Augusta (Sr). La conferenza dell’archeologo Massimo Cultraro “Prima del Giubileo. Pellegrinaggi nel mondo greco-romano” apre il ciclo di incontri “In viaggio. Storie di pellegrinaggi nell’anno del Giubileo” promossi dall’Archeoclub di Augusta

Inizia sabato 15 febbraio 2025 il nuovo ciclo di incontri “In viaggio. Storie di pellegrinaggi nell’anno del Giubileo” promossi dall’Archeoclub d’Italia Aps sede di Augusta (Sr) pensato per questo 2025, anno giubilare, che si concluderà nel mese di novembre dopo avere percorso viaggi e cammini anche di altre fedi. Appuntamento dunque sabato 15 febbraio 2025, alle 18, nella sede dell’associazione Filantropica Liberale Umberto 1, in via Principe Umberto ad Augusta (Sr), con l’archeologo Massimo Cultraro che accompagnerà i partecipanti attraverso la storia dei pellegrinaggi nel mondo greco e romano. Introduce Mariada Pansera, presidente Archeoclub d’Italia sede di Augusta. Quindi Massimo Cultraro, dirigente Cnr-Ispc di Catania, su “Prima del Giubileo. Pellegrinaggi nel mondo greco-romano”.

Massimo Cultraro, archeologo del CNR ISPC
“Il pellegrinaggio, come esperienza di viaggio devozionale, è una creazione della religione cristiana?”, si chiede Massimo Cultraro. “I Padri della Chiesa e soprattutto pensatori e uomini di Chiesa del Medioevo ci hanno fatto credere questo, ma in realtà la pratica è strettamente legata al mondo antico, da cui il Cristianesimo prende spunto, aggiungendo un elemento che in ambito greco-romano era assente, il pellegrinaggio penitenziale. L’Egitto del Nuovo Regno conosceva il pellegrinaggio annuale nel santuario di Osiride ad Abydos, che sopravvive fin in età classica, come ci racconta Erodoto che mise in campo questa esperienza. Anche gli Ittiti conoscevano il pellegrinaggio nella città sacra di Nerik, dove erano custodite le statue di divinità capaci di guarire anche i mali più oscuri. Sono i Greci – continua Cultraro – ad elaborare un sistema di pellegrinaggio, declinato in diverse forme: il più antico, forse residuo della Grecia micenea, è la visita cadenzata presso oracoli, il più celebre è quello di Zeus a Dodona, in Epiro. Ci sono anche pellegrinaggi di devoti che si rivolgono a divinità salutari, come Asklepio, ma anche figure meno note come Tryphonios in Beozia. Il vero pellegrinaggio politico-istituzionale è quello dei Theoroi, i magistrati che si spostavano da una città all’altra, compiendo sacrifici, allo scopo di rinsaldare i legami tra comunità anche geograficamente lontane, come le città della Grecità d’Occidente. Infine, vi sono i pellegrinaggi nei luoghi della memoria, come il sito della battaglia di Platea che nel 479 a.C. vide affermarsi lo schieramento spartano e gli alleati contro i Persiani, oppure le visite periodiche che molti effettuavano sulla collina di Troia, nei pressi dei Dardanelli, celebrando gli eroi omerici”.
Roma. Al Palazzo delle Esposizioni la conferenza “Quello che Omero ha taciuto. Il viaggio dei Troiani verso Occidente tra archeologia, storia e mito” con Massimo Cultraro (Cnr-università di Palermo) nell’ambito della rassegna “Mirabilia Urbis. Racconti d’arte a Roma”
Sold-out in un lampo. È la conferenza “Quello che Omero ha taciuto. Il viaggio dei Troiani verso Occidente tra archeologia storia e mito” con Massimo Cultraro, dirigente di ricerca del CNR e docente di Archeologia egea all’università di Palermo, martedì 29 ottobre 2024, alle 18.30, al Palazzo delle Esposizioni a Roma, nell’ambito della rassegna “Mirabilia Urbis. Racconti d’arte a Roma” a cura di Ivana Della Portella e Irene Berlingò.

Heinrich Schliemann (1822-1890)
Nell’autunno del 1875 Heinrich Schliemann (1822-1890), il celebre scopritore di Troia, in un momento di difficoltà con le autorità ottomane che gli avevano revocato il permesso di scavo ad Hissarlik, si trasferisce a Roma, dando avvio ad un nuovo e ambizioso progetto di ricerca. Nasce l’idea di ricostruire la storia degli esuli troiani in Italia, attraverso una combinazione di indagini archeologiche e la rilettura del celebre mito della fuga di Enea dalla città di Troia. Seguendo il viaggio dei Troiani, Schliemann esplora prima Segesta ed Erice, alla ricerca della tomba di Anchise, per poi spostarsi nel Lazio, dove alcuni saggi di scavo presso Marino rivelano una necropoli ad incinerazione dell’età del Ferro, identificata con la mitica Alba Longa.




Egnazia (Puglia), Sibari (Calabria), Velia (Campania), Nora (Sardegna), Alba Fucens (Abruzzo), Cerveteri (Lazio), Marzabotto (Emilia Romagna) e le Ville di Sirmione e Desenzano (Lombardia). Cosa hanno in comune questi otto siti del Patrimonio Culturale italiano di fondazione etrusca, greca, fenicio-punica, indigena e romana? È il progetto e-Archeo, un progetto complesso che coniuga reale e digitale per illustrare otto siti, da Nord a Sud, raccontando, secondo un modello esperienziale integrato e multicanale, più di dieci secoli di storia del territorio italico durante i quali la penisola è divenuta il luogo dell’integrazione di civiltà in cui tradizioni diverse si sono riconosciute in una cultura unitaria.


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