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Egitto. Ultimi giorni per ammirare la Maschera d’Oro al museo di piazza Tahrir del Cairo: dal 20 chiude per consentire il suo trasferimento al GEM di Giza che, dal 4 novembre, esporrà per la prima volta tutti i 5mila reperti appartenenti a Tutankhamon

Se volete ancora ammirare la maschera d’oro di Tutankhamon nella storica sede del museo Egizio di piazza Tahrir al Cairo, dove è esposta dall’anno – il 1922 – della scoperta della tomba del Re bambino nella valle dei Re a Tebe Ovest, avete ancora poche settimane, perché dal 20 ottobre 2025 la Galleria di Tutankhamon sarò chiusa definitivamente per consentire il tarsferimento degli ultimi tesori rimasti ancora al Cairo per essere trasferiti al GEM. Grand Egyptian Museum a Giza, a un passo dalle Piramidi, dove per la prima volta nella storia, la collezione completa di oltre 5.000 reperti appartenenti a Tutankhamon sarà esposta in un’unica sala appositamente costruita al GEM, offrendo ai visitatori un’esperienza unica e completa di una delle figure più celebri dell’antico Egitto. Dal 20 ottobre 2025, comunque – come ha assicurato Mohamed Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio supremo delle Antichità – il museo Egizio di piazza Tahrir rimarrà aperto ai visitatori durante il normale orario di lavoro, con la chiusura limitata esclusivamente alla Galleria di Tutankhamon per consentire il completamento dell’imballaggio e del trasporto. “Riunire per la prima volta l’intera collezione di Tutankhamon sotto lo stesso tetto è un risultato straordinario nella storia dell’archeologia e dei musei di tutto il mondo”, ha affermato Khaled. “I visitatori provenienti dall’Egitto e da tutto il mondo avranno un’opportunità senza precedenti di esplorare l’eredità del giovane faraone attraverso un’esposizione che riflette la ricchezza e il significato dei suoi tesori”.

L’inaugurazione del GEM è in programma (e stavolta sembra proprio la volta buona) il 1° novembre 2025, con una cerimonia che si annuncia faraonica, ma blindata. E dal 4 novembre tutte le sale monumentali saranno aperte finalmente al pubblico di tutto il mondo, tutti i giorni dalle 9 alle 18, con prolungamenti serali fino alle 21 il sabato e il mercoledì. Intanto, in preparazione all’apertura ufficiale il 1° novembre 2025, il Grand Egyptian Museum (GEM) sarà temporaneamente chiuso al pubblico dal 15 ottobre 2025 per consentire i preparativi organizzativi e logistici e l’allestimento della Galleria di Tut. Il museo riaprirà il 4 novembre 2025, in concomitanza con il 103° anniversario della scoperta della tomba di Tutankhamon da parte di Howard Carter nel 1922: il GEM sarà il più grande museo archeologico del mondo e ospiterà la collezione completa dei tesori di Tutankhamon insieme a migliaia di altri inestimabili reperti dell’antico Egitto.

Torino. Al museo Egizio il presidente Mattarella col ministro Giuli apre i festeggiamenti per il bicentenario: consegnato alla città e all’Italia il tempio di Ellesiya e riaperta la Galleria dei Re che stupisce e convince anche i più prevenuti

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Il direttore Christian Greco (con la presidente Evelina Christillin) illustra al presidente Sergo Mattarella e al ministro Alessandro Giuli la sala dei vasi dell’ala “Materia. Forma del tempo” (foto museo egizio)

Un mese e mezzo fa, lo ricordate, in occasione dell’apertura dell’ala “Materia. Forma del tempo”, l’ultimo allestimento del museo Egizio di Torino in ordine di tempo in vista dei festeggiamenti del bicentenario, il direttore Christian Greco aveva descritto la sala delle ceramiche, con l’esposizione di 5mila vasi, un vero coup de théâtre che lascia a bocca aperta il visitatore (vedi Torino. Il direttore Christian Greco ci introduce a “Materia. Forma del tempo”, il nuovo allestimento permanente che indaga la materia nell’antico Egitto, tra legni, pigmenti, vasi in ceramica e oggetti in pietra, dall’Epoca Predinastica (ca. 4000-3100 a.C.) a quella Bizantina (565-642 d.C.) | archeologiavocidalpassato).

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Il presidente Sergio Mattarella tra i vasi dell’allestimento “Materia. Forma del tempo” (foto museo egizio)

Mercoledì 20 novembre 2024, a rimanere sbalordito davanti a questa monumentale “libreria” di vasi è stato un ospite d’eccezione, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che insieme al ministro della Cultura Alessandro Giuli, al ministro del Turismo e delle Antichità dell’Egitto Hurgada Sherif Fathy e al Secretary General of the Supreme Council of the Antiquities of the Arab Republic of Egypt Khaled Mohamed Ismail, ha aperto ufficialmente la tre giorni – 20-22 novembre 2024 – di festeggiamenti per il bicentenario del museo Egizio di Torino (1824 – 2024), la più antica esposizione di antichità egizie del mondo.

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Il direttore Christian Greco, il presidente Sergio Mattarella e il ministro Alessandro Giuli nella Galleria dei Re del museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Ma il direttore Christian Greco non finisce mai di stupire. Perché la festa del bicentenario è coincisa con la conclusione di uno dei cantieri più discussi e più attesi del complesso e articolato progetto architettonico firmato dallo Studio Oma – Office for Metropolitan Architecture di Rotterdam, che prevede una piazza, un giardino e una sala immersiva; nuove gallerie e nuovi servizi (vedi 1824-2024: Bicentenario dell’Egizio di Torino. Il museo cambia pelle con il progetto architettonico di OMA: si apre alla città, con una piazza, un giardino e una sala immersiva; nuove gallerie e nuovi servizi. Ecco il ricco programma delle celebrazioni già iniziate. Greco: “Un nuovo inizio” | archeologiavocidalpassato).

