Roma. L’attesa mostra multimediale “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche” apre, con la Domus Aurea, il 23 giugno. Lo annunciano in contemporanea il Parco archeologico del Colosseo ed Electa

Domus Aurea, stavolta ci siamo: riaprirà il 23 giugno 2021 con la mostra multimediale “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche”. Programmata per l’8 marzo 2020, in occasione della celebrazione dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 – Roma, 1520); bloccata e rinviata a data da destinarsi per lo scoppio della pandemia; più volte annunciata con date via via sempre aggiornate, questa sembrerebbe la volta buona: lo confermerebbero la comunicazione ufficiale – quasi in contemporanea – sulle newsletter rispettivamente di Electa e del Parco archeologico del Colosseo (vedi: Cosa ci porta il 2021. Finalmente una data per l’attesa mostra-evento alla Domus Aurea “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche”: è l’11 marzo. Quindi un anno dopo la prima programmazione | archeologiavocidalpassato). “È tutto pronto negli ambienti della Domus Aurea”, confermano al PArCo, “per l’apertura al pubblico della mostra dedicata a Raffaello Sanzio e al tema delle grottesche, con straordinari apparati interattivi e multimediali. Il progetto, promosso dal PArCo e prodotto da Electa, narra l’eccezionale storia della riscoperta della pittura antica sepolta nelle “grotte” della Domus Aurea di Nerone”. Ora si attendono informazioni tempestive sull’apertura e le modalità di visita.

Pensata per il cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio che cadeva il 6 aprile del 2020, il Parco archeologico del Colosseo per la riapertura al pubblico della Domus Aurea ha mantenuto nella sua programmazione “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche” (al momento programmata dal 23 giugno al 31 dicembre 2021), allestita nella Sala Ottagona e negli ambienti circostanti. Raffaello (Urbino, 1483 – Roma, 1520) fu il primo artista rinascimentale a comprendere a fondo la logica dei sistemi decorativi della residenza neroniana, riproponendoli organicamente, grazie alle sue profonde competenze antiquarie, in numerosi capolavori ricordati in questa esposizione curata da Vincenzo Farinella e Alfonsina Russo con Stefano Borghini e Alessandro D’Alessio. Allestimento e interaction design sono progettati da Dotdotdot.

Per questa prima grande mostra realizzata all’interno della Domus Aurea è stato progettato un ingresso dedicato (vedi Roma. Aperto il nuovo ingresso per la Domus Aurea, con un percorso che suggerisce un viaggio alla ricerca della volta celeste che si apre nella volta della Sala Ottagona. Il progetto propedeutico all’apertura della mostra “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche” | archeologiavocidalpassato). In una delle gallerie originata dalle sostruzioni delle Terme di Traiano che cancellarono la memoria di questo padiglione della Domus Aurea, lo Studio Stefano Boeri Architetti ha progettato una passerella pedonale che – dal parco di Colle Oppio – si insinua, sfiorandole, tra le rovine fino ad approdare nella Sala Ottagona. Una linea guida che accompagna il visitatore direttamente verso il fulcro dell’edificio neroniano.
Roma. Il parco archeologico del Colosseo sigla un accordo di collaborazione con Coldiretti e Unaprol per la manutenzione degli olivi del parco e la produzione di olio extravergine. Presentate le prime bottiglie di evo Palatinum

Negli ultimi mesi lo staff del parco archeologico del Colosseo ha lavorato a moltissimi progetti per essere davvero pronto a ripartire quando le condizioni lo avrebbero permesso. Quanto era stato sperato finalmente si è concretizzato e proprio da fine maggio prende il via la collaborazione formativa e educativa del PArCo con Coldiretti e Unaprol-Consorzio olivicolo italiano. L’accordo è presentato in un video, girato tra la fine del 2020 e questi ultimi giorni, che racconta bene le attività portate avanti finora, strettamente connesse al percorso dedicato agli alberi di olivo presenti nel PArCo. Una su tutte, quella dedicata a studenti e studentesse che, accompagnati da guide archeologiche del PArCo, potranno visitare le principali aree in cui sono presenti gli olivi e seguire anche una speciale lezione tutta dedicata all’olio, a cura della Fondazione Evoo School.
“Abbiamo sottoscritto questo protocollo che punta alla manutenzione, all’assistenza, delle circa 200 piante dentro il parco archeologico del Colosseo”, spiega David Granieri, presidente Coldiretti Lazio, “convinti che in questo contesto si possa costruire una coscienza del consumatore dove in un ambiente così speciale e così unico può anche imparare parte della cultura agroalimentare italiana”. Il PArCo – ricorda il direttore Alfonsina Russo, “porta avanti nel suo programma strategico, oltre alla cura del patrimonio monumentale, la cura del verde, del paesaggio che costituisce il contesto nel quale i monumenti sono inseriti. Questo binomio tra verde-paesaggio e cultura-monumenti archeologici si coniuga in quest’azione che il parco archeologico ha messo in atto con Coldiretti ed è importante per noi perché l’ulivo rappresenta una pianta sacra legata anche al mito. È una pianta sacra alla dea Minerva. E in questo modo raccontiamo anche quello che la pianta rappresenta per quest’area archeologica. Credo che questa sia un’attività sperimentale che possa fungere da modello per altre aree archeologiche italiane”. Nicola Di Noia, direttore generale Unaprol: “Stiamo dando nuova vita a questi alberi facendo in modo di raccogliere le olive e ottenerne un olio di assoluta qualità e unicità perché questo è un luogo unico dove i turisti potranno non solo ammirare queste opere straordinarie millenarie, ma potranno in qualche modo avvicinarsi anche alla cultura di questo prodotto che è l’olio extravergine di oliva e delle olive da tavola che in Italia da più di duemila anni si produce, che anche i romani producevano anticamente”. E Sara Paraluppi, direttore Coldiretti Lazio: “Questa è una bellissima giornata di sole in cui nel cuore di Roma, nel parco archeologico del Colosseo, abbiamo iniziato la raccolta delle olive. È un momento importante perché è un’occasione per un percorso di collaborazione stretta con l’arte di una città storica per eccellenza in tutto il mondo in cui oltre alla visita ai monumenti possiamo pensare di poter far gustare quelle che sono le eccellenze di un territorio in cui l’olio sicuramente la fa da padrona”. L’annata 2020 è confezionata in splendide bottiglie, con un’etichetta molto elegante che riproduce, come disegni e come colori, una pittura parietale di una delle domus che sono presenti sul Palatino, la cosiddetta Casa dei Grifi. “Ci auguriamo – conclude Alfonsina Russo – si possano realizzare all’interno del parco archeologico del Colosseo con Coldiretti dei laboratori aperti alle famiglie ai giovani ai bambini. Credo che sia molto importante anche l’educazione, la trasmissione di quella che è la filiera di produzione dell’olio. Quindi dalla pianta all’olio stesso”.
Roma. Per il ciclo “Dialoghi in Curia” del parco archeologico del Colosseo, presentazione on line di due libri sui musei e la cultura digitale: “Musei e media digitali” di Nicolette Mandarano e “Musei e cultura digitale” di Maria Elena Colombo

