Archivio tag | soprintendenza Speciale Archeologia belle arti e paesaggio di Roma

Roma. La soprintendenza speciale propone la visita guidata al mausoleo di Sant’Elena e alle catacombe dei SS. Marcellino e Pietro

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Il Mausoleo di sant’Elena a Roma in una spettacolare immagine (foto ssabap-roma)

“Siete curiosi di sapere la storia e le vicende di Costantino? Allora vi aspettiamo al Mausoleo di Sant’Elena per effettuare una visita guidata insieme con le Catacombe dei SS. Marcellino e Pietro”. È l’invito lanciato dalla soprintendenza speciale di Roma. Il Mausoleo di Sant’Elena e le Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro sono aperte tutti i giorni, ad eccezione del giovedì, con visite alle 10, alle 11, alle 15 e alle 16. Il costo del biglietto della catacomba è di 10 euro (7 in caso di riduzione) e comprende la guida. Il costo invece del biglietto del Mausoleo con annesso Antiquarium è di 3 euro e si può visitare in autonomia. Le visite in italiano sono alle 10 e 15 mentre alle 11 e 16 tendenzialmente le visite sono effettuate nella lingua inglese, francese e spagnolo. Prenotazione obbligatoria scrivendo a santimarcellinoepietro@gmail.com oppure telefonando a 339 65 28 887.

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L’Antiquarium al mausoleo di Sant’Elena a Roma (foto ssabap roma)

La storia del Mausoleo che dà il nome al quartiere di Tor Pignattara è fortemente legata all’imperatore Costantino del quale ricorre oggi l’anniversario della nascita. Costantino nacque il 27 febbraio forse del 272 o del 273 a Naisso (Niš in Illirico), regione che nel III secolo diede i natali a diversi futuri imperatori. Era di estrazione non altolocata: il padre Costanzo Cloro proveniva da una famiglia di modeste condizioni e, dopo una brillante carriera militare, riuscì ad arrivare ai vertici dello Stato. Ancora più umile era sua madre Elena, definita da Sant’Ambrogio stabularia, ovvero una locandiera. Cresciuto in un ambiente sicuramente non facile, dimostrò fin da subito l’ambizione e la determinazione per raggiungere il comando assoluto dell’impero. Comando che una volta ottenuto, mantenne per trentuno anni (il secondo più lungo dopo Augusto).

Roma. Aperture straordinarie della piramide di Caio Cestio con visite guidate per tre domeniche, tra febbraio e aprile. Ecco la storia di uno dei monumenti più fotografati della Città eterna  

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La piramide di Caio Cestio innalzata a Roma lungo la Via Ostiense, nel periodo tra il 18 e il 12 a.C. (foto ssabap-roma)

È tra i monumenti più fotografati della Città eterna e dopo il Colosseo è il più iconico. Una piramide a Roma desta stupore e meraviglia anche millenni dopo la sua costruzione. Eppure non era la sola, ma è l’unica superstite di una serie di costruzioni similari presente a Roma nel I sec. a.C., sulla scia della moda egizia che si diffuse dopo la conquista del paese dei Faraoni avvenuta nel 31 a.C. La soprintendenza speciale di Roma, diretta da Daniela Porro, si impegna per la tutela e la conservazione dell’edificio e per offrire opportunità di visita rivolte ai cittadini. In quest’ottica, si inserisce il piano di aperture straordinarie, curato dalla responsabile dell’Ufficio Valorizzazione Angelina De Laurenzi e dal responsabile del sito, l’archeologo Renato Sebastiani, che si terranno da marzo ad aprile 2023. L’iniziativa è supportata da Anvideas e costituisce un esempio di dialogo positivo tra pubblico e privato. Tre domeniche, tre turni di visita (alle 9.30 – 10-30 – 11.30) per un massimo di venti partecipanti per gruppo, una guida pronta a rispondere a tutti i dubbi e le curiosità sulla Piramide. Le visite guidate gratuite si terranno nelle mattinate di domenica 19 febbraio, domenica 26 marzo e domenica 16 aprile. La prenotazione è obbligatoria compilando l’apposito modulo.

