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Padova. Al Liviano giornata di studi dedicata al progetto “La Prima Fonderia di Padova Preromana. The earliest foundry of Pre-roman Padua. I primi risultati”. Ecco il programma

padova_liviamo_prima-fonderia-di-padova-preromana_giornata-di-studi_locandinaRiscoprire i gesti degli antichi vasai. È quanto si propone il progetto “La prima fonderia di Padova preromana” che comprende un sistematico approfondimento delle tecniche usate dai vasai che, nell’VIII secolo a.C., operavano nella prima Padova. Martedì 6 dicembre 2022, dalle 9.30, in sala Sartori, al Palazzo Liviano, in piazza Capitaniato 7 a Padova, appuntamento con la prima giornata di studi dedicata al progetto “La Prima Fonderia di Padova Preromana. The earliest foundry of Pre-roman Padua. I primi risultati”, occasione di scambio e dibattito sul tema. La giornata è promossa dal dipartimento Beni culturali dell’università di Padova (scuola di specializzazione in beni archeologici, corso di dottorato in storia, critica e conservazione dei beni culturali) ed è aperta a dottorandi, specializzandi, studenti e a tutti gli interessati.

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Valentina Famari sta sperimentando al LASeRT del dipartimento Beni culturali dell’università di Padova diverse tecniche per la costruzione dei vasi trovati nella fonderia di Padova preromana (foto dbc-unipd)

Ricco il programma. Alle 9.30, i saluti istituzionali di Massimo Vidale. Quindi prima sessione con chairman Giovanni Leonardi. Alle 10, Marco Pacciarelli su “La prima siderurgia nel Mediterraneo centrale”; 10.50, Michele Cupitò e David Vincenzutto su “Padova pre e protourbana: processi formativi, trasformativi e riconsiderazione del problema dell’estensione e della demografia dell’abitato”. Dopo la pausa caffè, alle 12 riprende Mauro Rottoli su “L’alimentazione vegetale nell’età del Ferro dell’Italia settentrionale tra tradizione e innovazione”; 12.30, Gilberto Artioli su “Archaeometric evaluation of metallurgical activities”. Nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo, seconda sessione con chairman Silvia Paltineri. Alle 14.30, Paolo Michelini, Mariangela Ruta Serafini su “Lo scavo di tutela presso la Questura di Padova (Riviera Ruzante), 2000-2001”; 15, Vanessa Baratella su “Microscavo in laboratorio di una sequenza di strutture produttive di VIII sec. a.C. dall’ambiente artigianale del sito della Questura di Padova (Riviera Ruzante)”; Andrea Giunto e Francesca Adesso su “Le tante facce della ceramica: analisi delle tecniche di realizzazione del vespaio fittile e ricostruzione 3D dei suoi vasi”; 16.10, Sofia Manfrin su “Il campione archeozoologico del sito della Questura di Padova (Riviera Ruzante)”; 16.40, Elena Mercedes Pérez Monserrat e Lara Maritan su “Analisi archeometriche della ceramica del sito della Questura di Padova (Riviera Ruzante)”; 17, Valentina Famari su “Repliche sperimentali del vaso del sole”.

Verona. La Sabap organizza “Archaiologika Erga 2022”, il secondo convegno dedicato alla presentazione delle ricerche svolte nel 2022 sul territorio di competenza della soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza: in presenza e in streaming sul canale YouTube

verona_sabap_archaiologica-erga_seconda-edizione_locandinaArchaiologika Erga, atto secondo. Venerdì 2 dicembre 2022, alle 9.45, via Corte Dogana 2, sede della soprintendenza, a Verona, giornata di studi Archaiologika Erga dedicata alle ricerche svolte nel 2022 sul territorio di competenza della soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza promossa dal soprintendente Vincenzo Tiné. Si potrà assistere all’evento anche in live streaming su YouTube alla pagina ufficiale della SABAP Verona. L’indirizzo è il seguente: https://www.youtube.com/@sabapverona

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Grotta di Veja (Sant’Anna d’Alfaedo, Vr): momento di campionamento (foto di Giulia Santini / unive)

