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I reperti dell’antica Agrigento sono tornati a casa: a Villa Aurea, la residenza di sir Hardcastle, nel cuore della Valle dei Templi, la mostra “Tesori di Akragas. Le collezioni del British Museum”

Il manifesto della mostra “Tesori di Akragas. Le collezioni del British Museum” aperta a Villa Aurea, nella Valle dei Templi

In mostra un’anfora a figure nere della bottega di Nikosthenes, singolare figura di vasaio che opera ad Atene intorno alla metà del VI secolo avanti Cristo, con scene di lotta tra atleti. E poi lo straordinario vaso attribuito al Gruppo di Polignoto. E ancora il Rilievo di Paride, Pelope o Ierone I, che costituisce ancora oggi un vero e proprio giallo archeologico. Sono solo alcuni dei “Tesori di Akragas. Le collezioni del British Museum” in mostra a Villa Aurea, la residenza di sir Hardcastle, nel cuore della Valle dei Templi, fino al 13 ottobre.  “La mostra vuole riallacciare il filo che già in passato ha legato la Valle dei Templi ed il suo patrimonio al Regno Unito”, spiega il direttore del parco archeologico della Valle dei Templi, Giuseppe Parello, “che si è estrinsecata nella sua forma più alta attraverso la presenza dell’ammiraglio inglese, sir Alexander Hardcastle, ad Agrigento a cui la città deve un degno riconoscimento per la preziosa attività sostenuta a favore della ricerca e della conservazione del patrimonio della città antica”. Ma sono esposti anche i disegni originali fatti nel 1812 sull’architettura greca di Akragas con uno studio specifico sul tempio di Zeus olimpico per capire come dovevano essere inseriti i telamoni. “Sono disegni importantissimi”, interviene l’archeologa del parco Maria Concetta Parello, “perché costituiscono il punto di partenza degli studi fatti sui telamoni e sulla loro collocazione nella struttura architettonica del tempio”.

Un prezioso cratere esposto nella mostra “Tesori di Akragas. Le collezioni del British Museum”

“Nella politica di promozione del Parco”, sottolinea Parello, “la realizzazione della mostra rappresenta un’occasione importante per ampliare la nostra offerta culturale. La diffusione di una conoscenza sempre più ampia del patrimonio del Parco, anche attraverso quella parte che nei secoli passati è stata trasferita in importanti istituzioni culturali straniere, rappresenta un’opportunità di crescita, sviluppo e visibilità della Valle dei Templi”. La ventina di reperti provenienti dagli scavi della Valle e presenti in mostra erano stati riportati alla luce e venduti al British Museum dove ora sono conservati. Ma non sono gli unici provenienti da Akragas: al dipartimento di arte Greca e Romana risultano presenti 157 opere d’arte di cui 154 provenienti proprio dagli scavi di Akragas. Tra questi alcuni di quelli esposti adesso a Villa Aurea: una testa in marmo raffigurante la dea Hera o Giunone del periodo romano, copia dell’originale greco del 420 avanti Cristo, acquistata dal British Museum nel 1875 dall’antiquario romano Alessandro Castellani e un’anfora trovata ad Agrigento del 550 avanti Cristo, raffigurante due lottatori durante un combattimento. Inoltre sempre al British Museum si può ammirare la famosa patera d’oro trovata a Sant’Angelo Muxaro ed acquistata nella seconda metà del Settecento da Sir William Hamilton ambasciatore inglese nel Regno di Napoli e tornata ad Agrigento (a tempo determinato) lo scorso anno.

