Archivio tag | Vincenzo Tinè

Salò (Bs). Al Palazzo della Magnifica Patria il convegno “Le Ville Romane del Lago di Garda” e sabato visite alla Villa Romana di Desenzano del Garda e alle Grotte di Catullo di Sirmione

Venerdì 17 ottobre 2025, al Palazzo della Magnifica Patria di Salò (Bs), il convegno “Le Ville Romane del Lago di Garda”, organizzato dalla direzione regionale Musei nazionali Lombardia con il coordinamento scientifico di Barbara Bianchi e la preziosa collaborazione di Gian Pietro Brogiolo e Flora Berizzi, in collaborazione con il Comune di Salò, gli Atenei di Brescia e Salò e l’associazione Storico-Archeologica della Riviera del Garda. L’incontro si aprirà con i saluti istituzionali alle 9.30. Il giorno seguente sabato 18 ottobre 2025 sarà dedicato alle visite alla Villa Romana di Desenzano del Garda (mattina) e alle Grotte di Catullo di Sirmione (pomeriggio). PER ISCRIVERSI AL CONVEGNO E ALLA VISITA GUIDATA. Il territorio del Garda, caratterizzato dal bacino lacustre e dalle colline moreniche disposte nell’immediato entroterra, conserva numerose testimonianze di edifici residenziali romani costruiti in un arco di tempo compreso tra la fine del I secolo a.C. e i primi decenni del I secolo d.C. e successivamente modificati nel tempo. Le ville situate sulle sponde del lago rivestono un interesse particolare nell’ambito dell’architettura residenziale di età romana per la varietà delle soluzioni architettoniche adottate, per il ricco apparato decorativo, per il lungo excursus cronologico e perché è possibile l’identificazione di alcuni dei loro proprietari. I complessi abitativi dell’entroterra, dotati in taluni casi di estesi impianti produttivi, non solo contribuiscono a completare il quadro insediativo ma concorrono a tratteggiare la complessità delle dinamiche di un territorio dotato di una rete di collegamenti a lungo raggio e particolarmente felice, oltre che per la bellezza del paesaggio, per le opportunità produttive.

17 ottobre 2025, programma del convegno a Salò, Palazzo della Magnifica Patria. Alle 9.30, saluti istituzionali: Sergio Onger (presidente ateneo di Brescia), Andrea Crescini (presidente ateneo di Salò); Carlo Zani (ateneo di Brescia); Rosario Maria Anzalone (direzione regionale Musei nazionali Lombardia); 10, apertura dei lavori. Interventi: Rosario Maria Anzalone (direzione regionale Musei nazionali Lombardia): “Le grandi ville romane del Lago di Garda: strategie di ricerca e obiettivi di valorizzazione”; Elisabetta Roffia (già Ispettore centrale MiC): “In attesa dell’edizione delle Grotte di Catullo. Novità e riconsiderazioni sull’edificio. Problemi aperti e spunti di ricerca sulle ville lacustri gardesane”; Furio Sacchi (università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), Barbara Bianchi (direzione regionale Musei nazionali della Lombardia), Sara Lenzi (università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) e Luca Polidoro (direzione regionale Musei nazionali della Lombardia): “Tra realtà e finzione: l’ostentazione del marmo e delle pietre colorate in alcune ville romane del Garda”; Guglielmo Strapazzon (Indagini geofisiche): “Oltre lo scavo: indagini geofisiche alla Villa romana di Desenzano del Garda e alle Grotte di Catullo a Sirmione”; Serena Solano (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le provincie di Bergamo e Brescia): “Nuove ville romane del Garda bresciano: il difficile equilibrio tra conservazione, valorizzazione e sviluppo del territorio”; 13, pausa pranzo; 15, Cristina Bassi (Umst soprintendenza per i Beni e le Attività culturali – Provincia Autonoma di Trento): “I modi del vivere nell’Alto Garda trentino tra utilitas et voluptas”; Vincenzo Tinè (soprintendente SABAP per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia), Patrizia Basso (università di Verona), Gianni De Zuccato (già soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza): “La villa di Negrar di Valpolicella fra ricerca e valorizzazione”; Simone Don (museo civico Archeologico della Valtenesi): “Società e ville del Garda alla luce dell’epigrafia”; Gian Pietro Brogiolo (università di Padova, già professore ordinario di Archeologia Medievale): “Dopo la fine delle ville gardesane”; 17.30, tavola rotonda finale aperta non solo ai relatori, ma anche ad altri studiosi partecipanti al convegno: Alexandra Chavarria Arnau (università degli Studi di Padova), Giovanna Falezza (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza), Raphael Hidalgo Prieto (Universidad Pablo de Olavide Sevilla), Carla Sfameni (CNR – Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale), Fabrizio Slavazzi (università di Milano).

18 ottobre 2025, Visita guidata. Alle 9.30, ritrovo alla Villa Romana di Desenzano del Garda (Bs). Nel corso della mattinata visita alla villa romana di Desenzano del Garda e trasferimento in battello alle Grotte di Catullo per una visita pomeridiana (ore 15). Pausa pranzo libera dalle 13.30 alle 15 circa.

Aquileia. Al museo Archeologico nazionale l’incontro con Vincenzo Tiné su “L’arena e gli altri. Teatri e anfiteatri romani tra ricerca e valorizzazione”, secondo appuntamento delle “Suggestioni archeologiche” 2025, dedicate quest’anno alla divulgazione archeologica: “Pagine di archeologia. Comunicare il passato tra narrativa, scoperte d’archivio e di cantiere”. Brindisi finale col vino delle Grandi Terme

Al museo Archeologico nazionale di Aquileia (Ud) è tutto pronto per il secondo appuntamento con “Pagine di Archeologia. Comunicare il passato tra narrativa, scoperte d’archivio e di cantiere” nell’ambito delle “Suggestioni archeologiche” 2025, il tradizionale ciclo di conferenze a tema archeologico che oramai da decenni accompagna le estati aquileiesi. Pensate ed organizzate dal museo Archeologico nazionale di Aquileia e da Associazione nazionale per Aquileia. Giovedì 10 luglio 2025, alle 17.15, saranno ospiti al museo Archeologico nazionale di Aquileia gli archeologi Andrea Ghiotto e Cristiano Tiussi che dialogheranno con Vincenzo Tiné, curatore del libro “L’arena e gli altri. Teatri e anfiteatri romani tra ricerca e valorizzazione”. Questa volta, dallo scaffale della libreria di archeologia, gli organizzatori hanno scelto di sfogliare le pagine di coloro che si interrogano sullo studio, la cura e la gestione del patrimonio. Il libro raccoglie infatti gli atti della giornata di studi tenutasi il 27 ottobre 2022 al Palazzo della Gran Guardia a Verona, con interventi di studiosi ed esperti sulle modalità di gestione, conservazione e fruibilità dell’Arena di Verona e di altri teatri e anfiteatri romani utilizzati per lo svolgimento di attività culturali. La partecipazione è gratuita. Per assicurarsi un posticino, però, è raccomandata la prenotazione a museoaquileiaeventi@cultura.gov.it, 0431 91016. Al termine dell’incontro si brinda insieme con il vino “Thermae Felices Costantiniane” prodotto con l’uva raccolta nell’area archeologica delle Grandi Terme di Aquileia, conferita a Fondazione Aquileia, che comprende un vigneto di circa 5.000 metri quadrati. A cura di Vini Brojli.

