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Parco sommerso di Baia. A due anni dall’inserimento nella lista delle buone pratiche mondiali dell’UNESCO una tre giorni della missione di tecnici UNESCO chiusa dal convegno sul patrimonio culturale sommerso e costiero dei Campi Flegrei. Ecco il programma

Dopo circa due anni dall’importante riconoscimento che ha visto il Parco sommerso di Baia essere inserito nella lista delle buone pratiche mondiali dell’UNESCO per la conservazione del patrimonio culturale subacqueo, tra il 12 e il 14 maggio 2025 si svolge a Baia una missione di tecnici UNESCO per la condivisione di momenti di valutazione e riflessione. Esperti di archeologia subacquea provenienti da diversi paesi si confrontano con i tecnici del parco archeologico dei Campi Flegrei su tematiche legate alla conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico subacqueo. Verranno condotti sopralluoghi in diverse aree del sito sommerso dove sono in corso indagini archeologiche e interventi di manutenzione programmata. Il programma si completa nella giornata del 14 maggio 2025 con un convegno scientifico internazionale nella sala conferenze del Castello di Baia dove esperti italiani e stranieri presenteranno i risultati delle proprie ricerche e attività. Interverranno, tra gli altri, Jon Henderson dell’università di Edimburgo e Robert Domzal del museo nazionale marittimo di Danzica. Partecipazione gratuita.

Mosaici antichi nel parco archeologico sommerso di Baia (foto pa-fleg)

Il modello di gestione del parco sommerso di Baia traguarda da anni importanti obiettivi di sviluppo turistico-culturale che hanno consentito di raggiungere importanti risultati in termini di numero di presenze e di qualità dei servizi offerti. La crescita del Parco si fonda su una profonda attenzione alla ricerca e alla conservazione, requisiti essenziali per garantire una duratura sostenibilità dello sviluppo. Il programma prevede anche un momento di incontro dei rappresentanti dell’UNESCO con le realtà locali che hanno compiti istituzionali e interessi imprenditoriali che si intrecciano con il destino del Parco sommerso. Nel dialogo con i rappresentanti delle istituzioni locali e degli operatori che contribuiscono alla valorizzazione del Parco si cercherà di calibrare e rafforzare quelle convergenze che appaiono essenziali per l’ulteriore crescita di un sito archeologico che ha, negli ultimi anni, assunto i connotati di un grande attrattore turistico.

Fabio Pagano, direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei (foto regione siciliana)

“Il parco sommerso di Baia è un luogo unico al mondo, eccezionale da tanti punti di vista”, dichiara Fabio Pagano, direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei. “L’inserimento del Parco nella lista delle buone pratiche mondiali, unico in Italia tra i quattordici siti distribuiti in tutto il mondo, rappresenta il coronamento di decenni di attività di ricerca in acqua. Oggi il Parco sommerso di Baia è una splendida eccellenza nella conservazione sott’acqua del patrimonio archeologico e nella valorizzazione integrata riversando nel territorio flegreo importanti ricadute sociali ed economiche. È molto importante che tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati, concorrano in sintonia al perseguimento dell’unico obiettivo possibile: quello dello sviluppo sostenibile del Parco”.

Convegno sul patrimonio culturale sommerso e costiero dei Campi Flegrei. Ore 9.30, osservazioni di apertura: Stefano Musco; Krista Pikkat, Director Culture and Emergency, UNESCO (online). SESSIONE 1 – CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO, modera Alessandro Asta: alle 10, Fabio Pagano (direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei) “Il patrimonio dei Campi Flegrei: un insieme di siti e sfide”; Ulrike Guerin (UNESCO) “Le migliori pratiche UNESCO sul patrimonio culturale subacqueo e i siti dei Campi Flegrei: primi risultati per il dibattito”; Enrico Gallocchio (parco archeologico dei Campi Flegrei) “Il Parco Archeologico Sommerso di Baia – Stato attuale e ricerche archeologiche”; Marida Salvatori (parco archeologico dei Campi Flegrei) e Riccardo Mancinelli (CSR Restauri) “Conservazione e monitoraggio del Parco archeologico sommerso di Baia”; Francesca Romana Paolillo (soprintendente nazionale Patrimonio culturale subacqueo) e Barbara Davidde (Istituto centrale per il Restauro) “Il parco sommerso di Baia, un luogo unico per sperimentare la conservazione in situ e le nuove tecnologie per la valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo”. Alle 12, tavola rotonda, domande e risposte. Alle 13, pranzo. SESSIONE 2 – ACCESSO AL PATRIMONIO, modera Barbara Davidde: alle 15, Fabio Pagano, Filippo Russo, Enrico Gallocchio, Maria Pia Cibelli, Silvana Carannante (parco archeologico dei Campi Flegrei) e Raffaele Carlani (Katatexilux srl) “Nuovi approcci narrativi al patrimonio archeologico sommerso nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei”; Robert Domzal (presidente UNESCO STAB) “Osservazioni STAB dell’UNESCO sulle sfide e le migliori pratiche della museologia oggi”; Maurizio Simeone, Martina Delfina (parco sommerso di Gaiola) “Parco Sommerso di Gaiola: tutela e fruizione sostenibile del patrimonio naturalistico e archeologico”; Crescenzo Violante (CNR – ISPC) “Il Parco Sommerso di Baia come laboratorio naturale per unire archeologia, biologia e geoscienze in un ambiente digitale. Un’iniziativa congiunta ISPC_CNR – PAFLEG, inserita nel Decennio ONU dell’Oceano”; prof. Jon Henderson (Edinburgh University) “Un’occasione per il rilancio della “florentis Baiae”: sviluppo infrastrutturale, patrimonio culturale e opportunità”. Alle 17.30, tavola rotonda, domande e risposte.

