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Archeologia in lutto. Si è spento a Vicenza all’età di 91 anni il prof. Alberto Broglio, un gigante della Paleontologia Umana, docente e professore emerito all’università di Ferrara, punto di riferimento per generazioni di archeologi. Famose le sue ricerche nel Veronese e nel Vicentino

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Il prof. Alberto Broglio, già professore emerito dell’università di Ferrara e docente di Paleontologia Umana dal 1973 al 2006

Archeologia in lutto. Si è spento all’età di 91 anni il prof. Alberto Broglio, già professore emerito dell’università di Ferrara e docente di Paleontologia Umana dal 1973 al 2006, uno dei luminari nello studio della comparsa dell’uomo moderno e delle culture del Paleolitico superiore e del Mesolitico in Europa, punto di riferimento per generazioni di archeologi che si sono dedicati alla Preistoria, senza dimenticare quanti si sono avvicinati alla materia proprio con il suo manuale “Introduzione al Paleolitico” (Laterza, 1998). Il prof. Broglio era nato ad Asiago il 31 dicembre 1931, si è spento a Vicenza il 17 febbraio 2023. La sua scomparsa segna un grave lutto per il nostro Ateneo. La Rettrice Laura Ramaciotti, a nome suo personale e di tutta la comunità universitaria, esprime ai familiari il più vivo e sentito cordoglio. La cerimonia funebre avrà luogo mercoledì 22 febbraio 2023 alle 10, nel Duomo di Vicenza.

Personalmente ricordo il prof. Broglio come un grande che ti metteva a tuo agio quando, giovane cronista de Il Gazzettino, lo incontravo per qualche aggiornamento sulle sue ricerche tra il Veronese e il Vicentino. Per lui, e trenta-quarant’anni fa non era scontato, la comunicazione e la divulgazione scientifica era fondamentale per rendere partecipe il grande pubblico dei passi avanti della Scienza e far uscire le ricerche accademiche da quella torre d’avorio dove rimanevano un “bene” per i soli addetti ai lavori. E così non lesinava il suo tempo per spiegare in modo semplice concetti e situazioni che soprattutto nella Paleontologia umana proprio semplici non sono. Posso dire di essere stato onorato della sua stima, dimostratami in tante interviste ufficiali e ufficiose.

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Il paleontologo, prof. Alberto Broglio, morto a 91 anni, il 17 febbraio 2023

È il gruppo di lavoro sulla preistoria e sull’evoluzione umana dell’università di Ferrara ad affidare sul sito dell’ateneo un ricordo vivo e partecipato del loro “prof”. “La scomparsa, avvenuta questo venerdì del professore emerito Alberto Broglio induce a un profondo raccoglimento attorno a una figura di eccezionale profilo scientifico, mente costantemente lucida e reattiva nei confronti di ogni avanzamento compiuto nel campo della Paletnologia, dell’Archeologia preistorica e della Paleoantropologia. Attraverso le sue ricerche, il prof. Alberto Broglio, cattedratico di Paleontologia Umana all’università di Ferrara dal 1973 al 2006, ha fornito un fondamentale contributo agli studi sull’umanità del Pleistocene e del primo Olocene. A partire dalla seconda metà degli anni ’50 sotto la guida del prof. Piero Leonardi, egli si rese protagonista della scoperta di siti archeologici di eccezionale valore scientifico, riferibili ai neandertaliani del Paleolitico medio più recente e ai sapiens del Paleolitico superiore e del Mesolitico nel Veneto, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia Giulia e Marche”.

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Dal 1967 al Riparo Tagliente le ricerche archeologiche sono condotte dall’università di Ferrara (foto unife)

“Vanno ricordate – continuano – le scoperte dei primi insediamenti tardo-paleolitici e mesolitici delle Alpi italiane orientali, documenti inconfutabili della colonizzazione umana della regione alpina al termine dell’ultima glaciazione. Si aggiungano le grotte, che hanno restituito testimonianze uniche, riconducibili alla sussistenza, alle culture e all’organizzazione delle prime comunità di sapiens e delle ultime popolazioni neandertaliane. Tra tutti, si citano il Riparo Tagliente e la Grotta di Fumane nella Lessinia (Vr), la Grotta del Brojon nei Colli Berici (Vi) e il Riparo Villabruna nel Feltrino, archivi di caratura internazionale attorno ai quali il prof. Alberto Broglio ha costruito e formato ricercatori e docenti, coltivando una mai doma passione giovanile per l’esplorazione archeologica e la ricerca interdisciplinare”.

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L’ingresso della grotta di Fumane, uno dei massimi siti preistorici in Europa (foto unife)

Direttore di Istituto, direttore di Dipartimento e presidente di Consiglio di Corso di Laurea nell’ambito della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, il prof. Alberto Broglio ha anche tenuto l’insegnamento di Paletnologia all’università di Trento, in coerenza con i solidi rapporti intessuti, sin dagli anni ’60, con l’amico prof. Bernardo Bagolini e con il museo Tridentino di Scienze naturali, attuale museo delle Scienze (Muse), per il quale figura conservatore onorario. È stato membro dell’Academie Internationale de Prehistoire et Protohistoire e del consiglio permanente della Union Internationale des Sciences Préhistoriques et Protohistoriques, presiedendo la VIII Commissione Paléolithique supérieur. La sua caratura internazionale è testimoniata inoltre dalle innumerevoli partecipazioni a congressi, dalle numerosissime pubblicazioni scientifiche, dai manuali redatti anche in collaborazione con colleghi europei, dal coinvolgimento nei programmi di formazione accademica di massimo livello presso Università francesi e dalla partecipazione a comitati scientifici di riviste europee. Ha fatto parte del consiglio direttivo dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. È stato corrispondente dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti e membro dell’Accademia Olimpica di Vicenza e dell’Accademia delle Scienze di Ferrara.  Ha inoltre ricoperto la carica di vicepresidente della Fondazione CariVerona.

