Roma, Percorsi fuori dal PArCo. Nell’ottavo appuntamento, il viaggio parte ancora una volta dal Palatino per giungere al parco archeologico di Privernum (Lt) alla scoperta delle sontuose case private dei romani

Ottavo appuntamento col progetto “Percorsi fuori dal PArCo – Distanti ma uniti dalla storia” che vuole portare i cittadini romani e tutti i visitatori a scoprire i legami profondi e ricchi di interesse, ma non sempre valorizzati, tra i monumenti del Parco e quelli del territorio circostante, raccontando, con testi e immagini, il nesso antico che unisce la storia di un monumento o di un reperto del parco archeologico del Colosseo con un suo “gemello”, situato nel Lazio. Dopo aver raggiunto il Comune di Cori (tempio dei Dioscuri), il parco archeologico di Ostia Antica (tempio della Magna Mater), Prima Porta (villa di Livia Drusilla), il parco archeologico dell’Appia Antica (tenuta di Santa Maria Nova), piazza Navona (stadio di Domiziano), villa di Tiberio a Sperlonga (Lt), Palazzo Barberini al Quirinale, il viaggio virtuale – ma ricco di spunti per organizzare visite reali – promosso dal parco archeologico del Colosseo riparte ancora dal Palatino, precisamente dalla Casa dei Grifi per scoprire l’edilizia privata che, prima dei palazzi imperiali, occupava questa zona esclusiva, ambita soprattutto per la sua vicinanza al Foro, centro religioso e commerciale della città. E si arriva a scoprire le residenze private conservate ancora oggi al parco archeologico di Privernum, in provincia di Latina.

“Siamo in età repubblicana”, spiegano gli archeologi del PArCo, “quando la classe dirigente romana si amplia e cresce di pari passo l’esigenza di arricchire anche le abitazioni. A una ricca famiglia aristocratica possiamo attribuire la proprietà della Casa dei Grifi, residenza privata su due piani disposti lungo il pendio della collina, con il superiore articolato intorno ad un atrio o peristilio”.

La Casa dei Grifi, scoperta agli inizi del XX secolo dall’archeologo Giacomo Boni, prende il nome da una lunetta decorata a stucco con la suggestiva rappresentazione di grifi in posizione araldica. Le strutture sono in opera incerta e, in una seconda fase, in opera reticolata. La decorazione è databile agli inizi del I secolo a.C. e le pitture sono tra le rare testimonianze del cosiddetto secondo stile iniziale a Roma.


Casa dei Grifi sul Palatino. Particolare delle pitture murali che decorano la stanza in cui si trova l’emblema (foto PArCo)
“I mosaici – continuano gli archeologi – sono di raffinata fattura, in particolare quello di un ambiente del piano terra, arricchito da un emblema con cubi prospettici inserito nel pavimento a mosaico di tessere bianche e nere. I cubi sono realizzati in materiali lapidei di colore bianco (palombino), verde (calcare marnoso del nord del Lazio) e nero (ardesia), mentre la cornice è in marmo rosso antico; lo stesso motivo ricorre anche nelle decorazioni pittoriche. Scomparse quasi del tutto dal Palatino con la costruzione dei palazzi imperiali, queste tipologie di abitazioni, che ripetono schemi abitativi di stampo ellenistico e si segnalano per le ricche decorazioni parietali e pavimentali, si conservano però ancora non solo a Pompei, ma anche in città del Lazio”.

Splendidi esempi ne troviamo a Privernum, colonia romana fondata verso l’inizio del I secolo a.C. nella valle dell’Amaseno, a poca distanza dal sito collinare dell’attuale Priverno (in provincia di Latina). La città, i cui resti sono oggi visibili nel parco archeologico di Privernum, fu forse non grande ma sicuramente ricca, e stupisce per la bellezza e l’alto livello decorativo delle pavimentazioni a mosaico delle sontuose abitazioni repubblicane, che appartennero di certo a esponenti dell’aristocrazia cittadina.

“Nella Domus della Soglia nilotica, ad esempio – spiegano ancora gli archeologi del PArCo -, “scopriamo un ricco repertorio geometrico e figurato che decorava ogni angolo della casa: dal lussuoso atrio corinzio, al tablino, al triclinio e alle raffinate stanze da letto. Nel cubicolo a due alcove ai lati dell’ingresso spicca un originale ‘tappeto’ impreziosito da un emblema esagonale a cubi prospettici, quasi identico a quello conservato nella Casa dei Grifi, incorniciato da una larga bordura bianca vivacizzata da una gran varietà di piccoli e serrati inserti di pietre colorate”.

Particolarmente preziosi sono gli esemplari figurati, oggi esposti al museo Archeologico di Priverno. “Una lunga soglia che si snoda come un nastro, per quasi cinque metri, a illustrare un paesaggio ambientato lungo il fiume Nilo, ornava l’ingresso principale del tablino. In primo piano e per tutta la lunghezza del fregio scorre il Nilo in piena: vi galleggiano imbarcazioni, vi nuotano gli animali che talvolta emergono a minacciarle e vi crescono varie piante palustri. In secondo piano una sequenza di mura, torri, ingressi monumentali e piccoli sacelli, fa da contorno a gustose ‘vignette’ animate da Pigmei”.

“In un emblema che originariamente decorava il triclinio – ricordano gli archeologi del PArCo -, è invece raffigurato il mito di Ganimede, il giovane pastorello che era ‘il più bello dei mortali’ e che fu rapito da Giove per essere trasportato sull’Olimpo dove divenne il coppiere degli dei”. Il parco archeologico di Privernum, in località Mezzagosto sulla via Carpinetana 609 (I traversa) a Priverno (Latina) è aperto il sabato, la domenica e nei festivi dalle 16 alle 20. La sede dei musei Archeologici di Priverno di Palazzo Antonelli è a Priverno in piazza Giovanni XIII, Priverno. È aperta dal mercoledì al venerdì dalle 10 alle 13; il sabato, la domenica e i festivi è visitabile dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. Info: 0773 912306.
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