Agrigento. Nel parco della Valle dei Templi aperto il nuovo percorso ipogeo dal Giardino della Kolymbethra alla PortaV

L’ingresso del percorso ipogeo della Kolymbethra nella Valle dei Templi di Agrigento

Il parco della Valle dei Templi di Agrigento si arricchisce di un nuovo tesoro. È stato aperto il nuovo percorso ipogeo che collega il Giardino della Kolymbethra alla Porta V dell’antica cinta muraria di Agrigento: una cavità interessante dal punto di vista archeologico, speleologico e naturalistico. Di facile percorribilità, si sviluppa nel sottosuolo per circa 185 metri e presenta tre ingressi: due all’interno della Kolymbethra – il primo nel vallone e il secondo in corrispondenza della biglietteria Fai – e uno nell’area del Parco Archeologico nella zona di “Porta V”.   Sono previsti due percorsi di visita: il primo, della durata di circa 120 minuti, può essere effettuato liberamente o con guida autorizzata e conduce dal Tempio di Giunone fino al Tempio dei Dioscuri; il secondo, di circa 40 minuti, guida i visitatori alla scoperta dell’antico agrumeto della Kolymbethra e dei suoi molteplici significati storici e culturali, rappresentati anche dagli acquedotti ipogei Feaci del V secolo a.C.

Due tratti del percorso ipogeo della Kolymbethra scavato nella roccia

Il percorso ipogeo è una struttura cunicolare scavata dall’uomo in diverse epoche al di sotto dell’antico centro di Akragas e del paesaggio della valle, realizzato nella stessa roccia utilizzata per i principali monumenti della città e per buona parte del centro storico: la calcarenite gialla pleistocenica. Queste cavità vennero poi sfruttate in tempi più recenti come rifugi antiaereo durante le due guerre mondiali. Fra le peculiarità riscontrate nella galleria della Kolymbethra, la presenza lungo le pareti di nicchie scavate nella roccia per far posto alle lucerne a olio e di “pedalore” sulle pareti verticali del pozzo, atte a consentire la discesa e la risalita all’interno della cavità.

Nel parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento scoperto un edificio semicircolare: il teatro dell’antica Akragas? Gli archeologi lo sperano, il ministro Alfano ci conta. Al via i nuovi scavi

Tracce di un edificio semicircolare emerse nell'area ellenistico-romana del parco archeologico della valle dei templi di Agrigento

Tracce di un edificio semicircolare emerse nell’area ellenistico-romana del parco archeologico della valle dei templi di Agrigento

Il quartiere ellenistico-romano dell'antica Akragas

Il quartiere ellenistico-romano dell’antica Akragas

Quelle tracce “particolari” emerse nel Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei templi di Agrigento durante i recenti interventi hanno fatto sussultare gli archeologi. Da alcuni anni il Politecnico di Bari ha avviato una estensiva ricerca nell’area in cui doveva svilupparsi l’agorà di età ellenistica e il foro di età romana con la direzione congiunta e il coordinamento del Parco di Agrigento. E proprio lì, lungo il margine meridionale dell’area dell’agorà, si è individuata struttura ad andamento semicircolare, raffrontabile a un edificio di tipo teatrale. Il teatro dell’antica Akragas! Un sogno, quasi un miraggio, ricorso da generazioni di archeologi. “È una ricerca che dura da decenni o da secoli e speriamo che questa sia l’occasione giusta e la volta buona. Che ci sia un edificio lo dicono prove di evidenza scientifica. L’archeologia impone, esige rigore e quindi nessuno può dire che sia certo, però questa volta secondo gli esperti c’è davvero l’occasione perché sia la volta buona”, commenta il ministro dell’Interno Angelino Alfano arrivando a casa Sanfilippo, sede del parco archeologico Valle dei Templi di Agrigento, per illustrare la campagna di scavi che, nei pressi della chiesa di San Nicola, potrebbe far emergere una nuova scoperta archeologica: il teatro, forse di epoca ellenistico-romana. Presente, tra gli altri, l’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, Carlo Vermiglio, insieme ai vertici del parco, alle autorità locali e ai rappresentanti del Politecnico di Bari e dell’Università di Catania.