Roma. All’Istituto Archeologico Germanico il progetto di studio delle università di Regensburg e Padova in corso a Bibione sulla Villa romana di Mutteron dei Frati protagonista del convegno “Coastal Villas and Lagoon Landscapes from Roman Times to Late Antiquity” sul paesaggio delle ville costiere e lagunari d’età romana nell’Adriatico settentrionale

roma_germanico_convegno-coastal-villas-and.lagoon-landscapes-from-roman-times-and-late-antiquity_locandinaIl 17 e 18 ottobre 2024 si tiene a Roma, all’’Istituto Archeologico Germanico, il convegno “Coastal Villas and Lagoon Landscapes from Roman Times to Late Antiquity” che ha come focus il paesaggio delle ville costiere e lagunari d’età romana nell’Adriatico settentrionale. Insieme alle università di Regensburg e Padova, anche la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso vi prenderà parte con un intervento di Alessandro Asta, funzionario archeologo di questa soprintendenza, centrato sulla nascita del progetto di studio attualmente in corso a Bibione sulla Villa romana di Mutteron dei Frati. Il progetto di ricerca, condotto in collaborazione tra le università di Regensburg e Padova, su concessione del ministero della Cultura e supervisione della Soprintendenza competente, è un ideale caso di studio e riflessione sulle prospettive della tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico e del paesaggio nell’ambito costiero nord-adriatico. L’interazione e cooperazione fra enti pubblici, soggetti privati e portatori di interessi della comunità locale, nell’ottica di un serrato confronto fra esigenze e competenze non sempre convergenti, ha condotto questo progetto ben oltre i limiti della comfort-zone degli archeologi, risultando una sfida più ampia e, potenzialmente, un’occasione di formazione per i professionisti della cultura del prossimo decennio.

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Foto satellitare da Google Earth con l’ubicazione della villa romana al Mutteron dei Frati (foto catalogo beni culturali / mic)

PROGRAMMA 17 OTTOBRE 2024. Alle 9.15, Words of welcome (prof. dr. Ortwin Dally, director DAI); Dirk Steuernagel, Universität Regensburg); 9.30, Conference Introduction: Alessandro Asta, “La villa romana del Mutteron dei Frati a Bibione (VE). Un progetto culturale tra tutela, ricerca e valorizzazione”; 10, The project “Roman Villa of Bibione and the surrounding area” (part 1): Alessandro Fontana (with Mattia Azzalin, Timme Donders, Wouter Gerats), “Evoluzione geomorfologica del sistema costiero di Bibione e aspetti geoarcheologici del sito del Mutteron dei Frati”; Maria Stella Busana, Alice Vacilotto (with Francesca Pandolfo), “Il territorio circostante la villa romana di Mutteron dei Frati: gli insediamenti nella fascia costiera dell’agro di Iulia Concordia tra dati pregressi e nuove ricerche di superficie”; 11.50, The project “Roman Villa of Bibione and the surrounding area” (part 2): Dirk Steuernagel, Lorenzo Cigaina. Alice Vacilotto, “I nuovi scavi della villa romana di Mutteron dei Frati: primi risultati”; Francesca Pandolfo, “I materiali ceramici dai livelli di costruzione, abbandono e spoliazione della villa romana di Mutteron dei Frati”; Chiara Girotto (with Ekaterina Sokolova, Caterina Previato, Michele Secco, Simone Dilaria, Lara Maritan), “L’analisi archeometrica dei materiali da costruzione della villa romana di Bibione: primi dati”; 14.45, Case Studies of the Adriatic (part 1): Caterina Previato (with Giovanna Falezza, Jacopo Bonetto, Eliana Bridi, Chiara Girotto, Vito Prillo, Stefania Mazzocchin, Jacopo Turchetto), “Vivere sul Delta del Po in età romana: la “villa” di San Basilio tra terra, fiume e mare”; Rita Auriemma (with Paola Maggi, Dario Gaddi), “Alle porte del mare: le ‘ville’ nelle lagune di Grado e Marano”; Paola Maggi (with Tiziana Cividini), “Ville della fascia perilagunare nel territorio sudoccidentale di Aquileia. Aspetti topografici e socio-economici”; Massimo Capulli, “Aquileia Waterscape: ricerche di archeologia subacquea tra Alto Adriatico e laguna di Grado”; Daniela Cottica (with Diego Calaon, Margherita Balan, Andrea Cipolato, Martina Bergamo, Marco Marchesini, Silvia Marvelli, Jacopo Paiano), “Uomo e ambiente lagunare: il caso del sito di Lio Piccolo sul litorale altinate”; 18, Overarching topics (part 1): Annalisa Marzano (with Lee A. Graña Nicolaou), “The Exploitation of Lagoonal Environments in the Roman World”.

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Campagna di scavo 2024 nella villa romana del Sale a Lio Piccolo diretta da Diego Calaon di Ca’ Foscari (foto unive)

PROGRAMMA 18 OTTOBRE 2024. 9.30, Overarching topics (part 2): Umberto Vincenti, “Per la composizione dello statuto giuridico delle ville marittime. Indicazioni di metodo”; Robert Matijašić, “Le ville, la costa, l’economia dell’Alto Adriatico in epoca romana”; 11.10, Case Studies of the Adriatic (part 2): Alexandra Bivolaru (with Christophe Morhange, Daniela Cottica, Diego Calaon), “Diachronic perspectives on human-environment interactions in Northern Venice lagoon”; Michele Abballe (with Federica Boschi, Marco Cavalazzi, Paolo Maranzana), “Lagoons, Marshes, and Swamps in the Roman and Late Antique Ravenna Greater Region: Settlement Patterns and Environmental Transformations”; Corinne Rousse (with Gaetano Benčić), “Loron – Santa Marina: una villa costiera e il suo fundus sul territorio settentrionale della colonia di Parentium in Istria – Croazia”; Ana Konestra (with Fabian Welc), “Roman villae in the landscapes of the Kvarner region (NE Adriatic) – insular case studies”; Emmanuel Botte (with Kristina Jelinćič), “Ricerche sulle ville romane di Dalmazia centrale”; 14.45, Case studies in the Tyrrhenian area: Michele Stefanile, “Villae maritimae nel Lazio meridionale. Ricerche tra terra e mare nel sinus Formianus e a Sperlonga”; Peter Attema, “The Roman coastal villae of the Pontine region (South Lazio) in their landscape archaeological context”; 16.10, Overarching topics (part 3): Isabella Baldini, Marina Pizzi, “Ville costiere di età tardoantica in Italia”; Federico Lizzani, “Abitare il confine tra terra e mare. Il riflesso frastagliato delle ville lagunari nelle fonti tardoantiche”

