Archivio tag | Alberto Samonà

Giardini Naxos (Me). Al museo del Mare l’incontro “Sacri ritorni. Pellegrini e viandanti dello spirito a Delfi La Mecca e Prayagraj (Maha Kumbh Mela)” con Cultraro, Tomasello e Samonà chiude Nostos, il festival del viaggio e dei viaggiatori

È mai esistito un sistema di pellegrinaggi di natura devozionale nel Mediterraneo antico prima del Cristianesimo? Se ne parla, anche attraverso il confronto con esperienze di altri contesti storici e religiosi, nell’incontro “Sacri ritorni. Pellegrini e viandanti dello spirito a Delfi, La Mecca e Prayagraj (Maha Kumbh Mela)” venerdì 30 maggio 2025 alle 17.30, al museo del Mare di Giardini Naxos (Me), ultimo appuntamento di Nostos, il festival del viaggio e dei viaggiatori, edizione 2025 dal titolo “Verso Itaca”.  L’incontro, dedicato ai grandi luoghi della spiritualità umana, propone un confronto tra riti antichi e pratiche moderne, con testimonianze culturali e antropologiche. Intervengono: Massimo Cultraro, archeologo e ricercatore CNR, “Archeologia del pellegrinaggio. Viaggi sacri nel Mediterraneo antico”, che presenterà l’aspetto storico-culturale del santuario di Delfi; Dario Tomasello, docente e autore teatrale, “Ritorno a casa. La via del pellegrino musulmano”, che parlerà dell’immaginario della Mecca; e Alberto Samonà, giornalista e scrittore, “India sacra. Sulle tracce di Maha Kumbh Mela. Dove l’uomo parla con gli dei”, con un approfondimento sulla città sacra indiana di Prayagraj e il Maha Kumbh Mela. Modera l’incontro Fulvia Toscano, direttrice artistica del festival.

Agrigento. Al museo Archeologico “Pietro Griffo” (parco archeologico della Valle dei Templi) l’incontro “Pensare Cultura! Prospettive, idee e proposte per la Sicilia” promosso dall’associazione Articolo 9

agrigento_archeologico_incontro-pensare-cultura_locandina“Pensare Cultura! Prospettive, idee e proposte per la Sicilia” è il titolo dell’incontro di sabato 6 aprile 2024, alle 10.30, al museo Archeologico regionale “Pietro Griffo”, nel parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, ad Agrigento, su iniziativa dell’associazione “Articolo 9”. Dopo i saluti del direttore del parco della Valle dei Templi, Roberto Sciarratta, e del sindaco di Agrigento, Franco Micciché, intervengono Michele Benfari, già soprintendente dei Beni culturali di Agrigento; Guido Meli, architetto, referente del dipartimento regionale Beni culturali e Identità siciliana per la Legge 77/2006 e tematiche Unesco; Giuseppe Parello, commissario straordinario del parco della Valle dei Templi; Federica Salvo, direttrice del Giardino della Kolymbethra; Alberto Samonà, scrittore, giornalista, membro del Cda del parco archeologico del Colosseo, già assessore regionale dei Beni culturali e Identità siciliana nella scorsa legislatura; Fabio Granata, assessore alla Cultura della Città di Siracusa e già assessore regionale dei Beni culturali nella XII e XIII legislatura. L’ingresso è libero. L’incontro nasce per fare il punto sul patrimonio culturale siciliano e per lanciare idee e proposte concrete, che vadano nella direzione di una maggiore centralità della Cultura in Sicilia: un appuntamento che vuole essere un momento di incontro volto a ripensare l’Isola a partire da una visione di futuro che non si limiti all’esistente, ma guardi a un orizzonte duraturo. “Formuleremo proposte concrete – sottolinea Articolo 9 – per valorizzare le professioni della Cultura, per dare una funzione centrale ai parchi archeologici e ai musei nell’ambito dell’offerta culturale siciliana e per realizzare una rete della Cultura, che coinvolga competenze e ambiti diversi: il nostro intento è di fornire una prospettiva per una narrazione nuova della Sicilia e non a caso, vogliamo farlo da Agrigento, Capitale italiana della Cultura nel 2025. Il futuro della nostra Terra non può attendere e va immaginato, pensato e costruito, a partire da una visione di lungo periodo”.

Roma. In Curia Iulia, in presenza e on line, presentazione del catalogo della mostra “I Dioscuri tornano a Roma”, con opere di Gianfranco Meggiato tra via Veneto e Porta Pinciana

roma_curia-iulia_i-dioscuri-tornano-a-roma_catalogo-mostra_presentazione_locandinaÈ in corso a Roma, fino al 29 febbraio 2024, la mostra “I Dioscuri tornano a Roma”, una grande esposizione dello scultore Gianfranco Meggiato: undici monumentali sculture allestite in un luogo emblematico della Capitale, nel cuore del Municipio I, fra via Veneto e Porta Pinciana. Venerdì 16 Febbraio 2024, alle 16.30, la Curia Iulia ospita la presentazione del catalogo della mostra “I Dioscuri tornano a Roma” con opere di Gianfranco Meggiato, promossa dal Municipio Roma I Centro – assessorato alla Cultura e dall’associazione Via Veneto e organizzata dalla Fondazione di Arte e Cultura Gianfranco Meggiato con curatore scientifico Dimitri Ozerkov. Introduce Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo. Intervengono Giulia Silvia Ghia, assessore Cultura Municipio I Roma Capitale; Alberto Samonà, giornalista e scrittore; Peter Eustace, poeta. Sarà presente l’artista. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria, fino ad esaurimento, posti su eventbrite: https://16febbraio_meggiato.eventbrite.it. Accesso da largo della Salara Vecchia. L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook del Parco archeologico del Colosseo.