Il settimo e ultimo appuntamento della rassegna “Dialoghi in Curia”, a cura del Parco archeologico del Colosseo, è interamente dedicato ai musei e alla cultura digitale. Giovedì 27 maggio 2021, alle 11, in diretta on line dalla Curia Iulia nel Foro Romano, presentazione dei volumi “Musei e media digitali” di Nicolette Mandarano (Carocci editore) e “Musei e cultura digitale” di Maria Elena Colombo (Editrice bibliografica). A discutere di queste nuove dinamiche di comunicazione interverranno Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino; Federica Rinaldi, responsabile archeologo del Colosseo e del Servizio Comunicazione del PArCo, e il direttore del PArCo Alfonsina Russo. Christian Greco – ricordiamolo – direttore del museo Egizio di Torino dal 2014, è stato docente universitario del corso “Archeologia funeraria egizia e archeologia della Nubia e del Sudan” all’università di Leida. Come direttore del museo Egizio, Christian Greco ha guidato e diretto il progetto di ri-funzionalizzazione, il rinnovo dell’allestimento e del percorso espositivo, concluso il 31 marzo 2015, portando alla trasformazione dell’Egizio, da museo antiquario a museo archeologico aperto e centro di ricerca in grado di interagire su vari piani con il suo pubblico proponendo corsi, lezioni, eventi e incontri. Per seguire la conferenza collegarsi giovedì 27 maggio alle 11 all’indirizzo https://www.facebook.com/parcocolosseo; la conferenza sarà trasmessa nel primo post disponibile sulla pagina (non è necessario avere un account Facebook. L’evento sarà disponibile anche su YouTube e come podcast su Spotify (dopo il 30 maggio su https://open.spotify.com/show/3JU094BAQp4eITYs6iAsRC).


Nicolette Mandarano, storica dell’arte
Musei e media digitali (Carocci editore). L’autrice Nicolette Mandarano si interroga su quali siano i mezzi più adatti per creare un dialogo fra istituzione museale e visitatore in un momento storico (il volume è uscito nel 2019) in cui l’accelerazione imposta dalla pandemia per il “posizionamento in rete” non aveva ancora prodotto molti dei risultati che con l’occasione si intendono rileggere. L’autrice con un linguaggio pacato e molto accessibile ripercorre brevemente la storia della relazione fra musei e comunicazione e indaga il contesto in cui tale rapporto si sviluppa. Analizza gli strumenti che possono essere impiegati nei percorsi museali per coinvolgere il visitatore, agevolando la fruizione e la comprensione delle opere esposte e del loro contesto. Affronta il tema della comunicazione museale online, fra siti web e piattaforme social, per individuare le buone pratiche comunicative.


Maria Elena Colombo, esperta in museologia e sul digitale
Musei e cultura digitale (Editrice Bibliografica). Solo un anno dopo, all’inizio della pandemia (marzo 2020), Maria Elena Colombo si trova nella condizione di dover inserire nel suo volume “Musei e cultura digitale” (Editrice Bibliografica) un post scriptum interamente dedicato ai musei e alla dimensione digitale in Italia al tempo del coronavirus. Il post scriptum rafforza l’impianto rigoroso del volume di Maria Elena Colombo che raccoglie inediti spunti e voci per interrogarsi sulla relazione ormai decennale tra musei e cultura digitale, cogliendone stereotipi, resistenze, illuminazioni e opportunità. Il volume ha le sue premesse nelle interviste condotte dall’autrice negli ultimi tre anni a professionisti del digitale nei musei di tutto il mondo e pubblicate su “Artribune”.
Roma. Per il ciclo “Dialoghi in Curia” del parco archeologico del Colosseo, presentazione on line di due libri sullo storytelling digitale: “I musei e le forme dello storytelling digitale” di Elisa Bonacini e “L’arte del coinvolgimento” di Fabio Viola e Vincenzo Idone Cassone

Il sesto appuntamento della rassegna “Dialoghi in Curia”, ciclo di presentazione di libri che spaziano dall’archeologia, alle figure femminili che hanno fatto la storia dell’Impero, alle nuove frontiere della comunicazione digitale dopo la pandemia, è interamente dedicato al tema dello storytelling digitale e all’arte del coinvolgimento con la presentazione di due volumi, “I musei e le forme dello storytelling digitale” di Elisa Bonacini (Aracne editrice) e “L’arte del coinvolgimento” di Fabio Viola e Vincenzo Idone Cassone (Hoepli – La Grande Libreria online), che saranno oggetto di riflessioni, alla luce anche dell’accelerazione imposta dalla pandemia che ha interessato l’ultimo anno. Appuntamento on line dalla Curia Iulia giovedì 20 maggio alle 16.30. A discutere di come si possa “coinvolgere” il pubblico nei musei e quali siano le nuove frontiere del digitale interverranno, insieme al direttore del PArCo Alfonsina Russo, Ludovico Solima (università della Campania “Luigi Vanvitelli”) e Stefano Borghini (PArCo). Per seguire la conferenza: collegarsi giovedì 20 maggio 2021, alle 16.30, all’indirizzo https://www.facebook.com/parcocolosseo; la conferenza sarà trasmessa nel primo post disponibile sulla pagina (non è necessario avere un account Facebook) e sarà disponibile anche sul canale YouTube; dopo il 22 maggio il video sarà disponibile qui: https://parcocolosseo.it/evento/dialoghi-in-curia-lo-storytelling-digitale-e-larte-del-coinvolgimento/; dopo il 22 Maggio l’audio sarà disponibile qui: https://open.spotify.com/show/3JU094BAQp4eITYs6iAsRC.

“I Musei e le forme dello storytelling digitale”, edito nel giugno 2020, in piena pandemia, è l’ultima fatica di Elisa Bonacini, archeologa specializzata nella comunicazione culturale con le nuove tecnologie e coordinatrice regionale per la Sicilia dell’evento annuale Invasioni Digitali. Nel volume l’autrice illustra le molteplici esperienze adottate nei musei e nel mondo culturale nel campo dello storytelling digitale, analizzandone 14 tipologie: orale, scritto, video, visuale, animato, interattivo, immersivo, social media storytelling, partecipativo, generativo, geo-storytelling, multimedia mobile storytelling, crossmediale e transmediale.

