Provincia autonoma di Trento in fascia gialla. Riapre il Castello del Buonconsiglio con accesso in sicurezza. Tra le novità la mostra “Gli apostoli ritrovati”

Riapre il Castello del Buonconsiglio. La Provincia autonoma di Trento è in fascia “gialla”, e così si può ripartire. Da martedì 19 gennaio 2021, il museo è nuovamente pronto ad accogliere i visitatori nelle sue sale. Il Castello sarà aperto dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 17 (chiuso lunedì, sabato e domenica). Restano temporaneamente chiusi Castel Thun, Castel Beseno, Castel Stenico e Castel Caldes. Per far sì che l’esperienza in museo sia un’occasione di conoscenza, di crescita e di benessere per tutti, l’accesso al museo è garantito a un numero definito di visitatori per fascia oraria, pertanto è necessario prenotare l’ingresso on line oppure telefonando al numero 0461 492811, dal lunedì al venerdì, 9–13.

Sarà così possibile visitare la mostra “Gli apostoli ritrovati. Capolavori dell’antica residenza dei Principi vescovi”, che doveva essere la mostra-evento di Natale, inaugurata il 22 dicembre 2020, quando il Castello del Buonconsiglio era chiuso per emergenza sanitaria, e così è stata presentata solo on line. Ma ora si può accedere nella sala del Torrion da Basso dove la mostra sarà aperta fino al 5 aprile 2021. La rassegna, curata da Giuseppe Sava e organizzata dal museo con l’aiuto della soprintendenza per i Beni culturali, racconta l’affascinante storia di un fortunato ritrovamento di due magnifiche sculture seicentesche in bronzo dorato molto probabilmente commissionate dal principe vescovo e fino al 1803 conservate nella dimora del principe vescovo al Castello del Buonconsiglio. Disperse poi sul mercato antiquario agli inizi del Novecento le due magnifiche sculture seicentesche sono ritornate nelle collezioni museali del Castello del Buonconsiglio ed esposte nella mostra a loro dedicate. “Per tutti coloro che ancora non possono venire di persona ad ammirare queste straordinarie opere”, spiegano al Buonconsiglio, “proseguiremo con gli appuntamenti digitali A tu per tu: brevi video in cui i curatori raccontano la storia e le curiosità delle preziose statuette. Continuate a seguirci”.
Napoli, Pompei, Ercolano: 18 gennaio, primi visitatori al Mann e agli scavi archeologici


Enrico e Simone, primi bambini entrati a visitare il Mann (foto Mann)
18 gennaio 2021, ore 8.30. “Un portone aperto…tutta un’altra storia da condividere!”. Con queste parole il museo Archeologico nazionale di Napoli tenta di raccontare l’emozione di poter tornare ad accogliere nuovamente i visitatori. “Una storia da condividere con tutti voi: con Tina, nostra abbonata che questa notte non ha dormito per l’emozione di tornare al Museo; con Domenico, medico al Santobono; con Francesco, che studia diritto romano; con Vincenzo, appassionato di archeologia. E con milioni di altre persone di cui non conosciamo ancora il nome, ma che vibrano per le nostre stesse passioni! Bentornati al Mann!”. E poi Enrico e Simone, i primi bambini che hanno visitato il museo Archeologico nazionale di Napoli. “Felicità è questo. Tornare a vivere la bellezza”.
Da oggi, 18 gennaio 2021, riaperti gli Scavi di Pompei e il museo Archeologico di Stabia. “Vi aspettiamo”. Il parco archeologico di Pompei ha accolto i primi visitatori, con ingresso da porta Anfiteatro, nel rispetto delle norme anti-Covid.


Primi visitatori nell’area archeologica di Ercolano (foto paerco)
Alle 8.30, questa mattina, 18 gennaio 2021, è lo stesso direttore del parco Archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, ad aprire le porte ai primi visitatori all’area scavi dell’antica Herculaneum. “Finalmente il primo giorno di nuovo insieme! Siamo aperti e vi aspettiamo al Parco per una visita in piena sicurezza! I biglietti e il nostro abbonamento un anno=un giorno sono acquistabili esclusivamente online”.
Campania “gialla”. Lunedì 18 riapre il museo Archeologico nazionale. Possibile visitare collezioni permanenti e mostre in programma: Lucy, Etruschi, Heroes, Fuga dal museo. Omaggio ai primi visitatori. Il direttore Giulierini: “L’arte e la bellezza ci preparano alla rinascita. Il Museo sempre più vostro”