Padova. Scoperte dieci tombe protostoriche (Veneti antichi) durante i lavori di ristrutturazione nel complesso didattico della Campagnola, dell’università di Padova. Già nel 2022-2023 il cantiere aveva intercettato una prima necropoli di età romana costituita da 220 tombe

Cantiere di via Campagnola a Padova: scoperte dieci tombe di età protostorica (foto unipd)

Scoperta una necropoli dei veneti antichi alla Campagnola di Padova. Durante i lavori di ristrutturazione nel complesso didattico della Campagnola, dell’università di Padova, sono state scoperte dieci tombe risalenti all’età protostorica la cui datazione va dal VI-V secolo a.C. fino all’inizio della romanizzazione. Una delle scoperte più interessanti è una sepoltura di cavallo, che riveste un forte significato simbolico e rituale mentre un’altra tomba è stata trovata in una grande cassa di legno quadrata con due vasi ossuari, vari manufatti in ceramica e alcuni oggetti in bronzo e ferro.

Una fase dello scavo della necropoli protostorica scoperta in via Campagnola a Padova (foto unipd)

Una prima necropoli di età romana costituita da 220 tombe, sepolture databili tra l’età augustea e gli inizi del II secolo d.C. ovvero nel periodo di massima fioritura della città romana, era stata rinvenuta nel corso degli scavi eseguiti tra il 2022 e il 2023 per la realizzazione del nuovo studentato dell’università di Padova nel complesso ex Seef in via Campagnola a Padova (vedi Padova. A Palazzo Folco, sede della soprintendenza, conferenza “Padova, scavi urbani 2022: un’anteprima”: presentazione degli scavi archeologici alla Nuova Pediatria (contesti artigianali-produttivi) e in via Campagnola (necropoli con oltre 170 tombe, I-II sec. d.C.) | archeologiavocidalpassato). Le tombe, disposte in gruppi ravvicinati, suggeriscono un carattere familiare e i corredi funerari, di buona qualità, indicano che i defunti appartenevano a una classe sociale media. Nel 2024, dopo l’inaugurazione delle nuove aule, sono iniziati i lavori di ristrutturazione, tuttora in corso, delle palazzine su via Campagnola. Durante questi lavori sono state scoperte tombe più antiche rispetto a quelle romane, risalenti all’età protostorica. Sebbene la datazione precisa debba essere confermata dallo studio dei materiali, si pensa che possano coprire un periodo che va dal VI-V secolo a.C. fino all’inizio della romanizzazione. Fino ad ora sono state trovate circa dieci tombe, tra cui diverse “a dolio” (grandi vasi contenenti ossa e corredi), oltre a sepolture in casse di legno e pietra.

Una sepoltura di cavallo scoperta nella necropoli protostorica di via Campagnola a Padova (foto unipd)

Una delle scoperte più interessanti è una sepoltura di cavallo, che riveste un forte significato simbolico e rituale. In questa sepoltura, un cavallo è stato sepolto insieme a un grande dolio. Questo e altri dolii sono stati estratti, portati in laboratorio per un’analisi approfondita e poi restaurati.

Necropoli protostorica di via Campagnola a Padova: la tomba più ricca, trovata in una grande cassa di legno quadrata, contiene almeno 36 oggetti (foto unipd)

La tomba più ricca, trovata in una grande cassa di legno quadrata, contiene almeno 36 oggetti, tra cui due vasi ossuari, vari manufatti in ceramica e alcuni oggetti in bronzo e ferro, che suggeriscono un ceto sociale elevato. “Si tratta di un’acquisizione della ricerca straordinariamente importante”, chiarisce il soprintendente Vincenzo Tiné, “perché questa nuova necropoli Nord ci consente di accertare che i limiti della città veneta coincidono sostanzialmente con quelli della città romana, chiarendo definitivamente la straordinaria dimensione urbana della Prima Padova”. “I lavori avviati dall’università di Padova per la realizzazione di nuovi spazi dedicati alla didattica e alla vita studentesca hanno portato alla luce un patrimonio archeologico di grande valore”, afferma Daniela Mapelli, rettrice dell’università di Padova. “È una scoperta che arricchisce la conoscenza della storia di Padova e dimostra, ancora una volta, quanto sia preziosa la sinergia tra sviluppo urbano, ricerca scientifica e tutela del territorio. L’Ateneo, attraverso i suoi interventi, contribuisce non solo alla formazione e all’innovazione, ma anche alla valorizzazione della memoria storica della città”.

Verona. Al Vinitaly l’incontro “Vino & Archeologia”: Un’alleanza per il territorio: le “cantine archeologiche” nell’ambito delle azioni di valorizzazione della villa romana dei Mosaici di Negrar

“Vino & Archeologia”: Un’alleanza per il territorio: le “cantine archeologiche”. Appuntamento martedì 8 aprile 2025, al Vinitaly di Verona: alle 14.30, allo Stand della Regione del Veneto, Pad. 4, Stand D4-E4. Nel quadro delle attività di valorizzazione della Villa romana dei Mosaici di Negrar di Valpolicella (Vr) è nata l’idea di collegare in un’associazione nazionale le diverse aziende agricole e cantine che hanno sviluppato connessioni tra le loro produzione vinicola e importanti siti archeologici del territorio. L’occasione della più grande manifestazione italiana dedicata al vino appare propizia per un kick-off meeting tra i soggetti promotori e per la più efficace comunicazione dell’iniziativa al mondo enologico e archeologico. Interventi puntuali illustreranno alcuni casi-studio di collaborazione pubblico/privato per la promozione dei siti archeologici e dei vini ad essi collegati. Dopo i saluti del Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, intervengono: Giuliano Volpe (università di Bari), “Cantine e archeologia”; Roberto Corciulo, Cristiano Tiussi (Fondazione Aquileia), “Il caso di Aquileia”; Andrea Rosignoli, Vincenzo Tiné (Soprintendenza ABAP VR-RO-VI e VEMET-BL-PD-TV), “Il caso di Negrar”; Giuliano Franchini, “Verso un’associazione tra le cantine archeologiche

