Archeologia in lutto. È morto a 72 anni il prof. Mario Capasso, insigne papirologo, fondatore e illustre direttore del Centro di Studi papirologici, del museo Papirologico e del Soknopaiou Nesos Project dell’università del Salento

Il prof. Mario Capasso, papirologo, professore emerito dell’università del Salento, è morto a 72 anni (foto unisalento)
Archeologia in lutto. Nel giorno di Santo Stefano si è spento a 72 anni, a Lecce, il prof. Mario Capasso, insigne papirologo, fondatore e illustre direttore del Centro di Studi papirologici, del museo Papirologico e del Soknopaiou Nesos Project dell’università del Salento. Lascia la moglie Gabriella, e le figlie Antonella e Alessandra. I funerali si terranno sabato 30 dicembre 2023, alle 9, nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo a Silea (Tv). Così lo ricorda l’università del Salento di cui era professore emerito: “Un uomo di eccezionale valore scientifico e umano, che ha illuminato il nostro Ateneo e che rimarrà sempre nel cuore della sua comunità accademica. Presidente nazionale della Associazione Italiana di Cultura Classica, Direttore di importanti missioni archeologiche in Egitto e fondatore del Museo papirologo dell’Università del Salento. È considerato uno dei più importanti papirologi al mondo e faremo di tutto per onorarne la memoria e dare continuità alle sue ricerche”.

Il prof. Mario Capasso, papirologo, professore emerito dell’università del Salento, è morto a 72 anni (foto unisalento)
Mario Capasso già professore ordinario di Papirologia nell’università del Salento, nella quale ha insegnato anche Papirologia Ercolanese, Egittologia ed Epigrafia Greca. Ha insegnato, inoltre, Papirologia all’università di Foggia e Paleografia Greca all’università “L’Orientale” di Napoli. Da circa quarant’anni è impegnato nello studio dei Papiri Ercolanesi quali fonti per la storia della filosofia e del libro antico. Ha condotto ricerche su papiri greci letterari e documentari di provenienza egiziana, con particolare interesse per gli aspetti sia testuali sia bibliologici e paleografici.

Un numero della rivista scientifica “Papyrologica Lupiensa” a cura di Mario Capasso
È stato direttore di alcune Riviste scientifiche: “Papyrologica Lupiensia”. Bollettino annuale del Centro di Studi Papirologici; “Studi di Egittologia e di Papirologia”; “Scripta. An International Journal of Codicology and Palaeography” (con G. Prato); “Byblos”. Bollettino annuale del Museo Papirologico”. Ha diretto le Collane: Biblioteca degli “Studi di Egittologia e di Papirologia”; “I Quaderni di Atene e Roma”; “Syngrammata”; “La memoria e l’Antico”; “Gli Album del Centro di Studi Papirologici”; “Cocumella”; “L’Officina. Piccola Biblioteca di Papirologia Ercolanese”. Inoltre ha fondato e diretto il “Corpus dei Papiri Storici Greci e Latini”. È stato membro del Comité Scientifique di Papyrologica Leodiensia, Collana del CEDOPAL dell’Université de Liège.

Il prof. Mario Capasso, papirologo, professore emerito dell’università del Salento, è morto a 72 anni (foto unisalento)
Nel 1992 ha fondato il Centro di Studi Papirologici dell’università del Salento, che ha diretto dalla sua fondazione. Dal 1993 al 2003 è stato codirettore della missione congiunta delle università di Lecce e Bologna a Bakchias (Fayyum, Egitto). Dal 2004, insieme a Paola Davoli, è stato direttore della Missione Archeologica dell’università di Lecce a Soknopaiou Nesos (Fayyum, Egitto). Nel 2000 ha fondato la Scuola Estiva di Papirologia dell’università del Salento, a cadenza biennale, alternata al Corso Libero di Restauro del Papiro, che ha fondato nel 2001. Nel 2004 gli è stato attribuito, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, il premio Ciaia-Schena per le sue ricerche papirologiche. Nel 2007 ha fondato il museo Papirologico dell’università del Salento, che ha diretto dalla sua fondazione.

