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Padova. Primi risultati delle indagini archeologiche preliminari nell’area dove sorgerà la nuova Pediatria: trovati un corso d’acqua, una strada glareata, magazzini o edifici per attività artigianali. Nuovi elementi per capire meglio il suburbio orientale della città antica

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Nuova Pediatria di Padova: l’area interessata dalle indagini archeologiche preliminari (foto ditta Malvestio Diego & C. snc)

Lì dove sorgerà la nuova Pediatria di Padova le indagini archeologiche preliminari stanno dando nuovi elementi per capire meglio il suburbio orientale della città antica. I primi risultati hanno messo in luce principalmente: gli antichi tracciati di un corso d’acqua, attivo in età preromana, e di una strada romana glareata, ovvero con battuto in ghiaia e frammenti laterizi, giunta a noi in uno stato di conservazione molto residuale; tracce di fondazioni di strutture murarie, pertinenti a magazzini o a edifici produttivi per attività artigianali che necessitavano dell’uso del fuoco e di un’agevole commercializzazione dei prodotti. Con una sola eccezione (una tomba a inumazione in cassetta di laterizi) non sono state individuate sepolture, come invece è avvenuto in altre zone del comparto ospedaliero.

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Nuova Pediatria a Padova: resti di edifici destinati ad attività produttive/artigianali (foto ditta Malvestio Diego & C. snc)

Le indagini archeologiche. Lo scorso mese di aprile 2022 sono state avviate le indagini archeologiche preliminari alla realizzazione della nuova Pediatria del polo ospedaliero di Padova, insistenti sul sedime della demolita ex palazzina di Pneumologia. Questo edificio, costruito alla metà del XX secolo, era stato dotato di un piano interrato, la cui realizzazione – insieme alle opere fondazionali e alla fitta rete di sottoservizi – aveva comportato profondi sbancamenti, raggiungendo in alcune zone la stratigrafia alluvionale naturale, e in generale causando una forte frammentazione, tra i diversi interrati, dei risparmi di terreno con stratigrafia archeologica ancora intatta. Lo scavo archeologico è diretto dalla Soprintendenza competente e condotto dalla ditta Malvestio Diego & C. snc di Concordia Sagittaria (VE), con il coordinamento sul campo di Gaspare De Angeli. Il telerilevamento con droni è a cura della ditta Archetipo srl di Padova. L’analisi delle dinamiche idrografiche ha richiesto la consulenza specialistica del geoarcheologo Claudio Balista, mentre per le analisi sui resti inumati è intervenuta Lisa De Luca, antropologa fisica. Il progetto prevede inoltre che una parte del costruendo edificio si estenda verso ovest e verso nord, in zone esterne alla ex Pneumologia e dunque presumibilmente e almeno in parte meno manomesse da disturbi moderni, dove, nella fase attuale dei lavori, si sta effettivamente riscontrando una maggiore integrità della sequenza archeologica.

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Indagini archeologiche preliminari nell’area dove sorgerà la nuova Pediatria di Padova (foto ditta Malvestio Diego & C. snc)

Dai primi anni ‘90 del secolo scorso, il comprensorio ospedaliero di Padova è stato interessato da interventi archeologici molteplici e di varia portata, correlati a specifiche necessità a carattere medico-sanitario. In particolare, nell’area prossima alla ex Pneumologia e alla vicina Clinica Ostetrica, alcuni interventi eseguiti negli anni Duemila hanno fatto emergere un quadro insediativo con una iniziale presenza antropica piuttosto rarefatta, a scopo coltivo, con canalizzazioni agrarie, databile tra la tarda età del Ferro e l’età di romanizzazione (III/II-I metà I sec. a.C.), seguita in età romana imperiale dall’impostazione di settori di necropoli e di insediamenti a carattere artigianale/produttivo, anche coesistenti tra loro. Rispetto a tale situazione pregressa, nel cantiere in corso il primo dato da evidenziare è l’assenza di sepolture, se si eccettua una inumazione infantile individuata in un punto marginale del cantiere e di epoca presumibilmente tardo-romana.