Bari. All’università seminario “La villa di Negrar: dallo scavo alla valorizzazione”, in presenza e on line, con Rosignoli, Tinè, Bruno, De Zuccato, Basso e Saggioro, nell’ambito del ciclo di seminari “Dialoghi sul patrimonio”

negrar_villa-dei-mosaici_veduta-generale_foto-graziano-tavan

Veduta generale dell’area archeologica della Villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella (foto graziano tavan)

bari_auditorium_dialoghi_la-villa-di-negrar_locandina

La villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella (Vr) protagonista al ciclo di seminari “Dialoghi sul patrimonio” promosso per la terza volta dall’università di Bari dal 3 all’8 febbraio 2025, su temi del patrimonio culturale e del paesaggio, con alcuni focus specifici sull’archeologia e sui temi delle tecnologie applicate ai beni culturali, per provare a definire nuovi significati del patrimonio culturale nella società contemporanea. Appuntamento in presenza all’auditorium ʻA. Quacquarelliʼ, plesso di Santa Teresa dei Maschi, strada Torretta-Città Vecchia a Bari, dalle 9 alle 13, col seminario “La villa di Negrar: dallo scavo alla valorizzazione” a cura di Tommaso Ismaelli (Cnr-Ispc), Maria Turchiano (UniFg) e Giuliano Volpe (UniBa). Sarà possibile seguirli anche in streaming su piattaforma Microsoft Teams al link https://bitly.ws/3a2PR (codice 38qan02). Il programma. Alle 9, introduzione; 9.15, “Una ricerca interdisciplinare: il caso della villa di Negrar di Verona (Verona) e delle sue trasformazioni”: intervengono Andrea Rosignoli, soprintendente ABAP Verona Rovigo Vicenza; Vincenzo Tinè, soprintendente ABAP Venezia Belluno Padova Treviso; Brunella Bruno, SABAP Verona Rovigo Vicenza; Patrizia Basso, università di Verona; Gianni de Zuccato, già SABAP Verona; Fabio Saggioro, università di Verona. Alle 11, pausa; 11.30, discussione.

Verona. In soprintendenza la giornata di studi “La Villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella: una ricerca interdisciplinare” promossa dall’università di Verona sui risultati preliminari degli scavi archeologici diretti da Gianni De Zuccato che per “archeologiavocidalpassato.com” presenta e anticipa i temi del convegno, descrivendo anche la villa dallo scavo alla musealizzazione

negrar_villa-dei-mosaici_veduta-generale_foto-graziano-tavan

Veduta generale dell’area archeologica della Villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella (foto graziano tavan)

negrar_villa-dei-mosaici_nuovo-logo“La Villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella: una ricerca interdisciplinare”: è il titolo della giornata di studi promossi dall’università di Verona che si tiene lunedì 16 dicembre 2024, in sala Gazzola nella sede della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, in piazza San Fermo 3° a Verona, dedicata ai risultati preliminari degli scavi archeologici della Villa dei mosaici di Negrar di Valpolicella (Vr). La partecipazione è aperta a tutti gli interessati A seguire un brindisi con vino della Valpolicella, offerto dalle aziende agricole Benedetti “La Villa” e Franchini di Negrar. È Gianni De Zuccato, direttore dello scavo archeologico, come funzionario archeologo della Sabap di Verona, a presentare e anticipare ai lettori di archeologiavocidalpassato.com i temi del convegno. E con l’occasione ne approfitta per ripercorrere lo sviluppo della ricerca archeologica, dallo scavo alla presentazione dei risultati alla comunità, non solo scientifica, e per descrivere la villa come risulta dagli scavi nella sua articolazione tra la zona residenziale e l’area produttiva, nell’arco della “vita” della struttura tardo-antica.

“Il 16 dicembre 2024 – esordisce De Zuccato – ci sarà questa giornata di studio ospitata dalla soprintendenza di Verona, in piazza San Fermo, e organizzata dall’università di Verona – dipartimento Culture e Civiltà, per un aggiornamento delle ricerche sulla villa romana tardo-antica di Negrar di Valpolicella. L’idea di fare una giornata è nata perché abbiamo sentito l’esigenza di informare la popolazione in generale, ma anche tutti coloro che avevano seguito le varie vicende, lo scavo, o avevano fatto una visita a Negrar, e comunque gli studiosi interessati per informarli sullo stato di avanzamento delle ricerche. Non è una giornata conclusiva delle ricerche, delle indagini sulla villa di Negrar, perché i lavori – soprattutto la parte dello studio – è tuttora in corso. Abbiamo però sentito il bisogno di mettere al corrente di quello che stiamo facendo. Ci sono parecchi gruppi di lavoro che fanno capo a specialisti delle diverse materie, e abbiamo sentito l’esigenza di informare le persone. Perché è facile pensare, per chi non è addetto ai lavori, che concluso lo scavo tutto sia finito, e l’unica cosa che rimane da fare sia quella di creare un’area archeologica. Non è così. Per far parlare i resti che sono stati trovati è importante lo studio, l’analisi di quello che si è rinvenuto. E al di là degli studi ormai classici che riguardano gli scavi archeologici – quindi lo studio dei materiali nelle varie classi di ceramica, metalli, pietra, ecc. -, al giorno d’oggi si fanno ormai di routine delle indagini che fino a pochi anni fa non erano possibili per i costi e che adesso per fortuna sono stati molto ridotti: mi riferisco non solo alla datazione attraverso il Radio Carbonio 14, ma anche ad altri tipi di analisi, come gli isotopi, che permettono di determinare o almeno di chiarire altri aspetti come la paleo-dieta (in riferimento alle sepolture a inumazione) ma anche la provenienza degli individui che sono stati sepolti nell’area. E poi tutto quello che riguarda la paleobotanica, con l’individuazione di quelli che gli archeologi chiamano i macro resti, cioè semi, resti vegetali in generale: quindi determinazione di questi, ma anche oltre. Ad esempio l’università di Verona, con la professoressa Diana Bellin, sta conducendo delle indagini per tentare di ricomporre il DNA dei vinaccioli rinvenuti in uno degli scarichi della villa per vedere se quei vinaccioli siano riconducibili a vigneti, a tipi di vigne dell’epoca ma che siano le progenitrici anche delle vigne oggi presenti in Valpolicella. Rimane poi sullo sfondo, ma è naturalmente molto importante, la ricerca sulla presenza della lavorazione delle uve e quindi la produzione del vino perché naturalmente siamo in Valpolicella, e quindi la ricerca è stata anche indirizzata in questo senso e ha avuto dei buoni risultati, che non anticipo”.