Copertina del libro “Introduzione alla papirologia” di Mario Capasso
Ha organizzato l’International Meeting of Egyptology and Papyrology “New Archaeological and Papyrological Researches on the Fayyum” (con Paola Davoli, Lecce, 8-10 giugno 2005); la I Tavola Rotonda del Centro di Studi Papirologici “Soknopaios, the temple and worship” (con Paola Davoli, Lecce, 10 ottobre 2013). Ha diretto il restauro dei Papiri dell’università di Oxford, del museo Egizio del Cairo, dell’università di Ayn Shams (Cairo). Ha restaurato i papiri del museo civico Archeologico di Bologna, dell’Università di Liegi e la celebre Charta Borgiana del museo Archeologico nazionale di Napoli. Ha pubblicato oltre 400 lavori scientifici nell’àmbito della Papirologia.
Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale il convegno “Paradeigmata. Cantieri, tecniche e restauri nel mondo greco d’Occidente”. Due giornate di studi, in presenza e on line, per definire i “modelli” dell’edilizia greca in Magna Grecia e Sicilia
Quasi trenta diversi interventi per definire i “modelli”, tra tradizione e innovazione, dell’edilizia greca nei più importanti centri della Magna Grecia e della Sicilia. Appuntamento al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria il 4 e il 5 luglio 2023 per il grande convegno “Paradeigmata. Cantieri tecniche e restauri nel mondo greco d’Occidente”. Due giornate di studi, per un evento nato dalla collaborazione tra il MArRC, l’università Mediterranea di Reggio Calabria e l’università di Foggia. Il convegno è curato dal direttore del Museo, Carmelo Malacrino, dalla prof.ssa Angela Quattrocchi, docente di Restauro all’università reggina, e dal prof. Riccardo Di Cesare, professore associato all’ateneo pugliese. L’organizzazione è stata coordinata da Maria Domenica Lo Faro, funzionario del Museo. La partecipazione come uditore è libera, fino a disponibilità di posti. Sarà possibile seguire i lavori anche in streaming, su piattaforma digitale. “Da anni lavoriamo per la realizzazione di questo importante convegno scientifico”, commenta il direttore Malacrino. “Il MArRC è diventato un grande museo, non solo in termini di numeri di visitatori e qualità dei servizi, ma anche come polo culturale e centro di ricerca. Tante università italiane e straniere stanno collaborando nello studio delle ricche collezioni museali, sia esposte che conservate nei depositi. Allo stesso tempo sono stati promossi numerosi convegni internazionali, anche in sinergia con atenei e altri enti di ricerca. Sono felice che tanti studiosi abbiano risposto con entusiasmo all’invito a partecipare a questo incontro scientifico e ringrazio i colleghi Angela Quattrocchi e Riccardo Di Cesare per la continua e variegata collaborazione, basata anche su una fraterna amicizia”.
“L’università di Foggia”, dichiara il prof. Di Cesare, “ha promosso con convinzione questo originale incontro scientifico su un tema di ricerca capace di portare grandi novità. Non vediamo l’ora di riunirci insieme ai tanti qualificati studiosi che hanno voluto offrire il loro prezioso contributo. L’archeologia, la scienza “investigativa” delle tracce materiali, ci permette di ricostruire il cantiere edilizio antico nelle sue tappe, dalla cava alla costruzione fino ai restauri. Una splendida occasione per rivedere all’opera le maestranze, le macchine, i materiali protagonisti nei processi di costruzione degli edifici e delle infrastrutture dell’antico mondo greco d’Occidente”. E la prof.ssa Quattrocchi: “Questo convegno invera nuovamente la costruttiva collaborazione tra il Museo e le Università. Un approfondimento di tematiche legate alle specificità identitarie dei beni culturali del territorio, nell’ottica di una sempre più estesa e consapevole divulgazione dei suoi valori storico-artistici”.
Ad aprire il convegno con i saluti istituzionali sono stati invitati la vicepresidente della Regione Calabria, Giusy Princi; il sindaco della Città Metropolitana, Carmelo Versace; il sindaco del Comune di Reggio Calabria, Paolo Brunetti; e il magnifico rettore dell’università Mediterranea, Giuseppe Zimbalatti. La prima giornata si aprirà con l’intervento del direttore generale Musei, Massimo Osanna, e sarà dedicata ai temi generali e alla Magna Grecia, con una relazione introduttiva sui cantieri nei santuari greci del prof. Giovanni Marginesu, dell’università di Sassari. Partendo da Cuma e Velia si giungerà nel pomeriggio ai numerosi interventi sui centri antichi del territorio calabrese. Il giorno successivo sarà interamente dedicato alla Sicilia, dall’estremità orientale di Capo Peloro per arrivare ad Agrigento, Segesta e Selinunte.
Per “I Venerdì della Fondazione Paestum”, seminario on line “I Bronzi di Riace. Una storia lunga mezzo secolo”, con Carmelo Malacrino (direttore del museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria) e Riccardo Di Cesare (università di Foggia)
Nuovo appuntamento on line con “I Venerdì della Fondazione Paestum”, ciclo annuale di conferenze su temi di storia e archeologia della Magna Grecia, che quest’anno si chiude con un intervento dedicato ad alcune tra le più straordinarie opere dell’arte greca: venerdì 9 giugno 2023, alle 17, seminario “I Bronzi di Riace. Una storia lunga mezzo secolo”, con Carmelo Malacrino, direttore del museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria, e Riccardo Di Cesare, dell’università di Foggia. Il seminario, che si svolgerà on line sulla piattaforma skype al seguente link: https://join.skype.com/J7TK7ModAGFp, rientra nel programma di eventi promosso dal MArRC per celebrare il Cinquantesimo anniversario della scoperta dei Bronzi di Riace, e si inserisce nell’ambito delle attività della Fondazione Paestum (Centro di Studi comparati sui movimenti coloniali nel Mediterraneo) con sede a Paestum, presieduta dal prof. Emanuele Greco, per molti anni direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene. “La Fondazione Paestum”, dichiara il prof. Greco, “è molto lieta di ospitare la doppia conferenza del direttore Malacrino e del prof. Di Cesare, entrambi allievi della Scuola Archeologica Italiana di Atene. I due hanno pubblicato di recente un ricchissimo volume con delle splendide fotografie di Luigi Spina, col quale hanno tracciato un bilancio di mezzo secolo dalla scoperta dei celebri Bronzi di Riace. Abbiamo voluto anche noi partecipare a questa festa del Cinquantesimo dei Bronzi invitandoli a parlare alla Fondazione Paestum, davanti a un pubblico diverso da quello di Reggio Calabria, ma altrettanto attento e partecipe delle attività che si svolgono in Magna Grecia, in riferimento anche al Mediterraneo antico. Si parlerà della scoperta dei Bronzi e degli studi che negli ultimi cinquant’anni sono diventati una fonte inesauribile di scienza e di conoscenza dell’arte greca antica”. L’incontro si svolgerà alle 17, in modalità a distanza su piattaforma skype. “Ringrazio gli amici della Fondazione Paestum e il presidente Emanuele Greco per questo invito, che creerà una nuova opportunità di valorizzazione dei Bronzi di Riace”, commenta il direttore Malacrino. “Ora che il Cinquantesimo anniversario della scoperta di questi due “Eroi venuti dal mare” sta volgendo al termine si infittiscono le iniziative per concludere al meglio questo anno straordinario. Un anno di promozione culturale che, anche grazie alla partecipazione della Regione, del Comune, della Città Metropolitana, della Camera di Commercio e degli altri enti, sta portando i suoi frutti. Nei primi quattro mesi dell’anno abbiamo registrato oltre il 300 per cento di aumento dei visitatori rispetto al 2022, un incremento che produrrà beneficio anche a tutto il territorio”.
Milano. Alla Fondazione Luigi Rovati, incontro di studi “Gli Etruschi e Lemno: un secolo di ricerche archeologiche italiane” con la Scuola Archeologica di Atene in occasione della mostra sulla Stele di Kaminia, una delle iscrizioni più dibattute dell’antichità classica, in prestito dal museo nazionale di Atene


