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L’olivo nei siti archeologici vesuviani: a Pompei (villa dei Misteri) e a Stabia (villa di Arianna) corso di potatura per imparare a gestire e tutelare il patrimonio del verde

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Grandi olivi nelle aree verdi di Pompei (foto parco archeologico pompei)

Metti una giornata a imparare a potare l’olivo. A Pompei. I siti archeologici vesuviani conservano un patrimonio verde eccezionale, che si aggiunge all’unicità di quello archeologico. L’olivo è una delle specie più caratteristiche nelle aree verdi del Parco archeologico di Pompei. Nasce così l’idea di un corso di formazione sulle tecniche di potatura dell’olivo nei siti archeologici di Pompei e Stabia per imparare a gestire e tutelare questa ricchezza grazie a un accordo di collaborazione tra Unaprol (Consorzio Olivicolo Italiano), il parco archeologico di Pompei, e il ministero della Cultura.

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Locandina del corso di potatura dell’olivo nel parco archeologico di Pompei

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Oliveto nell’area di villa Arianna a Stabia (foto parco archeologico pompei)

Il corso si svolgerà il 12 aprile 2022 in due tempi. La mattina, a partire dalle 9, a Pompei nell’area verde di via Villa dei Misteri, di fronte via Villa di Diomede. Il pomeriggio, dalle 14, a Villa Arianna a Castellammare di Stabia. Consisterà in lezioni teoriche e pratiche sia sulla potatura di produzione sia sulle tecniche di potatura antica ed è rivolto ai produttori del territorio, alle imprese che si occupano della manutenzione del verde e allo stesso personale del Parco, al fine di stimolare e potenziare la sensibilizzazione sui temi della biodiversità e della tutela del patrimonio verde. Per informazioni e iscrizioni: info@aprolcampania.it​.

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Grandi olivi nell’area di villa Arianna a Stabia (foto parco archeologico pompei)

Il corso rientra tra le attività che UNAPROL Campania sì è impegnata a svolgere come sponsor tecnico del parco archeologico di Pompei, oltre la manutenzione degli olivi esistenti nelle aree archeologiche del Parco. Unaprol è uno dei maggiori consorzi operanti in ambito nazionale e comunitario, riconosciuto dal ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali italiano quale “Associazione di Organizzazione di Produttori” dei settori dell’olio di oliva e delle olive da tavola. È  impegnata nel sostegno delle produzioni olivicole, anche attraverso accordi con enti pubblici e privati, per la valorizzazione, la crescita e lo sviluppo delle produzioni olivicole italiane e lo svolgimento di molteplici attività tra cui: la tracciabilità di filiera, il miglioramento della qualità del prodotto olivicolo, la sostenibilità ambientale dell’olivicoltura, la promozione, l’informazione ed educazione, l’analisi di mercato, il supporto della commercializzazione, la diffusione in generale della cultura dell’Olio extra vergine di oliva e delle olive da tavola.

Sesto appuntamento con “Storie di vita”: la rubrica prodotta da Streamcult, in streaming e on demand, condotta da Dario Di Blasi che stavolta incontra il direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, Paolo Giulierini, che ha fatto del Mann un centro di promozione culturale per la città, il territorio, il Paese, dialogando con il mondo

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Dario Di Blasi, direttore artistico di Firenze Archeofilm

Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, è il protagonista del sesto appuntamento con la rubrica “Storie di vita” da seguire on line in streaming e on demand giovedì 22 aprile 2021, alle 17. La rubrica si basa sulle relazioni e i rapporti di conoscenza acquisiti nel mondo dell’archeologia e del cinema da Dario Di Blasi, direttore del Firenze Archeofilm, curatore per più di 30 anni di manifestazioni cinematografiche dedicate all’archeologia, all’etnografia e all’antropologia culturale. Prodotta da StreamCult in collaborazione con la Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea, “Storie di vita” è un format di approfondimento culturale che vede importanti personalità del campo dell’archeologia, della cinematografia e della cultura raccontarci le loro esperienze, le loro passioni e il loro lavoro.

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I direttori Paolo Giulierini (Mann) e Michail Piotrovsky (Ermitage) a San Petroburgo

“Alcuni anni fa – spiega Dario Di Blasi – mi sentivo più o meno agente di commercio, o meglio rappresentante di cinema archeologico perché, in un’ottima iniziativa della Regione Toscana Le notti dei musei, giravo nei piccoli musei toscani di Chianciano, Murlo, Pisa, Siena, Cetona, Sarteano e Cortona per presentare l’archeologia, appunto, attraverso il cinema. In quell’occasione conobbi Paolo Giulierini direttore all’epoca del museo dell’Accademia etrusca di Cortona, un museo piccolo ma significativo, a parer mio, anche solo per lo splendido e unico lampadario etrusco. Come abbia fatto Paolo Giulierini con l’esperienza di un piccolo museo – continua Di Blasi – a trasferirsi al museo Archeologico nazionale di Napoli, forse il più bello e ricco di patrimonio in reperti al mondo, lo voglio proprio chiedere in questa conversazione. Forse sarò impertinente, ma vorrò capire anche come abbia fatto a entrare così in sintonia con Napoli e a imprimere una vertiginosa sequenza di eventi al Mann e a trovare un giusto e dignitoso equilibrio nello scambio internazionale di reperti archeologici e d’arte con grandi e prestigiose istituzioni culturali internazionali, come l’Ermitage di San Pietroburgo, riuscendo a dimostrare come sia importante il Patrimonio storico e culturale del nostro paese, l’Italia! Il museo Archeologico di Napoli, con  le iniziative di Giulierini, non potrà più essere identificato come il museo di Pompei, Ercolano o Stabia. È il museo che raccoglie e presenta tutto il Mondo Antico con le sue sale e con i ricchissimi magazzini chiamati confidenzialmente Sing Sing”.

