Padova. A Palazzo Maldura il seminario “Una missione archeologica in Afghanistan: racconto di un’esperienza e prospettive di ricerca” con Massimo Vidale e Guido Furlan, dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, e Italo Bettinardi, libero professionista
Nell’ambito dell’insegnamento di Metodologia della ricerca archeologica tenuto dal prof. Massimo Vidale (dipartimento dei Beni culturali, università di Padova) venerdì 19 dicembre 2025, dalle 16.30 alle 18.30, nell’aula B di Palazzo Maldura a Padova, Massimo Vidale e Guido Furlan, dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, e Italo Bettinardi, libero professionista, terranno un seminario sul tema “Una missione archeologica in Afghanistan: racconto di un’esperienza e prospettive di ricerca”. Sono invitati a partecipare tutti gli interessati.
L’archeologa Serena Raffiotta racconta ad “archeologiavocidalpassato.com” la scoperta di Morgantina e la mostra fotografica che ne celebra i 70 anni della scoperta: allestita dall’Archeoclub nel museo di Aidone (En), sarà prorogata fino a gennaio

L’archeologa Serena Raffiotta, in dialogo con Alessandra Cilio, interviene al XV festival della comunicazione e del cinema archeologico di Licodia Eubea (foto graziano tavan)
Il 18 agosto 1955, in contrada Serra Orlando (Morgantina, Aidone, En), ebbero inizio gli scavi sistematici condotti dalla missione americana della Princeton University, sotto la direzione degli archeologi Erik Sjöqvist e Richard Stillwell. Le fotografie di quel giorno raccontano con chiarezza quanto orgoglio e partecipazione la gente di Aidone mise in quell’evento: un’intera comunità riunita attorno alla rinascita di Morgantina. Il 18 agosto 2025, a 70 anni esatti da quel momento, al parco archeologico di Morgantina si è rivissuto quello stesso spirito: “Morgantina, 70 anni di scavi, storie e scoperte. 1955-2025”, una giornata di memoria, festa e identità condivisa. Serena Raffiotta, archeologa, socia ricercatrice del museo Archeologico regionale di Aidone, è stata ospite speciale al XV festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea, nella sessione di Catania. E qui l’abbiamo incontrata per raccontare ad archeologiavocidalpassato.com la storia degli scavi e la mostra “Un re tra le rovine. Gustavo Vi Adolfo di Svezia a Serra Orlando e la scoperta di Morgantina. 1955-2025” promossa ad Aidone dall’Archeoclub Aidone Morgantina con il parco archeologico di Morgantina e della villa romana del Casale. Con un annuncio: la mostra sarà prorogata fino a un evento di chiusura a gennaio 2026.
“Quest’anno Morgantina compie 70 anni”, ricorda Serena Raffiotta: “70 candeline su questa torta importante. Nel 1955 arrivò nelle campagne di Aidone, contrada Serra Orlando, un gruppo di ricerca dell’università di Princeton con a capo il prof. Erik Sjöqvist, uno svedese, docente di Archeologia classica. Andavano cercando uno spazio dove i loro studenti di archeologia potessero mettere in pratica quello che studiavano nei corsi in università.
E così furono fortunati perché a pochi giorni dall’inizio degli scavi misero in luce un monumento che oggi è il simbolo di Morgantina: la gradinata trapezoidale dell’ekklesiasterion, intuendo di essere arrivati nel posto giusto. Quello fu per loro un grande colpo di fortuna che però confermava quanto avevano già saputo facendo dei sopralluoghi e degli studi sul territorio qualche anno prima. Da 70 anni gli scavi continuano, la missione americana è ancora oggi presente sul sito. Per 40 anni è stata diretta da Malcolm Bell, il professore dell’università della Virginia che ha speso un’intera vita per Morgantina, e oggi – conclude Raffiotta – siamo contenti di averli ad Aidone, in Sicilia, perché comunque hanno investito tantissimo in questo progetto di ricerca importante, pubblicando tutti i risultati, una collana di monografie dedicate a Morgantina, che oggi per tutti gli studiosi di archeologia classica è un punto di riferimento indispensabile”.

La presentazione della mostra “Un re tra le rovine” nel museo Archeologico di Aidone (foto serena raffiotta)

Allestimento della mostra “Un re tra le rovine. Gustavo Vi Adolfo di Svezia a Serra Orlando e la scoperta di Morgantina. 1955-2025” al museo Archeologico di Aidone (foto zagara palermo)
“Per festeggiare con il pubblico i 70 anni della scoperta di Morgantina – ricorda Serena Raffiotta –, lo scorso giugno la sede locale dell’Archeoclub, appunto Archeoclub Aidone Morgantina, in collaborazione con il parco archeologico di Morgantina e della villa romana del Casale, ha allestito una mostra fotografica all’interno degli spazi museali proprio ad Aidone. La mostra mette in luce i primi mesi di ricerca a Serra Orlando quando ancora quelle monumentali rovine non erano riconosciute come i resti di Morgantina. Si parlava di un’anonima città nelle campagne di Aidone. E sono delle foto interessantissime, selezionate dall’università di Princeton che le ha concesse gentilmente in prestito per l’occasione. La mostra è dedicata in particolare al re Gustavo Adolfo VI di Svezia, il re archeologo, così come è conosciuto per la sua passione per il mondo antico e per aver investito ufficialmente, a nome proprio del regno che governava, in ricerche a Cipro, in Italia nella zona etrusca laziale, e in Sicilia proprio a Serra Orlando. Il re di Svezia fu presente ad Aidone nell’autunno del 1955, tra ottobre e novembre, e queste foto adesso in mostra al museo ce lo mostrano in abiti eleganti, passeggiare tra le rovine appena scoperte insieme al professore Sjöqvist, accogliere visitatori provenienti dal paese, incuriositi da quelle scoperte che stavano lì nascoste sotto i loro piedi, esaminare i reperti che venivano in luce, scrivere il suo taccuino – che è pure in mostra in copia al museo di Aidone. La mostra è a ingresso libero, ed è allestita negli spazi museali, quindi gli orari sono quelli di visita del museo, tutti i giorni dalle 9 alle 18, con ultimo ingresso alle 17. Ufficialmente rimarrà esposta fino a fine anno, quindi 31 dicembre, ma abbiamo già avuto informalmente una concessione di proroga perché contiamo di organizzare, sempre a nome di Archeoclub, un evento di chiusura a gennaio. Quindi vi invitiamo a raggiungerci ad Aidone”.
La mostra “Un re tra le rovine. Gustavo Vi Adolfo di Svezia a Serra Orlando e la scoperta di Morgantina. 1955-2025” è stata ideata da Archeoclub Aidone Morgantina, presieduto da Cinzia Randazzo, con la curatela scientifica di Serena Raffiotta, archeologa e studiosa di Morgantina nonché socia di Archeoclub d’Italia, e realizzata in stretta collaborazione con la Missione Archeologica Americana a Morgantina diretta da Alex Walthall, docente al Department of Classics della University of Texas at Austin. Fondamentale è stato il supporto dell’Università di Princeton, rappresentata da Julia Gearhart, direttore delle Visual Resources in seno al Department of Art and Archaeology della Princeton University, e di Leigh Anne Lieberman, Digital Project Specialist dello stesso dipartimento e Data Director della Missione Americana a Morgantina. Grazie alla collaborazione con l’Istituto Svedese di Studi Classici a Roma, un prezioso contributo scientifico al progetto è stato offerto da Frederick Whitling, ricercatore svedese e noto studioso del Re Gustavo. L’evento è organizzato in sinergia con il parco archeologico di Morgantina e della villa romana del Casale di Piazza Armerina diretto da Carmelo Nicotra e con il Comune di Aidone.

