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Napoli. Restaurate le fontane del Giardino orientale del museo Archeologico nazionale: un nuovo passo verso un museo sempre più accogliente e sostenibile

Una delle fontane restaurate nel giardino orientale del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Nel cuore verde del museo Archeologico nazionale di Napoli le tre fontane sono tornate a funzionare. Non si tratta soltanto di un intervento tecnico, ma di un progetto che riflette una visione rinnovata del museo come luogo di benessere, accoglienza e relazione. Con la conclusione dell’intervento di restauro delle fontane storiche del Giardino orientale, il museo Archeologico nazionale di Napoli restituisce alla città un altro dei suoi spazi evocativi, dove collezioni e architetture verdi si intrecciano in un dialogo armonico. Un intervento reso possibile grazie a un’erogazione liberale di Acqua Campania SpA (Nepta – Gruppo Italgas), attraverso lo strumento dell’Art Bonus. Un giardino che torna a vivere nel segno della cura e dell’accessibilità. Un passo ulteriore verso un museo sempre più aperto, sostenibile e partecipato.

Una delle fontane restaurate nel giardino orientale del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Le operazioni di pulitura hanno rimosso i rifacimenti cementizi, le patine biologiche e le croste calcaree che alteravano la leggibilità delle superfici, restituendo coerenza alle strutture. In particolare, una delle tre fontane – frutto della commistione tra elementi di epoca romana e integrazioni moderne – ha restituito una scoperta significativa, che sarà oggetto di futuri approfondimenti: sulla piccola colonna centrale del bacino superiore, realizzata in marmo bianco di Paros, è emerso un fiore scolpito con foglie aggettanti e decorazioni naturalistiche a rilievo di estrema finezza. Grande attenzione è stata riservata anche alla sostenibilità ambientale. Tutti gli interventi sono stati eseguiti con materiali a basso impatto e prodotti atossici: per il trattamento biocida, ad esempio, si è scelto di non ricorrere a soluzioni chimiche convenzionali –efficaci ma potenzialmente dannose – optando invece per un’essenza naturale derivata dalla pianta di origano, pienamente compatibile con la flora del giardino. Il restauro, progettato dal laboratorio di restauro del Mann (responsabile Mariateresa Operetto, con Manuela Valentini), insieme all’architetto e paesaggista Silvia Neri e al RUP arch. Amanda Piezzo, è stato eseguito da Pantone Restauri srl, e rappresenta, grazie al sostegno di Acqua Campania, un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato.

Mirella Barracco e Marco Lombardi all’inaugurazione delle fontane restaurate dek museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

“Anche i giardini fanno pienamente parte della nostra idea di museo”, commenta il direttore generale musei, Massimo Osanna. “Sono spazi di incontro e di sosta, capaci di offrire un tempo diverso, più intimo, in dialogo con la bellezza. Questo restauro restituisce non solo la funzionalità delle fontane, ma anche il senso profondo di un luogo pensato per essere vissuto. Ringrazio Acqua Campania, l’Advisory Board e tutti i professionisti del Museo che hanno reso possibile questo intervento”. E la presidente dell’advisory board del Mann, Mirella Barracco: “La donazione di Acqua Campania è frutto del lavoro dell’Advisory Board, che presiedo da anni con l’obiettivo di tutelare e valorizzare il patrimonio del Museo. Ringrazio l’allora direttore Paolo Giulierini, che ha dato avvio al progetto, e l’attuale direttore Massimo Osanna, con cui i lavori sono stati conclusi. Promuovere la cultura del verde e della sostenibilità è uno degli obiettivi che anche le istituzioni museali devono proporsi”. “Siamo orgogliosi di aver contribuito alla valorizzazione di un luogo simbolico come il Giardino orientale del Mann”, dichiara Marco Lombardi, amministratore delegato di Acqua Campania. “Come società del territorio, Acqua Campania è fortemente impegnata nella creazione di valore per le comunità, non solo attraverso la gestione efficiente della risorsa idrica, ma anche mediante iniziative che permettano di coniugare responsabilità sociale e tutela del patrimonio storico-culturale. In questo senso, restituire funzionalità alle fontane storiche significa non solo preservarne la memoria, ma anche restituire bellezza e quindi benessere alle comunità”.

Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia al via il cantiere di restauro del Ninfeo, capolavoro rinascimentale di Bartolomeo Ammannati, grazie al sostegno di Sphere Italia con l’Art Bonus che garantisce anche la manutenzione per i prossimi quattro anni. Il pubblico potrà seguire i lavori in diretta. Saranno ripristinate le fontane del Tevere e dell’Arno ricreando così “il teatro delle acque”

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Ninfeo di Villa Giulia: restauratrici al lavoro nel cantiere delle cariatidi (foto etru)

L’annuncio, tra le righe, era stato dato un paio di settimane fa, alla riapertura al pubblico, dopo quasi dieci anni, del Ninfeo di Villa Giulia a Roma (vedi Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia riapre al pubblico il Ninfeo, dopo quasi dieci anni. Per la prima volta accessibile ai disabili. Al via il restauro delle Cariatidi | archeologiavocidalpassato).

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Presentazione ufficiale del restauro del Ninfeo al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia_ al centro Andrea Meloni e Luana Toniolo (foto etru)

Ora c’è stata la presentazione ufficiale da parte del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma e di Sphere Italia: al via il cantiere di restauro del celebre Ninfeo rinascimentale di Villa Giulia, capolavoro rinascimentale di Bartolomeo Ammannati a Villa Giulia. Elemento di grande novità nel rapporto pubblico-privato per la conservazione e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale è che per la prima volta verrà finanziata anche la manutenzione programmata del Ninfeo per i prossimi quattro anni. Lo sviluppo di buone pratiche di manutenzione programmata è peraltro proprio una delle mission della Direzione generale Musei, che punta a una migliore conservazione del nostro patrimonio in un’ottica di programmazione strategica.

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Veduta del fronte est del Ninfeo di Villa Giulia a Roma (da A. Lafréry), incisione di Hieronymus Cock (1555-60) (foto etru)

Il Ninfeo è il cuore degli splendidi giardini di Villa Giulia, con la fontana progettata da Bartolomeo Ammannati, le cariatidi a sorreggere la balconata in travertino e il mosaico dedicato a Tritone, che grazie al grande progetto di restauro conservativo, finanziato attraverso lo strumento dell’Art Bonus da Sphere Italia, tornerà al suo originario splendore. I visitatori del Museo potranno non solo godere della vista ravvicinata di un patrimonio architettonico e artistico di grande valore, ma assistere in diretta al delicato lavoro dei restauratori.

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Veduta aerea zenitale del ninfeo di Villa Giulia al museo nazionale Etrusco (foto etru)

“Grazie a un virtuoso esempio di collaborazione pubblico-privato e al mecenatismo favorito dall’Art bonus, Villa Giulia amplia la sua offerta al pubblico e realizza uno degli obiettivi del nostro Ministero, e in particolare della Direzione generale Musei, quello della manutenzione programmata del nostro patrimonio”, dichiara Massimo Osanna, direttore generale Musei. “Un intervento che speriamo contribuisca a favorire altri casi di collaborazione, nella consapevolezza che il patrimonio culturale è un bene comune, da conservare e valorizzare a vantaggio dell’intera comunità”.