La Campania in “fascia gialla” e il museo Archeologico nazionale di Napoli da lunedì 18 gennaio 2021 riapre al pubblico. ”La riapertura dei musei nelle zone gialle, con la massima attenzione alla sicurezza per visitatori e dipendenti, è un segnale fortissimo che ci fa sentire tutti una orgogliosa comunità. Dove l’arte e la bellezza curano lo spirito e ci preparano alla rinascita. In questi giorni difficili il vostro ‘Museo’ è ancora più vostro, dei cittadini di Napoli e della Campania. Vi invitiamo a viverlo in tranquillità, non solo come una casa accogliente, ma anche come il più straordinario dei viaggi, quello nella nostra storia. Bentornati”: così il direttore del Mann, Paolo Giulierini, anticipa il benvenuto ai visitatori che, dal 18 gennaio, torneranno a varcare la soglia del Mann. Lunedì 18, come segnale augurale, i primi venti visitatori del Museo avranno in dono la pubblicazione “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, che racchiude il progetto di ricerca dedicato da Enzo Petito e Luigi Spina ai soffitti affrescati dell’Archeologico. Come previsto dalle disposizioni governative, il museo Archeologico nazionale di Napoli sarà aperto da lunedì al venerdì con i soliti orari (dalle 9 alle 19.30); il sabato e domenica, l’Istituto resterà chiuso. Nel rispetto della vigente normativa anti-Covid, grazie alle misure già adottate dopo il primo lockdown nazionale, sarà di nuovo possibile ammirare, in tutta sicurezza, le collezioni permanenti e le esposizioni del Museo.

Tra le mostre, “percorribili” sino ad oggi solo in anteprima virtuale, da non perdere “Lucy. Sogno di un’evoluzione” di Tanino Liberatore. L’allestimento, realizzato in collaborazione con COMICON nell’ambito del progetti Obvia, è presentato nella sezione Preistoria e Protostoria del Mann: qui il “Michelangelo del Fumetto”, Tanino Liberatore, presenta i suoi lavori (disegni a matita e schizzi), ispirati ai ritrovamenti in Etiopia (1974) di un esemplare femminile di una giovane Australopithecus afarensis, capace già di camminare in posizione quasi eretta e chiamata Lucy dalla canzone Lucy in the Sky with Diamond dei Beatles.

Ancora un’incursione nell’arte contemporanea: nel Giardino delle Fontane del Museo, sono esposti i grandi stendardi dell’exhibit “Heroes of change”, promossa in rete con Amnesty International Italia per valorizzare le creazioni degli studenti della scuola “Nicolini- Di Giacomo” sui temi della Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Da rivivere, naturalmente, il viaggio alla scoperta della grande mostra “Gli Etruschi e il MANN” che, con i suoi seicento reperti, in parte inediti, racconta il meltin’ pot culturale innestato dalla antica popolazione italica nella nostra regione. Per un’incursione nell’attualità, è ancora visibile “KENE/Spazio”, allestimento dedicato al progetto di inclusione sociale promosso in Mali dal giovane artista Mohamed Keita, mentre passeggiando nelle sale degli affreschi ci si potrà confrontare con le creazioni contemporanee di “Aritmia” di Andrea Anastasio.

Dentro le sale dell’Archeologico con uno sguardo proteso verso la città: è stata prorogata, sino alla fine di febbraio, l’installazione in galleria Principe di Napoli dei fotomontaggi “Fuga dal Museo” di Dario Assisi e Riccardo M. Cipolla; le opere, in originale o riproduzione, contraddistinguono anche la rete dei Negozi Amici del Mann. I clienti dei punti vendita convenzionati (l’elenco degli esercizi è sul sito web del Museo), conservando lo scontrino del proprio acquisto, avranno ticket ridotto (8 euro) per l’Archeologico.

Molto apprezzato l’abbonamento “Open Mann”, un unicum nei musei autonomi nazionali
Sempre sino alla conclusione di febbraio, sarà possibile aderire alla campagna promozionale degli abbonamenti OpenMANN (10 euro per adulto, 15 per coppia di over 25 anni, 5 per studenti universitari e giovani tra 18 e 25 anni non compiuti); i titolari di card in corso di validità riceveranno una dilazione dei termini di scadenza, dilazione corrispondente al periodo di chiusura dell’istituto.
Campania “gialla”. Così lunedì 18 gennaio riaprono il sito di Pompei e il museo di Stabia “Libero d’Orsi” dal lunedì al venerdì. Visita lungo un percorso segnalato nel rispetto delle norme anti Covid: ecco cosa si può vedere