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Vasellame fittile ritrovato durante le indagini archeologiche preliminari nell’area della nuova Pediatria di Padova (foto ditta Malvestio Diego & C. snc)

È stata accertata la presenza in antico di un corso d’acqua, scorrente in senso ovest-est lungo tutta la fascia settentrionale del cantiere, attivo in età preromana; sulla sponda meridionale del fiume, già sensibilmente ridotto di portata o addirittura interrato, in età romana viene impostata una strada, con sottofondo in pezzame laterizio, giunta a noi in uno stato di conservazione molto residuale, limitato alle due opposte estremità del cantiere; lacerti della stessa strada erano già stati messi in luce in alcuni sondaggi eseguiti negli anni Duemila a ovest dell’attuale cantiere. Sull’asse viario si affacciavano su entrambi i lati strutture murarie, di cui rimangono tracce di fondazioni, probabilmente pertinenti a magazzini o a edifici produttivi per attività che necessitavano dell’uso del fuoco (piattaforme focate) e un’agevole commercializzazione dei prodotti (affaccio sulla strada). Alla fase attuale non sono emersi specifici indicatori del tipo di attività esercitata, come scorie o scarti di produzione (vasellame fittile, laterizi, scorie metalliche).

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Nuova Pediatria a Padova: edificio a pianta quadrangolare di grandi dimensioni emerso nello scavo del settore Ovest (foto ditta Malvestio Diego & C. snc)

Per quanto riguarda l’area Ovest, è stato recentemente messo in luce lungo il fronte meridionale della strada un edificio di ampie dimensioni a pianta quadrangolare, suddiviso in vani, con massiccia presenza di prodotti di combustione (carbone, cenere), piccoli fornetti e alcuni drenaggi localizzati di anfore, che venivano collocati sotto i piani di calpestio con lo scopo di deumidificare e bloccare eventuali risalite dell’acqua di falda. Alcune “finestre stratigrafiche”, costituite da profonde fosse moderne che, ripulite in parete, lasciano intravedere in parete e sul fondo gli strati più antichi, sembrano mostrare la presenza di un deposito archeologico abbastanza spesso e stratificato. Come di prassi, le ricerche sul campo continueranno attraverso lo scavo manuale e la documentazione di quanto esposto, anche con l’ausilio di tecnologie avanzate come ortofotopiani, sorvoli con drone, consulenze e prelievi per analisi specialistiche. Non si segnalano, al momento, manufatti di particolare rilievo funzionale o in stato di conservazione più che frammentario, comprese le anfore utilizzate a scopo di bonifica. I reperti mobili verranno in ogni caso, come di prassi, classificati e studiati al fine di ottenere una puntuale datazione delle fasi del sito.

L’area di cantiere presso il bastione Cornaro. L’avvio dei lavori ha richiesto l’individuazione di una specifica area di cantiere che, stante l’impossibilità di occupare – per insuperabili motivi logistici e funzionali legati all’attività ospedaliera – l’ambito adibito a parcheggio presente sul retro della Clinica di Oncoematologia, sarà allestita al piede dello spiccato murario sito a margine del bastione Cornaro. L’apprestamento di tale area, ritenuto ammissibile in forza del carattere di assoluta temporaneità dell’impianto in parola, è stato comunque subordinato alla necessità di minimizzare qualsiasi alterazione percettiva e/o compromissione dell’area del vallo prossima al Bastione, predisponendo opportuni mascheramenti e individuando percorsi di accesso obbligati atti a ridurre le interferenze e garantire l’intangibilità dell’ampio scoperto circostante la struttura bastionata. La definizione del perimetro è stata ragionata in modo da consentire la massima reversibilità, salvaguardando le alberature presenti e prevedendo la posa a secco di fondi drenanti, opportunamente isolati in modo da non intaccare gli strati preesistenti. Al fine di perseguire, inoltre, un generale riordino dell’ambito interessato, al termine dei lavori, oltre ad essere garantito il perfetto ripristino dello stato dei luoghi, sarà cura dell’ente proprietario (ULSS 6 Serenissima) predisporre un complessivo progetto di riqualificazione vegetale dell’ambito volto a valorizzare le relazioni spaziali del sensibile contesto architettonico.