Il ministro Angelino Alfano al parco archeologico della valle dei templi di Agrigento

Il ministro Angelino Alfano al parco archeologico della valle dei templi di Agrigento

L'ipotesi di posizionamento del teatro dell'antica Akragas

L’ipotesi di posizionamento del teatro dell’antica Akragas

“È evidente che scopriremo solo alla fine quello che c’è”, aggiunge il ministro. “Però al tempo stesso occorre insistere e vale la pena di evidenziare tutto l’impegno di cui le istituzioni regionali dispongono per provarci fino in fondo. La scelta del governo regionale di fare questa insistenza è una scelta meritevole di un applauso”. E poi chiosa sulla sua pagina Facebook: “La Sicilia, ne sono fermamente convinto, può essere per l’Europa ciò che la Florida è per gli Stati Uniti d’America, con un di più di beni culturali e un di più di storia che noi offriamo non solo all’Europa, ma a tutto il mondo”.

Sicilia. “Mater Gea: i culti femminili del Mediterraneo da Iside e Afrodite”. Si chiude ad Agrigento, dopo Brolo, nel Messinese, la mostra itinerante dal Tirreno allo Stretto alla Valle dei Templi con i due capolavori del museo archeologico di Marsala: Venere Callipigia e Iside. Polemiche sul loro spostamento

La Venere Callipigia di Marsala, copia romana del II sec. d.C., uno dei reperti più famosi del museo di Marsala

La Venere Callipigia di Marsala, copia romana del II sec. d.C., uno dei reperti più famosi del museo di Marsala

Luigi Biondo, neo direttore del Polo museale di Trapani-Marsala

Luigi Biondo, neo direttore del Polo museale di Trapani-Marsala

Marsala-Brolo-Agrigento: da Capo Lilibeo alla Valle dei Templi passando per lo Stretto, un viaggio che non è solo un “coast to coast” siciliano dal Tirreno allo Ionio fino al Mediterraneo, ma anche un viaggio nel tempo alla ricerca dei miti fondanti della nostra cultura, il mito della Grande Madre, di una divinità femminile primordiale, presente in quasi tutte le mitologie, che rappresenta la terra, la fertilità, il femminile come mediatore tra l’umano e il divino. Nasce così “Splendida Sicilia Solidale – MATER GEA i culti femminili del Mediterraneo da Iside ad Afrodite”, una mostra itinerante che dal 12 agosto 2016 (e fino alla fine del mese) affronta l’ultima tappa, ad Agrigento, appunto, presentando la Venere Callipigia e l’Iside, due gioielli conservati nel museo archeologico Baglio Anselmi di Marsala, che oggi più propriamente dovremmo chiamare museo Lilibeo di Marsala, che somma in sé il Baglio Anselmi con l’annesso parco archeologico, alla cui guida è stato chiamato Luigi Biondo, nuovo direttore del Polo Museale che comprende anche il museo Pepoli di Trapani. Proprio Biondo, che a Marsala è coadiuvato da Annamaria Parrinello, ha dovuto affrontare non poche polemiche all’annuncio dello spostamento delle due statue dal museo di Marsala, attualmente parzialmente chiuso. Ci sono in corso infatti dei lavori di restauro e di ammodernamento su progetto dell’architetto Nuzzo. Il direttore dei lavori è Enrico Caruso, l’ex direttore del Baglio Anselmi che ha lasciato il posto a Biondo per andare a dirigere il parco archeologico di Selinunte. I lavori finiranno in autunno. “Sarà un museo europeo, moderno, fruibile per tutti”, assicura Biondo, che si è battuto anche per il mantenimento della nave punica al Lilibeo “perché a Marsala – diversamente da Trapani – c’è un progetto, una programmazione”.

La sala del museo archeologico Baglio Anselmi di Marsala che ospita la nave punica

La sala del museo archeologico Baglio Anselmi di Marsala che ospita la nave punica