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Luana Toniolo, direttrice del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, nel ninfeo davanti alle Cariatidi (foto etru)

E Luana Toniolo, direttrice del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia: “Questo intervento permetterà non solo di restituire al Ninfeo di Villa Giulia il suo splendore fatto di marmi policromi, ma finalmente anche di riattivare le fontane con le statue dell’Arno e del Tevere al secondo livello. Il progetto parte dallo studio delle tubature antiche e del rapporto con l’acquedotto dell’Acqua Vergine e permetterà di ristabilire il flusso d’acqua che arricchirà il Ninfeo di preziosi giochi d’acqua. Il contributo fondamentale per la manutenzione programmata ci permetterà inoltre di prenderci cura del fragile equilibrio conservativo del Ninfeo, sospeso tra acqua e terra”. “Sono orgoglioso di avviare questa collaborazione con il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia”, spiega Adriano Meloni, amministratore delegato di Sphere Italia. “La nostra azienda è costantemente impegnata nella selezione di iniziative di ampio respiro. Grazie all’Art Bonus, siamo felici di aver accolto la proposta di poter sostenere il restauro del complesso del Ninfeo e delle sue fontane, dando nuova vita a un bene culturale esempio del Rinascimento italiano”.

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Villa Giulia a Roma vista da drone (foto etru)

Villa Giulia, costruita da papa Giulio III tra il 1550 e il 1555, rappresenta uno splendido esempio di villa rinascimentale, sorta come residenza suburbana, analogamente ad altri complessi cinquecenteschi di Roma e dintorni. Al progetto e alla realizzazione parteciparono i più grandi artisti dell’epoca: per l’apparato pittorico Prospero Fontana, Taddeo Zuccari, Pietro Venale e loro botteghe; per l’impianto architettonico Giorgio Vasari, Jacopo Barozzi da Vignola e Bartolomeo Ammannati, con la supervisione di Michelangelo, secondo quanto asserito dallo stesso Vasari.

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Ninfeo di Villa Giulia: la fontana del Tevere dopo il restauro (foto etru)

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Ninfeo di Villa Giulia: la fontana dell’Arno dopo il restauro (foto etru)

Ai lati del Ninfeo, entro due grandi nicchie simmetriche sono due fontane con le personificazioni di due fiumi, il Tevere e l’Arno identificabili dai rispettivi attributi: la lupa per il fiume Tevere e il Marzocco, il leone – simbolo della Repubblica di Firenze e protettore laico della città, in riferimento alle origini toscane del papa. Le due statue monumentali dei fiumi sono rappresentate secondo tradizione, adagiate su un fianco e all’interno di nicchie decorate a stucco con elementi vegetali. Due grandi vasche in marmo accoglievano un tempo l’Acqua Vergine che sgorgava copiosa dalle anfore su cui poggiano le figure. Grazie al sostegno di Sphere Italia sarà ripristinato l’impianto idrico delle fontane, riportandole alla loro originaria funzione di elementi di raccordo del “teatro delle acque” del Ninfeo.

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Lo stato di deterioramento in cui versa il Ninfeo di Villa Giulia al museo nazionale Etrusco (foto etru)

Sphere Italia è un’azienda che ha fatto dell’attenzione alla sostenibilità e al patrimonio culturale una mission importante, per questo si è dotata di Comitato per la Sostenibilità, che vanta tra i suoi componenti personaggi di spicco, tra cui Virginia Raggi, presidente comitato sostenibilità Sphere Italia, e Alfonso Pecoraro Scanio, advisor comitato sostenibilità Sphere Italia.  Il Comitato svolge funzioni istruttorie, propositive e consultive sui temi collegati ai fattori Esg in materia di sostenibilità, con iniziative e attività tese a presidiare l’impegno della società per lo sviluppo sostenibile lungo la catena del valore. Per Sphere Italia sostenibilità significa anche preservare la cultura dei luoghi.

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Lo stato di deterioramento in cui versano le Cariatidi del Ninfeo di Villa Giulia al museo nazionale Etrusco (foto etru)

“Sono orgogliosa di guidare il Comitato di sostenibilità di questo importante gruppo aziendale”, sottolinea Virginia Raggi, presidente comitato sostenibilità Sphere Italia, “che si sta impegnando seriamente per diventare ogni giorno più sostenibile sia in termini ambientali, che in termini sociali, anche attraverso iniziative di altissimo valore culturale come questa del restauro del Ninfeo di Villa Giulia. Sphere Italia intende contribuire a una trasformazione che possa portare miglioramenti tangibili, sia alleggerendo la propria impronta ecologica, che riportando allo splendore che meritano i tantissimi gioielli artistici e culturali del nostro Paese, affinché il futuro, non sia solo più in linea con il ciclo della natura, ma sia anche saldamente ancorato a quell’eccellenza, che ci rende unici al mondo!”. E Alfonso Pecoraro Scanio, advisor comitato sostenibilità Sphere Italia: “Sono felice che con questa donazione si sostenga, non solo il prezioso restauro, ma anche la successiva manutenzione per alcuni anni. Ho sempre proposto di superare il vizio nazionale di sottovalutare la cura costante del nostro patrimonio artistico, culturale e naturale. Spero che questa novità diventi un buon esempio di filantropia e di sostenibilità”.

San Casciano dei Bagni (Si). Partita la campagna di scavo 2024 al santuario etrusco-romano di San Casciano. L’annuncio e gli auspici del sindaco Agnese Carletti

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Foto di gruppo al via della campagna di scavo 2024 del santuario etrusco-romano del Bagno grande di San Casciano dei Bagni (foto comune san casciano)

A un anno esatto dall’esposizione dei bronzi di San Casciano al Quirinale alla presenza del Presidente della Repubblica, e a pochi giorni dalla chiusura della seconda tappa della mostra al museo Archeologico nazionale di Napoli, lunedì 24 giugno 2024 ha preso il via la nuova campagna di scavo archeologico nel sito del santuario etrusco-romano del Bagno grande di San Casciano dei Bagni. Lo ha annunciato Agnese Carletti, sindaco fresca di riconferma nelle recenti amministrative dell’8 e 9 giugno 2024. “Nei prossimi quattro mesi – spiega – ospiteremo a San Casciano un totale di circa 90 archeologi e archeologhe provenienti da università di tutto il mondo (Trinity College di Dublino, La Sorbona di Parigi, University of South California, Finlandia, Danimarca, Lisbona e poi studenti dalle università italiane di Milano, Roma, Bologna, Catania, Pisa…). Lo scavo tornerà così a prendere vita, a parlare tante lingue diverse e, soprattutto, a restituirci nuove informazioni che come sempre racconteremo nel corso di questi mesi”. E poi passa ai ringraziamenti: “Buon lavoro e grazie quindi al direttore dello Scavo Emanuele Mariotti, al direttore scientifico per l’università per Stranieri di Siena e per il centro CADMO Jacopo Tabolli, alla funzionaria della Soprintendenza di Siena Ada Salvi e a Claudia Petrini che racconterà lo scavo nelle pagine social del @santuario ritrovato. Grazie al gruppo archeologico Eutyche Avidiena (Irene Picchieri, Ludovico Salerno e tutti i volontari e le volontarie che mettono a disposizione anche gli appartamenti) per il supporto nell’organizzazione delle attività di scavo e dell’accoglienza e perché permetterà a tutti di visitare il sito nei mesi prossimi. Grazie infine agli sponsor che tramite Art Bonus anche quest’anno permettono al Comune, concessionario dello scavo, di proseguire questa attività in autonomia: Fondazione Vaseppi e Gruppo E alleati IT”.

Ercolano. Nella Sede degli Augustali partito il cantiere spettacolo nella cd. Stanza del Custode: progetto complessivo (finanziato con l’Art Bonus) per lo studio, la conservazione, il restauro e la valorizzazione dell’intero contesto con l’obiettivo di approfondirne la conoscenza e di riallestire la stanza in modo tale da renderla fruibile da parte dei visitatori

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Stanza del custode nella sede egli Augustali a Ercolano: avviato il progetto di restauro (foto paerco)

Fu uno dei primi scheletri scoperti da Amedeo Maiuri nella cosiddetta Stanza del Custode della Sede degli Augustali a Ercolano. È lì che il parco archeologico di Ercolano ha fatto partire in questi giorni il cantiere spettacolo che contempla documentazione, scavo, manutenzione e restauro. Da qualche anno il team del Parco aveva ripreso, sempre in affiancamento con i professionisti dell’Herculaneum Conservation Project, gli studi e le ricerche su questo straordinario ritrovamento.