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Galleria dei Re: le sfingi contrapposte a ricreare la strada processionale di Luxor (foto graziano tavan)

Parlo della riapertura, dopo il restauro e il riallestimento, della Galleria dei Re: “From darkness to light” non è solo il titolo del progetto, ma è l’effetto – stupefacente – che fa sul visitatore, e che farà alle centinaia di migliaia di persone che dalla sera del 20 novembre 2024 accederanno – magari un po’ prevenuti – alla Galleria dei Re sapendo che non avrebbero più trovato l’allestimento “hollywoodiano” di Dante Ferretti (del quale un po’ tutti ci eravamo innamorati).

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Il presidente Sergio Mattarella nella Galleria dei Re del museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

E sicuramente, come ha provato in anteprima il presidente Mattarella, rimarranno favorevolmente impressionati: la luce domina le due grandi aule, dove sono stati recuperati i soffitti a botte e sono state tolte le tamponature delle finestre che ora permettono l’affaccio su piazza Carignano. La luce accarezza le statue, le avvolge, rimbalza diafana sulle pareti in alluminio dove la teoria di Sekhmet o le sfingi finalmente contrapposte a ricordare la grande strada processionale di Luxor diventano riflessi evanescenti che danno più volume alle sculture.

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Effetti speciali sul tempio di Ellesiya al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Mercoledì 20 novembre 2024 è stato anche il giorno della restituzione ufficiale del Tempio di Ellesiya alla città e all’Italia, con una consegna simbolica al Capo dello Stato: così il dono del governo egiziano all’Italia per aver contribuito al salvataggio dei templi nubiani non è più un “bene” del museo, ma un “bene” della comunità. A distanza di oltre mezzo secolo – il Tempio di Ellesiya era giunto a Torino nel 1966 – il museo Egizio, nell’ambito del rinnovamento per il bicentenario, ha scelto di rendere accessibile gratuitamente al pubblico la Cappella rupestre, che avrà un suo ingresso indipendente da via Duse e alla fine dei lavori anche dalla corte coperta del Museo – la corte Egizia -, liberamente fruibile dai visitatori.

Ciliegina sulla torta di questa festa speciale, alla vigilia della celebrazione del bicentenario, è stata la conferma per altri quattro anni, fino al 2028, di Evelina Christillin alla presidenza del museo Egizio da parte del ministro della Cultura Alessandro Giuli. Ed è stato proprio il ministro, nel breve saluto alla stampa, a congratularsi con Christilin per il suo rinnovo alla presidenza dell’Egizio: “Voglio confermare la dichiarazione di amore personale per ciò che rappresenta questo straordinario museo dal valore mondiale e tutta la comunità che gli sta intorno e lo alimenta, lo tiene vivo, lo anima, e ogni giorno lo rende più prezioso”.

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Il nuovo allestimento della Galleria dei Re nel museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)


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La presidente del museo Egizio Evelina Christillin e il direttore Christian Greco (foto graziano tavan)

“Celebrare il bicentenario del Museo Egizio è un esercizio sia di memoria sia di proiezione verso il futuro”, hanno dichiarato la presidente del museo Egizio, Evelina Christillin e il direttore, Christian Greco. “Il progetto architettonico di OMA nasce da una nuova visione del Museo come istituzione di ricerca di livello mondiale e luogo inclusivo dove tutti i visitatori sono invitati a scoprire il mondo dell’antico Egitto. È con grande orgoglio che presentiamo la Galleria dei Re rinnovata e offriamo per la prima volta l’accesso gratuito al Tempio di Ellesiya, che fu a sua volta un dono del governo egiziano al popolo italiano. Basandoci sulla grande trasformazione completata nel 2015, i lavori di ristrutturazione in corso sosterranno il museo Egizio nel nostro obiettivo di aprirci al mondo e raccontare ai visitatori non solo la cultura materiale, ma anche la storia nascosta dei reperti e della civiltà dell’antico Egitto. Per il bicentenario, abbiamo deciso di riflettere sul ruolo del Museo, ponendoci domande difficili: il museo è un luogo di conservazione o di distruzione? Cosa ci manca ancora a 200 anni dalla nostra fondazione? Sono queste domande che hanno guidato la nostra strategia per la prossima fase della storia di questa straordinaria istituzione e collezione”.

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Il presidente della Repibblica Sergio Mattarella con il direttore Christian Greco, la presidnete Evelina Christillin e tutto lo staff del museo Egizio di Torino (foto quirinale)

Dal discorso di Christian Greco alla presenza del Presidente della Repubblica: “La squadra – coordinata dalla guidata sapiente e attenta della presidente Evelina Christillin – ha lavorato senza risparmiarsi per trasformare il Museo e perché l’Egizio possa essere: di anch mi Ra dj.t. Ovvero: dotato di vita come il dio sole per sempre”.

Egitto. Nell’antico tempio di Berenice sul mar Rosso la missione polacco-americana ha scoperto una statua del Budda del II sec. a.C. dedicata da uno o più ricchi mercanti dall’India. Waziri, segretario dello Sca: “In epoca romana erano stretti i legami commerciali tra l’Egitto e l’India”

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La statua del Budda (II sec. a.C.) scoperta dalla missione polacco-americana nell’antico tempio di Berenice sul mar Rosso (Egitto) (foto ministry of tourism and antiquities)

Un Budda nell’Antico Egitto. In epoca romana erano stretti i legami commerciali tra l’Egitto e l’India, quando l’Egitto occupava una posizione strategica sulla rotta commerciale che collegava l’Impero Romano a molte parti del mondo antico, inclusa l’India. Lo prova la presenza di un tempio dedicato al Budda nella città di Berenice, sulla costa del mar Rosso. È lì che, durante lo scavo dell’antico tempio di Berenice, la missione archeologica congiunta polacco-americana operante nella città di Berenice, sulla costa del Mar Rosso, è riuscita a portare alla luce una statua di Buddha del II secolo a.C. Lo ha affermato Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, sottolineando che la missione archeologica lavora nella città – fondata nel 275 a.C. da Tolomeo II Filadelfo in memoria della madre Berenice I – dal 1994 sotto la supervisione del Consiglio Supremo delle Antichità, e che l’attuale stagione di scavo ha recuperato molte importanti prove dell’esistenza di legami commerciali tra Egitto e India. “C’erano molti porti durante l’epoca romana sulla costa egiziana del mar Rosso coinvolti in questo commercio”, ha spiegato Waziri, “il più importante dei quali era Berenice, dove arrivavano navi dall’India cariche di prodotti come pepe, pietre semipreziose, tessuti e avorio, che venivano scaricati e da qui le carovane di cammelli trasportavano le merci attraverso il deserto fino al Nilo. Altre navi poi portavano le merci ad Alessandria e da lì nel resto dell’Impero Romano”.