La Venere Callipigia imballata pronta per affrontare il tour

La Venere Callipigia imballata pronta per affrontare il tour

Ma che Venere e Iside si mettessero in viaggio proprio non è andato giù ad Antonella Milazzo , parlamentare regionale del Pd. “Svuotare il museo Archeologico Baglio Anselmi di due delle sue opere più prestigiose è una decisione illogica, che penalizza la città di Marsala e la priva di una fonte di attrazione turistica proprio nel periodo estivo”, sentenzia. “Oltretutto si tratta di un tour rischioso per opere fragilissime, come la statua di Iside e la Venere Callipigia, che rappresentano il fiore all’occhiello per il museo marsalese nel mezzo di una importante ristrutturazione che lo vede parzialmente fruibile. Evidentemente l’assessore Vermiglio conosce poco Marsala e le ricadute negative che questa scelta avrebbe per la città: pare invece che nel suo assessorato conoscano molto bene la città di Brolo, al punto da decidere un prestito di opere che appare incoerente e penalizzante verso un museo che, anzi, avrebbe bisogno di essere supportato in questa fase di rilancio”. Ma per il neo-direttore questo tour è importante proprio per la valorizzazione del patrimonio del Baglio Anselmi: “A Brolo è stato organizzato un evento internazionale legato all’archeologia. Per questo abbiamo esposto le statue di Iside e della Venere Callipigia. È una cosa importante: è la prima volta che la Sicilia si accorge di Marsala, ed è un primo passo per dimostrare che qui c’è un polo di livello”. E conclude: “Mi piacerebbe fare rete con le altre realtà”, pensando ad esempio alla possibilità di organizzare visite sotterranee a Marsala, negli ipogei di corso Gramsci.

Il suggestivo allestimento a Brolo per l'esposizione della Venere Callipigia e di Iside da Marsala (foto Maurizio Forzano)

Il suggestivo allestimento a Brolo per l’esposizione della Venere Callipigia e di Iside da Marsala (foto Maurizio Forzano)

Il manifesto della mostra "Splendida Sicilia Solidale. Mater Gea"

Il manifesto della mostra “Splendida Sicilia Solidale. Mater Gea”

E così Venere Callipigia e Iside sono partite prima alla volta di Brolo, nel Messinese, dove (dal 30 luglio al 7 agosto 2016) sono state collocate al centro della sala espositiva multimediale Rita Atria, appositamente allestita, e poi di Agrigento, dove il 12 agosto, alle 18, nella Casa Barbadoro, nella splendida Valle dei Templi, un baglio recentemente restaurato come aula polifunzionale per allestimenti museali, immerso nella campagna akragantina tra mandorli e ulivi. L’esposizione delle due statue di Iside e Venere Callipigia, dedicata ai culti femminili del Mediterraneo, sfrutta una nuova formula che sperimenta le tecnologie innovative applicate ai Beni Culturali e consente ai visitatori di conoscere le fasi di rinvenimento dei reperti, con immagini, descrizioni e musiche suggestive, in un contesto espositivo di efficace semplicità ed eleganza. Un contenitore di arte, cultura per promuovere e diffondere i beni artistici del nostro immenso patrimonio rendendoli fruibili e itineranti. La mostra, di particolare effetto per la fascinosa bellezza promanata dai due reperti, racconta la storia della Sicilia antica. “L’esposizione”, sottolinea il soprintendente del Mare, Sebastiano Tusa, curatore della mostra, “è dedicata alle testimonianze archeologiche sulla spiritualità femminile del Mediterraneo attraverso immagini in forma scultorea di divinità potenti provenienti dai musei siciliani corrispondenti alle sedi di culto di fondamentale importanza nel mondo antico: il museo Lilibeo di Marsala (che ospita le statue marmoree di Venere Callipigia e di Iside), città collegata con l’antico santuario di Erice e con il mare”. “Figure umane reali – spiegano gli studiosi -, divenute statue armoniche che raffigurano il culto di Iside, delle grandi Dee Madri, che insegnano alle donne mediterranee, in un intersecarsi di religioni, culti, momenti storici che diventano millenni, l’arte della progenie, del matriarcato, del femmineo, del potere. Figure che poi divennero regine, sacerdotesse, artigiane, membre anziane del clan – la società era di carattere egualitario e più tardi nell’epoca medievale tutto ciò sarà simboleggiato nel vaso femminile. Un potere, quindi, non terreno ma spirituale che si estrinseca non solo nella conoscenza e nella saggezza, ma soprattutto nella verità, nell’amore, nella giustizia”.