“Alla sua fervente attività sul piano scientifico interdisciplinare – ricordano i colleghi dell’ateneo ferrarese – si affiancavano una vivace curiosità nel campo delle metodologie della ricerca archeologica, paleoantropologica e paleoecologica, una costante attenzione all’affinamento della formazione accademica a vantaggio di generazioni di studiosi e una propensione a disseminare le conoscenze scientifiche nella società civile. In questo momento nel quale gli eventi si accompagnano alla tristezza, al prof. Alberto Broglio va il pensiero degli studiosi, dei docenti, dei giovani ricercatori e degli studenti della Sezione di Scienze preistoriche e antropologiche del Dipartimento di Studi umanistici dell’università di Ferrara”.

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Lo “sciamano” dalla Grotta di Fumane (foto drm-veneto)

Aggiungo un ricordo personale legato alle ricerche nella Grotta di Fumane (Vr), uno dei maggiori siti archeologici preistorici d’Europa. Siamo nell’autunno del 1999. Io ero caposervizio al Gazzettino, in sede centrale a Mestre, quindi un po’ “distante” dalle ricerche nella grotta della Lessinia, scoperta nel 1962 dall’archeologo Giovanni Solinas, ricerche che dal 1988 erano portate avanti da soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto, università di Ferrara, università di Milano e dal museo civico di Storia Naturale di Verona, con eccezionali risposte sulle frequentazioni dell’Uomo di Neanderthal e dei primi Uomini Moderni. Il prof. Broglio mi chiamò e mi invitò a Vicenza per comunicarmi un’importantissima scoperta archeologica: la roccia dipinta con lo Sciamano, quello che oggi è il simbolo del neonato museo Archeologico nazionale di Verona. La campagna di scavo del 1999 (27 agosto – 2 ottobre) fu quella infatti che restituì le pietre dipinte aurignaziane: il mustelide e lo sciamano. In quell’occasione il professore mi onorò di essere il primo (al mondo) a dare la notizia: fu un grande scoop, è vero, ma ancora oggi per me quello rimane un tributo di grande stima e di fiducia. Grazie, professore.

Verona. Al museo Archeologico nazionale convegno “VENETI ed ETRUSCHI. Un confine invisibile” dedicato alla Necropoli dell’Età del Ferro della Colombara a Gazzo Veronese con presentazione del libro di Luciano Salzani e Marisa Morelato

verona_archeologico_convegno-veneti-ed-etruschi_locandina“VENETI ed ETRUSCHI. Un confine invisibile” è il titolo del convegno dedicato alla Necropoli dell’Età del Ferro della Colombara a Gazzo Veronese. Appuntamento sabato 4 febbraio 2023, alle 10, al museo Archeologico nazionale di Verona. La partecipazione all’evento è gratuita. Per informazioni: tel. 346.5033652 o museovr@archeologica.it. Dopo i saluti del soprintendente Vincenzo Tinè, introduce e modera Mara Migliavacca (università di Verona). Interventi: 10.30, Giovanna Gambacurta (università Ca’ Foscari, Venezia) su “Gazzo Veronese: un nodo strategico nei percorsi del Veneto”; 11, Angela Ruta Serafini (già direttrice del museo nazionale Atestino) presenta il libro “I Veneti Antichi a Gazzo Veronese. La necropoli della Colombara”. Dopo il coffee break, alle 11.45, Sabrina Masotti (università di Ferrara) su “Il rito incineratorio a Colombara: analisi antropologica e confronti con altre necropoli del territorio veneto”; 12.15, Alessandro Canci (università di Udine) su “Le inumazioni della necropoli della Colombara di Gazzo Veronese. Evidenze utili per una ricostruzione del rituale funerario”.

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Sepoltura rinvenuta nella necropoli della Colombara a Gazzo Veronese (foto sabap-vr)

“Il convegno di Verona”, spiega Giovanna Gambacurta, “nasce dalla volontà di presentare al pubblico (scientifico e non scientifico) un ultimo lavoro di Luciano Salzani che tanta parte ha giocato per la conoscenza della preistoria e protostoria del Veronese e del Veneto in generale. In questo caso si presenta l’edizione sistematica della necropoli di Gazzo Veronese in località Colombara, studiata da Luciano Salzani con la collaborazione di Marisa Morelato. L’idea degli organizzatori è stata quella di non limitarsi alla presentazione del volume, ma di farne un’occasione di conoscenza a più ampio respiro. In questa direzione a Mariangela Ruta è stata chiesta la presentazione del volume, impresa non facile per i numerosi contatti con altre realtà dell’età preromana che si possono mettere in luce. In sostanza si tratta di un difficile lavoro di sintesi per evidenziare i tratti salienti di questa necropoli del centro cardine di Gazzo Veronese. A me è stato chiesto di inquadrare il centro di Gazzo nel suo contesto territoriale, mettendo in luce le motivazioni che portarono Gazzo a rivestire un ruolo chiave nei traffici e nei commerci che legavano il Veneto al mondo villanoviano prima ed etrusco poi. Il quadro si completa con lo studio antropologico dei resti, sia incinerati che inumati, per dare una fisionomia più completa a questi antichi abitanti della pianura veronese”.