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I resti del corpo carbonizzato del custode degli Augustali a Ercolano con la posizione dei resti analizzati dal team di Petrone (foto Petrone / Plos One)

In tale contesto una prima ricognizione sui resti scheletrici condotta da un’équipe capitanata da Pier Paolo Petrone dell’università “Federico II” di Napoli identificò in corrispondenza della testa del custode resti cristallizzati che secondo gli studiosi del team federiciano si identificano come tessuto cerebrale (vedi Nuova straordinaria scoperta scientifica ad Ercolano del team di Petrone: individuati i neuroni nel cervello vetrificato dello scheletro carbonizzato del custode del Collegio degli Augustali trovato da Maiuri. La ricerca multidisciplinare utile anche per la valutazione del rischio vulcanico | archeologiavocidalpassato). Il Parco ha ora lanciato un progetto complessivo per lo studio, la conservazione, il restauro e la valorizzazione dell’intero contesto della stanza del Custode, con l’obiettivo di approfondirne la conoscenza e di riallestire la stanza in modo tale da renderla fruibile da parte dei visitatori.

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Sede degli Augustali a Ercolano: la cameretta del custode (foto graziano tavan)

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Il letto carbonizzato con il corpo del Custode scoperto da Maiuri ad Ercolano nel 1961 (foto Petrone)

Indagata già in epoca borbonica nella primavera del 1740, la Sede degli Augustali fu completamente liberata dal deposito piroclastico nella lunga stagione di scavo a cielo aperto intrapresa da Amedeo Maiuri a partire dal 1927.  Nel 1961 un uomo di circa 20 anni, probabilmente il custode dell’edificio, fu trovato disteso su un letto di legno, sepolto dal fango vulcanico. Lo scavo del letto rimase volontariamente incompiuto per consentire al pubblico una prospettiva di visita immersiva, in aderenza all’idea di Maiuri di Città Museo con la possibilità di tramandare ai posteri ulteriori scoperte, con la lungimirante visione del progresso in ambito archeologico. All’epoca erano davvero pochissimi i ritrovamenti di scheletri di vittime dell’eruzione (solo negli anni 80 del secolo scorso vennero in luce i 340 scheletri sull’antica spiaggia) e la scoperta fu messa in evidenza musealizzando il letto con il suo tragico carico di informazioni sugli ultimi istanti della città in una teca in corrispondenza dell’esatto luogo di rinvenimento. Nei decenni successivi le condizioni di esposizione, così come quelle di conservazione, si degradarono al punto da dovere chiudere al pubblico questo ambiente posto in uno degli edifici più visitati del sito.

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La sede degli Augustali a Ercolano (foto paerco)

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Il prof. Pier Paolo Petrone e il direttore Francesco Sirano nella stanza del custode delal sede degli Augustali a Ercolano (foto paerco)

“Questo progetto mi sta particolarmente a cuore”, dichiara il direttore Francesco Sirano, “per molti motivi: l’eccezionalità del ritrovamento e le prospettive scientifiche dischiuse dai resti cristallizzati presenti in corrispondenza della testa della vittima, il contesto archeologico dove avvenne il ritrovamento, che è uno dei più importanti edifici pubblici di Ercolano antica, la straordinaria convergenza di una progettualità internazionale, pubblica e privata. Vorrei ricordare qui Peter Smith, sfortunatamente da poco scomparso. Mi piace pensare che Peter, che era venuto più volte ad Ercolano e con il quale avevamo discusso e condiviso tanti punti dell’iniziativa, si fosse avvicinato al sito archeologico ispirandosi al grande e visionario esempio di David Packard che con il Packard Humanities Institute da 22 anni ha messo in campo ad Ercolano un’attività di rafforzamento, programmazione e potenziamento delle capacità di gestione su breve e lungo termine riconosciuta come best practice a livello mondiale. Ma questa occasione conferma anche la validità delle iniziative ministeriali, come l’Art Bonus, rivolte alle erogazioni liberali da parte di tutti i cittadini che possono diventare, secondo le disponibilità di ciascuno, mecenati dell’arte e della cultura”.

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Una fase dei restauri della stanza del custode nella sede degli Augustali a Ercolano (foto paerco)

Il team del Parco ha messo a punto, in collaborazione con gli archeologi dell’Herculaneum Conservation Project, un intervento multidisciplinare al quale hanno aderito anche le università di Bordeaux e Limonges con la partecipazione di Henry Duday, direttore emerito della Ricerca al CNRS. Lo scavo si baserà su standard di documentazione altissimi e tali da supportare l’ambizione di potere riprodurre con stampa 3D i resti scheletrici ricollocandoli, al termine della campagna di restauro e messa in sicurezza delle strutture e degli apparati decorativi, nella posizione originaria per la visione da parte del pubblico.

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Interventi di restauro nella sede degli Augustali a Ercolano (foto paerco)

Ercolano conferma la sua vocazione ad essere un vero e proprio laboratorio a cielo aperto e tutti i visitatori del Parco potranno assistere alle attività di cantiere e vedere il lavoro degli archeologi e restauratori in diretta su uno schermo visibile dall’esterno della stanza del Custode. Il progetto presentato sul portale Art bonus del MiC è stato sostenuto da una cospicua donazione di un membro della Friends of Herculaneum Society di Cambridge e cofinanziato dal ministero della Cultura.

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Rilievi tecnici nella sede degli Augustali a Ercolano (foto paerco)

Il progetto prevede anche la manutenzione straordinaria degli elementi strutturali e degli apparati decorativi della stanza. Per facilitare le operazioni è previsto l’allestimento di un laboratorio da campo all’interno della Sede degli Augustali in modo da permettere all’equipe interdisciplinare di poter lavorare in sinergia e ai visitatori di essere coinvolti nel processo di recupero senza escludere l’esperienza immersiva nel caratteristico ambiente finemente affrescato.

Oderzo. Al museo Archeologico “Eno Bellis” presentazione del libro “Figlio del lampo, degno di un re. Un cavallo veneto e la sua bardatura”, atti della giornata di studi del 23 novembre 2018, a cura di Giovanna Gambacurta, Marta Mascardi e Maria Cristina Vallicelli

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Allestimento della bardatura di cavallo della Tomba 49 dalla necropoli dell’Opera Pia Moro di Oderzo, al museo Archeologico “Eno Bellis” di Oderzo (foto oderzo cultura)

Sono passati cinque anni da quando, era il 2018, fu presentato al pubblico il nuovo allestimento al museo Archeologico “Eno Bellis” di Oderzo della bardatura del cavallo della Tomba 49, scoperta tredici anni prima. E in quell’occasione la fondazione Oderzo Cultura aveva dedicato una tre giorni al ritorno e alla riscoperta di uno dei più importanti reperti della collezione archeologica, tra cui l’evento “Figlio del lampo, degno di un re”, realizzato in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso e l’università Ca’ Foscari di Venezia (vedi “Figlio del lampo, degno di un re”: al museo Archeologico “Eno Bellis” di Oderzo (Tv) una tre giorni per “riscoprire” la sepoltura di cavallo con una preziosa bardatura di 2500 anni fa: archeologi, restauratori e storici a confronto sul rapporto tra i veneti antichi e i cavalli, prima dell’inaugurazione del nuovo allestimento per la Tomba 49 | archeologiavocidalpassato).

oderzo_archeologico_libro-figlio-del-lampo-degno-di-un-re_presentazione_locandinaSabato 1° aprile 2023, alle 17.30, al museo Archeologico “Eno Bellis” presentazione del libro “Figlio del lampo degno di un re. Un cavallo veneto e la sua bardatura”, atti della giornata di studi del 23 novembre 2018. Il volume raccoglie i contributi presentati nel corso della giornata di studi dedicata al riallestimento della bardatura del cavallo della necropoli dell’Opera Pia Moro di Oderzo. Dopo i saluti istituzionali della Fondazione Oderzo Cultura Onlus, del Comune di Oderzo, della soprintendenza ABAP-VE-MET, intervengono: Guglielmo Marcuzzo e Maria Pia Benvegnù (Studio Marcuzzo e Benvegnù), Franco Marzatico (dirigente generale – unità di missione strategica per la tutela e la promozione dei beni e delle attività culturali, Provincia Autonoma di Trento, dialoga con i curatori del volume e gli autori).