Firenze. A Spazio Libri di TourismA 2024 presentato il libro “Per aquam ad astra. Studi di archeologia delle acque in onore di Luigi Fozzati” (Sap libri) a cura di Alessandro Asta e Massimo Capulli

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Tourisma 2024: “Spazio Libri”, la nuova sezione curata da Massimo Cultraro (cnr-ispc) (foto AV

TourismA 2024 ha ospitato una nuova sezione, “Spazio libri”, dove sono state illustrate, alla presenza degli autori, le ultimissime novità editoriali riguardanti la comunicazione del passato e le grandi personalità che hanno fatto la storia, in un dialogo-confronto con il curatore della sezione, Massimo Cultraro, archeologo, dirigente di ricerca al Cnr-Ispc di Catania; docente di Archeologia egea e Preistoria del Mediterraneo nelle università di Palermo, Messina e Salerno; visiting professor alla Brown University di Providence (USA). Sabato 24 febbraio 2024, Massimo Cultraro con Massimo Capulli, docente di Metodologia della ricerca archeologica all’università di Udine, co-autore insieme ad Alessandro Asta, funzionario archeologo della soprintendenza Abap di Venezia, il libro “Per aquam ad astra. Studi di archeologia delle acque in onore di Luigi Fozzati” (Sap libri).

Per aquam ad astra”, sintetizza Massimo Capulli per archeologiavocidalpassato.com, “si inserisce nella lunga tradizione di libri che vengono fatti in onore di grandi studiosi da parte degli allievi. Io e Alessandro Asta, che è funzionario della soprintendenza a Venezia, mentre io insegno a Udine, siamo forse tra i primi allievi di Luigi Fozzati. Io sono stato il suo primo laureato quando insegnava a contratto a Venezia, e Alessandro Asta ha preso il suo posto in soprintendenza.

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Copertina del libro “Per aquam ad astra. Studi di archeologia delle acque in onore di Luigi Fozzati” a cura di Alessandro Asta e Massimo Capulli (Sap libri)

“E così – continua – abbiamo deciso di dedicargli un volume andando a collezionare i contributi di colleghi e amici che hanno incrociato la sua lunghissima carriera all’interno del ministero. È stato un lavoro complesso perché significava andare a ritrovare persone con cui noi non abbiamo avuto a che fare direttamente, persone che hanno lavorato con lui in soprintendenza quando era in Piemonte, persone che hanno lavorato con lui quando ancora prima di entrare nel ministero era cultore della materia all’università di Roma, all’istituto Orientale di Preistoria. Molte persone sono andate in pensione, e quindi bisognava cercare le e-mail: cose anche un po’ pratiche. Però alla fine siamo riusciti a mettere insieme ben 61 contributi che si condensano in 540 pagine. Quindi un volume assolutamente corposo che riflette un po’ quelle che sono le anime di Luigi Fozzati. Quindi, al di là di una introduzione di tipo biografico curata dall’ex direttore generale Luigi Malnati e dal fratello di Fozzati, Giorgio Fozzati, c’è tutta una parte dove lui ha lavorato a lungo: quindi Venezia e laguna, dove è stato direttore di Nausicaa; la regione Friuli-Venezia Giulia, dove ha finito la sua carriera come soprintendente; e poi ci sono altre aree tematiche che sono l’archeologia costiera del Mediterraneo, l’archeologia umida e lacustre, studi di carattere generale, e ultimi ma non ultimi – conclude – anche i contributi di colleghi stranieri che hanno voluto scrivere in onore di Luigi: grandissimi studiosi come Xavier Nieto, Katerina Dalla Porta, Eric Rieth, insomma persone che hanno segnato pagine molto importanti dell’archeologia subacquea mondiale”.

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Luigi Fozzati uno dei curatori della mostra “Thalassa” al Mann (foto graziano tavan)

Luigi Fozzati (Ivrea, 21 giugno 1951) archeologo subacqueo, antropologo del mare e delle acque. Laureatosi nel 1973 all’università di Torino, dopo un breve periodo come assistente all’università La Sapienza di Roma (1976-‘79), nel 1979 entra a far parte della soprintendenza per i Beni archeologici del Piemonte, prima come ispettore archeologo e poi archeologo direttore, ruolo che ricoprirà successivamente anche alla soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto (1993-2008), dove darà vita al Nucleo Archeologia Umida Subacquea Italia Centro Alto Adriatico (NAUSICAA), e infine sarà soprintendente per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia (2008-2016). Parallelamente come archeologo subacqueo farà parte del Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea del ministero per i Beni e le Attività culturali (Roma, 1987-2016) e terrà anche l’insegnamento di Archeologia subacquea all’università Ca’ Foscari di Venezia (1994-2011). Già presidente nazionale dell’Associazione Italiana Archeologi Subacquei-AIASub (2003-2009) e socio fondatore dell’Istituto Italiano di Archeologia e Etnologia Navale, è attualmente membro dell’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee e socio fondatore dell’Istituto Italiano di Archeologia Subacquea.