L’arco trionfale fulcro della mostra “DEI, UOMINI, EROI. Dal museo Archeologico nazionale di Napoli e dal parco archeologico di Pompei” al museo Ermitage di San Pietroburgo (foto Paolo Soriani)

“Questa conversazione con Paolo Giulierini – anticipa Di Blasi – risponde anche alla polemica avviata giorni fa da Tommaso Montanari al seguito di un’interrogazione parlamentare su prestiti e scambi di opere d’arte che il Mann fa e mette in opera con importanti istituzioni culturali internazionali e sul supporto di privati di cui in alcuni casi si avvale per poterli realizzare. Io penso, in poche parole, che il Mann faccia bene a diffondere cultura e conoscenza permettendo di far conoscere la ricchezza storico archeologica del nostro Paese, l’Italia, attraverso mostre internazionali in cui viene precisato il contesto da cui provengono le opere e in cui viene garantita la sicurezza nel trasporto. In qualche misura questi scambi internazionali consegnano nuovamente dignità al nostro Paese che ha permesso, anni addietro, scambi capestro di opere, mascherati da restituzioni come nel caso della collezione degli argenti di Morgantina, restituiti, si fa per dire, dal Metropolitan Museum di New York. Un’obiezione potrebbe essere plausibile nel caso in cui il prestito di un’opera privasse il Mann o qualsiasi altro museo di un qualche cosa di identitario per la stessa istituzione o per il luogo vedi Il Caravaggio di Siracusa”. 

Al via la rassegna “Scena mitica. Incontri con i mondi classici”: un viaggio nel mito tra “Storie di seduzione e castigo” e la riscoperta del cinema classico d’autore. A Pompei e Stabia lectiones e reading teatrali con Leda, Arianna e Diana: tre donne, tre miti classici. A Castellammare “Che cosa è stato il cinema italiano”

L’affresco con Leda e il Cigno, rinvenuto negli scavi della Regio V alla fine del 2018, è una delle più importanti scoperte recenti a Pompei (foto parco archeologico Pompei)

Leda, Arianna e Diana. Tre donne, tre miti classici, tre racconti di passioni e tormenti. Con altrettante donne in scena: Elena Bucci, Valentina Carnelutti, Federica Rosellini. Apre con queste “storie di seduzione e castigo” la prima parte della rassegna “Scena mitica. Incontri con i mondi classici” organizzata dal Parco archeologico di Pompei con la collaborazione dell’associazione A voce Alta. Un progetto che, fin dal titolo, amplia il concetto di ‘classico’, estendendolo al contemporaneo, secondo una prospettiva multifocale e angoli visuali differenti. Ecco perché si parla di mondi classici, al plurale. Due incontri al Teatro grande di Pompei (11 e 25 settembre 2020) e uno a Villa Arianna di Stabia (18 settembre 2020) dedicati alla mitologia antica, e una seconda parte “Che cosa è stato il cinema italiano” nei mesi di ottobre e novembre, con la visione di classici d’autore restaurati, presso il Cinema Montil di Castellammare. Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria.

Locandina della rassegna “Scena mitica. Incontri con i mondi classici” organizzata dal Parco archeologico di Pompei con la collaborazione dell’associazione A voce Alta

Il progetto è organizzato dal Parco archeologico di Pompei con la collaborazione dell’associazione A voce alta, presieduta da Marinella Pomarici. La curatela è e di Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei e di Gennaro Carillo, professore ordinario di Storia del pensiero politico nell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli e alla Federico II. Per la sezione cinema ci si vale della collaborazione di Stefano Francia di Celle, Direttore del Torino Film Festival e curatore della sezione Classici della Mostra del Cinema di Venezia. La rassegna si è avvalsa, inoltre, della collaborazione del Cinema Montil e di Surf Film. Informazioni per gli spettacoli. Teatro Grande e Villa Arianna: la partecipazione agli incontri è gratuita su prenotazione obbligatoria al seguente indirizzo mail scenamitica@gmail.com per un massimo di 200 persone. La disposizione del pubblico sarà soggetta alle misure di distanziamento sociale previste dalla normativa sanitaria in corso. Cinema Montil: partecipazione gratuita fino ad esaurimento posti. Il calendario delle proiezioni sarà a breve comunicato sul sito www.pompeiisites.org. Prenotazione obbligatoria al seguente indirizzo mail: scenamitica@gmail.com.