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La piramide di Caio Cestio fu inglobata nelle mura Aureliane realizzate tra il 272 e il 279 (foto ssabap-roma)

Tutto è straordinario nella storia del monumento che caratterizza il paesaggio urbano contemporaneo. Infatti, Caio Cestio, uomo politico romano, membro del collegio sacerdotale degli epuloni, dispose nel testamento che la costruzione del proprio sepolcro, in forma di piramide, avvenisse in 330 giorni. La tomba fu innalzata lungo la Via Ostiense, nel periodo tra il 18 e il 12 a.C., cioè tra l’anno di promulgazione della legge contro l’ostentazione del lusso che impedì di porre all’interno della cella alcuni pregiati arazzi, e quello della morte di Agrippa, genero di Augusto, menzionato tra i beneficiari del testamento. La piramide fu successivamente inglobata nella cinta muraria costruita tra il 272 e il 279 su iniziativa dell’imperatore Aureliano e, sfidando il tempo, è giunta intatta fino ai giorni nostri. In anni recenti, l’edificio è stato sottoposto a un importante restauro che ha fatto tornare a splendere il candido marmo. Il progetto è stato finanziato da un mecenate nipponico che ha chiesto e ottenuto che l’intervento fosse concluso entro 330 giorni richiamando la vicenda del testamento di Caio Cestio.

Roma. Visita guidata gratuita sulla via Flaminia della tomba di Fadilla e della tomba dei Nasoni con gli archeologi Roberto Narducci e Barbara Ciarrocchi. Prenotazione obbligatoria

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L’interno della tomba di Fadilla in via Casali Molinario a Roma (foto ssabap-roma)

Venerdì 20 gennaio 2023, esattamente un anno dopo l’avvio delle aperture calendarizzate, si terranno le visite guidate alla tomba di Fadilla e alla tomba dei Nasoni sulla via Flaminia: due turni, massimo 15 persone. Alle 9.30, appuntamento in via Casali Molinario: Tomba di Fadilla; alle 10.30, appuntamento in via Flaminia, 961: Tomba dei Nasoni. La prenotazione è obbligatoria compilando il modulo a questo link https://forms.gle/BsYYRu2ztn4LiKzE7. Ogni visita comprende l’accesso alla Tomba di Fadilla e alla Tomba dei Nasoni. Sono ammesse prenotazioni singole, è necessario ripetere l’operazione di prenotazione per ogni partecipante. Si consiglia di raggiungere il luogo dell’appuntamento qualche minuto prima dell’inizio della visita e di indossare la mascherina. In caso di disdetta si prega di inviare una email all’indirizzo ss-abap-rm.urp@cultura.gov.it. L’ingresso è gratuito fino ad esaurimento posti.

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L’interno della tomba dei Pisoni sull’antica via Flaminia a Roma (foto ssabap-roma)

Il nome si deve a una piccola lapide in marmo con incisa la dedica di un marito all’amata moglie che lo aveva preceduto nel regno dei morti. Grazie all’epigrafe funeraria, alla tomba scoperta nel 1923 in via dei Casali Molinario, è stato attribuito il nome di Tomba di Fadilla. Insieme alla Tomba dei Nasoni, distante poche centinaia di metri, è stata inserita in un percorso di visite guidate gratuite a cadenza mensile a cura dell’archeologo responsabile del sito, Roberto Narducci, e dell’archeologa Barbara Ciarrocchi che ogni mese conduce i visitatori alla scoperta della storia dei luoghi di sepoltura della via Flaminia.

Roma. Nel 2022 ottomila visitatori al Mausoleo di Sant’Elena e le Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro: “Un anno davvero ricco di soddisfazioni e di traguardi”

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L’Antiquarium al mausoleo di Sant’Elena a Roma (foto ssabap roma)

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La chiesa dei Santi Marcellino e Pietro a Roma (foto ssabap roma)

Ottomila visitatori in dodici mesi di visite guidate, iniziative, eventi teatralizzati e progetti in cantiere. È il bilancio più che lusinghiero dell’anno appena trascorso per il Mausoleo di Sant’Elena e le Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro a Roma: il 2022 è stato davvero ricco di soddisfazioni e di traguardi. “Abbiamo condiviso esperienze importanti come Letture al Mausoleo, la prima rassegna letteraria realizzata in occasione del Maggio dei Libri al Mausoleo di Sant’Elena e le visite guidate teatralizzati di Sguardi di Storia”, spiegano alla soprintendenza speciale di Roma. Nel 2014 le Catacombe sono state aperte al pubblico e poi nel 2019 il percorso di visita si è arricchito con l’apertura del Mausoleo e del suo Antiquarium. “Superato il periodo duro della pandemia, durante il quale come tutti siamo stati chiusi e limitati negli ingressi”, ricordano in Ssabap, “siamo ripartiti guidati sempre dalla passione di far conoscere ai nostri visitatori il tesoro archeologico custodito lungo la via Casilina moderna”. Un impegno congiunto della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e della Soprintendenza Speciale di Roma che quotidianamente in collaborazione con la Parrocchia dei Santi Marcellino e Pietro, gestita dalla congregazione dei Padri Cavanis, rende possibili le visite e i diversi eventi all’interno del complesso “Ad Duas Lauros”.