Archeologia subacquea in laguna di Venezia. Il team di Ca’ Foscari ha scoperto a Lio Piccolo, nel sito della villa romana, una preziosa gemma di agata, incisa con una figura mitologica. Beltrame: “Sito frequentato da romani benestanti”

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Gemma di agata, incisa con una figura mitologica, scoperta dal team di Ca’ Foscari nel sito della villa romana di Lio Piccolo nella laguna di Venezia (foto unive)

La villa romana di Lio Piccolo sarebbe stata frequentata dalla “Roma bene” del I-II secolo d.C. Lo confermerebbe il ritrovamento, qualche giorno fa, in luglio 2023, di una preziosa gemma di agata, incisa con una figura mitologica, durante la terza campagna di scavo archeologico sul sito sommerso di età romana a Lio Piccolo (Cavallino-Treporti) condotta dal Dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari Venezia sotto la direzione del professor Carlo Beltrame, assistito dalla dott.ssa Elisa Costa, con il supporto tecnico dell’impresa Idra di Venezia. “Un simile ritrovamento”, afferma Beltrame, “avvalora l’ipotesi che si tratti di un sito frequentato da romani benestanti, forse proprio di quella villa che è stata ipotizzata da altri. In ambiente lagunare si tratta di un ritrovamento piuttosto raro, ad oggi abbiamo notizia di altre due gemme preziose ritrovate a Torcello e presso Barena del Vigno”. Lo scavo è stato eseguito in regime di concessione del ministero della Cultura – soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, con il referente Alessandro Asta, e con la collaborazione del Comando della Stazione Navale della Guardia di Finanza di Venezia. La campagna è stata finanziata dal progetto CHANGES “Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society”, parte del PNRR, in cui l’università Ca’ Foscari è partner dello Spoke 1 “Historical Landscapes Traditions and Cultural Identities” coordinato dall’università “Aldo Moro” di Bari, e dal Comune di Cavallino Treporti. “L’archeologia sta continuando a darci risposte scoprendo le nostre radici”, commenta l’assessore alla Cultura Alberto Ballarin. “Il ritrovamento della preziosa gemma di agata è un altro tassello che conferma l’importanza di continuare a finanziare progetti di ricerca al fine di delineare un’identità al passato del territorio e della comunità di Cavallino-Treporti. La collaborazione con il prof. Beltrame si sta concretizzando anche con la divulgazione scientifica delle scoperte archeologiche subacquee della laguna nord. Ci fa molto piacere che abbia colto il nostro invito a partecipare agli incontri pubblici con la cittadinanza per condividere l’esperienza e l’attività degli scavi”.

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Le ostriche di duemila anni fa ritrovate sul fondo della vasca in mattoni per l’acquacoltura nel sito della villa romana di Lio Piccolo nella laguna di Venezia (foto unive)

Le indagini subacquee hanno permesso di conoscere meglio la struttura con base di mattoni sesquipedali e pareti in tavole di legno di quercia del I-II secolo d.C. adibita alla conservazione di ostriche (vedi Archeologia subacquea in laguna di Venezia. Il team di Ca’ Foscari ha scoperto a Lio Piccolo, nel sito della villa romana, una vasca per l’acquacoltura dei molluschi con le ostriche di duemila anni fa eccezionalmente conservate | archeologiavocidalpassato). La vasca, che giace a -350 cm sul livello medio del mare, contiene ancora centinaia di molluschi al suo interno ed è munita di paratoia in legno che doveva dividerla in almeno due ambienti. La collaborazione scientifica con il biologo Davide Tagliapietra del CNR-ISMAR e il geologo Paolo Mozzi dell’università di Padova ha permesso di identificare questa struttura come un bacino per la conservazione prima del consumo, più che per l’allevamento, delle ostriche presumibilmente sepolto dai sedimenti lagunari per un evento improvviso. Unico confronto possibile con questa singolare struttura è l’imponente peschiera, munita di piccolo ambiente per la conservazione di ostriche, scavata nel sito romano di Lac de Chapelles, port la Nautique, presso Narbonne.

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Frammenti di mosaico bianco e nero scoperti dal team di Ca’ Foscari nel sito della villa romana di Lio Piccolo nella laguna di Venezia (foto unive)

“A fianco di questo impianto”, aggiunge Beltrame, “sono presenti una pavimentazione in mattoni posata su pali, moltissimi frammenti di affresco di pregio e alcuni frammenti di mosaico bianco e nero che, negli anni Ottanta, hanno spinto lo scopritore di questo sito, l’archeologo amatore Ernesto Canal, ad interpretarlo come una villa di pregio. La vasca e i piani pavimentali offrono un marker prezioso, perché ben datato, per lo studio delle variazioni del mare e della subsidenza locale”. Alle indagini hanno partecipato dottorande, dottorandi nonché studentesse e studenti di archeologia marittima che hanno avuto l’opportunità di fare esperienza di scavo e di documentazione subacquea.

Bibione. Visita guidata con scavo in corso alla villa romana di Mutteron dei Frati. Progetto di indagine e obiettivi da raggiungere dagli archeologi delle università di Ratisbona (Regensburg) e Padova

bibione_villa-romana-mutteron-dei-frari_visita-agli-scavi_locandinaUn’occasione da non perdere. A tre settimane dalla ripresa delle ricerche archeologiche da parte dei team delle università di Ratisbona (Regensburg) e Padova alla villa romana di Mutteron dei Frati a Bibione, loc. Valgrande (Ve), ecco OPEN DAY: nel pomeriggio di sabato 25 marzo 2025, gli archeologi dei due atenei condurranno una visita guidata gratuita al sito della villa romana in corso di scavo. Durante la visita ci sarà la possibilità di vedere l’equipe al lavoro e di conoscere la storia del sito, tra racconti di vecchie e nuove scoperte archeologiche. È necessario prenotare chiamando l’ufficio I.A.T. di Bibione al numero 0431 444846. Orari inizio visite: 14.30, 15.30, 16.30 (3 turni). La visita dura 1 ora. Ritrovo al parcheggio ristorante Havana, via Baseleghe 2, Bibione (Ve). Lo scavo stratigrafico del sito di “Villa di Mutteron dei Frati” a Bibione (Ve), iniziato il 6 marzo 2023,  e che proseguirà fino a fine mese, rappresenta un unicum sia per il suo straordinario stato di conservazione, con strutture preservatesi in elevato anche fino a 2 metri di altezza, sia per le possibilità che offre alla ricerca. Lo scavo interessa una superficie di almeno 60 mq, indagata e documentata da un’equipe internazionale costituita da 20 archeologi, tra responsabili e studenti afferenti alle università di Regensburg (Germania) e Padova, con la supervisione di Alessandro Asta della Soprintendenza. Già lo scorso anno l’Istituto di Archeologia dell’università di Regensburg aveva portato a termine una prima campagna di scavi presso la villa di epoca romana ed ora continua con una seconda sessione di indagini, con la quale si punta a ottenere una mappa di anomalie potenzialmente ricollegabili a strutture presenti nel sottosuolo, così da individuare in modo più preciso l’area da scavare (vedi Bibione (Ve). Conclusa la prima campagna di scavi della villa romana marittima: il team italo-tedesco (università di Ratisbona e università di Padova) ha individuato nuovi ambienti dell’impianto di I sec. d.C. e un ampliamento di epoca tardoantica | archeologiavocidalpassato).

