Roma, Percorsi fuori dal PArCo. Nel dodicesimo appuntamento, il viaggio parte dagli Horti Farnesiani, sul Palatino, e giunge a Caprarola (Vt), sulle tracce dei Farnese

Veduta generale degli Horti Farnesiani sul Palatino (foto PArCo)

Dodicesimo appuntamento col progetto “Percorsi fuori dal PArCo – Distanti ma uniti dalla storia” che vuole portare i cittadini romani e tutti i visitatori a scoprire i legami profondi e ricchi di interesse, ma non sempre valorizzati, tra i monumenti del Parco e quelli del territorio circostante, raccontando, con testi e immagini, il nesso antico che unisce la storia di un monumento o di un reperto del parco archeologico del Colosseo con un suo “gemello”, situato nel Lazio. Dopo aver raggiunto il Comune di Cori (tempio dei Dioscuri), il parco archeologico di Ostia Antica (tempio della Magna Mater), Prima Porta (villa di Livia Drusilla), il parco archeologico dell’Appia Antica (tenuta di Santa Maria Nova), piazza Navona (stadio di Domiziano), villa di Tiberio a Sperlonga (Lt), Palazzo Barberini al Quirinale, il parco archeologico di Priverno (residenze private), il parco archeologico di Ostia Antica (Sinagoga), Santa Maria Maggiore a Ninfa (Lt), il complesso di Massenzio sulla via Appia, il viaggio virtuale – ma ricco di spunti per organizzare visite reali – promosso dal parco archeologico del Colosseo riparte ancora dal Palatino, più precisamente dagli Horti Farnesiani, per giungere a Caprarola (Vt), a circa 60 km da Roma, sulle tracce dei Farnese.

I giardini al centro degli Horti Farnesiani sul Palatino (foto PArCo)

Il versante settentrionale del Palatino è sicuramente uno dei luoghi più suggestivi del Parco: “Questo alto bastione, che si affaccia sul Foro Romano con splendide vedute”, spiegano gli archeologi del PArCo, “conserva, sopra le imponenti sostruzioni della Domus Tiberiana, quel che resta degli Horti Farnesiani, gli straordinari giardini voluti dai Farnese nel cuore della Roma antica, per simboleggiare il ruolo centrale che la famiglia, salita al soglio pontificio con Paolo III, vuole assumere nella storia di Roma. A ideare gli Horti, con tenace volontà, fu il cardinale Alessandro, nipote del Papa, che a partire dal 1537 acquista una serie di piccoli appezzamenti sulla sommità dal Palatino”.

Pianta dell’epoca degli Horti Farnesiani (foto PArCo)

“Il progetto, perseguito dopo di lui da altri membri della famiglia”, continuano gli archeologi del PArCo, “porterà alla creazione di una grande proprietà articolata in serie di terrazze, collegate tra loro da scalinate e viali alberati, che dalla base del colle, recintata da un muro di accesso, salivano fin sulla sommità, collegando tra loro gli edifici disseminati nel verde: i portali di accesso, la Palazzina (ora scomparsa) a metà dal pendio, la Casina del Belvedere, le Uccelliere, ed i ninfei: il Ninfeo degli Specchi ed il più tardo Ninfeo della Pioggia”.

I giardini oggi negli Horti Farnesiani sul Palatino (foto PArCo)

“Organizzati in aiuole geometriche con alberi da frutto, olmi e allori, agrumi e magnolie, arricchiti da architetture di legno intrecciato a formare pergolati e cupole, i giardini erano anche “popolati” da statue antiche, incrementate dai continui scavi. Nel 1628 gli Horti erano nel loro massimo splendore quando ospitarono la festa di matrimonio tra Odoardo, duca di Parma e Piacenza, e Margherita De’ Medici. Ma il declino dei giardini ebbe inizio già poco dopo, con il trasferimento a Parma della corte: trascurati, poi affittati a mezzadri come terreno agricolo per ricavarne utili, gli Horti scomparvero infine quasi del tutto, smantellati nel corso degli scavi archeologici del XIX secolo; ma quello che rimane basta a farci immaginare il loro originario splendore”.

Veduta aerea del Palazzo Farnese a Caprarola (Vt) (foto PArCo)
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Una vecchia foto del Palazzo Farnese a Caprarola (foto PArCo)

“Il cardinale Alessandro, ideatore degli Horti, ebbe un ruolo fondamentale anche nella costruzione di un altro “gioiello” Farnesiano: il Palazzo Farnese a Caprarola, nella Tuscia, territorio di origine dei Farnese, che proprio in quegli anni veniva organizzato nel Ducato di Castro. Riprendendo il progetto già iniziato da Antonio da Sangallo”, ricordano gli archeologi del PArCo, “Alessandro creò una residenza sontuosa, affidando, nel 1559, i lavori a Jacopo Barozzi da Vignola, che previde anche il riassetto urbanistico del borgo di Caprarola e le sistemazioni esterne di collegamento con il Palazzo; alla sua morte, nel 1573, l’edificio, celebratissimo in tutte le epoche e considerato il suo capolavoro, era pressoché completato”.

La scala monumentale con fontana del Palazzo Farnese a Caprarola (Vt) (foto PArCo)
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Giochi d’acqua nei giardini di Palazzo Farnese a Caprarola (Vt) (foto PArCo)

“A monte del Palazzo si sviluppavano i giardini, anche in questo caso organizzati su diversi livelli, secondo il gusto dell’epoca. I Giardini Bassi, o Segreti, ornati da fontane e organizzati in aiuole compartimentate, mantengono le caratteristiche del giardino rinascimentale, di forma quadrata, recinto da alte mura, allestito da sempreverdi. Il Giardino Grande è invece una costruzione immersa nei boschi, raggiungibile da un sentiero fiancheggiato da filari di abeti. Realizzato in fasi successive, venne poi sviluppato e adattato a nuove esigenze nel corso del tempo. La posizione panoramica e la realizzazione dell’acquedotto consentirono la creazione di un “giardino d’acqua”, sul modello della vicina villa Lante a Bagnaia. In un percorso dal basso verso l’alto si dispiega con simmetria centrale disegnando tre blocchi tematici: un teatro d’acqua, un giardino di bossi detto Giardino delle Cariatidi, ed il Giardino dei Fiori, con vasche degradanti un tempo ornate da fioriture”.

I giardini di Palazzo Farnese a Caprarola (Vt) (foto PArCo)

Modalità di visita del Palazzo Farnese a Caprarola. Orario di visita: dal martedì alla domenica dalle 8.30 alle 19.30 (ultimo ingresso alle 18.45). Il parco chiude un’ora prima del tramonto. La domenica il parco è chiuso, sono visitabili i Giardini Bassi. Chiusura: lunedì, 1° gennaio, 25 dicembre salvo aperture straordinarie su progetto MiC come da DM 330 30/06/2016, Criteri per l’apertura al pubblico, la vigilanza e la sicurezza dei musei e dei luoghi della cultura statali. Biglietto: intero 5 euro, agevolato 2 euro (dai 18 ai 25 anni), fatte salve le agevolazioni previste dal regolamento di ingresso ai luoghi della cultura italiani, consultabili nel sito web del MiC. È consentito l’ingresso a gruppi di 10 persone, oltre la guida, e a gruppi di 20 persone, oltre la guida, solo se munite di sistemi di radioguida (whisper). Biglietto: intero 5 euro, agevolato 2 euro (dai 18 ai 25 anni), fatte salve le agevolazioni previste dal regolamento di ingresso ai luoghi della cultura italiani, consultabili nel sito web del MiC.

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