“Le ricerche a Negrar – ricorda De Zuccato – sono ricominciate intorno al 2016 con ricognizioni sul campo, ma le prime trincee esplorative sono state fatte nel 2019, e lo scavo stratigrafico è cominciato nel 2020 dopo che avevamo individuato con le trincee sia i resti scavati nel 1922 da Tina Campanile ma anche dei resti nuovi che nessuno aveva mai trovato (vedi Negrar di Valpolicella (Verona). A meno di un anno dalla ri-scoperta della Villa dei Mosaici, una villa rustica a carattere residenziale e produttivo di media età imperiale (III sec. d.C.), Comune Soprintendenza e Aziende vitivinicole siglano un patto per lo scavo, la musealizzazione e la valorizzazione del sito immerso tra i vigneti: archeologia e vino, due eccellenze in sinergia. Il ministro Franceschini: “Modello di rapporto pubblico-privato da esportare” | archeologiavocidalpassato).

negrar_riscoperta-villa-romana-mosaici_scavi-archeologici_foto-comune-di-negrar

Archeologi e operatori riportano alla luce di mosaici pavimentali della villa rustica romana di Negrar di Valpolicella, poi chiamata Villa dei Mosaici (foto comune di negrar)

Purtroppo c’è stato il Covid, che ci ha ostacolato gli scavi – come ha ostacolato un po’ tutto – per cui abbiamo dovuto sospendere per un po’ di tempo. Era tutto molto difficile. Però in un paio di anni siamo riusciti a portare quasi a termine questa impresa, cioè lo scavo diciamo di tutta l’area. In realtà che non sia tutta l’area qualche dubbio ce l’abbiamo. Ma comunque è quasi tutta l’area della villa. A differenza di altre ville tardo-antiche famose, senza andare lontanissimo penso a Desenzano però si potrebbe arrivare anche a Piazza Armerina alla Villa del Casale, che sono organizzate più a padiglioni, la villa di Negrar si presenta come un corpo unico, una specie di monoblocco con qualche estensione, tipo l’area delle terme.

negrar_villa-dei-mosaici_cortile-con-fontana_foto-graziano-tavan

I resti della fontana al centro del cortile-giardino della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)

È tutto un blocco che ruota attorno al peristilio, cioè a un cortile-giardino centrale circondato da un colonnato che aveva una fontana al centro. Sicuramente era molto bello, avrà avuto piante e fiori. Questa parte l’abbiano scavata quasi tutta. Abbiamo individuato dei resti che vanno oltre i limiti dello scavo attuale sia a Nord sotto la strada asfaltata, sia a Est verso la valle dove abbiamo individuato i limiti di un muro che forse circondava un’area aperta o semiaperta che però non abbiamo potuto scavare perché è fuori dalla proprietà disponibile per gli scavi. E anche verso Sud ci sono dei muri che proseguono sotto al vigneto. Insomma, non posso dire che l’abbiano scavata tutta!

negrar_villa-dei-mosaici_peristilio-ovest_mosaici-colonna_foto-graziano-tavan

Dettaglio del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar con i mosaici policromi e una base di colonna del porticato (foto graziano tavan)

negrar_villa-dei-mosaici_pianta-schematica_foto-graziano-tavan

Pianta schematica della Villa dei Mosaici di Negrar a cura della Sabap di Verona, con evidenziate le aree mosaicate (residenziali) e quelle lastricate (produttive) (foto graziano tavan)

“Comunque – continua De Zuccato – quello che oggi si può vedere se uno va a visitare il sito, anche in condizioni ancora di cantiere, perché i resti sono stati coperti e protetti con delle coperture che mi auguro siano provvisorie benché siano state efficaci in questi anni in cui i resti sono stati portati alla luce, sono dei ruderi, certamente. La prima cosa che secondo me balza agli occhi è la quantità di resti di mosaici presenti e che ci hanno fatto dare alla villa il nome di villa dei mosaici, perché è un po’ ciò che la caratterizza. Intorno al cortile-giardino c’è un corridoio, un po’ l’antenato del chiostro delle chiede medievali, e su questo chiostro si affacciavano vari ambienti. La villa è suddivisa tra una parte residenziale verso Est, e una parte produttiva verso Ovest, separate da un muro. Probabilmente erano collegate anche tra di loro però sono anche nettamente separate.

negrar_villa-dei-mosaici_nuova-campagna-di-scavi_ambiente-absidato_foto-comune-di-negrar

Villa dei Mosaici di Negrar: l’ambiente absidato dei cosiddetti “appartamenti” (foto comune di negrar)

“La parte che era stata scoperta 100 anni fa e che abbiamo riportato alla luce – sottolinea De Zuccato – è la parte di rappresentanza, la parte bella, quella dove il padrone della villa, il dominus, riceveva i suoi amici, e probabilmente li riceveva anche organizzando pranzi o cene. C’era una grande sala, la sala dei ricevimenti e dei banchetti. Ai due lati, due coppie di stanze, che noi identifichiamo come appartamenti, che probabilmente ospitavano anche la camera da letto dei padroni, dei proprietari. Una situazione analoga a questa doveva esistere anche sul lato settentrionale che purtroppo è stato pesantemente danneggiato nel 1974 dallo scavo per la costruzione di una casa. È stata purtroppo distrutta l’aula principale, l’aula absidata. Queste aule, infatti, avevano la caratteristica nell’età tardo-antica, cioè IV-V secolo, di avere un muro tondeggiante come appunto l’abside delle chiese soprattutto medievali. Quest’aula è stata distrutta completamente. Sono rimasti degli ambienti, che anche qui chiamiamo appartamenti, ai lati di quest’aula. Uno conserva quasi integro un mosaico. Un altro è un ambiente molto particolare. Non sappiamo esattamente cosa fosse, ma la particolarità di questo ambiente è che al centro ha una piccola vasca a sette lati, ettagonale. E dall’altro ci sono i resti di una delle due stanze, pavimentata a mosaico anche questa, mentre un’altra era già stata danneggiata in antico. Sulla sala con vasca ettagonale stiamo ancora approfondendo le indagini perché la presenza di questa strana forma del catino della vasca ci indurrebbe a pensare a un possibile battistero. Però il discorso è ancora in sospeso.

negrar_villa-dei-mosaici_area-termale_foto-graziano-tavan

Il quartiere termale della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)