La mostra “La stele di Kaminia, Gli Etruschi e l’isola di Lemno” al museo d’Arte della Fondazione Luigi Rovati di Milano (foto fondazione rovati)
La stele di Kaminia, una delle iscrizioni più dibattute dell’antichità classica, è al centro dell’incontro di studi “Gli Etruschi e Lemno: un secolo di ricerche archeologiche italiane” che si tiene lunedì 6 marzo 2023, alle 17, al museo d’Arte della Fondazione Luigi Rovati in corso Venezia 52 a Milano in occasione del prestito temporaneo della stele di Kaminia al museo d’Arte dal National Archaeological Museum / Εθνικό Αρχαιολογικό Μουσείο di Atene (21 dicembre 2022 – 16 luglio 2023). Gli studiosi della Scuola Archeologica di Atene tra cui il direttore Emanuele Papi, racconteranno la storia delle ricerche archeologiche italiane a Lemno, indagando il rapporto tra gli Etruschi e l’isola. L’incontro è gratuito e a ingresso libero fino a esaurimento posti. Per prenotare, inviare una mail a prenotazioni@fondazioneluigirovati.org. Saluti e introduzione: Giovanna Forlanelli, presidente della Fondazione Rovati; S.E. Eleni Sourani, ambasciatore di Grecia in Italia; Salvatore Settis, accademico dei Lincei; Gemma Sena Chiesa, prof. Emerita di Archeologia classica all’università Statale di Milano; Giulio Paolucci, curatore della Fondazione Rovati. Incontro di studi “Gli Etruschi e Lemno: un secolo di ricerche archeologiche italiane”: coordina Salvatore Settis, accademico dei Lincei, con Emanuele Papi, direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene; Carlo De Domenico, università Statale di Milano, SAIA; Riccardo Di Cesare, università di Foggia, SAIA; Germano Sarcone, Scuola Normale Superiore di Pisa, SAIA. Conclusioni: Giuseppe Sassatelli, istituto nazionale di Studi etruschi e italici.

