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Taranto. Al museo Archeologico nazionale al via gli approfondimenti tematici a corollario della mostra “Archè, il principio e l’acqua”: al mattino, i restauri delle opere; al pomeriggio, i paesaggi dell’acqua

Domenica 19 ottobre 2025, al museo Archeologico nazionale di Taranto al via gli approfondimenti tematici a corollario della mostra “Archè. Il principio e l’acqua”, inaugurata il 26 settembre 2025 e che rimarrà aperta fino al 1° febbraio 2026: un percorso che esplora l’acqua dolce come bene naturale e culturale, attraverso reperti mai esposti prima, provenienti dai ricchissimi depositi del MArTA; un viaggio che si estende fino all’epoca medievale e moderna, per raccontare una città stratificata e viva come Taranto. Al mattino, alle 10 e alle 12, una funzionaria restauratrice del MArTA guiderà i partecipanti in un percorso dedicato al restauro delle opere esposte, svelando le tecniche e le scoperte che ne hanno restituito la forma originaria. Nel pomeriggio, alle 16 e alle 18, una funzionaria architetto del MArTA condurrà l’approfondimento “Paesaggi dell’acqua”, un racconto tra archeologia e fotografia per esplorare il legame profondo tra l’acqua, il paesaggio e la memoria.

La mostra “Archè. Il principio e l’acqua”. “Nello scenario contemporaneo, in cui sono sempre più percepibili gli effetti del cambiamento climatico, in cui si avverte la necessità di un uso equo e solidale delle risorse idriche”, interviene Stella Falzone, direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, “occorre ripartire dalle origini, dalla storia più antica delle genti che hanno abitato il nostro territorio: un tema di memoria, di consapevolezza e di riscoperta del passato comune, per costruire al meglio il nostro futuro. Nel progettare la mostra sull’acqua, si è scelto infatti di richiamare il termine Archè, il principio di tutto, caro alla filosofica greca.  Il progetto espositivo nasce con l’obiettivo di presentare al pubblico, in un panorama articolato, diacronico, e con diverse narrazioni e vari approfondimenti tematici, le forme dei vasi e quegli oggetti legati alla quotidianità dell’acqua, e ai diversi usi antichi, che provengono da Taranto e dai territori vicini. Un lavoro di “emersione” – continua la direttrice Stella Falzone – che ci consente di riportare alla luce reperti che solo per questioni di spazio rimangono al buio dei depositi, e che in occasioni come queste ci permettono inoltre di ampliare il racconto fino all’epoca medievale e moderna di questa città così stratificata”.

Taranto. Al museo Archeologico nazionale prorogata la mostra “Lex Municipii: progettare la città. Dalla Lex municipii alla Taranto di oggi” che espone la tavola bronzea originale della Lex Municipii Tarentini (il più antico statuto municipale ad oggi noto), rinvenuta a Taranto nel 1894 e conservata al museo Archeologico nazionale di Napoli

Al museo Archeologico nazionale di Taranto la mostra “Lex Municipii: progettare la città. Dalla Lex municipii alla Taranto di oggi” è stata prorogata fino al 28 dicembre 2025. Avviata nel novembre 2024 con il rientro a Taranto del frammento originale dello statuto del municipio, a cui si lega una ricerca interdisciplinare che unisce archeologi, epigrafisti, studiosi di storia del diritto romano, la mostra espone la tavola bronzea originale della Lex Municipii Tarentini (il più antico statuto municipale ad oggi noto), rinvenuta a Taranto nel 1894 e confluita nella collezione del museo Archeologico nazionale di Napoli. Si tratta di un evento di portata nazionale considerato il valore culturale, archeologico e storico del reperto rinvenuto a fine ‘800 durante lavori di scavo in un pozzo, dall’archeologo Luigi Viola, istitutore di quello che poi diventerà il museo Archeologico nazionale di Taranto.

