Napoli. Al museo Archeologico nazionale, nell’apertura serale, viene presentato in forma di pièce teatrale il videogame “Father&Son”, il primo di argomento archeologico lanciato da un museo (con quasi 5 milioni di download). Il video di Lucio Fiorentino sulla pièce sarà sui social a ottobre


Il videogame del Mann “Father and son” (foto mann)
“Father and son”: il videogame del museo Archeologico nazionale di Napoli diviene spettacolo teatrale. Dopo 4,8 milioni di download, per una frontiera di condivisione che travalica i confini europei spaziando verso Oriente, a partire dalla Cina, il videogame dei record (è stato il primo videogioco di argomento archeologico lanciato da un Museo), si fa spettacolo teatrale. Il gioco, voluto da direttore del Mann, Paolo Giulierini, e progettato dall’associazione TUOMuseo con il game designer Fabio Viola, sarà presentato in forma di pièce giovedì 9 settembre 2021 in occasione delle aperture serali dell’Istituto: due i turni delle performance (ore 20.30 e 21.30), a cura di Teatringestazione, per un itinerario che seguirà il viaggio di scoperta del giovane Michael; sarà proprio il ragazzo che, come nel game, esplorerà le sale del Museo, per ritrovare segni del padre, archeologo scomparso eppur presente grazie ai “messaggi” dell’arte. Per partecipare, obbligatoria la prenotazione telefonando ai Servizi Educativi del Mann (sino a giovedì, ore 10-13.30: 0814422329). Lo spettacolo è organizzato da Camilla Stellato; la regia è di Anna Gesualdi e la drammaturgia è di Giovanni Trono; l’assistente di produzione è Roberta Ruggiero. Il regista Lucio Fiorentino ha realizzato il video della pièce, che sarà anche presentata sui social a partire dal prossimo ottobre.
Videogame glocal (scaricato da numerosi utenti asiatici, è anche stato tradotto in una suggestiva versione in napoletano), “Father and son” conserverà, anche nella rilettura teatrale ideata da Ludovico Solima (“Università della Campania Luigi Vanvitelli”), il felice connubio tra comunicazione dei contenuti archeologici e veicolazione di un messaggio simbolico. In gruppi di venti persone per turno, con la guida dell’attore che interpreta Michael (Giovanni Trono), gli spettatori partiranno dal Giardino delle Fontane, seguendo il racconto anche attraverso cuffiette wireless: proprio da qui, giungeranno le voci registrate del ragazzo e di suo padre.

Tappe di questo viaggio, che rimanderà ad un percorso di speleologia (Michael Indosserà un caschetto da speleologo), saranno il Salone della Meridiana, le Sale degli Affreschi, per poi “scendere” in Sezione Egizia ed esplorare alcuni punti simbolo della Collezione Farnese (Sala dei Tirannicidi e Sala del Toro).
Napoli. Il Mosaico di Alessandro narrato con le nuove tecnologie al museo Archeologico nazionale: un sistema multicanale in 3D con contenuti aumentati e uso del videomapping che migliorano ulteriormente l’accessibilità nei confronti dei diversi pubblici ai quali il Mann si rivolge

Il Mosaico di Alessandro narrato con le nuove tecnologie: conclusa la prima fase di restauro sul capolavoro che rappresenta la celebre battaglia di Isso, la sezione dei Mosaici del museo Archeologico nazionale di Napoli si arricchisce grazie a un sistema multicanale in 3D con contenuti aumentati e uso del videomapping. L’iniziativa “Il Gran Mosaico”, che rientra fra le azioni previste dal progetto “Il Museo accessibile” (PON CULTURA E SVILUPPO FESR 2014-20 Decreto ADG 11/2016), prevede, in allestimento, quattro contenuti multimediali (tre video ed un ologramma). Ideazione, testi e coordinamento scientifico del progetto sono a cura dei Servizi Educativi del MANN- Lucia Emilio (responsabile) con Elisa Napolitano, Angela Rita Vocciante e Annamaria Di Noia, mentre la realizzazione è stata affidata a Protom Group SpA: finalità del programma di interventi “Museo Accessibile”, coordinato dal prof. Ludovico Solima (università della Campania “Luigi Vanvitelli”), è l’inclusione di diversi tipi di visitatori, con particolare riguardo alle persone sorde.