“L’Arte del coinvolgimento”, edito nel 2017, è il volume di riferimento per chiunque voglia avvicinarsi al mondo della gamification. Fabio Viola, fondatore di TuoMuseo, Designer culturale e direttore scientifico Area Gaming della Scuola Internazionale di Comics di Firenze, ritenuto uno dei più influenti “gamification designer” al mondo, e Vincenzo Idone Cassone, docente di Sociosemiotica del design allo IAAD (Istituto d’arte applicata e design di Torino) hanno anticipato la nuova frontiera del concetto di coinvolgimento (engagement), individuando nei videogiochi una delle primarie forme di intrattenimento. Gli autori esplorano l’intersezione tra game design, scienza comportamentale e innovazione per fornire chiavi di azione utili a implementare le meccaniche e dinamiche di engagement nei contesti più vari: finanza, salute, educazione, lavoro, shopping, progettazione urbana e altro ancora.
Roma. Nella Giornata internazionale dei Musei il parco archeologico del Colosseo vince la call MUSEI HIGH TECH per la stampa 3D dell’iscrizione di Lampadio. E al Colosseo entra il ventaglio settecentesco di Maria Luigia Raggi

Martedì 18 maggio 2021, Giornata Internazionale dei Musei 2021 “Il futuro dei Musei: rigenerarsi e reinventarsi”, il Parco archeologico del Colosseo ha annunciato la vittoria alla call promossa dal Coordinamento Regionale Lazio di ICOM Italia in partnership con Sòphia High Tech, con l’obiettivo di avviare progetti sperimentali per l’applicazione delle tecnologie dell’Industria 4.0 per la protezione del Patrimonio Culturale. Il PArCo ha presentato un progetto centrato sulla grande iscrizione del Prefetto di Roma Rufius Caecina Felix Lampadius, rinvenuta nel 1812 durante gli scavi dei sotterranei del Colosseo ed attualmente esposta nel percorso della mostra permanente “Il Colosseo si racconta”. La lastra, come la si può vedere oggi, riporta un’iscrizione commemorativa relativa ai restauri effettuati al piano dell’arena, al podio e alle gradinate, parti che erano state gravemente danneggiate dal terremoto del 443 d.C. La presenza di fori per perni di fissaggio di lettere metalliche e alcune parti erase hanno consentito di ritrovare l’originaria iscrizione che costituisce il principale documento che menziona la costruzione dell’Anfiteatro Flavio grazie al bottino (ex manubiis) ricavato dalla distruzione di Gerusalemme (vedi “Storie dal Colosseo. Lezioni di Epigrafia” in quattro appuntamenti con l’epigrafista Silvia Orlandi. La prima è l’Iscrizione di Lampadio: dal ricordo del restauro dopo il terremoto del 443 alla riscoperta dell’iscrizione dell’inaugurazione del Colosseo nell’80 d.C. | archeologiavocidalpassato).

Il progetto proposto prevede studi e prototipi per la realizzazione di una stampa in 3D della grande iscrizione con la riproposizione del testo originale, associando materiali diversi per il supporto e per le lettere dell’iscrizione. “Questo vuol dire che avvieremo studi e prototipi per la realizzazione di una stampa in 3D della grande iscrizione di Lampadio con l’obiettivo di riproporre il testo originale, associando materiali diversi per il supporto e per le lettere dell’iscrizione”. La proposta del PArCo è stata scelta per la complessità del processo di reverse engineering con scansione laser, simile a quello effettuato per la riproduzione del David di Michelangelo eseguito per l’Expo di Dubai. La sfida sarà ottimizzare il processo rendendolo più efficiente in termini di costi e di tempi.

Ma non finisce qui. Il Colosseo proprio nella Giornata Internazionale dei Musei 2021 accresce le sue collezioni con l’acquisizione di una nuova preziosa opera d’arte esposta per la prima volta lungo il percorso della mostra permanente “Il Colosseo si racconta”. Si tratta di una tempera su carta pergamena (cm 14,5 x 47, inv. 20.M324-8.1) opera dell’artista Maria Luigia Raggi raffigurante, sul recto, la “Veduta del Colosseo con l’Arco di Costantino e la Meta Sudans” e, sul verso, il “Paesaggio della campagna romana con scena mitologica”. L’opera è datata all’ultimo quarto del XVIII secolo, ed è preparatoria ad una particolare tipologia di ventola (o ventaglio), detta del “Grand Tour”, una sorta di souvenir che aveva come acquirente privilegiato il turista nordeuropeo in visita in Italia. Nel ventaglio il Colosseo è ripreso dalla via Sacra, nei pressi dell’Arco di Tito. Alla sua destra sono la Meta Sudans, oggi non più visibile, e l’Arco di Costantino. Alcune figure animano la scena: in primo piano è ben visibile un gruppo familiare, a sinistra; il punto di osservazione è ravvicinato e uno scorcio di paesaggio arcadico accompagna la composizione che si snoda quindi tra veduta esatta e veduta ideale. Sul verso è dipinta un’articolata allegoria mitologica del tempo e dell’alternanza delle stagioni. Questa è resa visivamente con una netta separazione tra la porzione di destra, immersa nella luce, dove la dea Flora volteggia circondata da putti festosi e colorati, e la porzione di sinistra, in ombra, avvolta in una nube oscura e minacciosa. I protagonisti sono Giano – con i due volti opposti nell’atto di impugnare le chiavi del tempio alle sue spalle –, e il Tempo, raffigurato come un vecchio che si copre con un manto di colore turchese.