Re Gustavo VI Adolfo e il professor Erik Sjöqvist a Serra Orlando (ottobre / novembre 1955) (foto Archivio di Princeton – Morgantina Collection, Department of Art and Archaeology)

Mostra “Un re tra le rovine” al museo Archeologico di Aidone: cassa con attrezzi e oggetti di scavo della missione americana a Morgantina (foto zagara palermo)
In mostra 40 fotografie in bianco e nero, in gran parte inedite, che raccontano la breve permanenza dei Reali di Svezia nel territorio aidonese a ottobre/inizi novembre del 1955, anno in cui un gruppo di archeologi e ricercatori americani diretti dallo svedese Erik Sjöqvist, accademico a Princeton, avviava un progetto di ricerca destinato a rimanere memorabile nella storia dell’archeologia internazionale. In mostra anche un gruppo di documenti inediti degli anni 1953-1955 messi a disposizione dall’archivio di Princeton, un paio di atti ufficiali reperiti presso l’Archivio di Stato di Enna e della corrispondenza privata dall’archivio di Marco Incalcaterra. Sono inoltre esibiti per la prima volta al pubblico alcuni interessanti oggetti dell’epoca di proprietà della Missione Americana a Morgantina, testimonianze di vita quotidiana e ricerca archeologica agli albori della spedizione a Serra Orlando.

Re Gustavo VI Adolfo e il professor Erik Sjöqvist a Serra Orlando (ottobre / novembre 1955) (foto Archivio di Princeton – Morgantina Collection, Department of Art and Archaeology)
“La mostra Un Re tra le rovine”, commenta Cinzia Randazzo, presidente in carica di Archeoclub Aidone Morgantina, “celebra i 70 anni dalla scoperta di Morgantina e racconta un momento storico fondamentale della sua storia. Morgantina è viva, è amata e capace di unire mondi lontani. Questo evento è più di una mostra: è un inno alla cooperazione, alla bellezza di un territorio che non smette mai di raccontare. La cultura è il nostro motore: conoscere il passato per comprendere il presente e costruire il futuro. Un evento che crea ponti oltre i confini e oltre il tempo, grazie all’amore per il patrimonio e alla collaborazione internazionale”.
Presentata al Mic la testa in marmo greco di una fanciulla (Kore), attribuibile ad un atelier attico di inizi V sec. a.C., scoperta nel sito della città etrusca di Vulci (Montalto di Castro. Vt), raro esempio di statuaria greca rinvenuta in Etruria. Gli interventi di Giuli, Russo, La Rocca, Oliva

Veduta frontale della testa di Kore (atelier attico di inizi V sec. a.C.) scoperta a Vulci e presentata al Mic (foto mic)
La scultura raffigura una giovane donna, con elegante ed elaborata acconciatura, attribuibile ad un atelier attico di inizi V sec. a.C.: raro esempio di statuaria greca rinvenuta in Etruria, che offre nuovi significativi spunti di riflessione sugli intensi scambi culturali tra Grecia e Italia preromana. Parliamo dell’eccezionale testa in marmo greco di una fanciulla (Kore), rinvenuta nel 2024, nel sito della città etrusca di Vulci (Montalto di Castro. Vt), nell’area di un nuovo tempio monumentale individuato nel 2021, La testa di Kore, attualmente in fase di restauro e analisi all’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) di Roma, è oggetto di approfondite indagini scientifiche sui colori originari, i materiali e le tecniche di lavorazione impiegate.

Mariachiara Franceschini dell’università di Friburgo e Paul P. Pasieka dell’università di Magonza (progetto Vulci Cutyscape) con la Kore di Vulci al Mic (foto vulci cityscape)
Questo nuovo e straordinario rinvenimento archeologico a Vulci è stato presentato il 5 dicembre 2025 a Roma, nella Sala della Crociera del ministero della Cultura. La scoperta è avvenuta nel corso degli scavi in concessione ministeriale legati al progetto “Vulci Cityscape”, promosso dalle università di Friburgo e Magonza. Alla presentazione sono intervenuti, tra gli altri, il ministro della Cultura Alessandro Giuli; il capo dipartimento per la Tutela del Patrimonio culturale Luigi La Rocca e il capo dipartimento per la Valorizzazione culturale Alfonsina Russo. Tra i relatori: Margherita Eichberg, soprintendente ABAP per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale; Simona Carosi, funzionario archeologo e responsabile del territorio di Vulci; Carlo Casi, direttore scientifico del Parco, Fondazione Vulci; Mariachiara Franceschini dell’università di Friburgo e Paul P. Pasieka dell’università di Magonza; Luigi Oliva, Direttore dell’Istituto Centrale per il Restauro e Federica Giacomini, funzionaria restauratrice e coordinatrice del gruppo di lavoro ICR.
“Il ritrovamento della testa di Kore di marmo tardo-arcaica a Vulci è un evento di straordinario rilievo sia per il valore artistico sia per le implicazioni che reca con sé”, ha detto il ministro Alessandro Giuli. “Non è stato rinvenuto semplicemente un dono votivo di prestigio, ma una testimonianza concreta dei legami spirituali e dunque politico-civili che univano l’Etruria e il mondo greco. Si tratta di una scoperta archeologica che può modificare la nostra percezione del mondo come accadrebbe con una nuova legge scientifica. Rimodella la nostra rappresentazione della realtà dal punto di vista conoscitivo, simbolico e anche politico”. Non a caso, ha proseguito il ministro, “questo avviene a Vulci, una città aperta ai contatti attraverso il suo porto, recentemente acquisito dal ministero della Cultura, e attraverso l’entroterra dove già dal periodo orientalizzante, dalla fine dell’VIII secolo a.C., tutti gli oggetti, ma soprattutto i rituali, ora ricostruibili grazie a nuovi strumenti diagnostici per l’archeologia, ci confermano un dinamismo, una permeabilità culturale che ancora oggi devono rappresentare e rappresentano i nostri modelli. Già in altre occasioni, ho sottolineato quanto, come governo e come ministero, ci sentiamo parte di una unità mediterranea in grado di gettare ponti e di costruire un dialogo autentico, fondato su una coappartenenza di identità e radici”.