“Il Mann è sempre più digitale e accessibile grazie a questo progetto prezioso che affianca lo storico restauro del mosaico di Alessandro, accompagnandoci in una nuova fruizione della sezione dei mosaici”, commenta il direttore del Mann, Paolo Giulierini. “Grande cura scientifica, nuovi linguaggi e tecnologie, attenzione per l’inclusione, sono le linee guida di questi progetti, circa venti, che, partendo dalla copertura Wi-Fi del Museo nel 2017, portano oggi al Museo la realtà aumentata, con il macedone che racconta in ologramma le sue imprese. E altre sorprese ci attendono”. E il professor Ludovico Solima afferma: “Il Mann si avvia al completamento del programma “Il Museo accessibile”, del quale ho svolto il coordinamento scientifico, con la presentazione di questo progetto, che adotta un’innovativa modalità di narrazione del Mosaico di Alessandro: insieme ai tre filmati, che descrivono i luoghi, le tecniche e il viaggio dell’opera da Pompei al Mann, è stata infatti messa a punto da Protom un ologramma che mostra Alessandro descrivere i momenti salienti della Battaglia di Isso, con animazioni facciali e movimenti labiali che conferiscono a tale raffigurazione tridimensionale una significativa espressività. Con questo progetto, il Mann conferma la sua propensione all’innovazione, sperimentando linguaggi e tecnologie innovative, in grado di migliorare ulteriormente la propria accessibilità nei confronti dei diversi pubblici ai quali il Museo si rivolge”.

Nell’allestimento multimediale sono presenti tre video: parte 1) Il “Mosaico di Alessandro” racconta non solo il contesto in cui nasce l’opera, nella casa del Fauno di Pompei, ma anche la funzione che il capolavoro rivestiva all’interno della lussuosa domus e la specificità del soggetto rappresentato. Dal punto di vista tecnico, di particolare interesse è stata l’attività di modellazione e colorazione della Casa del Fauno, cui è seguita l’animazione del mosaico stesso; parte 2) “Le tecniche del Mosaico” descrive, attraverso la produzione di modelli virtuali rappresentativi della sezione di un mosaico di epoca romana, la prassi di realizzazione del capolavoro in dettaglio, secondo quanto definito dalle fonti ed evidenziato dalla ricerca archeologica; parte 3) “Il viaggio del Gran Mosaico” ripercorre le principali tappe storiche che portarono al distacco del capolavoro da Pompei ed al suo successivo arrivo al Museo. Di particolare suggestione è stata l’indagine sui documenti di archivio (prima metà del XIX secolo) e sulle fotografie (decenni iniziali del XX secolo). La tecnologia del digital composing (VFX) permette di evidenziare parti di testo sulle scannerizzazioni dei documenti storici e di animare le foto, proprio come se scorresse una macchina da presa nel seguire il racconto. Tutti i video prevedono dei sottotitoli, elaborati ad hoc per un pubblico di non udenti; Luigi Spina e Giorgio Albano hanno fornito alcune immagini dei cortometraggi.

In aggiunta a questi prodotti multimediali è stato realizzato un quarto contenuto, che rappresenta la battaglia di Isso tra storia e leggenda: ricalcando le tessere, è stato così realizzato un modello virtuale degli schieramenti, costituiti da centinaia di guerrieri delle due fazioni in uno scenario surreale, arido e polveroso. Con un movimento circolare a volo d’uccello, si raggiunge, così, il centro della scena: qui il fulcro emotivo della rappresentazione è costituito dallo scontro fra gli occhi di Alessandro e quelli del suo acerrimo nemico; sullo sfondo, tutti i personaggi, uomini ed animali, sono raffigurati come semplici silhoutte. Questa narrazione per immagini è il risultato di diversi passaggi tecnologici: 1. modellazione e sovrapposizione prospettica delle figure per la replica della battaglia (diorama); 2. disegno del paesaggio con effetti particellari; 3. rigging del busto di Alessandro (FACS); 4. animazione del 3D di Alessandro (lipsync) del racconto della battaglia di Isso; 5. produzione software (busto di Alessandro real-time); 6. sincronizzazione ologramma con video della battaglia.