Il dipinto, proveniente dalla Collezione Zito, era parte di un lotto di opere per le quali erano stati richiesti gli attestati di libera circolazione. L’Ufficio Esportazione oggetti d’antichità e d’arte della Soprintendenza speciale archeologia belle arti e paesaggio di Roma ha disposto l’acquisizione coattiva a favore del Parco archeologico del Colosseo con la motivazione – prodotta dalla dott.ssa Ilaria Sgarbozza, funzionario storico dell’arte del Parco archeologico dell’Appia antica – che riflette l’importanza dell’opera e dei suoi elementi unici, ovvero: “la rarità della tempera; la rilevanza e armonia della doppia rappresentazione …; l’appartenenza a un contesto storico e artistico di primo piano, che collega Genova a Roma e all’Europa; nonché il riferimento a una delle pochissime artiste attive in Italia in età moderna …”. Il ventaglio è infatti opera di Maria Luigia Raggi, l’unica artista donna nota che esplora la tematica del paesaggio nel Settecento, la cui personalità e il cui catalogo di opere sono emersi in tempi recenti grazie agli studi condotti da Antonio Gesino prima e Consuelo Lollobrigida poi. Ed è proprio quest’ ultima a censire l’opera nella monografia dedicata alla pittrice come lavoro autografo. L’artista, Maria Luigia Raggi, nasce a Genova nel 1742 da famiglia aristocratica, figlia del marchese Giovan Antonio Raggi e di Maria Brignole Sale. A sette anni fa il suo ingresso come educanda nel monastero dell’Incarnazione, per abbracciare la vita religiosa. Diventata monaca turchina e stabilitasi nel monastero dell’Ordine della Santissima Annunziata, si forma artisticamente da autodidatta. Nel 1781 Maria Luigia Raggi soggiorna a Roma, città che ne influenza la produzione artistica. Non sono chiari i termini cronologici della sua permanenza, che comunque non daterebbe con certezza il ventaglio ora esposto Colosseo: l’opera potrebbe essere stata realizzata in un momento precedente o successivo, sulla scorta di lavori di altra mano, o di disegni preparatori e schizzi. Muore comunque nel 1813 a Genova. Le oltre 80 opere a lei attribuite, dipinti di paesaggio e capricci, sono tutte tempere su carta caratterizzate da una tavolozza chiara e lucente, che dà vita a piccole scenette bucoliche tipiche della cultura tardo rococò, in cui spesso ritorna come tratto dominante il colore “turchese”, possibile omaggio proprio all’Ordine di cui era entrata a far parte nel corso della sua vita.

Da martedì 18 maggio 2021 è possibile ammirare il ventaglio di Maria Luigia Raggi lungo il percorso dell’esposizione permanente “Il Colosseo si racconta”, al secondo ordine dell’Anfiteatro Flavio. “Il ventaglio è collocato all’interno della vetrina che già ospita il modello ligneo del Colosseo, opera di Carlo Lucangeli”, commenta il direttore del parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo. “La scelta di abbinare le due opere d’arte nasce, oltre che dalla contemporaneità delle stesse, dalla volontà di documentare la fortuna che un’icona come il Colosseo ha avuto ben oltre il suo valore storico, simbolico e archeologico, fino a diventare “souvenir” irrinunciabile per i viaggiatori del Grand Tour. Con l’introduzione di quest’opera di “piccole” dimensioni nel formato, ma “monumentale” nel valore simbolico, rispetto al “gigantismo” del modello del Lucangeli – prosegue il Direttore -, vogliamo anche dare voce alla storia della produzione femminile in ambito artistico, non sempre debitamente tenuta in considerazione nelle collezioni pubbliche”.
Roma. Per il ciclo “Dialoghi in Curia” del parco archeologico del Colosseo, presentazione on line del libro di Marisa Ranieri Panetta “Le donne che fecero l’Impero. Tre secoli di potere all’ombra dei Cesari” con Marco Damilano, Simona Marchini e Alfonsina Russo
Per il quinto appuntamento del ciclo “Dialoghi in Curia”, ciclo promosso dal parco archeologico del Colosseo e dedicato alla presentazione di libri che spaziano dall’archeologia, alle figure femminili che hanno fatto la storia dell’Impero, alle nuove frontiere della comunicazione digitale dopo la pandemia, giovedì 13 maggio 2021 alla Curia Iulia è la volta di “Le donne che fecero l’Impero. Tre secoli di potere all’ombra dei Cesari” (Salerno Editrice). L’archeologa e saggista Marisa Ranieri Panetta sviluppa il tema del potere esercitato da mogli e madri dei Cesari, entrando nella vita pubblica e privata delle donne più influenti nella Roma imperiale. Interverranno il giornalista e saggista Marco Damilano, la gallerista e attrice Simona Marchini e il direttore del PArCo Alfonsina Russo. L’incontro di giovedì 13 maggio 2021 sarà in diretta on line alle 16.30 all’indirizzo https://www.facebook.com/parcocolosseo; la conferenza sarà trasmessa nel primo post disponibile sulla pagina (non è necessario avere un account Facebook). Dopo il 15 maggio 2021 il video sarà disponibile qui: https://parcocolosseo.it/evento/dialoghi-in-curia-marisa-ranieri-panetta-le-donne-che-fecero-impero; dopo il 15 maggio 2021 l’audio sarà disponibile qui: https://open.spotify.com/show/3JU094BAQp4eITYs6iAsRC.

L’archeologa e saggista Marisa Ranieri Panetta
Le donne che fecero l’Impero. Tre secoli di potere all’ombra dei Cesari. Modelli di riferimento per le donne romane, oggetto di critica da parte degli antichi storici, protagoniste nel centro del potere: sono le mogli e le madri che hanno affiancato coniugi e figli sul trono, influenzando scelte politiche, innovazioni sociali e culturali. Sono esistenze attraversate da complotti, guerre, apici di gloria e tragedie familiari – dal I sec. a.C. al III d.C. I profili biografici di Cleopatra, Livia, Agrippina Minore, Plotina, Giulia Domna e le sue nipoti descrivono anche le trasformazioni urbanistiche di Roma, i cambiamenti nell’arte e nelle mode. Gli uomini di cui condivisero il destino furono i detentori del massimo potere fino all’avvento dell’anarchia militare: da Giulio Cesare e Augusto ad Alessandro Severo. Li potremo conoscere meglio attraverso le donne che furono loro accanto, come interpreti di ruoli pubblici e pedine indispensabili per la propaganda e la successione.
Roma. Nella quinta puntata di “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica”, prima di una miniserie dedicata ai giovani di LazioSound, protagonista Claire Audrin in una live session alle pendici Nord-Ovest del colle Palatino