Veduta di profilo della testa di Kore (atelier attico di inizi V sec. a.C.) scoperta a Vulci e presentata al Mic (foto mic)
“Oggi abbiamo presentato un nuovo importante rinvenimento archeologico all’interno del parco archeologico naturalistico di Vulci, un’area straordinaria dove la bellezza del paesaggio e la profondità della storia si intrecciano in un dialogo continuo, capace ancora oggi di restituirci la voce di una civiltà importantissima nel Mediterraneo, quale quella etrusca”, è intervenuta Alfonsina Russo, “e attraverso questo oggetto, questa testa di Kore, sarà possibile promuovere non solo Vulci ma anche il territorio a livello nazionale e internazionale. Un nuovo modo di valorizzare che va in un’unica direzione, che è quella di continuare a fondarsi su una strategia integrata che unisca ricerca archeologica, tutela del paesaggio, innovazione dei linguaggi espositivi, reti internazionali e partecipazione delle comunità locali”. Per Luigi La Rocca: “Siamo in presenza di uno dei rarissimi esemplari di scultura greca in Italia, non solo in Etruria, ma anche in Magna Grecia e in Sicilia. Questo tipo di oggetti sono molto rari, e apre il campo a una serie di considerazioni e di riflessioni storico-archeologiche importanti, in particolare l’intensità e la tipologia dei rapporti fra la Grecia e l’Etruria in età tardo arcaica, ma anche quello sulla presenza di artisti greci in Etruria, come ci ricordano anche le fonti, in relazione anche soprattutto alle sculture e alle decorazioni templari”.