PROGRAMMA. Alle 9.45, introduzione ai lavori di Vincenzo Tiné (SABAP Verona). SESSIONE 1 (chairman Vincenzo Tiné): alle 10, Roberto Zorzin (museo di Storia naturale di Verona) su “Altissimo – Monte Postale e Bolca – Pesciara di Bolca”; 10.15, Elena Ghezzo (università di Venezia) su “Sant’Anna d’Alfaedo – Grotta A di Veja” (vedi Preistoria. Nella Grotta di Veja a Sant’Anna d’Alfaedo, in Lessinia (Vr), millenni di convivenza tra l’uomo, il lupo e l’orso delle caverne: ecco i risultati della nuova campagna di scavo del team di Ca’ Foscari diretto da Elena Ghezzo | archeologiavocidalpassato); 10.30, Marco Peresani, Davide Delpiano, Davide Margaritora, Ursula Thun Hohenstein (università di Ferrara) su “Fumane – Grotta della Ghiacciaia”; 10.45, Marco Peresani, Alessandra Livraghi (università di Ferrara) su “Zovencedo – Grotta de Nadale”; 11, Cristiano Nicosia (università di Padova) e Paola Salzani (SABAP Verona) su “Arcugnano – Fimon” (vedi Fimon Molino Casarotto (Arcugnano, Vi). Presentazione dei risultati delle ricerche archeologiche riprese dopo anni per definire con più precisione la frequentazione del sito preistorico (dalla fine del IV millennio agli inizi del III) e comprendere meglio le cosiddette “aree di abitazione” | archeologiavocidalpassato); 11.15, Umberto Tecchiati, Fiorenza Gulino, Barbara Proserpio (università di Milano), Paola Salzani (SABAP Verona) su “Negrar di Valpolicella – Colombare” (vedi Negrar. Nel sito archeologico di Colombare l’università di Milano ha scoperto la prima uva della Valpolicella: 6300 anni fa questo frutto veniva già consumato. “Ma attenzione: per ora nella terra dell’Amarone non si può parlare di vino del Neolitico. Non ci sono ancora le prove. Dobbiamo continuare le ricerche. Che però costano e richiedono tempo” | archeologiavocidalpassato); 11.30, pausa caffè.

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Il sito della Muraiola a Povegliano (Vr): alla fine della seconda fase della campagna di scavo 2022 stanno emergendo le strutture abitative del villaggio dell’Età del Bronzo (foto graziano tavan)

SESSIONE 2 (chairman Giovanni Leonardi). Alle 11.45, Cristiano Nicosia (università di Padova) su “Povegliano Veronese – La Muraiola” (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2022/11/30/preistoria-visita-allo-scavo-del-villaggio-delleta-del-bronzo-alla-muraiola-di-povegliano-veronese-il-direttore-prof-cristiano-nicosia-universita-di-padova-fa-un-bilancio-della-campagna/); 12, Paolo Bellintani (CPSSAE), Andrea Cardarelli (università di Roma La Sapienza), Wieke De Neef (università di Ghent), Cristiano Nicosia (università di Padova), Vincenzo Tiné (SABAP Verona) su “Fratta Polesine – Frattesina – Progetto Prima Europa”; 12.15, Michele Cupitò (università di Padova), Paola Salzani (SABAP Verona) su “Villamarzana – Progetto prima Europa”; 12.30, Michele Cupitò, Veronica Gallo, Nadia Noio, David Vincenzutto (università di Padova) su “Legnago – Fondo Paviani”; 12.45, Irene Dori, Paola Salzani (SABAP Verona) su “Arano, Nogarole Rocca, Verona, Quinzano (indagini antropologiche)”; 13, pausa pranzo.