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La valle del Nilo con i collegamenti dal porto di Berenice sul mar Rosso ad Alessandria sul mar Mediterraneo (da Stephen Sidbotham e Martin Hense)

Mariusz Goyazda, capo della missione dalla parte polacca, ha detto che la statua scoperta era di una pietra che potrebbe essere stata estratta dalla zona a Sud di Istanbul, potrebbe essere stata scolpita localmente a Berenice e dedicata al tempio da uno o più ricchi mercanti dall’India. “L’altezza della statua è di cm 71. Raffigura il Buddha in piedi che trattiene un lembo delle sue vesti nella mano sinistra, inoltre intorno al suo capo è presente un’aureola con sopra raffigurati i raggi del sole, che indica la sua mente irradiante, e accanto a essa c’è un fiore di loto”. E Stephen Sidbotham, capo della missione da parte americana, ha affermato che la missione è riuscita anche, durante i lavori nel tempio, a scoprire un’iscrizione in lingua hindi (sanscrito) risalente all’imperatore romano Filippo l’Arabo (Marco Giulio Filippo) (244-249 d.C.), e sembra che tale iscrizione non sia della stessa data della statua, che è probabilmente molto più antica, in quanto altre iscrizioni nello stesso tempio erano in greco, risalenti agli inizi del I secolo d.C.”. Sono state trovate anche due monete del II secolo d.C. provenienti dal regno indiano di Satavahana.

Egitto. Scoperta una tomba reale in una necropoli sconosciuta nella Valle n. C delle Valli Occidentali a Tebe Ovest da una missione congiunta egiziano-inglese: potrebbe risalire al periodo Thutmoside (XVIII dinastia), ed essere appartenuta alla moglie del faraone o a una principessa. È stata danneggiata già in antico dalle piene del Nilo

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L’ingresso della tomba reale sconosciuta scoperta nella Valle n. C a Tebe Ovest dalla missione anglo-egiziana (foto ministry of tourism and antiquities)

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L’ingresso, visto dall’interno, della tomba reale sconosciuta scoperta nella Valle n. C a Tebe Ovest dalla missione anglo-egiziana (foto ministry of tourism and antiquities)

Una tomba reale, finora sconosciuta, è stata scoperta nell’area delle Valli Occidentali a Tebe Ovest dalla missione congiunta egiziano-inglese tra il Consiglio supremo delle Antichità e la Modern State Research Foundation dell’università di Cambridge. Lo ha annunciato Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, sottolineando l’importanza di questa scoperta. I primi indizi finora scoperti all’interno della necropoli reale indicano che potrebbe risalire al periodo Thutmoside (XVIII dinastia). Ma la datazione sarà confermata con il prosieguo dello scavo, come ha sottolineato da parte sua Fathi Yassin, direttore generale delle Antichità dell’Alto Egitto e capo della missione per parte egiziana.

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L’area di scavo della missione anglo-egiziana nella Valle n. C a Tebe Ovest dalla missione anglo-egiziana (foto ministry of tourism and antiquities)

Secondo Piers Litherland, il capo della missione per parte inglese, la tomba scoperta potrebbe appartenere a una delle mogli o principesse reali durante il periodo del regno Thutmoside, un gran numero delle quali non è stato finora rivelato. Purtroppo, come ha fatto presente Mohsen Kamel, direttore del sito delle Valli Occidentali, “il cimitero scoperto è in cattivo stato di conservazione a causa delle piene del Nilo che si sono verificate in tempi antichi, che hanno allagato le camere lasciando spessi depositi di sabbia e calcare, che hanno portato alla cancellazione di molte delle sue decorazioni parietali e iscrizioni”.

Venezia. Mostra “Tutankhamon. 100 anni di misteri”: visita guidata col curatore prof. Damiano. 1. parte: il progetto espositivo e il ruolo delle repliche

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La locandina della mostra “Tutankhamon. 100 anni di misteri. 1922-2022” aperta dal 29 ottobre 2022 a Palazzo Zaguri a Venezia

I numeri sono da record quelli proclamati per la mostra “Tutankhamon. 100 anni di misteri: 1922-2022” del trecentesco Palazzo Zaguri di Venezia, prodotta da Italmostre e allestita da Venice Exhibition: 3000 mq divisi in 36 stanze su 5 piani con più di 1250 tesori e oggetti esposti. E già si annuncia l’apertura straordinaria di Natale dal 26 al 31 dicembre 2022 e dal 2 all’8 gennaio 2023, dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso alle 18), e domenica 1° gennaio 2023, dalle 14 alle 18 (ultimo ingresso alle 17). E allora cerchiamo di conoscere meglio questa esposizione con una guida speciale, il curatore della mostra il prof. Maurizio Damiano, uno dei massimi esperti di egittologia in Europa con 25 pubblicazioni tradotte in 50 lingue e collaboratore di molti programmi scientifici nelle più importanti emittenti televisive. Lo faremo a puntate con degli interventi “live” del prof. Damiano.