Roma. Aperture speciali a gennaio della Villa di Livia a Prima Porta “ad gallinas albas”: visite libere, gratuite e senza prenotazione

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Il sito archeologico della Villa di Livia a Prima Porta (Roma) (foto fabio caricchia)

“a Livia Drusilla…” narra Plinio in nat. XV, 136-137, “un’aquila lasciò cadere dall’alto in grembo…una gallina di straordinario candore che teneva nel becco un ramo di alloro con le sue bacche. Gli aruspici ingiunsero di allevare il volatile e la sua prole, di piantare il ramo e custodirlo religiosamente. Questo fu fatto nella villa dei Cesari che domina il fiume Tevere presso il IX miglio della Via Flaminia, che perciò è chiamata alle Galline; e ne nacque prodigiosamente un boschetto”. Per questo la Villa di Livia a Prima Porta è ricordata anche “ad gallinas albas”.

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Pavimento musivo a tessere bianche e nere nella Villa di Livia a Prima Porta (Roma) (foto fabio caricchia)

Il sito archeologico della Villa di Livia a Prima Porta è aperto domenica 15 gennaio 2023, dalle 9.30 alle 16.30 (ultimo ingresso alle 15.30), e da giovedì 19 a sabato 21 gennaio 2023, dalle 9.30 alle 13.30 (ultimo ingresso alle 12.30). Le visite sono libere, gratuite e senza prenotazione.

Un prezioso pavimento a marmi colorati nella Villa di Livia a Prima Porta (Roma) (foto fabio caricchia)

Roma. Al museo nazionale Romano al via a gennaio il progetto “Urbs, dalla città alla campagna romana”. In quattro anni saranno restaurati, ampliati e riorganizzati gli edifici storici di competenza: Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo, Palazzo Altemps e Crypta Balbi. Ecco tutto il programma dei lavori

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Stéphane Verger, direttore del museo nazionale Romano (foto Graziano Tavan)

roma_Museo-Nazionale-Romano_logoIl museo nazionale Romano si prepara a divenire uno dei principali cantieri culturali della Capitale. Il progetto “Urbs: dalla città alla campagna romana”, finanziato dal programma nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, permetterà la realizzazione nei prossimi anni di un articolato programma di lavori nelle quattro sedi del museo nazionale Romano, diretto da Stéphane Verger, per completare il restauro degli edifici storici di sua competenza, rispondere alle emergenze legate all’invecchiamento degli impianti e aprire nuovi monumentali spazi espositivi. Il risultato sarà l’ampliamento e la riorganizzazione del percorso museale in tutte e quattro le sedi, con la restituzione al pubblico di molte opere finora invisibili. Si racconterà la storia di Roma, dalle origini all’epoca contemporanea, anche attraverso i risultati più recenti dell’archeologia, privilegiando una visione innovativa, che renda il percorso accessibile a tutti i tipi di pubblico.

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Palazzo Massimo a Roma, una delle quattro sedi del museo nazionale Romano (foto mnr)

Il museo nazionale Romano, insieme al parco archeologico dell’Appia Antica, è tra i 14 “grandi attrattori culturali” scelti dal MiC aventi ad oggetto interventi strategici per il rilancio della cultura e del turismo in Italia. Il Museo ha ottenuto uno stanziamento di 71 milioni di euro, che si aggiunge ad altri finanziamenti pregressi, per un totale di circa 100 milioni complessivi. Il programma interessa le quattro sedi delle Terme di Diocleziano, di Palazzo Massimo, di Palazzo Altemps e della Crypta Balbi, tutte al centro di un progetto di restauro e riallestimento che, conformemente al cronoprogramma del PNRR, durerà quattro anni. Durante il completamento dei lavori, che comporterà parziali chiusure nelle quattro sedi del Museo, si alterneranno presentazioni tematiche temporanee per mostrare opere poco note o mai viste, pezzi finora relegati nei depositi e artefatti restaurati recentemente. Il ripensamento del museo nazionale Romano attraverso un progetto unitario e lungimirante, che coinvolge edifici ed opere, si impone dunque come scelta necessaria e prioritaria, rispondente a esigenze, non più procrastinabili, di tutela, di riqualificazione e di valorizzazione urbana e sociale.

