Napoli. Al museo Archeologico nazionale per “Lo scaffale del Mann” presentazione del libro “Disiecta membra calena. Appunti per una storia dell’antica Cales” (Naos edizioni) di Caterina Serena Martucci
Alla scoperta dell’antica Cales, partendo dai tesori dei depositi del Mann. Nuovo appuntamento al museo Archeologico nazionale di Napoli della rassegna “Lo scaffale del Mann”: mercoledì 15 marzo 2023, alle 16.30, in sala conferenze, presentazione del libro, che rientra fra le pubblicazioni curate dal Mann, “Disiecta membra calena. Appunti per una storia dell’antica Cales” di Caterina Serena Martucci (Naos edizioni), della collana “Le archeologie. Storie, ricerche e metodi”. Dopo i saluti del direttore del Mann, Paolo Giulierini, con l’autrice intervengono Stefano Quilici Gigli, professore emerito di Topografia antica all’università della Campania “Luigi Vanvitelli”, e Italo Iasiello, docente di Museografia e critica artistica del restauro alla Scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’università “Federico II” di Napoli.

Copertina del libro “Disiecta membra calena. Appunti per una storia dell’antica Cales” (Naos edizioni) di Caterina Serena Martucci
“Disiecta membra calena. Appunti per una storia dell’antica Cales”. Cales è stata la più antica colonia latina in Campania, oggetto di poche indagini stratigrafiche ma di numerosi sterri e saccheggi per il recupero di materiali archeologici. Oggetti piccoli e grandi che solo in parte sono arrivati nella loro sede naturale di destinazione, il museo Archeologico nazionale di Napoli, e che si trovano dispersi in diversi musei italiani e stranieri. Questo libro nasce da uno scavo condotto nella miniera degli archivi (soprattutto del Mann) che ha permesso di riscoprire gli oggetti scavati e finalmente associarli ai luoghi di rinvenimento. I contesti di scavo sono registrati sulla carta topografica telerilevata che correda il testo, punto di arrivo di questa ricerca e al tempo stesso punto di partenza per future indagini archeologiche e progetti di valorizzazione del territorio.
Giornate europee del Patrimonio al parco archeologico dei Campi Flegrei: gli eventi al parco archeologico di Cuma e al castello di Baia
Il parco archeologico dei Campi Flegrei aderisce alle Giornate europee del Patrimonio 2022, iniziativa promossa dal ministero della Cultura e dedicata alla partecipazione al patrimonio culturale estesa a tutti i cittadini. Lo slogan scelto per questa edizione è “Patrimonio culturale sostenibile: un’eredità per il futuro”. Sabato 24 settembre 2022 il Parco ospita nei suoi luoghi mostre, passeggiate archeologiche e aperture straordinarie dei siti.

Scavi archeologici nella città bassa di Cuma condotti dal Centre Jean Bérard (foto pa-fleg)
24 settembre 2022, parco archeologico di Cuma (dalle 9.30 alle 17). Il parco archeologico dei Campi Flegrei apre le porte della città bassa di Cuma a quanti vorranno visitare l’area e conoscere le novità e gli aggiornamenti che provengono dalle attività di scavo e ricerca condotte nel sito dall’università di Napoli “Federico II”, dall’università di Napoli L’Orientale” e dal Centre Jean Bérard. In particolare, l’équipe federiciana, diretta dalla professoressa Carmela Capaldi, illustrerà l’organizzazione del foro nella sua fase di funzionamento di età imperiale, con un focus sugli edifici di alta rappresentanza ubicati sul lato nord della piazza, di cui prosegue la progressiva messa in luce. Al contempo, un ampio saggio di approfondimento effettuato al di sotto del lastricato di età romana permetterà di aprire una “finestra temporale” sulle importanti testimonianze che stanno emergendo relativamente all’organizzazione di questo settore della città nelle sue fasi di età greca e sannitica. Con l’università L’Orientale, sotto la guida del professor Matteo D’Acunto, si potrà invece entrare nel vivo di un cantiere archeologico assistendo in diretta al lavoro dell’équipe e agli interventi di scavo che si stanno conducendo presso l’abitato romano posto a nord del Foro. Si potranno dunque osservare sul campo attività, tecniche e metodologie proprie della ricerca archeologica, con uno spazio di approfondimento dedicato ai materiali di scavo e al loro prezioso corredo informativo. Il Centre Jean Bérard con la dottoressa Priscilla Munzi accompagnerà il pubblico nella visita della necropoli romana posta all’esterno della cinta muraria, in prossimità della Porta Mediana. Le indagini effettuate negli ultimi anni hanno permesso di indagare numerose tombe monumentali a camera ipogea per inumazioni plurime ma anche tombe individuali a cremazione, fornendo così nuovi dati e informazioni sui costumi funerari adottati dalle diverse componenti della comunità cumana. Orari di visita: 10, 11.30, 13, 15.