Siracusa. Al teatro Massimo va in scena “Il Derviscio di Bukhara” offerto dal parco archeologico: un viaggio tra le magie dell’Oriente e dell’Asia Centrale, alla scoperta della spiritualità dei dervisci

derviscio locandina 19 dic 2023Narrazione, musica e danze sufi e persiane conducono il pubblico in un viaggio tra le magie dell’Oriente e dell’Asia Centrale, alla scoperta della spiritualità dei dervisci, di cui la città di Bukhara fu in vari periodi uno dei centri più importanti. Appuntamento martedì 19 dicembre 2023, alle 21, al teatro Massimo comunale di Siracusa, in via del Teatro a Ortigia, con “Il Derviscio di Bukhara”, spettacolo scritto e diretto da Alberto Samonà. “Il Derviscio di Bukhara” è offerto dal parco archeologico di Siracusa, Eloro, villa del Tellaro e Akrai, che lo ha voluto donare a Siracusa nell’ambito del programma di iniziative “Il Parco per la città”, grazie alla collaborazione con il Comune, che ha messo a disposizione il Teatro Massimo cittadino. Biglietto di ingresso al costo simbolico di 1 euro. Le prenotazioni posso essere effettuate direttamente al botteghino del teatro, dal lunedì al sabato dalle 16 alle 20, telefonicamente allo 0931 1791148, oppure 3345683715. Per info: direzione@teatrodellacitta.it. Narrazioni teatrali con Stefania Blandeburgo e Davide Colnaghi. Musica e canti sufi originali e della Tradizione con Tito Rinesi & Ensemble Dargah: Tino Rinesi (voce, tamburo a cornice, saz), Piero Grassini (oud e voce), René Rashid Scheier (flauto ney), Flavio Spotti (percussioni e voce). Danze dei dervisci e coreografie con Grazia Cernuto (danze persiane) e Amal Oursana (Samā, danze sufi). Il testo è del giornalista e scrittore Alberto Samonà. Produzione “Terzo Millennio Progetti Artistici”.

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Lo spettacolo “Il Derviscio di Bukhara” scritto e diretto da Alberto Samonà (foto alberto samonà)

Tra simboli, racconti e analogie proprie del Sufismo, “Il derviscio di Bukhara” non è uno spettacolo teatrale, musicale o di danza, ma un invito alla ricerca interiore e alla scoperta di un universo che si dischiude in una dimensione senza tempo, ancorché antica di secoli. Un gesto di ringraziamento e al tempo stesso, una preghiera, proprio come il samā dei dervisci. È un incontro fra tradizioni: la spiritualità dell’Asia Centrale, la danza sacra dei dervisci e quelle di più marcata influenza persiana, la musica sufi dell’area ottomano-turca e del vicino Oriente e le narrazioni circolari e rituali dell’Asia. Un incontro che è metafora di un viaggio lungo la “Via della Seta”, di cui la città di Bukhara fu tappa fondamentale, meta di viaggiatori di ogni provenienza che attraversavano vasti territori su questa rotta che congiungeva e congiunge, spiritualmente e culturalmente, Oriente e Occidente, fino al Mediterraneo. Al centro della vicenda narrata c’è l’arte dei tappeti, che in questi luoghi si tramanda da sempre e che schiude alla conoscenza di antichi saperi. Ma è anche un racconto d’amore: fra i riferimenti e le fonti a cui si ispira lo spettacolo, infatti, vi sono fiabe e poemi orientali, fra cui la storia di “Leyla e Majnun” di Nizami Ganjavi, poeta persiano del XII secolo d.C. Il testo è, inoltre, arricchito dall’inserimento di racconti della tradizione del Sufismo. Le armonie musicali e i canti patrimonio dei dervisci accompagnano sovente il sacro rito dello zhikr e le danze sacre danno la possibilità di scoprire un universo sacro che congiunge il nostro piano con quello Divino. Allo stesso modo, il ritmo della voce completa l’opera in una “circolarità rituale”, propria della tradizione dei cantastorie erranti d’Oriente. “Il derviscio di Bukhara” può, dunque, essere considerato come la ricerca di un incontro con il piano universale, che avviene mediante la parola, il suono e il movimento.

Parco archeologico di Naxos-Taormina. Il 3 settembre la cerimonia del Premio Comunicare l’Antico. Ecco i premiati. Un mese di eventi collaterali

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Premio Comunicare l’Antico: Nazir Awad, direttore generale dei musei e delle antichità della Siria (foto parco naxos)

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Premio Comunicare l’Antico: Rustem Aslan, direttore degli scavi archeologici a Troia (foto parco naxos)