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Copertina del libro “I Veneti antichi a Gazzo Veronese. La necropoli della Colombara” (Edizioni Sap) di Luciano Salzani e Marisa Morelato

Il libro “I Veneti Antichi a Gazzo Veronese. La necropoli della Colombara”. Risalgono agli inizi degli anni sessanta del secolo scorso le prime segnalazioni sull’esistenza di una necropoli in località Colombara, una corte agricola posta poco a sud dell’attuale abitato di Gazzo Veronese. Nei decenni successivi tutta la zona fu interessata da importanti e radicali lavori di sistemazione agraria, che portarono alla distruzione di numerose sepolture; altre tombe vennero depredate da ricercatori non autorizzati. Il parroco del paese riuscì a recuperare alcuni oggetti dalle tombe distrutte e diede inizio ad una piccola raccolta archeologica locale; la sua opera fu poi proseguita dal Gruppo Archeologico di Gazzo Veronese. Solo dal 1980 la Soprintendenza Archeologica del Veneto poté intervenire con un’efficace azione di tutela e con alcuni sondaggi di scavo di limitata estensione e nel 1999 venne fatto uno scavo in estensione che portò al recupero di 190 tombe. Il sepolcreto della Colombara fa parte di un’ampia necropoli orientale formata da diversi gruppi di tombe e separata dell’abitato protostorico di Coazze tramite il corso del fiume Tartaro. A sud il corso del fiume Tione separa l’abitato dalla necropoli meridionale, anch’essa costituita da vari gruppi sepolcrali. Questo studio è iniziato dall’esame delle tombe scavate nel 1999 e si è poi ampliato fino a comprendere i ritrovamenti delle ricerche degli anni precedenti e i recuperi di materiali sporadici; la pubblicazione rientra in un ampio progetto di studio,  valorizzazione e promozione culturale e scientifica del territorio di Gazzo Veronese, promosso nel 2013 dalla soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto, dall’università di Verona e dall’università di Roma “La Sapienza”. L’arco cronologico dell’utilizzo della necropoli della Colombara, che va dal X al V secolo a.C., è stato suddiviso in alcune ampie fasi. La fase più antica (X-IX secolo a.C.) è documentata da un numeroso gruppo di tombe a cremazione con le ossa combuste poste all’interno di un’urna oppure sparse nella fossa. L’aspetto culturale di materiali di questa fase ha forti legami di continuità con la facies protoveneta della fine dell’età del Bronzo. Nella seconda fase (VIII secolo a.C.) la necropoli assume caratteri pienamente veneti che dimostrano strette affinità con i materiali di Este. Il polo di Gazzo Veronese va assumendo il ruolo di centro periferico dei Veneti a controllo dell’importante direttrice fluviale del Tartaro e Mincio. Questo ruolo avrà poi maggiore importanza nelle fasi successive quando nella vicina pianura mantovana si insedieranno gli Etruschi. In questo quadro è molto significativo il rinvenimento di una lunga spada con fodero, un vero e proprio status symbol del capo guerriero della comunità. Nelle due fasi successive (VII-V secolo a.C.) le tombe della necropoli presentano un buon livello di ricchezza nei corredi, sempre con sostanziali affinità con Este, ma manifestando anche alcuni caratteri locali di differenziazione, che sono stati definiti “stile Garolda-Coazze”. I rapporti ad ampio raggio, soprattutto con gli Etruschi, sono esplicitati in particolare dal rinvenimento di una tomba con il corredo di un’ascia bipenne e da quello di un gruppo di statue di pietra. Durante le varie fasi tra le tombe a cremazione si trovano poche tombe ad inumazione, prive di corredo e spesso con defunti deposti in posizioni anomale; forse stano a dimostrare la presenza di individui di un livello sociale inferiore. Il ciclo di utilizzo della necropoli della Colombara si chiude nel V secolo a.C., però i vicini sepolcreti di Dosso del Pol e di Cassinate stanno a dimostrare una continuità di esistenza del centro protostorico di Gazzo Veronese anche nei secoli successivi fino agli inizi delle invasioni celtiche.

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L’archeologo Luciano Salzani

Luciano Salzani ha lavorato alla soprintendenza Archeologica del Veneto in qualità di direttore archeologo coordinatore, con competenze per i siti preistorici e e protostorici delle province di Verona e Rovigo. È stato direttore del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine. È socio dell’Istituto italiano di Preistoria e Protostoria e dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona. Ha diretto numerose campagne di scavo soprattutto in abitati e necropoli dell’età del Bronzo e del Ferro, di cui ha curato l’edizione.

Firenze. Paleogenomica e archeologia: all’università l’incontro “Neanderthal da Nobel”, che prende spunto dal recente Nobel al paleobiologo Svante Pääbo. Presentazione della mostra virtuale “170.000 anni fa a Poggetti Vecchi. Neanderthal ed elefanti nella Maremma toscana”

firenze_università_conferenza-neanderthal-da-nobel_locandinaCos’è la paleogenomica? Perché il biologo svedese Svante Pääbo ha vinto il Nobel 2022 della Medicina per lo studio del sequenziamento del genoma dei nostri “antenati”, i Neanderthal? E come può l’archeologia supportare i dati biologici? Per rispondere a queste domande e capire l’apporto fondamentale che la paleogenomica e l’archeologia hanno recato agli studi sull’evoluzione umana, il dipartimento di Biologia dell’università fiorentina e l’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria (IIPP), hanno ideato l’incontro dal titolo “Neanderthal da Nobel”, in programma martedì 25 ottobre 2022, alle 18.30, a Palazzo Nonfinito, via del Proconsolo, 12 – Aula 1 del dipartimento di Biologia, a Firenze.