Allestimento della mostra “Lex Municipii: progettare la città. Dalla Lex municipii alla Taranto di oggi” al museo Archeologico nazionale di Taranto (foto marta)

Il ritorno, seppur temporaneo, della lastra superstite dello Statuto Municipale, databile al I sec. a.C., ha fornito l’occasione per discutere ed approfondire le tematiche legate alla progettazione urbanistica di Taranto partendo dalla città antica fino all’epoca contemporanea, nell’ambito di un progetto scientifico elaborato dal MArTA insieme al dipartimento di Ricerca e Innovazione umanistica e al dipartimento Jonico dell’università di Bari Aldo Moro, a cura di Stella Falzone, Gianluca Mastrocinque e Maria Casola.

La tavola bronzea originale della Lex Municipii Tarentini conservata al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto marta)

Tra i centri urbani della Puglia di età romana Taranto offre l’opportunità, unica nel panorama della penisola, di mettere a confronto le evidenze archeologiche sistematizzate dalla ricerca recente con il frammento conservato della Lex municipii tarentini, unico statuto a oggi noto per l’Italia, oltre che il più antico in assoluto tra i pochi documentati. I numerosi elementi di coerenza tra testo normativo e testimonianze archeologiche spingono a pensare che proprio gli statuti giocano un ruolo prioritario nella costruzione dei paesaggi urbani dei municipi, che si concretizza tra la fine del I secolo a.C. e il I secolo d.C., con particolare intensità al tempo di Augusto. Anche in materia di urbanistica, come per altri ambiti della vita pubblica, gli statuti dei diversi centri dovevano presentare, infatti, molteplici disposizioni comuni, come mostrano ad esempio, rispetto alla lex tarantina, le meglio conservate leggi municipali della Spagna di età flavia, tutte derivanti da una norma quadro emanata e conservata a Roma. Proprio il rispetto degli statuti può dunque spiegare il carattere capillare del disegno urbano, che nei centri meglio documentati si configura come un vero e proprio piano regolatore e le numerose affinità in molti aspetti dell’urbanistica, che emergono anche in Puglia dallo studio sistematico di tutte le città, 27 municipi, oltre a due centri per cui l’assetto giuridico è discusso. Tra le soluzioni più ricorrenti spiccano l’organizzazione della maglia stradale e delle infrastrutture collegate alle strade, su cui lo statuto di Taranto presenta indicazioni molto precise, ma anche la distribuzione delle aree pubbliche con le loro diverse funzioni e le relazioni, accuratamente predisposte, tra i complessi pubblici e gli spazi per le abitazioni e per le manifatture. Attraverso il confronto tra alcuni dei centri urbani meglio documentati in Puglia, anche sulla base di indagini di scavo recenti e in corso, si cercherà di riflettere sui principali tratti comuni, cercando di distinguere quanto queste soluzioni dipendano dal testo statutario oppure derivino da esigenze specifiche di carattere economico, produttivo e religioso, oltre che dalla valorizzazione delle risorse naturali e dall’adattamento alle preesistenze dei centri urbani indigeni che avevano raggiunto un alto livello di organizzazione tra IV e III secolo a.C.

Taranto. Presentazione del libro “Ceramica sovraddipinta di Gnathia. Taranto – Museo Archeologico Nazionale” di Amelia De Amicis che rappresenta il V fascicolo del Corpus Vasorum Antiquorum, Italia LXXXVIII (L’Erma di Bretschneider)

Venerdì 16 maggio 2025, alle 17, al museo Archeologico nazionale di Taranto, presentazione del libro “Ceramica sovraddipinta di Gnathia. Taranto – Museo Archeologico Nazionale” di Amelia De Amicis che rappresenta il V fascicolo del Corpus Vasorum Antiquorum, Italia LXXXVIII (L’Erma di Bretschneider). Il volume esamina un ampio insieme di ceramiche della classe nota come “di Gnathia” provenienti da contesti tombali di Taranto ellenistica. Lo studio, attraverso l’analisi di reperti in gran parte inediti, evidenzia l’evoluzione dei corredi funerari tra IV e II secolo a.C., chiarendo le caratteristiche di una produzione destinata ai rituali funerari e distinguendola dalle manifatture rivolte ad altri ambiti funzionali. Interverranno: Stella Falzone, direttrice museo Archeologico nazionale di Taranto; Luigi Todisco, presidente della commissione italiana del CVA; Antonietta Dell’Aglio, già funzionario archeologo soprintendenza Archeologica della Puglia; Elisa Lanza, funzionario archeologo direzione regionale Musei nazionali del Piemonte.