Siria e Turchia, Paesi dilaniati dal tragico terremoto dello scorso mese di febbraio, saranno tra i protagonisti della VI edizione del Premio Comunicare l’Antico, in programma domenica 3 settembre 2023, alle 19.30, al Teatro della Nike nel parco archeologico di Naxos, e ispirato al tema “Fra Oriente e Occidente”.  Un incoraggiamento alla difficile e complessa ripresa post-sisma che non può e non vuole dimenticare la valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale e archeologico dei due Paesi asiatici. L’ingresso alla cerimonia è libero. A ricevere il PCA 2023 saranno infatti Nazir Awad, direttore generale dei musei e delle antichità della Siria, e il direttore degli scavi archeologici a Troia, il turco Rustem Aslan, cui si deve nel 2018 l’apertura a Çanakkale – di fianco agli scavi dell’antica ed epica città di Priamo – del nuovo museo Archeologico di Troia: un progetto all’avanguardia già nel design della struttura e con un percorso espositivo dove alla ricchissima collezione di reperti sono accostati strumenti di narrazione innovativi come ologrammi, realtà aumentata e ricostruzioni 3D che, nel giro di poco tempo, hanno consentito di raddoppiare il numero di visitatori del sito. L’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato: “La cultura strumento di riflessione e dialogo fra civiltà”. Il Premio Comunicare l’Antico è organizzato dal parco archeologico Naxos Taormina della Regione Siciliana, diretto dall’archeologa Gabriella Tigano, in collaborazione con il festival Naxoslegge e con l’Archeoclub Naxos-Taormina-Valle Alcantara. Nasce nel 2017 da un’idea di Fulvia Toscano, direttore artistico del festival letterario, ed è assegnato a studiosi e personalità italiane e straniere impegnate nella divulgazione della ricerca archeologica, storica e filologica, ma anche a enti e musei che hanno attuato strategie importanti di valorizzazione e comunicazione al grande pubblico. “Ancora una volta”, ha commentato l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Francesco Scarpinato, “la cultura diventa strumento di riflessione e di dialogo fra civiltà di ieri e di oggi: Giardini Naxos e il Parco archeologico con il Premio Comunicare l’Antico fanno da nobilissimo scenario a un incontro fra Oriente e Occidente nel segno dell’amore per la storia e il patrimonio culturale materiale e immateriale”.

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Premio Comunicare l’Antico: il professor Filippo Coarelli (AP Photo/Domenico Stinellis)

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Premio Comunicare l’Antico: Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo (foto parco naxos)

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Premio Comunicare l’Antico: Massimo Cultraro, dirigente di ricerca dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale (Cnr-Ispc) (foto parco naxos)

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Premio Comunicare l’Antico: Teatro classico dei giovani di Palazzolo Acreide (foto parco naxos)

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Premio Comunicare l’Antico: John Garth, biografo e massimo studioso della vita e dell’opera del grande romanziere britannico Tolkien (foto parco naxos)

Nel solco del tema 2023, “Tra Oriente e Occidente”, completano la rosa dei premiati Filippo Coarelli, prof. emerito dell’università di Perugia, già ordinario di Antichità greco-romane, uno dei primi studiosi che ha contribuito sin dagli anni Ottanta alla divulgazione scientifica del patrimonio archeologico nazionale come autore e curatore della collana di guide archeologiche tascabili edite da Laterza nonché curatore della mostra su Alessandro Magno appena conclusa al Mann di Napoli; gli archeologi Alfonsina Russo, direttrice del parco archeologico del Colosseo e Massimo Cultraro, dirigente di ricerca dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale (Cnr-Ispc), docente dell’università di Palermo e rappresentante del MUR per l’area Higher Education della Union for the Mediterranean (UfM), dal 2013 a capo di una missione che studia in Georgia le relazioni tra  mondo Egeo e Caucaso nell’età del Bronzo e alla quale è stata già dedicata una mostra a Tbilisi inaugurata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Italy and Georgia. A story of Friendship, 2018); il Festival del Teatro classico dei giovani di Palazzolo Acreide, nella persona del suo direttore Sebastiano Aglianò; la Città di Agrigento, capitale italiana della Cultura 2025 rappresentata dal sindaco Francesco Miccichè. Infine, in occasione del 50° anniversario della scomparsa dello scrittore J.R.R. Tolkien (1892 – 1973), sarà premiato John Garth, biografo e massimo studioso della vita e dell’opera del grande romanziere britannico autore della saga de “Il Signore degli Anelli”, resa popolare anche dalla trasposizione cinematografica. A introdurlo Oronzo Cilli, tra i massimi esperti dell’autore, membro della Tolkien Society britannica e curatore della mostra su Tolkien in allestimento alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, organizzata dal MIC (ministero della Cultura) e che sarà inaugurata nel mese di novembre 2023. Ai premiati verrà donata una scultura opera del maestro Turi Azzolina ispirata alla maschera del satiro, figura ricorrente fra i reperti della collezione del Museo di Naxos. Nel corso della serata, presentata dalla giornalista Francesca Russo, sono previsti degli interventi musicali del Davide Livornese Duo con brani e strumenti di ispirazione orientale.

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Copertina del libro “Giacomo Boni” di Sandro Consolato

Comunicare l’Antico: eventi collaterali al Premio. A introdurre la serata finale del Premio Comunicare l’Antico saranno alcuni incontri culturali dedicati a temi e studiosi del mondo antico che, in programma fra Giardini Naxos (museo e area archeologica) e Taormina (palazzo Ciampoli, Teatro Antico), coinvolgeranno anche gli ospiti. A Giacomo Boni (1859-1925), pioniere della ricerca stratigrafica e primo archeologo ad usare l’aerofotografia, è dedicato un libro di Sandro Consolato che sarà presentato da Massimo Cultraro, Alessio De Cristofaro e Alfonsina Russo (sabato 2 settembre 2023, Parco di Naxos, alle 18).