L’animazione prevede un sonoro, con un avvincente racconto della battaglia scritto proprio dal direttore del Museo, Paolo Giulierini: a questa suggestiva narrazione, Protom ha abbinato un avatar, inserito in una cornice olografica digitale con sistema light-field in grado di offrire un ampio raggio di percezione della stereoscopia senza bisogno di occhiali o speciali visori. L’ologramma di Alessandro è stato realizzato da una scansione grezza, successivamente rielaborata in modo da consentire la corretta deformazione durante la produzione delle animazioni. Per i movimenti facciali dell’Avatar, sono state predisposte decine di copie dei modelli che ripropongono i fonemi corretti, come previsto dallo standard FACS (facial animation coding system). La precisione del lipsync (animazione del labiale), una delle più complesse pratiche dell’animazione al computer, enfatizza l’espressività dell’ologramma, che segue un semplice meccanismo di funzionamento, collegato ad un pc: terminato il set-up dell’hardware e avviato il dispositivo, il software parte automaticamente, in modo che la cornice riceva il segnale di avvio ed, illuminandosi, riproduca l’ologramma. L’ascolto è possibile attraverso un impianto di speaker collocato in prossimità della bacheca. Le installazioni multimediali, da oggi fruibili in sezione, si combinano con il riallestimento delle sale dei Mosaici: pannelli ed apparati didascalici sono stati aggiornati, seguendo l’immagine coordinata scelta dal Museo.

“È sempre una grande emozione restituire vita alla storia grazie al supporto delle tecnologie”, conclude Fabio De Felice, fondatore di Protom. “Il mosaico di Alessandro e la battaglia di Isso rappresentano un gioiello che da sempre il mondo ci invidia. Siamo entusiasti di partecipare a questa iniziativa, su proposta del MANN, di dare corpo e voce a un personaggio del calibro di Alessandro Magno e lavorare, con cura, alla ricostruzione di ambienti ed eventi storici. Portabilità e mobilità sono le caratteristiche che rappresentano il nostro lavoro, nato con l’obiettivo di avvicinare a una nuova fase della vita di questi capolavori, caratterizzata dall’incontro con le tecnologie, anche persone con diverse abilità, in particolare i non udenti, attraverso il ricorso ai sottotitoli”.
A Pompei “Sogno di una notte di inizio estate”: in via delle Terme per osservare (in sicurezza) il sorgere del sole nel giorno del solstizio d’estate. Prenotazione obbligatoria. Archeologia e astronomia nel segno della conoscenza

L’hanno chiamato “Sogno di una notte di inizio estate”, ovvero archeologia e astronomia nel segno della conoscenza. È la proposta che il parco archeologico di Pompei fa per gli appassionati di archeo-astronomia: la possibilità di osservare il sorgere del sole riflettersi sui millenari basolati della città antica alle falde del Vesuvio. Quando? Il 21 giugno 2021, solstizio d’estate: nel giorno in cui il sole appare più alto nel cielo, sarà possibile osservare nell’area archeologica di Pompei il sorgere del sole, in asse lungo via delle Terme. I raggi solari, entrando parallelamente a quelli viari, inonderanno le strade (via delle Terme, via di Nola e via dell’Abbondanza), nell’attimo dell’alba di luce, riflettendosi sulle architetture e sui basalti stradali. Lunedì 21 giugno 2021 sarà possibile assistere a questo evento straordinario prenotando un ingresso al sito di Pompei a partire dalle 4.45. La prenotazione è obbligatoria, con acquisto biglietto su www.ticketone.it o presso le biglietterie del sito, da venerdì a domenica (orari di sportello/9 -17,30), per un numero massimo di 99 persone. Costo 20 euro (+ 1,50 euro prevendita on-line); ridotto 10 euro (+ 1,50 euro prevendita on-line) tra i 18 -25 anni e possessori Artecard. Gratuito al di sotto 18 anni. L’iniziativa è riservata a massimo 100 visitatori. I visitatori, che accederanno dal varco di ingresso agli scavi di Porta Marina Superiore e sosteranno lungo via delle Terme per osservare il fenomeno astronomico che avverrà alle 5.50. Saranno presenti professori e specialisti dell’università della Campania per le informazioni scientifiche, e saranno fornite brochure esplicative. Uscita da Piazza Esedra. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con la Scabec Regione Campania e fa parte del cartellone di eventi di Campania by night estate 2021. I visitatori saranno sottoposti, all’arrivo, a misurazione della temperatura mediante termoscanner. La visita avverrà nel pieno rispetto delle misure di distanziamento previste dalle disposizioni sanitarie. Nelle sere del 21 e 22 giugno, intorno alle 20, il tramonto è invece ben visibile in asse con il tempio dorico del Foro Triangolare.