Copertina del libro “Ceramica Sovraddipinta “Di Gnathia”. Taranto – Museo Archeologico Nazionale” di Amelia De Amicis

Ceramica Sovraddipinta “Di Gnathia”. Taranto – Museo Archeologico Nazionale. Dalla polis ellenistica tarantina provengono i materiali sovraddipinti analizzati nel presente fascicolo, relativi a quella particolare classe vascolare convenzionalmente identificata come “ceramica di Gnathia” e nota al mondo scientifico prevalentemente attraverso reperti di pregio decontestualizzati. Provenendo quasi esclusivamente da contesti tombali chiusi, i numerosi reperti esaminati, in massima parte inediti, hanno costituito un’importante occasione di studio, consentendo di avanzare proposte di datazione sull’analisi degli elementi in corredo, delle morfologie e delle caratteristiche tecniche delle ceramiche. Nuclei omogenei di reperti sono stati ricondotti a specifiche unità produttive in alcuni casi assimilabili a quelli riconosciuti dall’indagine stilistica, puntualizzando alcune caratteristiche che ampliano la conoscenza del lessico ornamentale utilizzato da queste officine. I vasi presentati costituiscono una campionatura indicativa dei vari tipi vascolari attestati nella necropoli e delle trasformazioni che si determinano nei corredi dalla metà del IV a.C. sino agli inizi del II secolo a.C., mentre il linguaggio sostanzialmente uniforme che li identifica esemplifica la funzione rituale e rappresentativa assegnata dal sistema produttivo locale ai materiali destinati all’ambito funerario, differenziandoli qualitativamente da quelli indirizzati ad altre tipologie di consumo, in una lettura analitica di questa manifattura.

Chiusi (Si). Al museo nazionale Etrusco apre la mostra “Una donna tra le stelle: il mito di Andromeda” con due straordinari vasi del MArTa. Intanto all’Archeologico di Taranto c’è lo skyphos del Pittore di Penelope da Chiusi

Cratere a volute a figure rosse con il mito di Andromeda conservato al museo Archeologico nazionale di Taranto (foto marta)

Al museo nazionale Etrusco di Chiusi (Si) in mostra due straordinari vasi del museo Archeologico nazionale di Taranto dal 9 aprile al 6 luglio 2025. Sono due donne a unire il museo Archeologico nazionale di Taranto e il museo nazionale Etrusco di Chiusi. Nel segno di Penelope e Andromeda, le direzioni dei rispettivi musei, hanno dato vita ad un accordo di scambio e reciproca promozione. Si inaugura infatti il 9 aprile 2025, alle 17, all’interno del museo nazionale Etrusco di Chiusi, la mostra “Una donna tra le stelle: il mito di Andromeda”, allestita anche grazie al contributo del gruppo Archeologico Città di Chiusi. Un focus che fino al 6 luglio 2025 porrà all’attenzione dei visitatori dell’importante museo toscano, due straordinari reperti di ceramica apula a figure rosse appartenenti alla collezione permanente del MArTA. Si tratta dell’imponente cratere (410-400 a.C.) con dipinta la liberazione di Andromeda, destinata ad essere sacrificata a Poseidone dai suoi stessi genitori, Cassiopea e Cefeo e di una pelike, attribuita al pittore di Dario e datata 340-330 a.C. con la rara scena della riconciliazione tra Andromeda e i suoi genitori.

Skyphos del Pittore di Penelope con Telemaco che convesra con Penelope conservato al museo nazionale Etrusco di Chiusi (foto museo chiusi)

A Taranto, in contemporanea, dall’8 marzo e fino al 6 luglio 2025, nell’ambito della mostra internazionale Penelope a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni, e realizzata da Electa, rimarrà in esposizione lo skyphos del Pittore di Penelope: l’importante vaso attico a figure rosse risalente al 440 a.C., conservato a Chiusi e raffigurante un episodio del mito di Ulisse con una rara rappresentazione di Telemaco che conversa con la madre Penelope seduta davanti alla famosa tela. L’accordo interistituzionale di promozione e valorizzazione del patrimonio archeologico delle due regioni italiane è stato siglato tra il direttore regionale musei nazionali Toscana, Stefano Casciu, e la direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Stella Falzone. La convenzione è stata curata da Fabrizio Vallelonga, direttore del museo Archeologico nazionale di Chiusi e la funzionaria archeologa del MArTA, Agnese Lojacono.