L’affresco di Arianna e Teseo che ha dato il nome alla Villa Arianna di Stabia (foto parco archeologico di Pompei)

Elena Bucci (foto di Vito Pavia)

Valentina Carnelutti

Federica Rossellini

Diana in un affresco delal Casa di Loreio Tiburtino a Pompei (foto parco archeologico di Pompei)

La rassegna “Scena mitica. Incontri con i mondi classici” è divisa in due sezioni. La prima “Storie di seduzione e castigo” ha in programma tre incontri di riflessione sul mito tra letteratura e teatro e prevede le letture di tre Signore della scena italiana. Si parte con Leda e il cigno, l’11 settembre 2020 (alle 17.30)  al Teatro Grande degli Scavi con una Lectio di Laura Pepe e la lettura scenica di Elena Bucci. Segue il 18 settembre 2020, a Villa Arianna di Stabia (ore 17.30), con Arianna e Teseo, la Lectio di Corrado Bologna, accompagnata dalla lettura scenica di Valentina Carnelutti. E di nuovo al Teatro Grande di Pompei, il 25 settembre 2020 (alle 17.30) l’appuntamento dedicato al mito di Diana e Atteone, Lectio di Gennaro Carillo e lettura scenica di Federica Rosellini. “Tre temi mitici che hanno avuto grande fortuna iconografica a Pompei e a Stabia e che saranno destinati a lunga durata nell’immaginario dell’Europa occidentale”, spiega Massimo Osanna. “Il titolo scelto, “Storie di seduzione e castigo”, identifica nell’eros e nella hybris (la tracotanza) il denominatore comune di questi meravigliosi racconti immorali, che tanto turbavano, attraendolo, Platone. Un denominatore che si salda perfettamente ai percorsi di ricerca, ed espositivi, da tempo intrapresi dal Parco Archeologico di Pompei: dalla mostra Venustas – che è una mostra sulla grazia e la bellezza, nonché sulla seduzione – e al film appena prodotto sul tema dell’eros, con Isabella Rossellini, in uscita a novembre nelle sale cinematografiche”.

Una scena del film “Viaggio in Italia” di Rossellini girata a Pompei

La seconda parte della rassegna “Che cosa è stato il cinema italiano” in programma al cinema Montil di Castellammare di Stabia, avrà inizio con Viaggio in Italia di Rossellini, al quale seguirà la proiezione di un campione rappresentativo non solo dei migliori restauri degli ultimi anni, ma soprattutto di una stagione in cui il cinema italiano riusciva a cogliere i tratti distintivi dell’ethos nazionale e al tempo stesso si affermava nel mondo come un modello di linguaggio nuovo. Una stagione aurea, e per molti versi irripetibile. Le opere selezionate – Una giornata particolare di Ettore Scola, I mostri e Il sorpasso di Dino Risi, La donna scimmia di Marco Ferreri, Todo modo di Elio Petri – offrono uno spaccato che, per quanto parziale, aiuta a comprendere il valore assoluto di quei classici, immuni dall’usura del tempo. Un’opportunità unica per apprezzare pagine così cruciali, e globalmente riconosciute della nostra cultura, vedendo o rivedendo le pellicole – al cinema – restituite in forma smagliante. “Il legame tra un classico restaurato e Pompei è in sé”, dichiara Gennaro Carillo, “non solo perché in uno di questi titoli, Viaggio in Italia di Rossellini, Pompei e l’archeologia giocano un ruolo decisivo, ma perché questi classici hanno in comune con Pompei la caducità, l’estrema vulnerabilità, quella deteriorabilità che soltanto l’amorevolezza e la costanza di una cura scientificamente rigorosa possono contrastare. Non solo: il classico, che è un’opera senza tempo (o comunque senza scadenza: se Sciascia paragonava alle uova i libri normali, Pontiggia definiva i classici i contemporanei del futuro), vive nella sua tradizione, che è fatta di riusi e di abusi, di volgarizzamenti e trivializzazioni, di deferenza e infedeltà”.

Stabia: lockdown finito. Riaperta Villa Arianna, scavata già in età borbonica, famosa per il quadro con Arianna abbandonata. Si entra con la mascherina

Lockdown finito anche per Villa Arianna a Stabia (Napoli): il 17 giugno 2020 è stata riaperta al pubblico con orari di apertura consueti, dalle 8.30 alle 19,30 (ultimo ingresso 18). Il sito resterà chiuso il martedì. I visitatori dovranno indossare la mascherina obbligatoriamente durante tutta la presenza nel sito, oltre rispettare la distanza fisica di 1 metri all’aperto e 1,50 al chiuso, nel sito e al suo esterno.