Dettaglio della Stele di Kaminia, conservata al museo Archeologico nazionale di Atene, ed esposta in mostra alla Fondazione Luigi Rovati di Milano (foto Daniele Portanome / Fondazione Luigi Rovati)
Con l’occasione sarà presentata anche l’omonima pubblicazione, disponibile anche nella libreria e nello shop online della Fondazione Rovati. La storia della stele, e del popolo di cui era espressione, è narrata in questo libro e nella mostra ora in corso alla Fondazione Luigi Rovati fino al 18 luglio 2023, promossa in collaborazione con la Scuola Archeologica Italiana di Atene, che a Lemno conduce scavi e ricerche da cento anni. Il volume presenta quattro testi, oltre all’introduzione di Emanuele Papi, direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, firmati da Carlo De Domenico, Riccardo Di Cesare, Germano Sarcone e ancora Emanuele Papi. La stele di Kaminia, conservata al museo Archeologico nazionale di Atene è una delle tre iscrizioni, tra le più illustri dell’antichità, che hanno guidato generazioni di italiani nell’Ellade alla ricerca del passato. Creata nel VI secolo a.C. come segnacolo di una tomba, e recuperata tra il 1883 e il 1885 nell’isola di Lemno, era originariamente alta un paio di metri ma oggi rimane solo la metà superiore, con il profilo di un uomo che impugna lancia e scudo e che si era distinto nella società per le sue virtù di combattente. Intorno alla figura e sul lato destro della pietra furono incise duecento lettere dell’alfabeto greco: in tutto trentatré parole su undici righe scritte in direzione alternata, dall’alto in basso e di seguito dal basso in alto, oppure da destra a sinistra e poi viceversa. Ma la lingua scritta in greco non è greca né indoeuropea e appartiene alla stessa famiglia dell’etrusco e del retico, che si parlava e scriveva in una zona ai confini tra Austria, Svizzera e Germania. Gli archeologi, gli storici e i linguisti che si occupano della stele di Kaminia e del suo contesto sono alle prese con una questione ancora irrisolta. Ci si chiede infatti se gli abitanti di Lemno, testimoniati dalla stele e dalle altre iscrizioni, siano della stessa stirpe degli Etruschi migrati dall’Anatolia, con un gruppo stanziato a Lemno e un altro arrivato in Etruria, oppure se si tratti di Etruschi giunti a Lemno dall’Italia, per fondare una colonia o una stazione commerciale e di pirati nell’Egeo. Non è facile sapere cosa sia successo. La comunità che scriveva sulla pietra e sulla terracotta nella lingua lemnia non si distingue da altri eventuali gruppi sociali ed etnici dell’isola, con i quali poteva condividere la stessa cultura materiale e figurativa, tecnologie, riti religiosi e funerari, modi di vivere. Se i Tirreni di Lemno sono venuti dall’Etruria, non hanno mantenuto molti contatti con la madrepatria a giudicare dalla completa assenza di oggetti fabbricati in Italia. Per l’ipotesi della migrazione dall’Anatolia siamo completamente all’oscuro del luogo di provenienza, della cultura e delle tradizioni di origine. “La verità nessun la vide, non c’è che l’opinione” (Simonide di Ceo).
Taranto Port Days: il museo Archeologico nazionale propone il docu-film “Ionio. Un dialogo tra due mari” di Lorenzo Scaraggi
Anche quest’anno il museo Archeologico nazionale di Taranto è tra i protagonisti del Taranto Port Days 2022. Venerdì 7 ottobre 2022, alle 18, al porto dal Varco Est, calata n. 1, appuntamento con la proiezione del docu-film “Ionio. Un dialogo tra due mari”, con la regia di Lorenzo Scaraggi e la narrazione di Nicolò Carnimeo. L’ingresso è gratuito. Alla presentazione del documentario oltre il regista Lorenzo Scaraggi, all’autore Nicolò Carnimeo, parteciperanno la direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti; il prof. Danilo Leone, dell’università di Foggia; il Comandante del Comando Marittimo Sud, l’ammiraglio Salvatore Vitiello. “Ionio. Dialogo tra due mari” è una breve, ma intensa narrazione tra solchi delle mani e banchine dei porti, rimandi storici e memorie dei luoghi. Il docufilm nasce con l’obiettivo di far dialogare due mari, due città – Taranto e Corfù – due punti di attracco che per secoli hanno visto partire e approdare marinai, mercanti, guerrieri, filosofi, artisti e sognatori. È un racconto visivo fatto di narrazioni diverse, in lingue diverse che parlano lo stesso linguaggio: quello del mare e della storia. Narrazioni spontanee, dove i protagonisti sono gli operatori del mare, gli itticoltori, i pescatori capaci di raccontare meglio di chiunque altro il loro territorio, con parole semplici e vere.
Lucca. Il museo Archeologico nazionale di Taranto partecipa alla XVIII edizione di “LuBeC – Lucca Beni Culturali” nell’ambito del workshop “Le sfide del digitale dalla valorizzazione del patrimonio culturale all’interazione con i nuovi pubblici. Buone pratiche” con l’esperienza di “phygital exhibition” della mostra “Taras e i doni del Mare”