L’elaborata acconciatura della testa di Kore (atelier attico di inizi V sec. a.C.) scoperta a Vulci e presentata al Mic (foto mic)
“L’Istituto Centrale per il Restauro”, ha spiegato Luigi Oliva, “ha accolto con entusiasmo la richiesta della Sabap Viterbo Etruria Meridionale, nel momento in cui, dopo il ritrovamento l’estate del 2024, si è cercato di fare un primo intervento sulla Kore rinvenuta e una campagna di indagini finalizzata poi alla stesura di un progetto di restauro vero e proprio. Questa attività si colloca nell’ambito di una collaborazione che abbiamo da diversi anni con la Sabap. Una collaborazione che vede da un lato le attività di conservazione e di indagine portate al massimo livello e dall’altra un rapporto con gli enti che poi gestiscono la tutela nell’ambito del territorio”.
Altino (Ve). Al parco archeologico, per #AltinoAperta – Scavi Aperti, visita guidata con il team di Ca’ Foscari ai nuovi saggi di scavo sull’Altino tardo-antica
Appuntamento prenatalizio al parco archeologico di Altino (Ve) mentre continuano le ricerche dell’università Ca’ Foscari alla scoperta di Altino tardoantica. Venerdì 12 dicembre 2025, alle 15, per #AltinoAperta – Scavi Aperti, visita guidata ad Altino con i ricercatori e le ricercatrici dell’università Ca’ Foscari, diretti dal prof. Diego Calaon, durante la quale saranno forniti nuovi dati sulle vicende di Altino tardo-antica. Due nuovi saggi di scavo, nelle aree archeologiche del Parco, stanno fornendo infatti ulteriori dati sul grande edificio con fondazione in basoli indagato in estate: un tassello alla volta, comincia a delinearsi la storia della città prima del suo abbandono. La visita guidata è su prenotazione: gratuita per gli abbonati e inclusa nel biglietto d’ingresso per gli altri. Per info e prenotazioni: info.parcoaltino@cultura.gov.it; 0422789443.
Trieste. Al museo civico di Storia naturale al via il VII “PalæoMovies Film Fest”, cinema documentario sulla preistoria dell’umanità: quattro giorni di film e incontri sulle ricerche recenti e le scoperte più interessanti sulla preistoria
Da giovedì 11 a domenica 14 dicembre 2025, al museo civico di Storia naturale di Trieste, via dei Tominz 4, torna PalæoMovies Film Fest – Cinema documentario sulla preistoria dell’umanità, giunto alla VII edizione. la rassegna fa conoscere al pubblico, attraverso il cinema documentario e gli incontri con gli esperti, le ricerche recenti e le scoperte più interessanti sulla preistoria dell’umanità. Il PalæoMovies Film Fest è a cura di Roberto Micheli e Deborah Arbulla. La rassegna è promossa dal Comune di Trieste, Servizio Musei e Biblioteche, civico museo di Storia Naturale, assieme alla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Friuli Venezia Giulia, con la collaborazione de La Cappella Underground per l’organizzazione, la ricerca filmografica e i servizi tecnici. L’evento è realizzato anche grazie al contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. L’ingresso a tutti gli appuntamenti è gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per le persone con disabilità motoria l’accesso al museo è possibile tramite una rampa. Quest’anno la rassegna offre alcuni approfondimenti sullo sciamanesimo preistorico e contemporaneo, sull’origine della musica e dell’arte, sulla violenza nel Neolitico e su una enigmatica scoperta in alta montagna. Vengono presentate anche due recenti produzioni italiane nel campo della divulgazione archeologica. Nelle giornate del Festival faremo un viaggio a ritroso nel tempo per conoscere comportamenti, tradizioni e costumi dei nostri antenati vicini e lontani.
Giovedì 11 dicembre 2025, alle 17, introduce la sessione Deborah Arbulla, conservatrice paleontologa del museo civico di Storia Naturale, quindi il film “La valle degli sciamani Kallawaya” di Antonio Paolillo (Italia, 1996, 29′). Documentario girato negli anni ’90 nella regione andina gravitante intorno al lago Titicaca. In questa regione sono ancora vivi i fondamenti e le tradizioni della cultura Aymara e della precedente cultura Puquina che vide il sorgere dell’impero Tiwanacu. Sciamani e Yatiri, medici erboristi di alto rango, praticano ancora cerimonie rituali e cure mediche millenarie come se il tempo si fosse cristallizzato. Presentazione a cura di Antonio Paolillo, direttore del museo civico “La Terra e l’Uomo” di Crocetta del Montello (Tv), in conversazione con Deborah Arbulla.
Venerdì 12 dicembre 2025, alle 17, Introducono la sessione Deborah Arbulla, conservatrice paleontologa del museo civico di Storia Naturale, e Roberto Micheli, soprintendenza ABAP-FVG, quindi il film “Sapiens, e fu la musica | Sapiens, et la musique fut” di Pascal Goblot (Francia 2021, 53’). La musica è ovunque: nei bar, nelle chiese, nei negozi, nelle cuffie dei nostri smartphone… Come spiegare questa universalità e diversità? Sarebbe possibile risalire a un’origine? Alla ricerca di tracce archeologiche, cercando di ricostruire quella che poteva essere la musica dei nostri antenati, inizieremo con il più antico strumento conosciuto: un flauto d’osso, la cui età è oggi stimata in oltre 40.000 anni! Presentazione a cura di Stefano Bianchi, conservatore del civico museo Teatrale “C. Schmidl” di Trieste.
Sabato 13 dicembre 2025, alle 16, introduce la sessione Roberto Micheli, soprintendenza ABAP-FVG, quindi il film “Arte paleolitica: la nostra storia” di Elisabetta Flor, Luca Scoz (Italia 2022, 18′). L’arte accompagna l’umanità fin dagli albori della sua esistenza. È un tentativo primordiale di interpretazione dell’ambiente naturale? Forse qualcosa di più. Dall’Uomo di Neanderthal ai cacciatori Sapiens dell’epoca glaciale, questo documentario traccia una linea che, dalle principali testimonianze di arte paleolitica dell’Italia nord-orientale, come le pietre dipinte del Riparo Dalmeri, sfocia nella più attuale e drammatica riflessione sul rapporto fra l’umanità e l’ambiente naturale. Segue il film Sciamani – Comunicare con l’invisibile. “Dialoghi con l’antropologo Sergio Poggianella” di Nicolò Bongiorno (Italia 2023, 22’). Chi è lo sciamano e come nasce una collezione di oggetti sciamanici? Sono solo alcuni dei quesiti posti dal regista Nicolò Bongiorno a Sergio Poggianella, antropologo e ideatore della mostra “Sciamani. Comunicare con l’invisibile” tenutasi a Trento nel corso del 2024. Ripercorrendo in un’intervista le tappe principali della sua ricerca, il collezionista tesse una narrazione intima del suo rapporto con questa imperscrutabile figura, mostrandone sia la poetica sociale sia il valore artistico alla base dell’esposizione. Chiude il film “La tomba della Sciamana – Un mistero dell’età della pietra | Das Grab der Schamanin – Ein Geheimnis aus der Steinzeit” di Christian Stiefenhofer (Germania 2024, 52’). Un team di ricercatori riapre un caso archeologico irrisolto unico nel suo genere: il caso della sciamana di Bad Dürrenberg. Una tomba databile a quasi 9000 anni fa, apparentemente di una donna e un bambino piccolo, ma le circostanze della loro morte rimangono poco chiare. La donna nasconde un segreto straordinario: forse era una sciamana. Il film presenta le ultime scoperte scientifiche e segue una ricerca forense, condotta con le più moderne tecniche investigative, che ricostruisce poco a poco il puzzle della sciamana di Bad Dürrenberg. Presentazione a cura di Fabio Martini, università di Firenze, in conversazione con Roberto Micheli.
Domenica 14 dicembre 2025, alle 10.30, introduce la sessione del mattino Roberto Micheli, soprintendenza ABAP-FVG, segue il film “Scena del crimine nell’età della pietra: Germania 7.000 anni fa | Tatort Steinzeit. Deutschland vor 7000 Jahren” di Gabriele Wengler (Germania 2019, 51’). Partendo dagli spettacolari ritrovamenti di fosse comuni preistoriche nel Baden-Württemberg, nella Renania-Palatinato e nella Bassa Austria, il film traccia un panorama della vita nell’Europa centrale durante il Neolitico. Le tracce sulle ossa testimoniano una morte violenta; gli archeologi ipotizzano che i resti provino l’uccisione mirata di prigionieri. Ciò dimostra che i conflitti tra i primi agricoltori erano condotti con grande brutalità. Qual era il motivo? Gli archeologi hanno trovato tracce di crimini violenti o addirittura di sacrifici rituali? Sembra che tutte queste persone siano state brutalmente assassinate nello stesso periodo. Cosa è successo a Haberstadt circa 7000 anni fa? È stato allora che l’uomo ha inventato la guerra? Presentazione a cura di Marco Milella, università di Pisa, in conversazione con Roberto Micheli. Segue il film “Schnidi. Il fantasma del Neolitico | Schnidi, le fantôme du Néolithique” di Thibaud Marchand (Francia, 2020, 52’). Estate 2003, l’Europa soffoca. Il continente sta attraversando una delle peggiori ondate di caldo della sua storia. In Svizzera, i ghiacciai si stanno ritirando a una velocità preoccupante. È allora che uno di questi ghiacciai, ai piedi del passo dello Schnidejoch, libera un oggetto misterioso: un pezzo di faretra neolitica. Ma il suo corpo rimane ancora introvabile. Chi era quest’uomo? Cosa gli è successo? Perché sono stati ritrovati solo i suoi effetti personali? Per ritrovare quest’uomo fantasma che hanno battezzato Schnidi, gli archeologi si sono lanciati in una ricerca fuori dal comune. Vogliono risolvere a tutti i costi questo caso irrisolto risalente a circa 5000 anni fa…
Domenica 14 dicembre 2025, alle 16, introduce la sessione del pomeriggio Roberto Micheli, soprintendenza ABAP-FVG, quindi il film “I misteri dei giganti di Mont’e Prama – Italia. Viaggio nella bellezza” di Marzia Marzolla, Massimiliano Griner (Italia 2023, 50’). Il film esplora gli aspetti non ancora chiariti delle statue dei Giganti dell’omonimo sito archeologico del Sinis, in Sardegna. Mentre s’interroga sulla natura del luogo del ritrovamento, forse un santuario, e sui veri destinatari del tributo, narra il periodo finale della iconica civiltà sarda dei nuraghi, quando la nostalgia di un popolo antico trasfigura il suo stesso passato in mito e leggenda. Segue il film “Le colline moreniche del Garda. Ambiente, paesaggio ed insediamenti umani” di Mario Piavoli (Italia 2025, 34’). Le colline moreniche del lago di Garda, dalla formazione geologica ai paesaggi della contemporaneità, con un particolare approfondimento sui siti Unesco di Tosina di Monzambano e di Castellaro Lagusello. Flora, fauna, reperti neolitici e romani, testimonianze dei principali protagonisti delle ricerche e scavi archeologici. Presentazione a cura di Emilio Crosato, Alberto Crosato (associazione culturale Amici di Castellaro, consulenti scientifici del progetto) in conversazione con Roberto Micheli.
Piazza Armerina (En). A Palazzo Trigona la conferenza “Progetto Sofiana. Aggiornamenti delle ricerche in corso e presentazione di HeriSof (Heritage data of Sofiana)”, e l’anticipazione del libro del prof. Vaccaro dedicato al Progetto Sofiana di prossima uscita
Martedì 9 dicembre 2025, alle 15.30, a Palazzo Trigona a Piazza Armerina (En), la conferenza “Progetto Sofiana. Aggiornamenti delle ricerche in corso e presentazione di HeriSof (Heritage data of Sofiana)”, un appuntamento pensato per condividere gli sviluppi delle ricerche in corso e presentare HeriSof, il nuovo progetto dedicato alla valorizzazione e alla rilettura dei materiali provenienti dagli scavi condotti tra il 1951 e il 2001. Durante l’incontro sarà inoltre anticipata la prossima uscita del libro dedicato al Progetto Sofiana, a cura del prof. Emanuele Vaccaro. Intervengono: Carmelo Nicotra, direttore del parco archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale; Emanuele Vaccaro, direttore scientifico del progetto Sofiana, professore associato di Archeologia classica dell’università di Trento; Paolo Chistè, responsabile TeFaLab dell’università di Trento; Marco Sfacteria, coordinatore sul campo a Sofiana, ricercatore di Topografia antica all’università di Messina; Viviana Spinella, coordinatore sul campo a Sofiana, assegnista di ricerca in Archeologia classica all’università di Trento.