Il grande ambiente di Villa Arianna a Castellammare di Stabia con al centro l’affresco con il mito di Arianna (foto parco archeologico di Pompei)

La villa prende il nome da un quadro raffigurante Arianna abbandonata. Inizialmente fu scavata in età borbonica (seconda metà del XVIII secolo) da Karl Weber. L’aspetto complessivo è oggi ricostruibile integrando le planimetrie borboniche dei settori scavati e poi rinterrati con quella delle parti rimesse in luce. Il nucleo più consistente comprende la sequenza dell’ingresso, del peristilio quadrato e dell’atrio secondo la successione vitruviana tipica delle residenze suburbane. La struttura residenziale risale nel suo nucleo originario ad epoca tardo repubblicana, ma venne successivamente ampliata, con l’aggiunta di una serie ambienti panoramici, nel corso del I secolo d.C. Nell’area archeologica è possibile individuare il quartiere termale, con praefurnium e calidarium (per i bagni di acqua calda) absidato, originariamente decorato in opus sectile. Tra gli affreschi visibili da segnalare il quadro di Arianna abbandonata a Nasso, sulla parete di fondo dell’ampio triclinio; Ganimede rapito dall’aquila, nel vestibolo annesso, Perseo ed Andromeda, in una sala attigua. Lungo il porticato, su cui si apre il triclinio estivo, si succedono le stanze residenziali alcune delle quali arricchite da decorazioni parietali a fondo bianco e giallo. Poco oltre si trova l’ampio peristilio, che si sviluppa per una lunghezza complessiva di 370 metri e ripete il canone indicato da Vitruvio. Dalla parte opposta si trova, invece, il nucleo repubblicano della villa: in esso cubicoli con pregevoli decorazioni a mosaico si articolano intorno all’asse canonico atrio-peristilio, tipico delle residenze vesuviane del I secolo a.C.

Al via le “Passeggiate notturne” all’Antiquarium di Boscoreale. E alla villa di Poppea a Oplontis itinerario tematico “Maschere e teatro”, dedicato al tema del teatro antico ispirato da affreschi della villa con letture dall’Aulularia di Plauto

Una sala espositiva dell’Antiquarium di Boscoreale (foto Graziano Tavan)

La villa di Poppea a Oplontis illuminata di notte (foto parco archeologico di Pompei)

Il manifesto della mostra “A picco sul mare” allestita a Palazzo Criscuolo a Torre Annunziata sui tesori di Oplontis

Al via le “Passeggiate notturne” all’Antiquarium di Boscoreale, con i suoi numerosi reperti, testimonianza della vita e dell’ambiente dell’epoca romana nell’agro Vesuviano: dal 6 settembre fino al 12 ottobre 2019, tutti i venerdì e sabato, dalle 20.30 alle 22.30 (ultimo ingresso alle 22), al costo di 2 euro. E sempre il 6 settembre 2019, in programma il primo dei due itinerari tematici a Oplontis, “Maschere e teatro”, dedicato al tema del teatro antico con letture tratte dall’Aulularia del poeta latino Plauto. Lo spunto proviene direttamente dalle decorazioni parietali presenti nella villa che in diversi ambienti presenta riferimenti alla sfera del teatro, come ad esempio le maschere teatrali dipinte nel cosiddetto Salone dei Pavoni. Il secondo sarà il 14 settembre 2019, “La musica nel mondo antico”. Il tema sarà trattato, nel corso della serata, presso il Calidarium (uno degli ambienti termali) della Villa di Poppea, dove è anche previsto un intermezzo musicale. Le visite saranno a cura dei soci dell’Archeoclub d’Italia – sede di Torre Annunziata. Gruppi alle 20.30 e 21.30. Per i visitatori interessati sarà possibile, nelle stesse date alle 19, visitare anche la mostra “A picco sul mare. Arredi di lusso al tempo di Poppea” allestita presso il museo dell’identità di Palazzo Criscuolo, con reperti provenienti dagli Scavi di Oplontis (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2016/03/16/gli-ori-di-oplontis-e-gli-arredi-di-lusso-al-tempo-di-poppea-a-torre-annunziata-napoli-una-mostra-rivela-i-tesori-scoperti-nel-sito-dellunesco-e-mai-esposti-un-museo-archeologico-permanen/). L’appuntamento con i soci dell’Archeoclub è a Palazzo Criscuolo, in corso Vittorio Emanuele III n. 251, a Torre Annunziata.

“Noctes Stabianae”: la locandina

Il foro romano di Pompei è al centro delle “Passeggiate notturne” (foto parco archeologico di Pompei)

La prima ad aprire le “Passeggiate notturne” nei siti archeologici vesuviani è stata Stabia dove, con le “Noctes Stabianae” dal 16 agosto fino al 21 settembre 2019, è possibile visitare la Villa San Marco illuminata: una passeggiata suggestiva in una tra le più grandi ville romane residenziali, con i suoi 11mila mq, posta in posizione panoramica sulla collina di Varano, a Castellammare di Stabia (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/08/15/noctes-stabianae-per-sei-settimane-il-venerdi-e-il-sabato-passeggiate-notturne-gratuite-con-visite-guidate-alla-villa-san-marco-tra-le-piu-grandi-ville-romane-residenziali-dellarea-vesu/). Una settimana dopo, cioè dal 23 agosto e fino al 28 settembre 2019, è toccato agli scavi di Pompei dove le passeggiate notturne interessano uno dei luoghi più monumentali del sito, l’area del Foro, cuore della vita politica, religiosa ed economica della città antica; e alla villa di Poppea a Oplontis con visite serali a uno tra i più splendidi esempi di villa dell’aristocrazia romana, attribuita a Poppae Sabina, moglie dell’imperatore Nerone (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/08/23/passeggiate-notturne-nei-siti-archeologici-vesuviani-dopo-stabia-ora-tocca-a-pompei-e-oplontis-infine-boscoreale/).

