A Pescara convegno “Sulle tracce della civiltà italica. Storia società economia” organizzato dalla Fondazione Luciano Russi col patrocinio della soprintendenza: tre archeologi e un docente di Diritto romano ripercorrono le vicende storiche degli Italici andando oltre gli avvenimenti più conosciuti

La storia dei popoli italici raccontata attraverso le testimonianze archeologiche, sarà questo il tema del terzo appuntamento organizzato dalla Fondazione Luciano Russi nell’ambito del suo decennale. Fra i molti interessi culturali coltivati dall’ex-rettore dell’università di Teramo c’era, infatti, l’archeologia con una particolare attenzione verso le vicende di quelle antiche popolazioni che hanno profondamente segnato la storia dell’Abruzzo, anche per il loro complesso intreccio con la potenza di Roma. Appuntamento mercoledì 8 giugno, alle 17.30, a Pescara nella Sala Favetta del museo delle Genti d’Abruzzo per il convegno “Sulle tracce della civiltà italica. Storia società economia” patrocinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Chieti e Pescara: con il contributo di tre archeologi, che hanno realizzato importanti ricerche nel territorio abruzzese, e di uno studioso del diritto romano si cercherà di ripercorrere le vicende storiche degli Italici andando oltre gli avvenimenti più conosciuti e approfondendo aspetti meno noti legati all’organizzazione socio-economica, alla vita quotidiana, alla ritualità. Introduce Ornella Iavicoli Russi, presidente della Fondazione Luciano Russi. Intervengono Vincenzo D’Ercole, docente di Civiltà dell’Italia preromana nell’università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara; Rosanna Tuteri, della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Chieti e Pescara; Alberta Martellone, della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di L’Aquila e Teramo; Stefano Liva, docente di Diritto romano nell’università di Brescia. Il loro stimolante confronto, moderato dalla giornalista Roberta Mancinelli, permetterà di riflettere più approfonditamente su una civiltà per lungo tempo sottovalutata mettendo meglio a fuoco l’affresco storico complessivo del nostro paese egemonizzato dalla spinta espansionistica di Roma.
“Così abbiamo salvato Pompei”: alla XXII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico il team del parco archeologico ha ripercorso le tappe per mettere in sicurezza il sito

Il direttore del parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna, con il direttore del Grande Progetto Pompei, Mauro Cipolletta

La XXII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo archeologico si tiene a Paestum dal 14 al 17 novembre 2019
“Così abbiamo salvato Pompei”. Dal direttore generale del Grande Progetto, il generale Mauro Cipolletta, al direttore generale del parco archeologico di Pompei Massimo Osanna, agli architetti e agli ingegneri che hanno coordinato ogni segmento del lavoro, l’intero team interdisciplinare che ha messo in sicurezza il sito archeologico di Pompei, ha raccontato alla XXII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico i lavori svolti dal 2017 per oltre 60 milioni già spesi nei cantieri già chiusi. L’intervento si è reso particolarmente necessario in seguito al crollo della Schola Armaturarum del 6 novembre 2010, all’aggiornamento della Carta del rischio del 2011, alla presa d’atto della situazione di dissesto idrogeologico diffuso dopo le consistenti piogge nel 2014, e tenuto conto dell’apporto disastroso delle oltre 160 bombe sganciate sul sito o nei suoi pressi durante la seconda guerra mondiale e dei terremoti.
I lavori, cominciati nel 2017, dovrebbero arrivare a conclusione nel 2020. La parola d’ordine è comunicazione, ultimo anello di una catena di azioni come anamnesi, diagnosi, terapia, che partono dalla ricerca. Ciò ha posto in essere un approccio multidisciplinare che ha permesso di tornare a scavare con tecniche moderne e tecnologia avanzata, per esempio nella Regio Quinta, lasciata dalla fine dell’800 semi-scavata. Una trentina di restauri sono ancora in corso.

L’affresco dei gladiatori è stato rinvenuto in un ambiente alle spalle dello slargo di incrocio tra il vicolo dei Balconi e il vicolo delle Nozze d’Argento a Pompei (foto parco archeologico di Pompei)
L’altra novità è che il lavoro è quotidiano, viene programmato e poi documentato. Ciò significa che in futuro non dovrà essere decifrato dall’apparato murario. I tecnici presenti, gli architetti Annamaria Mauro, Gianluca Vitagliano, Bruno De Nigris e Arianna Spinosa, gli archeologi Marialaura Iadanza e Alberta Martellone, l’ingegnere Vincenzo Calvanese, sono stati in grado di presentare i risultati ottenuti. Le linee di ricerca e quindi la filosofia del progetto, hanno considerato il problema complesso, ma non complicato, formato da una serie di problemi.



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