Dopo The Zen Circus (aprile 2020), Clavdio (maggio 2020), Silvestri (maggio 2020), Måneskin (novembre 2020), in cantiere una mini-serie con giovani artisti per tre nuovi appuntamenti con “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica”, un progetto del Servizio Comunicazione del PArCo (responsabile Federica Rinaldi), ideato e curato da Andrea Schiappelli (PArCo), con Elisa Cella (PArCo), Andrea Lai e Roberto Testarmata; produzione audio e video: Popup Live Sessions; social-media manager: Astrid D’Eredità con Francesca Quaratino (PArCo). In un periodo come quello che stiamo vivendo, notoriamente di estrema difficoltà per il mondo della musica e in particolare per lo spettacolo dal vivo, la produzione di “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica” ha deciso di dedicare le ultime tre puntate della serie a tre giovani realtà, affermatesi di recente nel contest LAZIOSound, iniziativa della Regione Lazio a supporto dei giovani talenti musicali. Prima ospite di questa mini-serie nella serie sarà Claire Audrin, giovane cantante romana vincitrice assoluta di LAZIOSound Scouting 2020 con il singolo D-Dance, brano che verrà eseguito in versione unplugged nella live session alle pendici Nord-Ovest del colle Palatino. Di qui, la passeggiata proseguirà lungo il sentiero meridionale alla base dell’altura, un percorso verde e in piena fioritura primaverile sotteso -in perfetta sequenza cronologica- tra le capanne delle origini alle arcate del III sec. d.C. La puntata andrà in onda sul canale YouTube del PArCo sabato 8 maggio 2021, alle 18, per essere rilanciata sui social @parcocolosseo e sui social di Regione Lazio. Le canzoni suonate nella puntata arricchiranno la playlist “StarWalks” del canale Spotify del PArCo.

Tre nomi in ascesa, quindi, saranno protagonisti di altrettante passeggiate accompagnati come di consueto dall’archeologo del PArCo Andrea Schiappelli durante le quali, grazie alle interviste condotte in itinere dalla speaker Carolina Di Domenico, avremo modo di apprezzare l’entusiasmo e la qualità artistica dei protagonisti, di cui scopriremo anche esperienze, aneddoti, progetti e sensazioni di volti ancora poco noti al grande pubblico. “L’idea di una mini-serie dedicata al racconto di artisti nuovi e in via di affermazione ci è sembrata perfettamente in linea con lo spirito del programma, orientato a mostrare il Parco ai più giovani attraverso gli occhi e le sensazioni dei loro artisti preferiti”, sottolinea il direttore del parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, “e così ora al centro della scena avremo proprio tre giovani musicisti emergenti a presentarsi e suonare in questo nostro palcoscenico virtuale e itinerante tra le vestigia di un passato evocativo, che ci auguriamo sia foriero di un futuro artistico luminoso”.

Claire Audrin protagonista di Star Walks sul Palatino (foto PArCo)
In questo modo, il PArCo ha inteso anche dare un segnale concreto di sostegno comunicativo a iniziative come LAZIOSound, condividendone contenuti e finalità, attraverso le quali istituzioni come la Regione Lazio hanno voluto scommettere e investire sui talenti più giovani, con l’intenzione di rinforzare il mercato musicale indipendente regionale. “Incoraggiare i giovani musicisti nella loro espressione creativa sostenendone il percorso artistico”, interviene il presidente del Lazio Nicola Zingaretti, “è quello che come Regione abbiamo fatto per aiutare la ripartenza del settore della musica e dello spettacolo dal vivo così fortemente colpito dall’emergenza economica e sanitaria di questi ultimi mesi. Per questo sin dall’inizio della pandemia, ci siamo impegnati per realizzare tante iniziative e creare una rete tra gli operatori del settore della musica con l’obiettivo di valorizzare i giovani talenti del nostro territorio, come LAZIOSound”.
Roma, nuova arena del Colosseo: il progetto di Milan Ingegneria si è aggiudicato il bando di gara. Lo ha annunciato il ministro Franceschini: “Struttura reversibile, leggera, di conservazione e valorizzazione dei sotterranei e dell’arena. Si recupera l’immagine storica dell’anfiteatro flavio, ne parlerà tutto il mondo”. Lavori pronti entro il 2022