Il ciclo si ripete continuo e sempre uguale, con una variazione di solo mezzo grado, un diametro solare, rispetto a ciò che avrebbero osservato gli antichi pianificatori dell’abitato. La forma della città, infatti, come era stato già ipotizzato a fine Ottocento, deriva il suo impianto dal movimento del sole e dall’evento solstiziale. Una caratteristica scientifica e culturale che si riflette nel modo di costruire le città, riscontrata anche in altri siti della pianura campana e che è oggetto di un progetto di ricerca di un gruppo di studiosi e dottorandi del laboratorio Capys dell’università della Campania. La città, ancora nel 79 d.C., conservava all’interno del suo impianto urbano lo schema antico di circa sette secoli. Le due diagonali tracciate dal solstizio, la prima che parte dal Tempio Dorico e attraversa obliquamente tutta la città, e la seconda che si riflette nell’impianto stradale, regolarono e scandirono lo spazio pubblico e privato fino alla tragica eruzione. Anche i culti e i rituali che si svolgevano nel Tempio Dorico dovevano adattarsi a questi elementi del calendario celeste. Archeologia e astronomia, correttamente integrate, ci aiutano a ritrovare le leggi non scritte di questa antica sapienza.

Il solstizio estivo, il momento estremo in cui il sole traccia nel cielo la sua orbita più lunga e raggiunge la posizione più estrema con punti di levata e tramonto verso settentrione, è l’apoteosi del ritmo annuale, il culmine della luce diurna: il sole sembra sostare per alcuni giorni in questa posizione prima di iniziare il suo percorso inverso e avviare il suo ritorno verso Sud e, con il decrescere delle giornate, verso il buio. Il ciclo delle stagioni è un orologio primordiale per la scansione dei ritmi dell’agricoltura, dell’allevamento, della pesca, delle guerre, sin dai tempi più remoti e permette una naturale integrazione tra uomo e ambiente. Il paesaggio celeste è dunque intrinsecamente legato alla città: esso non è solo una epifania lontana, ma ne permea e costruisce lo spazio. Come accade in altre città di fondazione greca, etrusca e romana, l’irraggiamento del sole era considerato un elemento fondante nella pianificazione urbana, per armonizzare l’orientamento con la direzione dei venti, con la morfologia del territorio e il deflusso delle acque. I dati raccolti in situ – frutto del programma specifico di studio e ricerca – permettono di simulare il movimento del sole e degli astri nei secoli lontani in cui fu fondata e visse Pompei e di verificare il sistema delle antiche misurazioni e gli orientamenti seguiti dagli antichi.

L’uso di un evento astronomico, quale il solstizio, come elemento di riferimento per la fondazione dell’impianto urbano della città ci fa comprendere come la nascita di Pompei fosse un atto rituale, sacro. Allo stesso tempo ci mostra l’attenzione per garantire buone condizioni “ambientali” alla nuova città, che doveva essere esposta a una maggiore insolazione nei mesi invernali e alla frescura in estate. Grazie a questo attento studio degli elementi astronomici, anche nel giorno più corto dell’anno, ovvero al solstizio d’inverno, l’ultimo raggio di sole del tramonto raggiungeva ogni angolo della città, e doveva essere così anche nella vicina Ercolano.
Roma. Per il ciclo “Dialoghi in Curia” del parco archeologico del Colosseo, presentazione on line di due libri sullo storytelling digitale: “I musei e le forme dello storytelling digitale” di Elisa Bonacini e “L’arte del coinvolgimento” di Fabio Viola e Vincenzo Idone Cassone

Il sesto appuntamento della rassegna “Dialoghi in Curia”, ciclo di presentazione di libri che spaziano dall’archeologia, alle figure femminili che hanno fatto la storia dell’Impero, alle nuove frontiere della comunicazione digitale dopo la pandemia, è interamente dedicato al tema dello storytelling digitale e all’arte del coinvolgimento con la presentazione di due volumi, “I musei e le forme dello storytelling digitale” di Elisa Bonacini (Aracne editrice) e “L’arte del coinvolgimento” di Fabio Viola e Vincenzo Idone Cassone (Hoepli – La Grande Libreria online), che saranno oggetto di riflessioni, alla luce anche dell’accelerazione imposta dalla pandemia che ha interessato l’ultimo anno. Appuntamento on line dalla Curia Iulia giovedì 20 maggio alle 16.30. A discutere di come si possa “coinvolgere” il pubblico nei musei e quali siano le nuove frontiere del digitale interverranno, insieme al direttore del PArCo Alfonsina Russo, Ludovico Solima (università della Campania “Luigi Vanvitelli”) e Stefano Borghini (PArCo). Per seguire la conferenza: collegarsi giovedì 20 maggio 2021, alle 16.30, all’indirizzo https://www.facebook.com/parcocolosseo; la conferenza sarà trasmessa nel primo post disponibile sulla pagina (non è necessario avere un account Facebook) e sarà disponibile anche sul canale YouTube; dopo il 22 maggio il video sarà disponibile qui: https://parcocolosseo.it/evento/dialoghi-in-curia-lo-storytelling-digitale-e-larte-del-coinvolgimento/; dopo il 22 Maggio l’audio sarà disponibile qui: https://open.spotify.com/show/3JU094BAQp4eITYs6iAsRC.

