal Politecnico di Milano che conduce da anni ricerche sul superamento dei modelli tradizionali di archiviazione dei dati e sulla costruzione di piattaforme interoperabili per i beni culturali e dall’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR, con una consolidata esperienza di ricerca sull’impiego delle tecnologie ICT per la conoscenza, conservazione e fruizione del patrimonio culturale. Il gruppo di ricerca  è composto per l’università di Napoli Federico II: Renata Picone (Coordinamento), Mario R. Losasso, Luigi Veronese, Enza Tersigni, Eduardo Bassolino, Mariarosaria Villani; il Politecnico di Milano: Stefano Della Torre, Luisa Ferro, Daniela Oreni; per il Cnr: Costanza Miliani, Elena Gigliarelli, Filippo Calcerano, Cristiano Riminesi; per il Parco archeologico di Pompei: Gabriel Zuchtriegel direttore generale, Alberto Bruni, Arianna Spinosa, Vincenzo Calvanese, Raffaele Martinelli; per Acca software: Antonio Cianciulli, Enrico Ciampi.

Alla Casa di Arianna a Pompei iniziati i rilievi con laser scanner per la modellazione tridimensionale in BIM (foto parco archeologico di pompei)

L’obiettivo del gruppo di ricerca, che vanta un approfondito know-how sui temi del restauro, miglioramento della fruizione del Parco archeologico pompeiano e delle tecnologie abilitanti per i patrimoni culturali, è di portare a compimento l’idea progettuale di un prototipo di piattaforma digitale HBIM calata su un’insula del Parco archeologico pompeiano in 6 mesi, per definire in una seconda fase la sperimentazione del risultato prototipale e la relativa dimostrazione di funzionalità. L’attività prevede il coinvolgimento di docenti e giovani ricercatori da impiegare nell’attività sul campo e si avvarrà della consulenza del Distretto tecnologico Stress, per la realizzazione di rilievi e indagini diagnostiche non invasive, e per l’elaborazione della piattaforma digitale, della società Acca Software, sviluppatrice dei programmi Edificius e usBIM, grazie ai quali i componenti della ricerca hanno già sperimentato soluzioni per l’implementazione dei programmi finalizzati alla lettura, all’archiviazione dati e all’interpretazione del patrimonio culturale.