“Poi c’è il settore termale lì vicino, a Nord-Est – descrive De Zuccato -. Un settore ampio, articolato. C’è lo spogliatoio, un grande frigidarium; il calidarium; il tepidarium. C’è una piccola saletta, forse un laconicum una sudatio. C’è il prefurnio. C’è la vasca per i bagni in acqua fredda. Insomma è un settore molto affascinante. Sul lato Est ci sono delle altre stanze, mentre non ci sono stanze sul lato Ovest che confina col settore produttivo.

verona_archeologico-teatro-romano_mosaico-scoperto-a-negrar-nel-1922_foto-archivio-sabap-vr

La foto originale del 1922 rappresentante il mosaico della Sala A della villa romana di Negrar (foto archivio sabap-vr)

“Due parole sui mosaici che si possono vedere. A parte quelli che erano conosciuti attraverso le foto in bianco e nero della Campanile e attraverso i frammenti che erano stati strappati ancora nell’800 e portati al museo Archeologico al Teatro Romano, abbiamo trovato un altro pavimento a mosaico sul lato Est, un mosaico abbastanza semplice però ugualmente interessante. Il lato Est conserva anche una scalinata in pietra, perché la villa era disposta su terrazze per seguire un po’ il declivio naturale della collina.

negrar_villa-dei-mosaici_peristilio-ovest_mosaici_foto-graziano-tavan

Veduta d’insieme dei mosaici policromi del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)

“Il mosaico più bello – spiega De Zuccato – è sicuramente quello che è conservato sul lato Ovest del peristilio e che presenta una serie di tondi che racchiudono delle figure, anche di persone: una figura femminile, un volto femminile, un volto maschile, un busto maschile; degli oggetti, vasi. Un canestro di frutta; degli animali, uccelli. Anche il telaio del disegno di questi tondi figurati è interessantissimo perché ha delle soluzioni che suggeriscono una profondità spaziale, una profondità di volume al mosaico. È una cosa particolarissima. Gli specialisti dicono che al momento è un unicum”.

“Per quello che riguarda invece la parte produttiva – continua De Zuccato -, l’altra caratteristica che ne fa anche qui un unicum, è la presenza di una grande struttura articolata in tre ambienti: al centro un ambiente scoperto e ai lati due ambienti coperti. Ma la caratteristica che ne fa appunto una cosa unica è la pavimentazione in lastre di pietra: dovrebbe trattarsi di un grandissimo magazzino, lungo una trentina di metri. Ci siamo chiesti che cosa potesse contenere questo magazzino, a cosa potesse servire, oltre alla raccolta delle normali produzioni, normali derrate, che venivano dalla proprietà, da quel fundus, dai terreni che stavano attorno alla villa. Abbiamo fatto anche qui una serie di analisi che hanno evidenziato quasi ovunque il contatto con mosto e con vino. A fianco di quest’area c’è una grande piattaforma che ospitava uno spazio con una vasca per la produzione del mosto calcatorium, insomma il mosto che veniva prodotto schiacciando l’uva coi piedi. Però abbiamo trovato anche due grossi contrappesi per il torchio meccanico, perciò anche questi dovevano essere presenti in sede. Poi abbiamo trovato un po’ dappertutto i resti di lastre che servivano a sorreggere le lastre laterali. Un po’ come le fontane che sono tuttora presenti in Valpolicella. Solo che in questo caso dovevano contenere mosto e vino. Quello che non abbiamo trovato, e che inizialmente credevamo di trovare, erano questi grandi contenitori per il mosto e per il vino che vediamo seminterrati nelle ville del Centro-Sud d’Italia, i cosiddetti dolia de fossa. Qui invece non ci sono. Ma non ci sono perché qui a Negrar, come in altre situazioni nel Nord Italia e anche nel resto dell’Europa, il mosto e il vino venivano già allora raccolti in botti di legno che si prestavano meglio anche per il trasporto, con i carri via strada, o con il trasporto fluviale. Un po’ come le botti che sono raffigurate sulla famosa stele di Tenazio Essimno, trovata qualche anno fa a Passau (antica Batavium, ndr) in Baviera (e oggi conservata all’Oberhaus Museum di Passau, ndr), che ricorda appunto questo personaggio nativo di Trento, il cui nome però lo dichiara originario della Valpolicella, un commerciante di vini. E lui nel suo monumento funerario si è fatto raffigurare appunto al fianco di una catasta di piccole botti, delle botticelle, con cui sicuramente trasportava il vino.

negrar_villa-dei-mosaici_area-produttiva_foto-graziano-tavan

Veduta d’insieme dell’area produttiva della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)

“Altre situazioni particolari di quest’area produttiva, di cui si parlerà estesamente nella giornata del 16 dicembre, sono una serie di ambienti che forse facevano parte di una prima sistemazione della villa. Ci stiamo chiedendo se questa grande struttura, questo grande magazzino in lastre non sia stato realizzato quando una parte della villa viveva già. E quindi la suggestione è che questo magazzino potesse servire per la produzione certamente del vino ma magari anche per l’appassimento delle uve secondo la tradizione che è riconducibile a Cassiodoro e che potrebbe farne uno dei luoghi di produzione di quell’acinaticium (acinatico) nella sua lettera al re Teodorico. Ci stiamo lavorando – conclude De Zuccato – soprattutto per quello che riguarda la datazione, perché vorrebbe dire che questa produzione vitivinicola è durata parecchio nella villa, forse anche oltre il limite della vita della villa stessa come tale”.

“La vita della villa con i resti così come li vediamo oggi – spiega De Zuccato – forse termina poco dopo la fine dell’Impero romano. Pensiamo che la villa sia vissuta per tutto il V secolo, anche se non è proprio semplice stabilire dei confini cronologici tra un’epoca e l’altra. Però abbiamo trovato tracce notevoli di quella che noi abbiamo chiamato, in una delle sessioni del convegno, Dopo la villa, perché c’è una frequentazione chiara, diffusa anche dell’area della villa e di quelle che probabilmente erano le strutture sicuramente in parte ancora in piedi, ancora in discreto stato, e in parte forse integrate da strutture nuove fatte con materiali di demolizione, di recupero dei muri della villa. E poi andando avanti nel tempo, con il proseguire della decadenza di queste strutture e delle demolizioni, si arriva anche al VII, l’VIII secolo, forse anche al IX secolo. Quindi siamo in età contemporanea alla presenza di Teodorico, dei Goti, e poi dei Longobardi. Questo è sicuro per il fatto che sono presenti alcune sepolture fatte all’interno delle strutture della villa. Sepolture povere, soprattutto di bambini, che sono state datate tra il VII e l’VIII secolo. Ma la cosa interessante è che sul limite delle strutture della villa abbiamo trovato anche due tombe di età longobarda. Una di queste due tombe è riferibile a una principessa (?), una nobildonna sicuramente perché aveva tre bracciali, due dei quali molto belli, bracciali tipicamente longobardi a tamponi, e uno in ferro. Nell’altra tomba invece c’erano vari inumati. È stata una tomba utilizzata più volte, una tomba multipla, e anche qui con i segni della cultura longobarda, i caratteristici pettini in osso, delle perle in pasta vitrea. Ciò vuol dire che la villa ha continuato a vivere per un bel po’ di tempo. Tutto questo è oggetto di studio. Anche le tracce delle abitazioni realizzate tra i resti della villa sono interessanti: in parte sono state realizzate con materiali di spoglio, ma in parte sono state realizzate con strutture di legno, perché ci sono i buchi nei pavimenti che testimoniano questi impianti. Di questa fase abbiamo trovato una grande abbondanza di materiali ceramici, come stoviglie da cucina, materiali insomma di uso comune, cosa che invece abbiamo trovato in maniera scarsissima per quello che riguarda la villa in età romana. Lì c’è una povertà assoluta forse proprio perché la villa è stata spogliata intenzionalmente prima di essere abbandonata”.