Adria. Al museo Archeologico nazionale per “Padusa incontri” pomeriggio su “Etruschi e Greci in Polesine. Novità archeologiche tra San Cassiano, Adria e San Basilio” con le ricerche portate avanti dalle università di Bologna, Padova e Venezia

Per “PADUSA incontri” appuntamento venerdì 20 maggio 2022, alle 14.30, al museo Archeologico nazionale di Adria con la conferenza “Etruschi e Greci in Polesine. Novità archeologiche tra San Cassiano Adria e San Basilio”. Programma: 14.30, accoglienza; 14.45, saluti delle Autorità (Comune di Adria, Fondazione Cariparo, Comune di Ariano nel Polesine, Comune di Crespino); 15, introduzione: Alberta Facchi (MAN Adria), Giovanna Falezza (Soprintendenza ABAP VR RO VI), Paolo Bellintani (CPSSAE); 15.15: modera e introduce: Giuseppe Sassatelli (UniBO); 15.30, Maurizio Harari (UniPV), Raffaele Peretto (CPSSAE), Federica Wiel-Marin su “San Cassiano, il Cavaliere e altre storie del Polesine etrusco”; 15.55, Giovanna Gambacurta (UniVE), Silvia Paltineri (UniPD) su “San Basilio. Le nuove indagini nell’insediamento preromano (2018-2021)”; 16.20 – 16.50, pausa caffè; 16.50, modera e introduce: Simonetta Bonomi (Soprintendenza ABAP FVG); 17.05, Maurizio Harari (UniPV) presenta il volume “Iscrizioni della città etrusca di Adria. Testi e contesti tra Arcaismo ed Ellenismo” di Andrea Gaucci; 17.30, Maria Cristina Vallicelli (Soprintendenza ABAP VE MET), Claudio Balista su “Adria – nuovi dati sulla storia dell’abitato – i carotaggi del progetto VALUE”; 18, chiusura lavori (Simonetta Bonomi). La partecipazione alla giornata è libera. Consigliata la prenotazione allo 0426 21612.

L’area archeologica di San Basilio, vicino ad Ariano Polesine: i reperti sono al museo di Adria (foto drm-veneto)

Incentrata sulle evidenze archeologiche etrusche e greche e frutto di collaborazione tra CPSSAE (Centro polesano studi storici archeologici ed etnografici), Direzione regionale Musei Veneto, Soprintendenze ABAP di Verona e di Padova, la giornata intende illustrare al territorio gli esiti dei più recenti studi di archeologia e delle ricerche sul campo condotti tra Adria, San Basilio di Ariano nel Polesine e San Cassiano di Crespino dalle università di Bologna, Padova e Venezia in collaborazione con i tre Enti organizzatori della giornata. Numerose Istituzioni e Amministrazioni comunali hanno sostenuto negli anni le ricerche oggetto di questa giornata, tra cui la Fondazione Cariparo con il progetto “Ritorno a San Basilio” e l’Ente Parco regionale veneto Delta del Po attraverso il progetto europeo VALUE. La pluralità di soggetti pubblici e privati coinvolti nello studio dell’antico Polesine, tra cui ricordiamo l’impegno per la ripresa delle indagini a Frattesina di Fratta Polesina, è il segno più evidente della possibilità per il territorio di collaborare nell’ottica della formazione di un “sistema” di archeologia partecipata, nella consapevolezza che proprio l’archeologia rappresenti un forte elemento identitario del Polesine e in particolare dell’area deltizia.