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Copertina del libro “Figlio del lampo, degno di un re. Un cavallo veneto e la sua bardatura”

“Figlio del lampo, degno di un re. Un cavallo veneto e la sua bardatura”. Atti della giornata di studi (Oderzo, 23 novembre 2018) (edizioni Ca’ Foscari), a cura di Giovanna Gambacurta, università Ca’ Foscari Venezia; Marta Mascardi, Fondazione Oderzo Cultura onlus; Maria Cristina Vallicelli, soprintendenza ABAP-VE-MET. Contributi di Fiorenza Bortolami, Giovanna Gambacurta, Teja Gerbec, Veronica Groppo, Marta Mascardi, Miha Mlinar, Paolo Reggiani, Angela Ruta Serafini, Martino Serafini, Serena Vitri, Luca Zaghetto. Un progetto Art Bonus, in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso e il contributo dello Studio Marcuzzo Benvegnù. Il restauro e lo studio della bardatura del cavallo della necropoli preromana dell’Opera Pia Moro di Oderzo hanno evidenziato la necessità, a più di dieci anni dalla sua scoperta e musealizzazione, di rinnovarne l’ipotesi ricompositiva e di riunire le ricerche in corso in un momento di confronto e di aggiornamento. I contributi presentati nella giornata di studi indagano il contesto di rinvenimento, dettagliano le operazioni di recupero e restauro, mettono in luce i confronti in ambito Veneto, sottolineando le relazioni con il territorio alpino e in particolare con l’area slovena; non mancano esempi di iconografie confrontabili nei documenti dell’Arte delle situle. L’aspetto rilevante del sacrificio equino nelle pratiche rituali dei Veneti antichi viene confermato dalla sepoltura del cavallo che si colloca, alla fine del V secolo a.C., in un quadro crescente di relazioni e scambi culturali ed economici.

Al via la VII edizione del Concorso Art Bonus: come funziona e come votare. Ecco quattro progetti da votare da Nord a Sud: Villa dei Mosaici a Negrar, epistolario di Paolo Orsi a Rovereto, stanza del custode degli Augustali al parco archeologico di Ercolano, rython assiro al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia

art-bonus_2023_manifestoHa preso il via il 1° febbraio 2023 la VII edizione del Concorso Art Bonus, l’iniziativa organizzata dal ministero della Cultura e ALES Spa, con la collaborazione di Promo PA Fondazione, finalizzata a rendere protagonisti i cittadini che potranno esprimere il loro gradimento su oltre 260 progetti beneficiari dei fondi Art Bonus nel 2022. Alla fine del 2022 risultano oltre 2434 gli enti registrati al portale Art Bonus, 31275 i mecenati, 5731 gli interventi pubblicati sulla piattaforma, più di 757 i milioni di euro raccolti su tutto il territorio nazionale. Quindici sono le regioni nelle quali si trovano i progetti in gara (Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Veneto). Per votare, basta un semplice clic o like. La novità di questa edizione è l’introduzione di due categorie di progetti. 1) categoria “Beni e luoghi della cultura”: concorrono progetti di restauro e manutenzione di beni culturali e progetti di sostegno a favore di musei, biblioteche, archivi, aree archeologiche, complessi monumentali; 2) categoria “Spettacolo dal vivo”: comprende tutti i progetti di sostegno agli enti e alle attività di spettacolo. I vincitori della 7° edizione saranno due, uno per ciascuna categoria.

art-bonus_2023_logoLe fasi di svolgimento del Concorso Art Bonus 2023: FASE 1 – Prima eliminatoria sul sito Art Bonus dal 1° febbraio 2023 fino alle ore 12 del 21 febbraio 2023 le votazioni si svolgeranno esclusivamente sulla piattaforma artbonus.gov.it/concorso2023. Sarà possibile esprimere una sola preferenza per ciascun progetto in gara ma ogni utente potrà votare più progetti. I voti ricevuti da ciascun progetto saranno visibili in tempo reale. FASE 2 – Seconda eliminatoria sul sito Art Bonus dalle ore 13 del 21 febbraio 2023 fino alle ore 12 del 14 marzo 2023 resteranno in gara sulla piattaforma del concorso i soli progetti che avranno ricevuto almeno 200 voti. I progetti con più di 200 voti rimasti in gara saranno divisi in due categorie: “Beni e luoghi della cultura” e “Spettacolo”. I sei progetti di ciascuna categoria che risulteranno più votati alla data del 14 marzo accederanno alla fase finale che si svolgerà solo sui canali FB e IG di Art Bonus. FASE 3 – Finale sui canali Facebook e Instagram di Art Bonus dalle ore 12 del 15 marzo fino alle 12 del 30 marzo 2023 i primi 12 progetti con il maggior numero di voti sulla piattaforma parteciperanno alle votazioni solo sui canali social, sfidandosi a suon di “Likes” sui profili Facebook e Instagram di Art Bonus. I 12 progetti finalisti saranno così suddivisi: 6 per la categoria “Beni e luoghi della cultura” + 6 per la categoria “Spettacolo”. FASE 4 – Proclamazione vincitori. i voti ottenuti da ciascun progetto sui social saranno sommati ai voti precedentemente ricevuti sulla piattaforma Art Bonus. La somma di questi voti determinerà l’ordine finale delle due classifiche e i due vincitori, uno per ogni categoria: 1° classificato categoria “Beni e luoghi della cultura”, 1° classificato categoria “Spettacolo”.

Ecco alcuni progetti da votare, da Nord a Sud.

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Veduta d’insieme dei mosaici policromi del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)

NEGRAR (Vr). Villa Romana dei Mosaici: copertura protettiva mosaici (SABAP per le province di Verona, Rovigo e Vicenza). Il link per votare: Villa Romana dei Mosaici – Copertura protettiva mosaici – SABAP per le province di Verona, Rovigo e Vicenza – Art Bonus. Villa romana tardoantica (IV secolo d.C.) a carattere residenziale e produttivo, con mosaici di straordinario pregio ed eccezionale stato di conservazione.

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Veduta aerea dell’area occupata dalla Villa dei Mosaici di Negrar tra i vigneti della Valpolicella (foto sabap-vr)

Dopo il rinvenimento nel 1885 di alcuni mosaici in parte strappati e venduti al Comune di Verona, nel 1922 venne individuata ed esplorata una parte del settore residenziale (pars urbana) dall’archeologa Tina Campanile, prima donna ammessa alla Scuola Archeologica di Atene. Nel 1974 uno scavo distrusse alcuni ambienti della villa fino ad allora sconosciuti. Del sito non era più nota l’esatta localizzazione: nel 2018 la Soprintendenza riprese le ricerche con la finalità della tutela vincolistica e nel 2019 fu individuata l’area. Negli anni seguenti, grazie ai fondi ministeriali, è stato intrapreso lo scavo archeologico in estensione. Oltre alla riscoperta dei mosaici visti nel 1922, che tanta eco mediatica ha suscitato sulla stampa nazionale e internazionale e sul web (“I mosaici romani tra i filari dei vigneti della Valpolicella”) e di cui è stato finalmente possibile apprezzare la pregevole tecnica realizzativa e lo straordinario stato di conservazione, ne sono stati riportati in luce nuovi con disegni geometrici, raffigurazioni naturalistiche e ritrattistiche. La parte residenziale della villa, scenograficamente disposta su terrazzamenti che assecondavano il declivio naturale del terreno, collegati da scalinate e ordinata attorno a un cortile-giardino centrale cinto dal peristilio, comprendeva un ampio e articolato settore termale. È stata rinvenuta una quantità notevole di frammenti di intonaci a vivaci colori, capitelli, fusti e basi di colonna, oltre a reperti metallici e a numerose monete.