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Le Terme di Diocleziano a Roma, una delle sedi del museo nazionale Romano (foto rnm)

TERME DI DIOCLEZIANO. Rifacimento dell’impiantistica, verifiche statiche e controlli antisismici sono necessari per il ripristino e l’apertura al pubblico delle sette Grandi Aule attorno alla basilica di Santa Maria degli Angeli. Gli ambienti maestosi, che ospitarono nel 1911 la grande mostra archeologica per il cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, amplieranno la superficie espositiva del Museo, permettendo la presentazione permanente e ciclica di opere e di contesti molto importanti, ma da decenni nascosti al pubblico.

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Chiostro di Michelangelo alle Terme di Diocleziano a Roma (foto mnr)

Inoltre, grazie a un accordo stipulato con la soprintendenza speciale di Roma e il parco archeologico dell’Appia Antica, saranno restituiti al percorso museale i piani superiori delle quattro ali del chiostro di Michelangelo, in tutto quasi 400 metri di lunghezza di portico (circa 100 metri per lato), e quelle del chiostro piccolo della Certosa, 160 metri di estensione (40 metri per lato). Spazi importanti, quelli della Certosa di S. Maria degli Angeli, che, per il nuovo allestimento del Museo, accoglieranno la storia della città nel contesto del Latium Vetus (Lazio antico), dalle origini fino all’epoca di Diocleziano. Al primo piano del Chiostro di Michelangelo, saranno esposti i contesti che raccontano la storia più antica della città, dalle origini fino alla fine della repubblica, cioè dal X al I secolo a.C. Dalle necropoli protostoriche, già presentate, di Roma e dell’Osteria dell’Osa a Gabi, si continuerà con quelle, orientalizzanti, di Castel di Decima, Laurentina e Ficana (VII sec. a.C.). Grazie a un finanziamento della Confederazione Elvetica, è in corso il restauro di una grande tomba principesca della necropoli della Laurentina, la n. 93, mentre con un contributo della Fondazione Droghetti si lavora al recupero della ricca tomba femminile 359 di Castel di Decima.

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Il chiostro piccolo della Certosa di Santa Maria degli Angeli alle Terme di Diocleziano (foto mnr)

Nella terza ala saranno presentati i centri del Lazio arcaico come Crustumerium, Fidene, Gabi e Lanuvio, con la famosa Tomba del Guerriero, mentre nella quarta ala verrà raccontata la trasformazione di Roma e dei centri del Lazio antico dall’epoca medio-repubblicana (IV sec. a.C.) fino al II-I secolo a.C., con santuari ed ex voto provenienti dal Tevere e da centri come Ariccia. Nelle gallerie al primo piano del Chiostro piccolo della Certosa, sarà presentata la città imperiale: a partire dai recenti ritrovamenti della soprintendenza speciale di Roma, sì racconterà la “città dei vivi” dall’epoca di Augusto fino a quella di Diocleziano. Una sezione a parte è riservata alla “città dei morti”, con la documentazione funeraria. Verranno esposte in un unico racconto iscrizioni funerarie, sarcofagi, rilievi, urne, ritratti e corredi funerari databili tra il I secolo a.C. e il III secolo d.C. Il percorso sulle necropoli continuerà nei giardini, con moltissimi reperti, e nella forica, cioè nella latrina termale antica. Ci sarà anche una sezione dedicata alla storia del complesso delle Terme di Diocleziano e alla sua trasformazione in Certosa nel Cinquecento; infine un’ultima sezione, ricavata all’interno delle Grandi Aule, offrirà un’introduzione breve e spettacolare alla storia di Roma per chi, arrivando alla stazione Termini, avrà solo un tempo limitato da dedicare alla visita.