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La dama ingioiellata, uno dei due tondi con figura umana del mosaico pavimentale del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)

SESSIONE 3 (chairman Mariangela Ruta Serafini). Alle 14, Mara Migliavacca Alberto Balasso, Silvia Bandera, Valentina Donadel (università di Verona) su “Malo – Monte Palazzo e Selva di Progno – Alta Val Fraselle”; 14.15, Luigi Magnini (università di Sassari), Armando De Guio (università di Padova), Cinzia Bettineschi (università di Augsburg) su “Rotzo – Bostel di Rotzo”; 14.30, Giovanna Gambacurta, Fiorenza Bortolami, Cecilia Moscardo (università di Venezia) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (abitato preromano – scavi UniVe) (vedi Adria. Al museo Archeologico nazionale per “Padusa incontri” pomeriggio su “Etruschi e Greci in Polesine. Novità archeologiche tra San Cassiano, Adria e San Basilio” con le ricerche portate avanti dalle università di Bologna, Padova e Venezia | archeologiavocidalpassato); Silvia Paltineri (università di Padova) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (abitato preromano – scavi UniPd)”; 14.50, Jacopo Bonetto, Caterina Previato, Jacopo Turchetti (università di Padova), Giovanna Falezza (SABAP Verona) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (villa-mansio)”; 15.05, Gianni de Zuccato, Irene Dori (SABAP Verona), Patrizia Basso (università di Verona), Alberto Manicardi (SAP) su “Negrar di Valpolicella – villa dei mosaici” (vedi Villa dei Mosaici di Negrar (Vr). Presentati i risultati degli scavi: gli straordinari mosaici del peristilio, l’area termale, le tracce medievali. E la notizia più attesa: nel cuore della Valpolicella si produceva vino già 1700 anni fa. Trovate le tracce della coltivazione della vite e della spremitura dell’uva. Parlano i protagonisti | archeologiavocidalpassato); 15.20, Brunella Bruno (SABAP Verona), Samantha Castelli (Cooperativa Archeologia) su “Scavi Tratta Alta Velocità tra Peschiera e Vicenza”; 15.35, pausa caffè.

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La conchiglia rappresentata sul mosaico romano del V sec. d.C. riaffiorato in via delle Logge a Montorio (Vr) durante la posa delle condotte del gas (foto graziano tavan)

SESSIONE 4 (chairman Marisa Rigoni). Alle 15.50, Giulia Pelucchini (SABAP Verona), Andrea Betto (ArcSat) su “Vicenza – Bacino Diaz”; 16.05, Giulia Pelucchini (SABAP Verona), Massimiliano Fagan (Archetipo) su “Vicenza – Piazza Duomo”; 16.20 Gianni de Zuccato (SABAP Verona), Raffaele Peretto (CPSSAE), Claudia Fiocchi (Archetipo) su “Rovigo – Ex Carcere”; 16.35, Gianni de Zuccato (SABAP Verona), Jacopo Leati (In Terras) su “Melara – Chiesa di Santo Stefano”; 16.50, Brunella Bruno (SABAP Verona), Davide Brombo (Ar.Tech), Massimiliano D’Ambra (ArcheoEd) su “Verona – Ponte Nuovo e via Diaz”; 17.05, Brunella Bruno (SABAP Verona), Davide Brombo (Ar.Tech) su “Verona – Montorio” (vedi Archeologia pubblica. In via delle Logge a Montorio (Vr) visita straordinaria al mosaico parte di una villa dell’epoca di re Teodorico, con presentazione dei lavori di scavo e di restauro prima della sua ricopertura. Le richieste e le curiosità della gente, le risposte di archeologi e restauratori. Ecco le interviste per archeologiavocidalpassato | archeologiavocidalpassato); 17.20, conclusioni, saluti e brindisi.

Museo nazionale e area archeologica di Altino: la direttrice Marianna Bressan fa un primo bilancio, annuncia le iniziative del 2020, e presenta il ciclo di incontri “L’archeologo racconta. Scavi, studi e ricerche su Altino e dintorni”

Marianna Bressan, direttrice del museo Archeologico nazionale e dell’area archeologica di Altino (foto Graziano Tavan)

La mostra “Antenati altinati” al museo Archeologico nazionale di Altino (foto Graziano Tavan)

La locandina della mostra “Antenati altinati” al museo Archeologico nazionale di Altino