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Una delle coperture esistenti a protezione dei pavimenti musivi della Villa dei Mosaici a Negrar (foto sabap-vr)

Il settore produttivo è caratterizzato dalla presenza di estesi vani lastricati; recentissima e particolarmente rilevante è l’individuazione di strutture dedicate alla produzione vinicola. Si ipotizza che l’abbandono e la spoliazione della villa siano avvenuti nel VI secolo; la successiva frequentazione del sito in epoca altomedievale, nei tre secoli successivi (VII-IX), è caratterizzata da demolizioni, nuove parziali edificazioni e dal riadattamento e riuso di alcuni ambienti superstiti. Sono riferibili a quest’epoca anche alcune sepolture in nuda terra o in cassa litica. Tutti i beni archeologici messi in luce appartengono allo Stato. L’intervento: realizzazione di due coperture con struttura in alluminio e teli con pareti apribili per la protezione dalle intemperie delle aree scavate, analoghe a quelle già esistenti, al fine di consentire gli interventi conservativi più urgenti sulle pavimentazioni musive, con un clima controllato e di permettere agli archeologi di proseguire l’indagine al coperto.

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Il museo civico di Scienze e Archeologia a Palazzo Parolari a Rovereto (foto fmcr)

ROVERETO (Tn). Museo di Scienze e Archeologia | Fondazione Museo Civico di Rovereto: Paolo Orsi. Una storia trentina tra archivi e immagini. Il link per votare: Museo di Scienze e Archeologia | Fondazione Museo Civico di Rovereto – Paolo Orsi. Una storia trentina tra archivi e immagini – Art Bonus. Archeologia, zoologia, botanica, astronomia, scienze della terra, robotica: queste le discipline che animano il Museo di Scienze e Archeologia, dalle sale permanenti con le preziose collezioni fino alle importanti mostre temporanee che approfondiscono temi diversi ogni anno.

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Ritratto dell’archeologo Paolo Orsi, nato a Rovereto nel 1859 (foto fmcr)

Il museo, situato a Palazzo Parolari, è dal 1998 sede della Fondazione Museo Civico di Rovereto, uno dei più antichi musei italiani, fondato come società privata nel 1851. Le collezioni storiche del museo hanno dato vita all’esposizione permanente con sale dedicate ai minerali, ai fossili e agli uccelli, con alcune delle più importanti collezioni regionali. Le sale di archeologia raccontano il territorio ma non solo, grazie alla splendida collezione Paolo Orsi e alla sala Portinaro-Untersteiner con una preziosa raccolta di vasi antichi di produzione italica. Disponibili per le attività per il pubblico e le scuole il Planetario situato nel giardino del museo e il primo LEGO Education Innovation Studio aperto in Italia. L’intervento: riordino, pubblicazione e valorizzazione dell’epistolario inedito e dell’archivio lasciato dall’archeologo roveretano Paolo Orsi (1859-1935) alla Fondazione Museo Civico di Rovereto. Realizzazione di un documentario su Paolo Orsi e il suo rapporto con la terra d’origine.

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Il letto carbonizzato con il corpo del Custode scoperto da Maiuri ad Ercolano nel 1961 (foto Petrone)

PARCO ARCHEOLOGICO ERCOLANO (Na). Restauro stanza del custode, Collegio degli Augustali. Il link per votare: Parco Archeologico Ercolano – Restauro stanza del custode, Collegio degli Augustali – Art Bonus. Il parco archeologico di Ercolano, istituto della cultura di rilevante interesse nazionale dotato di autonomia speciale, è la struttura amministrativa che ha il compito di ricercare, conservare, tutelare, divulgare e valorizzare l’antica Herculaneum, luogo in cui a partire dal 1738 è cominciata l’archeologia delle città vesuviane distrutte dall’eruzione del 79 d.C. L’area archeologica di Ercolano è stata inserita, dal 1997, insieme agli Scavi di Pompei e alle ville di Oplontis, nella lista dei siti del Patrimonio Mondiale redatta dall’UNESCO.  Nel 1961 durante gli scavi a cielo aperto dell’antica Herculaneum, in un ambiente del Collegio degli Augustali, una vittima dell’eruzione del 79 d.C., un uomo di circa 20 anni, probabilmente il custode dell’edificio, fu trovato disteso su un letto di legno, sepolto dal fango vulcanico.

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I resti del corpo carbonizzato del custode degli Augustali a Ercolano con la posizione dei resti analizzati dal team di Petrone (foto Petrone / Plos One)

Lo scavo del letto rimase volontariamente incompiuto per consentire al pubblico una prospettiva di visita immersiva lasciando la porzione più superficiale del letto e i resti scheletrici a vista, protetti da una teca in vetro. Negli anni successivi alla musealizzazione della stanza, la protezione in vetro è andata perduta e i resti scheletrici sono stati soggetti a ripetuti furti e danneggiamenti da agenti esterni, mentre i margini del letto in legno carbonizzato hanno perso l’adesione originaria al blocco di materiale piroclastico sottostante, presentando segni di fratture e sgretolamento. Negli anni più recenti, è stata avvertita la necessità di recuperare questo straordinario contesto archeologico, sia per preservare i dati concernenti il ritrovamento di una vittima dell’eruzione in condizioni di seppellimento molto peculiari, sia per garantire la conservazione del letto, che rientra nel novero di una collezione di mobili, di oggetti di uso comune nonché di elementi strutturali in legno carbonizzato unica al mondo. Per quanto riguarda lo scheletro, in corrispondenza del cranio della vittima, è recentissima la scoperta di resti cerebrali vetrificati il cui risultato più significativo è stata l’identificazione di diverse proteine presenti nei tessuti cerebrali umani, attribuibili al cervello della vittima e ai suoi capelli, consentendo altresì l’individuazione di un intero sistema nervoso centrale. Nell’ambito del progetto è pertanto prioritario procedere ad un’accurata rimozione dei resti scheletrici per preservarne l’eccezionale valore scientifico e garantire la prosecuzione di indagini interdisciplinari; nel contempo, la rimozione del banco tufaceo dell’eruzione, non ancora scavato, consentirebbe di recuperare i nessi strutturali verticali e orizzontali del letto e la possibilità di completarne il consolidamento e il restauro. Il progetto prevede altresì la manutenzione straordinaria degli elementi strutturali e degli apparati decorativi della stanza, con particolare riguardo alla parete in opus craticium, che  ancora conserva tracce del graticcio in legno carbonizzato e la finestra originale, agli intonaci affrescati e al pavimento in cocciopesto. L’unicità dell’area archeologica è data dalla peculiarità del seppellimento che ha sigillato sotto una spessa coltre di materiale piroclastico l’intera città, restituendo l’unico fronte mare di una città romana ed edifici conservati sino al terzo piano di altezza, caratterizzati da apparati decorativi di grande pregio. Ercolano è il solo sito da cui sono stati portati alla luce reperti organici in grande quantità, tra i quali legno (utilizzato sia come elemento architettonico che per la costruzione di mobili e utensili), frammenti di tessuto ed alimenti di vario genere (cereali, legumi, frutta). L’unica biblioteca del mondo antico, la famosa collezione di papiri che dà il nome alla celebre Villa, è stata trovata qui. Le attività di studio e ricerca dello straordinario patrimonio culturale del Parco, mobile ed immobile, sono volte a migliorare la conoscenza della cultura materiale e della società romana del I sec. d.C., nonché a mettere in campo strategie di tutela e conservazione innovative ed efficaci per una fruizione sempre più ampliata, inclusiva e diversificata.