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Il giardino immaginario: affresco dalla villa di Livia a Prima Porta conservato a Palazzo Massimo a Roma (foto mnr)

PALAZZO MASSIMO. A Palazzo Massimo il progetto principale è quello di coprire il cortile interno in modo da ampliare il percorso di visita esponendo le tante opere oggi conservate nei magazzini e fornendo la possibilità di creare un ambiente immersivo dove evocare l’Impero romano attraverso la ricostituzione di un luogo iconico, come un santuario. Il tema del percorso sarà quello di Roma come centro dell’Impero, dall’epoca di Augusto fino a quella di Massenzio (dal I all’inizio del IV sec.): la vita e la successione degli imperatori; la complessità della religione e la diversità dei culti; le conquiste e i loro effetti sull’economia e sulla rappresentazione romana del mondo; il lusso privato, l’otium, la cultura e la vita nelle residenze aristocratiche. Al piano terra verranno esposti i documenti più significativi per la storia dell’Impero, dai Fasti e i Ludi secolari alle celebri insegne del potere di Massenzio. Il primo piano sarà dedicato all’Impero, alle sue conquiste, alle tante religioni che vi erano praticate e rappresentate, dall’Egitto all’Oriente. In sintesi la grandezza di Roma. Qui troveranno posto materiali esotici provenienti da Asia e Africa, con un allestimento multisensoriale. Il secondo piano resta dedicato all’otium, con le grandi ville suburbane come quella di Livia e della Farnesina, animate da splendide pitture, ma anche da una ricca e raffinata vita intellettuale, con la letteratura greca e latina. Sarà inoltre riaperto il Medagliere, il più grande e antico che si conservi, chiuso per l’emergenza Covid, e sarà ampliato il numero di monete esposte, che saranno inserite in tutti i percorsi tematici del museo nazionale Romano per creare una sorta di medagliere diffuso nelle quattro sedi.

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Il Trono Ludovisi conservato a Palazzo Altemps a Roma (foto stefano castellani / mnr)

PALAZZO ALTEMPS. Palazzo Altemps rimarrà il luogo del collezionismo, incentrato sulla collezione Boncompagni Ludovisi, che farà da filo conduttore alla visita. Ma il nuovo percorso, più didattico, farà capire i tanti modi in cui, dall’antichità all’epoca rinascimentale e moderna, la scultura greca era reinterpretata e trasformata, a seconda dei vari contesti sociali e intellettuali in cui era utilizzata. Il nuovo percorso inizierà, al piano terra, con una presentazione sintetica della lunga storia del Palazzo e delle famiglie che l’hanno creato e trasformato. La sezione successiva mostrerà in modo concreto cos’era una collezione di scultura nella Roma nel Seicento: attraverso la collezione Boncompagni Ludovisi si racconterà come venivano scelte le opere, come venivano restaurate, come venivano realizzate creazioni originali a partire da frammenti, pastiches, o create delle versioni moderne di opere antiche. Si illustreranno poi i diversi usi della scultura greca in età imperiale. Nei nuovi spazi intorno alla sala del Gioiello si succederanno gli originali greci, come il Trono Ludovisi, le copie romane di opere di Mirone, Policleto e Fidia, anche trasferite da Palazzo Massimo e dalle Terme di Diocleziano, e le creazioni romane elaborate a partire da modelli greci, come le Erme Ludovisi.

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L’altana di Palazzo Altemps, la più antica di Roma (foto mnr

Il primo piano accoglierà le rielaborazioni romane delle opere dei grandi maestri come Prassitele e Lisippo, per mostrare quanto è labile il confine tra originali greci e copie romane e, infine, i rapporti tra scultura greca e romana in epoca ellenistica, con un contesto eccezionale e poco conosciuto quale il gruppo di sculture da giardino di Fianello Sabino di fine II – inizi I sec. a.C., che costituisce la più antica collezione di sculture greche conservata nella zona di Roma. Lo scrigno straordinario di Palazzo Altemps, uno dei più begli edifici nobiliari rinascimentali di Roma, situato a due passi dalla piazza Navona, sul percorso turistico più importante del centro storico, è il luogo ideale per presentare, oltre alla collezione Boncompagni Ludovisi, i più grandi capolavori della scultura antica, quali il discobolo Lancellotti, il pugile seduto e il principe ellenistico di bronzo. I lavori di restauro della sede, in parte già avviati, riguardano il recupero del secondo cortile, la sala del Gioiello, e il suo portico realizzato agli inizi del Cinquecento, così da restituire al pubblico un vasto ambiente di 400 mq, spazio straordinario, coperto da un lucernario agli inizi del Novecento. L’intervento riguarda anche il restauro dell’altana, la più antica di Roma; il ripristino del teatro, l’unico conservato in un palazzo privato romano, e la fruizione della Chiesa, dove Gabriele D’Annunzio sposò Maria Hardouin di Gallese, che ospiteranno concerti ed eventi culturali.