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Locandina della mostra “L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto” alla Domus Aurea dal 22 giugno 2023 al 14 gennaio 2024

Quindi la dea Iside, protagonista di una mostra al Parco del Colosseo, raccontata dalla direttrice Alfonsina Russo intervistata dalla giornalista Isabella Di Bartolo (Palazzo Ciampoli, Taormina, domenica 3 settembre 2023, alle 10.30): un viaggio sulle rotte della divinità venerata anche a Taormina, dove la statua di una sacerdotessa di Iside (II sec. d.C.) – rinvenuta nel 1867 accanto alla Chiesa di san Pancrazio ed esposta al Museo Salinas di Palermo – potrà essere ammirata nell’imminente mostra sull’antica Tauromenion alla quale lavora la direttrice Tigano con un articolato team di professionisti di varie discipline; mentre nel pomeriggio, alle 18, (Parco di Naxos) sarà di scena Alessandro Magno – del quale ricorre anche l’anniversario della scomparsa, datata nel 323 a.C. –  protagonista della grande mostra appena conclusa al Mann di Napoli: una figura emblematica e liminare fra la civiltà occidentale e orientale. Interverranno Lorenzo Braccesi, Monica Centanni, Filippo Coarelli, Dario Barbera e Giovanni Sessa moderati da Grazia Salamone.

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Copertina del libro “Gilgamesh. L’epopea di colui che tutto vede” di Giovanni Calcagno

A seguire tre appuntamenti che declinano il tema 2023 “Tra Oriente e Occidente”. Il primo con Giovanni Calcagno, attore e regista, autore di un racconto sull’epopea di Gilgamesh – il primo poema scritto della storia dell’Uomo (4500 a.C.) – con una narrazione, più accessibile al grande pubblico, della cultura mesopotamica da cui è stato tratto uno spettacolo con Luigi Lo Cascio e Vincenzo Pirrotta (martedì 5 settembre 2023, Parco Naxos, alle 19); quindi lo spettacolo teatrale “Il Derviscio di Bukhara”, di e con Alberto Samonà, un viaggio con la parola, la musica e le danze sufi per conoscere la spiritualità dei dervisci (domenica 10 settembre 2023, Parco Naxos, alle 21, ingresso libero).

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Copertina del libro “Il grido di Pan” di Matteo Nucci (Einaudi)

In chiusura, una “prima” letteraria: “Il grido di Pan” di Matteo Nucci (Einaudi), appena dato alle stampe: una riflessione sull‘essere umano e la sua (perduta?) animalità, dunque il modo in cui abitiamo il mondo (lunedì 11 settembre 2023, Parco Naxos, alle 18). Completa il progetto la mini rassegna teatrale Interpretare l’Antico, a cura di Rete Latitudini diretta da Gigi Spedale, il cui cartellone – con testi di riscrittura del mito e concerti – ha preso il via nei giorni scorsi e proseguirà lungo il mese di settembre sempre al Parco di Naxos.

A Gibellina (Tp) in prima nazionale e a Morgantina (En) in replica, in scena “Il derviscio di Bukhara” (narrazioni, musica, danze sufi e persiane) di Alberto Samonà

gibellina-morgantina_spettacolo-il-derviscio-di-bukhara_samonà_locandinaDoppio appuntamento per “Il derviscio di Bukhara” (narrazioni, musica, danze sufi e persiane), spettacolo scritto da Alberto Samonà sulla spiritualità dei sufi, di cui Bukhara, città nel cuore dell’Asia Centrale, fu in vari periodi uno dei centri più importanti. Un viaggio alla scoperta di un universo unico e ancora poco conosciuto, attraverso parola, musica sufi e danze dei dervisci e persiane. Domenica 23 luglio, in prima nazionale, alle 21, a Baglio Di Stefano di Gibellina (Tp), nell’ambito del festival Orestiadi (biglietto https://www.fondazioneorestiadi.it/…/il-derviscio-di…/); e martedì 25 luglio 2023, alle 19.30, al teatro greco di Morgantina (Aidone, Enna), nell’ambito del Barbablù Fest (biglietto https://terzomillennio.organizzatori.18tickets.it/…/984…). In scena gli attori Stefania Blandeburgo e Davide Colnaghi. Musica e canti sufi Tino Rinesi & Ensemble Dargah: Tito Rinesi (voce, tamburo a cornice, saz), Piero Grassini (oud e voce), René Rashid Scheier (flauto ney) e Flavio Spotti (percussioni e voce). Danze dei dervisci e coreografie con Grazia Cernuto (danze persiane) e Amal Oursana (danze sufi). Il testo è scritto da Alberto Samonà. “Tra simboli, racconti e analogie proprie del Sufismo”, spiega Samonà, “Il derviscio di Bukhara non è uno spettacolo teatrale, musicale o di danza, ma un invito alla ricerca interiore e alla scoperta di un universo che si dischiude in una dimensione senza tempo, ancorché antica di secoli. Un gesto di ringraziamento e al tempo stesso, una preghiera. È un incontro fra tradizioni: la spiritualità dell’Asia Centrale, le danze dei dervisci e quelle di più marcata influenza persiana, la musica sufi dell’area turco ottomana e del vicino Oriente e le narrazioni circolari e rituali dell’Asia. Un incontro che è metafora di un viaggio lungo la “Via della Seta”, di cui la città di Bukhara, fu tappa fondamentale, meta di viaggiatori di ogni provenienza che attraversavano vasti territori su questa rotta che congiungeva e congiunge, spiritualmente e culturalmente, Oriente e Occidente, fino al Mediterraneo. Le armonie musicali e i canti patrimonio dei dervisci accompagnano sovente il sacro rito dello zhikr e le danze danno la possibilità di scoprire un universo sacro che congiunge il nostro piano con quello Divino. Allo stesso modo, il ritmo della voce completa l’opera in una “circolarità rituale”, propria della tradizione dei cantastorie erranti d’Oriente. Il derviscio di Bukhara può, dunque, essere considerato come la ricerca di un incontro con il piano universale, che avviene mediante la parola, il suono e il movimento”.