“L’archeologo racconta. Scavi, studi e ricerche su Altino e dintorni”: dieci incontri tra gennaio e maggio 2020 al museo Archeologico nazionale di Altino, al mercoledì pomeriggio alle 17.30. “L’iniziativa è nata perché ci sembrava giusto offrire un aggiornamento delle ricerche in corso e di quelle che sono in programma. C’è un filo rosso che collega i dieci incontri in programma: proprio l’aggiornamento. Vogliamo far conoscere a una platea sempre più ampia le attività dell’Archeologico di Altino, far passare il messaggio che il nostro museo non è fermo, anche nel campo della ricerca. E questo in piena collaborazione con la soprintendenza competente (Sabap per il Comune di Venezia e Laguna),  condizione essenziale per lo sviluppo armonico della ricerca e della comunicazione del Museo, ora che le competenze di tutela e valorizzazione sono attribuite a due diversi uffici”. C’è entusiasmo e partecipazione nelle parole di Marianna Bressan, la giovane direttrice del museo nazionale e dell’area archeologica di Altino che ha ideato e aperto il ciclo di incontri “L’archeologo racconta” presentando un primo bilancio di un anno di direzione al museo insieme alle iniziative programmate o in cantiere. “Nel 2019”, ricorda Bressan, “l’Icom, l’International Council of Museums, ha cercato di dare una definizione di museo più aggiornata”. In un Convegno sono stati infatti affrontati i temi dell’accessibilità, della sicurezza e della trasformazione digitale nei musei, nell’ottica dei professionisti museali, a cui vengono richieste competenze un tempo non previste per aprirsi all’ascolto e alla partecipazione in un mondo sempre più interculturale. La rapida trasformazione degli istituti di cultura con una sempre maggiore attenzione alle persone, alle comunità e all’ambiente, il diverso approccio al patrimonio culturale e il superamento delle barriere disciplinari, schiudono nuove prospettive da cogliere ed elaborare. “Noi abbiamo cercato di migliorare, valorizzare, promuovere l’accessibilità del museo”, continua la direttrice. “A cominciare dall’ideazione e allestimento della mostra Antenati altinati, realizzata nell’ambito del progetto di collaborazione Historic, finanziato dal Programma INTERREG CBC Programma Italia -Croazia e finalizzato alla valorizzazione turistica dei siti pilota museali di Altino e Torcello con il coinvolgimento di professori e studenti universitari/neolaureati”. I reperti in mostra sono in pietra o marmo e pertanto sono “toccabili”. “Con la mostra lanciamo il progetto Tocchiamoli con mano per allargare l’accessibilità dell’esposizione agli ipovedenti”. E poi un altro modo per coinvolgere il visitatore è l’allestimento: i reperti, “gli altinati”, sembrano dialogare tra loro e al contempo rivolgersi al visitatore/viandante che cammina tra i sepolcri.

Paride Arciere, bronzetto di produzione etrusco-padana (prima metà V sec. a.C.) conservato al museo Archeologico nazionale di Altino (foto museo Altino)

La direttrice Marianna Bressan nella nuova aula didattica del museo Archeologico nazionale di Altino (foto Graziano Tavan)

Ma i progetti in cantiere per il 2020 non finiscono qui. Come spiegato da Marianna Bressan nel primo incontro de “L’archeologo racconta” da gennaio a maggio ecco “Aspettando i centri estivi”, laboratori gratuiti per bambini e ragazzi dai 6 ai 12 anni, dove i piccoli partecipanti si cimentano nel produrre strumenti antichi e nello sperimentare antiche tecniche di lavorazione, tenendo sempre presente il quadro storico e geografico in cui si inseriva Altino. A ospitare i bambini e i ragazzi è la nuova aula didattica, fresca di inaugurazione, arredata grazie al progetto Historic. “I bambini”, interviene Bressan, “tengono una parte dei lavori realizzati per sé e parte li lasciano in dono al museo a disposizione delle persone con disabilità visive, che potranno così farne esperienza attraverso l’esplorazione tattile”. E poi il museo è pronto a presentare, dopo il Paride-Arciere (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2020/01/11/novita-al-museo-archeologico-nazionale-di-altino-ve-al-via-il-ciclo-reperto-riscoperto-con-lesposizione-di-oggetti-provenienti-dai-depositi-si-inizia-col-bronzetto-etru/) il secondo reperto dai depositi su cui focalizzare l’attenzione del pubblico. Infine la prima domenica del mese, in occasione dell’ingresso gratuito al museo, ci sono le “PasseggiAltine”: percorsi guidati con partenza alle 15 e alle 17.30.