Progetto Sofiana: il team di scavo della campagna 2025 dell’università di Trento e Messina con il parco archeologico di Morgantina e la villa romana del Casale di Piazza Armerina (foto labaaf)
Ad agosto 2025 è iniziata la nuova campagna di scavi archeologici presso Sofiana (Mazzarino, Cl), un sito di straordinaria ricchezza storica e archeologica che racconta la presenza ellenistica, romana, bizantina, araba e normanna. Lo scavo nasce da una collaborazione scientifica tra le università di Trento e Messina e il parco archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina. La direzione scientifica è affidata al prof. Emanuele Vaccaro, con il coordinamento sul campo di Marco Sfatteria (UniMe) e Viviana Spinella (UniTn). Quest’anno le ricerche si sono concentrate in tre aree principali: le terme di età costantiniana – utilizzate fino al Medioevo, già indagate negli anni ’50-’60 da Dinu Adameșteanu. Le indagini si focalizzeranno su un ambiente rimasto sigillato dal crollo e sull’impianto termale del IV secolo d.C.; la zona a sud del sacello augusteo – frequentata fino all’età medio-imperiale. Qui saranno esplorati ambienti di età romana, di funzione ancora incerta, forse collegati a un complesso termale di prima età imperiale; l’area settentrionale del sito – in corrispondenza del grande muro pomeriale dell’insediamento. In questo settore, già indagato lo scorso anno, è emersa una sequenza stratigrafica che va dall’età augustea al II secolo d.C. Alla campagna partecipano studenti delle università di Trento e Messina, insieme a dottorandi, assegnisti, volontari e con il prezioso contributo del Gruppo Archeologico Litterio Villari di Piazza Armerina.
Licodia Eubea (Ct). Al primo “Incontro con l’Antico” l’archeologo Santino Alessandro Cugno (parco archeologico dell’Appia antica) ha presentato la graphic novel “Demetriade. La Gens Anicia e la via Latina”, da lui ideata, ed edita da Nubes, scaricabile gratuitamente on-line

XV Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea: Alessandra Cilio intervista l’archeologo Santino Alessandro Cugno nell’ambito di “Incontro con l’Antico” (foto graziano tavan)

L’archeologo Santino Alessandro Cugno ideatore della graphic novel “Demetriade. La Gens Anicia e la via Latina” (foto graziano tavan)
Per il primo “Incontro con l’Antico” del XV Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea (Ct) venerdì 5 dicembre 2025, al Polo culturale della Badia di Licodia Eubea, Santino Alessandro Cugno, archeologo del parco archeologico dell’Appia Antica e responsabile del parco archeologico delle Tombe di Via Latina, in dialogo con Alessandra Cilio, co-direttrice artistica del Festival, ha presentato la graphic novel “Demetriade. La Gens Anicia e la via Latina” che lui ha ideato, edita da Nubes, realizzata degli sceneggiatori Sergio Vacca e Sonia Morganti con i disegni e i colori di Davide Pierotti. Il fumetto racconta le vicissitudini di una nobildonna romana della prima metà del V secolo d.C., convertita al Cristianesimo, e dell’origine della basilica di Santo Stefano protomartire al III miglio della via Latina, voluta proprio da Demetriade. La storia di Demetriade è quella di una fanciulla della nobile famiglia degli Anici che – guidata dal suo profondo amore per Cristo – attraversò un’epoca tempestosa e complessa, si confrontò con Sant’Agostino e San Girolamo e commissionò la costruzione della basilica di Santo Stefano nella sua proprietà sulla Via Latina. I resti dell’edificio furono ritrovati nel 1857 e sono ancora oggi oggetto di scavi e studi. “archeologiavocidalpassato.com” ha incontrato l’archeologo Santino Alessandro Cugno per parlare del fumetto, della rievocazione storica, e della sua pubblicazione gratuita online.
“Questo fumetto – spiega Santino Alessandro Cugno – nasce per far conoscere i nuovi scavi effettuati all’interno del parco delle Tombe della Via Latina, uno dei siti del parco archeologico dell’Appia antica a Roma, dedicati alla basilica paleocristiana di Santo Stefano protomartire, uno dei più importanti siti paleocristiani del suburbio di Roma. L’idea era quella di far conoscere a un pubblico più ampio possibile la storia di Demetriade, una nobildonna della famiglia degli Anici, insieme alla storia della Via Latina e alla storia della costruzione di questa basilica che molto probabilmente ha custodito anche le reliquie del primo martire della Chiesa, appunto Santo Stefano”
“Questo fumetto – spiega Santino Alessandro Cugno – nasce insieme a una rievocazione storica a cura dell’associazione Protectores Domini Nostri di Roma con lo scopo di raccontare negli stessi luoghi dove si verificarono i fatti una serie di eventi legati a Demetriade, agli Anici e alla Via Latina (vedi Appia antica (Roma). Alle Tombe di via Latina l’evento “DEMETRIADE – La Gens Anicia e la Via Latina”: visita guidata al Sepolcro Barberini, rievocazione storica e fumetto storico | archeologiavocidalpassato). Il fumetto si può scaricare gratuitamente presso il sito dell’editore Nubes, un editore specializzato i fumetti storici, soprattutto legati all’Antica Roma, nel sito ufficiale del parco archeologico dell’Appia antica, e ha avuto il prestigioso patrocinio, oltre a quello del parco dell’Appia antica, anche di SAMI, cioè della Società degli archeologi medievisti italiani”.
Aquileia (Ud). Nei nuovi depositi del museo Archeologico nazionale il suggestivo allestimento della mostra “Gli Dei ritornano. I Bronzi di San Casciano” con gli straordinari ritrovamenti effettuati nel santuario termale di San Casciano dei Bagni, quinta tappa (con qualche anteprima della campagna 2024) verso il realizzando museo Archeologico nazionale di San Casciano. Gli interventi di La Rocca, Osanna, Carletti, Montanari, Tabolli

4 dicembre 2025: taglio delnastro della mostra “Gli Dei ritornano. I Bronzi di San Casciano” al Museo archeologico nazionale di Aquileia: da sinistra, Emanuele Zorino, sindaco di Aquileia; Marta Novello, direttore Man-Aquileia; Massimo Osanna, dg Musei; Jacopo Tabolli, curatore e direttore scien. scavo; Marianna Bressan, direttore musei archeologici Venezia e laguna; Agnese Carletti, sindaco San Casciano dei Bagni (foto mic)
La mostra “Gli Dei ritornano. I Bronzi di San Casciano” arriva al Museo archeologico nazionale di Aquileia dopo le edizioni allestite nelle prestigiose sedi del Palazzo del Quirinale, del Museo archeologico nazionale di Napoli, del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria e della James-Simon-Galerie di Berlino. Dal 4 dicembre 2025 all’8 marzo 2026, al pubblico del museo Archeologico nazionale di Aquileia vengono presentati gli straordinari ritrovamenti effettuati nel santuario termale di San Casciano dei Bagni: il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto in Italia. L’esposizione, a cura di Massimo Osanna e Jacopo Tabolli, permette di ammirare un nucleo di più di trecento reperti, frutto delle campagne di scavo condotte tra 2022 e 2024 nel sito archeologico del Bagno Grande dall’università per Stranieri di Siena, in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Siena Grosseto e Arezzo e il Comune di San Casciano dei Bagni. La mostra è stata promossa dal ministero della Cultura e realizzata dalla direzione generale Musei del MiC con il museo storico e parco del Castello di Miramare-direzione regionale Musei nazionali Friuli Venezia Giulia / museo Archeologico nazionale di Aquileia. Alla Fondazione Aquileia si deve la proiezione in videomapping che illuminerà la facciata del museo per tutto il periodo natalizio. Hanno inoltre contributo alla realizzazione della mostra il Comune di Aquileia, la Fondazione Friuli e Promoturismo FVG.