Maschere teatrali nella cosiddetta Sala dei Pavoni nella Villa A di Oplontis (foto Pompeii Sites)

La locandina dell’itinerario tematico “Maschere e teatro” alla Villa di Poppea a Oplontis

“Maschere e teatro”. In occasione dell’apertura serale degli Scavi di Oplontis di venerdì 6 settembre 2019, si propone una visita incentrata sul tema del teatro antico con letture tratte dall’Aulularia del poeta latino Plauto. Lo spunto proviene direttamente dalle decorazioni parietali presenti nella villa che in diversi ambienti mostra riferimenti alla sfera del teatro. A titolo di esempio si possono ricordare le maschere teatrali dipinte nel cosiddetto Salone dei Pavoni (ambiente 5 della pianta degli scavi). Come è noto il teatro antico nasce in Grecia. Le rappresentazioni teatrali avvenivano in occasione delle feste in onore di Dioniso (dio del teatro, nonché dell’estasi, del vino e della liberazione dei sensi) che si tenevano nel corso dell’anno. Esse si svolgevano all’interno di edifici scoperti, appositamente progettati, i teatri appunto, formati da gradinate disposte a semicerchio intorno ad uno spazio circolare chiamato orchestra, che serviva per ospitare il coro. Gli attori invece recitavano sul palcoscenico che chiudeva su un lato l’edificio. Le rappresentazioni trattavano per lo più le vicende dei personaggi del mito e si suddividevano in vari generi: le tragedie, che mettevano in scena storie dai risvolti dolorosi e spesso violenti, le commedie, in cui si susseguivano situazioni buffe o divertenti che talvolta mascheravano polemiche politiche o sociali, e i drammi satireschi, genere di contenuto leggero che serviva per risollevare l’ animo degli spettatori dopo le tragedie. Gli attori, esclusivamente uomini anche nelle parti femminili (perché alle donne era proibita la recitazione), indossavano maschere che li rendevano riconoscibili anche a grande distanza e consentivano l’amplificazione della voce. Nel mondo romano, oltre a continuare le rappresentazioni dei grandi autori greci, venivano proposti anche testi nuovi. I risultati più importanti furono raggiunti con le commedie che vennero più importanti furono raggiunti con le commedie che vennero ideate da grandi poeti come Plauto e Terenzio.

“L’Arte di Vivere al tempo di Roma”: ricreata al museo “Isidoro Falchi” di Vetulonia una domus pompeiana con cento preziosi reperti dal museo Archeologico di Napoli e una star assoluta: l’Efebo di via dell’Abbondanza, la più bella statua mai trovata a Pompei

L’Efebo di via dell’Abbondanza nel suggestivo allestimento della mostra “L’Arte di Vivere al tempo di Roma” al museo civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia (foto Graziano Tavan)

Simona Rafanelli, direttore del museo Archeologico di Vetulonia

Un cancelletto di legno. Apparentemente insignificante. Eppure è un’autentica “porta del tempo”: di qui noi, di là il mondo degli antichi romani. Basta varcarlo per fare un salto indietro nel tempo di duemila anni. Benvenuti nella casa di un antico pompeiano, accolti da un personaggio speciale: l’Efebo di via dell’Abbondanza. Ma questa domus, fate bene attenzione, non si trova a Pompei, bensì a Vetulonia, importante centro della dodecapoli etrusca. All’interno del museo civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia è stata infatti ricreata una vera domus pompeiana grazie alla collaborazione della direttrice del “Falchi”, Simona Rafanelli, con il direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, Paolo Giulierini. Ecco dunque la mostra “L’Arte di Vivere al tempo di Roma. I luoghi del tempo nelle domus di Pompei” (aperta fino al 5 novembre; catalogo de “L’Erma” di Bretschneider; vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/05/20/pompei-trasloca-in-etruria-notte-speciale-dei-musei-a-vetulonia-con-la-mostra-larte-del-vivere-al-tempo-di-roma-i-luoghi-del-tempo-nelle-domus-di-pompei/), con un centinaio di reperti provenienti dalle colonie romane dell’area vesuviana, Pompei, Ercolano, Stabia, e per la maggior parte conservati nei magazzini del Mann. “Abbiamo cercato gli oggetti da prestare per questa mostra”, ricorda Valeria Sampaolo, conservatore delle collezioni del Mann, “nei magazzini, locali protetti da pesanti cancelli dove sono conservati tesori di bronzi, ceramica e vetro. Con Simona Rafanelli abbiamo selezionato quanto potesse essere più significativo per facilitare la ricostruzione ideale di ambienti analoghi a quelli rimessi in luce dalle ricerche vetuloniesi. I visitatori possono così percepire di quante comodità gli antichi fossero riusciti a circondarsi, e a quali livelli di tecnica e di artigianato si fosse giunti nel I sec. d.C. attraverso oggetti reali, concreta e tangibile testimonianza del passato”. Reperti così importanti (alcuni usciti per la prima volta dal Mann) che, per dissipare l’incredulità manifestata dai primi visitatori sorpresi da tanta qualità, gli organizzatori sono stati “costretti” a porre un cartello bilingue all’ingresso “Sono tutti pezzi originali”.