Il progetto. “Il progetto è un vecchissimo sogno”, spiega Damiano ad archeologiavocidalpassato.com. “In questi 43 anni di carriera tante volte mi sono trovato faccia a faccia con Tutankhamon e sognavo di fare qualcosa di grande ma anche nell’ottica di ciò che io faccio nel mio lavoro e con i miei allievi. Io nei corsi di Egittologia parto sempre dall’ambiente. E anche in questa mostra ho voluto inserire l’ambiente in un percorso che fosse di formazione mentale. Noi dobbiamo capire che siamo tutti figli della nostra storia. La libertà di pensiero è un’illusione. Noi siamo liberi di pensare in base agli input che ci sono arrivati nel corso della nostra vita. Quindi l’ambiente è fondamentale. Quella civiltà è così perché è nata lì. Qualche chilometro più in là, come in Mesopotamia, è totalmente diversa. Quindi per me è sempre importante partire da questo. Poi in mostra ho proposto una riflessione. Noi siamo così legati agli oggetti originali. Adesso che gli originali devono essere salvaguardati e non si muovono più, allora non vale più? No di certo. Questi oggetti, che siano repliche o originali, continuano a parlare. Continueranno sempre a parlare perché ci devono trasmettere il messaggio degli antichi egizi. Per questo – conclude – il progetto mi sta a cuore”.

Film “Tutankhamon, l’ultima mostra”. Prima di continuare nella visita guidata alla mostra di Palazzo Zaguri è bene fare un passo indietro. A maggio 2022 la promozione è stata massiccia. Parlo del film “Tutankhamon. L’ultima mostra” diretto da Ernesto Pagano e prodotto da Laboratoriorosso e Nexo Digital: un racconto straordinario con immagini ad altissima definizione, a cento anni dalla scoperta della tomba del faraone che ha rivoluzionato la storia dell’archeologia. Il film fa riferimento alla mostra “KING TUT. Treasures of the Golden Pharaoh” con 150 reperti provenienti dal corredo funerario del faraone della XVIII dinastia d’Egitto. La mostra, itinerante dal 2018 al 2020, era stata organizzata dal Consiglio Supremo delle Antichità egiziano in collaborazione con diverse istituzioni museali che ha visto come prima meta Los Angeles, seguita poi da altre dieci tappe nel mondo, sfruttando il fatto che in quel periodo ci sarebbe stato il trasferimento di una cospicua parte della collezione del museo di piazza Tahrir al Cairo (il museo Egizio storico) al GEM (il Grand Egyptian Museum realizzato sulla Piana di Giza), dove alla sua inaugurazione verrà esposto per la prima volta in assoluto l’intero corredo funerario di Tutankhamon. I profitti di questo tour sono stati investiti nella costruzione del GEM ed in parte destinati agli scavi di diversi siti archeologici in terra d’Egitto. Al termine della mostra i manufatti sono tornati nell’antica Kemet per non uscirne mai più; a dichiararlo è stato lo stesso Mustafa Waziry, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, il quale ha affermato che dopo questa lunga trasferta i reperti resteranno in Egitto “nei secoli dei secoli”.

Repliche sì o no? “La colonna portante della mostra”, spiega il prof. Damiano, “è proprio questo aiutare al salvataggio dei reperti originali e al contempo continuare a farli parlare. Anni fa il ministero egiziano ha stabilito che finita l’ultima mostra con i pezzi originali del tesoro di Tutankhamon questi sarebbero tornati in Egitto, sarebbero stati messi nel nuovo museo, il GEM Grand Egyptian Museum, e da quel momento non si muoverà più nemmeno uno spillo di Tutankhamon per sempre. Però il Governo egiziano ha finanziato milioni di dollari per creare un’impresa – adesso ce ne sono diverse – per fare delle repliche quasi perfette, perché per legge ci devono esserci piccoli dettagli diversi, riconoscibili solo dagli specialisti, altrimenti sarebbero classificati come falsi. Con queste repliche l’Egitto può continuare a dare il messaggio, e a Tutankhamon di girare il mondo. È bello vedere gli originali, però gli oggetti egizi, tutti gli oggetti egizi parlano, ci danno un messaggio. Quindi questo messaggio, con repliche perfette, deve continuare a girare per il mondo salvaguardando gli originali. E questo – conclude – ci permette di vedere qui a Venezia più cose di quante ce ne fossero esposte nel museo del Cairo. Ovviamente non nel Gem dove ci sarà tutto il tesoro di Tutankhamon, anche quanto era rimasto nei magazzini”.

Egitto. Per il centenario della scoperta della Tomba di Tutankhamon il Consiglio supremo delle Antichità apre mostre archeologiche e d’arte, accompagnate da visite guidate, attività e laboratori artistici sull’arte della mummificazione e della scrittura nell’antico Egitto

4 novembre 1922-2022: per il centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon il settore Musei del Supremo Consiglio delle Antichità dell’Egitto celebra l’anniversario con una serie di mostre archeologiche e d’arte, ed eventi che includono visite guidate didattiche, attività e laboratori artistici didattici sull’arte della mummificazione e della scrittura nell’antico Egitto, sulla tomba del Faraone bambino e sul suo corredo funerario.

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Due statue del faraone bambino che furono scoperte tra undici statue nel nascondiglio del tempio di Karnak esposte al Cairo nella mostra “Tutankhamon e la sua famiglia” (foto ministry of tourism and antiquities)

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Mummia di giovane donna, forse la madre di Tutankhamon esposta al Cairo nella mostra “Tutankhamon e la sua famiglia” (foto ministry of tourism and antiquities)

“Al museo Egizio di Tahrir al Cairo”, annuncia il professor Moamen Othman, capo del settore dei musei al Consiglio supremo delle antichità, “apre la mostra “Il centenario della scoperta della tomba del re Tutankhamon: Tutankhamon e la sua famiglia”, con 18 reperti appartenenti al re Tutankhamon, che non sono stati trovati all’interno della sua tomba, alcuni dei quali sono esposti per la prima volta. Tra questi la mummia di giovane donna, probabilmente la madre del re Tutankhamon (la regina Kyia?), quattro statue del faraone bambino che furono scoperte tra undici statue nel nascondiglio del tempio di Karnak, una serie di anelli recante il nome del re e una piccola lastra di maiolica incisa su entrambi i lati con i suoi nomi. E ancora un gruppo di scarabei col nome della regina Ankhesenamon, moglie del re Tutankhamon, una statua del re Akhenaten con la moglie Kyia, scoperta ad Amarna, un vaso canopo di Kyia, la madre di Tutankhamon, e la testa di una statua del re Amenhotep III scoperta nel nascondiglio di Karnak e la testa di una statua della regina Tiye, moglie del re Amenhotep III e madre del re Akhenaten, fu scoperta nel tempio di Hathor a Serabit el-Khadem nel Sinai”.