Fiscaglia (Fe). “La Massa di Fiscaglia: la storia, il territorio, nuove prospettive di ricerca”: giornata di studi in occasione degli 800 anni dalla concessione degli Statuti Comunali. Ingresso a teatro con Green Pass

“La Massa di Fiscaglia: la storia il territorio nuove prospettive di ricerca”: giornata di studi in occasione degli 800 anni dalla concessione degli Statuti Comunali. Appuntamento venerdì 26 novembre 2021 al teatro Vittoria in via Castello 16, località Massa Fiscaglia, Comune di Fiscaglia (Fe). L’ingresso sarà soggetto al controllo del Green Pass. La registrazione della giornata di studi sarà visibile sulla pagina Facebook dell’associazione Culturale “L. Franzon”. Info: associazione Culturale “L. Franzon” (ass.culturale.lorenzofranzon@gmail.com), tel. 3711380343. Sarà un’occasione per riscoprire le origini della comunità di Fiscaglia dall’antichità alle soglie dell’epoca moderna. È una data importante che merita di essere ricordata e celebrata, soprattutto quale occasione per riscoprire una storia antica e poco conosciuta, quella delle origini di una comunità definita dalle fonti antiche come “massa” e “arimannia”, di un territorio direttamente dipendente dal Papa, ma conteso tra Ravenna, Pomposa e Ferrara, che oggi coincide a grandi linee con il Comune di Fiscaglia, a sua volta frutto della fusione di Massa Fiscaglia, Migliaro e Migliarino. Programma. Allo 9.30, saluti istituzionali. Seguono gli interventi di Rolando Dondarini (Motivazioni e significati degli Statuti); Patrizia Luciani (Le fonti documentali dell’antica Massa di Fiscaglia e della Diocesi di Cervia in Massafiscaglia); Alberto Andreoli (Toponomastica e topografia storica fiscagliese e massese). Pausa: 12 – 13.30. Nel pomeriggio, interventi di Claudio Balista (L’aspetto geomorfologico del territorio di Fiscaglia); Chiara Guarnieri (Inquadramento archeologico del territorio); Giovanna Bucci (Nuovi studi per la ricostruzione della storia della chiesa di San Pietro a Massafiscaglia); Cornelius Mayr (Le prospezioni magnetometriche: metodologia); Marco Bruni (Nuove ricerche nel territorio di Fiscaglia: S. Lorenzo e tracce del popolamento in età romana); Flavia Amato (Il territorio di Fiscaglia tra Medioevo e Rinascimento: i casi di S. Vitale, Corba e Torre Thieni). Conclusioni.

2007 – 2017: dieci anni di ricerche a Fondo Paviani nelle Grandi Valli Veronesi, uno dei più importanti insediamenti dell’Età del Bronzo in pianura Padana. A Legnago giornata di studi sul sito arginato del XV – XI sec. a.C. tra scoperte, nuove tecnologie e impegni futuri

Una veduta aerea dello scavo a Fondo Paviani vicino a Legnago, nelle Grandi Valli Veronesi

La campagna di scavo a Fondo Paviani del 2009

È uno degli insediamenti dell’Età del Bronzo più importanti di tutta la pianura Padana, collocato sul margine occidentale della paleovalle del fiume Menago: è il grande sito arginato di Fondo Paviani, vicino a Legnago (Verona).  Era l’autunno 2007 quando il sito divenne oggetto di ricerca con il progetto “Fondo Paviani“, sotto la direzione scientifica del prof. Michele Cupitò (cattedra di Protostoria Europea e Paletnologia al Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova) con il Centro Ambientale Archeologico di Legnago partner logistico e didattico-divulgativo. Il Progetto riguarda scavi e ricerche archeologiche sul sito arginato (dotato di aggere e fossato perimetrali) dell’Età del bronzo (XV-XI sec. a.C.) di Fondo Paviani, capace di raggiungere nel momento di massimo splendore,un’estensione di oltre 20 ettari, vero e proprio central place politico-territoriale nonché un fondamentale crocevia culturale  e snodo fondamentale di traffici e scambi a medio e lungo raggio tra Europa continentale e Mediterraneo Orientale.