verona_sabap_convegno-villa-di-mosaici-di-negrar_presentazione_locandinaIL PROGRAMMA DELLA GIORNATA DI STUDIO LUNEDÌ 16 DICEMBRE 2024. Alle 9.30 Saluti istituzionali: Andrea Rosignoli (soprintendente ABAP per le province di Verona Rovigo, Vicenza), Paolo De Paolis (direttore dipartimento di Culture e Civiltà – università di Verona); Fausto Rossignoli (sindaco di Negrar di Valpolicella). INTRODUZIONE Alle 10, Vincenzo Tinè (soprintendente ABAP VE-Met), “Il progetto di studio e la valorizzazione”. SESSIONE 1: LA VILLA Presiede Francesca Ghedini (università di Padova) Alle 10.15, Patrizia Basso, Nicola Delbarba (università di Verona), Gianni de Zuccato (già soprintendenza ABAP Verona Rovigo, Vicenza), “La villa: considerazioni planimetriche e funzionali”; 10.45, Federica Rinaldi (parco archeologico del Colosseo), “I rivestimenti pavimentali: decorazione, funzione e cronologia”; 11, pausa caffè; 11.15, Monica Salvadori (università di Padova), Katia Boldo, Simone Dilaria, Anna Favero, Federica Stella Mosimann, Clelia Sbrolli, “Approcci multidisciplinari per la conoscenza della pittura parietale in contesto: il caso della villa di Negrar”; 11.30, Diana Dobreva, Anna Nicolussi (università di Verona), “Note preliminari sulla ceramica tardoantica della villa: osservazioni cronologiche, tipologiche e archeometriche”; 11.45, Dario Calomino (università di Verona), “Il quadro dei ritrovamenti monetali”. SESSIONE 2: DOPO LA VILLA Presiede Andrea Augenti (università di Bologna) Alle 12, Fabio Saggioro, Nicola Mancassola (università di Verona), Alberto Manicardi (SAP), “Le fasi di frequentazione altomedievale”; 12.30, Nicola Mancassola (università di Verona), “Le ceramiche da cucina altomedievali”; 12.45, pausa pranzo; 14.15, Laura Bonfanti, Irene Dori (università di Firenze), Alessandra Varalli (Aix-Marseille Université, CNRS, Ministère de la Culture, LAMPEA), “Gli inumati altomedievali: i risultati delle analisi bioarchaeologiche e isotopiche”; 14.30, Elisa Possenti (università di Trento), Lisa Martinelli (università di Udine), “I reperti metallici e in osso lavorato di età medievale”. SESSIONE 3 APPROCCI ANALITICI Presiede Jacopo Bonetto (università di Padova) Alle 14.45 Gianfranco Valle (geoarcheologo professionista), “Studio geomorfologico e ricostruzione ambientale”; 15, Valeria Luciani, Elena Marrocchino, Michele Zuccotto (università di Ferrara), “Caratterizzazione in sezione sottile di materiali lapidei”; 15.15, pausa caffè; 15.30, Elena Marrocchino, Michele Sempreboni (università di Ferrara), “Prime analisi sui leganti”; 15.45, Silvia Bandera (università di Verona), “Analisi dei resti faunistici”; 16, Marco Marchesini, Madalina Daniela Ghereg, Silvia Marvelli, Anna Chiara Muscogiuri, Elisabetta Rizzoli (Laboratorio di Palinologia e Archeobotanica C.A.A. Nicoli), “Vegetazione, viticoltura e alimentazione attraverso le analisi archeobotaniche”; 16.30, dibattito.

 

 

Belluno. A Palazzo Fulcis giornata di studi e apertura della mostra “Dolomiti e Pianura. Vita e culture a confronto 3.000 anni fa”: un focus sulla Circolazione di materie prime (rame) e trasmissione di idee tra le comunità a Nord e a Sud delle Alpi. Ecco il ricco programma

belluno_palazzo-fulcis_giornata-di-studi-e-mostra-dolomiti-e-pianura_locandina

Locandina della mostra “Dolomiti e pianura. Vita e culture a confronto 3.000 anni fa” a Palazzo Fulcis di Belluno dal 14 dicembre al 30 marzo 2025

L’attesa è finita. Sabato 14 dicembre 2024 per iniziativa della Fondazione Giovanni Angelini in collaborazione con il museo civico di Belluno apre a Palazzo Fulcis di Belluno la mostra “Dolomiti e Pianura. Vita e culture a confronto 3.000 anni fa”, con un lunghissimo sottotitolo “Circolazione di materie prime e trasmissione di idee tra le comunità a Nord e a Sud delle Alpi, tra la fine dell’Età del Bronzo e la prima Età del Ferro”, e la giornata di studi. Data la capienza ridotta del salone nobile di Palazzo Fulcis, per partecipare alla giornata di studi si raccomanda la prenotazione al numero del Museo 0437 913323 o via email prenotazionimuseo@comune.belluno.it.La mostra sarà visitabile con il biglietto d’ingresso al museo dal 14 dicembre 2024 al 30 marzo 2025.

belluno_palazzo-fulcis_mostra-dolomiti-e-pianura_allestimento_1_foto-fondazione-angelini

Un pannello didattico della mostra “Dolomiti e Pianura. Vita e culture a confronto 3.000 anni fa” a Palazzo Fulcis di Belluno (foto fondazione angelini / sabap-ve)