Visione assonomentrica del progetto di allestimento della mostra “Arte di Vivere al tempo di Roma” dell’architetto Luigi Rafanelli

Entriamo dunque a scoprire “L’Arte di Vivere” di senechiana memoria in questa ricca domus pompeiana. Ci accompagna un’ospite speciale, l’archeologa Luisa Zito. Apriamo il cancelletto, ed eccoci nel I sec. d.C. I pavimenti musivi della domus sono stati riprodotti nei minimi dettagli per un allestimento, curato dall’architetto Luigi Rafanelli, “immersivo” ed “emozionale”, per solleticare più sensi del visitatore: dalla vista all’udito, e, per i fortunati presenti all’inaugurazione, all’olfatto. “Quel giorno – ricorda Zito – nel giardinetto cui si accede dal tablino c’erano piante vere (ora sostituite da riproduzioni per ovvi motivi tecnici) che inondavano le stesse fragranze simili a quelle apprezzate dagli antichi pompeiani”. Per ricreare queste atmosfere, “ridare vita agli oggetti domestici, e restituire splendore alle straordinarie opere d’arte, di pittura e scultura, presenti in mostra”, spiega Luigi Rafanelli, “si è ricostruita parzialmente, in due stanze del museo, una domus pompeiana: nella prima, sono stati localizzati ambienti dedicati a banchetto, simposio, cucina, dispensa, toeletta, che si affacciano sull’atrio, con al centro l’impluvio; nella seconda, sono riproposti tre ambienti: uno interno, il tablinum; uno interesterno, il portico; uno esterno, il giardino, in sequenza scenografica”. La casa pompeiana qui è intesa dall’architetto allestitore non come semplice contenitore di un’antologia di pezzi archeologici, ma come luogo dove è (ri)messa in scena L’Arte di Vivere dei romani, il teatro della rappresentazione delle attività domestiche, comprese quelle artistiche e culturali, fondamentali nello stile di vita di quel tempo.

(1 – continua)

Pompei “trasloca” in Etruria. Notte speciale dei Musei a Vetulonia con la mostra “L’arte del vivere al tempo di Roma. I luoghi del tempo nelle domus di Pompei”: protagonista assoluto l’Efebo di Via dell’Abbondanza con molti altri capolavori concessi dal Mann

Il “bellissimo Efebo”, come lo definì Amedeo Maiuri, scoperto il 25 maggio 1925 in via dell’Abbondanza a Pompei

“Improvvisamente”, era il 25 maggio 1925, “veniva in luce la testa e la parte superiore del corpo di una statua bronzea che si rivelò subito quale opera di incomparabile bellezza”: così scriveva l’archeologo Amedeo Maiuri, soprintendente alle Antichità di Napoli e del Mezzogiorno dal 1924 al 1961, sulla scoperta dell’Efebo di Via dell’Abbondanza a Pompei. “Rimosso tutt’intorno lo strato di lapillo e di cenere che l’aveva sepolta e fortunatamente preservata tra la rovina delle cadenti murature, un bellissimo Efebo emerse a grado a grado con la sua calda patina di bronzo dal grigio uniforme strato dei materiali eruttivi e parve all’attonita e commossa meraviglia degli astanti, quasi una divina apparizione, una bellezza viva e palpitante miracolosamente risorta dalla morta città”. Quel “bellissimo Efebo” di via dell’Abbondanza, capolavoro indiscusso della statuaria in bronzo restituita da Pompei, copia romana di originale greco del V sec. a.C., è il protagonista assoluto di una speciale Notte dei Musei a Vetulonia. Alle 18, di sabato 20 maggio 2017, al museo Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia, viene infatti inaugurata la mostra evento “L’arte del vivere al tempo di Roma. I luoghi del tempo nelle domus di Pompei” che rimarrà aperta fino al 5 novembre. “Unica ad oggi, fra le città etrusche, ad ospitare la più bella statua di Pompei, come la definì l’archeologo Amedeo Maiuri all’indomani della sua scoperta”, sottolinea con orgoglio la direttrice del museo, Simona Rafanelli, “Vetulonia rappresenta oggi la destinazione del celeberrimo Efèbo dalla via dell’Abbondanza, dopo quella di Pompei, sul suolo nazionale, e le tappe estere segnate dalla Corea e dal Giappone e, infine, dal Paul Getty Museum di Los Angeles, da dove la splendida statua in bronzo è rientrata nel 2012”.

L’archeologo Amedeo Maiuri a Pompei: il 25 maggio 1925 scoprì l’Efebo in bronzo

L’Efebo di Via dell’Abbondanza, copia romana da originale greco del V sec. a.C.