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Antica mappa con indicata l’ubicazione della villa romana del Mutteron dei Frati nella “Pigneda” (foto comune san michele al tagliamento)

La Villa di Mutteron dei Frati. L’esistenza del sito è nota fin dalla metà del Settecento. La sua rilevanza è stata segnalata a più riprese, prima dall’avvocato concordiese Dario Bertolini (inizi ‘800) e poi da Aulo Gellio Cassi (anni ’30 del Novecento), un latisanese a cui si deve il primo scavo nell’area del Mutteron dei Frati. Consapevole dell’eccezionalità della scoperta, nel corso degli anni Novanta del secolo scorso la Soprintendenza Archeologica del Veneto ha intrapreso una nuova campagna di scavi che ha messo in luce e reso parzialmente visibili alcuni ambienti decorati della villa. L’interesse per il sito non è mai venuto meno, ma, come spesso accade, la mancanza di risorse non ha consentito la prosecuzione delle attività. Qualche anno fa, però, rispolverando la questione in un momento favorevole per la straordinaria coincidenza di interessi, opportunità e sensibilità, si è avviato un dialogo che ha portato oggi all’avvio di una nuova ed emozionante stagione di ricerche.

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6 marzo 2023: inizio seconda campagna di scavo alla villa romana del Mutteron dei Frati a Bibione (foto comune san michele al tagliamento)

Come procedono gli studi. Nella pineta della Valgrande, ai piedi dell’antica duna litoranea che interessa l’area, viene eseguita prima di tutto una campagna di prospezioni geofisiche su una superficie di circa 200 metri quadrati sita nelle immediate vicinanze dei resti della villa romana ancora in parte visibili che sono rappresentate da strutture murarie con affreschi parietali e pavimenti in mosaico. Con questa indagine si punta a ottenere una mappa di anomalie potenzialmente ricollegabili a strutture presenti nel sottosuolo, così da individuare in modo più preciso l’area da scavare. La superficie interessata dallo scavo stratigrafico viene indagata e documentata da un’equipe internazionale costituita da 20 archeologi, tra responsabili e studenti afferenti alle università di Regensburg e Padova. Tra gli specialisti coinvolti il direttore della ricerca, il prof. Dirk Steuernagel (università di Regensburg), affiancato dai direttori scientifici, Alice Vacilotto (università di Regensburg) e la prof. Maria Stella Busana (università di Padova), con la supervisione di Alessandro Asta (soprintendenza ABAP per l’Area metropolitana di Venezia). Responsabile per la documentazione di scavo sarà Lorenzo Cigaina (università di Regensburg), per le indagini geofisiche la prof. Rita Deiana (università di Padova) e per le ricerche geomorfologiche il prof. Alessandro Fontana (università di Padova). Nell’area ci si aspetta di mettere in luce ambienti finora sconosciuti che consentano di integrare la pianta ad oggi nota della villa, ma anche di recuperare dati che permettano di esprimersi con più precisione sull’epoca in cui è stata costruita e abitata, sulle dimensioni che doveva avere, sulla ricchezza dell’apparato decorativo, sui possibili proprietari, sulle attività economiche e produttive che dovevano svolgersi al suo interno, anche in rapporto alle risorse presenti nell’ambiente circostante e alla rete di contatti, via terra e via acqua, che doveva interessarla. In questa prospettiva di ricerca, che mira a delineare anche i caratteri del paesaggio antico di cui la villa era parte integrante, sempre nell’arco del 2023 si eseguiranno carotaggi, analisi sedimentologiche, palinologiche e ricognizioni archeologiche in estensione sia in Valgrande, sia nei territori alle spalle di quest’ultima, in una fascia indicativamente compresa tra il fiume Tagliamento a Est e il canale Nicesolo a Ovest. La volontà è quella di recuperare e fornire un’immagine del paesaggio del passato, da cui si evincano le forme dei luoghi e l’antico quadro insediativo-infrastrutturale, nonché economico, dei territori costieri di più di duemila anni fa. L’intenzione è infatti quella di organizzare da subito delle visite guidate del sito, già in occasione degli scavi, e momenti d’incontro in cui rendere pubblici i risultati e l’avanzamento delle ricerche.

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Foto satellitare da Google Earth con l’ubicazione della villa romana al Mutteron dei Frati (foto catalogo beni culturali / mic)

L’importanza del progetto. In termini di ricerca, un progetto di questo tipo è una grande opportunità di conoscenza, sia per il sito direttamente interessato dall’indagine, la villa di Mutteron dei Frati, sia più in generale per la ricerca specialistica riguardante l’architettura, le produzioni, i commerci e il paesaggio d’epoca romana. L’idea progettuale si è concretizzata grazie alla collaborazione tra l’Institut für Klassische Archäologie dell’università di Regensburg, il dipartimento di Beni culturali (dBC) e il dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova, all’interesse e al continuo sostegno da parte della soprintendenza ABAP per l’Area metropolitana di Venezia, alla disponibilità, all’interesse e al sostegno della famiglia Ferri De Lazara e di Gianni Carrer e al contributo essenziale della DFG – Deutsche Forschungsgemeinschaft, l’organizzazione pubblica tedesca per la promozione scientifica che ha creduto e finanziato questo progetto di ricerca. Le indagini in programma porteranno auspicabilmente alla scoperta di nuove strutture, rivelando poco per volta la pianta e l’estensione della villa, l’articolazione degli spazi residenziali e produttivi, ma faranno anche luce su aspetti storici, economici, bacini di approvvigionamento dei materiali, sulla particolare fisionomia del paesaggio circostante, di terra e d’acqua, come pure sulla rete dei traffici (fluviali, endolagunari e marittimi) che dovevano animare la fascia costiera altoadriatica in età romana. I numerosi dati raccolti e studiati porteranno a una miglior comprensione delle modalità insediative della fascia costiera e a meglio interpretare altri contesti solo parzialmente noti, contribuendo al contempo a delineare il quadro insediativo, economico e paesaggistico del Veneto Orientale in epoca romana. Lo scavo della villa e la ricerca nei territori circostanti restituiranno alla comunità e ai turisti che ogni anno si riversano sulle spiagge di Bibione racconti dal passato e nuove occasioni di visita, accrescendo l’offerta della località balneare di nuovi punti di interesse storico-archeologico.