Le caratteristiche apparentemente ostili dell’ambiente montano hanno fortemente condizionato sin dall’epoca antica l’antropizzazione di valli e terrazzi alpini. Questa complessità ha portato l’uomo ad escogitare strategie di adattamento di cui è ricca la storia delle Dolomiti, non solo tra preistoria e protostoria ma anche in fasi ben più recenti. Ne sono testimonianza saperi e tecniche legati alle attività di sussistenza, che per questo ambiente sono anzitutto pastorizia e alpeggio, con forme integrate di agricoltura. Alla circolazione delle conoscenze tra le comunità a nord e a sud dei versanti montani, si unisce la trasmissione di materie prime e beni di pregio: in epoca protostorica il collegamento e il flusso di beni materiali tra opposti versanti sono stati accompagnati dalla trasmissione di modelli e idee, di cui abbiamo documentazione nei resti di cultura materiale, che hanno permesso di ricostruire la vita in territori montani tra loro confinanti. Il Bellunese rientra nel più ampio quadro del popolamento delle Dolomiti e dei contatti con l’area circumalpina e l’area padana nella fase conclusiva dell’età del Bronzo.

belluno_palazzo-fulcis_mostra-dolomiti-e-pianura_allestimento_foto-fondazione-angelini

Allestimento della mostra “Dolomiti e Pianura. Vita e culture a confronto 3.000 anni fa” a Palazzo Fulcis di Belluno (foto fondazione angelini / sabap-ve)

La mostra pone l’attenzione proprio sulla connessione continua tra queste tre regioni, le Dolomiti bellunesi, la fascia confinante tra Trentino orientale e Alto Adige / Sudtirol meridionale e la pianura padana centrale, attraverso aspetti della cultura materiale che consentono di apprezzare la fitta rete di scambi avvenuti tra II e I millennio a.C. Proprio nell’ambito di questi rapporti culturali e commerciali, di centrale importanza è il tema della circolazione metallurgica e dell’estrazione del rame, risorsa fondamentale per la comprensione delle dinamiche di popolamento del mondo dolomitico e alpino dell’età del Bronzo e delle complesse relazioni commerciali che lo avvicinano al mondo padano e, tramite il collegamento delle principali vie fluviali, al Mediterraneo.

belluno_palazzo-fulcis_giornata-di-studi_locandinaProgramma della giornata di studi. MATTINO Alle 10, saluti delle autorità: Vincenzo Tinè, soprintendente Archeologica Belle arti e Paesaggio Venezia Padova Treviso e Belluno; Giovanni Leonardi, senior full professor università di Padova; Andrea Cardarelli, presidente istituto italiano di Preistoria e Protostoria. CHAIR: Monica Miari; 10.30, Franco Marzatico: “ll Trentino e le aree limitrofe: uno sguardo sulla circolazione della produzione metallurgica”; 10.50, Umberto Tecchiati: “Dall’età del Bronzo all’età del Ferro in Alto Adige/ Südtirol. Aggiornamenti e nuove prospettive”; 11.10, Gerhard Tomedi: “Riflessioni sulla genesi della cultura Fritzens-Sanzeno nel Tirolo settentrionale/Reflections on the Genesis of the Fritzens-Sanzeno Culture in North Tyrol”; 11.30, coffee break; 11.50, Andrea Cardarelli: “Dalle Alpi alla grande pianura: rapporti fra le comunità delle terramare e mondo alpino tra Bronzo medio e recente”; 12.10, Michele Cupitò: “Spunti di riflessione sui rapporti tra l’area alpina e la pianura veneta sud-occidentale tra la fine dell’età del Bronzo e l’inizio della prima età del Ferro”; 12.30, Elena Silvestri: “Nuovi dati sulla tarda età del Bronzo e l’età del Ferro in Trentino dall’abitato di Lavis località Bristol”; 12.50, discussione sui lavori della mattinata; 13.10, buffet in Museo.

POMERIGGIO CHAIR: Umberto Tecchiati; 14.30, Gilberto Artioli, Ivana Angelini: “Dati d’insieme dalla ricerca di Alpine archeo copper project”; 14.50, Giovanni Tasca, David Vicenzutto: “Circolazione dei tipi metallici tra Alpi orientali e pianura veneto-friulana. Un focus sulle asce della tarda età del bronzo”; 15.10, Anna Angelini, Valentina Donadel: “Dal museo civico di Belluno agli scavi stratigrafici: circolazione di metalli e sistemi insediativi nelle Dolomiti bellunesi tra tarda età del Bronzo e età del Ferro”; 15.30, coffee break; 15.50, Mara Migliavacca, Valentina Donadel, Alberto Balasso, Silvia Bandera, Giuseppe Maltese: “Il sito fortificato di Monte Palazzo: un nodo strategico di scambi nelle Prealpi venete”; 16.10, Carlo Mondini, Aldo Villabruna: “L’età del Bronzo alla luce di quarant’anni di ricerche del gruppo Amici del Museo di Belluno”; 16.30, conclusione dei lavori e discussione.

Segue visita libera all’esposizione “Dolomiti e pianura. Vita e culture a confronto 3000 anni fa” nel lapidarium del Museo.

Verona. Criptoportico di Corte Sgarzerie: per festeggiare i 10 anni di apertura dell’area archeologica, l’associazione Archeonaute apre il sito gratuitamente a tutti

verona_corte-sgarzerie_visita-guidata

Visita guidata all’area archeologica di Corte Sgarzerie a Verona (foto archeonaute)

Febbraio 2014. “Verona romana rivela un altro dei suoi tesori: il criptoportico capitolino. Sabato 8 febbraio, alle 12, alla presenza del direttore regionale per i Beni culturali Ugo Soragni, del soprintendente ai Beni archeologici del Veneto Vincenzo Tiné, del sindaco di Verona Flavio Tosi e del presidente di Cariverona Paolo Biasi, sarà inaugurata l’area archeologica del criptoportico capitolino in corte Sgarzerie a Verona”. Così archeologiavocidalpassato.com annunciava l’apertura di una nuova area archeologica nel cuore di Verona, con gestione e visite guidate a cura dell’associazione Archeonaute. E l’allora soprintendente Vicenzo Tinè spiegava: “L’area archeologica di Corte Sgarzerie è uno straordinario palinsesto di strutture archeologiche che consente di percorrere la storia del settore centrale di Verona dall’età romana al Medioevo. Gli scavi, condotti dalla soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto tra 1988 e 2004 sotto la Loggia delle Sgarzerie, con fondi ministeriali e con il sostegno economico di Fondazione Cariverona, hanno messo in luce un tratto del portico sotterraneo (criptoportico) che su tre lati circondava il Capitolium, il principale tempio cittadino dedicato alle tre divinità Giove, Minerva, Giunone” (vedi A Verona apre al pubblico il criptoportico capitolino in corte Sgarzerie | archeologiavocidalpassato).