Il museo nazionale della Polizia nella Cittadella del Cairo organizza la mostra fotografica “Le armi del piccolo faraone”, aperta fino al 20 novembre 2022, con alcune immagini delle armi del re Tutankhamon, mettendo in luce le sue armi preziose e rarissime.

Il museo Tell Basta a Zagazig nel Delta centro-orientale aprendo la mostra d’arte di fotografie “Treasures of the Golden King”, che include un gruppo di fotografie d’archivio di alcuni dei possedimenti della tomba di Tutankhamon, e proseguirà per un mese.

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Vasi canopi esposti al museo della Mummificazione a Luxor (foto ministry of tourism and antiquities)

Al museo della Mummificazione di Luxor apre la mostra archeologica “Vasi canopi”, che comprende quattro vasi canopi in alabastro che conservavano rispettivamente il fegato, l’intestino, i polmoni e lo stomaco del defunto. Continua fino all’11 novembre 2022.

Al museo di Arte antica egizia di Luxor apre la mostra archeologica “The Golden King Tut”, che proseguirà fino al 18 novembre 2022, con la statua del dio Amon nel corpo di re Tutankhamon, cinque stampi di mattoni rossi con il cartiglio del Re Tutankhamon, una statua in alabastro del re Tutankhamon in forma di Sfinge. Inaugurerà la mostra d’arte sul corredo funerario del re Tutankhamon intitolata “The Golden Mask”, con dipinti e fotografie di studenti di scuole e università, di belle arti e educazione artistica.

Egitto. La missione ceco-egiziana nella necropoli di Abusir ha scoperto la tomba di un comandante di soldati mercenari (fine XXVI-inizio XXVII dinastia: inizio VI sec a.C. circa): in un pozzo, a 16 metri di profondità, trovato un doppio sarcofago con testi dal Libro dei Morti, uno scarabeo del cuore e un amuleto poggiatesta. Nel corredo 402 ushabti, due vasi canopi e un ostraka con formule religiose

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Il pozzo funerario di Wah-ib-Ra Mery-Neith scoperto dalla missione ceco-egiziana nella necropoli di Abusir (foto ministry of tourism and antiquities)

Scoperta la tomba di Wah-ib-Ra Mery-Neith, comandante di soldati mercenari, risalente alla fine della XXVI e inizio XXVII dinastia (inizio del VI sec a.C. circa), durante la campagna di scavi in atto ad Abusir, importante necropoli egizia situata a sud-ovest del Cairo, della missione archeologica dell’istituto ceco di Egittologia, facoltà di Lettere, dell’università Carlo (Univerzita Karlova) di Praga guidata da Miroslav Bárta. A darne notizia è stato Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità: “Il pozzo principale della tomba Wah-ib-Ra Mery-Neith è profondo sei metri e le sue dimensioni sono di circa 14 metri per lato, con diversi pozzi secondari scavati nella roccia.

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Una fase dello scavo del pozzo funerario di Wah-ib-Ra Mery-Neith scoperto dalla missione ceco-egiziana nella necropoli di Abusir (foto ministry of tourism and antiquities)

Al centro del pozzo principale è stato scavato in direzione Est-Ovest un altro pozzo più piccolo (6,5 x 3,3 metri circa), ma più profondo (16 metri circa) utilizzato come pozzo principale per la sepoltura del proprietario della tomba”. Wah-ib-Ra Mery-Neith, che si fregiava del titolo di “comandante dei soldati stranieri”, era un personaggio di alto rango dell’antico Egitto, figlio di Irturu del quale erano stati trovati i vasi canopi all’interno del deposito di imbalsamazione individuato nel febbraio 2022 vicino alla tomba del comandante ora scoperta. “Il design di questa tomba a pozzo”, sottolinea Waziri, “non ha una controparte identica nell’antico Egitto, ma nonostante ciò, il suo design architettonico è in parte simile a una sepoltura di una necropoli vicina e a una mastaba a Giza, nota come Campbell’s tomb”. Secondo il ministero delle Antichità e del Turismo egiziano la tomba del comandante restituisce una testimonianza tangibile di una prima vera forma di globalizzazione nel mondo antico.

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Lo scarabeo del cuore trovato nel sarcofago vuoto di Wah-ib-Ra Mery-Neith nella necropoli di Abusir (foto ministry of tourism and antiquities)

“In fondo al pozzo funerario principale”, spiega Marslav Barta, capo della missione ceca, a circa 16 metri di profondità, è stato rinvenuto un doppio sarcofago, alquanto danneggiato e completamente ricoperto di sabbia. Il sarcofago esterno di Wah-ip-re Merinet era costituito da due enormi blocchi di calcare bianco, e all’interno conteneva un sarcofago antropoide di basalto (lungo 2,30 metri e largo 1,98), con testi del capitolo 72 del Libro dei Morti incisi nella parte superiore, che descrivono la risurrezione del defunto e il suo viaggio nell’Aldilà. Purtroppo – aggiunge – il sarcofago di basalto è stato trovato completamente vuoto. All’interno sono stati trovati solo uno scarabeo del cuore, senza incisioni ma molto decorato, nonché un amuleto a forma di poggiatesta. I semplici corredi funerari del proprietario della tomba erano originariamente collocati sui lati occidentale e orientale del sarcofago”.

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Due vasi canopi e dieci coppe in miniatura parte del corredo funerario di Wah-ib-Ra Mery-Neith nella necropoli di Abusir (foto ministry of tourism and antiquities)

Proprio sul lato orientale la missione ha rinvenuto gran parte del corredo ancora nella sua collocazione originaria, tra cui 402 statue ushabti in faience (le ushabti sono statuine che dovrebbero rappresentare il proprietario del cimitero e svolgere servizi per suo conto nell’aldilà). Sono stati rinvenuti anche due vasi canopi in alabastro, oltre a un modello di tavola delle offerte in faience, dieci coppe in miniatura e un ostraka in calcare inciso con testi religiosi ieratici scritti con inchiostro nero. “A causa delle piccole dimensioni dell’ostraka”, sottolinea Barta, “l’autore del testo ha deciso di ricoprirlo con brevi estratti degli incantesimi del Libro dei Morti, che facevano anche parte della trasformazione rituale, garantendo così al defunto l’accesso al mondo ultraterreno”.