Caorle. In piazza Vescovado viene posta la riproduzione dell’Ara di Bato, uno dei più interessanti reperti conservati nel museo nazionale di Archeologia del Mare, la cui iscrizione conferma il passato romano di Caorle e del suo antico portus Reatinum

caorle_archeologico_ara-di-bato_inaugurazione-riproduzione_locandineÈ uno dei più interessanti reperti conservati nel museo nazionale di Archeologia del Mare di Caorle: è l’Ara di Bato la cui iscrizione conferma il passato romano di Caorle e del suo antico portus Reatinum. Venerdì 20 gennaio 2023, alle 11, una sua riproduzione sarà posizionata nella centralissima piazza Vescovado per poter essere ammirata e conosciuta dalle centinaia di migliaia di turisti che ogni anno affollano la località. Il Comune di Caorle ha infatti deciso di dare vita a questa iniziativa culturale, realizzata nell’ambito della mostra “Terre Antiche”, finanziata all’interno del programma di sviluppo rurale del Veneto dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale, in collaborazione con la direzione regionale Musei Veneto e della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso. Alla cerimonia interverranno il vicesindaco di Caorle ed assessore alla Cultura, Luca Antelmo; la consigliera comunale delegata per il museo nazionale di Archeologia del Mare, Elisa Canta; il direttore del museo nazionale di Archeologia del Mare, Federico Bonfanti; Alessandro Asta, funzionario archeologo della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno Padova e Treviso; e Sabina Magro, coordinatrice dei servizi del Museo di Caorle. All’inaugurazione è invitata tutta la cittadinanza. Parteciperanno gli alunni delle classi IV e V delle scuole primarie Palladio di Caorle e Vivaldi di San Giorgio di Livenza che saranno coinvolti in prima persona e impareranno a leggere e tradurre il testo in latino trascritto sull’ara. Alle 15, visita guidata al museo di Archeologia del Mare alla scoperta di Caorle romana.

Caorle_museo-archeologia-del-mare_logoLa riproduzione in piazza Vescovado rimarrà a disposizione di tutti: si potrà toccare “con mano”, fruibile in maniera totalmente accessibile e inclusiva. “Con questa iniziativa”, spiegano il vicesindaco Antelmo e la consigliera Elisa Canta, “intendiamo rafforzare il forte legame tra la Città di Caorle, i suoi residenti ed i suoi ospiti, con la storia millenaria del nostro borgo, ben illustrata e conservata nel museo nazionale di Archeologia del Mare che rappresenta il fiore all’occhiello della proposta culturale del nostro territorio. La positiva collaborazione che si è instaurata con la direzione del museo e con la soprintendenza viene ulteriormente rafforzata grazie a quest’opera”.

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L’Ara di Bato conservata nel museo nazionale dell’Archeologia del Mare di Caorle (foto drm-veneto)

L’Ara di Bato, figlio di Laedione, costituisce la testimonianza archeologica dello stanziamento navale romano contro le incursioni piratesche nell’area di Caorle. L’iscrizione contenuta in questa lapide funeraria ricorda Bato, imbarcato sulla “liburna” (nave leggera, da guerra) Clipeus il quale ordinò, per disposizione testamentaria al suo erede Paio, di realizzare un monumento funerario che in effetti quest’ultimo fece erigere quando era in vita non solo per Bato, ma anche per se stesso, i suoi familiari ed i suoi servi e serve che aveva reso liberi (i “liberti”). L’Ara di Bato fu realizzata nella prima metà del I secolo d.C. con la pietra proveniente dalla storica cava romana di Aurisina ed anche la riproduzione di piazza Vescovado è stata fatta ben 2000 anni dopo con la stessa materia prima.

Veneto. Monitorato e georeferenziato il patrimonio culturale riemerso nelle acque interne per la siccità grazie alla collaborazione tra soprintendenza e carabinieri Tutela patrimonio culturale: ricognizioni nei fiumi Brenta, Bacchiglione, Piave e Adige, sul lago di Garda, e nel braccio di mare tra Malamocco ed Eraclea

venezia_sabap_monitoraggio-patrimonio-subacqueo_personale-tecnico_foto-sabap-veLa crisi idrica che ha colpito l’Italia e in particolare anche il Veneto ha esposto il patrimonio culturale sommerso nelle acque interne a una repentina esposizione. La proficua collaborazione tra il Servizio tecnico per l’Archeologia subacquea presso la soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno Padova e Treviso, con il coordinamento del funzionario archeologo Alessandro Asta, i carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio culturale di Venezia, in aderenza al D.M. 05.03.1992 dell’allora ministero per i Beni culturali ed ambientali, con il supporto logistico ed operativo dei Nuclei elicotteri Carabinieri di Belluno e Bolzano, del Nucleo Carabinieri subacquei di Genova e del Nucleo natanti Carabinieri di Venezia, ha permesso di accertare lo stato del patrimonio conosciuto, acquisire elementi informativi su nuove emersioni ed effettuare attività preventiva sui siti. venezia_sabap_monitoraggio-patrimonio-subacqueo_attività-san-nicoletto-venezia_foto-sabap-veIl Servizio tecnico per l’Archeologia subacquea della soprintendenza per l’Area metropolitana di Venezia, diretto da Alessandro Asta (alessandro.asta@cultura.gov.it) e i carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio culturale di Venezia (tpcvenu@carabinieri.it), rimangono disponibili per la raccolta di ogni utile informazione/segnalazione nonché per la promozione di puntuali indicazioni per una pronta tutela dei siti subacquei, in questo momento particolarmente drammatico per i nostri corsi d’acqua, a fronte di un patrimonio culturale subacqueo capillarmente diffuso e di rilevante livello.