Il sito arginato dell’Età del Bronzo scoperto a Fondo Paviani e oggetto di un progetto di ricerca dal 2007

Il prof. Michele Cupitò (università di Padova)

Sono passati dieci anni: è tempo di fare il punto. Venerdì 16 febbraio 2018, alle 16, nella sala conferenze del Centro Ambientale Archeologico di Legnago, giornata di studi, organizzata in stretta collaborazione con il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, “10 anni di ricerche nell’insediamento dell’Età del bronzo di Fondo Paviani. Risultati e prospettive” per condividere con studiosi e appassionati le numerose e importanti scoperte avvenute in questi anni nel grande sito arginato di Fondo Paviani, ubicato a sud di Legnago, grazie alle nuove indagini archeologiche condotte dall’Università di Padova.  Ricco il programma. Dopo l’introduzione all’incontro di Federico Bonfanti, conservatore del Centro Ambientale Archeologico, e i saluti del sindaco di Legnago, Clara Scapin; dell’assessore alla Cultura, Silvia Baraldi; e del presidente della Fondazione Fioroni, Mirella Zanon; alle 16.20, aprono i lavori Michele Cupitò e Giovanni Leonardi , università di Padova (“Progetto Fondo Paviani: 2007-2017. Anatomia di una ricerca interdisciplinare”); 16.45,  Elisa Dalla Longa, Cristiano Nicosia, David Vicenzutto e Claudio Bovolato, università di Padova; Claudio Balista, Geoarcheologi Associati sas di Padova (“L’insediamento dell’Età del bronzo di Fondo Paviani a 10 anni dalla ripresa delle ricerche. Nuove acquisizioni e problemi aperti”); 17.20, Rita Deiana, università di Padova (“Oltre lo scavo. Indagini geofisiche a Fondo Paviani: risultati e prospettive”); 17.45, Ivana Angelini, università di Padova (“Bronzo, ambra e vetro. I segreti degli artigiani di Fondo Paviani svelati dalle analisi scientifiche”); 18.10,  Marco Bettelli, istituto di studi sul Mediterraneo Antico – CNR, Roma (“Nelle terre di Eridano: Micenei, Ciprioti e Levantini in Pianura Padana orientale nella tarda Età del Bronzo”); 18.35, Linda Condotta e Antonio Persichetti, Archetipo srl, Padova (“Volare sopra Fondo Paviani con le nuove tecnologie. L’utilizzo dei droni in archeologia… e non solo”). Chiude l’incontro Federico Bonfanti.

Frammenti di ceramica micenea da Fondo Paviani (foto Università di Verona)

“Lo studio di Fondo Paviani”, ha più volte spiegato il prof. Cupitò, “rappresenta un’occasione unica per poter ricostruire la storia agraria e l’evoluzione del paesaggio delle Valli Grandi Veronesi sul lungo periodo. Le campagne di indagine svolte in questi anni hanno confermato l’importanza del sito per la comprensione dei fenomeni che, nella seconda metà del XII secolo a.C, dopo il crollo della civiltà delle terramare, portarono alla nascita, nella pianura veneta, di quel nuovo assetto socio-politico che aveva il suo polo in Frattesina, un sito crocevia di traffici che coinvolgevano i distretti metallieri delle Alpi orientali, dell’area danubiano-carpatica, fino all’Egeo ed il Vicino Oriente”. Fondo Paviani – è dimostrato dalle indagini archeologiche – fu l’unico grande villaggio arginato della Bassa Veronese che “resistette -anzi reagì- alla crisi che investì la Pianura Padana bel primi decenni del XII secolo a.C. Un “ponte” tra il mondo terramaricolo e quel nuovo assetto che, nel giro di un paio di secoli, portò alla formazione dei primi grandi centri proto urbani”. E non va dimenticato che ad oggi il 25 frammenti di ceramica figulina dipinta  di tipo Egeo miceneo recuperati a Fondo Paviani rappresentano il più cospicuo campione di ceramica micenea rinvenuta in Italia centro-settentrionale.