Allestimento della mostra “Gli dei ritornano. I brionzi di San Casciano” nei depositi del museo Archeologico nazionale di Aquileia (foto massmedia di Stefano Bergomas)
Il suggestivo allestimento all’interno dei nuovi depositi del museo Archeologico nazionale di Aquileia arricchisce il percorso espositivo con le novità delle ultime campagne di scavo, esposte per la prima volta in Italia. Gli straordinari reperti raccontano secoli di devozione e di preghiere in un luogo caratterizzato dalla presenza di acque calde, che ha significativamente mantenuto nel nome la memoria della vocazione termale di questo territorio: donne e uomini, adulti e bambini, di culture e lingue diverse, hanno frequentato e condiviso lo stesso santuario, la cui sacralità era strettamente legata alla presenza di acque termali dalle spiccate qualità terapeutiche. Proprio il tema del contatto, dello scambio e delle contaminazioni tra culture è la chiave di lettura della edizione aquileiese della mostra, che si inserisce nel quadro delle iniziative programmate nell’ambito delle celebrazioni di GO!2025 – Nova Gorica-Gorizia Capitale Europea della Cultura 2025, arricchendo il palinsesto degli eventi grazie all’alto profilo scientifico del progetto curatoriale e allo straordinario valore documentario dei reperti.

Il capo dipartimento per la Tutela del Patrimonio culturale, Luigi La Rocca, a Berlino (foto agnese sbaffi / mic)

Il Palazzo dell’Arcipretura a San Casciano dei Bagni (Si) futura sede del museo dei bronzi di San Casciano (foto mic)

Campagna 2024: panoramica dell’area di scavo del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni (foto SABAP-SI Comune di San Casciano dei Bagni Unistrasi)
Il capo dipartimento per la Tutela del Patrimonio culturale del Mic, Luigi La Rocca, sottolinea come “il rinvenimento dello straordinario contesto di Bagno Grande è il risultato di un lungo e altalenante percorso che affonda le sue radici nel Rinascimento, quando alcuni importanti rinvenimenti archeologici sono menzionati in occasione dei primi studi sulle proprietà terapeutiche e salutari delle abbondanti acque minerali che scaturiscono dal sottosuolo di San Casciano dei Bagni. Il rinnovato interesse per il sito si deve però alla attività di tutela e conoscenza condotta tra il 2016 e il 2017 dalla Soprintendenza che, sulla base di attente ricognizioni nell’area di Bagno Grande e della mappatura delle evidenze, allora quasi completamente nascoste dalla vegetazione, sollecitò più estese indagini affidandone poi la conduzione all’università per Stranieri di Siena. Così, dal 2019 un team coordinato dal prof. Jacopo Tabolli sta portando alla luce un contesto straordinario in cui ogni oggetto rinvenuto, di bronzo, di terracotta o di marmo, documenta la complessità delle pratiche rituali e votive legate alla guarigione e alla salute che si svolgevano nel santuario dedicato alla fonte calda, il “Flere Havens”, personificazione della sorgente termale, oggetto di venerazione e devozione accanto ad altre divinità, Esculapio, Igea, Apollo, Iside e Fortuna. Le scoperte del santuario del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni hanno già trovato spazio in mostre prestigiose in Italia e all’estero; quella di Aquileia rappresenta un’ulteriore tappa di un percorso di diffusione della conoscenza di questa straordinaria avventura, con l’obiettivo di condividere con il pubblico l’eccezionalità dei reperti e del contesto archeologico, in attesa del completamento del museo Archeologico nazionale di San Casciano, che avrà sede nel Palazzo dell’Arcipretura acquistato dal ministero della Cultura, e del parco archeologico Termale nell’area dello scavo”.
“L’arrivo ad Aquileia dei bronzi di San Casciano”, commenta il direttore generale Musei Massimo Osanna, “segna una nuova tappa in un percorso di ricerca e di valorizzazione che ha portato questa straordinaria scoperta a dialogare con alcuni dei più importanti musei e istituzioni italiane e internazionali: dal Quirinale ai musei nazionali di Napoli e Reggio Calabria, fino all’ultima tappa alla James-Simon-Galerie di Berlino. La nuova mostra permette ora di presentare al pubblico le acquisizioni più recenti delle campagne di scavo, mettendo in relazione il santuario del Bagno Grande con un territorio – quello di Aquileia – che condivide una lunga storia di incontri, scambi e connessioni culturali. Ciò che emerge da questo percorso non è soltanto l’eccezionalità del deposito votivo: è la capacità del patrimonio di generare conoscenza, di aprire prospettive, di costruire un racconto condiviso e partecipato. Ed è in questa direzione che si articola l’azione del Sistema Museale Nazionale, che fa della collaborazione tra i luoghi della cultura, in un’ottica di rete, uno strumento essenziale di valorizzazione. Mentre proseguono le attività per realizzare il nuovo museo a San Casciano dei Bagni per dare ai bronzi la loro casa, continuiamo così a promuovere e a condividere una scoperta che parla a tutti, rafforzando il ruolo dei musei come luoghi vivi: laboratori di ricerca e di partecipazione, capaci di interpretare le complessità del nostro passato e di renderle accessibili ai pubblici di oggi”.

Mostra “Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano”: da sinistra, Agnse Carletti, Massino Osanna e Jacopo Tabolli alla presentazione ad Aquileia (foto mic)
“I nostri Bronzi cominciano il loro ritorno verso San Casciano dei Bagni”, afferma il sindaco di San Casciano dei Bagni, Agnese Carletti, “facendo tappa ad Aquileia e accompagnarli in un luogo così importante per l’archeologia italiana e di tutto il mondo è un grande onore. Come sempre la mia presenza sta a rappresentare quella di una comunità intera, la comunità di San Casciano dei Bagni che ha fortemente voluto lo scavo del Santuario Ritrovato investendo il suo futuro in un progetto che mette al centro il suo passato. Mi piace ricordare come questo viaggio abbia trovato la sua prima tappa in mostra al Palazzo del Quirinale, fortemente voluta dal Presidente Mattarella, negli stessi giorni in cui il ministero della Cultura acquistava il palazzo destinato ad ospitare il museo di San Casciano. Siamo dunque felici ed onorati di essere oggi in questo luogo iconico che arricchisce il nostro progetto con un’occasione di valorizzazione straordinaria, ma sempre più impazienti di vedere i Bronzi tornare a casa”.