Visite guidate col prof. Carlo Rescigno e i colleghi dell’università Vanvitelli a Cuma (foto pa-fleg)
Il programma di sabato 24 settembre 2022 abbraccia anche l’Acropoli dove l’équipe dell’università della Campania Luigi Vanvitelli diretta dal professor Carlo Rescigno, illustrerà i risultati delle ricerche condotte presso la Rocca Cumana e, in particolare, gli esiti dell’ultima campagna di scavo, che ha interessato l’ampio spazio verde adiacente la terrazza inferiore. Qui è stato messo in luce, per una parte del suo sviluppo, un edificio ecclesiale absidato con annesso sepolcreto, il cui ritrovamento va ad arricchire di ulteriori tasselli il racconto e la conoscenza delle fasi medievali della città di Cuma. Orari di visita: 9.30, 11, 12.30, 14, 16. La prenotazione non è obbligatoria. Per entrambi gli eventi si accede con regolare biglietto di ingresso al sito.
24 settembre 2022, Castello di Baia (alle 11.30). Inaugurazione della mostra “TERRAMADRE riaffiora la vita” a cura di Premio Campi Flegrei 2022. La mostra porta a compimento la VI edizione del Premio Campi Flegrei, concorso fotografico curato dall’associazione culturale Flegrea Photo. Sono stati circa 40 i fotografi che hanno partecipato con oltre 200 immagini, selezionate dalla Giuria del Concorso, formata da Luigi Spina fotografo artista e presidente della stessa, Fabio Pagano direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei e Francesco Soranno presidente di Flegrea Photo. Si accede con regolare biglietto di ingresso al sito.
Napoli. Il museo Archeologico nazionale presenta “Father and son 2”, il sequel del videogioco lanciato nel 2017, già scaricabile su Google Play e App Store. Il direttore Giulierini: “Il gaming è diventato arte”

Ragazzini provano il videogioco “Father and son 2” nella sala del Toro Farnese al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mario laporta / Kontrolab)
“Videogioco o arte?” Nella sala del Toro Farnese, risuona la domanda di Marianna: ha sedici anni, studia al liceo classico “Pietro Giannone” di Benevento e, al museo Archeologico nazionale di Napoli, è la prima giocatrice del videogioco “Father and son 2”. Accanto a lei c’è Luigi, allievo di Design della Comunicazione all’Accademia di Belle Arti di Napoli, già esperto del capitolo uno di “Father and son”. In questo flash dell’ufficio comunicazione del Mann la cronaca emozionale delle prove di gaming con il pubblico di “Father and son 2”, sequel del videogioco lanciato nel 2017 dal museo Archeologico nazionale di Napoli in collaborazione con l’associazione TuoMuseo, e che ora è giunto nel proprio luogo di nascita, dopo l’anteprima a “We Make Future”, il più grande festival sull’Innovazione digitale e sociale (Fiera di Rimini, 16-18 giugno 2022).