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Svante Pääbo, paleobiologo svedese, premio Nobel per la Medicina 2022 (foto Frank Vinken MPG)

David Caramelli, docente di Antropologia molecolare e direttore del Dipartimento di Biologia dell’università di Firenze, introdurrà il pubblico nel mondo della paleogenomica, offrendo un quadro delle potenzialità di questa affascinante materia nel mondo odierno. Lo spunto è offerto dal recente conferimento del premio Nobel per la medicina a Svante Pääbo, (67 anni), ritenuto uno dei fondatori della paleobiologia, studioso che per primo ha applicato la genetica alla paleontologia: “per le scoperte riguardanti i genomi degli ominidi estinti e l’evoluzione umana”, in particolare per aver sequenziato il genoma dell’uomo di Neanderthal. La giuria del Premio Nobel così si è espressa: “Le sue scoperte hanno fornito la base per esplorare ciò che rende noi esseri umani così unici”. Grazie ai suoi studi, infatti, nel 2010 è stato possibile ottenere per la prima volta il sequenziamento del genoma di Neanderthal, e nello stesso anno, uno tra i genomi più sorprendenti che siano stati mai sequenziati: il genoma della “donna di Denisova”. È stato così possibile caratterizzare in dettaglio i frammenti arcaici presenti nei nostri moderni genomi. E con questo, i loro effetti sulla nostra salute e sulla nostra risposta a diverse patologie, come ad esempio l’infezione al SARS COVID 19, le cui risposte immunitarie in noi sapiens potrebbero essere legate ad un’eredità neanderthaliana.

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Il rinvenimento di resti di Elephas antiquus a Poggetti Vecchi (foto unifi-sabap-gr)

Insieme alla paleogenomica, anche l’archeologia ci aiuta a ridefinire l’immagine dei nostri “cugini” neanderthaliani, offrendoci un quadro molto diverso da quello che fino ad ora abbiamo ipotizzato. Basti pensare alla straordinaria scoperta fatta a Poggetti Vecchi (Grosseto) dei più antichi bastoni da scavo in legno mai trovati in Italia, che ci testimoniano le abilità dei neanderthaliani nella fabbricazione e nell’utilizzo di questi strumenti molto particolari.

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In occasione dell’incontro si terrà la presentazione della mostra virtuale “170.000 anni fa a Poggetti Vecchi. Neanderthal ed elefanti nella Maremma toscana” (vedi artsteps | 170.000 anni fa a Poggetti Vecchi), curata dall’ l’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena Grosseto Arezzo e il contributo della Fondazione CR Firenze: sarà possibile entrare virtualmente nello scavo del sito di Poggetti Vecchi, in un affascinante viaggio a ritroso nel tempo. La mostra è realizzata dall’ Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Con la mostra “170.000 anni fa a Poggetti Vecchi. Neanderthal ed elefanti nella Maremma toscana, la sfida del clima” l’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria presenta l’eccezionale caso studio di Poggetti Vecchi (Grosseto), un sito datato a 170.000 anni fa frequentato da neandertaliani e da elefanti antichi, dove è documentata una moria di questi enormi animali, oggi estinti, probabilmente dovuta all’inasprimento del clima al passaggio verso una glaciazione, ma dove è anche attestata la capacità delle comunità umane di utilizzare al meglio le opportunità offerte dall’ambiente. La mostra si articola come un percorso a ritroso nel tempo, a partire dagli scavi che hanno svelato una nicchia ecologica particolare per la presenza di acque termali, dove uomini e animali hanno trovato rifugio in un periodo di crisi climatica. La mostra è arricchita dalle numerose illustrazioni di Tom Björklund, un artista che si è dedicato in modo particolare a ricostruire uomini e ambienti della Preistoria, rendendo visibile ciò che altrimenti è possibile solo immaginare.

Verona. “Spazi domestici nell’età del bronzo. Dall’individuazione alla restituzione”: al via l’XI incontro annuale di Preistoria e Protostoria in presenza al museo di Storia naturale e in streaming su Zoom

verona_storia-naturale_incontro-annuale-di-preistoria-e-protostoria_locandinaManca ormai pochissimo all’XI incontro annuale di Preistoria e Protostoria organizzato in collaborazione con l’IIPP – Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria di Firenze. Dopo alcuni incontri preparatori on line a introdurre l’atteso evento, giovedì 6 ottobre e venerdì 7 ottobre 2022 si terrà l’XI Incontro Annuale di Preistoria e Protostoria dal titolo “Spazi domestici nell’età del bronzo. Dall’individuazione alla restituzione”, in programma nella sala conferenze “Sandro Ruffo” del museo civico di Storia naturale di Verona. La partecipazione sarà consentita prioritariamente a chi ha prenotato entro il 30 settembre 2022. La disponibilità di ulteriori posti è limitata, ma sarà possibile assistere allo streaming live dell’evento su Zoom al seguente link https://bit.ly/IAPP_ottobre2022 o https://us02web.zoom.us/j/86775755910…. L’incontro di studio intende favorire un confronto sugli aspetti legati al tema “casa” emersi da scavi recenti, in corso e/o inediti in contesti dell’età del Bronzo. La “casa” è unità fisica e funzionale; nell’arco del tempo e nei diversi luoghi mostra marcate differenze, condizionate da fattori ambientali, sociali, culturali, tecnologici, economici. In essa sono archeologicamente riflessi il nucleo sociale risiedente e le attività quotidiane e produttive che esso vi conduce. Indagini condotte con accurate tecniche di scavo e innovative metodologie di documentazione possono apportare rilevanti novità al tema, contribuendo all’interpretazione delle testimonianze dello spazio abitativo, anche con l’integrazione di altre discipline (geoarcheologia, scienze naturali, etnoarcheologia, archeologia sperimentale, …) e l’utilizzo dei sistemi GIS e di rappresentazione / modellazione 2D e 3D. Il programma prevede comunicazioni della durata massima di 20 minuti (in italiano o inglese) con ampio spazio alla discussione. Si può scaricare il programma al seguente link https://www.iipp.it/…/Programma-XI-IAPP_MSNatVerona… Invece il libro con gli abstracts è disponibile a questo link https://www.iipp.it/…/Book-of-abstract_XI-IAPP-Verona.pdf.