Allestimento della mostra “Gli dei ritornano. I brionzi di San Casciano” nei depositi del museo Archeologico nazionale di Aquileia (foto massmedia di Stefano Bergomas)
Il rettore dell’università per Stranieri di Siena, Tomaso Montanari, dichiara: “Il Bagno Grande con le sue acque calde ed accoglienti, dove si osservano tracce materiali di coesistenza tra Etruschi e Romani, è ormai entrato nell’immaginario internazionale e nazionale e anche nella quotidianità della comunità accademica dell’università per Stranieri di Siena, come un luogo caro, e familiare. Questa mostra ad Aquileia è prima di tutto il frutto di un lungo percorso di ricerca, vissuto da archeologhe e archeologi in ricerca assieme alla stessa comunità civica di San Casciano dei Bagni. La mediazione culturale tanto cara alla nostra piccola università non è, in questo caso, tra culture diverse di oggi, ma tra le comunità che ieri vivevano in quella terra e la comunità viva ai nostri giorni, che muove verso una profonda presa di coscienza della sua storia, e dunque di se stessa”.

Ad Aquileia esposta la straordinaria statua di infante con palla, che reca per la prima volta inciso nel bronzo il nome della città (e forse del dio) di Chiusi, scoperta a San Casciano nel 2024 (foto massmedia di Stefano Bergomas)
“Quest’ultima edizione della mostra”, sottolinea il direttore del CADMO dell’università per Stranieri di Siena Jacopo Tabolli, coordinatore scientifico dello scavo e co-curatore della mostra, “aggiunge un tassello fondamentale alla conoscenza del santuario del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni e soprattutto al suo carattere eccezionale di spazio millenario di multiculturalismo e plurilinguismo. Per la prima volta, ad Aquileia, si presentano in Italia i reperti delle ultime campagne, recuperati nel 2024 nella stratificazione più profonda della vasca: tre nuovi nuclei di offerte votive, deposti insieme a numerose uova direttamente nel fango, tra cui un raro torso maschile in bronzo con dedica votiva in latino alla Fonte Calda, una figura femminile di offerente e la straordinaria statua di infante con palla, che reca per la prima volta inciso nel bronzo il nome della città (e forse del dio) di Chiusi. Quasi sul fondo del deposito votivo sono emersi anche cinque serpenti in bronzo, che potrebbero alludere allo spirito della sorgente o rimandare a rituali che presso gli Etruschi e i Romani erano connessi alla pratica della divinazione”.