Il sito della prima età del ferro studiato nell’ambito del progetto Altnos dell’università di Padova

Il prof. Michele Cupitò (università di Padova)

Il ciclo “L’archeologo racconta” riprende il 5 febbraio 2020 l’incontro con Michele Cupitò, docente di Preistoria e Protostoria e di Archeologia del Veneto preromano all’università di Padova, su “Altino-Padova: un legame antico che si rinnova. Il progetto “Altnos” dell’università di Padova”. Seguirà il 19 febbraio 2020, Luigi Sperti, docente di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana all’università Ca’ Foscari di Venezia, “Architettura e decorazione architettonica di Altino dalla tarda età repubblicana al III sec. d.C.”; il 4 marzo 2020, Diego Calaon, ricercatore di Topografia antica all’università Ca’ Foscari di Venezia, su “Torcello e Altino tardoantica e altomedievale. Archeologia e topografia degli spazi lagunari”; il 18 marzo 2020, Luigi Sperti, docente di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana all’università Ca’ Foscari di Venezia; Silvia Cipriano, conservatrice del museo della Centuriazione romana di Borgoricco; Eleonora Del Pozzo, dottoranda all’università Ca’ Foscari di Venezia, su “Alla ricerca di Altinum 2012-2020. Indagini archeologiche nel cuore dell’antica città romana”; il 1° aprile 2020, Marianna Bressan, direttrice del museo Archeologico nazionale di Altino, e il gruppo di lavoro della mostra, su “Antenati altinati. Incontro a sorpresa… la Mostra si attiva”; il 15 aprile 2020, Marta Mascardi, conservatrice del museo Archeologico “Eno Bellis” – Fondazione Oderzo Cultura, su “Mostrare l’anima delle cose. Opitergium si racconta attraverso i reperti della sua necropoli”; il 29 aprile 2020, Alessandro Asta, archeologo della soprintendenza Archeologia Bap Venezia-Metropolitana; Stefano Medas, archeologo subacqueo, su “Storie sommerse tra Murano e Cavallino-Treporti. L’archeologia subacquea in Laguna Nord”; il 6 maggio 2020, Alberta Facchi, direttrice del museo Archeologico nazionale di Adria; Maria Cristina Vallicelli, archeologa della soprintendenza Archeologia Bap Venezia-Metropolitana, su “Adria. Una città tra Veneti, Greci ed Etruschi”; infine il 20 maggio 2020, Émilie Mannocci, dottoranda dell’università Aix-Marsiglia, università di Padova, École française de Rome, su “Una tavola raffinata: bicchieri e coppe decorate per i banchetti di Altino romana”.

A quasi vent’anni dall’apertura del Centro Ambientale Archeologico di Legnago si inaugura la nuova pannellistica realizzata in collaborazione con l’università di Padova e la soprintendenza di Verona

La sede del Centro Ambientale Archeologico di Legnago nell’ex ospedale militare austriaco “alla prova”

Quasi vent’anni di attività per il Centro Ambientale Archeologico – Museo Civico di Legnago allestito in una struttura militare eretta agli inizi del XIX secolo dagli Austriaci. La costruzione di tale edificio, prima caserma per il reparto di cavalleria di stanza in città, fu adibito successivamente a ospedale militare, chiamato “alla prova” perché in grado di resistere ad eventuali esplosioni, rientrava nelle operazioni di risistemazione logistica della fortezza legnaghese che costituiva uno dei quattro capisaldi del famoso sistema difensivo denominato “Quadrilatero”. Dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia nel 1866, fu ceduto dal demanio militare al Comune di Legnago. Nel corso degli anni Trenta del XX secolo ospitò, su iniziativa di Alessio De Bon, la prima esposizione cittadina di reperti preistorici rinvenuti nelle Valli Grandi Veronesi. Restaurato completamente nel 1999, rappresenta oggi un fondamentale strumento per la raccolta, conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico e un autentico motore culturale per tutta la pianura veronese.