L’esperienza di “phygital exhibition” della mostra “Taras e i doni del Mare” al museo Archeologico nazionale di Taranto (foto MArTa)
Anche il museo Archeologico nazionale di Taranto parteciperà alla XVIII edizione di “LuBeC – Lucca Beni Culturali”, che si svolge il 6 e il 7 ottobre 2022 al Real Collegio di Lucca, al quale il ministero della Cultura presenta un corposo programma di incontri, laboratori pratici e uno spazio espositivo istituzionale. Il museo Archeologico nazionale di Taranto sarà presente al LuBeC venerdì 7 ottobre 2022, dalle 14.30 alle 14.50, nell’ambito del workshop “Le sfide del digitale dalla valorizzazione del patrimonio culturale all’interazione con i nuovi pubblici. Buone pratiche” con l’esperienza di “phygital exhibition” della mostra “Taras e i doni del Mare”, a cura del MArTA, in collaborazione con l’università di Foggia. Intervengono: Eva Degl’Innocenti, direttore museo Archeologico nazionale di Taranto – MArTA; Danilo Leone, professore associato di Metodologie della ricerca archeologica dell’università di Foggia; e Lorenzo Mancini, funzionario archeologo del museo Archeologico nazionale di Taranto – MArTA. Iscrizione obbligatoria: iscriviti. La mostra “Taras e i doni del mare” si pone a conclusione del progetto FISH.&C.H.I.P.S. (Fisheries and Cultural Heritage, Identity, Participated Societies – Interreg V-A Greece-Italy 2014-2020). Una mostra “phygital”, fisica e digitale, basata su una combinazione di virtualità e materialità degli oggetti, multimedialità e tradizione, per un’esperienza di visita innovativa e coinvolgente.
Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale apre la mostra fotografica “I Bronzi di Riace. Un percorso per immagini” a cura di Carmelo Malacrino e Luigi Spina. E presentazione del libro fotografico “Bronzi di Riace”