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Sarcofago interno di Wah-ib-Ra Mery-Neith danneggiato in epoca antica dai tombaroli (foto ministry of tourism and antiquities)

Gli studi preliminari condotti dalla missione ceco-egiziana sul pozzo funerario hanno rivelato che esso fu trafugato in tarda antichità, probabilmente intorno al IV e V secolo d.C., come testimonia il ritrovamento di due vasi di ceramica abbandonati nel pozzo principale. Gli antichi “tombaroli” fecero anche un buco nella parte occidentale del sarcofago esterno di Wah-ib-Ra Mery-Neith e ruppero in molti frammenti, ritrovati dagli archeologi intorno al sarcofago, la parte superiore (occidentale) del coperchio di basalto del sarcofago cioè quella che rappresentava il volto del defunto.

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L’area di scavo della tomba del comandante dei soldati mercenari da parte della missione ceco-egiziana nella necropoli di Abusir (foto ministry of tourism and antiquities)

“Sebbene gli scavi archeologici della tomba di Wah-ib-Ra Mery-Neith non ci abbiano fornito importanti reperti archeologici o elaborati corredi funerari”, interviene Muhammad Mujahid, vicedirettore della missione ceco-egiziana, “questa tomba è considerata unica e importante perché fornisce una nuova visione del turbolento periodo dell’inizio dell’era della dominazione persiana dell’antico Egitto. E inoltre, dai risultati delle ricerche in corso sul deposito di imbalsamazione del proprietario della tomba che la missione ha trovato durante la stagione precedente, possiamo farci un’idea della vita, dell’ambiente familiare e della carriera di Wah-ib-Ra Mery-Neith: colui che molto probabilmente morì inaspettatamente in un periodo in cui la sua tomba e il suo corredo funerario erano ancora in gran parte incompleti”. Pertanto sia il progetto architettonico della tomba che il suo contenuto forniranno agli archeologi informazioni molto preziose.

Egitto. Scoperto nella necropoli degli Animali sacri a Saqqara il primo e più grande deposito di 150 statue di bronzo di antiche divinità egizie e di 250 sarcofagi di legno dipinti, sigillati, con mummie

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I sarcofagi in legno dipinto trovati nella necropoli degli Animali sacri a Saqqara (foto ministry of tourism and antiquities)

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Lo staff della missione archeologica egiziana a Saqqara con al centro Mustafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità (foto ministry of tourism and antiquities)

Una nuova grande scoperta archeologica in Egitto: centinaia di piccole sculture faraoniche e sarcofagi colorati sono stati rinvenuti nel cimitero degli Animali sacri, a Saqqara, necropoli situata circa 30 km a sud del Cairo. Sono 250 sarcofagi con mummie ben conservate, 150 statue di bronzo e molti altri tesori tra cui un papiro di 9 metri ben conservato: si tratta del primo e più grande deposito del sito risalente al periodo tardo. Questi tesori scoperti dalla missione archeologica egiziana a Saqqara, durante i lavori della quarta stagione di scavo, saranno esposti al Grand Egyptian Museum.

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Le statuette in bronzo trovate nella necropoli degli Animali sacri a Saqqara dalla missione archeologica egiziana (foto ministry of tourism and antiquities)

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La statuetta in bronzo della dea Bastet trovata dalla missione archeologica egiziana a Saqqara (foto ministry of tourism and antiquities)

“Il deposito scoperto”, ha spiegato Mustafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità e capo della missione, “include 150 statue di bronzo di varie dimensioni che rappresentano diverse divinità egizie antiche, tra cui Anubi, Amun Min, Osiride, Iside, Nefertum, Bastet e Hathor, oltre a un gruppo di vasi in bronzo legati ai rituali della dea Iside, nonché una statua in bronzo dell’ingegnere Imhotep senza testa, molto precisa e bella”.

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Le statue in legno delle dee Iside e Nefti trovate dalla missione archeologica egiziana a Saqqara (foto ministry of tourism and antiquities)

“La missione – ha aggiunto – è riuscita anche a scoprire un nuovo gruppo di pozzi funerari, in cui è stato rinvenuto un gruppo di 250 sarcofagi in legno dipinto del periodo tardo, circa 500 a.C., chiusi, contenenti mummie in buone condizioni di conservazione. E poi un gruppo di amuleti, scatole di legno dipinte, e statue lignee, alcune delle quali dorate in faccia: tra queste, in buono stato di conservazione, le statue delle dee Iside e Nefti in posizione di lutto. Inoltre è stata trovata una sepoltura del Nuovo Regno (databile intorno al 1500 a.C.) contenente numerosi ornamenti strumenti come uno specchio in bronzo e un gruppo di bracciali, collane, orecchini e cavigliere hanno le proprie graffette e strumenti di rame per la vita di tutti i giorni”.

Egitto. Dalla necropoli dell’Aga Khan ad Aswan emerge una tomba del periodo greco-romano con 20 mummie: nuova importante scoperta del team congiunto italo-egiziano nell’ambito della Egyptian-Italian Mission at West Aswan (EIMAWA) guidata da Patrizia Piacentini

Patrizia Piacentini nella tomba AGH032 della necropoli vicino al mausoleo dell’Aga Khan ad Aswan (foto EIMAWA)

Una tomba di famiglia molto grande e precedentemente sconosciuta è stata scoperta e scavata ad Assuan, in Egitto, dall’Egyptian-Italian Mission at West Aswan (EIMAWA), la missione archeologica diretta da Patrizia Piacentini, docente di Egittologia e Archeologia egiziana all’Università Statale di Milano e da Abdelmoneim Said, direttore generale delle Antichità di Assuan e della Nubia (SCA). “La scoperta”, come spiegato su LA STATALE News, “è avvenuta nel corso di una lunga missione che ha impegnato gli archeologi tra maggio e ottobre 2021”. Il team congiunto italo-egiziano lavora dal 2019 nell’area che circonda il Mausoleo dell’Aga Khan, sulla sponda occidentale di Assuan, dove si trovano oltre 300 tombe databili dal VI secolo a.C. al IV secolo d.C. (vedi Gli eccezionali ritrovamenti tra le sabbie di Assuan nella tomba-necropoli scoperta dalla missione italo-egiziana diretta da Patrizia Piacentini: a TourismA l’egittologa dell’università di Milano porterà il pubblico dentro lo scavo | archeologiavocidalpassato).

