Adria (Ro). Al museo Archeologico nazionale presentata la collezione archeologica di 88 reperti greci, magno greci ed etruschi (fine VII – prima metà II sec. a.C.) recuperata dai carabinieri TPC di Venezia e consegnati al MAN-Adria

Reperti sequestrati e consegnati al museo Archeologico nazionale di Adria. Da sx a dx: lekytos attica (460-450 a.C.); skyphos attico a figure nere (500-480 a.C.); punta di lancia con codolo in bronzo di età protostorica; pelike attica a figure rosse (380-360 a.C.); pisside siceliota con coperchio, 324-300 a.C. (foto sabap-pd)

Sul tavolo dei carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia, pronti per la repertazione, ecco una lekytos attica decorata con figura femminile alata in volo con fiaccole, 460-450 a.C.; uno skyphos attico a figure nere, decorato con scene dionisiache, 500-480 a.C.; una punta di lancia con codolo in bronzo di età protostorica; una pelike attica a figure rosse, decorata sul lato A con una grifomachia, sul lato B con tre figure maschili, 380-360 a.C.; una pisside siceliota con coperchio, 324-300 a.C. questi straordinari reperti sono solo alcuni della ricca collezione archeologica, formata da 88 pezzi, recentemente acquisita dallo Stato e consegnata ai museo Archeologico nazionale di Adria (Ro) in seguito all’attività svolta dai Carabinieri TPC di Venezia. La presentazione ufficiale, come annunciato (vedi Adria (Ro). Al museo Archeologico nazionale presentazione degli 88 reperti recuperati dal nucleo TPC dei carabinieri e acquisiti dal museo | archeologiavocidalpassato), il 19 giugno 2025 da parte di Maria Cristina Vallicelli della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno Padova e Treviso, in un incontro al museo Archeologico nazionale di Adria (Ro) promossa dalla direzione regionale Musei nazionali Veneto, dalla soprintendenza A.B.A.P. per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, e dai Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia.

Le autorità presenti alla presentazione dei reperti greci, magno greci ed etruschi, sequestrati dai carabinieri TPC e consegnati al museo Archeologico nazionale di Adria (foto sabap-pd)

La raccolta è composta principalmente da reperti vascolari in ceramica di notevole interesse culturale, provenienti da rinvenimenti sul territorio italiano, appartenenti a produzioni antiche attestate in Grecia, Magna Grecia ed Etruria, da inquadrarsi cronologicamente tra la fine del VII e la prima metà del II sec. a.C. La tipologia dei reperti e il loro ottimo stato conservativo suggeriscono una provenienza da ambiti funerari. I beni sono stati verificati e, successivamente sequestrati, nel luglio 2024 dal Nucleo Carabinieri T.P.C. di Venezia, nell’ambito di un’attività ispettiva della soprintendenza per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso, con cui i Carabinieri TPC collaborano strutturalmente. In particolare, a seguito dell’avvio del procedimento per la dichiarazione dell’eccezionale interesse culturale della raccolta dei beni, già nel maggio 2024 la Commissione regionale per il patrimonio culturale del Veneto aveva interessato il Nucleo TPC di Venezia per verificare i titoli di proprietà della collezione.

Kylix attica a figure rosse, bottega del pittore di Pentesilea, 460-450 a.C consegnata al museo Archeologico nazionale di Adria (foto sabap-pd)

La normativa vigente prevede sui beni archeologici provenienti certamente o presumibilmente dal territorio italiano una presunzione di appartenenza allo Stato. Il privato che intenda rivendicare la proprietà di reperti archeologici è tenuto a fornire la prova che gli stessi gli siano stati assegnati dallo Stato in premio per ritrovamento fortuito; o che gli siano stati ceduti sempre dallo Stato a titolo d’indennizzo, per l’occupazione d’immobili; o che siano stati in proprio, o altrui possesso, in data anteriore all’entrata in vigore della Legge n. 364 del 20 giugno 1909. Inoltre, per quanto previsto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, le alienazioni, le convenzioni e gli atti giuridici in genere, compiuti in violazione delle previsioni in materia di tutela, proprietà e circolazione dei beni archeologici indicati nello stesso codice, sono nulli. Le indagini effettuate, coordinate dalla Procura della Repubblica di Padova, hanno permesso di accertare come mancassero tali titoli legittimanti la proprietà privata. Parte della raccolta è costituita da beni frutto di scavi clandestini e rinvenimenti fortuiti non denunciati, poi compravenduti da case d’asta; per un’altra parte dei reperti sono state raccolte informazioni, relativamente alla loro materiale detenzione, che arrivano sino agli anni ’70 del secolo scorso. Dirimente è stata la completa collaborazione alle indagini da parte dell’ultima detentrice in buona fede, una volta comprese lacune e criticità relativamente all’originaria provenienza clandestina dei reperti, in seguito confluiti nella raccolta. L’azione di polizia giudiziaria si è avvalsa necessariamente di esami tecnici sui beni, effettuati da funzionari archeologi della Soprintendenza suddetta, che hanno lavorato insieme ai Carabinieri TPC anche nella ricostruzione della storia della collezione.

Kylix tra gli 88 reperti recuperati dai carabinieri del nucloe TC ed acquisiti dal museo Archeologico nazionale di Adria (foto drmn-veneto)

A termine degli accertamenti, nel febbraio 2025 il Tribunale di Padova ha decretato il dissequestro della collezione e la sua consegna alla soprintendenza A.B.A.P. per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso. Come previsto dalla disciplina ministeriale, la direzione generale Archeologia Belle arti e Paesaggio del MiC, interessata in merito, in marzo 2025 ha disposto l’assegnazione definitiva della collezione al museo Archeologico nazionale di Adria. Il recupero di reperti archeologici facenti parte del patrimonio culturale dello Stato rappresenta una delle direttrici investigative che il Nucleo CC TPC di Venezia persegue, attraverso verifiche costanti presso gli esercizi commerciali di settore, mediante l’attenta raccolta di segnalazioni da parte di studiosi e appassionati, grazie alla collaborazione degli uffici centrali e periferici del MiC. La restituzione al patrimonio pubblico di questi beni, testimonianze materiali aventi valore di civiltà, riporta alla fruizione collettiva oggetti che narrano la storia di territori e di comunità.

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