14 gennaio 2005: negli scavi di capo Boeo viene trovata la statua di Venere Callipigia

14 gennaio 2005: negli scavi di capo Boeo viene trovata la statua di Venere Callipigia

La statua di iside trovata nel 2008 (Foto Maurizio Forzano)

La statua di iside trovata nel 2008 (Foto Maurizio Forzano)

La Venere Callipigia è stata ritrovata il 14 gennaio 2005, durante i lavori di scavo archeologico nell’area di pertinenza della chiesa di San Giovanni Battista a Capo Boeo di Marsala, eseguito dalla soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Trapani. La statua è copia romana del II secolo d.C. di un originale greco la cui tipologia di Venere Pudica si fa risalire a Prassitele e incarna l’ideale umano della dea della bellezza e della forza rigeneratrice dell’amore attraverso i gesti quotidiani del bagno. Scolpita in marmo bianco di probabile provenienza greca, è acefala e mutila della metà del braccio destro, che copriva pudicamente il seno, di più della metà del braccio sinistro, che reggeva il mantello (l’himation), di metà circa della gamba destra e di parte della gamba sinistra. La statua di Iside, identificata grazie alla posizione della mano posata sul petto, sempre di produzione romana, è stata ritrovata a Marsala l’estate di tre anni dopo (2008), durante i lavori di realizzazione del parco archeologico di Lilibeo, nelle fasi di scavo attigue alla Villa Romana. Rappresenta a grandezza naturale l’antichissima divinità di origine egizia, adottata in età imperiale nel Pantheon romano, anch’essa acefala e in marmo bianco. Iside, oltre ad assumere la prerogativa di protettrice dei naviganti, anche nella religiosità popolare romana fu introdotta a Roma attraverso i sovrani greci dell’Egitto, i Tolomei in epoca tardo ellenistica, conoscendo subito una ampia diffusione. “Due statue senza sguardo”, concludono gli organizzatori, “che aprono nuove visioni sullo sviluppo del turismo culturale in Sicilia”.

Palermo. Il museo Archeologico nazionale “Antonino Salinas”, con le ricche collezioni di arte punica e greca, è stato riaperto al pubblico dopo un lungo restauro. Oltre duemila reperti, molti mai esposti prima

Il manifesto per la riapertura del museo Archeologico nazionale "Antonino Salinas" di Palermo

Il manifesto per la riapertura del museo Archeologico nazionale “Antonino Salinas” di Palermo

#eccomidinuovo è l’hashtag che ha accompagnato tutto l’evento tanto atteso: la riapertura del museo Archeologico nazionale “Antonino Salinas” di Palermo. Il taglio del nastro ufficiale mercoledì 27 luglio 2016 alle 19 alla presenza dell’assessore regionale ai Beni culturali Carlo Vermiglio, il dirigente generale del Dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana Gaetano Pennino e la direttrice del museo Francesca Spatafora. Dopo i consistenti lavori di restauro dell’intero complesso monumentale e un rinnovato progetto espositivo, in attesa di completare il nuovo allestimento, si è deciso comunque di condividere con la comunità un primo importante traguardo, l’apertura cioè di una parte rilevante del museo che comprende oltre 2000 opere restaurate, alcune delle quali mai esposte al pubblico. “La riapertura al pubblico del museo Archeologico Antonino Salinas”, ha commentato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, “è un importante tassello di quel percorso per cui Palermo offre sempre più attività e luoghi di cultura, facendone strumenti per lo sviluppo sociale ed economico della città. Un importante risultato che, sono certo, contribuirà ad arricchire ulteriormente l’offerta culturale per i palermitani e i turisti che affollano il centro”.