Milan Ingegneria si è aggiudicato il bando di gara lanciato da Invitalia per la ricostruzione dell’arena del Colosseo. Lo hanno annunciato oggi, domenica 2 maggio 2021, il ministro della Cultura Dario Franceschini e la direttrice del parco archeologico del Colosseo Alfonsina Russo. La nuova arena dell’Anfiteatro Flavio, così come previsto dal Documento di Indirizzo alla Progettazione (DIP) elaborato dagli architetti, archeologi, restauratori e strutturisti del parco archeologico del Colosseo, sarà leggera, reversibile e sostenibile. Il progetto vincitore, infatti, è stato realizzato sulla base del DIP, redatto ai sensi del Codice dei Contratti per consentire al progettista di avere piena contezza di ciò che viene richiesto dall’amministrazione per il perseguimento degli obiettivi posti a base dell’intervento e delle modalità con cui tali obiettivi devono essere conseguiti. Con la vittoria del bando da parte del gruppo di lavoro composto da Milan Ingegneria e altri partner, si entra così nella fase operativa dell’ambizioso programma di realizzazione.
“Ancora un passo avanti verso la ricostruzione dell’arena, un progetto ambizioso che aiuterà la conservazione e la tutela delle strutture archeologiche recuperando l’immagine originale del Colosseo e restituendogli anche la sua natura di complessa macchina scenica”, così il ministro della Cultura, Dario Franceschini, commenta l’esito della procedura di gara gestita dal parco archeologico del Colosseo insieme a Invitalia per l’affidamento della progettazione e della realizzazione del nuovo piano dell’arena dell’Anfiteatro Flavio. “È un progetto straordinario, di cui ha parlato tutto il mondo. Io credo sia un insieme di tutela e conservazione intelligente tecnologica. L’arena sarà reversibile, si potranno vedere i sotterranei. La si potrà calpestare stando al centro del Colosseo, vedendo il Colosseo come l’hanno visto tutti i viaggiatori fino alla fine dell’Ottocento. Perché alcune foto di Alinari dimostrano che alla fine dell’Ottocento l’arena c’era ed è naturale che ci sia. Vedere il Colosseo dal centro, consentire di usare l’arena per alcuni eventi culturali di altissima qualità internazionale farà parlare ancora di più del Colosseo, farà ammirare il Colosseo in tutto il mondo”.
Presentazione del progetto vincitore del bando di gara per la nuova Arena del Colosseo. Il progetto, con tecniche costruttive innovative, uso di materiali appropriati e metodologie di analisi raffinate, permetterà di garantire sicurezza, funzionalità ed economia realizzativa. Oltre a restituire l’immagine originaria del monumento e del suo funzionamento come complessa macchina scenica, permetterà anche di rafforzare tutela e conservazione, in particolare di proteggere le strutture ipogee. Il piano sarà in legno di Accoya, ottenuto con un particolare processo che ne aumenta resistenza e durabilità: scelta sostenibile che evita l’abbattimento di specie pregiate. Alcune porzioni del piano saranno costruite con pannelli mobili che, grazie a rotazione e traslazione, garantiranno flessibilità e renderanno possibile l’apertura delle strutture ipogee per illuminazione naturale. A livello conservativo poi, 24 unità di ventilazione meccanica distribuite lungo il perimetro controlleranno la temperatura e l’umidità degli ambienti ipogei: in soli 30 minuti sarà garantito il ricambio completo dell’intero volume d’aria. Il piano proteggerà le strutture sottostanti dagli agenti atmosferici, riducendo il carico idrico con un sistema di raccolta e recupero dell’acqua piovana che alimenterà i bagni pubblici del monumento. L’intervento consentirà di ripristinare la lettura integrale del monumento e permetterà al pubblico di comprendere appieno l’uso e la funzione di questa icona del mondo antico, anche attraverso eventi culturali di altissimo livello.
La timeline del bando di gara per l’affidamento della progettazione e della realizzazione del nuovo piano dell’arena dell’Anfiteatro Flavio. Il bando di gara, pubblicato il 22 dicembre 2020 con scadenza 1° febbraio 2021, si è concluso con la selezione, da parte della commissione aggiudicatrice sorteggiata da Invitalia e composta da Salvatore Acampora, Giovanni Carbonara, Stefano Pampanin, Michel Gras e Giuseppe Scarpelli, del progetto di Milan Ingegneria. Il progetto ha preso idealmente il via il 2 novembre 2014, quando il ministro Dario Franceschini rilancia l’idea dell’archeologo Daniele Manacorda di restituire al Colosseo la sua arena. Il 1° settembre 2015 l’arena del Colosseo viene inserita tra i Grandi Progetti Beni Culturali con un finanziamento di 18,5 milioni di euro. Dal 2015 al 2020 si sono svolti numerosi studi e indagini per definire le modalità di realizzazione dell’intervento, che hanno portato al bando di gara appena conclusosi. Ora il progetto esecutivo e la gara per individuare l’impresa costruttrice. La nuova arena potrebbe vedere la luce entro il 2022.
Le interviste ai progettisti della nuova Arena del Colosseo: gruppo di lavoro composto da Milan Ingegneria e altri partner. Intervengono: Massimiliano Milan di Milan ingegneria SPA; l’architetto Fabio Fumagalli; Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori di Labics. “Il progetto del nuovo piano dell’arena del Colosseo”, esordisce Massimiliano Milan, Milan Ingegneria Spa, “si basa su scelte strutturali costruttive e tecnologiche, che hanno l’obiettivo di tutelare e di conservare il monumento e gli spazi ipogei”. E l’architetto Fabio Fumagalli: “La struttura, estremamente leggera impostata alla quota del piano flavio, è completamente reversibile. Riprende dal piano originario sia la forma sia le funzioni. L’impalcato è posto alla stessa quota delle travi che lo sostengono. Le travi sono appoggiate direttamente sulle strutture murarie senza ancoraggi meccanici, proiettando così i corridoi ipogei direttamente in superficie cosicché lo spettatore sulla cavea possa riconoscere anche al piano d’uso le sottostanti”. Spiega Maria Claudia Clemente, Labics: “Il nuovo piano di calpestio sarà costituito da pannelli mobili dall’alto contenuto tecnologico. Questi infatti saranno realizzati in fibre di carbonio e rivestiti in legno di Accoya”. “Materiale – precisa Francesco Isidori, Labics – che si ottiene attraverso un processo di attivazione delle fibre del legno per aumentarne resistenza e durabilità. Useremo legni provenienti da colture sostenibili in modo tale da non abbatter essenze precarie”. “La rotazione e la traslazione delle lamelle – riprende Massimiliano Milan – permette l’apertura delle strutture ipogee, garantisce la ventilazione e l’illuminazione naturale. Inoltre permette di vedere il sistema scenico originario”. E Maria Claudia Clemente: “Ventiquattro unità di ventilazione meccanica distribuite lungo il perimetro del monumento controlleranno l’umidità e la temperatura degli ambienti ipogei. In soli 30 minuti sarà possibile dunque garantire il ricambio completo dell’intero volume d’aria”. Francesco Isidori assicura che “il nuovo piano dell’arena proteggerà gli ambienti sottostanti dagli agenti atmosferici. Lo scarico idrico verrà notevolmente ridotto grazie a un sistema di recupero dell’acqua piovana che verrà riutilizzato per i servizi igienici del monumento”. Chiude Fabio Fumagalli: “Il progetto aiuterà la conservazione e la tutela delle strutture archeologiche sottostanti permettendo di recuperare l’immagine originaria del monumento e quella del suo funzionamento come complessa macchina scenica”.
Roma. Per il ciclo “Dialoghi in Curia” del parco archeologico del Colosseo, presentazione on line del libro di Andrea Augenti “Scavare nel Passato. La grande avventura dell’archeologia” con Andreas Steiner e Mario Tozzi

Per il quarto appuntamento del ciclo “Dialoghi in Curia”, ciclo promosso dal parco archeologico del Colosseo e dedicato alla presentazione di libri che spaziano dall’archeologia, alle figure femminili che hanno fatto la storia dell’Impero, alle nuove frontiere della comunicazione digitale dopo la pandemia, giovedì 28 aprile 2021 alla Curia Iulia è la volta di “Scavare nel Passato. La grande avventura dell’archeologia” di Andrea Augenti (Carocci editore). Il professore Andrea Augenti (università di Bologna) percorre un viaggio appassionante nello spazio e nel tempo alla scoperta dei più importanti protagonisti e degli scavi che hanno fatto la storia dell’archeologia. Attraverso le scoperte e i protagonisti dell’archeologia il volume approfondisce il metodo archeologico, vale a dire un modo di fare storia concentrato sugli aspetti materiali delle vicende umane. Ne parleranno con il direttore del PArCo Alfonsina Russo e l’Autore, il giornalista e direttore di Archeo, Andreas Maximilian Steiner, e il geologo e divulgatore scientifico, Mario Tozzi. L’incontro di giovedì 28 Aprile 2021 sarà in diretta on line alle 16.30 sulle pagine Facebook del parco archeologico del Colosseo. La registrazione resterà disponibile su questa pagina anche dopo la diretta. L’evento sarà disponibile anche su YouTube e come podcast su Spotify. Dopo il 1° Maggio il video sarà disponibile qui: https://parcocolosseo.it/evento/dialoghi-in-curia-quarto-appuntamento-con-scavare-nel-passato-di-andrea-augenti/; dopo il 1° Maggio l’audio sarà disponibile qui: https://open.spotify.com/show/3JU094BAQp4eITYs6iAsRC.