Veduta panoramica della tomba AGH032 scoperta dalla missione italo-egiziana diretta da Patrizia Piacentini (foto EIMAWA)

“L’ultimo rinvenimento”, spiega lo staff della Piacentini, “è una grande tomba (denominata AGH032) risalente al Periodo greco-romano, che, sebbene depredata in antichità, conserva ancora circa 20 mummie e molti materiali interessanti: è una tomba comune che accoglie più di una famiglia. La tomba era nascosta da una struttura rettangolare ben conservata che mostra importanti tracce di un misterioso incendio che ha interessato anche la sepoltura. Un’enorme discarica contenente ossa di animali (principalmente di montone), frammenti di ceramica, tavole di offerte e lastre inscritte in geroglifici ricopriva la parete est della struttura, suggerendo un utilizzo della stessa come luogo votivo. Si tratta della prima struttura di questo tipo rinvenuta nella necropoli dell’Aga Khan”.

Patrizia Piacentini con il suo staff esamina una mummia dalla tomba AGH032 della necropoli dell’Aga Khan ad Aswan (foto EIMAWA)
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Una tavola per le offerte scoperta dalla missione italo-egiziana nella necropoli vicina al mausoleo dell’Aga Khan ad Aswan (foto EIMAWA)

In particolare, gli archeologi hanno trovato la mummia di un uomo adiacente alla parete est della struttura e, accanto, una collana di rame con una placchetta incisa in greco che menziona il suo nome, Nikostratos. In origine, era stato deposto nella tomba che è stata scoperta subito dopo sotto la struttura e, successivamente, portato fuori da ladri antichi. “Sono stati portati alla luce molti importanti reperti dell’era greco-romana”, ricorda Piacentini, “tra cui tavole per le offerte, pannelli di pietra scritti in caratteri geroglifici, una collana di rame incisa in greco, una serie di statue in legno dell’uccello con testa umana Ba (personificazione del principio vitale) e parti di cartoni colorati (un materiale utilizzato per costruire maschere funerarie)”.

L’ingresso della tomba AGH032 nella necropoli dell’Aga Khan ad Aswan (foto EIMAWA)
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L’interno della tomba AGH032 scoperta dalla missione italo-egiziana diretta da Patrizia Piacentini (foto EIMAWA)

“Una scala in parte fiancheggiata da blocchi scolpiti e coperta da una volta in mattoni crudi”, spiegano gli archeologi di EIMAWA, “conduce all’ingresso, che era chiuso da un complesso sistema di lastre e blocchi di pietra rinvenuti nel luogo originario che era stato eretto sopra la scala. Davanti all’ingresso è stato ritrovato un grande vaso per offerte, purtroppo in stato frammentario, che presenta ancora dei siconî di sicomoro. La tomba presenta una sala sulla quale si affacciano quattro camere funerarie scavate in profondità nella roccia. Nella sala, di fronte all’ingresso, è stato scoperto un sarcofago di terracotta contenente la mummia di un bambino e un bellissimo cartonnage (una specie di cartapesta decorata che copriva le mummie). Un’altra mummia di bambino, trovata in una delle camere funerarie, è stata radiografata e mostra all’interno una placchetta sul petto”.

Cartonnage rinvenuto nella tomba AGH032 dalla missione italo-egiziana diretta da Patrizia Piacentini ad Aswan (foto EIMAWA)

Dentro le quattro gallerie scavate nella roccia erano deposte quasi 30 mummie, alcune in eccezionale stato di conservazione, altre con bende e cartonnage tagliati dai ladri antichi, che utilizzarono probabilmente un coltello che è stato scoperto fra le mummie. Alcuni corpi mummificati erano di persone anziane, come dimostra l’artrosi visibile, altri erano di donne o bambini piccoli, fra i quali un neonato.

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Esame radiologico sul campo della testa di un bambino mummificata dalla necropoli dell’Aga Khan ad Aswan (foto EIMAWA)

L’Egyptian-Italian Mission at West Aswan ha inoltre effettuato analisi antropologiche e radiologiche su 45 individui scoperti nel 2019 nella tomba AGH026 oltre ai 30 individui rinvenuti nel 2021 nella tomba AGH032. L’obiettivo era la valutazione dell’età, del sesso e di possibili malattie. Una macchina a raggi X portatile è stata utilizzata direttamente sul sito. Il team ha scoperto che nella tomba AGH026 il 30% degli individui erano bambini, dal periodo neonatale a un’età di circa 10 anni. Molti corpi, fra i rimanenti, erano di donne. Sono state trovate almeno tre famiglie (madre, padre e figlio sepolti l’uno accanto all’altro). Le analisi delle ossa hanno evidenziato che alcuni di loro soffrivano di malattie infettive e alcuni disturbi metabolici. Il femore di un adulto ha mostrato chiari segni di amputazione, cui la persona dovette sopravvivere dal momento che vi è l’evidenza di un callo osteoriparativo. Altri corpi presentano tracce di artrosi, segno di morte avvenuta in età avanzata.

Testa dipinta del coperchio di un sarcofago in pietra scoperta durante il survey nella necropoli dell’Aga Khan ad Aswan (foto EIMAWA)

Un survey sull’area ha condotto alla scoperta di numerosi sarcofagi ben conservati, in pietra o argilla, databili dall’Età Tarda Faraonica all’Epoca Romana. Alcuni di loro mostrano ancora dei bei colori. Due sarcofagi di bambini e tre di adulti, insieme a parti di altri sarcofagi, sono stati raccolti e conservati al sicuro in un magazzino.