Il direttore del Mann, Paolo Giulierini, gioca col videogioco “Father and son 2” (foto mario laporta / Kontrolab)
“L’avventura di Father and Son continua. Siamo orgogliosi di presentare, all’interno del piano di digitalizzazione del Mann”, commenta il direttore del museo, Paolo Giulierini, “la seconda attesa ‘puntata’ del nostro videogame. Il Mann è stato il primo museo in Italia e probabilmente il primo archeologico in assoluto a puntare sul videogame come strumento di coinvolgimento dei più giovani nell’ambito di una azione di comunicazione che abbiamo subito immaginato globale. E grazie all’incontro con uno specialista di profonda cultura come Fabio Viola il gaming è diventato arte”. “Il videogioco come forma d’arte e, al contempo, strumento per raggiungere e coinvolgere nuovi pubblici internazionali”, afferma Fabio Viola, game designer e fondatore di TuoMuseo. “Un modello di narrazione interattivo e partecipativo che aiuta il museo ad andare nei tempi e negli spazi dei larghi pubblici. Questo sequel cambia la prospettiva ponendo al centro una protagonista femminile per far riflettere i giocatori su come un Si o un No possano cambiare per sempre le nostre e altrui vite”. E Ludovico Solima (università della Campania “Luigi Vanvitelli”), che ha curato la supervisione del progetto del game, conclude: “Dopo il successo davvero straordinario della prima -puntata-, il Mann ha dunque ritenuto di voler proseguire nella strada tracciata qualche anno fa. Nuovi protagonisti, nuovi contesti, nuovi periodi storici, nuove emozioni: un nuovo approccio alla creazione e diffusione di prodotti culturali, nel segno dell’accessibilità”.

Frame del videogioco “Father and son 2” realizzato dal team internazionale di TuoMuseo guidato da Fabio Viola e Massimiliano Elia (foto mann)
Già selezionato dal Segretariato Generale del Ministero della Cultura tra i progetti innovativi per promuovere le attività di valorizzazione digitale degli istituti italiani, “Father and son 2” è scaricabile su Google Play e App Store: dopo il successo della prima puntata (cinque milioni di download in tutto il mondo, traduzioni nelle principali lingue europee, in arabo e in cinese, una versione in napoletano), c’è attesa per la continuazione del gioco dedicato al Mann e pensato non solo per i più giovani. “Così, nella sala del Toro Farnese”, raccontano al museo, “sono in tanti a cimentarsi con il game in un clima di festa: tra questi Tina, abbonata Openmann, gli studenti dell’Accademia di Belle Arte di Napoli con il loro docente di fotogiornalismo Mario Laporta, le gemelline Gemma e Aurora, che hanno il cellulare scarico, ma si fanno prestare il telefonino per entrare a far parte dei players”.
“Father and son 2” ha come protagonista una giovane donna, Sofia, impiegata al Mann e vicina alla laurea in archeologia. Sofia è la compagna di Michael, il ragazzo che, nella prima puntata del videogioco, andava alla ricerca del padre scomparso, un tempo archeologo proprio al museo Archeologico nazionale di Napoli. Il game ha come filo conduttore il tema dell’amore, declinato secondo diverse sfaccettature: punti nodali della storia sono l’incontro con un antico etrusco a Capua nel 475 a.C. e le vicende di Cleopatra e Marcantonio in navigazione nel Mediterraneo. Senza sacrificare un’incursione nella storia più recente: dal viaggio di Charles Dickens a Napoli nel 1844 sino a giungere circa cento anni dopo, ai momenti più tragici ed emozionanti delle Quattro Giornate che sconvolsero Napoli nel 1943, durante la Seconda guerra mondiale. “Father and Son 2” è stato realizzato dal team internazionale di TuoMuseo guidato da Fabio Viola e Massimiliano Elia; della squadra fanno parte il game designer Sean Wenham, il compositore Arkadiusz Reikowski, lo sviluppatore Francesco Bizzini e l’animatore Angelo La Farina. In prospettiva, anche l’inserimento del Mann nell’universo Minecraft e la realizzazione di un’audiogame per non vedenti.
Napoli. Al museo Archeologico nazionale la mostra “Red Venus” di Franz Cerami: arte e tecnologia per rappresentare la dea della bellezza. E il 18 maggio due affreschi digitali proiettati sulla volta del salone della Meridiana