I laboratori di ricerca del Centro Ambientale Archeologico di Legnago

Sabato 17 febbraio 2018 alle 17, si inaugura la nuova pannellistica a supporto dell’allestimento permanente del Centro Ambientale Archeologico, realizzata in collaborazione con il dipartimento dei Beni Culturali dell’università di Padova e con la soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Verona, Rovigo e Vicenza, e col sostegno finanziario di Fondazione Cariverona. Il progetto sarà presentato da Federico Bonfanti, conservatore del Centro Ambientale Archeologico di Legnago. Quindi interverranno Clara Scapin, sindaco di Legnago; Silvia Baraldi, assessore alla Cultura; Mirella Zanon, presidente della Fondazione Fioroni; Stefano Gomiero, rappresentante di Legnago nel CdA della Fondazione Cariverona; Michele Cupitò, università di Padova; Gianni de Zuccato, soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio; Federica Gonzato, polo museale del Veneto, già soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto – Nucleo Operativo di Verona.  Infine Damiano Lotto, università di Padova, presenterà CAApp, un progetto di realtà aumentata per il Centro Ambientale Archeologico di Legnago. Alle 18:30, taglio del nastro e visita libera al museo.

Una delle sale espositive del museo del Centro Ambientale Archeologico di Legnago

Il percorso espositivo del museo del Centro Ambientale Archeologico di Legnago si snoda attraverso quattro ampie sale voltate che consentono di scoprire l’evoluzione della presenza umana e la trasformazione dell’ambiente nella pianura veronese dal Neolitico Antico (V millennio a.C.) alla tarda età del Ferro (II-I secolo a.C.). L’itinerario comincia con una sezione dedicata al popolamento e agli insediamenti presenti sul territorio dal Neolitico alla media età del Bronzo, per passare poi, in seconda sala, ad approfondire i rituali funerari (inumazione e incinerazione) della media e recente età del Bronzo e il fenomeno dei villaggi arginati o terramare. In terza sala si entra nell’età del Ferro con la cultura dei Veneti Antichi, analizzata sia attraverso le evidenze abitative sia attraverso le testimonianze funerarie; è quindi visibile la ricostruzione quasi a dimensioni naturali di una capanna paleoveneta proveniente dal villaggio protostorico di Terranegra. Nella quarta e ultima sala viene lasciato spazio ai corredi funebri più tardi del mondo dei Veneti Antichi e alle testimonianze di carattere funerario attribuibili ai Celti Cenomani, in cui emergono in maniera sempre più vistosa usanze e rituali mutuati dalle popolazioni italiche e romane, la cui influenza culturale prese progressivamente e inesorabilmente il sopravvento.

2007 – 2017: dieci anni di ricerche a Fondo Paviani nelle Grandi Valli Veronesi, uno dei più importanti insediamenti dell’Età del Bronzo in pianura Padana. A Legnago giornata di studi sul sito arginato del XV – XI sec. a.C. tra scoperte, nuove tecnologie e impegni futuri

Una veduta aerea dello scavo a Fondo Paviani vicino a Legnago, nelle Grandi Valli Veronesi

La campagna di scavo a Fondo Paviani del 2009

È uno degli insediamenti dell’Età del Bronzo più importanti di tutta la pianura Padana, collocato sul margine occidentale della paleovalle del fiume Menago: è il grande sito arginato di Fondo Paviani, vicino a Legnago (Verona).  Era l’autunno 2007 quando il sito divenne oggetto di ricerca con il progetto “Fondo Paviani“, sotto la direzione scientifica del prof. Michele Cupitò (cattedra di Protostoria Europea e Paletnologia al Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova) con il Centro Ambientale Archeologico di Legnago partner logistico e didattico-divulgativo. Il Progetto riguarda scavi e ricerche archeologiche sul sito arginato (dotato di aggere e fossato perimetrali) dell’Età del bronzo (XV-XI sec. a.C.) di Fondo Paviani, capace di raggiungere nel momento di massimo splendore,un’estensione di oltre 20 ettari, vero e proprio central place politico-territoriale nonché un fondamentale crocevia culturale  e snodo fondamentale di traffici e scambi a medio e lungo raggio tra Europa continentale e Mediterraneo Orientale.