Egitto. A Sharm el-Sheikh, in occasione del quarto World Youth Forum, apre la mostra “Il viaggio della Sacra Famiglia” con nove icone e tre manoscritti conservati in chiese copte egiziane, esposti per la prima volta, aperto fino alla celebrazione dell’ingresso della Sacra Famiglia in Egitto il 1° giugno, secondo il calendario copto

Icona con la Fuga in Egitto della Sacra Famiglia (foto ministry of Tourism and Antiquities)
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L’icona con la Natività (foto ministry of Tourism and Antiquities)

Secondo il calendario copto l’ingresso della Sacra Famiglia in Egitto avvenne il 24 del mese copto di Pashons (che va dal 9 maggio al 7 giugno): quindi col calendario gregoriano parliamo del 1° giugno. Per avvicinarsi al meglio a quella ricorrenza il ministero del Turismo e delle Antichità d’Egitto promuove al museo Archeologico di Sharm el-Sheikh la mostra archeologica “Il viaggio della Sacra Famiglia” dall’11 gennaio al 1° giugno 2022. La scelta di Sharm el-Sheikh, la nota località turistica sul mar Rosso, non è casuale e non solo perché nella “fuga in Egitto” la Sacra Famiglia è avvenuta attraverso il deserto settentrionale del Sinai, ma come evento culturale nell’ambito della quarta edizione del World Youth Forum, a Sharm El Sheikh, South Sinai, dal 10 al 13 gennaio 2022. In mostra nove icone e tre rari manoscritti vengono esposti per la prima volta.

L’icona con la Vergine incoronata e il Bambino circondata da dieci episodi della storia della sua vita (foto ministry of Tourism and Antiquities)
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L’icona con la Madonna che allatta il Bambino Gesù (foto ministry of Tourism and Antiquities)

“La mostra, in collaborazione con il settore delle Antichità Islamiche, Copte ed Ebraiche del Consiglio Supremo delle Antichità e della Chiesa Copta”, ha spiegato il prof. Moamen Othman, capo del settore Musei al Consiglio Supremo delle Antichità, “comprende 3 manoscritti dal patrimonio del museo Copto del Cairo Vecchio e 9 icone rare esposte per la prima volta, conservati in alcune chiese egiziane, come la chiesa dei Santi Sergio e Bacco (Abu Serga) al Cairo, Chiesa Sospesa (El Muallaqa) al Cairo, convento di San Mercurius martire (Abu Sefein) al Cairo, il convento di San Menas (Mar Mina) ad Alessandria e chiesa dell’Arcangelo Michele ad Aswan. Queste icone e manoscritti evidenziano il percorso della Sacra Famiglia, compresa la terra del Sinai”. Nel periodo di apertura della mostra il museo organizzerà una serie di conferenze scientifiche e didattiche sulla storia dell’arte copta, oltre a laboratori per imparare come realizzare le icone. E al termine della mostra si celebrerà l’ingresso della Sacra Famiglia in Egitto, il primo giugno.

L’icona con la Vergine incoronata dagli angeli (foto ministry of Tourism and Antiquities)
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L’icona con l’Arcangelo Gabriele: in mano un rotolo aperto scritto in arabo (foto ministry of Tourism and Antiquities)

La mostra è allestita nell’angolo bizantino del museo di Sharm el-Sheikh. “Le icone esposte risalgono tutte al XVIII e XIX secolo d.C.”, ha indicato Myriam Edward, supervisore generale del museo di Sharm El-Sheikh. “Includono un’icona della Vergine Maria incoronata che porta il Bambino Gesù incoronato, due angeli, inginocchiati sulle nuvole, pongono una corona sul capo della Vergine. L’icona dell’Arcangelo Gabriele che tiene nella mano destra un rotolo svolto che mostra un testo arabo, e nella mano sinistra tiene un globo. E un’icona raffigurante scene della vita della Vergine Maria, che la ritrae al centro mentre porta il Bambino Gesù. Due angeli incoronano la Madonna, circondati da dieci scene della sua vita”.

L’icona con la “Fuga in Egitto” della Sacra Famiglia. Sullo sfondo, una donna (foto ministry of Tourism and Antiquities)

Un’altra icona raffigura la fuga in Egitto, dove la Vergine Maria e il Bambino appaiono sopra l’asino. Sullo sfondo dell’icona compare un’altra donna, oltre ad un elemento architettonico. E c’è anche l’icona della Vergine Maria che allatta il suo Bambino Gesù, circondata da tre angeli alla sua destra e una colomba alla sua sinistra.

L’icona con l’Annunciazione con la colomba dello Spirito Santo (foto ministry of Tourism and Antiquities)

La mostra comprende anche l’icona della Sacra Famiglia e di San Giovanni Battista, l’icona della nascita di Cristo, e l’icona dell’Annunciazione, in cui l’angelo appare davanti alla Vergine Maria con in mano un ramo di fiori nella sua mano sinistra, e c’è un uccello nel mezzo.

Uno dei rari manoscritti esposti nella mostra “Il viaggio della Sacra Famiglia” al museo di Sharm el-Sheikh (foto ministry of Tourism and Antiquities)

Quanto ai manoscritti, ricorda il soprintendente generale del Museo, in mostra il manoscritto delle Quattro Annunciazioni in cui si fa proprio riferimento al viaggio della Sacra Famiglia in Egitto. Nelle pagine destra e sinistra, appaiono alcuni brani del Vangelo di Matteo che menzionano l’evento. Il manoscritto ha un totale di 207 fogli, la maggior parte dei quali sono decorati con inchiostro blu, rosso e oro. C’è poi un manoscritto che rappresenta la seconda parte del Sinassario, con la commemorazione dell’ingresso della Sacra Famiglia in Egitto il 24 del mese copto di Pashons. Il manoscritto è stato scritto in arabo e include 247 fogli in cui i titoli dei soggetti sono scritti con inchiostro rosso. Infine c’è il manoscritto di Miamer che racconta gli eventi avvenuti quando la Sacra Famiglia è arrivata in Egitto. Il manoscritto è stato scritto in arabo e in alcune sue pagine include decorazioni geometriche.