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L’area archeologica della Crypta Balbi a Roma (foto mnr)

CRYPTA BALBI. Attualmente, la Crypta Balbi è conosciuta come il museo in cui si presenta la trasformazione della città tra la tarda Antichità e il Medioevo. In realtà, questo museo copre solo una minima parte della sede di Crypta Balbi. Attualmente, il 90% circa della superficie dell’isolato di competenza del museo nazionale Romano non è accessibile, a causa dello stato drammatico di degrado degli edifici e dell’impossibilità, per ragioni di sicurezza, di aprire al pubblico il percorso archeologico. Il progetto prevede il ripristino dell’intera area comprendente il convento cinquecentesco voluto da Ignazio di Loyola e gli edifici circostanti, che presentano una stratigrafia che va dal 1300 a tutto il 1900. La Crypta Balbi conserva inoltre preziose testimonianze della storia recente, di cui abbiamo il dovere di conservare la memoria, dalle vicende più tragiche della Seconda Guerra Mondiale, come il rastrellamento del 16 ottobre 1943 nel Ghetto, agli Anni di Piombo, con la scoperta del corpo di Aldo Moro il 9 maggio 1978.

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Ambiente di una domus a Sud-Est dell’esedra nella Crypta Balbi a Roma (foto mnr)

L’intervento, da 71 milioni di euro, conserverà e valorizzerà queste memorie attraverso restauri filologici che non privilegeranno un’epoca o un’altra, ma che si soffermeranno su ogni fase della storia di Roma, restituendola al grande pubblico ed ai romani. Una volta concluse le operazioni di sgombero e di messa in sicurezza degli edifici, la fase dei lavori partirà a breve, rendendo necessaria una chiusura temporanea della sede museale a partire da gennaio per tutto l’anno 2023. Il primo obiettivo è quello di ampliare il percorso espositivo, presentando la storia di Roma da Costantino fino all’epoca contemporanea. Sarà organizzato in tre grandi sezioni: nella prima, su via delle Botteghe Oscure, sarà presentata Roma e le sue trasformazioni dall’epoca di Costantino fino al Medioevo. Lo spazio espositivo sarà fortemente ampliato, con il ripristino del cortile interno. Il piano terra sarà dedicato alle trasformazioni della tarda Antichità, dal IV al V secolo. Al primo piano sarà presentato l’inizio del Medioevo, con i Longobardi, dal VI fino all’VIII secolo, mentre al secondo piano il percorso cronologico si estenderà dall’età Carolingia fino all’XI secolo.

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L’area antistante l’esedra della Crypta Balbi a Roma (foto mnr)

Si passerà nella seconda sezione del museo attraverso le gallerie sotterranee del complesso monastico. Il percorso riguarderà il quartiere antico della Crypta Balbi, con la visita dei resti archeologici intorno all’esedra, al mitreo e al quartiere abitativo. La terza sezione, su via dei Delfini, verso il Ghetto, si concentrerà sulla storia moderna e contemporanea di Roma, da Ignazio di Loyola fino ad Aldo Moro. Nel progetto complessivo, che sarà portato a termine grazie al programma Urbs del PNC, il museo è solo una parte del quartiere culturale che l’isolato della Crypta Balbi diventerà nei prossimi anni. L’area centrale e i cortili annessi saranno liberamente accessibili e fruibili dai cittadini e dai visitatori, attraverso un passante urbano che prevede quattro accessi, uno su ciascun lato dell’isolato, a cominciare da via Caetani e poi via delle Botteghe Oscure, via dei Polacchi e via dei Delfini. Saranno presenti dei luoghi di ristoro e dei laboratori artigianali, nonché delle zone di incontro e di convivialità. L’isolato di Crypta Balbi sarà anche dotato di un centro studi, di un centro d’archivio e di produzioni digitali, di una foresteria per studenti, studiosi e artisti e da un centro per gli eventi e per le mostre temporanee. Si tratta quindi di restituire alla comunità un pezzo straordinario della città, che diventerà a tutti gli effetti un grande quartiere culturale nel cuore di Roma, in un contesto storico e archeologico di eccezionale rilevanza.