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Affioramenti sul fiume Brenta a Limena (foto sabap-ve / Tpc)

Il dispiegamento dei mezzi aerei e dei natanti nei mesi di aprile, maggio e luglio 2022, per complessive 40 ore di navigazione aerea e navale e 12 ore di immersione, hanno supportato l’attività di ricognizione, documentazione fotografica e georeferenziazione delle installazioni oggetto di tutela nonché l’accertamento delle segnalazioni giunte alla soprintendenza da enti pubblici e cittadini. Le risultanze emerse sia a seguito dell’abbassamento del livello dei fiumi e dei laghi, in particolare sui tratti mediani e terminali dei fiumi Brenta, Bacchiglione, Piave e Adige e sul Lago di Garda, e relitti ricompresi nel braccio di mare tra Malamocco ed Eraclea, vengono ora valutati nelle loro attuali condizioni per la loro migliore tutela e valorizzazione.

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Affioramenti sul fiume Adige ad Albaredo (foto sabap-ve / Tpc)

venezia_sabap_monitoraggio-patrimonio-subacqueo_fiume-adige-a-roverchiara_foto-sabap-veUna particolare criticità è emersa lungo il fiume Adige, tra Verona e Legnago, dove sono stati documentati resti di strutture verosimilmente appartenenti sia ad età antica che medievale-rinascimentale, oltre a relitti di età moderna. Per quanto concerne i fiumi Brenta e Piave, le condizioni drastiche di secca non hanno condotto all’emersione di siti strutturati o di relitti ma rimane altissima la probabilità di ritrovamenti di minori dimensioni, in considerazione della vasta antropizzazione del territorio fin dall’età del Bronzo. Analogamente il corso del Bacchiglione, fra i comuni di Montegalda (Vi) e Selvazzano Dentro (Pd) è stato oggetto di monitoraggio per l’alta potenzialità archeologica dell’area, suscettibile di ulteriori disvelamenti nel medio termine in costanza di criticità idrica.

venezia_sabap_monitoraggio-patrimonio-subacqueo_rilievi-san-nicoletto-venezia_foto-sabap-veSul fronte marittimo le attività hanno riguardato il controllo della condizione di conservazione di relitti già conosciuti ed attività preventiva di documentazione della mancanza di condotte criminose in danno del patrimonio, in particolare in Venezia (loc. Santa Maria del Mare e San Nicoletto) ed Eraclea.

Caorle (Ve). Al museo nazionale di Archeologia del Mare secondo appuntamento del ciclo di incontri “Storie riemerse – L’archeologia tra ricerca e racconto museale”: Alessandro Asta su “La memoria dell’Adriatico tra passato e futuro. Guida minima al patrimonio culturale subacqueo”

caorle_archeologico_storie-riemerse_memoria-dell-adriatico_locandinaDomenica 17 luglio 2022, alle 18.30, il museo nazionale di Archeologia del Mare di Caorle ospita il secondo appuntamento di “Storie riemerse. L’archeologia tra ricerca e racconto museale”. Per l’occasione, in via del tutto eccezionale e per la prima volta, sarà possibile visitare la prima sezione di archeologia subacquea e i depositi del Museo. Protagonista Alessandro Asta, funzionario archeologo della Sabap per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso, con “La memoria dell’Adriatico tra passato e futuro. Guida minima al patrimonio culturale subacqueo”. L’ingresso per i partecipanti è gratuito e sarà consentito fino ad esaurimento dei posti a sedere disponibili. I tre appuntamenti in programma fino a settembre (17 luglio, 27 agosto, 24 settembre 2022) hanno come filo conduttore l’archeologia nella sua declinazione marittima/alto-adriatica, considerata sia sotto l’aspetto della tutela e della ricerca, sia sotto l’aspetto della valorizzazione museale e del racconto al grande pubblico dei dati e delle informazioni acquisite grazie agli scavi (subacquei e non). I tre incontri in programma (“La memoria dell’Adriatico”, “Un racconto a colori: il Man di Adria”, “Raccontare l’archeologia marittima: Caorle”) danno conto, con taglio divulgativo, di alcune avvincenti sfide passate, presenti e future, lanciate per far riemergere la storia e le vicende millenarie del nostro territorio, con particolare riguardo al rapporto tra l’uomo e il mare.

Caorle (Ve). Al museo nazionale di Archeologia del Mare al via il ciclo di incontri “Storie riemerse – L’archeologia tra ricerca e racconto museale” con la conferenza di Carlo Beltrame su “Il brigantino Mercurio e la battaglia di Grado”

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Carlo Beltrame (università Ca’ Foscari)

Al via il ciclo di incontri “Storie riemerse – L’archeologia tra ricerca e racconto museale” promosso dal museo nazionale di Archeologia del Mare di Caorle (Ve), che vede in programma quattro appuntamenti, fino a settembre: il filo conduttore che li unisce tutti è l’archeologia, nella sua declinazione marittima/alto-adriatica ma non solo, considerata sia sotto l’aspetto della tutela e della ricerca, sia sotto l’aspetto della valorizzazione museale e del racconto al grande pubblico dei dati e delle informazioni acquisite grazie agli scavi (subacquei e non), dando conto, con taglio divulgativo, di alcune avvincenti sfide passate, presenti e future, lanciate per far riemergere la storia e le vicende millenarie del nostro territorio, con particolare riguardo al rapporto tra l’uomo e il mare. Gli appuntamenti in programma sono il 25 giugno, il 16 luglio, il 27 agosto, il 24 settembre 2022, sempre alle 18.30, sempre al museo nazionale di Archeologia del Mare di Caorle, con ingresso gratuito e consentito fino ad esaurimento dei posti a sedere disponibili.