Riemerso dalle ceneri, che ancora ricoprivano i vani della ricca domus pompeiana di Publius Cornelius Tages, aperta sulla via dell’Abbondanza e da allora nota anche come “Casa dell’Efebo”, lo straordinario fanciullo di bronzo, utilizzato come porta-lampade per far luce fra il tablino (sala di rappresentanza) e il triclinio (sala da pranzo) estivo, ritornò alla luce – come detto – il 25 maggio del 1925 per mano dell’archeologo Amedeo Maiuri. Il lungo e complesso restauro, durato per quasi un secolo, si è svolto fra Campania, Toscana e Stati Uniti d’America. “Un’opportunità e un privilegio”, continua Rafanelli, “il senso intrinseco della mostra di Vetulonia. Il privilegio, concesso in primo luogo dal direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, Paolo Giulierini, e dal curatore capo delle collezioni, Valeria Sampaolo, di collaborare con il principale museo archeologico d’Italia, per allestire una mostra che vanta la prerogativa di ospitare, per la prima volta in Toscana, una selezione straordinaria di reperti provenienti da Pompei e dalle altre importanti realtà dell’area vesuviana (Ercolano e Stabia) e conservati a Napoli sin dal tempo della loro scoperta”. Particolarmente soddisfatto il sindaco di Castiglione della Pescaia, Giancarlo Farnetani: “Questa mostra è un evento culturale di prim’ordine che segna un’ulteriore e significativa tappa lungo un itinerario di sviluppo, capace di coniugare cultura, sport, turismo, economia. Obiettivo primario è quello di candidare Castiglione della Pescaia al ruolo di destinazione ambita, mèta ideale dei turisti e luogo privilegiato per i residenti, sviluppando le potenzialità del territorio a 360 gradi tramite un’offerta che tenga conto delle risorse marittime, agroalimentari, artistiche, archeologiche di una terra che reca in sé tutte le possibilità per attrarre sempre nuove e molteplici fasce di turisti”. Guarda il video:

 

Una sala del museo Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia

Il manifesto della mostra di Vetulonia

Pompei dunque “trasloca” in Etruria. La mostra “L’arte di vivere al tempo di Roma. I luoghi del tempo nelle domus di Pompei”, argomento al quale Seneca dedicò uno dei suoi celebri Dialoghi (De vita beata), come ben illustra Simona Rafanelli sul sito dei Musei della Maremma (www.museidimaremma.it) , “si dispiega attraverso i diversi linguaggi espressivi (pittura a fresco, scultura, toreutica, ceramica, vetro) che creano la trama del racconto espositivo, dipanato entro i confini di una residenza immaginaria, articolata, al pari di un’abitazione reale, negli spazi riservati alle attività pratiche e speculative. Spazi ideali eletti a luoghi del tempo nei quali si snodano le tappe del vivere quotidiano, ispirate dagli interessi e dalle occupazioni che dettano i tempi dell’otium nella sua dimensione domestica. Negli ambienti di una casa romana”. Al museo di Vetulonia, continua la direttrice, “entro i confini di uno spazio chiuso, rievocato intorno a un atrio custodito dalle divinità domestiche, alcuni arredi, come il portalucerne o i candelabri in bronzo, scandiscono, con i tempi del giorno, il percorso di visita. In corrispondenza delle vetrine, un’apertura, intesa come una falsa porta, introduce metaforicamente agli altri vani della domus, cui alludono gli oggetti esposti, ai quali è affidata la descrizione della toeletta maschile e femminile, dell’allestimento della tavola, dell’organizzazione della cucina-dispensa”.

La domus dell’Efebo, una ricca dimora di mercanti, tra le case pompeiane riaperte

La ricostruzione di uno spazio esterno si traduce poi nella suggestiva allusione a un giardino, inteso come luogo della cultura, dell’educazione dei giovani alle Arti delle Muse e popolato da arredi marmorei quali la statuetta di Venere al bagno, le erme, gli oscilla, le maschere teatrali, le riproduzioni di animaletti da cortile, come la tartaruga o il coniglietto, sul fondo di un immaginario tablinum, luogo di eccellenza di una domus, arredato a imitazione di una sorta di “quadreria” dell’antichità. “Qui il varco centrale aperto sul portico”, fa notare Rafanelli, “diviene la cornice reale e fantastica atta a inquadrare, stagliata sulla quinta di paesaggio offerta dal giardino, la statua dell’Efebo lychnophoros  (portatore di lampada), ove si concentra, nella morbida flessione del corpo e nell’espressione meditativa del volto, il significato intrinseco della mostra”.

Simona Rafanelli, direttrice del museo Archeologico di Vetulonia

Un oscillum da Pompei: decorava lo spazio tra peristilio e giardino

La mostra affronta anche il rapporto dell’area vesuviana con l’arte greca. In nostro aiuto interviene ancora Simona Rafanelli: “Osservatorio privilegiato per cogliere il senso dell’arte di vivere – nel concetto in sé e nella mostra di Vetulonia – sono quei brani di un fraseggiare al contempo didascalico e allusivo rappresentati dai frammenti delle pitture a fresco che formano il compendio del lascito, assolutamente unico e per questo ancor più prezioso, delle domus di Pompei e delle altre città del comprensorio vesuviano. Ogni aspetto che, nell’educazione dei giovani aristocratici, concorreva a comporre la sintesi riuscita della loro formazione, plasmata sulla paidéia greca, trova la più alta espressione nella gestualità delle figure, sottratte per sempre al filo di una narrazione sinottica per divenire icone assolute di un gesto bloccato nella fissità dell’istante nel quale sono state immortalate. Così la piccola filatrice, intenta nell’occupazione emblematica dell’attività domestica, diviene simbolo sempiterno di quella occupazione, nella quale risiede il significato più profondo della presenza e dell’identità della donna romana, eterna Lucrezia, nel cuore della dimora signorile”.