Locandina della mostra fotografica “I Bronzi di Riace. Un percorso per immagini” al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria dal 10 agosto al 23 ottobre 2022
A pochi giorni dall’anniversario del rinvenimento dei magnifici Bronzi di Riace, avvenuta il 16 agosto 1972, nell’ambito del programma per celebrare il Cinquantesimo anniversario della scoperta, mercoledì 10 agosto 2022, alle 17.30, al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria apre la mostra fotografica “I Bronzi di Riace. Un percorso per immagini”, tutta dedicata a questi due “Eroi venuti dal mare”, curata dal direttore del Museo, Carmelo Malacrino, e da Luigi Spina, riconosciuto da Artribune quale miglior fotografo italiano del 2020. Sedici fotografie di grande formato (90 x 134 cm) verranno esposte nello spazio della suggestiva scalinata piacentiniana del MArRC, proponendo un dialogo visivo fra le due sculture. La sequenza di otto più otto fotografie, dedicate rispettivamente alla statua A e alla statua B, metterà in evidenza un lento movimento che, seppur incessante, crea pause e ritmo. Durante l’inaugurazione della mostra sarà presentato in anteprima al pubblico il libro fotografico “Bronzi di Riace”, quarto volume della collana “Tesori Nascosti” di 5 Continents Editions, nel quale i testi di Carmelo Malacrino e Riccardo Di Cesare dialogano con la ricerca fotografica di Luigi Spina. La pubblicazione, che vanta un’edizione italiana, una inglese e una francese, sarà acquistabile in tutte le librerie italiane e sul sito dell’editore a partire dal 19 agosto 2022.

Bronzi di Riace: guerriero A, dettaglio (foto luigi spina)