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Copertina del libro “The Mercurio” di Carlo Beltrame

Il primo incontro, “Il brigantino Mercurio e la battaglia di Grado”, si terrà dunque sabato 25 giugno 2022, alle 18.30, al museo di Caorle, ed è dedicato alla presentazione del volume “The Mercurio” di Carlo Beltrame (università Ca’ Foscari di Venezia): dialogano con l’autore Alessandro Asta, funzionario della soprintendenza, e Federico Bonfanti, direttore del museo di Caorle. Il libro. Il brigantino italiano Mercurio stava scortando da Venezia la nave francese Rivoli da 80 cannoni alla sua prima spedizione, nel 1812, quando fu affondata da una nave inglese durante la battaglia di Grado. Da quando è stato individuato il relitto, il Mercurio è stato sede di numerosi scavi subacquei, iniziati nel 2001 e proseguiti dal 2004 al 2011 da parte di un’équipe dell’università Ca’ Foscari di Venezia, insieme alla locale Soprintendenza. Il loro lavoro ha rivelato una serie di reperti straordinari e ha fornito una visione unica della vita – e della morte – su un brigantino durante il periodo delle guerre napoleoniche. Questo volume offre una trattazione e un catalogo dei reperti forniti dal Mercurio, compresi i piani fotogrammetrici di prua e di poppa, insieme ad un’analisi della tecnica cantieristica, al dettaglio delle attrezzature e delle armi utilizzate e, unicamente, al dettaglio ravvicinato di trova collegato all’equipaggio stesso. Questo è uno dei pochi siti del Mediterraneo in cui sono stati conservati resti umani e, grazie al lavoro di antropologi, è stato persino possibile cercare di identificare uno degli uomini nominati nell’elenco dell’equipaggio. La scoperta di bottoni, calzature, oggetti preziosi e persino generi alimentari serve anche a far luce sulla vita quotidiana dell’equipaggio. Questo volume raccoglie così una ricchezza di informazioni archeologiche e storiche per raccontare la storia mai raccontata del Mercurio.

Udine. All’università e in streaming su Teams il seminario conclusivo del progetto “BENĀCUS – Ricerche storico-archeologiche e prospezioni geofisiche integrate per una mappatura del patrimonio culturale sommerso del lago di Garda” per il recupero di fonti archeologiche inedite da affiancare a quelle storico-archivistiche nella ricostruzione delle vicende della flotta veneziana tra XV e XVI secolo

Locandina del seminario sul progetto “Banacus” dell’università di Udine, anche in streaming
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Prospezioni archeologiche subacquee nelle acque del lago di Garda, lungo la sponda veronese (foto uniud)

Martedì 19 ottobre 2021 seminario conclusivo del Progetto di Ricerca Dipartimentale (PRID) “BENĀCUS – Ricerche storico-archeologiche e prospezioni geofisiche integrate per una mappatura del patrimonio culturale sommerso del lago di Garda”. L’evento verrà offerto in modalità ibrida: studenti e personale interno dell’università di Udine potranno assistere in presenza previa prenotazione, mentre il pubblico esterno potrà seguire la diretta trasmessa su Teams. Nato dalla collaborazione tra il dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio culturale dell’università di Udine e il dipartimento di Matematica e Scienze della Terra dell’università di Trieste, e forte dell’accordo con la soprintendenze locali, il progetto PRID “Benacus” ha portato avanti un’analisi autoptica della sponda veronese del lago di Garda per il recupero di fonti archeologiche inedite da affiancare a quelle storico-archivistiche nella ricostruzione delle vicende della flotta veneziana tra XV e XVI secolo. A conclusione delle ricerche, il DIUM organizza il seminario “BENĀCUS – Ricerche storico-archeologiche e prospezioni geofisiche integrate per una mappatura del patrimonio sommerso del lago di Garda”, curato da Massimo Capulli (responsabile scientifico del progetto) e dal prof. Andrea Zannini, in programma per il pomeriggio di martedì 19 ottobre 2021, alle 16, a Palazzo Antonini-Cernazai, Aula 13 (ex 14), in via Petracco 8 a Udine. Interverranno anche Giovanni Falezza e Alessandro Asta in rappresentanza delle soprintendenze Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo, Vicenza e per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso.

Relitto di una galea veneziana sui fondali della sponda veronese del lago di Garda (foto uniud)

“BENĀCUS – Ricerche storico-archeologiche e prospezioni geofisiche integrate per una mappatura del patrimonio culturale sommerso del lago di Garda” è un progetto del dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’università di Udine in collaborazione con il dipartimento di Matematica e Scienze dell’università di Trieste (referente prof. Michele Pipan) e il dipartimento di Ingegneria industriale dell’università di Firenze (referente prof. Benedetto Allotta), ed in accordo con la soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. L’obiettivo principale è di condurre una ricerca interdisciplinare che abbia per oggetto la sponda veronese del lago di Garda, finalizzata in primis alla ricostruzione storico-archeologica delle vicende connesse alla flotta della Serenissima nel periodo compreso tra la guerra veneto-viscontea e quella di Cambrai. La ricerca e la mappatura si avvalgono di una metodica interdisciplinare che prevede la raccolta e analisi delle fonti storico-archivistiche, lo spoglio dell’inedito archeologico disponibile presso gli uffici della Soprintendenza e l’organizzazione di campagne di prospezione strumentale. Queste ultime si basano sull’uso combinato di AUV (Autonomous Underwater Vehicle) e sistemi acustici, quali il Side Scan Sonar e il Sub Bottom Profiler, elettrici ERT (Electrical Resistivity Tomography) ed elettromagnetici GPR (Ground Penetrating Radar). La validazione finale del carattere archeologico delle segnalazioni/anomalie esito delle campagne di prospezione strumentale è affidata ad analisi autoptica da parte di archeologi subacquei fino ad una profondità massima di 50 metri, mentre per i siti più profondi ci si avvarrà di ROV, in questo caso dotati di fotocamere professionali e manipolatori che consentono in remoto di produrre una prima documentazione e prelevare eventuali campioni. Quest’attività farà sì che per ogni zona oggetto di indagine saranno disponibili le seguenti informazioni: coordinate precise di ciascun sito; documentazione video–fotografica; dimensioni e possibile datazione.