“I Musei e le forme dello storytelling digitale”, edito nel giugno 2020, in piena pandemia, è l’ultima fatica di Elisa Bonacini, archeologa specializzata nella comunicazione culturale con le nuove tecnologie e coordinatrice regionale per la Sicilia dell’evento annuale Invasioni Digitali. Nel volume l’autrice illustra le molteplici esperienze adottate nei musei e nel mondo culturale nel campo dello storytelling digitale, analizzandone 14 tipologie: orale, scritto, video, visuale, animato, interattivo, immersivo, social media storytelling, partecipativo, generativo, geo-storytelling, multimedia mobile storytelling, crossmediale e transmediale.

“L’Arte del coinvolgimento”, edito nel 2017, è il volume di riferimento per chiunque voglia avvicinarsi al mondo della gamification. Fabio Viola, fondatore di TuoMuseo, Designer culturale e direttore scientifico Area Gaming della Scuola Internazionale di Comics di Firenze, ritenuto uno dei più influenti “gamification designer” al mondo, e Vincenzo Idone Cassone, docente di Sociosemiotica del design allo IAAD (Istituto d’arte applicata e design di Torino) hanno anticipato la nuova frontiera del concetto di coinvolgimento (engagement), individuando nei videogiochi una delle primarie forme di intrattenimento. Gli autori esplorano l’intersezione tra game design, scienza comportamentale e innovazione per fornire chiavi di azione utili a implementare le meccaniche e dinamiche di engagement nei contesti più vari: finanza, salute, educazione, lavoro, shopping, progettazione urbana e altro ancora.
Ercolano. Prima azione della convenzione tra il Parco archeologico e l’università “Vanvitelli”: presentate le nuove divise “condivise” per il personale

Partecipazione e connessioni anche alla base della progettazione delle nuove divise: al lavoro insieme il personale del Parco archeologico di Ercolano e gli studenti dell’università Vanvitelli. Il Parco archeologico di Ercolano, infatti, dopo la nuova veste dell’identità visiva, cambia abito anche al proprio personale e presenta le divise disegnate grazie alla progettazione congiunta con il dipartimento di Architettura e Disegno industriale, università della Campania “Luigi Vanvitelli”. La collezione “DIVISE CONDIVISE” nasce dalla co-progettazione che ha coinvolto nello studio propedeutico Università e componenti dello staff del Parco. La progettazione partecipata ha visto protagonisti docenti universitari, giovani laureati, tirocinanti e il personale del Parco, dalla elaborazione dei modelli, alla scelta dei tessuti e alla palette colori, per la realizzazione di indumenti comodi, confortevoli, ecologici, caratterizzati da tonalità ispirate direttamente dall’antica Ercolano, abiti pensati per chi vive e lavora a contatto con tanta bellezza, con accessori e stile di grande vestibilità che si prestano a una diffusione più ampia affinché tutti possano condividere anche attraverso un capo di abbigliamento i millenari valori estetici e culturali della città di Ercole.


La collezione Uomo autunno-inverno del parco archeologico di Ercolano (foto paerco)
Il gruppo di ricerca del Dipartimento, recependo tutte le istanze del Parco, è partito per la conformazione delle caratteristiche degli outfit dal Mediterraneo, luogo di contaminazioni culturali per eccellenza, dove mare e terra si uniscono in un abbraccio inscindibile. Il percorso di fashion design ha inizio dal triplice significato della parola habitus: ambito, modo di comportarsi, abito; dunque ciò significa che dallo studio di ogni singola località può nascere un artefatto, un accessorio di design, un vestito, come accade per le divise del Parco archeologico di Ercolano che ricordano la vasta gamma di forme, materiali e colori che si ritrovano nelle costruzioni pubbliche e private dell’antica città.