Ad Aquilreia esposto il raro torso maschile in bronzo con dedica votiva in latino alla Fonte Calda, scoperto a San Casciano nella campagna 2024 (foto massmedia di Stefano Bergomas)
Il progetto di allestimento è di Chiara Bonanni e Guglielmo Malizia, Decima Casa – studio di architettura, che ha reinterpretato gli spazi dei depositi museali recentemente rinnovati per inserirvi una mostra archeologica di respiro internazionale. I reperti della collezione aquileiese accolgono gli straordinari ritrovamenti di San Casciano dei Bagni entro un contesto di grande suggestione e potere evocativo, ideato per mettere il pubblico a stretto contatto con l’attività di ricerca che sta alla base di ogni esposizione museale. Il progetto della mostra inserisce il deposito votivo del Bagno Grande all’interno di un ampio contesto storico e territoriale: lungo il percorso il visitatore scopre una moltitudine di luoghi sacri che aiutano a comprendere la complessità di un vasto territorio collocato tra Toscana, Umbria e Lazio, spaziando dell’età del Bronzo Recente (fine del XIV secolo a.C.) al periodo tardoantico (IV sec. d.C.). Decine di statue e statuette raffiguranti le divinità venerate nel luogo sacro o i fedeli dedicanti, centinaia di monete in bronzo e gli ex-voto anatomici scoperti all’interno della vasca sacra, databili soprattutto tra il II e il I secolo a.C., narrano storie di devozione e di riti svolti per chiedere alle divinità la salute o per ringraziare di una guarigione. Di particolare interesse sono le lunghe iscrizioni in etrusco e latino presenti sulle statue, che restituiscono nuovi dati sul rapporto tra Etruschi e Romani, sui culti presso le sorgenti termali e sulle divinità qui venerate, in un periodo storico di grandi trasformazioni che vide la definitiva romanizzazione delle potenti città etrusche.
Licodia Eubea (Ct). Con la quarta giornata il XV Festival della Comunicazione e del Cinema Archeologico rientra nella sua sede storica: nove film, “Archeologia e ragazzi” (film, laboratori didattici, e visite guidate per le scuole), incontro con l’archeologo Santino Alessandro Cugno e la sera il cine-concerto “Mirabilia. Oltre l’ordinario”
Venerdì 5 dicembre 2025, quarta giornata del XV Festival della Comunicazione e del Cinema Archeologico, la kermesse cinematografica e non solo rientra nella sua sede storica, Licodia Eubea, dopo le prime tre giornate che hanno visto il debutto a Catania. Ed è una giornata piena, con nove film in cartellone, la mattinata dedicata alle scuole con “Ragazzi e archeologia” (film, laboratori didattici, e passeggiate alla scoperta di Licodia Eubea), il primo Incontro con l’Antico (protagonista l’archeologo Santino Alessandro Cugno), e gran finale la sera con il cine-concerto “Mirabilia. Oltre l’ordinario”.
Mattinata dunque intensa, che si apre alle 8.30, al Polo culturale della Badia, con la proiezione di quattro cortometraggi, in prima regionale (di cui uno fuori concorso): “La reine d’Egypte / The queen of Egypt” di Erwan Le Gal (Francia 2024, 6’). Nell’Egitto dell’8000 a.C., quando l’umanità apprese per la prima volta l’arte dell’apicoltura, la regina Nefertari vive le sue ultime ore accanto al faraone Ramses II, il grande amore della sua vita. In un intreccio di memoria, mito e natura, The Queen of Egypt evoca il crepuscolo di una civiltà e il volo delle api come simbolo d’eternità, in un racconto poetico che unisce amore, bellezza e nascita delle prime forme di armonia tra l’uomo e la natura. Segue “Il segreto della Dea / The secret of the Goddess” di Lorenzo Antonioni (Italia 2019, 26’). Al tempo degli Etruschi fervono i preparativi per la festa della dea della fertilità. Vulca, che lavora da un ceramista, è un bambino che si interroga sul mistero del divino ed intraprende un percorso interiore immergendosi nella natura. Quindi “Il fiume e Nina / The river and Nina” di Lorenzo Daniele (Italia 2025, 5’). Attraverso la tecnica dello stop motion, i bambini della Scuola dell’Infanzia del IV Istituto Comprensivo “D. Costa”, raccontano le vicende storiche di un territorio della Sicilia orientale, quello di Augusta, dai primi insediamenti umani in epoca preistorica, all’estrazione del sale in epoca moderna con la creazione delle saline, passando per le due Guerre Mondiali e la successiva industrializzazione che ha portato ricchezza, ma anche inquinamento. Il messaggio finale, tuttavia, è di grande speranza. Chiude questo gruppo di corti, “Once Beneath a Time” di Amelia Dickson (USA 2024, 4’). Un viaggio nelle profondità di un mondo preistorico immaginario e un omaggio a ciò che la Terra cela nelle sue profondità.
Alle 11.40, gli ultimi die film della mattinata: in prima regionale, “L’uomo di Val Rosna / The man of Val Rosna” di Stefano Zampini (Italia 2024, 19’). Un viaggio nelle ultime giornate dell’Uomo di Val Rosna, cacciatore paleolitico vissuto 14.000 anni fa. Il cortometraggio ne racconta la vita quotidiana, tra caccia, rituali di gruppo come la lavorazione del pesce e la pittura con l’ocra, e momenti unici: il più antico intervento dentistico conosciuto, la trapanazione di una carie su un dente del giudizio.In un crepuscolo di luce e silenzio, il suo viaggio termina con una sepoltura onorata da una pietra dipinta, simbolo di rispetto e memoria ancestrale. Chiude, in prima nazionale, il film “Diario di scavo. Archeologi a Siponto / Excavation Diary. Archaeologists in Siponto” (Italia 2025, 55’) di Lorenzo Scaraggi, il regista pugliese vincitore del premio del pubblico la scorsa edizione. A Siponto, una giornata di scavo diventa il racconto del mestiere dell’archeologo. Diario di scavo osserva i gesti, il tempo e la cura di chi riporta alla luce la storia, rivelando il valore dell’archeologia pubblica come dialogo tra terra, ricerca e comunità.
Mentre al Polo culturale della Badia si proiettano i film, alle 9 e alle 11, con ritrovo in piazza Garibaldi, parte la visita guidata “Esplorando Licodia Eubea”: gli studenti degli istituti di istruzione di secondo grado verranno accompagnati in un affascinante percorso di consapevolizzazione al patrimonio culturale di Licodia Eubea, visitandone i monumenti e scoprendo le storie di chi li ha abitati. Invece dalle 10, all’auditorium della chiesa di Santa Lucia, il laboratorio “Mani nel passato: creare come gli Etruschi” Pensati per gli studenti degli istituti di istruzione di primo grado, i laboratori costituiscono un’occasione per tradurre in azione i contenuti proposti durante le proiezioni cinematografiche dei matinée scolastici. Il laboratorio “Mani nel passato: creare come gli Etruschi” sarà un vero e proprio viaggio nel tempo. I giovani partecipanti scopriranno come gli antichi Etruschi modellavano statuette votive in argilla e metallo tramite tecniche antiche e tradizionali, percorrendo così un affascinante percorso alla scoperta della loro religiosità.
Le proiezioni riprendono nel pomeriggio, alle 17, al Polo Culturale della Badia: si inizia con il film “La Muculufa” (Italia 2024, 22’) del regista argentino Francesco Montefusco (presente in sala). Muculufa è un suggestivo rilievo montuoso al confine tra Agrigento e Caltanissetta, attraversato dal fiume Salso, il più lungo di Sicilia, e noto per le sue miniere di zolfo. Oltre 4000 anni fa fu un importante centro per le popolazioni della Valle del Salso durante l’Età del Bronzo Antico. Questo santuario “pancastellucciano”, già oggetto di scavi pionieristici negli anni ’80, torna oggi alla luce grazie a un innovativo progetto di “archeologia del cielo”. Segue il film, in prima nazionale, “Tiempo en Maya” (Messico 2025, 29’) di Alberto Josè Doctorovich. Questo documentario, realizzato con la tecnica del timelapse, esplora le conoscenze astronomiche estremamente precise della civiltà Maya, come il loro calendario e le strutture allineate con il Sole, la Luna e Venere. Attraverso l’esplorazione dei principali siti archeologici, il film rivela il profondo legame dei Maya con i cicli celesti. Quindi, il film, in prima nazionale, “La Festa / The Mistery Play” (Spagna 2025, 60’) di Manuel Gutierrez Aragón. Nel Medioevo, il teatro rinacque grazie alla messa in scena, all’interno delle chiese, dei cosiddetti “drammi sacri”, che fiorirono in tutta Europa a partire dal XII secolo. Con il Concilio di Trento, la Chiesa li proibì e queste rappresentazioni scomparvero del tutto. Tutte, tranne una: i Misteri d’Elx, dove gli abitanti trasformano il dolore della morte nella gioia della celebrazione.
Incontro con l’antico. Alle 19, incontro con Santino Alessandro Cugno, archeologo del parco archeologico dell’Appia Antica e responsabile del parco archeologico delle Tombe di Via Latina, ideatore del graphic novel “Demetriade. La Gens Anicia e la via Latina” (edito da Nubes, realizzato degli sceneggiatori Sergio Vacca e Sonia Morganti con i disegni e i colori di Davide Pierotti), un fumetto che racconta le vicissitudini di una nobildonna romana della prima metà del V secolo d.C., convertita al Cristianesimo, e quindi la storia dell’origine della basilica di Santo Stefano protomartire al III miglio della via Latina. In tempi bui, la luce stende il suo chiarore verso orizzonti impensabili e rende capaci di azioni che superano la fragile vita umana. Questa è la storia di Demetriade, fanciulla della nobile famiglia degli Anici, che – guidata dal suo profondo amore per Cristo – attraversò un’epoca tempestosa e complessa, si confrontò con Sant’Agostino e San Girolamo e commissionò la costruzione della basilica di Santo Stefano nella sua proprietà sulla Via Latina. I resti dell’edificio furono ritrovati nel 1857 e sono ancora oggi oggetto di scavi e studi. Perché l’Amore, come la luce, raggiunge orizzonti impensabili anche nel tempo.
Santino Alessandro Cugno, specialista in Archeologia Tardoantica e Medievale, ha partecipato ad attività sul campo e ha in attivo una vasta bibliografia che spazia dalla topografia all’archeologia rupestre, dalla storia dell’archeologia alla museologia. Socio della SAMI, ha ricevuto la menzione di merito al Premio Umberto Zanotti Bianco di Italia Nostra.
Alle 19.30, pausa con “Calici d’autore”, ovvero un aperitivo rinforzato con i prodotti del territorio in compagnia degli ospiti del festival (registi, produttori, archeologi, antropologi e delegazioni artistiche dei film), che si trasforma in un momento conviviale e di confronto informale con il pubblico. Ingresso è a pagamento, e il ticket si può prenotare su https://www.rassegnalicodia.it/shop/.
Alle 21, “Mirabilia. Oltre l’ordinario”, proiezione di corti d’autore animati cui seguirà un cine-concerto: la proiezione di due film muti musicati dal vivo dai musicisti Mario Indaco, Giovanna Albani, Giuseppe Severini e Marilena Lanzafame che eseguiranno brani composti da Giovanna Albani e Daniele Maugeri.





























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