Roma. Apertura con permesso speciale dell’area archeologica di Grottarossa al VI miglio dell’antica Via Flaminia su cui si affacciavano tombe e ville

roma_via-flaminia_area-archeologica-grottarossa_apertura-straordinaria_locandinaL’appuntamento per quei fortunati che sono riusciti a iscriversi (il numero di 30 posti è stato presto raggiunto) è domenica 18 dicembre 2022 alle 11 davanti al cancello di ingresso alla fine del parcheggio su via di Grottarossa per un evento unico “Roma Sparita: l’area archeologica di Grottarossa” (apertura con permesso speciale dell’archeologa Sabrina Di Sante, presidente dell’associazione Roma Sparita). È importantissima la puntualità ed è richiesta la collaborazione nell’uso dei dispositivi di protezione individuale e nel mantenimento della distanza minima di sicurezza. Si consiglia abbigliamento comodo e soprattutto scarpe adatte a terreni erbosi. Si potrebbe trovare l’erba bagnata quindi scarpe a prova di acqua.

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Strada basolata nell’area archeologica di Grottarossa sul VI miglio dell’antica Via Flaminia (foto ssabap-roma)

L’area archeologica di Grottarossa si trova al VI miglio dell’antica Via Flaminia, in un tratto che lentamente viene riaperto alla pubblica fruizione. Si tratta di un’area che necessita ancora di tanta attenzione e lavoro ma già l’apertura è di buon auspicio per il futuro. È stato rimesso in luce un tratto dell’antica via su cui si affacciavano tombe e ville. Le indagini compiute dalla Soprintendenza tra il 1980 e il 1989 hanno individuato diversi edifici funerari, un grande complesso residenziale, un impianto tardo antico ed un lungo tratto della via consolare che corre tra i mausolei in parte ancora visibili. Questi sono del tipo “a torre” (I secolo a. C.-I secolo d. C.), trasformato in fortilizio a controllo del Tevere nel Medioevo, a tamburo cilindrico (seconda metà del I secolo a. C.).

Roma. Apertura straordinaria dell’area archeologica di Gabii per “Ego Saturnalia”, la rievocazione storica dei riti del Natale legati al solstizio d’inverno con visite accompagnati dagli archeologi della soprintendenza, stand enogastronomici e di artigianato

roma_ssabap_area-archeologica-di-gabii_apertura-straordinaria_locandinaIl Municipio Roma VI delle Torri in occasione delle festività natalizie, domenica 18 dicembre 2022, dalle 10 alle 14, presenta “Ego Saturnalia” rievocazione storica dei riti del Natale, un grande evento che unisce istituzioni, associazioni territoriali e cittadini per la riscoperta dell’area archeologica di Gabii, in collaborazione con la soprintendenza Speciale di Roma nella persona dei funzionari responsabili dell’area archeologica di Gabii, Chiara Andreotti e Rocco Bochicchio. Nel suggestivo scenario dell’antico abitato di Gabii, al km. 2 di via Prenestina Nuova, si rivivranno le atmosfere caratteristiche dei “SATURNALIA”, le antiche festività romane. L’evento rientra nell’ambito dell’iniziativa culturale “Musei Diffusi 2022”. L’ingresso è libero con prenotazione obbligatoria alla mail: presidenza.municipio06@comune.roma.it (fino ad esaurimento posti). Mentre i gruppi di rievocazione storica Ars Avxilia Legioni Aps e Romana Legio VII Gemina svolgeranno le narrazioni sceniche, guidandoci in un viaggio attraverso usi e costumi tipici dell’epoca , si potrà partecipare alle visite guidate gratuite con esperti archeologi che passo passo racconteranno fedelmente lo straordinario paesaggio storico del territorio. Ospite d’onore della giornata Gabino “La Mascotte del Municipio”, che per la prima volta si presenterà ai cittadini delle Torri.

Visite guidate gratuite, rievocazione storica della festa dei Saturnalia, esposizione di prodotti enogastronomici locali, decorazioni natalizie, prodotti d’artigianato: questi gli elementi del programma dell’evento che si terrà domenica 18 dicembre nell’area archeologica di Gabii. Il sito sarà aperto straordinariamente per l’evento EGO SATURNALIA. Sia all’interno che all’esterno dell’area archeologica, saranno narrati ai visitatori i riti del solstizio d’inverno degli antichi romani. Festa dedicata a Saturno, celebrata tra il 17 e il 23 dicembre, i Saturnalia erano una delle celebrazioni più popolari in epoca antica, durante le quali l’ordine sociale si capovolgeva. Un senso di eguaglianza animava quei giorni in cui anche ai servi era concessa la massima libertà e in cui era usanza scambiarsi doni.