Verona. “Spazi domestici – non spazi domestici: il contributo dell’etnoarcheologia” con Francesca Lugli: ultima conferenza online in vista dell’XI incontro annuale di Preistoria e Protostoria “Spazi domestici nell’età del bronzo. Dall’individuazione alla restituzione”

verona_storia-naturale_conferenza-spazi-domestici-nell-età-del-bronzo_locandinaUltimo appuntamento giovedì 29 settembre 2022, alle 18, con le conferenze online che introducono al tema “Spazi domestici nell’età del bronzo. Dall’individuazione alla restituzione” che verrà trattato nell’XI incontro annuale di Preistoria e Protostoria, in programma il 6 e 7 ottobre 2022 nella sala conferenze “Sandro Ruffo” del museo di Storia naturale di Verona e organizzato in collaborazione con l’Istituto italiano di Preistoria e Protostoria di Firenze. “Spazi domestici – non spazi domestici: il contributo dell’etnoarcheologia” è il tema che verrà trattato il 29 settembre 2022 da Francesca Lugli dell’Associazione Italiana di Etnoarcheologia. Introduce Monica Miari (Istituto italiano di Preistoria e Protostoria). Modera Mara Migliavacca (università di Verona e membro del Comitato scientifico). Conclusioni a cura di Paola Bianchi e Massimo Saracino, coordinatori degli eventi. Link per il collegamento online: YouTube https://bit.ly/YouTubeIMUV, Zoom https://us02web.zoom.us/j/87808330683?pwd=MXhxVDZVUXdTMHk1SU94d3RtenBjQT09.

Intanto possiamo rivedere gli incontri precedenti. Giovedì 17 febbraio 2022: “La casa e l’organizzazione dello spazio nel villaggio di Nola – Croce del Papa (Napoli)” con Claude Albere Livadie, CNRS – direttore di ricerca emerito.

Giovedì 17 marzo 2022: “Quando la ferrovia attraversa l’età del Bronzo: tutela e valorizzazione di un complesso insediativo a Serracapriola (FG)” con Italo Maria Muntoni, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia; e Domenico Oione, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia; Francesca Frandi, Italferr S.p.A.; Andrea Iannacone, Italferr S.p.A.

Giovedì 21 aprile 2022: “Fra palafitte e siti all’asciutto: soluzioni edilizie dell’età del Bronzo nell’area alpina sud-orientale” con Franco Marzatico, soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento.

Giovedì 26 maggio 2022: “I Stantari di u Frati è a Sora (Sartene, Corsica): strutture domestiche del Bronzo antico e medio” con Kewin Pêche-Quilichini, Musée de l’Alta Rocca, Levie.

Saturnia (Gr). Per la rassegna “Le Voci della Storia”, incontro “Figure e figuri dell’archeologia in Maremma alla fine dell’800. Lo strano caso di Francesco Mancinelli Scotti” nell’ambito del XVI Incontro di Studi Preistoria e Protostoria in Etruria

saturnia_museo-urbano_figure-e-figuri-dell-archeologia-in-maremma_locandinaL’11 settembre 2022, la rassegna “Le Voci della Storia”, promossa dal Comune di Marciano, approda a Saturnia con l’incontro “Figure e figuri dell’archeologia in Maremma alla fine dell’800. Lo strano caso di Francesco Mancinelli Scotti” nell’ambito del XVI Incontro di Studi Preistoria e Protostoria in Etruria promosso dall’IIPP il 9, 10 e 11 settembre 2022 nelle sedi di Valentano (Vt) e Saturnia (Gr) sul tema “Archeologia del fuoco – La vita, la morte, i culti: una presenza costante”. Appuntamento dunque domenica 11 settembre, alle 16.30, alla Sala Bartolini di Saturnia, in Via Aldobrandeschi, per la presentazione degli atti di un convegno dedicato alla figura di Francesco Mancinelli Scotti (1847-1936), affascinante personaggio, garibaldino, esploratore/devastatore delle necropoli dell’Etruria meridionale; nel volume compare anche un contributo sul quasi omonimo Riccardo Mancinelli, scavatore delle necropoli di Saturnia. “Il Conte Francesco Mancinelli Scotti (Civita Castellana 1847 – Roma 1936), di nobile famiglia decaduta”, spiegano gli organizzatori dell’evento, “viene colto a circa quarant’anni dalla insana passione per l’archeologia e gli scavi, e dedica i successivi quaranta a esplorare o meglio, secondo molti archeologi, devastare il territorio dell’Etruria meridionale, partendo dall’Agro Falisco (Capena, Narce) e arrivando fino a Vulci. Uomo di grandi slanci, che lo portano a vent’anni a entrare nelle fila garibaldine, opera come infaticabile e fortunatissimo scavatore, collezionista e mercante di antichità, vendendo reperti archeologici a collezioni e musei italiani ed esteri. A lui per un certo periodo si associò anche Riccardo Mancinelli, quasi omonimo, ma non suo parente, che esplorò estesamente i siti archeologici di Poggio Buco, Pitigliano, Sovana e Saturnia, rinvenendo numerosi corredi funerari che, in parte acquistati dal museo Archeologico di Firenze, finirono poi sul mercato antiquario, e sono oggi conservati nei musei di Berlino, Copenhagen e Berkeley in Calfornia”. Alla figura di questi affascinanti personaggi nel 2018 è stata dedicata una giornata di studi i cui atti, curati da Cristina Biella (Università di Roma La Sapienza) e Jacopo Tabolli (Università per Stranieri di Siena), saranno presentati in occasione del XVI Incontro di Studi Preistoria e Protostoria in Etruria. La presentazione del volume è a ingresso libero.