Il Centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici (Cpssae) compie 50 anni: un film, una giornata di studi e una mostra tra ricordi, scoperte, impegno

Il film "Cinquant'anni di novità" di Giuseppe Mantovani con consulenza di Raffaele Peretto, presidente del Cpssae

Il film “Cinquant’anni di novità” di Giuseppe Mantovani con consulenza di Raffaele Peretto, presidente del Cpssae

Il logo del Centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici

Il logo del Centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici

“Cinquant’anni di scoperte, divulgazione, valorizzazione dell’identità dell’antico Polesine. Dai primi passi nelle campagne arate alla ricerca di antiche testimonianze del territorio, il Cpssae ha saputo con entusiasmo passione e impegno farsi conoscere e apprezzare dall’ambiente scientifico. Oggi è considerato un prestigioso centro di ricerca del settore in ambito nazionale”. Inizia così il racconto di mezzo secolo di vita del Centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici nel film “Cinquant’anni di novità dal nostro passato. Cpssae 1964-2014” di Giuseppe Mantovani, con la consulenza di Raffaele Peretto, presentato alla 13.ma edizione di “Imagines: obiettivo sul passato”, rassegna del documentario archeologico promosso dal Gruppo archeologico bolognese. Mezz’ora di immagini e ricordi, testimonianze e ricerche, scoperte e collaborazioni: così poco a poco dalle campagne polesane dal fascino antico ecco riemergere il passato lontano: ceramiche medievali, abitati protostorici, necropoli dell’età del bronzo, tracce di centuriazione romana, abitati palafitticoli… Epoi ricerche che si concretizzano in mostre, cataloghi, e una rivista, Padusa, che quest’anno ha raggiunto il prestigioso traguardo dei 50 numeri.