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Rython assiro in bronzo (730-715 a.C.) a testa di leone proveniente da Veio e conservato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

ROMA. Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia: restauro Rython assiro a testa di leone. Il link per votare: Restauro Rython assiro a testa di leone – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia – Art Bonus. Restauro del Rython assiro in bronzo (730-715 a.C.) conformato a testa di leone proveniente da Veio, il cui contesto è purtroppo sconosciuto, ma certamente riconducibile ad un corredo principesco. Utilizzato come contenitore per bere, era dotato probabilmente da un’ansa che permetteva una presa riconducibile a quella di un secchiello. Il reperto è stato realizzato in lamina di bronzo, a doppia parete, e decorato con la tecnica dello sbalzo con anima di materiale refrattario in corrispondenza dei volumi delle fauci. Il manufatto dovrà essere sottoposto a: esame e documentazione dello stato di conservazione iniziale del reperto mediante fotografie e schede descrittive; pulitura (meccanica e/o chimica) delle superfici da depositi incoerenti e coerenti; consolidamento dei materiali costitutivi; eventuale incollaggio con resine adeguate; integrazioni e/o lavorazioni di integrazioni esistenti; presentazione estetica delle integrazioni; applicazione di idoneo protettivo; progettazione ed esecuzione di un nuovo supporto. Il museo ETRU mira a costituire una rete integrata tra siti ed enti culturali volta a favorire la crescita culturale e sociale e lo sviluppo economico delle realtà territoriali che le sue raccolte rappresentano, incoraggiando la formazione di comunità patrimoniali nello spirito indicato dalla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società (Faro 2005).

Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia è il Barbabei Day: un’intera giornata a ingresso eccezionalmente gratuito con un ricco programma di iniziative dedicate al suo fomdatore Felice Barnabei nel giorno del centenario della sua morte

roma_villa-giulia_barnabei-day_locandinaSabato 29 ottobre 2022 è il Barnabei Day. Per un’intera giornata il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma sarà a ingresso eccezionalmente gratuito con un ricco programma di iniziative dedicate a Felice Barnabei nel giorno del centenario della sua morte. Sono infatti trascorsi 100 anni dalla scomparsa di Felice Barnabei. Non è solo il fondatore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, ma un pezzo di storia del nostro Paese, testimone e protagonista della piena affermazione dell’archeologia come disciplina storica, un pioniere del concetto di valorizzazione e uno dei più strenui propugnatori e difensori dei principi giuridici che ancora oggi tutelano il patrimonio culturale in Italia e sono diventati un modello a livello internazionale.

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Spettacolare veduta dall’alto di Villa Giulia a Roma, prestigiosa dimora rinascimentale sede del museo nazionale Etrusco (foto etru)

Sabato 29 ottobre, dalle 9 alle 23, il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, assieme agli enti promotori del Comitato organizzativo, dà avvio alle celebrazioni in suo onore con il BARNABEI Day, una giornata interamente gratuita con un programma culturale dedicato alla sua figura e alle sue imprese, a partire da quella in assoluto più complessa e ambiziosa: raccogliere in un’unica sede le antichità che venivano alla luce al di fuori delle mura della Capitale: dalla Provincia romana fino all’Umbria. Villa Giulia divenne così, nell’arco di pochi anni dalla sua fondazione nel 1889, la prestigiosa dimora rinascimentale preposta alla custodia e alla valorizzazione di un patrimonio archeologico immenso ed eccezionale, finalmente oggetto delle cure e dell’attenzione scientifica che un nuovo approccio all’archeologia richiedeva, grazie anche all’impegno profuso personalmente da Barnabei affinché la tutela del nostro patrimonio culturale e il principio del suo superiore interesse collettivo divenissero concetti concreti e universalmente condivisi.

roma_villa-giulia_barnabei-day_programma_locandinaIl BARNABEI Day sarà animato da un ricco programma di iniziative culturali come visite guidate e laboratori didattici, presentazioni, proiezioni, dibattiti e, per concludere, un’apertura serale straordinaria fino alle 23, tutto ad ingresso gratuito. Rendiamo omaggio al fondatore con un video-racconto dedicato alla sua memoria che sarà proiettato alle 9 in Sala Fortuna, con visite guidate tematiche (alle 11, 12, 20.30, 21.30) a cura delle archeologhe del Museo e l’intervento delle restauratrici che racconteranno le tecniche utilizzate durante il restauro del tempio di Alatri. Spazio ai bambini con il laboratorio didattico delle 16 “Etruschi in vetrina: allestiamo insieme una ETRUteca” per ricordare il ruolo di Barnabei nel recupero dei manufatti e nel primo allestimento del Museo.

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Il busto bronzeo di Barnabei restaurato grazie alle donazioni ricevute attraverso l’Art Bonus (foto etru)

Nel pomeriggio, dopo l’inaugurazione alle 16.30 del busto bronzeo di Barnabei restaurato grazie alle donazioni ricevute attraverso l’Art Bonus, alle 17 verrà presentato ufficialmente il comitato organizzativo delle celebrazioni promosso da Italia Nostra. Saranno presenti studiosi, familiari e i rappresentanti delle istituzioni che hanno un legame particolare con Barnabei e che a vario titolo hanno dato il proprio patrocinio all’iniziativa come l’associazione Bianchi Bandinelli, l’Accademia dei Lincei e il Comune di Castelli (Teramo) di cui era originario (si può seguire la tavola rotonda delle 17 in streaming a questo link https://youtu.be/1k40JC6s5JM). Sarà quindi una occasione per ricordare da diverse prospettive l’illustre festeggiato e per dare un’anteprima delle principali iniziative che nel corso dell’anno onoreranno la sua memoria e la sua opera. Il comitato vanta già il patrocinio e l’adesione, oltre ai soggetti menzionati, del ministero della Cultura, dell’Archivio di Stato di Teramo, dell’Istituto centrale per l’Archeologia – Direzione generale Archeologia Belle arti e paesaggio, dell’università di Teramo e dell’Istituto nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte – INASA. Alle 20, in occasione dell’apertura serale, oltre a visite guidate tematiche gratuite offerte dal personale del Museo, avrà luogo una proiezione straordinaria con dibattito del documentario “L’anello di Grace”, dedicato alla ricostruzione delle vicende legate al “trafugamento” della biga di Monteleone di Spoleto per la restituzione del quale Barnabei fu uno dei pochi a impegnarsi pubblicamente. Intervengono Giuliana Calcani, Maurizio Fiorilli, Fabio Isman, Valentino Nizzo, Dario Prosperini. Prenotazioni obbligatorie: laboratorio didattico (alle 16) all’indirizzo mn-etru.didattica@cultura.gov.it ; tavola rotonda (alle 17) e proiezione del documentario (alle 20) all’indirizzo mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it.

Verona. Bilancio, a metà strada, del restauro dell’anfiteatro Arena finanziato con l’Art Bonus: 14 milioni di Unicredit Banca e Fondazione Cariverona. In due anni lavori mai fatti prima. Ora si preparano il museo e le Olimpiadi 2026. Sindaco: “Un intervento che rimarrà nei secoli”

Le gradinate dell’Arena di Verona: si vede a occhio nudo il settore già ripulito e restaurato (foto comune-vr)

“Siamo a metà dell’opera. Due anni di lavoro già fatto e altrettanto da portare a termine, per un progetto che si riequilibra in corso d’opera anche alla luce di nuove prospettive, prima tra tutte le Olimpiadi invernali del 2026 di cui l’Arena sarà protagonista assoluta”. Così i protagonisti, Comune di Verona (sindaco Federico Sboarina insieme all’assessore ai Lavori pubblici Luca Zanotto), soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza (soprintendente Vincenzo Tinè), fondazione Cariverona (direttore generale Filippo Manfredi insieme al responsabile territoriale di UniCredit Renzo Chervatin e al Regional Manager NordEst di Uncredit Luisella Altare), progettisti (ing. Claudio Modena progettista del restauro), alla presentazione del bilancio dei lavori di restauro dell’Anfiteatro Arena di Verona, progetto ambizioso di valorizzazione e fruizione dell’arena, avviato nel 2019 grazie al finanziamento di 14 milioni di euro messi a disposizione da Unicredit Banca e Fondazione Cariverona con l’Art Bonus.