Il prof. Andrea Augenti
Che significato aveva il cerchio di pietre di Stonehenge? Come è stato ritrovato l’esercito di terracotta di Xi’an? Chi era l’uomo sepolto nel Tempio delle Iscrizioni a Palenque? Si può fare un’archeologia del mondo contemporaneo? L’archeologia ci mette in contatto con il nostro passato, raccontandoci luoghi, monumenti, rituali, episodi, persone. Ma non è tutto qui. Perché l’archeologia non è altro che un modo di fare storia, concentrato sugli aspetti materiali delle vicende umane, e può affrontare persino gli argomenti più delicati e scottanti del mondo attuale. Da Lucy a Ötzi, da Tutankhamon a Childerico e a Riccardo III, fino ai migranti che dal Messico si spingono verso gli Stati Uniti, il libro racconta in modo semplice e chiaro queste e altre storie, spaziando in tutti i continenti e attraversando tutte le epoche, dalla preistoria ad oggi, e ci fa conoscere alcuni tra i più importanti archeologi e i loro metodi di lavoro. Una ricca selezione di immagini dei luoghi, degli oggetti e dei protagonisti delle varie indagini aiuterà il lettore a immergersi in un viaggio appassionante nello spazio e nel tempo.
Per celebrare il Natale di Roma maratona da cinque cantieri di restauro con Alfonsina Russo, direttrice del Parco archeologico del Colosseo: gli stucchi del Colosseo, l’Arco di Costantino, l’area del Tempio di Vesta, la Basilica Emilia, e l’Arco di Settimio Severo. E un arrivederci alla vicina riapertura del PArCo