Roma. Scoperte due “sepolture di fulmine” (fulgur conditum) nello scavo archeologico del cantiere della Stazione di Amba Aradam della linea C della metropolitana

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Lo scavo archeologico di una “sepoltura di fulmine” (FVLGVR CONDITVM) scoperta nel cantiere della Stazione di Amba Aradam della linea C della metropolitana di Roma (foto ssabap-roma)

Quando un fulmine colpiva qualcosa sulla terra, campo, casa, statua o altro, i Greci gli Etruschi e poi i Romani decidevano che quel qualcosa doveva essere sepolto, quasi a seppellire il fulmine stesso, e chiamavano infatti quel luogo fulgor conditum, cioè fulmine sepolto. La sepoltura consisteva in una fossa riempita con gli oggetti colpiti dalla folgore, che doveva rimanere a cielo aperto, con una iscrizione che ne indicasse il contenuto (appunto, FVLGVR CONDITVM o anche solo F.C. o altre varianti). Il rituale era complesso e presieduto dal pontefice massimo, la più alta carica religiosa. Durante lo scavo archeologico per la realizzazione della Stazione di Amba Aradam della linea C della metropolitana di Roma sono stati rinvenuti esempi di sepoltura di fulmine. Entrambi databili al I secolo d.C., contenevano macerie di edifici e una piccola lastra di marmo con l’iscrizione Fulgur Conditum in un caso e Fulgor Conditum nell’altro. “Nel mondo antico”, spiega l’archeologa della soprintendenza speciale, Simona Morretta, “i fulmini sono segni degli dei. La comunità dei cittadini incarica l’interprete dei fulmini (aruspex fulguratior) di studiare il fulmine, interpretarlo (poteva essere un segnale positivo o negativo) e indicare la forma di espiazione (expiatio) per placare le divinità. La disciplina di cui l’aruspice dei fulmini doveva essere esperto prevedeva innumerevoli casi diversi. Le caratteristiche del fulmine da tenere in considerazione erano il colore, la forma, il punto cardinale di provenienza, l’ora dell’evento (diurna o notturna), variamente combinate fra loro, tutte descritte dettagliatamente nei perduti libri fulgurales etruschi, di cui restano alcuni brani riportati da scrittori romani (in particolare Seneca)”.

Roma. Scoperto in piazza Pitagora nel quartiere Parioli un tratto di strada basolata: getta luce sul percorso della Salaria Vetus

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Roma: piazza Pitagora nel quartiere Parioli. Scoperto tratto di strada basolata. Veduta da drone (foto fabio caricchia / ssabap-roma)

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Tomba romana scoperta in piazza Pitagora nel quartiere Parioli a Roma (foto fabio caricchia / ssabap-roma)

In piazza Pitagora nel quartiere Parioli di Roma riportati alla luce un tratto di una strada basolata, verosimilmente pertinente alla via Salaria Vetus, e una tomba di età romana. La scoperta durante le indagini archeologiche condotte sotto la direzione della soprintendenza Speciale di Roma nell’ambito dei lavori per la realizzazione della nuova linea in cavo interrato Nomentana-Villa Borghese.

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Il tratto di strada basolata scoperto in piazza Pitagora nel quartiere Parioli a Roma (foto fabio caricchia / ssabap-roma)

Gli scavi, con la direzione scientifica di Fabrizio Santi, archeologo della soprintendenza Speciale di Roma, coadiuvato da Alba Casaramona e Leandro Lentini, e condotti sul campo dagli archeologi Cesare Baglieri, Angela Conti e Viviana Petraroli della Tethys srl, sono ancora in corso di svolgimento e finalizzati alla corretta individuazione dei reperti antichi, alla loro tutela e a raccogliere dati e informazioni scientifiche, permettendo la prosecuzione dell’opera il più rapidamente possibile.

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Roma: piazza Pitagora nel quartiere Parioli. Scoperto tratto di strada basolata. Veduta da drone (foto fabio caricchia / ssabap-roma)

“Ancora una volta abbiamo la possibilità di assistere a un ritrovamento di grande rilievo”, ha dichiarato il soprintendente speciale Daniela Porro. E l’archeologo Fabrizio Santi: “Gli studiosi moderni hanno a lungo dibattuto sul percorso della Salaria Vetus: c’è chi ipotizza che, costeggiando la collina dei Parioli in direzione della via Flaminia, proseguisse fino al Tevere, altri invece ritengono che, all’altezza dell’attuale via Rossini all’incrocio con via dei Cavalieri, piegasse verso l’antico centro latino di Antemnae, l’attuale monte Antenne. Questo rinvenimento è importante perché ci aiuta a gettare luce sul tracciato di questa via romana”.