Bronzi di Riace: guerriero B, dettaglio (foto luigi spina)
“Questa esposizione, nata in collaborazione con il noto fotografo d’arte Luigi Spina, sarà un tributo alla bellezza e alla potenza iconografica dei Bronzi di Riace, capolavori indiscussi dell’arte greca del V secolo a.C.”, dichiara il direttore del Museo, Carmelo Malacrino. “Alla mostra, visitabile fino al prossimo 23 ottobre, si accompagnerà anche un prezioso catalogo, nel quale le immagini di Spina affiancheranno una narrazione storica e artistica sulle due statue, che ho avuto il piacere di redigere insieme a Riccardo Di Cesare, archeologo e docente all’università di Foggia. Una narrazione che immergerà il lettore nella storia suggestiva dei Bronzi, tra verità scientifiche e domande rimaste ancora aperte. Il mio ringraziamento va a tutti coloro che hanno collaborato per rendere possibile la realizzazione di questo progetto e del volume di corredo, la cui traduzione, in inglese e francese, sarà un efficace strumento di promozione e divulgazione dei Bronzi di Riace in tutto il mondo”. “L’epidermide bronzea, diversa per ciascun soggetto”, spiega Spina, “prende forma, densità e lucentezza, e il chiaroscurale dei corpi si tinge dello spettro multiforme del bronzo che, al variare della luce, mostra superfici corporee che dialogano con l’occhio dell’osservatore”.
Taranto. Per i “Mercoledì del MArTA”, nell’ambito del ciclo “Taras e i doni del mare. Oltre la Mostra. Conversazioni sul mare e le sue risorse”, appuntamento on line con Francesco Sirano, direttore del parco archeologico di Ercolano, su “La spiaggia sepolta di Ercolano”, introdotto da Eva Degl’Innocenti direttrice del museo Archeologico nazionale
Nuovo appuntamento, mercoledì 1° giugno 2022, alle 18, con le conversazioni “Taras e i doni del mare. Oltre la mostra. Conversazioni sul mare e le sue risorse”. Francesco Sirano, direttore del parco archeologico di Ercolano, parlerà de “La spiaggia sepolta di Ercolano”. La conversazione, che sarà introdotta dalla direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti, e dai professori dell’università di Foggia, prof. Danilo Leone e prof.ssa Maria Turchiano, co-curatori della rassegna di conferenze “Taras e i doni del mare” si potrà seguire on line sulle pagine Facebook, YouTube e Linkedln del MArTA.

Francesco Sirano, direttore del parco archeologico di Ercolano, vicino ai fornici dell’antica spiaggia di Ercolano dove sono stati trovati i resti dei fuggiaschi (foto Paerco)
L’antica spiaggia e il fronte mare di Herculaneum: ricerca, conservazione, fruizione nell’ambito di un progetto pubblico-privato. “Gli scavi condotti in quell’area”, spiega il direttore Francesco Sirano, “hanno dimostrato come l’estremo interesse storico-archeologico si estendeva anche a quello topografico e urbanistico dal momento che è stato posto in luce l’unico fronte a mare di una città romana quasi interamente conservato”. Le ricerche iniziate negli anni ’80 del secolo scorso hanno riportato alla luce un campione antropologico unico rappresentato da oltre 300 vittime dell’eruzione, in gran parte rifugiate all’interno di alcuni magazzini legati all’approdo. Dopo alcuni interventi negli anni ‘90 del 900, grazie al partenariato pubblico-privato con il Packard Humanities Institute (PHI), l’area è stata inserita all’interno di una strategia mirata a scavi, ricerche, conservazione e fruizione secondo approcci innovativi basati sulla multidisciplinarità degli interventi programmati. Nella primavera del 2021 sono ripresi i lavori in questo settore così importante dell’area archeologica, con un progetto complesso ed ambizioso che punta a ridisegnare e valorizzare l’antico litorale ercolanese, restituendolo ad una fruizione potenziata e ad una più immediata comprensione delle dinamiche insediative e di seppellimento del sito.