Atene. Al museo dell’Acropoli la cerimonia di consegna dei tre frammenti del Partenone conservati ai Musei Vaticani voluta da Papa Francesco. L’arcivescovo ortodosso di Atene ringrazia Papa Francesco per la donazione “tangibile prova dei frutti prodotti dai rapporti fraterni che esistono tra noi cristiani” e invita altri a seguire l’esempio del Pontefice

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Museo dell’Acropoli di Atene: il posizionamento di uno dei frammenti del Partenone restituiti dal Vaticano (foto Paris Tavitian / Acropolis Museum)

L’annuncio Papa Francesco l’aveva fatto a Natale 2022:  “Il Santo Padre Francesco”, si sottolineava nell’annuncio ufficiale del Vaticano, “quale segno concreto del sincero desiderio di proseguire nel cammino ecumenico di testimonianza della Verità, ha deciso di dare a Sua Beatitudine Ieronymos II, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, tre frammenti del Partenone, che da secoli sono custoditi con grande cura nelle collezioni del Pontefice e nei Musei Vaticani, e che sono stati ammirati da milioni di visitatori da tutto il mondo” (vedi Vaticano. Papa Francesco restituisce alla Grecia tre frammenti del Partenone esposti dall’Ottocento nelle Collezioni dei Musei Vaticani: “Segno concreto del sincero desiderio di proseguire nel cammino ecumenico di testimonianza della Verità” | archeologiavocidalpassato). Il 24 marzo 2023 dopo oltre due secoli i tre frammenti del Partenone custoditi dai Musei Vaticani sono tornati ad Atene con una cerimonia di riunificazione definitiva con le altre sculture del tempio esposte al Museo dell’Acropoli della capitale greca.

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Testa di adolescente, frammento dal fregio che avvolgeva la cella del tempio del Partenone, conservata ai Musei Vaticani e restituita da Papa Francesco alla Grecia (foto musei vaticani)

I tre frammenti provengono ciascuno da una diversa parte del tempio, fatto costruire da Pericle tra il 447 e il 432 a.C. e sono stati scolpiti dal grande scultore Fidia, che fu anche il sovrintendente del cantiere. Il primo raffigura una testa di cavallo ed è parte del frontone parte del frontone raffigurante la disputa tra Atena e Poseidone per il dominio dell’Attica. Il secondo è una testa di fanciullo portatore di focacce, che ricorda la festa per la fondazione di Atene e si trovava nella cella più interna del Partenone. Il terzo frammento è invece la testa di uomo barbuto e faceva probabilmente parte di una delle metope che raffiguravano una centauromachia nel frontone sud.

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Sua Beatitudine Ieronymos II, arcivescovo della chiesa ortodossa di Atene, alla cerimonia al museo dell’Acropoli di Atene (foto Paris Tavitian / Acropolis Museum)

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Testa virile barbuta, frammento dalle metope sud del Partenone, dove era raffigurata la Centauromachia, conservata ai Musei Vaticani e restituita da Papa Francesco alla Grecia (foto musei vaticani)

Grande emozione e gioia è stata espressa da Sua Beatitudine Ieronymos II, arcivescovo della chiesa ortodossa di Atene, che si è commosso “per la realizzazione dell’iniziativa del nostro caro fratello” Papa Francesco, che con il suo gesto ecumenico e di pace, ha fatto ritrovare ai frammenti “il loro spazio naturale” nella Sala del Partenone del Museo dell’Acropoli. La restituzione, ha affermato, “è una tangibile prova dei frutti prodotti dai rapporti fraterni che esistono tra noi cristiani, guidati dalla verità, dall’amore, dal reciproco rispetto e comprensione”, e dimostra “che sono possibili delle soluzioni a qualsiasi problema e disaccordo esistenti, purché ci sia buona volontà e sincero desiderio di collaborare”. Attraverso questo atto, inoltre, “si ripristina la verità e vengono curate quelle ferite e traumi che risalgono al passato”, che si ricongiungono “in questo unico monumento del patrimonio culturale mondiale come sue inscindibili parti “. L’augurio di Ieronymos II è che questa iniziativa “trovi altri imitatori”, perché Papa Francesco ha mostrato che questo “è possibile e tangibile”.

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La cerimonia di consegna dei frammenti del Partenone del Vaticano al museo dell’Acropoli (foto Paris Tavitian / Acropolis Museum)

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Testa di cavallo, frammento dal frontone occidentale del Partenone, conservata ai Musei Vaticani e restituita da Papa Francesco alla Grecia (foto musei vaticani)

Presente anche una delegazione vaticana, composta da monsignor Brian Farrell, segretario del Dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani, e dal sottosegretario Andrea Palmieri, dal nunzio apostolico in Grecia monsignor Jan Romeo Pawloksi e dalla direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta. La presenza del Dicastero che si occupa delle relazioni fraterne tra le Chiese, ha sottolineato monsignor Farrell, fa sì che la restituzione “si manifesta come un gesto ecclesiale, culturale e sociale di amicizia e solidarietà con il popolo greco” e ha quindi “un significato particolare nell’affermare sempre più fortemente l’amicizia e la vicinanza spirituale tra le nostre Chiese”.