Taranto. Al museo Archeologico nazionale presentazione del libro “Suoni e strumenti musicali nel mondo antico. Per un sistema disciplinare e metodologico integrato” a cura di Giovanna Casali, Alessia Zangrando, Paola Dessì

Martedì 8 aprile 2025, alle 16.30, al museo Archeologico nazionale di Taranto, presentazione del libro “Suoni e strumenti musicali nel mondo antico. Per un sistema disciplinare e metodologico integrato” a cura di Giovanna Casali, Alessia Zangrando, Paola Dessì con il coordinamento scientifico di Paola Dessì (L’Erma di Bretschneider). Il libro rappresenta un contributo significativo allo studio della musica antica, offrendo un’analisi interdisciplinare che integra archeologia, musicologia e storia della cultura. Attraverso un approccio metodologico innovativo, gli autori esplorano il ruolo degli strumenti musicali nell’antichità, rivelando come questi non solo producessero suoni, ma fossero anche portatori di significati simbolici e sociali. Intervengono Stella Falzone, direttrice del MArTA; Valentino Nizzo, università di Napoli L’Orientale; Antonio Origlia, università Federico II di Napoli; Massimo Raffa, università del Salento. Saranno presenti le autrici e i curatori del volume.

Copertina del libro “Suoni e strumenti musicali nel mondo antico. Per un sistema disciplinare e metodologico integrato” a cura di Giovanna Casali, Alessia Zangrando, Paola Dessì

Focus del libro sono i realia, gli strumenti musicali e gli oggetti sonori custoditi nei musei, e la loro rappresentazione. Essi sono parte di una cultura musicale, solo in apparenza perduta, dei popoli a cui sono appartenuti. Per comprendere il significato che essi avevano nel mondo antico è necessario condividere metodologie e prospettive multi e interdisciplinari che consentano sia la valorizzazione di indicatori di attività connesse al suono, alla musica e alla danza nel record archeologico, sia la lettura contestualizzata del bene musicale come componente significativa del reperto. Il volume è un innovativo esempio di dialogo tra discipline musicologiche, archeologiche, fisiche e ingegneristiche che offre al lettore non solo una prospettiva sulla musica dell’antichità e sulle modalità di fruizione e di trasmissione, ma una più ampia prospettiva culturale, rispetto alla quale porsi in ascolto per comprendere e valorizzare l’uomo e l’umano.

Canosa di Puglia (Ta). Nella scuola Mazzini, al via la mostra “Forme e colori dell’Italia preromana. Canosa di Puglia” con i preziosi ori scoperti proprio a Canosa nel 1928 insieme alle produzioni artigianali più caratteristiche del popolo dei Dauni. È il primo evento in quella che sarà la nuova sede del museo Archeologico nazionale

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Il diadema e lo scettro della principessa dauna Opaka Sabaleida (III sec. a.C.) sono tornate a casa, in Puglia. Dopo le tappe nelle sedi prestigiose degli Istituti Italiani di Cultura a Santiago del Cile, Buenos Aires, San Paolo e nelle sale del Museo Nacional de Antropología di Città del Messico, e in Italia a Roma a Castel Sant’Angelo, gli straordinari reperti della mostra “Forme e colori dell’Italia preromana. Canosa di Puglia”, dal 15 marzo al 18 maggio 2025, ritornano nel luogo della loro scoperta, sottolineando il legame profondo tra i manufatti e il territorio d’origine, raccontando un capitolo della storia della penisola italiana che precede l’unificazione sotto Roma attraverso alcune fra le produzioni artigianali più caratteristiche del popolo dei Dauni fra il IV e il II sec. a.C.