Una sala del nuovo museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di Pompei)
Era la notizia che si attendeva da settimane: i musei possono riaprire nelle Regioni “gialle”, cioè con moderato rischio di contagio. La Campania da domenica 17 gennaio 2021 sarà “gialla”. E il parco archeologico di Pompei non ha perso tempo. Il sito archeologico di Pompei e il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella Reggia di Quisisana lunedì 18 gennaio 2021 riaprono al pubblico dopo la chiusura di questi mesi. In ottemperanza alle indicazioni ministeriali e fino al ulteriore comunicazione i siti saranno aperti dal lunedì al venerdì nei consueti orari (Pompei 9 – 17, con ultimo ingresso alle 15.30; museo “Libero D’Orsi” 9 -17, con ultimo ingresso alle 16), con chiusura il sabato e la domenica. In questa fase di graduale riapertura l’accesso e l’uscita per l’area archeologica di Pompei saranno possibili dal varco di piazza Anfiteatro. La visita si svilupperà lungo un percorso segnalato all’interno del sito e sull’app di supporto My Pompeii allo scopo di assicurare una visita in sicurezza del sito e nel pieno rispetto delle disposizioni sanitarie anti Covid.


Le colonne nel foro di Pompei (foto parco archeologico di Pompei)

L’allestimento della mostra “VENUSTAS. Grazia e bellezza a Pompei” alla Palestra Grande di Pompei (foto parco archeologico di Pompei)
Sarà possibile passeggiare all’interno dell’Anfiteatro, accedere alla Palestra grande e alla mostra “Venustas. Grazia e Bellezza a Pompei”. Si potranno visitare i Praedia di Giulia Felice e spostarsi su via dell’Abbondanza con accesso alle principali domus, ma anche attraversare la necropoli di Porta Nocera, l’Orto dei fuggiaschi, arrivare al quartiere dei teatri e al Foro triangolare. Da via dell’abbondanza, inoltre, si potrà raggiungere il Foro con tutti i suoi edifici pubblici e religiosi, visitare lo spazio esterno delle Terme Stabiane o risalire via Stabiana fino a via del Vesuvio dove ammirare la casa di Leda e il cigno. L’elenco completo degli edifici visitabili è consultabile sul sito www.pompeiisites.org. Il biglietto di ingresso ai due siti è acquistabile esclusivamente on-line sul sito www.ticketone.it, unico rivenditore ufficiale autorizzato. Tariffe: Pompei intero: € 14.50 (+ € 1.50 su prevendita online), ridotto: € 2 (+ € 1.50 su prevendita online); Quisisana € 6 (+ € 1.50 su prevendita online), ridotto: € 2 (+ € 1.50 su prevendita online). Gratuità e riduzioni come da normativa.

Al momento dell’acquisto on-line il visitatore potrà scegliere la fascia oraria di ingresso, prevista ogni 15 minuti per un massimo di 500 persone ogni 15 minuti, fino alle 13. Dopo le 13 l’ingresso consentito è per un massimo 300 persone per turno. Il biglietto dovrà essere mostrato all’ingresso, direttamente su smartphone/tablet (QRcode) o già stampato a casa su carta e poi conservato per registrarlo sul tornello in uscita. È tollerato un ritardo di 10 minuti massimo rispetto all’orario della fascia oraria indicata, tanto per i visitatori quanto per le guide. La prenotazione sarà possibile anche nella stessa giornata fino a esaurimento disponibilità.

Per i possessori della card Pompei365, la validità dell’abbonamento sarà prorogata per il numero di giorni, corrispondenti a quelli di chiusura imposti dall’emergenza sanitaria. È inoltre in corso la promozione al 50% sull’acquisto dell’abbonamento fino al 28 febbraio. Solo per gli abbonamenti in proroga, l’acquisto in promozione entro il 28 febbraio, avrà validità annuale dalla data del primo utilizzo. Il biglietto gratuito per l’accesso singolo, di volta in volta, dovrà essere richiesto sul sito www.ticketone.it. I visitatori saranno sottoposti, all’arrivo, a misurazione della temperatura mediante termoscanner. Resta obbligatorio l’utilizzo della mascherina nei luoghi chiusi e aperti, a prescindere dalla distanza interpersonale. Tutte le informazioni relative alle misure di sicurezza del contenimento del contagio da SARS-COV 2 e alle modalità di visita saranno fornite ai visitatori attraverso i monitor presenti agli ingressi e la cartellonistica.

