Venezia sarà protagonista nel 2018 dei principali eventi della Fondazione Giancarlo Ligabue che chiude alla grande il primo triennio di attività: una nuova grande mostra sugli Idoli nel mondo antico e un simposio internazionale per capire come l’uomo conquistò la Terra
Gli Idoli del mondo antico, dall’Indo all’Egitto, invadono Venezia. Proprio la mostra evento “Idols. Gli sguardi del potere”, dal 1° settembre 2018 al 6 gennaio 2019, sarà il nuovo grande progetto espositivo della Fondazione Giancarlo Ligabue che chiude così il primo triennio di attività, avviata dopo la scomparsa di Giancarlo Ligabue (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/01/26/e-morto-giancarlo-ligabue-imprenditore-archeologo-paleontologo-mecenate-sostenne-130-spedizioni-nei-cinque-continenti-fondo-il-centro-studi-ricerche-e-stato-lo-scienziato-veneziano-piu-famoso-a/): un anno particolarmente ricco il 2018, con due mostre evento in laguna; un importante symposium internazionale con Donald Johanson, e i “dialoghi della fondazione”. E sarà Venezia il teatro principale delle iniziative, la città di Inti Ligabue presidente della Fondazione, il luogo dove quasi cent’anni fa è iniziata l’avventura imprenditoriale della famiglia e dove hanno preso corpo la passione di esploratore e studioso del padre Giancarlo e si è formata la Collezione Ligabue.
L’appuntamento di un intero anno con Venezia rappresenta il coronamento di un percorso che finora ha coinvolto in diverse città italiane quasi 100mila persone promuovendo cataloghi e ricerche, nuove collaborazioni con Istituzioni culturali nazionali e internazionali. Oltre ai 45mila contatti social, circa 3mila studenti veneti in questi mesi hanno partecipato ad attività di laboratori promossi dalla Fondazione. Da qui si parte: “Con la consapevolezza”, ribadisce il presidente Inti Ligabue, “che studiare un oggetto materiale, sia esso un vaso maya o una statua dea madre, significa dar voce a culture e umanità diverse, che hanno lasciato molti altri segni nella storia, e che la conoscenza e il recupero delle civiltà antiche è presupposto essenziale, come diceva mio padre, per la comprensione della nostra comune umanità”.

Dopo Firenze, Rovereto, Napoli, la mostra “Il mondo che non c’era” approda a Palazzo Loredan a Venezia
Gennaio 2018, inizia il ricco calendario di iniziative. Dal 12 gennaio 2018, dopo aver fatto tappa al museo Archeologico di Firenze, a Palazzo Alberti Poja a Rovereto e al museo Archeologico nazionale di Napoli, approda a Palazzo Loredan a Venezia, la mostra “Il mondo che non c’era. L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue” (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/06/13/apre-al-museo-archeologico-nazionale-di-napoli-la-mostra-il-mondo-che-non-cera-con-i-capolavori-della-collezione-ligabue-dedicata-alle-tante-e-diverse-civilta-precolombiane/). Oltre 150 opere ci conducono tra le meraviglie dei Maya, degli Aztechi degli Inca e di tanti altri popoli che hanno abitato la Mesoamerica e l’America del Sud prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo e dei Conquistadores. Un continente intero – con decine di differenti culture – palpitante di umanità, rimasto per l’Europa dietro il velo degli oceani fino al 1492, verrà svelato nella sede dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti.

Il manifesto della mostra “Idols. Gli sguardi del potere” a Palazzo Loredan di Venezia dal 1° settembre 2018 al 6 gennaio 2019
Lo stesso Palazzo Loredan sarà anche l’importante location del successivo e inedito progetto espositivo della Fondazione Giancarlo Ligabue, in programma nella seconda parte dell’anno. “Idoli, gli sguardi del potere”, dal 1° settembre 2018 al 6 gennaio 2019, sarà un viaggio attraverso il tempo e lo spazio – in un’ampia area geografica dal Mediterraneo all’Indo, all’Egitto – dal tardo Neolitico all’Antica Età del bronzo ( ca. 4000-2000 a.C.), per indagare l’affascinante rappresentazione antropomorfa e il suo approccio artistico nelle società complesse che allora si stavano affermando. Mistero, comando, fertilità, geni e spiriti: ecco l’universo di sguardi che incontreremo in questa spettacolare esposizione curata da una grande studiosa del settore, Annie Caubet, già curatrice al Louvre. Assieme a opere notevoli della Collezione Ligabue sarà possibile osservare numerosi prestiti da prestigiosi musei europei e internazionali e famose collezioni private.