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Le autorità intervenute alla consegna ufficiale del “Reperto Fagan”: da sinistra, il direttore del museo dell’Acropoli di Atene, Nikolaos Stampolidis; il primo ministro della Repubblica Greca Kyriakos Mitsotakis; l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà; la direttrice del museo Archeologico regionale “A. Salinas” di Palermo, Caterina Greco; la ministra della Cultura Lina Mendoni (foto museo acropoli atene)

Alla cerimonia anche l’ex assessore regionale ai Bei culturali della Regione Siciliana Alberto Samonà: “Sono felice e onorato per aver preso parte, ieri pomeriggio, su invito personale del Ministro della Cultura e dello Sport della Repubblica di Grecia, Lina Mendoni – con cui si è instaurato nel tempo un solido legame di amicizia – alla cerimonia ufficiale che si è tenuta al Museo dell’Acropoli di Atene, per presentare i tre frammenti del Partenone, restituiti alla Grecia dal Vaticano per volontà di Papa Francesco. L’emozione per aver preso parte alla cerimonia nella Capitale Ellenica è accresciuta dal fatto che la Sicilia, riportando, lo scorso anno, ad Atene il cosiddetto “Frammento Fagan”, ha fatto da apripista a livello mondiale sul tema del rientro in Grecia dei marmi del Partenone, permettendo, così, di attivare questo circolo virtuoso che sta dando i suoi frutti”. Su invito del governo ellenico, ha partecipato alla cerimonia anche Caterina Greco, direttrice del museo Archeologico regionale “A. Salinas” di Palermo, che aveva seguito tutta la procedura relativa al Frammento Fagan e nel gennaio del 2022 ha siglato con il Museo dell’Acropoli uno storico accordo di collaborazione, grazie al quale poco tempo dopo è arrivata a Palermo un’importante statua della Dea Atena (vedi Atene. Cerimonia di consegna ufficiale del “reperto Fagan”, frammento del Partenone, dal museo Antonino Salinas di Palermo al museo dell’Acropoli: in attesa di essere inserito nel Blocco Vi del fregio orientale, è esposto provvisoriamente in una vetrina. Il primo ministro greco: “È la prima scultura del Partenone che rientra in Grecia” | archeologiavocidalpassato).

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Museo dell’Acropoli di Atene: il posizionamento di uno dei frammenti del Partenone restituiti dal Vaticano (foto Paris Tavitian / Acropolis Museum)

La decisione di restituire i tre frammenti maturò in Papa Francesco durante la sua visita in Grecia nel dicembre 2021. “Le persone di buona volontà”, ha ribadito monsignor Farrell “possono vedere in questo evento l’espressione di una speranza condivisa che le nostre diverse culture, e l’arte stessa, saranno sempre uno strumento privilegiato di dialogo e di incontro tra i popoli”.   “In questo scambio”, ribadisce, “ci arricchiamo a vicenda, nella meravigliosa diversità delle nostre storie, delle nostre conquiste e dell’aspirazione universale alla pace e alla fraternità”. Ora, che “siamo testimoni della mancanza di pace nel mondo, soprattutto per quanto riguarda il nostro continente, l’Europa”, l’’incontro tra culture diverse può essere il mezzo che permette alla famiglia umana di fiorire nel rispetto delle nostre differenze e sensibilità”.

Siracusa. Al museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” la mostra “Lo regno della morta gente. La necropoli meridionale di Megara Hyblea”: esposti per la prima volta i reperti provenienti dagli scavi dell’École française de Rome, finora conservati nei depositi del museo, illustrando le diverse tipologie di sepolture a Megara Hyblaea

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Locandina della mostra “Lo regno della morta gente” al museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” di Siracusa dall’8 ottobre 2022 all’8 gennaio 2023

Una nuova mostra da non perdere al museo “Paolo Orsi” di Siracusa. Sabato 8 ottobre 2022 aperta la mostra “Lo regno della morta gente. La necropoli meridionale di Megara Hyblea” che espone per la prima volta i reperti provenienti dagli scavi dell’École française de Rome, finora conservati nei depositi del museo, illustrando le diverse tipologie di sepolture a Megara Hyblaea, le pratiche funerarie, le sepolture dei bambini, un vero e proprio salto nel tempo per indagare attraverso il mondo dei defunti, la società dei vivi della colonia megarese. La mostra, visitabile (ingresso gratuito) fino all’8 gennaio 2023 (dal martedì al sabato, 9-18; domenica e festivi nella fascia, 9-13), è curata dall’archeologa Anita Crispino, del parco archeologico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai, e da Reine Marie Bérard, ricercatrice CNRS Centre Camille Jullian di Aix-en-Provence, e si propone come una nuova occasione per illustrare la lunga collaborazione tra la missione archeologica francese a Megara Hyblaea e il museo Archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa. La mostra sarà accompagnata da un ricco catalogo curato dalla stessa Bérard. La mostra, divisa in sette sezioni, illustra i risultati di indagini attente a tutti gli aspetti connessi al seppellimento in età greco arcaica: oggetti personali, vasellame, monili, esposti per la prima volta, raccontano ai visitatori un segmento della vita degli abitanti della polis greca di Megara Hyblaea. Un’occasione particolarmente interessante che cerca di mettere in luce alcuni aspetti della vita e della morte degli antichi Greci relativi a questa famosa città siciliana, visti attraverso le testimonianze offerte dall’archeologo che li ha studiati; reperti provenienti dagli scavi della necropoli, custoditi presso il Museo e di cui solo una piccola parte era stata fino ad oggi proposta al pubblico.