Il sito arginato dell’Età del Bronzo scoperto a Fondo Paviani e oggetto di un progetto di ricerca dal 2007

Il prof. Michele Cupitò (università di Padova)

Sono passati dieci anni: è tempo di fare il punto. Venerdì 16 febbraio 2018, alle 16, nella sala conferenze del Centro Ambientale Archeologico di Legnago, giornata di studi, organizzata in stretta collaborazione con il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, “10 anni di ricerche nell’insediamento dell’Età del bronzo di Fondo Paviani. Risultati e prospettive” per condividere con studiosi e appassionati le numerose e importanti scoperte avvenute in questi anni nel grande sito arginato di Fondo Paviani, ubicato a sud di Legnago, grazie alle nuove indagini archeologiche condotte dall’Università di Padova.  Ricco il programma. Dopo l’introduzione all’incontro di Federico Bonfanti, conservatore del Centro Ambientale Archeologico, e i saluti del sindaco di Legnago, Clara Scapin; dell’assessore alla Cultura, Silvia Baraldi; e del presidente della Fondazione Fioroni, Mirella Zanon; alle 16.20, aprono i lavori Michele Cupitò e Giovanni Leonardi , università di Padova (“Progetto Fondo Paviani: 2007-2017. Anatomia di una ricerca interdisciplinare”); 16.45,  Elisa Dalla Longa, Cristiano Nicosia, David Vicenzutto e Claudio Bovolato, università di Padova; Claudio Balista, Geoarcheologi Associati sas di Padova (“L’insediamento dell’Età del bronzo di Fondo Paviani a 10 anni dalla ripresa delle ricerche. Nuove acquisizioni e problemi aperti”); 17.20, Rita Deiana, università di Padova (“Oltre lo scavo. Indagini geofisiche a Fondo Paviani: risultati e prospettive”); 17.45, Ivana Angelini, università di Padova (“Bronzo, ambra e vetro. I segreti degli artigiani di Fondo Paviani svelati dalle analisi scientifiche”); 18.10,  Marco Bettelli, istituto di studi sul Mediterraneo Antico – CNR, Roma (“Nelle terre di Eridano: Micenei, Ciprioti e Levantini in Pianura Padana orientale nella tarda Età del Bronzo”); 18.35, Linda Condotta e Antonio Persichetti, Archetipo srl, Padova (“Volare sopra Fondo Paviani con le nuove tecnologie. L’utilizzo dei droni in archeologia… e non solo”). Chiude l’incontro Federico Bonfanti.

Frammenti di ceramica micenea da Fondo Paviani (foto Università di Verona)

“Lo studio di Fondo Paviani”, ha più volte spiegato il prof. Cupitò, “rappresenta un’occasione unica per poter ricostruire la storia agraria e l’evoluzione del paesaggio delle Valli Grandi Veronesi sul lungo periodo. Le campagne di indagine svolte in questi anni hanno confermato l’importanza del sito per la comprensione dei fenomeni che, nella seconda metà del XII secolo a.C, dopo il crollo della civiltà delle terramare, portarono alla nascita, nella pianura veneta, di quel nuovo assetto socio-politico che aveva il suo polo in Frattesina, un sito crocevia di traffici che coinvolgevano i distretti metallieri delle Alpi orientali, dell’area danubiano-carpatica, fino all’Egeo ed il Vicino Oriente”. Fondo Paviani – è dimostrato dalle indagini archeologiche – fu l’unico grande villaggio arginato della Bassa Veronese che “resistette -anzi reagì- alla crisi che investì la Pianura Padana bel primi decenni del XII secolo a.C. Un “ponte” tra il mondo terramaricolo e quel nuovo assetto che, nel giro di un paio di secoli, portò alla formazione dei primi grandi centri proto urbani”. E non va dimenticato che ad oggi il 25 frammenti di ceramica figulina dipinta  di tipo Egeo miceneo recuperati a Fondo Paviani rappresentano il più cospicuo campione di ceramica micenea rinvenuta in Italia centro-settentrionale.