Il chiostro del complesso dell'Olivella della Congregazione di San Filippo Neri, sede del museo

Il chiostro del complesso dell’Olivella della Congregazione di San Filippo Neri, sede del museo

Il museo Salinas di Palermo è il più antico e prestigioso museo della Sicilia, con una delle più ricche collezioni d’arte punica e greca d’Italia, nonché testimonianze di gran parte della storia siciliana. Il museo, dedicato ad Antonio Salinas, celebre archeologo e numismatico palermitano, è ospitato nella Casa dei Padri della Congregazione di San Filippo Neri, parte del complesso monumentale dell’Olivella, che comprende anche la chiesa di San Ignazio e l’attiguo Oratorio, confiscato alla congregazione nel 1866, con la soppressione degli ordini religiosi. Per andare incontro alle esigenze museali l’edificio venne completamente stravolto dalla sua forma originaria. E da allora ad oggi di interventi ne ha subito parecchi. Durante la seconda guerra mondiale l’edificio fu pesantemente danneggiato dai bombardamenti degli alleati, ma fortunatamente le collezioni erano già state messe al sicuro nel monastero di San Martino delle Scale dall’allora direttrice del museo, Jole Bovio Marconi che nel 1949 si occupò del riallestimento museale con il recupero architettonico curato dall’architetto Guglielmo De Angelis d’Ossat. L’ultimo restauro e riammodernamento del museo è dei giorni nostri, intervento che ha costretto il Salinas alla chiusura tra il 2009 e il 2015. Ma ora finalmente i tesori in esso conservati sono di nuovo ammirabili dai visitatori.

Ritornano le visite al museo Archeologico nazionale "Antonino Salinas" di Palermo

Ritornano le visite al museo Archeologico nazionale “Antonino Salinas” di Palermo

Si va dagli interessanti reperti rinvenuti durante gli scavi subacquei (ancore di pietra, ceppi di piombo, lucerne, anfore ed iscrizioni) alla ricca sezione fenicio-punica con i sarcofagi dalla necropoli di Pizzo Cannita (Misilmeri) alle testimonianze da Mozia, Lilibeo e Monte Porcara (Bagheria). Grande interesse pure per le sale dedicate all’area archeologica di Selinunte, con la ricomposizione del frontone orientale con Gorgone del Tempio C, numerose metope con rilievi mitologici (Templi C ed E), sculture d’età arcaica e classica, la Tavola Selinuntina che celebra la ricchezza della città, le stele gemine del santuario di Zeus Meilichios. E poi ci sono oggetti e sculture provenienti da Solunto, Megara Hyblaea, Tindari, Camarina ed Agrigento, tra cui il grande ariete di bronzo del III secolo a.C. proveniente da Siracusa, l’Eracle che abbatte la cerva, copia romana da un originale di Lisippo, ed infine una copia romana in marmo del Satiro versante di Prassitele. L’epoca romana è, invece, documentata da una collezione di sculture e da mosaici staccati dalle ville di piazza Vittoria a Palermo, nei cui pressi era certamente collocato il foro della città romana.

A Rovereto in mostra i 25 anni di Rassegna internazionale del Cinema archeologico attraverso i manifesti ufficiali

All’auditorium Melotti di Rovereto, dove si sta svolgendo la 25. Rassegna internazionale del Cinema archeologico, c’è una singolare mostra dei manifesti ufficiali con la quale gli organizzatori hanno voluto celebrare il prestigioso traguardo raggiunto: il quarto di secolo. E allora ripercorriamo anche noi questi 25 anni sfogliando idealmente i poster della Rassegna.

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1990, 1. Rassegna: ritratto dell’archeologo roveretano Paolo Orsi

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1991, 2. Rassegna: viene presentato per la prima volta il nuovo logo della Rassegna

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1992, 3. Rassegna: si ripropone il logo della Rassegna

1993, 4. Rassegna: ascia protostorica in bronzo dalla collezione Orsi del museo di Rovereto

1993, 4. Rassegna: ascia protostorica in bronzo dalla collezione Orsi del museo di Rovereto

1994, 5. Rassegna: testina magnogreca del V sec. a.C. dalla collezione Orsi del museo di Rovereto