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Stella Falzone, direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto (foto maximiliano massaroni / museo castel sant’angelo)

L’inaugurazione della mostra il 14 marzo 2025 all’interno di alcune sale al primo piano dell’edificio scolastico “G. Mazzini” destinato a diventare la nuova sede museale. Alla cerimonia di inaugurazione sono intervenuti Vito Malcangio, sindaco di Canosa di Puglia; Nadia Landolfi, dirigente istituto comprensivo Foscolo-Lomanto-Mazzini di Canosa di Puglia; Sergio Fontana, presidente Fondazione Archeologica Canosina; Anita Guarnieri, soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia; Francesco Longobardi, delegato alla direzione regionale Musei nazionali Puglia; Luigi Oliva, direttore istituto superiore per la Conservazione e il Restauro; Stella Falzone, direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto; Filippo La Rosa, direttore per la promozione della cultura e della lingua italiana MAECI; e Massimo Osanna, direttore generale Musei MiC.

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Una fase dell’allestimento della mostra “Forme e colori dell’Italia preromana. Canosa di Puglia” alla scuola Mazzini di Canosa, nuova sede del museo Archeologico nazionale (foto drm-puglia)

I reperti in oro saranno esposti insieme alle produzioni artigianali più caratteristiche del popolo dei Dauni. “La mostra a cura di Massimo Osanna e Luca Mercuri è oggi una espressione di pregio del grande patrimonio di civiltà di questa terra”, spiega la direttrice del MArTA, Stella Falzone, “perché restituisce onore al territorio in cui nel 1928 l’allora soprintendente e già direttore del museo di Taranto, Quintino Quagliati, rinvenne questo importante tesoro archeologico”. Nel 1928, infatti, proprio a Canosa, lungo la strada che conduce a Cerignola, nel tratto parallelo al tracciato dell’Appia Traiana, venne scoperta la tomba ipogeica, databile alla fine del III sec. a.C., che ha restituito materiali di straordinaria ricchezza, riconducibili alle produzioni orafe di lusso dell’artigianato tarantino.

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Diadema in oro, corniole, granate, smalti colorati (fine III inizi II secolo a.C.,) proveniente dalla Tomba degli Ori di Canosa e conservato al museo Archeologico nazionale di Taranto (foto maximiliano massaroni / museo castel sant’angelo)

I reperti esposti – armature, ceramiche, gioielli e ornamenti – raccontano Canosa, uno dei centri più importanti dell’area dove, tra il IV e il II secolo a.C., i cosiddetti Principi, personalità di spicco dell’élite locale, furono sepolti in ipogei (tombe a camera familiari, scavate nel tufo locale) con un ricco corredo funerario che esibiva lo status sociale del defunto alla comunità. Tra tu spiccano i vasi policromi e plastici – dal peculiare colore rosa intenso – arricchiti da figurine applicate, che rappresentano una produzione originale delle botteghe canosine dell’epoca, ma anche due oggetti straordinari come il diadema in oro e pietre preziose, decorato da fiori, bacche e foglie mobili, e uno scettro in lamina aurea, custodi nel museo Archeologico nazionale di Taranto, appartenuti in origine a una donna canosina, sicuramente di rango regale. I materiali esposti provengono dai deposi e dalle collezioni di alcuni dei principali musei della Puglia, il museo Archeologico nazionale di Canosa di Puglia, il museo Archeologico nazionale di Taranto, il museo Archeologico di Santa Scolastica di Bari, nonché della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia e della soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo. In mostra sono presenti anche reperti recupera durante le operazioni di contrasto al commercio clandestino di beni culturali condotti e dal Comando Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale.

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Il ministro della Cultura Alessandro Giuli a Canosa di Puglia per la presentazione del progetto della nuova sede del museo Archeologico nazionale (foto drm-puglia)

La vernice della mostra, come si diceva, ha inaugurato anche la nascita del museo Archeologico nazionale di Canosa di Puglia nella sua nuova sede, l’edificio scolastico “Giuseppe Mazzini”. Il progetto era stato presentato nel novembre 2024 al ministro della Cultura, Alessandro Giuli, dall’arch. Francesco Longobardi, delegato alla Direzione del Castello svevo di Bari – Direzione regionale Musei nazionali Puglia: “La città di Canosa”, aveva riferito davanti al ministro, “merita un museo archeologico capace di raccontare la storia e l’archeologia di un territorio così ricco di testimonianze che spaziano dalla preistoria all’età medioevale, che comprendono siti archeologici e reperti grazie ai quali si ricostruisce la storia di un insediamento fiorente e rilevante per molti secoli. Questa storia millenaria sarà il focus del museo, motore e raccordo della complessità di queste evidenze archeologiche”.