Il nodo di Ercole, nuovo logo del parco archeologico di Ercolano
Dopo aver lanciato un programma basato sulle relazioni e connessioni con il territorio, in cui si innesta la Convenzione con il dipartimento di Architettura e Disegno industriale dell’università della Campania “Luigi Vanvitelli”, responsabile scientifico la prof.ssa Maria Dolores Morelli, firmata nel luglio 2020, il Parco mette in campo la prima azione nello studio e progettazione delle divise stagionali per il personale del MIC in servizio presso il Parco archeologico di Ercolano, oggi pronte per la presentazione dei disegni della Collezione. “La realizzazione delle divise per i nostri addetti alla vigilanza”, dichiara il direttore Francesco Sirano, “è un segnale che rende evidente l’appartenenza al luogo. Le linee semplici, i colori tenui e i materiali ecocompatibili interpretano perfettamente lo spirito del Parco, un luogo di rinascita continua tra passato e futuro. Il nostro personale è il nostro biglietto da visita e volevamo che si sentisse a proprio agio in divise eleganti e riconoscibili a partire dalle quali saranno creati altri capi di abbigliamento e accessori da offrire ai nostri visitatori. Sono molto soddisfatto della sinergia con l’università Vanvitelli e fiero della valorizzazione dei giovani in questo progetto, che lancia il forte segnale delle possibilità che questo territorio offre alle nuove generazioni”. “La Convenzione con il dipartimento di Architettura e Disegno Industriale dell’università della Campania Luigi Vanvitelli”, spiega la prof. Ornella Zerlenga, direttore del Dipartimento, “è stata siglata al fine di strutturare uno stretto collegamento tra la realtà accademica e quella del sito archeologico, attuando forme di collaborazione scientifica e di ricerca per la formazione, l’orientamento e la didattica, su tematiche di convergente interesse per i due Enti, strutturando attività di ricerca in ambito culturale, produttivo, tecnologico, contribuendo al rafforzamento delle relazioni tra Università, Enti, Aziende, Associazioni per lo sviluppo di processi educativi-produttivi”.
Roma. Per il ciclo “Dialoghi in Curia” del parco archeologico del Colosseo, presentazione on line del libro di Massimo Osanna “Pompei. Il tempo ritrovato. Le nuove scoperte“ con i professori Fabrizio Pesando e Carlo Rescigno

Per il secondo appuntamento del ciclo “Dialoghi in Curia”, ciclo promosso dal parco archeologico del Colosseo e dedicato alla presentazione di libri che spaziano dall’archeologia, alle figure femminili che hanno fatto la storia dell’Impero, alle nuove frontiere della comunicazione digitale dopo la pandemia, giovedì 25 marzo 2021 alla Curia Iulia è la volta di “Pompei. Il tempo ritrovato. Le nuove scoperte“ (Rizzoli, 2019), il volume di Massimo Osanna, direttore generale uscente del parco archeologico di Pompei e oggi direttore generale dei Musei italiani. Appuntamento on line alle 11.30 sui canali social del PArCo. Ne parlano Fabrizio Pesando (università “L’Orientale” di Napoli) e Carlo Rescigno (università della Campania “Luigi Vanvitelli).

La copertina di Massimo Osanna libro “Pompei. Il tempo ritrovato. Le nuove scoperte” (ed. Rizzoli)
Il volume, attraverso le parole di Osanna, illustra “vita, misteri e segreti raccontati in venti nuove scoperte” esito delle recenti campagne di scavo che hanno accompagnato negli ultimi anni la rinascita del sito grazie ai restauri e all’apertura al pubblico di nuove aree. Affreschi, come la celebre immagine di Leda e il cigno rinvenuta nel 2018; splendidi mosaici come nella Casa di Orione, ricchissime domus rimaste sepolte fino a oggi, e ancora pitture, graffiti, architetture che vengono qui presentati per la prima volta in forma estesa al grande pubblico. Al contempo, Osanna ci restituisce “il presente di duemila anni fa”, illustrando con registro divulgativo ma approccio scientifico dove e come vivevano gli uomini e le donne travolti dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., cittadini di una città che non è mai morta davvero. Una biografia dei pompeiani che passa anche per gli oggetti (monete, gioielli, vasi, amuleti) e per le abitudini (dai ludus con i gladiatori e le bestie alla dieta), fino al momento fatale in cui il vulcano irrompe e immobilizza il fluire della vita. Un libro non solo per specialisti, corredato da immagini inedite, capace di farci “ritrovare” il tempo di Pompei, un eterno quotidiano – per molti versi così simile al nostro – conservato nei secoli sotto una spessa coltre di ceneri e lapilli.
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