Nel laboratorio di Franz Cerami: “Painting Venus” (foto mann)
La dea della bellezza incontra le nuove tecnologie: nella sala 90 del museo Archeologico nazionale di Napoli, dal 4 al 24 maggio 2022, è in programma la mostra “Red Venus” di Franz Cerami. Giovedì 18 maggio 2022, l’esposizione sarà accompagnata da una suggestiva videoinstallazione: sulla volta del Salone della Meridiana saranno proiettati due affreschi digitali, con dieci minuti di immagini in loop dedicate al tema della passione e valorizzate dalla colonna sonora degli “You are here”. “Cerami riesce a suscitare forti emozioni smaterializzando le opere tramite il digitale e, al contempo, proponendone una versione fisica”, afferma il direttore Paolo Giulierini. “Abbiamo voluto proiettare la sua creazione nel salone voltato della Meridiana, perché lì compare la nota iscrizione Iaceant nisi pateant voluta da Ferdinando IV, e riferita alle opere d’arte che si perdono se non sono esposte. Venere, dea della Bellezza, ci porta a incontrare in ogni tempo l’arte ed è rossa come la lava, il fuoco e la passione del cuore”.

Lightbox Venus Madonna di Franz Cerami alla mostra “Red Venus” al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
Il progetto di Cerami, realizzato in collaborazione con l’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, si sviluppa attraverso due passaggi: l’allestimento, che includerà diciotto opere su carta dipinte con olio e grafite e otto lightbox retroilluminati, in dialogo con l’affresco di Marte e Venere in volo (il reperto appartiene alle collezioni del Mann, proviene da Ercolano e risale alla seconda metà del I sec. d.C.); il percorso sperimentale, che si riallaccia non solo all’intervento di arte pubblica itinerante con cui venne illuminato, nel 2019, il campanile di piazza Carità a Marcianise, ma si proietta anche verso una nuova mostra a Vienna nel 2023. Cerami racconta Venere come universo semantico polimorfo e tecnologico: “Red Venus è il colore Rosso”, commenta l’artista. “La fertilità, il colore del sangue. Sangue fertilità. Sangue che dà vita. Sangue battaglia. Sangue che si perde. Temi ricorrenti che continuano sotto traccia a lavorare nelle comunità e a definirne le identità”.

“Mars”, olio e grafite su carta di Franz Cerami alla mostra “Red Venus” al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
Il ricorso al linguaggio video rappresenta una prospettiva originale per incrociare il mondo classico, come dichiara la storica dell’arte Dominique Lora: “Le sequenze animate realizzate site-specific aprono un varco tra spazio immaginario e spazio reale, generando un luogo comunicativo”. Non a caso, il progetto di Cerami rientra anche nel più ampio framework sull’accessibilità proposto dal Mann in rete con l’accademia: “anche quando un’installazione di Franz Cerami si conclude, rimane in quel luogo come un riverbero di colore e di suoni, che dura nel tempo”, prospetta Ludovico Solima (università della Campania Luigi Vanvitelli).

L’artista Franz Cerami protagonista al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
Franz Cerami. Il connubio tra arte e tecnologia è il punto focale della sua ricerca, condotta attraverso una tecnica mista che intreccia pittura classica, pittura digitale e videomapping. Seguendo questo fil rouge, Franz Cerami ha dato vita ad installazioni ed eventi di risonanza internazionale. Franz Cerami è nato a Napoli, dove risiede, nel 1963. Dal 2011 insegna Retorica e Digital Storytelling dei Beni Culturali presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Ha realizzato grandi dipinti murali digitali in musei come il Madre di Napoli, il Teatro dell’Opera di Yerevan, il Castel dell’Ovo di Napoli e negli spazi urbani e periferici di città come Yerevan, San Paolo, Lisbona, San Pietroburgo, Napoli. Nel 2020 ha realizzato, per il famoso brand italiano Voiello/Barilla, Magica, un’installazione su riti, segni e simboli di Napoli: un inno alla magia e al mistero della vita. Nel 2020 e nel 2021 è stato insignito, dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, della prestigiosa nomina di Ambasciatore del Design Italiano nel mondo.
Roma. Per il ciclo “Dialoghi in Curia” del parco archeologico del Colosseo presentazione del libro “Architetture perdute. Decorazioni architettoniche fittili dagli scavi tra Palatino, Velia e valle del Colosseo (VII-IV secolo a.C.)” di Clementina Panella, Carlo Rescigno, Antonio F. Ferrandes