La visita avverrà nel pieno rispetto delle misure di distanziamento previste dal Comitato Tecnico Scientifico, anche con il supporto di segnaletica direzionale appositamente installata dal Parco. Saranno garantiti dispenser di gel igienizzante all’ingresso e presso i servizi igienici a disposizione dei visitatori. I visitatori con difficoltà motoria potranno seguire da piazza Anfiteatro il percorso facilitato “Pompei per tutti”, con ritorno in uscita a piazza Anfiteatro o eventualmente usufruire dell’uscita di piazza Esedra¸ utilizzando l’ascensore dell’Antiquarium. Presso l’ingresso di piazza Anfiteatro (fino a nuova comunicazione) sarà possibile richiedere un servizio visite guidate, dalle 9 alle 13. I gruppi potranno accedere secondo le seguenti indicazioni: gruppi di visitatori autonomi, massimo 5 persone; gruppi accompagnati da guide turistiche, massimo 10 persone (max 25 persone se il gruppo è dotato di auricolari/whisper usa e getta).
“Lapilli sotto la cenere”. Con la 16.ma clip del parco archeologico di Ercolano il direttore Francesco Sirano ci accompagna alla scoperta della meravigliosa struttura conosciuta come Casa del rilievo di Telefo. Prima parte: i pavimenti e le decorazioni molto particolari

Con la 16.ma clip della serie “Lapilli sotto la cenere” dedicata all’esplorazione di realtà che per necessità conservative, di restauro o contingenze non sono accessibili al pubblico, il direttore del parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, ci accompagna alla scoperta della meravigliosa struttura conosciuta come Casa del rilievo di Telefo ma che il direttore ci farà scoprire essere la Casa di Marco Nonio Balbo. In questa prima parte esploriamo i suoi pavimenti e decorazioni molto particolari e l’insolita ed affascinante struttura.
La cosiddetta Casa del rilievo di Telefo, in realtà la Casa di Marco Nonio Balbo, era una delle più sontuose dell’antica Ercolano. “Spiccava e poteva essere vista dal mare con una facciata articolata su più piani”, spiega Sirano. “Infatti se guardiamo, notiamo come ci sono ben tre piani, due dei quali con una facciata a semicolonne, e al di sotto di questi ce n’era un quarto che fu abbandonato già all’epoca dell’imperatore Augusto a causa dei movimenti di subsidenza che caratterizzavano il fondo marino, e che costrinsero a non utilizzare più questo piano. Il nome convenzionale della casa deriva da un rilievo, di cui oggi è esposta una copia in gesso, che fu ritrovato in un altro ambiente: era in marmo pentelico, e l’originale è oggi al museo Archeologico nazionale di Napoli. Raffigura l’eroe greco Telefo, figlio di Ercole, che viene curato con la limatura della punta della lancia di Achille, perché solo quella poteva guarire la sua ferita secondo una predizione dell’oracolo che – sulla sinistra del rilievo – sta appunto dicendo ad Achille quale sarebbe stato il destino dell’intera spedizione greca contro Troia. I greci non sarebbero sbarcati a Troia se non avesse favorito la guarigione di Telefo. Telefo era il figlio di Ercole, e la sua presenza a Ercolano si spiega molto bene. In questa casa abbiamo tanti richiami a Ercole. E non dimentichiamo che Telefo, secondo alcune versioni mitologiche, era ritenuto anche il padre di Tirreno e Tarconte, mitici re degli Etruschi. E quindi c’era un rapporto molto forte con la penisola italiana. E in età romana c’era senz’altro consapevolezza del fatto che secoli prima dell’impianto di questa casa i re di Pergamo avevano lasciato in eredità al popolo romano il loro regno. I re di Pergamo erano diretti discendenti di Telefo”.

I sedili all’ingresso della casa, su cui prendevano posto i clientes in attesa di essere ricevuti dai padroni di casa, confermano l’importanza della domus dei Noni Balbi proprietari di questa casa. “Non appena entrati”, continua Sirano, “ci troviamo di fronte a un atrio un pochino particolare: al centro si trova sempre il pozzo di luce che serviva anche per raccogliere l’acqua piovana, tipico delle case romane: l’atrio tuscanico. Ma tutto attorno abbiamo delle colonne su tre lati, che lo fanno assomigliare al cosiddetto atrio corinzio. Siamo di fronte a una specie di ingresso che ha una sala colonnata e che presenta tra le colonne, appesi, anche dei dischi di marmo di carattere dionisiaco. Si voleva già entrare in un’atmosfera sontuosa, quasi quella di una reggia di un monarca ellenistico. Dall’atrio si guarda al tablino, l’ufficio del padrone di casa, e si passa, attraverso un corridoio in pendenza, verso il giardino e verso le altre sale che si affacciavano sul mare, in particolare la grande sala con la decorazione in marmo”.

