Padova. Ai Musei Eremitani la conferenza “L’archeologia del Veneto preromano e del mondo italico a Padova ai tempi di Pigorini” con Silvia Paltineri (unipd), quarto appuntamento del ciclo “Padova per l’archeologia preistorica e protostorica a 100 anni dalla morte di Luigi Pigorini (1925-2025)” a cura di Michele Cupitò e Silvia Paltineri (unipd)
Martedì 7 ottobre 2025, alle 17.30, in sala del Romanino, ai Musei Eremitani di Padova, la conferenza “L’archeologia del Veneto preromano e del mondo italico a Padova ai tempi di Pigorini” con Silvia Paltineri, archeologa del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, quarto appuntamento del ciclo di conferenze “Padova per l’archeologia preistorica e protostorica a 100 anni dalla morte di Luigi Pigorini (1925-2025)”, organizzato dalle cattedre di Preistoria e Protostoria ed Etruscologia e antichità italiche, del dipartimento di Beni culturali dell’università di Padova, in collaborazione con il Comune e i Musei Civici di Padova e con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.

Vaso a forma di palmipede su ruote, rinvenuto nel 1877 a Este, noto come “Ochetta Pelà”, conservato al museo nazionale Atestino di Este (foto drm-veneto)
L’obiettivo della conferenza è quello di delineare le vicende degli studi sull’archeologia del Veneto preromano – e in modo particolare su Padova e il suo territorio – fra il tardo Ottocento e i primi decenni del Novecento. “Il cinquantennio dell’egemonia pigoriniana, che si può collocare tra il 1875 e il 1925”, spiega Paltineri, “segnò l’avvio di ricerche intense tanto a Padova, quanto a Este ed entrambi i centri, a partire dalla metà degli anni Settanta dell’Ottocento, restituirono evidenze di primaria importanza, rese note grazie a studiosi di alto profilo scientifico, a cominciare proprio da Luigi Pigorini.
“Nel caso di Padova – continua Paltineri -, se si prescinde da rinvenimenti episodici – fra i quali un ruolo di primo piano spetta però alla stele di Camin –, lo scavo a Palazzo delle Debite fu il vero atto di nascita di un’archeologia urbana che testimoniava per la prima volta il passato della città prima dell’avvento di Roma. Risonanza ben maggiore rispetto ai rinvenimenti patavini ebbero le scoperte di Este, dove gli scavi di Alessandro Prosdocimi, presto affiancato da Alfonso Alfonsi, si susseguirono con intensità, portando alla luce soprattutto, ma non esclusivamente, contesti funerari, con tombe ricchissime che restituirono, tra l’altro, i primi capolavori della toreutica figurata nota come Arte delle Situle. Questi rinvenimenti, che ebbero una vasta eco internazionale, segnarono l’avvio di studi sistematici sulla civiltà dei Veneti dell’età del Ferro. Al rigore metodologico di Prosdocimi nello studio dei sepolcreti atestini, culminato nella suddivisione cronologica in quattro periodi della Civiltà Euganea, presto si affiancò lo studio, da parte di Gherardo Ghirardini, dei materiali del santuario di Reitia e soprattutto dell’Arte delle Situle. Fra i protagonisti delle ricerche sul Veneto preromano in questa fase è da ricordare tuttavia anche Federico Cordenons, attivo in area euganea, a cui, tra gli altri, si devono lo scavo della necropoli patavina di Via Loredan e del santuario di Montegrotto.
“I temi di ricerca sulla civiltà veneta, dalle fonti letterarie alle diverse categorie di testimonianze archeologiche, risultano tutti già messi a fuoco nel biennio di passaggio al nuovo secolo, come risulta dalla prolusione di Ghirardini in occasione dell’apertura dell’anno accademico 1900/1901, intitolata I Veneti prima della storia. D’altro canto, l’attività degli studiosi sin qui menzionati – conclude Paltineri – proseguì fino all’inizio degli anni Venti del Novecento, momento in cui scomparve un’intera generazione di pionieri e, tra questi, il punto di riferimento della gran parte di essi, cioè Pigorini, morto a Padova nel 1925”.



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