Verona. Al museo di Storia naturale quarto appuntamento on line in preparazione dell’XI Incontro Annuale di Preistoria e Protostoria “Spazi domestici nell’età del bronzo. Dall’individuazione alla restituzione”: intervento di Kewin Pêche-Quilichini (Musée de l’Alta Rocca, Levie) su “I Stantari di u Frati è a Sora (Sartene, Corsica)

Giovedì 26 maggio 2022, alle 18, quarto appuntamento online sul canale YouTube de I Musei di Verona (I MUV) e sulla piattaforma Zoom con le conferenze preparatorie all’XI Incontro Annuale di Preistoria e Protostoria “Spazi domestici nell’età del bronzo. Dall’individuazione alla restituzione”. L’XI Incontro Annuale di Preistoria e Protostoria – in programma il 6 e 7 ottobre 2022 nella “Sala Ruffo” del museo civico di Storia naturale di Verona e organizzato in collaborazione con l’IIPP – Istituto italiano di Preistoria e Protostoria di Firenze, affronterà infatti gli aspetti legati al tema “casa” emersi da scavi recenti, in corso e/o inediti in contesti dell’età del Bronzo. In programma l’intervento di Kewin Pêche-Quilichini (Musée de l’Alta Rocca, Levie) su “I Stantari di u Frati è a Sora (Sartene in Corsica): strutture domestiche del Bronzo antico e medio”. A introdurre il relatore sarà Massimo Saracino del museo di Storia naturale di Verona; l’evento online sarà moderato da Laura Pau (archeologa, membro del Comitato scientifico) e vedrà la partecipazione di Monica Miari dell’IIPP – Istituto italiano di Preistoria e Protostoria di Firenze, e Paola Bianchi, coordinatrice degli eventi. Per partecipare all’incontro: link YouTube http://bit.ly/YouTubeIMUV.

Ferrara. Al museo Archeologico nazionale presentazione del libro di Luigi Malnati “La passione e la polvere. Storia dell’archeologia italiana da Pompei ai giorni nostri” (La nave di Teseo) con Vittorio Sgarbi, Monica Miari e Caterina Cornelio. Obbligatoria la mascherina FFP2

ferrara_archeologico_presentazione-libro-la-passione-e-la-polvere_locandina“La ricostruzione di Luigi Malnati è molto precisa: l’archeologia è una trincea in una guerra difficile”, scrive Vittorio Sgarbi nell’Introduzione del libro di Luigi Malnati “La passione e la polvere. Storia dell’archeologia italiana da Pompei ai giorni nostri” (La nave di Teseo), perché l’archeologia è fango, polvere, cemento, baracche prefabbricate in lamiera, bagni mobili, panini consumati in fretta. E l’emozione della scoperta. Lo descrive molto bene l’archeologo, già soprintendente, Luigi Malnati nel suo libro che sarà presentato al museo Archeologico nazionale di Ferrara. E stavolta ci sarà anche lui, il noto critico d’arte. Appuntamento venerdì 6 maggio 2022, alle 17, nel Salone delle carte geografiche del Man-Ferrara.  Luigi Malnati presenta “La passione e la polvere” con la partecipazione di Vittorio Sgarbi. Intervengono Monica Miari, responsabile area archeologia della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Bologna Modena Reggio e Ferrara, e presidente dell’istituto italiano di Preistoria e Protostoria; e Caterina Cornelio, già direttore del museo Archeologico nazionale di Ferrara e direttore del museo del Delta Antico di Comacchio. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti. Obbligo di indossare la mascherina FFP2.

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Luigi Malnati, già soprintendente archeologo (foto Mibact)

Avventurosa e carica di mistero: da sempre, è così che immaginiamo l’archeologia. Spesso legata a paesi lontani, esotici e favolosi, o a scoperte di tesori e reperti straordinari come le tombe etrusche, gli affreschi di Pompei, le sculture classiche. Non è più così da molto tempo, da quando nell’Ottocento l’archeologia ha iniziato a distinguersi dalla storia dell’arte antica ed è diventata una scienza intimamente connessa alla storia umana, contribuendo, insieme alle fonti scritte, a scoprire e raccontare la vita nelle diverse civiltà. Da allora si sono moltiplicati gli scavi, condotti con metodi rigorosi, specie nelle città che conservano sotto l’aspetto attuale le tracce delle epoche e delle culture precedenti. In Italia la professione di archeologo nasce formalmente negli anni ottanta del Novecento e richiama giovani spinti da una grande passione, che lavorano duramente, a fianco delle soprintendenze, il più delle volte lontani dalla ribalta. Questo perché non esistono solo Pompei e il Colosseo: il patrimonio archeologico è diffuso e la battaglia per salvaguardarlo non è ancora perduta. Ripercorrendo momenti e figure decisive e illustrando le tecniche dell’archeologia, La passione e la polvere racconta un mondo tanto affascinante quanto ancora poco conosciuto nelle parole di un testimone diretto.