Il completamento delle terme suburbane comportò una serie di trasformazioni anche sulla Casa del Rilievo di Telefo, alcuni ambienti della quale furono chiusi e furono attribuiti alle terme suburbane. “Si cammina sul tetto per recarci a vedere questi ambienti, come facevano anche gli antichi. Non sappiamo bene come funzionassero i collegamenti, ma questo è un dato certo. E stando qui, guardando all’esterno della facciata della Casa del rilievo di Telefo, si notano alcune cose molto interessanti. Questi incassi, che sono stati chiusi per ragioni di restauro, servivano per sostenere le travi di una balconata che correva tutto intorno all’esterno del salone con i marmi policromi. E si vedono anche alcune finestre – chiude Sirano – legate agli ambienti sottostanti il salone, che vengono chiuse proprio per l’ampliamento delle terme suburbane”.
Napoli. Rinnovato l’allestimento del MANNcaffè con immagini d’epoca delle collezioni e degli ambienti. Alla riapertura in caffetteria viaggio fotografico tra fine Ottocento e primo Novecento per scoprire la storia del museo


MANNcaffè: un pannello che riproduce una delle vetrine ottocentesche del Mann con i vetri di Pompei (foto Giorgio Sommer)
È tutto pronto: allestimento rinnovato e ancora più accogliente. Alla Caffetteria del museo Archeologico nazionale di Napoli mancano solo gli ospiti. Ma per quelli si dovrà attendere la riapertura del Mann, compatibilmente con l’emergenza sanitaria. E quando succederà, si spera il prima possibile, al MANNcaffè sarà possibile fare un viaggio nel tempo sorseggiando un espresso. Negli spazi antistanti e nelle sale della Caffetteria gestita dal consorzio arte’m net, infatti, saranno allestiti grandi pannelli con fotografie d’epoca in bianco e nero, che racconteranno il museo Archeologico nazionale di Napoli nel suo volto storico tra fine Ottocento e primi del Novecento.

MANNcaffè: riproduzione di uno dei capolavori del museo, la cosiddetta Agrippina seduta (foto Alinari)

MANNcaffè: riproduzione di uno dei capolavori del museo, il busto di Caracalla (foto Alinari)
Si procederà, dunque, in un suggestivo gioco di rimandi tra interni ed esterni della caffetteria: tra i tanti capolavori delle collezioni museali, il busto di Caracalla e l’Eros con delfino, la cosiddetta Agrippina seduta ed il gruppo scultoreo di Oreste ed Elettra (tutte foto Alinari) osserveranno, complici, chi si fermerà per una pausa relax nella saletta da tè; di fronte al bancone del bar saranno riprodotte le vetrine che, alla conclusione del XIX secolo, ospitavano la collezione dei vetri rinvenuti a Pompei, suggerendo una simmetria tra la quotidianità di ieri e quella di oggi (gli scatti sono di Giorgio Sommer); all’ingresso del MANNCaffè, sarà possibile ritrovare le immagini del Giardino della Vanella negli anni Trenta.

Il progetto di allestimento è firmato dalla graphic designer Francesca Pavese, in collaborazione con l’arch. Andrea Mandara, e si basa su una ricerca compiuta dall’Archivio Fotografico (responsabile: Laura Forte) e dall’ufficio Museologia e Documentazione storica (responsabile: Andrea Milanese) del Mann.
Trento. “A tu per tu” con la mostra di Natale “Gli apostoli ritrovati. Capolavori dall’antica residenza dei Principi vescovi” al Castello del Buonconsiglio: nei tre nuovi video scopriamo l’opera Venere e Amore, e conosciamo le figure dello scultore Alessandro Vittoria e del conte Simone Consolati