Recupero conservativo e restauro, rifacimento totale degli impianti elettrici, percorso museale. Questi i cardini su cui si basa l’intervento in corso, la cui divisione in lotti e la concentrazione dei lavori da novembre ad aprile è funzionale all’ottimizzazione delle complesse attività di cantiere oltre che a garantire l’attività della Fondazione Arena durante la stagione estiva. “Un intervento che rimarrà nei secoli, per il contesto in cui viene realizzato, per gli obiettivi già raggiunti e quelli futuri, e per l’investimento che li rende possibili”, commentano soddisfatti. “Quella in corso all’anfiteatro Arena è un’opera di restauro senza precedenti, destinata a segnare la storia del monumento stesso e a farne non solo un luogo di spettacolo e musica, ma un vero e proprio museo”.

Presentazione del restauro dell’anfiteatro Arena di Verona: da sinistra, Luca Zanotto, Renzo Chervatin, Federico Sboarina, Vincenzo Tinè, Luisella Altare, Filippo Manfredi e Claudio Modena (foto comune vr)
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Gli interrati dell’Arena di Verona: l’obiettivo è di riaprirli al pubblico (foto comune-vr)

“Abbiamo sotto gli occhi qualcosa di storico e che resterà nei secoli”, ha detto il sindaco. “Questo progetto ci permette non solo di restituire l’anfiteatro alla sua originaria bellezza, ma anche di proiettarlo in una nuova dimensione, quella museale, che contribuirà a renderlo ancora più unico e straordinario. Le due anime dell’Arena si intrecceranno in un percorso unico, il monumento di valore architettonico e culturale insieme al tempio della musica lirica, pop e rock, per una fruizione unica che sarà valore aggiunto per la città intera. A ciò si aggiunge il sogno di rendere fruibile la parte interrata, quei cunicoli e spazi architettonici che nessuno ha mai potuto visitare, un obiettivo che raggiungeremo con i fondi del Pnrr e che, entro le Olimpiadi del 2026, ci permetteranno di eliminare tutte le barriere architettoniche dell’Arena. Non posso che essere estremamente orgoglioso  di quanto fatto finora, anche durante la pandemia, e degli obiettivi che ci siamo posti con questo progetto. Riscriviamo la storia del nostro anfiteatro, lo facciamo attraverso la sinergia di istituzioni del territorio, consapevoli di ciò che l’Arena rappresenta per la nostra città dal punto di vista storico, artistico, culturale oltre che economico”. E l’assessore Zanotto: “Si tratta di un cantiere davvero complesso e articolato, che richiede una cura e un’attenzione particolare. Siamo a metà dell’opera, i risultati di questi due anni di lavoro sono già evidenti,  l’anfiteatro è  visibilmente più bello grazie al restauro dei gradoni e degli arcovoli, ma anche più funzionale e sicuro, con un nuovo sistema tecnologico adeguato alle esigenze del teatro all’aperto più famoso al mondo. Ringrazio gli uffici e tutti i professionisti coinvolti che hanno saputo mediare con Fondazione Arena e la Soprintendenza e apportare modifiche progettuali  in corso d’opera”.

logo_artbonus“Ci piace pensare che questa esperienza, con l’accordo sottoscritto nel 2014 tra pubblico e privato, sia un progetto precursore di quanto oggi sta accadendo con il Pnrr”, ha affermato il direttore generale Manfredi. “Fondazione Cariverona c’è, come ente sostenitore presente e concreto che guarda al futuro della città. Il nostro compito è quello di creare un tessuto florido di sviluppo non solo culturale ma anche economico, l’intervento sull’anfiteatro va in questa direzione. Proseguiamo quanto avviato con uguale impegno e determinazione, e con l’auspicio che da questo progetto possano nascere nuove opportunità per valorizzare ancora l’intervento in corso”. E Chervatin: “Unicredit è fiera di aver finanziato questo intervento sull’Arena che è patrimonio culturale unico al mondo. È un progetto di importante sviluppo culturale ed economico, per questo si è deciso di finanziare anche un video che racconta le fasi del progetto e lo stato dell’arte dell’intervento, affinché i progressi fatti in questi due anni di lavoro siano visibili a tutti”.

Il restauro dei colonnati negli arcovoli dell’Arena di Verona (foto comune-vr)
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Il rendering dei nuovi bagni per i visitatori e gli spettatori dell’Arena di Verona (foto comune-vr)

Opere realizzate. I risultati del lavoro già effettuato  sono ben visibili ad occhio nudo. I gradoni di metà della cavea sono tornati al loro colore originario, sono stati ripuliti dalla patina logorante del tempo oltre che sigillati per evitare le infiltrazioni d’acqua. Idem per gli arcovoli, grazie a maestranze specializzate e all’utilizzo dei materiali più idonei alle caratteristiche del monumento,  per la quale sono state effettuate dettagliate indagini e rilievi sulle strutture e sugli interventi realizzati in passato. Nei mesi scorsi sono stati ultimati i primi tre dei dieci nuovi bagni che andranno a sostituire quelli attuali, datati fine anni Cinquanta e oramai in un grave stato di conservazione. Per i servizi igienici è stata adottata la tecnica di lavorazione in esterna, che prevede la realizzazione delle celle in cantiere e la messa in posa sul pavimento senza intaccare la parte muraria e architettonica. Poi ci sono gli interventi che  non si vedono, ma che sono fondamentali per una riqualificazione moderna e complessiva dell’Arena e indispensabile sotto il profilo delle certificazioni legate alla sicurezza. Si tratta dell’opera ingegneristica che si  è concentrata  in particolare a livello ipogeo, dove sono stati realizzati ex novo gli impianti idrico, fognario ed antincendio, ormai del tutto obsoleti, e propedeutici al proseguo dei cantieri.

L’Arena di Verona racconta duemila anni di storia e di vita (foto comune-vr)

Percorso museale.  Le opere di riqualificazione museale sono uno degli obiettivi strategici dell’intervento Art bonus, per migliorare la fruibilità dell’Arena come monumento visitabile nei suoi spazi principali, compresa la galleria mediana che, durante la stagione invernale con lo stop agli spettacoli, potrà essere percorsa nella sua totalità. Per raccontare una storia lunga duemila anni, dall’epoca romana al Medioevo  passando dal Risorgimento ad oggi, con un  percorso che si concentrerà sulle due anime dell’Arena, quella del monumento vero e proprio e quella che lo rende il tempio della musica per eccellenza (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2022/03/05/verona-larena-diventa-museo-negli-arcovoli-i-2mila-anni-di-storia-del-monumento-creazione-di-un-percorso-espositivo-permanente-valorizzazione-degli-spazi-interni-apertura).

Milano_Cortina_2026_Olympics_logoOlimpiadi 2026. Forniscono l’assist per un’Arena completamente nuova anche come luogo di spettacolo e musica. Per le cerimonie di conclusione delle Olimpiadi e di apertura della Paralimpiadi, è impensabile non usufruire di adeguati investimenti per dotare il monumento di palco e platea nuovi, fondi che saranno garantiti dal Governo attraverso il Pnrr.