Verona. Al museo di Storia naturale terzo appuntamento on line in preparazione dell’XI Incontro Annuale di Preistoria e Protostoria “Spazi domestici nell’età del bronzo. Dall’individuazione alla restituzione”: intervento di Franco Marzatico su “Fra palafitte e siti all’asciutto: soluzioni edilizie dell’età del Bronzo nell’area alpina sud-orientale”

Giovedì 21 aprile 2022, alle 18, terzo appuntamento online sul canale YouTube de I Musei di Verona (I MUV) e sulla piattaforma Zoom con le conferenze preparatorie all’XI Incontro Annuale di Preistoria e Protostoria “Spazi domestici nell’età del bronzo. Dall’individuazione alla restituzione”. L’XI Incontro Annuale di Preistoria e Protostoria – in programma il 6 e 7 ottobre 2022 nella “Sala Ruffo” del museo civico di Storia naturale di Verona e organizzato in collaborazione con l’IIPP – Istituto italiano di Preistoria e Protostoria di Firenze, affronterà infatti gli aspetti legati al tema “casa” emersi da scavi recenti, in corso e/o inediti in contesti dell’età del Bronzo. Protagonista Franco Marzatico della soprintendenza per i Beni culturali di Trento con l’intervento “Fra palafitte e siti all’asciutto: soluzioni edilizie dell’età del Bronzo nell’area alpina sud-orientale”. Introdurrà il relatore Monica Miari (IIPP – Istituto italiano di Preistoria e Protostoria); modera Nicoletta Martinelli. Interverranno anche i coordinatori degli eventi Paola Bianchi e Massimo Saracino. Per partecipare all’evento basterà accedere al canale YouTube dei Musei di Verona al link  http://bit.ly/YouTubeIMUV o alla piattaforma al link Zoom https://bit.ly/37QClik.

Archeologia in lutto. Febbraio si porta via due grandi archeologi: Marcello Piperno, innovatore degli studi preistorici, e Dario Palermo, esperto di archeologia siciliana ed egeo-cretese. Il ricordo di colleghi e amici

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L’archeologo Dario Palermo

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L’archeologo Marcello Piperno

Doppio lutto nel mondo dell’archeologia, non solo italiana, che perde, nel giro di due settimane di febbraio, Marcello Piperno e Dario Palermo. Il primo, grande studioso del Paleolitico, è scomparso il 14 febbraio 2022. Piperno, prima funzionario archeologo, poi docente a Napoli alla “Federico II” e infine a Roma alla “Sapienza”, è stato un grande innovatore degli studi preistorici, ha operando in varie località in Italia e all’estero, preoccupandosi sempre di coniugare la ricerca alla musealizzazione e alla valorizzazione dei resti archeologici. Il secondo ci ha lasciato il 26 febbraio 2022. Dario Palermo, docente di archeologia classica prima all’università di Torino e poi a Catania, ha condotto numerose ricerche in varie località della Sicilia e a Creta, a Priniàs, nella città arcaica della Patela. Corale e unanime il profondo cordoglio espresso “alle famiglie, agli allievi e agli amici e all’intera comunità archeologica” dalla Federazione delle Consulte Universitarie di Archeologia, come ricorda sul suo sito l’archeologo Giuliano Volpe dell’università di Bari.

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L’archeologo Marcello Piperno impegnato negli scavi nell’area di Melka Kunture, in Etiopia, ricca di siti preistorici

Lunedì 14 febbraio 2022, dopo una lunga malattia, è morto, all’età di 76 anni, Marcello Piperno. Lo ha annunciato sul proprio sito l’Istituto italiano di Preistoria e protostoria, ripercorrendo i suoi importanti risultati raggiunti in anni di ricerche. “Studioso del Paleolitico di fama internazionale – scrive l’Iipp -, “Piperno è ben noto soprattutto per gli scavi effettuati in Etiopia, nell’area di Melka Kunture, ricca di siti olduvaiani e acheuleani in collaborazione con Jean Chavaillon dal 1999 al 2010; in questa località, inoltre, ha creato anche un Museo. Un altro importante scavo diretto da Piperno è quello del giacimento del Paleolitico inferiore di Notarchirico (Venosa), altro sito in seguito musealizzato; nel Lazio va ricordata la ricerca negli anni Ottanta del Novecento alla Grotta Guattari (San Felice Circeo, LT), in cui effettuando un calco della paleosuperficie e analizzando la tafonomia del deposito si poté capire per la prima volta l’influenza delle iene come agenti della formazione dello stesso. Va anche ricordata la sua partecipazione all’équipe che lavorò sull’importante scoperta dell’Uomo di Altamura e gli scavi della grotta di San Sebastiano (Mondragone, CE), sito ascrivibile a un orizzonte (l’aurignaziano) fino ad allora poco conosciuto in Campania. A Piperno si devono anche le ricerche effettuate negli anni Novanta del secolo scorso nel Vallo di Diano per poterne ricostruire il popolamento in età pre e protostorica. Nel Medio Oriente – continua lo scritto dell’IIpp – va ricordata la sua lunga collaborazione con Maurizio Tosi che lo portò a scavare e in seguito a pubblicare, assieme a Sandro Salvatori, la necropoli di Shahr-i-Shokta, del III millennio a.C. Dopo lunghi anni in cui lavorò come Ispettore all’allora soprintendenza speciale per la Preistoria e l’Etnografia, nel 1992 divenne professore associato di Paletnologia all’università “Federico II” di Napoli; in seguito fu professore ordinario della stessa materia all’università “La Sapienza” di Roma. Autore di numerose pubblicazioni e organizzatore di importanti convegni internazionali – conclude l’Iipp -, va anche ricordato il costante impegno nella divulgazione di alto profilo; come esempio può essere citata l’edizione italiana del Dizionario di Preistoria di A. Leroi Gourhan da lui curata agli inizi degli anni
Novanta. Esponente della generazione che innovò l’archeologia italiana, soprattutto nei metodi di lavoro sul campo, Marcello Piperno lascia un vuoto che sarà difficile colmare”.