Sono passati dieci anni dall’inaugurazione del Criptoportico di Corte Sgarzerie: un decennio di gestione da parte dell’associazione Archeonaute, sotto la supervisione della soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto, prima, e della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, poi. Così Archeonaute ha deciso di celebrare questo traguardo speciale aprendo le porte del sito a tutti coloro che desiderano festeggiare con l’associazione e conoscerne la storia. Un’occasione unica per scoprire e condividere l’impegno di Archeonaute per il patrimonio culturale. Appuntamento domenica 3 marzo 2024, dalle 10 alle 12. Ingresso gratuito senza prenotazione.

Padova. “Archeologia Urbana – Dallo scavo alla valorizzazione”: giornata di studi in onore di Marisa Rigoni promosso dalla Società Archeologica Veneta. Il programma

padova_palazzo-zacco-armeni_giornata-di-studi_archeologia-urbana-dallo-scavo-alla-valorizzazione_locandina“Archeologia Urbana – Dallo scavo alla valorizzazione”: giornata di studi giovedì 8 giugno 2023, dalle 9.30, a Palazzo Zacco Armeni – Circolo Unificato dell’Esercito, in piazza Prato della Valle a Padova, evento promosso dalla Società Archeologica Veneta, con la partecipazione della nostra soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso e di quelle per le province di Verona Vicenza e Rovigo e del Friuli Venezia Giulia. L’iniziativa, giunta alla sua seconda edizione, ha lo scopo di far incontrare le varie realtà del panorama scientifico, istituzionale e ministeriale sul tema specifico dell’archeologia urbana, condividendo esperienze, progetti e riflessioni. Quest’anno l’evento è dedicato ad una persona significativa nella storia dell’ente organizzatore (Società Archeologica Veneta Odv): Marisa Rigoni. L’ingresso è libero con prenotazione obbligatoria (posti limitati – scrivere a archeologicaveneta@gmail.com). Programma: alle 9.30, saluti istituzionali; 9.40, inizio lavori, chairman Vincenzo Tinè, soprintendente ABAP Padova. Interventi: Giulia Pelucchini su “Alle porte di Vicetia: dati archeologici recenti sulla cintura extraurbana”; Cinzia Rossignoli, Sara Emanuele e Federica Santinon su “Recupero e restauro di un gruppo di lamine in bronzo figurate da scavi di un metanodotto a Quinto Vicentino”; Chiara D’Incà, David J. Hosking su “Il battistero romanico della cattedrale di Feltre: i resti archeologici”; Maria Cristina Vallicelli, Claudia Pizzinato su “Oderzo, la necropoli romana di via Girardini e Tonello: dallo scavo alla valorizzazione”. Alle 11.15, coffee break. A seguire: Cristina Bassi su “La casa romana di via A. Rosmini a Trento. Tutela e valorizzazione di un sito dal 1954 ad oggi”; Patrizia Basso su “Aquileia: le mura e il mercato tardoantichi”; Simonetta Bonomi su “L’area archeologica di via dei Capitelli a Trieste”. Alle 13.15, lunch break. Alle 14.25, ripresa lavori, chair Simonetta Bonomi. Interventi: Elisa Possenti su “Le due civitates di Trincto.inia e Tredentem dell’Anonimo Ravennate”; P. Donat, L. Mandruzzato, F. Oriolo, S. Vitri su “La ripresa delle indagini nella basilica di Iulium Carnicum: dati per la restituzione delle ultime fasi di frequentazione”; Annachiara Bruttomesso su “Il Museo Zannato di Montecchio Maggiore e Sistema Museale Agno Chiampo”. Alle 16, .00 coffee break. A seguire: Emanuela Gilli su “Un museo e il suo territorio tra tutela, conservazione ed educazione. I primi 40 anni del Museo Civico di Montebelluna”; Viviana Frisone, Elena Marzola, Giulia Pelucchini su “L’antefissa fittile della Potnia Theron di Vicenza: un reperto restituito alla comunità”; Loretta Zega su “Riflessioni sul restauro, la valorizzazione e la manutenzione delle aree archeologiche: una questione di metodo”. Alle 17.45, Giulio Carraro, Arturo Zara su “La nuova collana editoriale R.I.S.A.”. Alle 18, chiusura lavori.

Negrar. A villa Rizzardi-Pojega l’incontro “Archeologia a Negrar: le ricerche in corso” per illustrare i risultati delle ricerche archeologiche in corso in tutto il territorio negrarese, con focus speciale sulla Villa dei Mosaici

verona_sabap_presentazione-ricerche-villa-dei-mosaici_locandinaNon solo la Villa dei Mosaici di Negrar ancora protagonista, dopo le visite guidate andate subito in sold out. Venerdì 14 aprile 2023, alle 17.30, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza in collaborazione con il Comune di Negrar di Valpolicella, l’università di Verona e l’università di Milano organizza, a Villa Rizzardi – Pojega, l’incontro “Archeologia a Negrar: le ricerche in corso” per illustrare i risultati delle ricerche archeologiche in corso in tutto il territorio negrarese, rese possibili anche grazie a sponsorizzazione e ad accordi di partenariato pubblico-privato tra la Soprintendenza, il Comune di Negrar di Valpolicella, le Università e ad alcune aziende vitivinicole della Valpolicella. Un focus particolare sulla Villa dei Mosaici dove è in corso di definizione il progetto per la valorizzazione come area archeologica con strutture e percorsi attrezzati per la pubblica fruizione. Dopo i saluti e la presentazione dell’incontro da parte di Roberto Grison (sindaco di Negrar di Valpolicella) e Brunella Bruno (soprintendenza APAB per le province di Verona, Rovigo e Vicenza), interverranno: Paola Salzani (soprintendenza APAB per le province di Verona, Rovigo e Vicenza) e Umberto Tecchiati (università di Milano) su “Prima della villa: ricerche archeologiche e paleoambientali nel sito preistorico di Colombare”; Gianni De Zuccato (già soprintendenza APAB per le province di Verona, Rovigo e Vicenza), Nicola Delbarba (università di Verona) su “La Villa dei mosaici dallo scavo alla ricostruzione 3D”; Patrizia Basso (università di Verona), Gianni De Zuccato (già soprintendenza APAB per le province di Verona, Rovigo e Vicenza) su “La Villa dei mosaici e la produzione vinicola”; Alberto Manicardi (SAP Società Archeologica) su “Le ultime fasi dello scavo”; Vincenzo Tinè (soprintendenza APAB per l’Area Metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso) su “Il progetto di valorizzazione”. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.