Nuovo appuntamento del ciclo “Dialoghi in Curia”: giovedì 25 novembre 2021, in Curia Iulia, alle 16.30, presentazione del recente volume “Architetture perdute. Decorazioni architettoniche fittili dagli scavi tra Palatino Velia e valle del Colosseo (VII-IV secolo a.C.)” di Clementina Panella, Carlo Rescigno, Antonio F. Ferrandes, edito da Naus. Introduce Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo; presentano Vincenzo Bellelli, dirigente di ricerca all’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR; e Teresa Elena Cinquantaquattro, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli. Saranno presenti gli autori. Prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti su www.eventbrite.it. Ingresso da Largo della Salara Vecchia, 5. All’ingresso del PArCo sarà richiesto di esibire, oltre all’invito, il certificato verde e di indossare la mascherina. L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming dalla Curia Iulia sulla pagina Facebook del PArCo: https://www.facebook.com/parcocolosseo.

La copertina del libro “Architetture perdute” di Clementina Panella, Carlo Rescigno, Antonio F. Ferrandes
Il libro indaga il paesaggio del costruito di un’area sacra emersa nel cuore della Roma arcaica nel corso degli scavi decennali condotti da Sapienza-Università di Roma tra le pendici del Palatino e la valle del Colosseo. Documentazione stratigrafica e presentazione analitica dei materiali architettonici si intrecciano in un racconto che permette di restituire la sequenza degli interventi di monumentalizzazione dell’area, ritenuta sede delle Curiae Veteres, tra epoca tardo orientalizzante e periodo tardo classico.

Clementina Panella (università Sapienza Roma)
Clementina Panella, già professore ordinario di ‘Metodologia e tecniche della ricerca archeologica’ alla Sapienza-Università di Roma, ha diretto importanti scavi: Ostia, Terme del Nuotatore; Cartagine, Centuria A; Roma, Porticus Liviae, area della Meta Sudans e pendici nord-orientali del Palatino. Le sue ricerche riguardano l’archeologia urbana, la topografia di Roma, la cultura materiale, in particolare le produzioni di età ellenistica e romana e i rapporti commerciali tra l’Italia e le province in età imperiale e tardoantica, e le metodologie delle scienze applicate allo studio dei siti archeologici pluristratificati.

Carlo Rescigno (università della Campania)
Carlo Rescigno è professore ordinario di ‘Archeologia Classica’ all’università della Campania “Luigi Vanvitelli” e coordinatore del corso di dottorato in ‘Archeologia e Culture del Mediterraneo Antico’ alla Scuola Superiore Meridionale. Conduce scavi e ricerche a Cuma, Stabiae e a Neapolis. È socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei. È autore di oltre 100 pubblicazioni e di numerose monografie.

Antonio F. Ferrandes (università Sapienza Roma)
Antonio F. Ferrandes, ricercatore al dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza-Università di Roma, insegna ‘Archeologia della Produzione e del Commercio’ e ‘Classical Archaeology’. I suoi interessi riguardano i metodi della ricerca archeologica, l’archeologia urbana, l’archeologia dell’architettura e del paesaggio, la cultura materiale, l’archeologia della produzione e la storia dei commerci mediterranei (con un focus sulla città di Roma nel periodo medio- e tardo-repubblicano). Ha partecipato a numerose indagini sul campo (Roma, Ventotene, Pompei, Pantelleria) e alle ricerche sulle pendici nord-orientali del Palatino, cui ha dedicato numerosi rapporti preliminari e alla cui edizione definitiva sta attualmente lavorando.
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