1994, 5. Rassegna: testina magnogreca del V sec. a.C. dalla collezione Orsi del museo di Rovereto

1995, 6. Rassegna: bronzetto dalle collezioni del museo di Rovereto

1995, 6. Rassegna: bronzetto dalle collezioni del museo di Rovereto

1996, 7. Rassegna: lucerna romana del I-II sec. d.C. dalle collezioni del museo di Rovereto

1996, 7. Rassegna: lucerna romana del I-II sec. d.C. dalle collezioni del museo di Rovereto

1997, 8. Rassegna: testa recuperata dal mare, dalla collezione Orsi del museo di Rovereto

1997, 8. Rassegna: testa recuperata dal mare, dalla collezione Orsi del museo di Rovereto

1998, 9. Rassegna: set cinematografico con riproduzione di uno scavo archeologico

1998, 9. Rassegna: set cinematografico con riproduzione di uno scavo archeologico

1999, 10. Rassegna: monete dalla collezione Orsi delle zecche greche del museo di Rovereto

1999, 10. Rassegna: monete dalla collezione Orsi delle zecche greche del museo di Rovereto

2000, 11. Rassegna: su un vaso predinastico una protome del V sec. a.C. dalla collezione Orsi del museo di Rovereto

2000, 11. Rassegna: su un vaso predinastico una protome del V sec. a.C. dalla collezione Orsi del museo di Rovereto

2001, 12. Rassegna: vaso egizio dalla collezione Orsi del museo di Rovereto

2001, 12. Rassegna: vaso egizio dalla collezione Orsi del museo di Rovereto

2002, 13. Rassegna: statua-stele antropomorfa dal museo di Riva del Garda

2002, 13. Rassegna: statua-stele antropomorfa dal museo di Riva del Garda

2003, 14. Rassegna: testa di Eracle del II sec. d.C. dalla collezione Orsi del museo di Rovereto

2003, 14. Rassegna: testa di Eracle del II sec. d.C. dalla collezione Orsi del museo di Rovereto

2004, 15. Rassegna: frammento di tessuto preincaico dal Perù

2004, 15. Rassegna: frammento di tessuto preincaico dal Perù

2005, 16. Rassegna: bassorilievo dalla Tomba di Ramose in Egitto

2005, 16. Rassegna: bassorilievo dalla Tomba di Ramose in Egitto

2006, 17. Rassegna: porta monumentale dal complesso di Angkor in Cambogia

2006, 17. Rassegna: porta monumentale dal complesso di Angkor in Cambogia

2007, 18. Rassegna: geoglifi Nazca (300-500 d.C.) dal Perù

2007, 18. Rassegna: geoglifi Nazca (300-500 d.C.) dal Perù

2008, 19. Rassegna: una vetrata di una chiesa gotica europea

2008, 19. Rassegna: una vetrata di una chiesa gotica europea

2009, 20. Rassegna: il tempio di Giunone nella Valle dei Templi di Agrigento

2009, 20. Rassegna: il tempio di Giunone nella Valle dei Templi di Agrigento

2010, 21. Rassegna: scultura retica dal museo Anauno

2010, 21. Rassegna: scultura anauna dal museo Retico di san Zeno della Val di Non in Trentino

2011, 22. Rassegna: rilievo dal Persepoli in Iran

2011, 22. Rassegna: rilievo dal Persepoli in Iran

2012, 23. Rassegna: schiaccianoci in bronzo dal Marta, il museo archeologico di Taranto

2012, 23. Rassegna: schiaccianoci in bronzo dal Marta, il museo archeologico di Taranto

2013, 24. Rassegna: figura mostruosa da un vaso in clorite di Jiroft in Iran

2013, 24. Rassegna: figura mostruosa da un vaso in clorite di Jiroft in Iran

2014, 25. Rassegna: emblema in argento dorato trovato a Morgantina con la raffigurazione di Scilla dal museo di Aidone in Sicilia

2014, 25. Rassegna: emblema in argento dorato trovato a Morgantina con la raffigurazione di Scilla dal museo di Aidone in Sicilia