Tre nuovi contributi video del Castello del Buonconsiglio anticipano i contenuti della mostra “Gli apostoli ritrovati. Capolavori dall’antica residenza dei Principi vescovi”, curata da Giuseppe Sava, inaugurata il 22 dicembre 2020 (ma purtroppo a museo chiuso per emergenza sanitaria), e programmata fino al 5 aprile 2021 nella sala del Torrion da Basso al Castello del Buonconsiglio a Trento. La mostra, organizzata dal museo con l’aiuto della soprintendenza per i Beni culturali, racconta l’affascinante storia di un fortunato ritrovamento di due magnifiche sculture seicentesche in bronzo dorato molto probabilmente commissionate dal principe vescovo e fino al 1803 conservate nella dimora del principe vescovo al Castello del Buonconsiglio. In questi nuovi contributi introdotti da Alessandro Casagrande, per la regia di Alessandro Ferrini, Elisa Nicolini ci parla di “Venere che castiga Amore, un’altra opera d’arte del Roccatagliata, scultore che è noto anche come il maestro dei putti, poiché sono soggetti spesso presenti in molte sue opere. Invece Elisa Colla ci parla del più grande scultore cinquecentesco trentino, Alessandro Vittoria, che ispirò e influenzò il lavoro di Nicolò Roccatagliata quando andò a lavorare a Venezia. Infine Claudio Strocchi ci presenta il conte Simone Consolati e ci parla del suo ruolo strategico per le collezioni museali del Castello del Buonconsiglio.
Venere, Amore e le fusioni seriali. “La statuetta di Venere che punisce Amore si ispira a un’incisione di Agostino Carracci”, spiega Elisa Niccolini, “e ripropone un tema noto nell’arte bronzistica veneta di inizio Cinquecento. I tratti assottigliati del volto, le palpebre pesanti, il modellato morbido, le capigliature ricciute dei bambini riportano all’opera di Nicolò Roccatagliata, artista che ha ideato questa statuetta che poi viene eseguita dalla bottega. Questa statuetta potrebbe essere esempio di una produzione di bronzetti destinata al mercato o comunque a una più ampia circolazione. Una produzione caratterizzata da una rifinitura non sempre così attenta. Diverso il caso degli “Apostoli ritrovati”, qui in mostra, che, destinati a una committenza specifica e raffinata, sono di altissima qualità. I bronzetti sono opere apprezzate e richieste e la fusione del bronzo, realizzata con la tecnica a getto indiretto, ne consente la produzione seriale. Questa tecnica, con l’utilizzo di stampi, predilige la quantità alla qualità, e consente una prolificazione dei soggetti più graditi. Nella bottega dei Roccatagliata è feconda la produzione di bronzetti raffiguranti un putto: non a caso Nicolò Roccatagliata è conosciuto come maestro del putto”.
Alessandro Vittoria e Nicolò Roccatagliata. “Volendo ricostruire l’ambito culturale e artistico che vede la nascita delle statuette degli apostoli attribuite al genovese Nicolò Roccatagliata”, interviene Elisa Colla, “non possiamo non guardare all’operato di un altro grande scultore dell’epoca, Alessandro Vittoria. Nato a Trento, Vittoria fu attivo nella seconda metà del Cinquecento a Venezia e in Veneto. E si distinse come scultore, stuccatore e ritrattista. In particolare ritrasse la gerontocrazia veneziana nei classici busti-ritratto che lui seppe interpretare. Sapeva dare alla fisicità quella tipica controllata torsione del tardo-manierismo veneziano e nello stesso tempo sapeva indagare la psicologia degli effigiati. Roccatagliata fu a Venezia nell’ultimo decennio del Cinquecento e sicuramente guarda con attenzione all’operato di Vittoria. Quindi la mostra mette in relazione l’opera di questi due artisti in tutti gli aspetti in cui Roccatagliata seppe cogliere appunto il controllato movimento dei drappeggi e la fisicità che ritroviamo nelle statuette degli apostoli”.
Caminetto e stipo di Simone Consolati. “Nel 1803”, ricorda Claudio Strocchi, “avviene la secolarizzazione del principato vescovile di Trento. La residenza del principe vescovo il Castello del Buonconsiglio viene quindi depredato di tutti i suoi arredi. Molti finiscono sul mercato e il caminetto della sala grande viene acquistato da Simone Consolati. Lo stesso Simone Consolati acquista anche uno stipo in ebano con intarsi in pietre dure. Simone Consolati in qualità di cultore delle arti riutilizza i materiali recuperati al Castello del Buonconsiglio per arredare la propria villa a Fontanasanta nei dintorni di Trento. E proprio a Fontanasanta si trovavano anche i bronzetti, alcuni dei quali erano stati collocati al di sopra lo stipo in ebano. Manufatti che Giuseppe Gerola recuperò negli anni Venti e Trenta del 1900 e che ancora oggi si possono ammirare nel Castello del Buonconsiglio”.
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