Maratona tra i cantieri di restauro nel cuore di Roma antica: è quanto proposto dal Parco archeologico del Colosseo per celebrare il Natale di Roma. Cinque dirette curate dalla direttrice Alfonsina Russo che di volta in volta ha dialogo con i restauratori impegnati sul monumento specifico. Per la responsabile del PArCo è stata anche l’occasione per anticipare qualche evento, come il convegno on line il 9 giugno sui restauri al Tempio di Vesta nel Foro romano o il riallestimento della Casa delle Vestali per il 21 giugno, o per sottolineare la linea green negli interventi di restauro, ribandendo che nel PArCo i prodotti chimici sono banditi. Ma soprattutto è stata l’occasione per dare un arrivederci a prestissimo, al 26 aprile 2021, quando il parco archeologico del Colosseo sarà riaperto al pubblico.
Prima tappa: i restauri degli stucchi del fornice Nord del Colosseo. Per la prima volta si sale sui ponteggi per avvicinarci a quel che resta degli stucchi che decoravano le superfici voltate e quelle della lunetta di questo angolo dell’anfiteatro. Tra il 1500 e il 1600 i grandi artisti, che da poco avevano scoperto le “grottesche” della Domus Aurea (tra tutti uno dei più brillanti allievi di Raffaello, Giovanni da Udine), riprodussero su disegni e altri supporti anche gli stucchi del Colosseo, consegnando a noi un patrimonio inestimabile di informazioni, altrimenti perdute. “Proprio grazie ai disegni di Giovanni da Udine, allievo di Raffaello, che nel ‘500 aveva visitato il Colosseo e aveva disegnato gli stucchi”, spiega Alfonsina Russo, “possiamo ricostruire anche quali erano i temi: temi legati a Dioniso, la divinità protettrice dei teatri e degli spettacoli”. Il restauro è appena iniziato. “Si procede innanzitutto con la pulizia”, spiega la restauratrice, “per conoscere meglio le modalità meno invasive per gli stucchi e capire il livello di degrado, dovuta anche alla vicinanza esterna con un’area particolarmente trafficata e a un punto del monumento in cui si incanalano diverse correnti che trasportano molti inquinanti, e a materiali sovrapposti dovuti a interventi precedenti”. Di questi stucchi, anticipa Russo, “faremo anche le analisi proprio per capire se sono della stessa tipologia di materiale degli stucchi del passaggio di Commodo, nell’ingresso a Sud. E anche per inquadrarli meglio cronologicamente. Gli stucchi dovevano già esserci all’inizio, quando il monumento venne inaugurato nell’80 d.C.. E quindi dobbiamo immaginare che quest’area doveva essere completamente ricoperta da stucchi. Successivamente, nell’importante restauro che fecero i Severi tra la fine del II e l’inizio del III sec. d.C., vennero restaurate anche queste decorazioni con elementi cassettonati, un motivo che influenzò molto la scuola di Raffaello. Al centro della volta c’è un grande riquadro dove probabilmente era raffigurato Dioniso, e una serie di riquadri laterali con le Menadi e i Satiri. Da quello che è rimasto, possiamo immaginare una decorazione di grande raffinatezza. Del resto – non dimentichiamolo mai – questo era l’anfiteatro imperiale, il Colosseo era l’anfiteatro dell’imperatore, perciò tutto ciò che veniva realizzato – compresa la decorazione – era di altissimo livello”. Il cantiere andrà avanti per un mese. E poi si sposterà sui fornici laterali che pure presentano una decorazione a stucco.
Seconda tappa: i restauri dell’Arco di Costantino. Si sale al settimo piano dei ponteggi. Con le restauratrici diamo un’occhiata ai diversi tipi di malta e ai loro utilizzi. “Oggi analizziamo le tecniche di restauro e in particolare le stuccature”, sottolinea Alfonsina Russo. “Il cantiere è in una fase abbastanza avanzata del lavoro. I restauratori hanno ripulito i rilievi dallo sporco, e ora stanno passando alla fase della stuccatura. Si procede con diversi tipi di malte con colori diversi, calda chiara, fredda, calda scura e rossa, a seconda del colore del marmo. Si mescolano i colori fino a trovare una tonalità che si armonizzi con i marmi. Quindi è un lavoro molto importante e molto delicato che darà proprio l’aspetto finale del restauro dell’arco”. Queste malte sono realizzate con calce idraulica, molto resistente all’acqua. “Le malte”, spiegano le restauratrici, “le mischiamo con delle cariche inerti, polveri di marmo di diversi colori, e le setacciamo per avere una granulometria che si adatti alla superficie del marmo e a una tonalità. Nello stendere le malte cerchiamo di fare in modo che non ci siano ristagni d’acqua e favoriamo gli scoli, per evitare attacchi biologici, sigillando tutte le crepe”. Il restauro dell’arco di Costantino è alle fasi finali. “Lo seguiamo da febbraio (vedi Roma. Prime tre dirette dal cantiere di restauro dell’Arco di Costantino con le archeologhe Francesca Rinaldi ed Elisa Cella del Parco archeologico del Colosseo: la topografia del monumento e l’apparato figurativo dall’attico ai tondi adrianei al fregio costantiniano | archeologiavocidalpassato). L’arco di Costantino è uno dei monumenti più importanti del nostro parco archeologico, connesso alla via Trionfale che collega poi l’arco di Tito e l’arco di Settimio Severo”.
Terza tappa: area del Tempio di Vesta. Il direttore Alfonsina Russo mostra i restauri degli elementi architettonici del tempio e rivela alcune anticipazioni sul convegno dedicato all’Aedes Vestae e sul prossimo 21 giugno 2021. Siamo nel cuore di Roma, siamo nell’area della Casa delle Vestali, e dietro c’è il Tempio di Vesta. “In questo cantiere”, mostra Alfonsina Russo, “si stanno ripulendo i pezzi che fanno parte del tempio. Dopo aver partecipato virtualmente al cantiere del Tempio di Vesta (vedi Roma. Archeologi e restauratori del parco archeologico del Colosseo raccontano il cantiere di restauro del Tempio di Vesta nel Foro romano. E a primavera giornata di studi internazionali sull’Aedes Vestae | archeologiavocidalpassato), ora seguiamo questo nuovo cantiere allestito per pulire altri pezzi, frammenti di marmo, che facevano parte sempre del Tempio, e che nell’anastilosi realizzata tra il 1929 e il 1930 non sono stati utilizzati. Intanto vi segnalo che il 9 giugno 2021, proprio in occasione delle Vestalia, organizzeremo un convegno proprio sui lavori che stiamo portando avanti sul Tempio di Vesta e questo nuovo cantiere. In quell’occasione il convegno sarà on line e quindi tutti potranno seguire i vari interventi. E speriamo poi che il 21 giugno 2021, in occasione del Solstizio d’estate, di poter inaugurare la Casa delle Vestali con un nuovo allestimento: sarà una sorpresa”. I frammenti di marmo sono trattati con il biocida. “Qui è tutto eco-compatibile”, spiega la restauratrice, “perché i prodotti chimici nel PArCo non si possono utilizzare. Questo biocida si spruzza tre o quattro volte. In qualche caso interveniamo con il micro trapano dove ci sono dei residui. E non si fa nient’altro”.
Quarta tappa: la Basilica Emilia. Stavolta scopriamo insieme il progetto di restauro ecosostenibile portato avanti con gli enzimi e condotto con Enea e piccole imprese. La Basilica Emilia è la più antica Basilica, fondata nel 179 a.C. da Marco Fulvio Nobiliore e Marco Emilio Lepido. Qui è aperto un cantiere di pulitura di un fregio che risale alla fase augustea. “Questo progetto utilizza degli enzimi, tutto eco-sostenibile, tutto naturale”, fa presente Alfonsina Russo. “È un progetto speciale che coinvolge anche micro imprese proprio per sostenerle in questo momento molto difficile dal punto di vista economico”. Il restauro prevede interventi guidati dalla eco-sostenibilità, per il monumento con materiali originali dell’opera, per l’ambiente e per operatori e restauratori. “Il progetto ha avuto una piccola battuta di arresto dovuta alla pandemia”, ricorda la restauratrice, “ma ora è potuto ripartire grazie alla collaborazione delle piccole imprese e delle istituzioni. Abbiamo così potuto utilizzare un prodotto di nuova generazione a base di enzimi stabilizzati in una matrice di nanoparticelle. E vediamo che nelle prove effettuate la carica batterica si è completamente abbattuta. Questi interventi sono stati veramente di successo. E grazie alla collaborazione con Enea abbiamo la possibilità di testare un additivo tratto dalla pianta del fico d’India che conferisce solidità e compattezza alle malte di restauro. E ancora grazie alla collaborazione con una piccola impresa siciliana possiamo testare un compost riformulato a base di oli essenziali che ci consentirà di rimuovere le patine che nel PArCo sono molto presenti e avrà un’azione deterrente nella formazione di nuove patine. Nella sua globalità il progetto vuole incoraggiare questi interventi per arrivare a una pratica di questo tipo di interventi fornendo strumenti tecnici e scientifici ma anche amministrativi perché un’istituzione come il PArCo possa pensare a una gestione sostenibile degli interventi di restauro e a una loro esecuzione anche con procedure di appalto”.
Quinta e ultima tappa: per la prima volta in diretta dal cantiere di restauro dell’Arco di Settimio Severo. Si sale sui ponteggi per guardare da vicino i rilievi sul fronte nord-occidentale del monumento che sarà oggetto di importanti lavori per i prossimi 7 mesi. “Siamo in un luogo unico, straordinario: siamo al quinto piano del ponteggio di restauro dell’Arco di Settimio Severo, fronte verso il Campidoglio”, interviene Alfonsina Russo. “Qui ci sono i grandi pannelli che narrano le Guerre partiche per le quali venne realizzato l’arco che narrava le gesta appunto di Settimio Severo nel 203 d.C. Il cantiere è iniziato da circa un mese e ne durerà altri sette, quindi fino all’autunno inoltrato. E perciò avremo modo di seguire più volte i lavori. Questo monumento non si restaurava da moltissimi anni e non eravamo mai potuto essere così vicini ai rilievi per vedere il loro stato di conservazione. Purtroppo i rilievi sono molto deteriorati, però si possono ancora riconoscere i vari particolari. Queste erano come delle grandi pitture che venivano portate durante i trionfi per raccontare le gesta dell’imperatore in guerra. E sono state poi riprodotte in scultura sugli archi. Raccontano nei minimi dettagli le varie tappe della guerra contro i Parti”. Il cantiere è ancora in una fase di studio. “Stiamo testando varie tipologie di pulitura per alleggerire le croste nere”, spiega il restauratore, “e l’utilizzo di strumentazioni laser per la pulitura molto delicata. Inoltre abbiamo testato due prodotti biocida per vedere quale dà una risposta migliore. Possiamo notare anche dei restauri antichi, come le cerchiature in bronzo poste nell’Ottocento, o integrazioni in cemento di inizi Novecento. Sulla base delle colonne verrà sperimentato il bio-consolidamento con enzimi: l’intervento durerà circa due mesi”.
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