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Veduta dall’alto del sito archeologico di Megara Hyblaea, 20 chilometri a Nord di Siracusa (foto luigi nifosi / regione siciliana)

L’esposizione interessa la necropoli meridionale di Megara Hyblaea. Il sito di Megara Hyblaea, 20 km a Nord di Siracusa, fu occupato dai Greci a partire della seconda metà dell’VIII secolo a.C. Meno di tre secoli dopo, all’inizio del V secolo a.C., la città fu presa da Gelone, tiranno di Siracusa, che vi trasferì i suoi abitanti. Gli sfollati tornarono successivamente occupando l’area della vecchia agorà ma si trattò della fine politica di una città greca cresciuta in parallelo a Siracusa, fino a contrastarla, e destinata ad essere abbandonata. Tale destino ha offerto agli archeologi che hanno indagato i luoghi, fin dalla fine dell’800, di operare su un sito privo di sovrapposizioni di epoca moderna. Tale è stata l’opportunità che archeologi come Paolo Orsi hanno avuto. Nel 1949, Luigi Bernabò Brea, soprintendente alle Antichità per la Sicilia Orientale, affidò la ricerca all’École française de Rome. Georges Vallet e François Villard, e in seguito i loro collaboratori e successori, hanno portato avanti le indagini sulla città e le necropoli fino ai nostri giorni. Dopo la scoperta fortuita, nel 1940, del famoso kouros di Sombrotidas, esposto in mostra, l’attenzione si spostò sulla necropoli meridionale della città, minacciata dallo sviluppo della zona industriale. Gli interventi di emergenza condotti dalla Soprintendenza archeologica per la Sicilia orientale e l’École française de Rome, in particolare negli anni 1970-1974, permisero lo scavo e lo studio di circa 700 tombe.

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L’allestimento della mostra “Lo regno della morta gente” al museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” (foto regione siciliana)

“La mostra esprime il valore del potenziamento della ricerca archeologica che abbiamo portato avanti in questi anni”, sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, “e della collaborazione con Università e istituti di tutto il mondo. La collaborazione tra il Parco di Siracusa, l’Istituto Francese e il museo Paolo Orsi ha prodotto un interessante focus sulla dimensione della morte nell’antica Megara, offrendo anche l’opportunità di un approfondimento dei temi affrontati nel percorso espositivo che il prezioso catalogo della mostra, disponibile sin dall’inaugurazione, promette di offrire”. “Grazie a questa esposizione”, afferma Antonello Mamo, direttore del parco archeologico di Siracusa, “sarà possibile comprendere le varie tipologie di sepolture, la funzione degli oggetti deposti, il trattamento funerario riservato ai bambini della colonia megarese, grazie ad uno studio completo di quanto il tempo ha risparmiato. Una collaborazione, quella con l’equipe dell’École française de Rome, rinsaldata grazie a questo lavoro scientifico che di certo otterrà il favore sia degli studiosi di settore che del grande pubblico”. “I mesi di apertura della mostra al pubblico”, dichiara Lorenzo Guzzardi, direttore del parco archeologico di Leontinoi e Megara, “coincidono con l’inizio dei lavori per il nuovo allestimento dell’Antiquarium di Megara Hyblaea, che saranno seguiti con la collaborazione della Missione francese. Le attività di quest’ultima presso l’antica colonia greca e le sue aree funerarie hanno continuato ad assicurare importanti risultati scientifici negli scavi eseguiti in questi ultimi anni”.

Museo di Aidone. Samonà: “Gli Argenti di Morgantina resteranno per sempre in Sicilia”. È uno degli effetti dell’accordo di collaborazione siglato fra il museo Archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo e il Metropolitan Museum di New York che prevede lo scambio di reperti tra i due musei

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Gli argenti di Morgantina al museo di Aidone (foto regione siciliana)

“Gli Argenti di Morgantina resteranno per sempre in Sicilia, al museo di Aidone”. È questo uno degli effetti dell’accordo di collaborazione siglato nei giorni scorsi fra il museo Archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo, diretto da Caterina Greco, e il Metropolitan Museum di New York, diretto da Max Hollein. Lo annuncia l’assessore regionale Alberto Samonà: “Un’intesa che ho fortemente voluto e che modifica il punto della Convenzione sottoscritta nel febbraio del 2006, in base al quale i preziosi argenti ogni quattro anni venivano trasferiti da Aidone al museo newyorkese, e apre ad una prestigiosa collaborazione fra i due musei. In base alla nuova convenzione, siglata ai sensi dell’articolo 67, comma 1, lettera d) del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, il Metropolitan e il Salinas danno vita a uno scambio di reperti, grazie al quale nel museo siciliano, per tre anni, saranno esposte opere appartenenti alle collezioni del Met e in cambio, i visitatori del museo di New York, per un tempo di pari durata, potranno scoprire, con opere del Salinas, la ricchezza del patrimonio culturale siciliano. L’accordo, inoltre, è parte di un duraturo programma di cooperazione culturale su beni archeologici e altre opere d’arte, che il museo Salinas e il Met intendono consolidare anche mediante l’organizzazione di iniziative comuni e progetti di collaborazione, quali mostre, conferenze e ricerche scientifiche. In pratica, dopo la collaborazione con il museo dell’Acropoli di Atene, siglata nei mesi scorsi sempre su mio impulso, per il museo archeologico regionale ha inizio, in questo modo, una nuova prestigiosa sinergia con un altro fra i principali musei del mondo”.

