Iran. Contrafforte o muro di recinzione: la porta monumentale di Tol-e Ajori (vicino a Persepoli) regala nuove scoperte ma anche nuovi interrogativi. Progetti e ambizioni della missione diretta da Alireza Askari Chaverdi e Pierfrancesco Callieri per la campagna 2016

L'archeologo iraniano Alireza Askari Chaverdi co-direttore della missione irano-italiana a Tol-e Ajori nella piana di Persepoli (Fars, Iran)

L’archeologo iraniano Alireza Askari Chaverdi co-direttore della missione irano-italiana a Tol-e Ajori nella piana di Persepoli (Fars, Iran)

La porta monumentale achemenide di Tol-e Ajori a un passo da Persepoli, nell’Iran meridionale, copia della porta di Ishtar a Babilonia, ha ancora molti misteri da svelare. Per questo nella quinta campagna di scavo, tenutasi tra settembre e ottobre 2015, la missione congiunta irano-italiana a Persepoli diretta da Alireza Askari Chaverdi dell’università di Shiraz e da Pierfrancesco Callieri dell’università di Bologna, nel quadro dell’accordo tra il dipartimento dei Beni culturali (DBC) dell’università di Bologna e l’istituto di Ricerca dei Beni culturali dell’Iran (RICHHTO) col contributo economico dell’Università di Bologna, del MAECI, della Fondazione Flaminia di Ravenna e della Lighthouse-Group, dopo aver indagato nell’ambiente centrale (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/05/23/il-giallo-archeologico-di-tol-e-ajori-vicino-a-persepoli-iran-la-quinta-missione-conferma-la-scoperta-di-una-porta-monumentale-achemenide-copia-della-porta-di-ishtar-di-babilonia-lambien/) alla ricerca di informazioni più precise per datare e dare una paternità al monumento, ha spostato la propria attenzione all’esterno della porta concentrandosi sul tratto nord del lato SO e sul lato NE. “Sono state aperte due nuove trincee per cercare informazioni sul rapporto del monumento con il territorio”, spiega Callieri. “E anche qui sono arrivate delle risposte interessanti sul sistema di costruzione e sulla stratificazione esterna”.

Trincea 13 a Tol-e Ajori, sul muro NE, faccia NE esterna. La parte restante del blocco di mattoni cotti e nel resto il risultato della spoliazione arrivata sino al terreno pre-costruzione

Tol-e Ajori: nel saggio a NE del muro spogliato, il piano esterno; a sinistra oltre alla fossa di spoliazione principale si vede anche una seconda fossa di spoliazione obliqua alla faccia del muro

COSTRUZIONE Il risultato più interessante è stata la scoperta di una sezione in mattoni cotti alla base di tutto il muro e non solo nelle due parti esterne. “Avevamo visto che il muro di 10 metri di spessore era composto da due sezioni esterne di mattoni cotti larghe 2,5 metri e da una sezione centrale di mattoni crudi di 5 metri di spessore”, ricorda Callieri. “ma ora si è scoperto che anche sotto la sezione di mattoni crudi c’è uno strato di mattoni cotti”. Quindi era stata creata una specie di “guaina” impermeabile non solo sui lati esterni del muro ma anche sul fondo così da proteggere il monumento dall’umidità di risalita, in grado di danneggiare irrimediabilmente il corpo centrale del muro in mattoni crudi. Inoltre sul lato NE si è confermato il fatto che la fondazione del muro era costruita entro un cavo di fondazione tagliato nel terreno preesistente.

Trincea 13 a Tol-e Ajori, sul muro NE, faccia NE esterna. La parte restante del blocco di mattoni cotti e nel resto il risultato della spoliazione arrivata sino al terreno pre-costruzione

Trincea 13 a Tol-e Ajori, sul muro NE, faccia NE esterna. La parte restante del blocco di mattoni cotti e nel resto il risultato della spoliazione arrivata sino al terreno pre-costruzione