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L’archeologo Marcello Piperno durante la direzione degli scavi nella Grotta di Roccia San Sebastiano a Mondragone (Ce)

La città di Mondragone (Ce) piange il professore Marcello Piperno, 76 anni, uno dei più importanti archeologi preistorici italiani. A Mondragone è stato componente del Comitato Scientifico del museo civico “Biagio Greco”, responsabile della sala preistorica, ed era, da più di vent’anni, direttore della campagna di scavo archeologico relativa appunto alla preistoria, che ha messo in luce la Grotta di Roccia San Sebastiano ed ha attestato la presenza dell’uomo di Neanderthal sul territorio mondragonese. “Salutiamo l’impegno garbato di Marcello Piperno sul nostro territorio”, scrive l’ex sindaco di Mondragone, Giovanni Schiappa, “e lo ringraziamo per aver onorato la nostra terra con i suoi appassionati studi, le sue indagini scrupolose, le meticolose ricerche e le brillanti campagne di scavo. Mancherà a Mondragone ed alla nostra voglia di riprendere il filo della storia. Ciao Prof”. E il centro culturale ‘Palazzo Tarcagnota’ di Mondragone: “Nessuno di noi poteva mai immaginare, che lungo la via per la Grotta di Roccia San Sebastiano, mentre eravamo alla ricerca dell’uomo della Preistoria, avremmo incontrato la Morte. Nessuno di noi avrebbe mai immaginato che questo giorno sarebbe arrivato così all’improvviso e che saremmo stati qui a ricordare insieme Marcello Piperno, il suo coraggio, la sua determinazione. Il Comune di Mondragone, il museo civico Archeologico “B. Greco” hanno perso un grande archeologo, il prof. Marcello Piperno, ma di più hanno perso un amico, un magnifico punto di riferimento di umanità ancor prima che di professionalità e rappresentatività. Marcello Piperno era un uomo straordinario, disponibile, accorto, semplice e per queste sue grandissime qualità umane era possibile apprezzarne e sentire il prezioso valore della sua vicinanza e della sua presenza. Ci mancherà il suo sorriso, la sua profonda umanità, la sua ironia. Sul piano professionale, nel campo della ricerca archeologica, ci mancherà invece, la sua azione, le sue parole, i suoi scritti, il suo insegnamento. Mondragone perde una figura monumentale, un cultore sincero della nostra Storia, che ha voluto generosamente donare la sua opera di studioso al nostro Museo, allestendo e sistemando una delle collezioni di reperti preistorici più importante in Europa. L’amministrazione comunale, il sindaco Virgilio Pacifico, il direttore del museo Archeologico Luigi Crimaco e Marianna Musella, responsabile del Laboratorio di Restauro, unitamente a Carmine Collina, Gustavo Riccio, Francesca Sogliani e a tutto il personale scientifico del Museo, con grande e sincero dispiacere, e nella speranza che dall’esperienza del dolore possa generarsi un insegnamento positivo vogliono ricordare e ringraziare il professor Marcello Piperno per la sua opera e per la sua amicizia”.

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L’archeologo Dario Palermo durante il suo intervento al convegno internazionale di studi “Percorsi di archeologia nella Sicilia occidentale. Sebastiano Tusa in memoriam (1952-2019)” tenutosi a Palermo ai primi di novembre 2021

Sabato 26 febbraio 2022, all’età di 71 anni, si è spento il professore Dario Palermo, ordinario di Archeologia Classica (già di Antichità Egee) dell’ateneo catanese. Durante la sua brillante carriera accademica ha ricoperto molti incarichi di prestigio, tra tutti direttore di Dipartimento, senatore accademico e direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dal 2017 al 2020. Profondo conoscitore delle antichità egee e della civiltà cretese, era stato allievo del noto archeologo prof. Vincenzo La Rosa, di cui ha seguito le tracce nell’isola di Creta, dove ha scavato nel sito di Priniàs a partire dal 1974 e condotto la missione Archeologica Italiana sin dal 2006. In Sicilia le sue maggiori scoperte sono legate al mondo egeo e pre-greco in Occidente, nella montagna di Polizzello (CL), a Sant’Angelo Muxaro (AG), a Torricella di Ramacca (CT). Ha effettuato scavi inoltre nelle colonie greche di Leontinoi (SR) e Casmene (SR), e a Caltabellotta in Sicilia (AG). Nato a Meina (No) il 15 ottobre 1950. Laureato in Lettere classiche all’università di Catania, ha conseguito il diploma della Scuola di Perfezionamento in Archeologia classica della stessa università.

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L’archeologo Dario Palermo, esperto di archeologia siciliana ed egeo-cretese

Sit tibi terra levis” scrive la Scuola archeologica italiana di Atene in memoria di Dario Palermo, di cui è stato direttore della Missione Archeologica Italiana a Priniàs (Creta) dal 2006 al 2020. E l’archeologo Massimo Cultraro, dirigente di ricerca al Consiglio nazionale delle Ricerche e docente di Preistoria e Archeologia egea all’università di Palermo, formatosi alla Scuola archeologica italiana di Atene: “L’archeologia siciliana ed egeo-cretese perde Dario Palermo, un vero galantuomo di altri tempi, un docente di eccezionali doti comunicative, raffinato esploratore del passato, uomo mite che si è sempre distinto tra i rumorosi clamori di una disciplina spesso troppo urlata. Io perdo più semplicemente un amico, kalo taxidi file mou”. Un ricordo infine anche dalla Scuola di specializzazione in beni archeologici dell’università di Catania, di cui il prof. Palermo diresse la Scuola dal 2017 al 2020: “Il Direttore e il Consiglio scientifico della Scuola di Specializzazione in beni archeologici si stringono attorno alla famiglia per la scomparsa prematura del prof. Dario Palermo, archeologo raffinato e serio, profondo conoscitore della storia e dell’archeologia delle due isole in cui lavorò tanto, Sicilia e Creta”.