Un numero della rivista del Cpssae, Padusa: nel 2015 è uscito il numero n° 50

Un numero della rivista del Cpssae, Padusa: nel 2015 è uscito il numero n° 50

L'archeologo polesano Gherardo Ghirardini: a lui è dedicata una borsa di studio

L’archeologo polesano Gherardo Ghirardini: a lui è dedicata una borsa di studio

Quel filmato dedicato al mezzo secolo del Cpssae, che tanto successo ha riscosso alla proiezione bolognese, sembra propedeutico alla giornata di studi “Cinquant’anni di novità dal nostro passato”, venerdì 11 dicembre 2015, alle 9.30, al museo dei Grandi fiumi di Rovigo, in piazzale San Bartolomeo. Cui segue sabato 12 dicembre 2015, alle 10, al museo archeologico nazionale di Fratta Polesine l’inaugurazione della mostra fotografica “Frattesina: affiorano anche i ricordi. Il contributo del Cpssae”. Il Centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici fu fondato il 17 dicembre 1964. “Gian Battista Siviero e Gianfranco Bellintani, che sono stati i primi due soci dell’associazione”, ricorda Raffaele Peretto, che del Cpssae oggi è il presidente, “si incontravano già nel 1965 nella libreria di Lino Vanzan in piazza Vittorio Emanuele a Rovigo per parlare di ceramica graffita, quando nessuno sapeva cosa fosse e già dal primo numero di Padusa, dell’agosto 1965, si parlò di Xanto Avelli. A loro si unì Nino Suriani, mecenate della cultura e presidente del Cpssae, che mise a disposizione dei collaboratori le prime vetrine del nascente museo archeologico di Rovigo nel fabbricato dell’ex Val di Susa e partecipò agli scavi di Frattesina impegnandosi molto per la ricerca”. I ricordi si rincorrono. “Nelle prime ricerche di scavo, come ad esempio “Campagna numero 1” si dormiva nelle tende piantate sui confini delle proprietà vicino a Fratta: gli archeologi ed i volontari erano presenti assiduamente durante le fasi di aratura, pronti ad intervenire prima che passasse l’erpice. Anche per questo si è potuto ritrovare il “tesoretto di Frattesina” quasi intero. E nel 1968 il Cpssae pubblica sulla rivista Padusa la prima fotografia aerea nella quale sono visibili le tracce di centuriazione nella zona di Villadose. Le scoperte archeologiche polesane stimolano affascinanti ipotesi delle quali si parla nel primo convegno realizzato all’Accademia dei Concordi”. Gli anni passano, ma non vengono meno entusiasmo ed impegno. “Nel 2006 – continua Peretto – a Rovigo si costituisce il gruppo “Amici dei Musei” come affiliazione del Cpssae, inoltre si svolgono a cura della rivista Padusa incontri e corsi di formazione. Quest’anno si è giunti alla quinta edizione della borsa di studio “Gherardo Ghirardini. Progetti di ricerca a carattere archeologico”, grazie al contributo della Fondazione Banca del Monte; inoltre, nel tempo, è da sottolineare l’importante collaborazione con il Comune di Rovigo ed il notevole contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo”. Gherardo Ghirardini è stato un grande archeologo nato a Badia Polesine nel 1854. Fu professore nelle università di Pisa, Padova e Bologna, dove fu anche direttore del museo archeologico e dove morì nel 1920. È noto per i suoi studi sulla civiltà villanoviana e sugli antichi insediamenti archeologici in Veneto, in particolare nel territorio di Este. Per i suoi meriti scientifici, fu nominato socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, presidente della Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna, membro ordinario dell’Istituto Archeologico Germanico, membro effettivo dell’Accademia delle Scienze.

Il vaso-cavallino ritrovato nel sito protostorico di Frattesina, simbolo del Cpssae

Il vaso-cavallino ritrovato nel sito protostorico di Frattesina, simbolo del Cpssae

cpssae50La giornata di studi di Rovigo di venerdì 11 dicembre 2015 si apre alle 10 con i saluti delle autorità; quindi Raffaele Peretto introduce la giornata. Seguono gli interventi di Maria Cristina Vallicelli (soprintendenza Archeologia del Veneto) e Federica Gonzato (museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine – Polo museale del Veneto) su “Territorio e Museo fra tutela e valorizzazione”. Dopo la pausa caffè, “La ripresa delle ricerche a Frattesina: campagna 2015” con chairman Simonetta Bonomi, soprintendente Archeologia del Veneto. Intervengono Paolo Bellintani (ufficio Beni archeologici della Provincia Autonoma di Trento), Michele Baldo (Cpssae) e Claudio Balista (Geoarcheologi associati Sas) su “Frattesina – campagna 2015. Sondaggi e ricognizioni di superficie”; quindi Claudio Balista su “L’abitato e il fiume: conoscenze precedenti e nuovi indicatori di ricerca sulla base dei risultati preliminari dei carotaggi meccanici 2015”. Nel pomeriggio, dalle 14.30, “L’ambra di Campestrin di Grignano Polesine” con chairman Anna Maria Bietti Sestieri (università del Salento – socio dell’Accademia Nazionale dei Lince). Intervengono Ursula Thun, Marco Bertolini (università di Ferrara) e Paolo Bellintani (Cpssae) su “La lavorazione dell’ambra: il caso di Campestrin di Grignano Polesine”; quindi Mauro Cesaretto (Archeo Faber), Francesco Pavan (4Nove-Laboratorio orafo) e Sara Garbellini (Archeo Faber) su “Ambra: laboratorio sperimentale”. Dopo la pausa, chiudono la giornata Ivana Angelini (università di Padova) su “L’ambra protostorica italiana: i risultati degli studi di provenienza”; Paolo Bellintani (Cpssae) su “Rame alpino, ambra baltica e vetro polesano”.