Roma. Inserito nei progetti finanziabili con l’Art Bonus il progetto di cura e di conservazione dell’area archeologica ipogea presso la Chiesa di Santa Prisca a Roma promosso dalla soprintendenza speciale di Roma  

L’area archeologica ipogea della chiesa di Santa Prisca a Roma (foto ssabap-roma)

Un tesoro archeologico sotterraneo che racconta di un passato antico e ancora oggetto di studi, ma soprattutto di un intervento di cura e di conservazione che è stato reso possibile grazie all’Art Bonus. Il progetto della Soprintendenza Speciale di Roma realizzato con l’attivazione del mecenatismo culturale è in lizza per il Concorso Art Bonus 2021. Siamo sul Colle Aventino nel complesso archeologico localizzato in parte sotto la chiesa di Santa Prisca e in parte nel giardino della canonica. L’area è stata oggetto di importanti ritrovamenti fin dal XVIII secolo quando venne scoperto un oratorio datato al IV secolo d.C. ornato con pitture degli Apostoli di cui non rimane purtroppo alcuna testimonianza in situ. Nel 1935 alcuni scavi intrapresi dai padri Agostiniani negli ambienti sottostanti la chiesa portarono in luce il santuario dedicato a Mitra e altri ambienti di età imperiale ad esso connessi. Successivamente, a partire dal 1952, l’Istituto Storico Olandese si dedicò, in regime di concessione, a una serie di campagne di scavo del sito i cui risultati sono confluiti nel 1965 in una pubblicazione incentrata sull’aula mitraica – decorata con preziosi affreschi e ricavata nel III sec. d.C. nel braccio di un criptoportico di una casa privata – lasciando sostanzialmente inedita l’area archeologica indagata dagli Olandesi negli anni 1964-1966 nel giardino a sud della chiesa. La recente rilettura di questo settore ha consentito di riconoscere fasi di frequentazione dell’area comprese tra il IV secolo a.C. e l’età post antica pertinenti ad un importante complesso residenziale articolato su terrazzamenti collegati da scale. Di recente è stato ipotizzato che alcune strutture sotto la chiesa siano appartenute a L. Licinio Sura, fedele amico dell’imperatore Traiano. Votare il progetto è semplice, tutte le info al link https://bit.ly/3rqEus5.

Verona. L’Arena diventa museo. Negli arcovoli i 2mila anni di storia del monumento: creazione di un percorso espositivo permanente, valorizzazione degli spazi interni, apertura di un bar e di bookshop. Il sindaco: “Svolta epocale, lavoriamo per aprire ai visitatori anche gli spazi interrati”

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Presentato il progetto del museo dell’Arena di Verona (foto comune-vr)

L’Arena di Verona diventa museo di se stessa. Per raccontare una storia lunga duemila anni, dall’epoca romana al Medioevo, passando dal Risorgimento ad oggi. Un percorso che si concentrerà sulle due anime dell’Arena, quella del monumento vero e proprio e quella che lo rende il tempio della musica per eccellenza. Da contenitore a sito che ospita contenuti. Un’idea che si concretizza attraverso il concept messo a punto dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Vicenza e Rovigo e dal Comune di Verona, un progetto tanto ambizioso quanto epocale, che darà una svolta alla fruizione dell’Arena e alla sua valorizzazione durante tutto l’anno. Gli arcavoli diventeranno piccole sale museali, ci saranno un bookshop e una caffetteria permanenti in linea con l’obiettivo di dotare tutto il sistema museale civico di spazi e servi adeguati e moderni.

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Gli interrati dell’Arena di Verona: l’obiettivo è di riaprirli al pubblico (foto comune-vr)

“Diamo vita a qualcosa di storico e che resterà nei secoli”, interviene il sindaco di Verona, Federico Sboarina. “Questo progetto ci permette non solo di restituire l’anfiteatro alla sua originaria bellezza, ma anche di proiettarlo in una nuova dimensione, quella museale, che contribuirà a renderlo ancora più unico e straordinario. Le due anime dell’Arena si intrecceranno in un percorso unico, il monumento di valore architettonico e culturale insieme al tempio della musica lirica, pop e rock, per una fruizione unica che sarà valore aggiunto per la città intera. A ciò si aggiunge il sogno di rendere fruibile la parte interrata, quei cunicoli e spazi architettonici che nessuno ha mai potuto visitare, un obiettivo che raggiungeremo con i fondi del Pnrr e che, entro le Olimpiadi del 2026, ci permetteranno di eliminare tutte le barriere architettoniche dell’Arena”. E l’assessore all’Edilizia monumentale Luca Zanotto: “L’idea del percorso museale ha preso forma con l’avvio del cantiere dell’Art Bonus, quando si è deciso di valorizzare al massimo le straordinarie potenzialità di questo sito. L’Arena diventerà insieme contenitore e sito di contenuti, una doppia veste che la renderà fruibile sia in estate che in inverno. Come Edilizia monumentale seguiremo i diversi step sul fronte degli interventi edilizi, di restauro e di adeguamento”.

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Nel museo Arena di Verona ci sarà spazio per esporre i recenti ritrovamenti dalle indagini archeologiche (foto comune-vr)

Cosa troveranno i visitatori? Tutta la storia dell’Arena attraverso i reperti che il monumento stesso ha restituito nel corso delle campagne archeologiche degli ultimi decenni, dalle monete agli utensili fino alle eccezionali sepolture emerse nei mesi scorsi, che saranno esposte e potranno essere ammirare da tutti. E poi cartografie, documenti, immagini e fotografie, che testimonieranno lo straordinario vissuto dell’Arena e coinvolgeranno i visitatori in un viaggio emozionale che nella stagione estiva li porterà direttamente nei camerini degli artisti della stagione lirica.

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Arena di Verona: la grande cavea dell’anfiteatro come si presenta oggi (foto comune-vr)

Al progetto, che si inserisce nell’importante intervento di valorizzazione e fruizione dell’Arena avviato nel 2019 grazie al finanziamento di 14 milioni di euro messi a disposizione da Unicredit Banca e Fondazione Cariverona con l’Art Bonus, collabora anche Fondazione Arena, che si è resa disponibile a razionalizzare gli spazi in virtù della realizzazione del museo. Una novità epocale che tuttavia è solo il primo passo di un progetto più ampio, quello cioè per rendere fruibili e visitabili anche gli spazi interrati del monumento, ad oggi mai visti da nessuno ad eccezione di tecnici e addetti ai lavori. Una prospettiva che Comune e Soprintendenza sono intenzionati a realizzare sfruttando i fondi del Pnrr per la totale accessibilità dell’Arena.

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Planimetria dell’Arena di Verona con la destinazione funzionale degli spazi interni (foto comune-vr)

“Una svolta epocale per quanto riguarda la fruizione del nostro più importante monumento”, sottolinea l’assessore alla Cultura Francesca Briani, “che rappresenta sia uno dei luoghi più visitati dai turisti sia il teatro all’aperto più grande del mondo e luogo di spettacolo dal 1913.  L’allestimento che prospettiamo di realizzare all’interno dell’Anfiteatro, in accordo e collaborazione con la Soprintendenza, punta, oltre alla creazione di un percorso espositivo permanente, alla valorizzazione degli spazi interni, con l’apertura di un bar e di bookshop. Un’offerta di servizi ormai presente in tutti i principali musei italiani ed esteri e che è nostra volontà sviluppare, oltre che in Arena, in tutti i siti museali veronesi”.

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L’Arena di Verona racconta duemila anni di storia e di vita (foto comune-vr)

“L’Art bonus ha innescato un meccanismo di tutela e conoscenza dell’anfiteatro che si completa con la realizzazione del percorso museale”, ha aggiunto il soprintendente Vincenzo Tinè. “Ringrazio il sindaco che lo ha fortemente voluto, un notevole cambio di marcia rispetto alla staticità del passato verso questa esigenza. L’Arena racconterà se stessa e i suoi duemila anni di vita. Quanto alla fruizione degli interrati, si apre una finestra sul futuro che porterà a risultati senza precedenti”.