Travi e legni carbonizzati circondano i resti dello scheletro del fuggiasco all’antica spiaggia di Ercolano (foto sirano / paerco)
Interessanti dati sono emersi dai primi lavori, con il rinvenimento di migliaia di reperti lignei, perlopiù appartenenti alle coperture degli edifici divelte e scaraventate sulla spiaggia dalla violenza dei flussi piroclastici del 79 d.C. Particolare interesse riveste il recupero dello scheletro di un uomo, il primo dopo le campagne di scavo degli anni ’80 e ‘90, trascinato in mare dalla forza dell’eruzione insieme ai suoi averi, conservati in una sacca di tessuto. La comunicazione illustrerà la ripresa delle indagini su questo settore così importante della città antica e nuovi dati dalla revisione degli scavi del secolo scorso.
Taranto. Per i “Mercoledì del MArTA”, nell’ambito del ciclo “Taras e i doni del mare. Oltre la Mostra. Conversazioni sul mare e le sue risorse”, appuntamento on line col prof. Francesco D’Andria (Accademia nazionale dei Lincei) su “Castrum Minervae. Il santuario sul mare”, introdotto da Eva Degl’Innocenti direttrice del museo Archeologico nazionale
Nuovo appuntamento del ciclo di conferenze “Taras e i doni del mare. Oltre la Mostra. Conversazioni sul mare e le sue risorse” inserito nei “Mercoledì del Marta” con il coordinamento scientifico della direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti, e dei professori Danilo Leone e Maria Turchiano dell’università di Foggia. Mercoledì 25 maggio 2022, alle 18, conferenza on line del prof. Francesco D’Andria, Accademia nazionale dei Lincei, professore emerito dell’università del Salento e direttore del museo Archeologico di Castro, su “Castrum Minervae. Il santuario sul mare”. La conversazione, che sarà introdotta dalla direttrice Eva Degl’Innocenti e dal prof. Danilo Leone, sarà diffusa in diretta on-line sulle pagine Facebook, YouTube e Linkedln del MArTA.

Lo scavo di Castrum Minervae a Castro, nel Leccese (foto MArTa)
La conferenza intende presentare i risultati di una delle più fortunate ricerche archeologiche realizzate in Puglia a partire dal 2000: quella appunto del Santuario di Atena affacciato sul mare di Castro, in provincia di Lecce. “Questa ricerca “, dice il prof. Francesco D’Andria, “ha permesso di identificare a Castro il Santuario di Atena, la dea che protegge i naviganti ed offre loro il dono di interpretare i venti e le correnti”. Posto sul promontorio iapigio, in posizione strategica, da un’altura sul porto, il santuario domina un tratto di mare, sul quale si affacciano i monti Cerauni della costa albanese e le isole di fronte a Corfù. “A questo celebre luogo di culto si riferisce il poeta Virgilio nell’Eneide”, continua il prof. D’Andria, “quando descrive il primo approdo di Enea in Italia, dopo un periglioso viaggio da Troia ormai distrutta dalle fiamme”. Gli scavi hanno riportato alla luce straordinarie opere della scultura antica, come la stessa statua di culto della dea che indossa l’elmo frigio ad indicare, come Enea, la sua origine troiana. A Castro era attiva, nel IV sec. a.C., una officina di scultori tarantini; le loro creazioni, insieme alle offerte votive, alla ceramica, alle iscrizioni attestano la presenza della città bimare lungo le coste del Salento, nel periodo della sua massima fioritura.
È il tempo dei Miti nel ciclo di conferenze “Taras e i doni del mare. Oltre la Mostra. Conversazioni sul mare e le sue risorse” inserito nei “Mercoledì del Marta” con il coordinamento scientifico della direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti, e dei professori Danilo Leone e Maria Turchiano dell’università di Foggia. Il ciclo di incontri è offerto al pubblico dal progetto FISH&C.H.I.P.S. (Fisheries and Cultural Heritage, Identity, Participated Societies), realizzato grazie al Programma Interreg V-A Greece-Italy. Mercoledì 18 maggio 2022, alle 18, in diretta su Facebook, YouTube e Linkedin del museo Archeologico nazionale di Taranto, conferenza della prof.ssa Carmela Roscino , professore associato di Archeologia e storia dell’arte greca, Storia dell’archeologia e Iconografia e iconologia del mondo classico dell’università di Bari “Aldo Moro”, su di “MareMiti. Scene mitologiche di ambientazione marina in Grecia e in Magna Grecia”. La conversazione sarà introdotta dalla direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti, e dai professori Danilo Leone e Maria Turchiano dell’Università di Foggia.

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