Donald Johanson, lo scopritore di Lucy, presiederà a maggio 2018 il simposio “How Humans Conquered the World”
Nel 2018 continueranno anche gli appuntamenti con i “Dialoghi della Fondazione”, incontri promossi con intellettuali di diversi campi del sapere e della cultura (tra i precedenti il teologo Vito Mancuso, il critico d’arte Philippe Daverio e il matematico e logico italiano Piergiorgio Odifreddi: vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/04/05/levoluzione-di-dio-luomo-e-la-ricerca-del-sacro-il-noto-teologo-vito-mancuso-apre-a-venezia-i-dialoghi-proposti-dalla-fondazione-giancarlo-ligab/) per avvicinare gli studiosi a un vasto pubblico di appassionati riflettendo sulle più ampie tematiche, in piena aderenza al motto della Fondazione “Conoscere e far conoscere”: tutti incontri a ingresso gratuito. Grande attesa anche per il Symposium internazionale presieduto da Donald Johanson, scopritore di Lucy, che – voluto da Inti Ligabue e promosso dalla Fondazione Giancarlo Ligabue – nel maggio del prossimo anno porterà a Venezia paleontologi e antropologi da ogni parte del mondo per fare il punto su come gli uomini abbiano conquistato la terra (“How Humans Conquered the World”) alla luce delle recenti scoperte paleontologiche. La Fondazione prosegue le sue collaborazioni con scienziati e università internazionali (Usa, Perù, Kazhakstan, per esempio); mentre il “Ligabue Magazine” – la rivista scientifica edita in italiano e inglese dalla Fondazione, il cui direttore editoriale è Alberto Angela – è divenuto ormai oggetto da collezione ambitissimo, grazie ai contribuiti di noti studiosi e al ricchissimo corredo iconografico.
“L’Evoluzione di Dio. L’uomo e la ricerca del sacro”: il noto teologo Vito Mancuso apre a Venezia “I Dialoghi” proposti dalla Fondazione Giancarlo Ligabue
L’idea di Dio sembra essere scomparsa dall’orizzonte di noi occidentali, sempre più ossessionati da miti effimeri e ormai disposti a vendere al miglior offerente persino la nostra libertà. La sua assenza ci ha lasciati orfani di una guida in grado di orientare l’esistenza verso il bene e la giustizia, e per questo diventa necessario riflettere oggi sulla questione del divino. Ma quale Dio? Come possiamo ancora immaginarlo? E quale destino gli è riservato? Il teologo Vito Mancuso, che già ha cercato di dare una risposta a questi interrogativi nel libro “Dio e il suo destino” (Garzanti), ne parlerà a Venezia giovedì 7 aprile 2016 alle 17 a Palazzo Cavalli Franchetti, sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, nell’incontro “L’Evoluzione di Dio. L’uomo e la ricerca del sacro” che apre ufficialmente “I Dialoghi” della Fondazione Giancarlo Ligabue, a cadenza semestrale, con un obiettivo preciso: “Diffondere liberamente il piacere della conoscenza”. Una conoscenza dell’umanità vista nei suoi differenti aspetti e culture, con spirito di apertura al confronto delle idee, come nella tradizione più profonda di Venezia, città per la quale la Fondazione – voluta e presieduta da Inti Ligabue – ha deciso di operare con particolare impegno. La Fondazione Giancarlo Ligabue nata nel gennaio 2016 per volontà di Inti Ligabue che ne è il presidente intende dare continuità – anche con un nuovo sistema organizzativo e una serie di iniziative culturali – al lavoro svolto fino a ieri dal Centro Studi e Ricerche Ligabue, proponendo il suo raggio di iniziativa a livello locale, nazionale e internazionale.
Sarà dunque il noto teologo, famoso anche per le sue posizioni non sempre allineate con le gerarchie ecclesiastiche, il protagonista del primo incontro promosso dalla Fondazione Giancarlo Ligabue in un dialogo/confronto con Adriano Favaro, responsabile editoriale della Fondazione, e il pubblico, cercando di illustrare il modo col quale la contemporaneità affronta il concetto del divino; un concetto – e un’immagine – che hanno subito molte evoluzioni e che, nei secoli, hanno avuto bisogno di essere aggiornati. Docente dal 2013 all’università di Padova, dopo aver insegnato alla facoltà di Filosofia dell’università San Raffaele di Milano, ed editorialista del quotidiano La Repubblica, Mancuso ci ha abituati del resto a occasioni di riflessione sicuramente acute e non scontate. A favore della fede in Dio ha disputato per iscritto con Corrado Augias e Paolo Flores D’Arcais, e a voce con molti altri intellettuali atei. Famose in particolare sono state le Conversazioni con Carlo Maria Martini, che egli ha firmato insieme a Eugenio Scalfari, e sempre stimolanti.
In particolare – è la riflessione fondamentale di Mancuso – se è vero che l’homo sapiens da sempre è anche homo religiosus, a partire dalla modernità si è aperta una frattura tra le due dimensioni che oggi, in Occidente ha condotto a una sempre più netta separazione tra conoscenza e religione. Il risultato? Una conoscenza spesso priva di calore spirituale e un discorso religioso spesso privo di rigore teoretico. È questo il tema che Vito Mancuso, relatore coinvolgente e penetrante e autore di molti libri che hanno suscitato notevole attenzione da parte del pubblico, oggetto di discussioni e polemiche per le posizioni non sempre allineate con le gerarchie ecclesiastiche – affronterà nell’incontro del 7 aprile. Un tema che è anche al centro della sua ultima pubblicazione “Il destino di Dio” – in cui Mancuso analizza la crisi della divinità e, con essa, la crisi dell’umanità. Nelle pagine ambiziose di questo libro, Vito Mancuso conduce il lettore in un viaggio tra le problematiche raffigurazioni della divinità che nei secoli hanno accompagnato la nostra storia. E con coraggio ci sfida a liberarci dall’immagine tradizionale del Padre onnipotente assiso nell’alto dei cieli che ci viene ancora offerta da una Chiesa cattolica che sembra aver modificato il suo linguaggio ma non la sua rigida dottrina. Si riscopre così il valore di una divinità completamente partecipe nel processo umano, capace di comprendere i principi dell’impersonale e del femminile. Come ha scritto Agostino: “Sebbene non possa esistere alcunché senza Dio, nulla coincide con lui”. Soltanto in questa consapevolezza risiede la possibilità di salvare dall’estinzione la spiritualità e la fede, e di far risorgere quella speranza e quella fiducia nella vita senza le quali non può esserci futuro per nessuna civiltà.
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