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Un vasi di ceramica cipriota arcaica che sarà esposto al museo di Aidone proveniente dal Met di New York (foto regione siciliana)

Grazie all’accordo, firmato dalla direttrice del museo Archeologico regionale “A. Salinas”, Caterina Greco, e dal direttore del Metropolitan Museum of New York, Max Hollein, in Sicilia arriveranno dal museo newyorkese alcuni reperti particolarmente significativi: si tratta di quattro rari esemplari di ceramica greca, di produzione cipriota e di età arcaica (750-600 a.C.). In cambio, a New York giungeranno dal Salinas alcuni materiali selinuntini (un’arula in terracotta, una lucerna arcaica in marmo, un rilievo figurato), la cui esposizione presso uno dei più importanti musei del mondo costituirà una prestigiosa occasione di conoscenza e comunicazione dell’archeologia della Sicilia.

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Le autorità intervenute alla consegna ufficiale del “Reperto Fagan”: da sinistra, il direttore del museo dell’Acropoli di Atene, Nikolaos Stampolidis; il primo ministro della Repubblica Greca Kyriakos Mitsotakis; l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà; la direttrice del museo Archeologico regionale “A. Salinas” di Palermo, Caterina Greco; la ministra della Cultura Lina Mendoni (foto museo acropoli atene)

“L’accordo siglato fra il Metropolitan Museum di New York e il Museo Salinas di Palermo – commenta Samonà – è un grande risultato per la Sicilia, perché non soltanto realizza la nostra volontà di mantenere gli Argenti di Morgantina ad Aidone, ma dà vita a una prestigiosa collaborazione scientifica e culturale fra il nostro Museo Salinas e il Met (uno dei più importanti musei al mondo). Come ebbi a dire mesi fa, infatti, la via maestra è proprio la politica degli scambi culturali – che sta già dando effetti molto positivi con la Grecia e i suoi musei – che è la grande opportunità dei prossimi anni: ciò consente di far conoscere al mondo il nostro patrimonio culturale e permette di avviare collaborazioni che porteranno effetti positivi alla Sicilia per la ricerca, la valorizzazione e la promozione dei musei e dei parchi archeologici dell’Isola”.

Palermo. Attivata la nuova app il “Genio di Palermo”: offre ai visitatori la possibilità di compiere un percorso culturale alla scoperta della Città

Panormus conca aurea suos devorat alienos nutrit” è l’iscrizione che nel Palazzo Pretorio accompagna l’enigmatico simbolo civico del capoluogo siciliano: il Genio di Palermo. Sculture, fontane, affreschi, mosaici, documenti; la città è piena di riproduzioni del Genio, tutte con le stesse caratteristiche iconografiche, fatta eccezione per alcuni variabili elementi aggiuntivi: un uomo corpulento, con la barba spesso divisa in due ciocche e una corona adagiata sui lunghi capelli. Un fenomeno tutto palermitano, che non incontra eguali in nessun altro luogo. Ora c’è una un’App mobile, chiamata Genio di Palermo, che offre ai visitatori la possibilità di compiere un percorso culturale alla scoperta della Città, seguendo la localizzazione di diciotto diverse rappresentazioni del Genio che ne è storico protettore e simbolo civico. L’applicazione mobile per smartphone, con contenuti in italiano e in inglese, promossa dall’assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, su impulso dell’assessore Alberto Samonà, è compatibile con sistemi operativi Android, immediatamente scaricabile al link https://play.google.com/store/apps/details… e anche per iOS. L’App, realizzata in collaborazione con la Galleria regionale di Palazzo Abatellis, e sviluppata dall’azienda ETT, partendo dal mito offre, a chi la vorrà consultare, la possibilità di seguire un itinerario culturale nei quattro mandamenti storici palermitani. L’App è stata realizzata e sviluppata da ETT con la consulenza scientifica dell’archeologa Marilena Gennuso. Il video è realizzato dal filmmaker Francesco Crispi, musiche di Edmondo Annoni, la voce narrante è di Orio Scaduto. Nel video, coreografie di Marcello Carini (di Ensemble Company 2.0) eseguite dal ballerino Tancredi Smecca.

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Il cortile di Palazzo Abatellis a Palermo, sede della Galleria regionale (foto regione siciliana)

Il percorso alla scoperta del Genio è pensato per consentire a tutti di approfondire la storia di Palermo e di conoscere meglio il capoluogo siciliano attraverso i luoghi che ne custodiscono il genius loci. L’itinerario proposto non è esaustivo: i Geni inclusi, infatti, non sempre accessibili (alcuni si trovano in edifici privati o in luoghi particolari), sono 18, ma le rappresentazioni storiche o contemporanee sono molte di più, poiché fra stampe antiche, raffigurazioni e statue, il mito del “nume tutelare” palermitano accompagna la Città dalla notte dei tempi. L’itinerario del Genio, con la nascita di un’App che consente a tutti di poterne individuare le principali testimonianze consultando una mappa dei luoghi di Palermo è un modo per far scoprire l’identità profonda del capoluogo siciliano, puntando sulla sua storia e sul patrimonio culturale di un centro storico fra i più belli e ricchi d’Europa. Luoghi che si schiudono al visitatore e rivelano l’anima e il cuore di Palermo attraverso il suo protettore civico, questo Genio che non finisce di stupirci e che da secoli continua a vegliare sulla Città. Aprendo l’App, una pagina introduttiva fornisce alcune informazioni sul Genio ed è possibile consultare anche un video che ne racconta l’essenza per immagini. È presente una mappa geolocalizzata con i 18 punti di interesse e cliccando su ciascun punto si apre una finestra che racconta il Genio corrispondente al luogo interessato. Ciascun Genio è, inoltre, accompagnato da una breve descrizione e da una o più immagini dedicate.