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La scuola “Giuseppe Mazzini” di Canosa di Puglia destinato a ospitare il museo Archeologico nazionale (foto drm-puglia)

L’iter parte da più lontano. Nel 2020, dopo un lungo e fruttuoso dialogo con il Comune di Canosa di Puglia, l’allora Polo Museale della Puglia (ora Castello svevo di Bari – Direzione regionale Musei nazionali Puglia) ha siglato un Contratto di Concessione in comodato d’uso gratuito per 50 anni di una nuova e prestigiosa sede individuata in un’ala dell’edificio scolastico Giuseppe Mazzini. L’area espositiva passerà cosi dai 300 mq dell’attuale allestimento a Palazzo Sinesi a più di 3.000 mq: il nuovo Museo diverrà, nelle intenzioni condivise del Ministero della Cultura e dell’Amministrazione Comunale, un luogo vitale di riferimento culturale per tutta la comunità canosina e per gli studiosi, per i visitatori e per i turisti. Intanto, con i finanziamenti a disposizione, per complessivi 7.100.000,00 euro, sono stai avviati i lavori del primo lotto che prevedono gli interventi strutturali e impiantistici su tutto il fabbricato, e la realizzazione al piano seminterrato di depositi, di laboratori e aule studio. Il piano rialzato invece sarà dedicato all’accoglienza, agli uffici, a spazi espositivi e per conferenze. Gli spazi esterni pertinenziali saranno suddivisi tra la scuola e il museo attraverso una ben precisa distinzione capace, da una parte, di evitare interferenze tra le due istituzioni ma, dall’altra, costruita in modo da generare un’osmosi che connetta la scuola e la città agli spazi museali. Il 5 novembre 2024 è stato pubblicato il bando di gara con scadenza fissata al 16 dicembre 2024. I lavori saranno avviati i primi mesi del 2025 e avranno una durata circa 24 mesi, durante i quali “sarà nostra priorità – ha anticipato Longobardi – garantire un uso graduale degli spazi”.

Taranto. Per San Cataldo il museo Archeologico nazionale propone due visite guidate sui “Reperti cristiani nelle collezioni del MArTA”

taranto_archeologico_san-cataldo-2024_reperti-cristiani_approfondimentI_locandina10 maggio 2024: nel giorno in cui Taranto celebra solennemente il suo patrono San Cataldo, anche il museo Archeologico nazionale partecipa ai festeggiamenti proponendo, alle 17.30 e alle 18.30, “Reperti cristiani nelle collezioni del MArTA”, un approfondimento della durata di circa 30’ sui reperti esposti nella sala XXV del MArTA. taranto_archeologico_san-cataldo-2024_reperti-cristiani_locandinaSarà un viaggio alla scoperta dell’anima multietnica della città dal IV al XII secolo d.C. attraverso le testimonianze epigrafiche e la cultura materiale. Un approfondimento guidato nella sala XXV del MArTA che rivela dettagli meno noti delle ricche collezioni del Museo: dalle lucerne ed anfore recanti simboli cristiani, alle iscrizioni funerarie con menorah in lingua ebraica, fino alla stele in arabo proveniente da Santa Maria del Galeso. Tra questi spiccano reperti significativi come la croce funeraria in argento ritrovata nella Cattedrale di San Cataldo, un elemento tipico del rituale funerario dei longobardi dell’Italia meridionale, databile tra la fine del VII e l’inizio dell’VIII secolo d.C., l’epoca in cui si pone l’episcopato del vescovo Cataldo. Le due visite guidate di approfondimento sono attività comprese nel biglietto di ingresso al MArTA al costo di 10 euro (salvo le gratuità o le riduzioni previste dalla legge e dalle convenzioni). Nella stessa giornata sarà possibile prenotare anche attività di visite guidate a pagamento a cura della società Aditus, concessionaria per i servizi aggiunti del MArTA. Per l’acquisto dei ticket d’ingresso o l’acquisto di ulteriori visite guidate si può consultare il sito www.museotaranto.cultura.gov.it e accedere all’area “Biglietteria”. “La città di Taranto si appresta a vivere il solenne appuntamento con i festeggiamenti dedicati a San Cataldo, patrono della città”, interviene la direttrice Stella Falzone, “e il Museo archeologico nazionale di Taranto conferma questo legame con il territorio, accompagnando i visitatori attraverso un itinerario fortemente rappresentativo della cultura di questa terra. Un aspetto del Museo forse meno noto, eppure particolarmente affascinante, ricco ed evocativo”.