MURO DI CINTA “Proprio nel punto in cui quest’anno abbiamo aperto la nuova trincea sul lato SO è stata trovata una struttura in mattoni cotti e crudi che si appoggia sul lato esterno del monumento”, annuncia l’archeologo italiano. Ma questa scoperta sta sollevando molti interrogativi, destinati per ora a rimanere senza risposta. La struttura riportata alla luce non è infatti coeva alla porta, ma è stata costruita in una fase successiva, senza che per ora sia possibile quantificare l’intervallo cronologico tra i due momenti costruttivi. E non basta: la struttura esterna va contro il muro della porta ma lasciando uno spazio di 10 cm. “Si tratta di una struttura realizzata in modo complicato”, cerca di spiegare Callieri, “a sezioni parallele al lato esterno del monumento che si protendono verso il territorio. In tutto abbiamo individuato tre sezioni. Purtroppo non sappiamo quanto fosse larga, perché non abbiamo ancora definito i limiti laterali”. Per ora si avanzano ipotesi. “Si tratterebbe o di un contrafforte all’angolo O, che confermerebbe l’ipotesi avanzata nel 2014”, dicono gli archeologi, “o dell’inizio di un muro di recinzione che partiva dal lato SW del monumento delimitando un’area interna: la porta di Ishtar a Babilonia si apriva proprio nelle mura della città. Qui a Tol-e Ajori siamo ancora incerti sulla natura di questa struttura. Purtroppo non ci sono venute in aiuto neppure le indagini e le prospezioni geofisiche curate dalla Francia e dall’Iran. Finora non sono state rilevate altre tracce di mura di cinta, e tuttavia questa ipotesi ancora non si può escludere”. E il motivo è presto detto. Forse c’era effettivamente un muro che però potrebbe essere stato asportato nel corso dei secoli o semplicemente perché realizzato in mattoni crudi che non hanno lasciato traccia. Ma questo “muro” potrebbe anche avere altre funzioni che al momento non sono esemplificabili. Anche perché ci mancano monumenti di confronto. Nelle altre porte achemenidi conosciute, cioè quelle di Persepoli e di Pasargade, le porte monumentali non sono collocate su un muro: probabilmente le porte avevano nel mondo achemenide soprattutto una funzione simbolica, diversamente da Babilonia dove la porta di Ishtar era la porta di ingresso alla città, pur se riservato a cerimonie ufficiali.

Pierfrancesco Callieri co-direttore a tol-e Ajori con Alireza Askari Chaverdi

Pierfrancesco Callieri co-direttore a tol-e Ajori con Alireza Askari Chaverdi

“Quanto comunque è stato trovato”, chiarisce subito Callieri per sgombrare qualsiasi dubbio, “è ancora troppo poco per poter dire che si tratta di un muro: bisogna acquisire altre informazioni. Purtroppo la parte più interessante, cioè l’ingresso NW, che nella porta di Ishtar a Babilonia corrisponde al lato che guarda l’esterno della città, è quella che si trova nella zona danneggiata del tepe, livellata dai lavori agricoli. E quindi non abbiamo a disposizione uno strato archeologico di spessore sufficiente a dare risposte”. L’ipotesi da verificare è che quanto finora riportato alla luce sia la testimonianza dell’esistenza di un muro di difesa costruito con una tecnica particolare: una sequenza di mattoni cotti-crudi-cotti, in sezioni parallele alla porta che progressivamente si allontanano dal centro.

Tol-e Ajori: Veduta della trincea 12, con la parte restante della sezione in mattoni cotti del muro SW verso l’esterno: il blocco delle fondazioni in mattoni cotti prosegue verso il nucleo sotto il blocco in mattoni crudi

Tol-e Ajori: Veduta della trincea 12, con la parte restante della sezione in mattoni cotti del muro SW verso l’esterno: il blocco delle fondazioni in mattoni cotti prosegue verso il nucleo sotto il blocco in mattoni crudi

OBIETTIVI DELLE PROSSIME CAMPAGNE La missione irano-italiana a Tol-e Ajori si pone due obiettivi per il futuro. Il primo e principale obiettivo è sicuramente quello di proseguire l’esplorazione del monumento, soprattutto dell’ambiente interno nella speranza – mai venuta meno – di trovare nuovi frammenti delle decorazioni e soprattutto dell’iscrizione che dovrebbe contenere il nome del re che l’ha costruita, e poi di verificare le ipotesi sul pavimento; e all’esterno procedere all’esplorazione per confermare o smentire la presenza di un muro di cinta. Soprattutto per capire se c’è un’analoga situazione sul lato E. C’è poi un secondo obiettivo, molto più ambizioso: la realizzazione della musealizzazione del sito. Fortunatamente il Governo iraniano ha mostrato un notevole interesse per il monumento e ha recentemente acquisito tutta l’area. Ciò permetterà di costruire una tettoia per ripoter riaprire le trincee sin qui scavate e proseguire gli scavi con più tranquillità, al riparo dalla pioggia che danneggia in modo irreparabile i mattoni crudi. Considerando che il monumento misura circa 40 x 30 metri, la tettoia dovrà essere necessariamente almeno 50 x 40 metri. “Sappiamo che l’unico modo per capire sino in fondo il monumento è quello di liberare le trincee (che alla fine di ogni campagna di scavo vengono risigillate per la loro conservazione) e proseguire lo scavo: ma questo si può fare solo se c’è una copertura protettiva sul sito” conclude Callieri. Il giallo archeologico continua.

(2 – fine. Il precedente post è uscito il 23 maggio 2016)

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2 risposte a “Iran. Contrafforte o muro di recinzione: la porta monumentale di Tol-e Ajori (vicino a Persepoli) regala nuove scoperte ma anche nuovi interrogativi. Progetti e ambizioni della missione diretta da Alireza Askari Chaverdi e Pierfrancesco Callieri per la campagna 2016”

  1. Italina Bacciga dice :

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