Ferragosto 2016: giornata di festa della cultura con i musei statali aperti tutto il giorno. Il ministro Franceschini: un’occasione per scoprire il “museo diffuso Italia”. Particolarmente ricca l’offerta culturale di Pompei e dei siti vesuviani

Gli scavi di Pompei aperti a Ferragosto con una ampia offerta culturale

Gli scavi di Pompei aperti a Ferragosto con una ampia offerta culturale

Ferragosto speciale a Pompei e nei siti vesuviani. Nonostante la superfestività dell’estate quest’anno cada di lunedì, giorno notoriamente riservato alle chiusure e alle manutenzioni dei siti archeologici e dei musei italiani, il 15 agosto 2016 è pronto a offrire ai visitatori e agli ospiti stranieri proposte particolarmente interessanti a cominciare proprio dai siti archeologici vesuviani di Pompei, Ercolano, Oplonti, Stabia e il museo di Boscoreale che resteranno aperti anche il 15 agosto dalle 8.30 alle 19.30 (ultimo ingresso alle 18) con le tariffe ordinarie. Anche a Pompei, per venire incontro agli alti flussi turistici, la soprintendenza speciale di Pompei annuncia che gli Scavi apriranno alle 8.30 come già avviene il sabato e la domenica. E proprio a Pompei, oltre alla mostra “Egitto Pompei” e all’esposizione permanente degli affreschi di Moregine nell’altro porticato della Palestra di recente arricchitosi con l’esposizione di reperti organici provenienti dall’area vesuviana, i turisti potranno ammirare i progetti di musealizzazione diffusa, con il riallestimento della cucina della Fullonica di Stephanus con reperti originali, e quello degli ambienti domestici della Villa Imperiale. E ancora la mostra “Live at Pompei, Underground” dedicata al video girato nel 1971 dai Pink Floyd “Live at Pompeii” allestita nelle gallerie dell’Anfiteatro. E visto che questo agosto 2016 è il mese delle olimpiadi di Rio, in una delle sale dell’Antiquarium di Pompei è stata allestita una vetrina con alcuni strumenti originali utilizzati dagli atleti per la cura del corpo. E sempre nell’Antiquarium sono visitabili sale di proiezione multimediale sulla vita degli antichi abitanti e sull’eruzione del 79 d. C. oltre a sezioni dedicate alle mostre “Per grazia Ricevuta” e “Sacra Pompeiana”.

Il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini a Pompei

Il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini a Pompei

“Quella di Ferragosto sarà una giornata di festa della cultura con i musei statali aperti tutto il giorno. Un’altra importante occasione per cittadini, famiglie e turisti di conoscere e visitare quello straordinario museo diffuso che è l’Italia”, sottolinea soddisfatto il ministro per i Beni culturali e il Turismo, Dario Franceschini. Coinvolti tutti i principali luoghi della cultura, dal Colosseo a Pompei agli Uffizi ma anche, solo per citarne alcuni, i resti dell’antica città italica nell’area archeologica di Alba Fucens a Massa d’Albe in Abruzzo, le opere di Carlo Levi al museo nazionale di Arte Medievale e Moderna della Basilicata a Matera, i Bronzi di Riace al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria, le tante domus riaperte agli Scavi di Pompei, gli affreschi apocalittici dell’Abbazia di Pomposa a Codigoro lungo l’antica strada Romea che conduceva i pellegrini dall’Europa centrale e orientale, la residenza asburgica del Castello di Miramare a Trieste, la più grande area archeologica d’Europa tra il Foro Romano e il Palatino, i capolavori di Van Dyck, Guercino e Tintoretto esposti nelle fastose sale del museo di Palazzo Reale a Genova. E poi la residenza rinascimentale dei Gonzaga a Palazzo Ducale a Mantova, quella di Federico di Montefeltro a Urbino dove oggi ha sede il Museo Nazionale delle Marche, le rovine della capitale dei Sanniti a Pietrabbondante in Molise, i Musei Reali di Torino, il rinnovato allestimento del museo Archeologico nazionale di Taranto, le vestigia della colonia fenicia di Tharros nei pressi di Cabras, la straordinaria collezione degli Uffizi di Firenze, il sito longobardo riconosciuto dall’Unesco del Tempietto sul Clitunno in provincia di Perugia fino ai tesori della Galleria dell’Accademia di Venezia. L’elenco completo dei musei aperti, gli orari e il costo dei biglietti sono consultabili sul sito www.beniculturali.it.