Taranto. Al museo Archeologico nazionale oltre 33mila visitatori in quattro mesi. La direttrice Falzone: “Ci sono ancora margini di crescita”

taranto_archeologico_bilancio-visitatori-gen-apr-2024_locandina“Tutti pazzi per il MArTA”, commentano entusiasti al museo Archeologico nazionale di Taranto sfogliando i dati del primo quadrimestre 2024. Il museo Archeologico nazionale di Taranto ha registrato infatti oltre 33mila presenze di visitatori nei primi quattro mesi dell’anno confermandosi uno dei più importanti riferimenti internazionali per la storia e la civiltà della Magna Grecia, epoca storica di cui Taranto fu capitale nell’antichità. “La crescita è costante”, dichiara la direttrice del Museo di Taranto, Stella Falzone, “ma pensiamo ci siano ancora ampi margini di crescita, considerato l’imminente stagione estiva ma anche l’ampliamento dell’offerta, che in questi mesi ci vede al lavoro verso la definitiva realizzazione della nuova esposizione delle collezioni permanenti”.

Taranto. Al museo Archeologico nazionale il maestro Remo Anzovini apre l’edizione 2024 della rassegna “MArTA in Musica: le matinée domenicali”, organizzata dal MArTa,diretto da Stella Falzone, e l’Orchestra della Magna Grecia

taranto_marta-in-musica_remo-anzovino_locandinaSarà il maestro Remo Anzovini domenica 28 gennaio 2024 ad aprire la stagione concertistica 2024 “MArTA in Musica: le matinée domenicali”, la rassegna di Musica e Archeologia organizzata dal museo Archeologico nazionale di Taranto, diretto dalla nuova direttrice Stella Falzone, e l’Orchestra della Magna Grecia, con stelle della musica classica e del pop in una serie di concerti che avranno luogo nella sede del MArTa, in programma dal 28 gennaio al 16 dicembre. Come per le scorse edizioni, anche quella stilata per quest’anno è curata dai maestri Maurizio Lomartire e Pierfranco Semeraro per conto dell’ICO Magna Grecia, direttore artistico il Maestro Piero Romano. “Mi fa piacere battezzare gli esordi di questo mio impegno alla guida del museo Archeologico nazionale di Taranto, avendo accanto una delle eccellenze culturali espressione di questo territorio”, dice la direttrice del MArTA, Stella Falzone. “La collaborazione con l’Orchestra della Magna Grecia, frutto anche di un rapporto di collaborazione sancito da un protocollo d’intesa, è il prototipo di modello che questo Museo sotto la mia guida si intende dare, improntato sulla co-progettazione, programmazione e relazione con tutti gli attori territoriali. Un rapporto che si rinnova anche per l’edizione 2024 della rassegna musicale MArTA in MUSICA e che non solo unisce la musica all’archeologia, ma stimola ad una fruizione differente del museo tarantino e avvicina al MArTA nuovi target di pubblico che sono garanzia di valorizzazione e promozione del nostro patrimonio culturale”. E il direttore artistico Piero Romano: “Sono molto felice di questa nuova edizione di MArTA in Musica, che conferma una collaborazione importante e consolidata con il museo Archeologico Nazionale di Taranto. La terza edizione di MArTA in Musica, ci permette di fare ancora sinergia con una delle eccellenze non solo del nostro territorio ma dell’intero panorama culturale italiano ed europeo”.

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Il maestro Remo Anzovini apre la rassegna “MArTa in Musica” (foto marta)

Primo appuntamento dunque della rassegna “MArTa in Musica” domenica 28 gennaio 2024 con il concerto del maestro Remo Anzovino “Don’t forget to fly”. Ingresso al Museo da corso Umberto. L’accesso è consentito dalle 10.45 per la visita guidata, con inizio visita alle 11. L’accesso per il concerto dalle 11.30 con inizio concerto alle 11.45. Il biglietto di ingresso di 10 euro comprende l’ingresso alla visita e l’ingresso al concerto. Biglietto Unico. Biglietti acquistabili presso l’Orchestra della Magna Grecia – Taranto, in Via Ciro Giovinazzi n° 28 e su https://www.ticketsms.it/.

taranto_marta-in-musica_edizione-2024_locandinaMArTA in MUSICA: il programma 2024. Il 18 febbraio, “Musica da esposizione”, concerto originale con opere realizzate dagli stessi artisti ed esposte al pubblico: Tony Esposito e Mark Kostabi. “Napoli in jazz”, in programma il 25 febbraio, è un progetto firmato dai due chitarristi Antonio Onorato e David Blamires. La polifonia “visionaria” di Gesualdo da Venosa, il 17 marzo sarà rappresentata dal L.A. Chorus nel progetto “Il Visionario”. A seguire, protagonista dell’appuntamento del 24 marzo, “Lettere dal fronte”, sarà l’attrice Anna Ferruzzo con il Quartetto d’archi dell’Orchestra della Magna Grecia. La pianista Emilia Zamuner sarà, invece, la protagonista di “Crazy jazz”, accompagnata dal trio jazz Carucci-Morriconi-Bandini. “Voci di primavera: Il canto e la natura”, altro progetto della L.A. Chorus, avrà luogo al MarTA il 28 aprile. Uno degli artisti più popolari del cantautorato italiano, Francesco Baccini, pianoforte e voce, sarà invece il protagonista del concerto del 19 maggio: “Un cantautore allo specchio”. Altro cantautore fra i più noti del nostro panorama musicale, David Riondino, che il 29 settembre insieme con i “fiati” dell’Orchestra Magna Grecia eseguirà il progetto “Milo Manara e il corsaro nero”. A seguire, il 13 ottobre, “I grandi bis pianistici” con Carmine Chiarelli al pianoforte; il 17 novembre, il Badya Razem Group con “L’universo di Burt Bacharach”, per concludere il 15 dicembre in clima natalizio con il L.A. Chorus nel programma “Christmas chorus”.

Taranto. A un mese dalla sua nomina, l’archeologa Stella Falzone neo direttrice del museo Archeologico nazionale si è presentata alla città: “Penso a un Museo come fulcro di una comunità educante e dinamica”

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Stella Falzone, neo direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto (foto marta)

Da Vienna a Taranto. A un mese dalla sua nomina il 23 gennaio 2024, la neo direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Stella Falzone, si è presentata alla città, con un incontro al MArTA. Archeologa, staff scientist dell’Accademia delle Scienze di Vienna, ha già diretto numerosi progetti di valorizzazione, scavo archeologico e musealizzazione. Laureata in Lettere alla Sapienza, è diplomata alla scuola nazionale di Archeologia dello stesso ateneo. Il primo dottorato, sulla “sua” Ostia, nel 1999.  La direttrice ha subito delineato le linee guida del suo mandato: “Penso a un Museo come fulcro di una comunità educante e dinamica”. Ha sottolineato l’importanza di creare uno spazio inclusivo che si apra alla città e al territorio, perseguendo una comunione di intenti basata sulla cura di un vasto patrimonio proveniente dal nostro passato: “Questo patrimonio va attualizzato, valorizzato e diffuso”, ha affermato la direttrice Falzone evidenziando “la necessità che il museo sia in grado di comunicare con tutte le generazioni e di rivitalizzare la centralità del suo ruolo scientifico”. Infine, ha concluso sottolineando la centralità della città di Taranto, che, nell’antichità, fu una metropoli e un centro di elaborazione artistica e culturale di grande rilievo: “Questa dimensione storica e culturale deve essere riconosciuta ancora oggi, grazie alle eccellenze e alle risorse presenti, confermando il ruolo che la città merita di rivendicare sia in Italia che all’estero”.